PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE

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Parlamento europeo
     2019-2024

                                        Documento di seduta

                                                                             B9-0290/2021 }
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     19.5.2021

                  PROPOSTA DI RISOLUZIONE
                  COMUNE
                  presentata a seguito dell'articolo 144, paragrafo 5, e dell'articolo 132, paragrafo
                  4, del regolamento

                  in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
                  B9-0290/2021 (Verts/ALE)
                  B9-0292/2021 (S&D)
                  B9-0293/2021 (Renew)
                  B9-0294/2021 (ECR)
                  B9-0295/2021 (PPE)

                  sulla situazione in Ciad
                  (2021/2695(RSP))

                  Michael Gahler, Željana Zovko, Isabel Wiseler-Lima, Sandra Kalniete,
                  David McAllister, Andrey Kovatchev, Antonio López-Istúriz White, Sara
                  Skyttedal, Miriam Lexmann, Loránt Vincze, Krzysztof Hetman, Vladimír
                  Bilčík, Róża Thun und Hohenstein, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska,
                  David Lega, Seán Kelly, Romana Tomc, Magdalena Adamowicz, Tomáš
                  Zdechovský, Peter Pollák, Christian Sagartz, Janina Ochojska, Loucas
                  Fourlas, José Manuel Fernandes, Paulo Rangel, Stanislav Polčák, Inese
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IT                                       Unita nella diversità                                          IT
Vaidere, Eva Maydell, Michaela Šojdrová, Stelios Kympouropoulos,
                  Luděk Niedermayer, Jiří Pospíšil, Ioan-Rareş Bogdan
                  a nome del gruppo PPE
                  Pedro Marques, Andrea Cozzolino, Maria Arena
                  a nome del gruppo S&D
                  Jan-Christoph Oetjen, Petras Auštrevičius, Malik Azmani, Olivier
                  Chastel, Katalin Cseh, Vlad Gheorghe, Klemen Grošelj, Svenja Hahn,
                  Irena Joveva, Karin Karlsbro, Moritz Körner, Karen Melchior, María
                  Soraya Rodríguez Ramos, Nicolae Ştefănuță, Ramona Strugariu, Hilde
                  Vautmans
                  a nome del gruppo Renew
                  Michèle Rivasi, Salima Yenbou, Hannah Neumann, Mounir Satouri
                  a nome del gruppo Verts/ALE
                  Anna Fotyga, Karol Karski, Assita Kanko, Jadwiga Wiśniewska,
                  Valdemar Tomaševski, Veronika Vrecionová, Angel Dzhambazki,
                  Ryszard Antoni Legutko, Eugen Jurzyca, Ryszard Czarnecki, Bogdan
                  Rzońca, Adam Bielan, Raffaele Fitto, Witold Jan Waszczykowski, Joanna
                  Kopcińska, Elżbieta Kruk, Carlo Fidanza
                  a nome del gruppo ECR
                  Fabio Massimo Castaldo

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IT
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Ciad
(2021/2695(RSP))

Il Parlamento europeo,

–        vista la sua risoluzione del 16 settembre 2020 sulla cooperazione UE-Africa in materia
         di sicurezza nella regione del Sahel, in Africa occidentale e nel Corno d'Africa1,

–        vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante
         dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla morte del
         presidente Idriss Déby Itno il 20 aprile 2021,

–        vista la dichiarazione sul Ciad del portavoce del Segretario Generale delle Nazioni
         Unite, del 20 aprile 2021,

–        visto il comunicato rilasciato il 5 maggio 2021 dai ministri degli Esteri e dello Sviluppo
         del G7,

–        visto il resoconto della missione conoscitiva del Consiglio di pace e di sicurezza
         dell'Unione africana in Ciad, dal 29 aprile al 5 maggio 2021,

–        vista la dichiarazione congiunta del Consiglio europeo e degli Stati membri del G5
         Sahel, del 28 aprile 2020, sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo del Sahel,

–        viste le conclusioni del Consiglio, del 16 aprile 2021, che ribadiscono l'importanza di un
         partenariato solido e a lungo termine tra l'UE e il Sahel,

–        visto il programma indicativo nazionale 2014-2020 per il Ciad del Fondo europeo di
         sviluppo (FES),

–        vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE (gruppo degli Stati
         dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico – Unione europea), dell'11 marzo 2021, sulla
         democrazia e il rispetto delle costituzioni nei paesi ACP e dell'UE,

–        vista la costituzione del Ciad,

–        visto l'accordo di Cotonou,

–        vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, adottata il 27 giugno 1981 ed
         entrata in vigore il 21 ottobre 1986,

–        vista la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo,

–        vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

1   Testi approvati, P9_TA(2020)0213.
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–    visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

     A.   considerando che il 20 aprile 2021, un giorno dopo esser stato dichiarato vincitore delle
          elezioni presidenziali dell'11 aprile, il presidente del Ciad Idriss Déby Itno, al potere da
          31 anni, è deceduto in uno scontro militare con i gruppi ribelli;

     B.   considerando che, a seguito della morte di Idriss Déby, il Consiglio militare di
          transizione ha organizzato un passaggio di potere incostituzionale, instaurando un
          governo di transizione guidato da Mahamat Idriss Déby, figlio del presidente del Ciad;
          che il Consiglio militare di transizione ha sospeso la costituzione, sciolto il governo e
          l'Assemblea nazionale, istituendo una "carta transitoria" per sostituire la costituzione per
          un periodo di 18 mesi, rinnovabile una volta;

     C.   considerando che, secondo quanto disposto dalla costituzione del Ciad, in caso di vuoto
          di potere o di incapacità permanente del capo dello Stato, la presidenza ad interim è
          esercitata dal presidente dell'Assemblea nazionale, il quale deve organizzare le elezioni
          entro un periodo di 45-90 giorni;

     D.   considerando che il 2 maggio il Consiglio militare di transizione ha nominato un
          governo di transizione guidato da un primo ministro civile, Albert Pahimi Padacké, con
          la partecipazione di alcuni membri dell'opposizione; che Albert Pahimi Padacké è
          arrivato secondo alle elezioni presidenziali dell'11 aprile, pur essendo considerato uno
          degli alleati del defunto presidente Déby, ed è stato primo ministro dal 2016 al 2018;

     E.   considerando che la missione conoscitiva del Consiglio per la pace e la sicurezza
          dell'Unione africana in Ciad dal 29 aprile al 5 maggio 2021 ha sottolineato l'importanza
          di elaborare una costituzione praticabile e universalmente accettabile per il Ciad e
          ritiene che la carta transitoria non sia adeguata a garantire i diritti civili e politici della
          popolazione durante il periodo di transizione;

     F.   considerando che il 27 aprile 2021 il governo militare ha fatto un uso sproporzionato e
          illegittimo della forza armata contro i manifestanti; che tale condotta è stata ampiamente
          condannata dalle organizzazioni per i diritti umani e dalla comunità internazionale,
          comprese l'Unione africana e l'Unione europea; che ci sono stati almeno sei morti,
          decine di feriti e numerosi arresti e detenzioni arbitrari in risposta alle proteste dalla
          morte del presidente Déby; che si ritiene che più di 600 persone siano state arrestate
          negli scontri;

     G.   considerando che il mandato del presidente Déby è stato caratterizzato da violazioni
          sistematiche e persistenti dei diritti umani;

     H.   considerando che il periodo pre-elettorale è stato segnato dalla persecuzione e da arresti
          arbitrari di oltre 112 oppositori politici e difensori dei diritti umani; che nelle settimane
          che hanno preceduto la campagna elettorale, le forze di sicurezza hanno fatto un uso
          sproporzionato e illegittimo della forza contro i manifestanti pacifici; che le elezioni
          sono state ampiamente boicottate dall'opposizione e da alcuni membri della società
          civile;

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IT
I.   considerando che le condizioni di sicurezza nella regione del Sahel sono nettamente
     peggiorate negli ultimi anni, rappresentando una grave minaccia per la sicurezza
     regionale e internazionale; che le violazioni dei diritti umani e gli omicidi di massa sono
     ampiamente diffusi; che nel 2019 il Sahel ha visto il più rapido aumento dell'attività
     estremista violenta tra tutte le regioni; considerando che, sin dalla sua creazione nel
     2015, la task force comune multinazionale ha respinto i gruppi terroristici da molte zone
     che erano sotto il loro controllo, sebbene la regione permanga fortemente instabile;

J.   considerando che il Ciad ha risentito pesantemente delle attività e degli attacchi
     terroristici; che Boko Haram, alleato con lo Stato islamico dal 2015, si è diffuso in tutta
     la regione, causando notevoli spostamenti nel bacino del lago Ciad; che attualmente in
     Ciad si contano 133 000 sfollati interni e circa 500 000 rifugiati; che il confronto
     militare con gruppi ribelli quali il Fronte per l'alternanza e la concordia in Ciad (FACT)
     si è intensificato dalle elezioni di quest'anno; che l'esercito del paese ha recentemente
     dichiarato di aver sconfitto il Fronte per l'alternanza e la concordia; che il Consiglio
     militare di transizione ha respinto la proposta di cessare il fuoco e avviare negoziati
     avanzata dai gruppi armati ribelli del FACT;

K.   considerando che l'UE sostiene il G5 Sahel, uno sforzo di difesa collaborativo tra
     Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, che coordina l'azione in materia di
     sviluppo e sicurezza regionali per contrastare il terrorismo e apportare stabilità alla
     regione, in cui l'esercito del Ciad è un elemento chiave; che nel marzo 2020 è stato
     prorogato il mandato della missione di formazione dell'UE (EUTM) in Mali per fornire
     consulenza e formazione alle forze armate nazionali dei paesi del G5 Sahel, compreso il
     Ciad; che la Mauritania e il Niger sono stati designati come mediatori dai loro omologhi
     del G5 Sahel per assicurare un dialogo inclusivo tra tutti i protagonisti degli attuali
     disordini in Ciad e creare le condizioni per una transizione consensuale, pacifica e
     riuscita;

L.   considerando che, pur essendo un paese produttore di petrolio, la povertà, l'insicurezza
     alimentare, la corruzione, l'impunità, la violenza contro le donne e le ragazze e la
     mancanza di opportunità economiche sono endemiche in Ciad; che il paese occupa il
     187° posto su 189 paesi nell'indice di sviluppo umano del 2019;

M.   considerando che l'UE sostiene gli sforzi in materia di sviluppo, pace e sicurezza in
     Ciad e in tutto il Sahel mediante il FES, il Fondo per la pace in Africa, lo strumento
     inteso a contribuire alla stabilità e alla pace e il Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa;
     che tra il 2014 e il 2020 l'UE ha stanziato 542 milioni di EUR a favore del Ciad a titolo
     del FES per sostenere, tra l'altro, il consolidamento dello Stato di diritto; che il futuro
     strumento europeo per la pace subentrerà al Fondo per la pace in Africa il 1º luglio
     2021;

1.   deplora l'uccisione del presidente Idriss Déby e le recenti violenze e i decessi in seguito
     ad attacchi da parte di gruppi armati nella regione; ribadisce la sua preoccupazione per il
     protrarsi della crisi in Ciad e per l'instabilità della situazione in materia di sicurezza nel
     nord del paese e condanna fermamente le ripetute violazioni dei diritti umani e del
     diritto internazionale e umanitario;

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2.   condanna la presa militare del potere da parte del Consiglio militare di transizione il 20
          aprile 2021, la successiva sospensione della Costituzione del Ciad e lo scioglimento del
          governo; respinge l'istituzione di una carta da parte del Consiglio militare di transizione
          che non è stata oggetto di una consultazione democratica;

     3.   è convinto che le attuali divisioni all'interno della società ciadiana non possano essere
          affrontate con mezzi militari e invita tutte le parti ad astenersi da azioni violente, ad
          avviare un dialogo politico e a preservare la vita della popolazione civile;

     4.   chiede al Consiglio militare di transizione di garantire un ritorno rapido e senza ostacoli
          all'ordine costituzionale e di assicurare il rispetto dei valori democratici; osserva che la
          nomina di un governo civile di transizione comprendente membri di alcuni gruppi
          dell'opposizione è un primo passo verso il ritorno all'ordine costituzionale; invita inoltre
          il Consiglio militare di transizione a creare e garantire le condizioni per un dialogo
          nazionale inclusivo tra il governo e gli attori della società civile e a garantire una
          transizione pacifica, a guida civile e urgente verso elezioni democratiche, libere ed eque
          il prima possibile, che conduca a un presidente eletto democraticamente e a un governo
          inclusivo;

     5.   ricorda che una vera transizione e riforme democratiche devono essere guidate da civili
          e consentire il pieno e attivo coinvolgimento delle organizzazioni della società civile,
          delle donne e dei giovani, dei partiti di opposizione e della stampa libera, che
          dovrebbero poter operare senza violenze, intimidazioni o restrizioni;

     6.   condanna le restrizioni al diritto di manifestare e l'uso della violenza da parte del
          Consiglio militare di transizione contro i manifestanti; esorta il Consiglio militare di
          transizione a liberare tutte le persone detenute a seguito delle recenti manifestazioni;
          chiede inoltre l'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente e imparziale per
          indagare sugli abusi commessi durante le manifestazioni e su eventuali violazioni dei
          diritti umani che possano essersi verificate, compreso l'apparente ricorso alla forza
          inutile o sproporzionata per disperdere i manifestanti;

     7.   è preoccupato per la corruzione e l'impunità in Ciad; osserva che il fatto di non
          affrontare le violazioni dei diritti umani contribuisce a perpetuare gli abusi e indebolisce
          la fiducia dei cittadini nelle istituzioni statali;

     8.   invita il VP/AR, la delegazione dell'UE e le missioni dell'UE in Ciad a garantire la piena
          attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e del piano d'azione
          dell'UE sui diritti umani e la democrazia, anche monitorando le proteste e fornendo il
          sostegno richiesto nel piano di transizione della società civile verso la fine della crisi;

     9.   invita la comunità internazionale a sostenere il Ciad nei suoi sforzi verso la democrazia;
          invita, in particolare, l'Unione africana e il G5 a sostenere il Ciad nel consentire un
          dialogo inclusivo e sociale per una soluzione duratura e pacifica; ribadisce la necessità
          di astenersi da ingerenze esterne intrusive e di proteggere l'unità, la stabilità e l'integrità
          territoriale del Ciad; invita i presidenti di Mauritania e Niger a continuare ad assistere il
          Ciad in qualità di mediatori nella crisi ciadiana fino a quando non sarà raggiunta una
          conclusione pacifica e duratura dell'attuale crisi;
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10.   riconosce l'importante ruolo svolto dal Ciad nella lotta contro il terrorismo all'interno
      del gruppo G5 Sahel; insiste sull'importanza di rispettare le convenzioni internazionali
      in materia di diritti umani; ribadisce la necessità di preservare l'integrità territoriale e la
      stabilità del Ciad nel fragile contesto di sicurezza della regione; sottolinea le necessità
      umanitarie nel Sahel;

11.   ricorda che le organizzazioni e i partenariati regionali, tra cui l'Unione africana e il G5,
      sono attori chiave nell'organizzazione e nel sostegno di una strategia a guida africana
      volta ad affrontare il terrorismo e l'instabilità nel Sahel; ribadisce il suo sostegno alla
      task force comune multinazionale regionale e il suo costante sostegno attraverso il
      Fondo per la pace in Africa, che sarà presto trasferito allo strumento europeo per la
      pace; chiede che gli attori civili che riferiscono alla commissione sulle violazioni dei
      diritti umani siano protetti senza dover subire minacce;

12.   ricorda che i cambiamenti climatici, l'insicurezza alimentare, la crescita demografica, lo
      sfruttamento delle risorse naturali, la povertà e la mancanza di opportunità educative ed
      economiche sono cause profonde all'origine dell'instabilità, della violenza e del
      reclutamento di terroristi in tutto il Sahel; osserva che la pandemia di COVID-19 ha
      esacerbato tali pressioni e ostacolato in modo significativo i progressi in materia di
      sviluppo; sottolinea che il coordinamento dell'assistenza in materia di sicurezza,
      sviluppo, aiuti umanitari e sostegno alla democrazia è necessario per garantire uno
      sviluppo sostenibile duraturo in tutta la regione; sostiene il passaggio a un approccio più
      integrato alla stabilizzazione, con un forte accento sulla dimensione civile e politica;

13.   sottolinea che il Ciad è e dovrebbe rimanere un partner forte dell'UE e ribadisce il suo
      impegno a garantire il dialogo e una soluzione pacifica all'attuale crisi politica;

14.   chiede una valutazione dei finanziamenti dell'UE destinati alla regione, onde garantire
      che non siano utilizzati in modo improprio;

15.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
      Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per
      gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e all'assemblea nazionale del Ciad
      nonché all'Unione africana e alle sue istituzioni.

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