Promuovere la parità tra donne e uomini - What-Europe-does-for-me.eu
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BRIEFING Politiche dell'UE – Al servizio dei cittadini Promuovere la parità tra donne e uomini SINTESI L'Unione europea (UE) è impegnata a eliminare le disuguaglianze e a promuovere la parità di genere "in tutte le sue azioni" e ha compiuto notevoli progressi nel corso degli anni. All'interno dell'Unione la situazione resta però disomogenea e negli ultimi tempi i progressi sono rallentati o si sono bloccati; in alcuni settori la situazione è persino regredita. Le prove disponibili dimostrano però chiaramente i benefici che la parità di genere reca alle singole persone, all'economia e all'intera società. Secondo i sondaggi di opinione, un'ampia maggioranza di europei è convinta che promuovere la parità di genere sia importante per una società equa e democratica e per l'economia, oltre che sul piano personale per i cittadini stessi; una percentuale crescente, inoltre, desidera che l'UE si impegni più a fondo in questo settore. Gli europei si attendono anche che l'UE intensifichi la propria azione sulle politiche correlate. Durante l'ultima legislatura, nel quadro di un più vasto programma per la parità di genere, le istituzioni dell'UE hanno elaborato proposte di nuovi interventi legislativi dell'Unione per il miglioramento dell'equilibrio tra attività professionale e vita familiare e la lotta alla violenza contro le donne. La promozione della parità tra donne e uomini rimane una delle sfide più importanti dei prossimi anni. Le tendenze demografiche, gli sviluppi tecnologici e i cambiamenti nel modo in cui lavoriamo sono solo alcuni dei temi in relazione ai quali sarà necessario considerarne i diversi impatti sulle donne e sugli uomini. Le opzioni per un maggior coinvolgimento dell'UE potrebbero comprendere una migliore attuazione e applicazione della legislazione vigente, provvedimenti atti a modernizzarla, colmare le lacune a livello di protezione e affrontare i problemi emergenti, oltre a misure non legislative per la raccolta e il monitoraggio dei dati, la sensibilizzazione e il sostegno alle iniziative nazionali e popolari. Per affrontare questi problemi in un’ampia gamma di ambiti strategici sarà necessaria volontà politica a tutti i livelli, insieme alle istituzioni, agli strumenti e alle risorse per tradurre tale volontà in azione. Questo è un aggiornamento di un briefing precedente pubblicato in vista delle elezioni europee 2019. In questo briefing Quadro della situazione Aspettative dell'opinione pubblica per il coinvolgimento dell'UE Quadro dell'UE Risultati della legislatura 2014-2019 Potenzialità per il futuro EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo Autori: Martina Prpic e Rosamund Shreeves con Alina Dobreva Servizio di ricerca per i deputati PE 628.272 – Giugno 2019 IT
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo Quadro della situazione 1 L'Unione europea (UE) vanta una lunga storia di azioni volte a promuovere la parità tra donne uomini ("parità di genere") 2. Sin dal 1957, quando il principio della parità delle retribuzioni fra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro è stato inserito nell'articolo 119 del trattato di Roma, la parità tra donne e uomini ha acquisito un'importanza sempre maggiore come settore strategico dell'UE. Nei decenni successivi, l'attenzione, inizialmente rivolta soprattutto alla parità in materia di retribuzione e occupazione, si è allargata fino ad abbracciare altri settori delle politiche economiche e sociali. Allo stesso tempo, l'approccio è passato dalla tutela giuridica contro le discriminazioni basate sul sesso (parità di trattamento) a misure più proattive tese a superare gli svantaggi che le donne hanno dovuto storicamente affrontare e a conseguire la parità nella pratica, nonché all'"integrazione della dimensione di genere" per assicurare il contributo di tutte le nuove politiche dell'UE a quest'obiettivo 3. Il monitoraggio svolto nell'UE indica però che per realizzare l'obiettivo della parità di genere c'è ancora strada da fare 4. L'indice elaborato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) misura l'andamento dei divari di genere nel tempo e segnala che nell'ultimo decennio sono stati compiuti dei progressi, ma a un ritmo piuttosto lento, tanto che esistono ancora sensibili differenze tra i vari paesi. Molti di questi totalizzano punteggi relativamente lusinghieri in materia di salute e istruzione, ma lo stesso non si può dire per l'occupazione, l'accesso alle risorse economiche e finanziarie, o la leadership, che è il settore in cui si sono registrati i progressi più importanti, ma anche quello in cui il divario di genere rimane più profondo. In alcuni Stati membri dell'UE i progressi si sono bloccati, e in certi settori si è persino registrata un'inversione di tendenza, soprattutto per quel che riguarda il tempo dedicato all'assistenza e al lavoro domestico non retribuiti, ove il divario si sta allargando. Sulla possibilità, per le donne, di partecipare alla società in condizioni di uguaglianza pesa ancora la sproporzionata esposizione alla violenza: in Europa una donna su tre ha subito violenze fisiche e/o sessuali sin dall'età di 15 anni. L'analisi inizia anche a precisare come fattori quali l'età, l'etnicità, l'orientamento e l'identità sessuali e la disabilità interagiscano con il genere, aggravando le discriminazioni e incidendo sulle opportunità di vita delle persone. Inoltre, per pianificare una politica equa ed efficace è necessario prestare particolare attenzione alle dimensioni di genere delle tendenze che vanno emergendo 5. In alcuni paesi i tagli ai servizi pubblici e altre misure di austerità hanno compromesso i progressi verso l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro e una ripartizione più equa delle responsabilità di assistenza tra donne, uomini e società 6. Questa situazione potrebbe produrre un impatto duraturo, mentre l'invecchiamento della popolazione potrebbe intensificare la pressione sulle donne, obbligandole a "colmare le lacune" dei servizi pubblici. Le donne, i giovani e i migranti sono anche i gruppi che hanno maggiori probabilità di accedere a forme di lavoro atipiche che consentono a un maggior numero di persone di entrare nel mercato del lavoro, ma sono insicure e comportano livelli inferiori di retribuzione, formazione e indennità di maternità. I dati UE indicano che quasi metà delle donne con scarse qualifiche (45 %) occupa posti di lavoro precari, mentre solo poco più di un quarto degli uomini con lo stesso livello di istruzione (26 %) si trova in una situazione analoga: ciò comporta un maggior rischio di povertà e di esclusione sociale. Per contro, per quanto riguarda l'istruzione, i ragazzi ottengono attualmente risultati poco soddisfacenti. Una sfida fondamentale sarà quindi quella di garantire che entrambi i sessi abbiano pari possibilità di avvalersi appieno di posti di lavoro meglio retribuiti e di qualità più elevata in 2
Promuovere la parità tra donne e uomini settori in espansione. In Europa si registra un profondo divario di genere in tutto il settore digitale, in cui le ragazze e le donne hanno minori probabilità di conseguire abilità informatiche avanzate o di compiere una carriera nel settore delle TIC, di raggiungere livelli specialistici e dirigenziali, o di avviare la propria impresa tecnologica. L'analisi mostra altresì che, se da un lato la rivoluzione digitale sta creando nuove opportunità per la parità di genere in settori come l'occupazione e l'attivismo politico, dall'altro essa si accompagna a rigurgiti di misoginia e a nuove forme di violenza su Internet che possono ostacolare la partecipazione delle donne. Esistono ampie conferme dei benefici della parità di genere e del suo potenziale per il miglioramento del benessere dei singoli (donne e uomini), oltre che dei frutti che essa può portare al complesso della società e dell'economia. Nel 2018 una valutazione dei costi della disuguaglianza di genere, compiuta dal Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS), ha riscontrato che il persistente divario retributivo di genere sta costando alle donne danni quantificati in termini di retribuzioni perdute, con la conseguenza di un più elevato rischio di povertà, dipendenza economica e violenza domestica. Si stima inoltre che entro il 2030 il divario retributivo di genere inciderà sul PIL dell'Unione europea per circa 240 miliardi di EUR. Nella prospettiva opposta, da una ricerca dell'EIGE emerge che colmare i divari di genere in settori come l'istruzione, l'attività del mercato del lavoro e i salari significherebbe creare un maggior numero di posti di lavoro per entrambi i sessi e contribuire alla soluzione di problemi di lungo periodo come la segregazione occupazionale e la bassa produttività, con un effetto ampiamente positivo sul PIL pro capite. Le politiche per la parità di genere hanno sul PIL un impatto ancor più forte di alcune politiche in materia di istruzione. Benché gli esperti facciano notare che affrontare tutte le disuguaglianze di genere insieme sia più efficace che affrontarle separatamente, la ricerca ha dimostrato che la parità di genere in un settore ha una ricaduta positiva su altri campi. L'EIGE e altre agenzie dell'UE contribuiscono alla raccolta di statistiche e indicatori disaggregati per genere, necessari per progettare politiche efficaci a livello nazionale e di Unione europea e per misurarne l'impatto di genere; tali strumenti non sono però ancora disponibili per tutti i settori strategici. Gli organismi nazionali responsabili per il monitoraggio della parità di genere hanno inoltre individuato nei tagli ai finanziamenti derivanti dalla crisi economica un motivo di grave preoccupazione. La sfida più ardua, tuttavia, è forse quella rappresentata dall'attuale reazione contro la parità di genere che si registra sia a livello mondiale che all'interno dell'UE stessa, e che minaccia di compromettere i risultati raggiunti, indebolire le protezioni contro la discriminazione e bloccare ulteriori progressi. I settori in cui tale minaccia va materializzandosi – aree cruciali del quadro istituzionale e politico; alcuni settori strategici, tra cui l'istruzione, la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, e la violenza contro le donne; e l'ambiente di lavoro delle ONG per i diritti delle donne – sono comuni a vari paesi 7 . In alcuni Stati membri dell'UE, gli organismi nazionali per la parità segnalano anche di subire pressioni politiche sempre più forti. Equinet, l'organismo che li riunisce nell'ambito dell'UE, lamenta i crescenti livelli di disuguaglianza, intolleranza e discriminazione nel contesto di un discorso populista spesso ostile ai valori fondamentali, per cui è ancor più importante che l'Unione tenga fede al proprio impegno per la parità tra donne e uomini e per i diritti delle donne come uno dei suoi valori fondamentali. 3
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo Aspettative dell'opinione pubblica per il coinvolgimento dell'UE 8 Secondo i sondaggi, un'ampia maggioranza di cittadini europei ritiene che promuovere la parità di genere sia importante per una società equa e democratica (91 %), per l'economia (87 %) e sul proprio piano personale (84 %) (Eurobarometro 465 del 2017). Secondo un'indagine comparativa di Eurobarometro su "percezioni e aspettative" dei cittadini, svolta per il Parlamento europeo nel 2016 e nel 2018, la percentuale di cittadini dell'UE che auspicano un maggiore intervento dell'Unione in questo settore strategico è salita dal 55 % al 65 % 9. Vi sono notevoli differenze fra uno Stato membro e l'altro. Il favore più diffuso per un'intensificata azione dell'Unione si registra in Spagna (86 %), Portogallo (85 %), e Cipro (82 %). Il sostegno più tiepido a ulteriori interventi dell'UE è espresso dai cittadini della Lettonia (37 %) e dell'Estonia (32 %). Percentuale degli interpellati che auspicano un intervento dell'UE più forte di quello attuale Fonte: EPRS sulla base di Eurobarometro 85.1 – 2016; 89.2 – 2018. La crescita complessiva del sostegno a un maggior coinvolgimento dell'UE nella parità di trattamento fra uomini e donne è di 10 punti percentuali. È il secondo incremento più elevato fra tutti i settori oggetto della ricerca. I cambiamenti più vistosi si registrano in Grecia (aumento di 21 punti percentuali) e in Finlandia (aumento di 20 punti percentuali). Fanno eccezione alla tendenza generale solo l'Estonia e l'Italia, dove le aspettative di maggior coinvolgimento diminuiscono rispettivamente di nove e due punti percentuali. Solo la metà, o meno della metà, dei cittadini ritiene che la parità di genere sia stata raggiunta in politica, sul lavoro e nelle posizioni dirigenziali delle imprese e di altre organizzazioni. La maggioranza pensa che nel proprio paese esista un divario retributivo di genere e giudica inaccettabile questa situazione. Circa il 70 % sarebbe favorevole a misure giuridiche per garantire la parità fra uomini e donne in politica. Per quanto riguarda la violenza domestica nei confronti delle donne, il 74 % degli europei ritiene che si tratti di un fenomeno comune nel proprio paese. 4
Promuovere la parità tra donne e uomini In particolare, il 46 % degli europei giudica Aspettative di un'azione maggiore adeguata l'azione dell'UE per la parità di dell'UE rispetto a quella attuale: trattamento fra uomini e donne. Questo è l'unico differenza in punti percentuali tra il 2016 settore strategico preso in considerazione e il 2018 nell'indagine, in cui la percentuale di coloro che valutano adeguata l'azione dell'UE è diminuita, anche se il calo è di due soli punti percentuali. Non si tratta però di una tendenza universale, estesa a tutta l'Unione europea. La diminuzione più sensibile nella percentuale di cittadini che giudicano adeguata l'azione dell'UE si registra nella Repubblica ceca e nel Regno Unito (con un calo dal 66 % al 59 % e rispettivamente dal 55 % al 47 %), mentre in nove Stati membri si segnala la tendenza opposta. L'incremento più significativo si osserva in Ungheria e in Svezia (dove la percentuale è cresciuta dal 47 % al 59 % e rispettivamente dal 22 % al 31 %). Percezione di adeguatezza dell'attuale azione dell'UE: differenza in punti Fonte: EPRS sulla base di Eurobarometro 85.1 – percentuali tra il 2016 e il 2018 2016; 89.2 – 2018. Benché nella valutazione dell'attuale azione dell'UE si riscontri una tendenza generale lievemente negativa, i cittadini dell'Unione che giudicano adeguata l'azione per la parità di trattamento fra uomini e donne (46 %) sono ancora in numero maggiore rispetto a quelli che la ritengono insufficiente (40 %). Quadro dell'UE Quadro giuridico I trattati e la Carta dei diritti fondamentali indicano nella parità di genere uno dei valori e obiettivi fondamentali dell'UE, che si è Fonte: EPRS sulla base di Eurobarometro 85.1 – impegnata a eliminare le ineguaglianze e a 2016; 89.2 – 2018. promuovere la parità di genere "nelle sue azioni" 10. Su tale base l'Unione europea ha introdotto provvedimenti legislativi nei settori di sua competenza. Si è anche valsa di strumenti non vincolanti, come raccomandazioni, finanziamenti e scambi di buone pratiche per coadiuvare l'azione degli Stati membri, e ha introdotto strutture miranti a promuovere e monitorare i progressi. Inoltre, la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ha assolto una funzione fondamentale per la definizione dei concetti e dell'ambito di applicazione della politica dell'UE in questo campo. Fin dagli anni settanta, quando furono introdotte le prime direttive in questo campo, l'UE ha prodotto una vasta legislazione sulla parità di genere, soprattutto nel settore dell'occupazione, con provvedimenti su parità delle retribuzioni, sicurezza sociale, occupazione, condizioni di lavoro e molestie (direttiva 2006/54/CE); lavoro autonomo (direttiva 2010/41/UE), e diritto garantito al 5
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo congedo parentale e di maternità (direttive 92/85/CEE e 2010/18/UE). Il quadro legislativo dell'Unione comprende anche provvedimenti sulla parità di accesso a beni e servizi (direttiva 2004/113/CE) e sulla protezione delle vittime della tratta e di reati (direttive 2011/36/UE e 2012/29/UE). Questi provvedimenti legislativi vincolanti dell'Unione vietano la discriminazione diretta e indiretta, la vittimizzazione e le molestie, consentendo inoltre azioni positive. Si ritiene che tali provvedimenti abbiano impresso un impulso decisivo alle leggi degli Stati membri sulla discriminazione fondata sul genere, conferendo alle singole persone diritti giuridicamente applicabili. Impegni internazionali Oltre al proprio quadro giuridico, l'Unione europea e gli Stati membri hanno sottoscritto sostanziali impegni per la realizzazione della parità di genere nel quadro di accordi e trattati internazionali in materia di diritti umani, alla cui elaborazione l'UE ha spesso contribuito e che in qualche caso si spingono al di là delle norme dell'Unione. La convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile hanno fissato standard e obiettivi misurabili per il conseguimento della parità tra donne e uomini, e per la valutazione dei progressi compiuti in Europa. Il bilancio della piattaforma di Pechino tracciato dall'UE nel 2015 ha concluso che, nonostante i risultati prodotti dall'intensificazione degli sforzi, in Europa donne e ragazze si trovavano ancora in posizione svantaggiata in tutti i 12 settori problematici (povertà; istruzione; salute; violenza; conflitti armati; economia; potere e processi decisionali; meccanismi per favorire il progresso delle donne; diritti umani delle donne; media; ambiente; bambine). L'UE ha elaborato i propri indicatori allo scopo di monitorare i progressi compiuti per il conseguimento degli obiettivi di parità di genere previsti dall'Agenda 2030, con particolare attenzione a violenza, istruzione, occupazione e leadership. Nel quadro del Consiglio d'Europa, tutti gli Stati membri dell'UE hanno ratificato la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), cui l'Unione europea ha l'obbligo giuridico di aderire; ciò potrebbe costituire una base ulteriore per le politiche miranti a realizzare una sostanziale parità di genere. Ventuno Stati membri hanno ratificato la convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze. La ratifica dell'UE potrebbe contribuire a una protezione più uniforme delle donne in tutta Europa contro ogni forma di violenza. Quadro politico Le proposte legislative e una serie di misure non legislative per la promozione della parità fra donne e uomini sono delineate in programmi politici pluriennali generali. Il programma attuale della Commissione europea, Impegno strategico per l'uguaglianza di genere 2016-2019, funge da base per la cooperazione tra la Commissione, le altre istituzioni europee, gli Stati membri e le parti interessate, nel quadro del Patto europeo per la parità di genere (2011-2020), le cui priorità sono identiche a quelle della strategia 2010-2015: colmare il divario in materia di occupazione, retribuzioni, pensioni e processo decisionale; eradicare la violenza di genere e aiutare le vittime; e promuovere l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne in tutto il mondo. Il patto prevede anche impegni per affrontare le discriminazioni multiple, promuovere l'integrazione della dimensione di genere e garantire l'adozione di una prospettiva di parità di genere nei programmi di finanziamento UE successivi al 2020. 6
Promuovere la parità tra donne e uomini Secondo la definizione data nel 1996 dalla Commissione europea, "integrazione della dimensione di genere" significa non limitare le azioni di promozione della parità alla realizzazione di misure specifiche a favore delle donne, bensì mobilitare esplicitamente sull'obiettivo della parità il complesso delle azioni politiche generali. L'integrazione della dimensione di genere non riguarda solo le donne; si tratta invece di far sì che le esperienze e le preoccupazioni delle donne, così come quelle degli uomini, si integrino nella progettazione, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle politiche, in modo da affrontare sia i diritti individuali che le ineguaglianze strutturali. Occorre inoltre considerare le istituzioni e il loro modo di operare, compresa la rappresentanza di genere nell'ambito dei settori strategici e delle strutture decisionali. Quadro finanziario La parità di genere e l'integrazione della dimensione di genere sono attualmente finanziati tramite un ampio ventaglio di azioni che rientrano in vari programmi di finanziamento dell'UE e programmi ad hoc. La strategia dell'UE per la parità di genere per il periodo 2016-2019 segnala che per il conseguimento dei propri obiettivi sono stati stanziati in totale 6,17 miliardi di EUR nel quadro di undici fondi diversi 11. La gestione concreta dei fondi spetta in gran parte agli Stati membri, ma l'UE può influire sull'assegnazione dei fondi, indirizzandoli verso obiettivi di parità di genere. Le valutazioni mostrano che i fondi UE sono complementari alle opzioni giuridiche e contribuiscono alla loro attuazione. Rendono anche più efficaci le politiche sociali e le misure antidiscriminazione adottate a livello nazionale, e garantiscono la disponibilità del sostegno anche in quegli Stati membri che, a causa di restrizioni finanziarie, non potrebbero altrimenti investire in tali misure. Per alcuni fondi sono state effettuate valutazioni approfondite sull'impatto di genere. La valutazione di Orizzonte 2020 segnala alcuni progressi nella promozione della parità di genere. Permangono dubbi sulla qualità dei dati, così come problemi di monitoraggio, ma il numero delle tematiche considerate in una prospettiva di genere è aumentato, mentre l'equilibrio di genere nei processi decisionali è stato quasi raggiunto. Tuttavia, anche se dalle valutazioni approfondite dell'impatto di genere di alcuni fondi emergono progressi, l'efficacia dei finanziamenti miranti alla parità di genere potrebbe ancora migliorare. La revisione intermedia del QFP non ha affrontato il problema dell'integrazione della dimensione di genere. Inoltre è difficile individuare i finanziamenti UE destinati alla parità di genere, se essi provengono da strumenti non compresi nel bilancio dell'Unione. Gli studi commissionati dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento europeo sul bilancio dell'UE per l'uguaglianza di genere e sull'uso dei finanziamenti UE in alcuni Stati membri selezionati segnalano anch'essi che il forte impegno a favore della parità di genere non si riflette nelle spese e che il principio del bilancio di genere non viene sistematicamente applicato nel bilancio dell'UE né in tutti i programmi di finanziamento. Secondo la definizione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, il bilancio di genere è una strategia mirante a conseguire la parità di genere concentrando l'attenzione sulle modalità di raccolta e spesa delle risorse pubbliche. Esso si propone di promuovere la responsabilità e la trasparenza, aumentare la partecipazione responsabile in termini di genere al processo di bilancio e di promuovere la parità di genere e i diritti delle donne, trasformandosi in uno strumento di grande efficacia per l'integrazione della dimensione di genere. Il bilancio di genere inserisce la prospettiva di genere in tutte le fasi del ciclo di bilancio. L'UE si è impegnata a sostenere il bilancio di genere, che però non è stato ancora sistematicamente applicato nel bilancio generale dell'UE. Uno dei problemi è che nel monitoraggio e nella valutazione delle iniziative finanziate dall'UE non vengono sistematicamente impiegati indicatori di genere e dati disaggregati per genere, per cui risulta arduo individuare i settori in cui vi è stato un impatto positivo, o quelli in cui si sono verificate carenze. Un'altra difficoltà dipende dal fatto che la prospettiva di genere viene raramente adottata 7
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo nelle aree politiche che non appaiono immediatamente connesse alla parità di genere, ma in cui un impatto di genere può farsi sentire, come le TIC, i trasporti, le politiche aziendali e ambientali. Risultati della legislatura 2014-2019 La Commissione ha varato due importanti iniziative nel quadro del nuovo pilastro europeo dei diritti sociali: Il piano d'azione per il divario retributivo di genere, da realizzare entro il 2019, comprende 20 azioni concrete per affrontare le cause di fondo, tra cui il sostegno a progetti per combattere gli stereotipi e la segregazione nell'istruzione, nella formazione e nel mercato del lavoro e per migliorare l'equilibrio di genere nella gestione e nei processi decisionali delle imprese. Il pacchetto sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare è stato introdotto per sostituire una proposta del 2008 sul congedo di maternità che era stata ritirata nel 2015, rispetto alla quale ha un ambito di applicazione più vasto. Comprende misure legislative per la modernizzazione del vigente diritto dell'UE sul congedo parentale e per l'introduzione di diritti, estesi a tutta l'Unione, per il congedo di paternità e di assistenza, la retribuzione durante il congedo e modalità di lavoro flessibili per genitori e prestatori di assistenza. Tra le misure non legislative figura il sostegno a servizi per l'infanzia a prezzi accessibili in tutta l'UE. Per quanto riguarda la violenza contro le donne, l'UE ha firmato la convenzione di Istanbul nel 2017. La ratifica dev'essere ora decisa dal Consiglio e approvata dal Parlamento europeo. Inoltre la Commissione ha svolto un'indagine presso l'opinione pubblica e una campagna di sensibilizzazione e prevenzione, della durata di 12 mesi e con un finanziamento di 15 milioni di EUR, per progetti a livello locale presentati da autorità nazionali e ONG. EIGE ed Eurostat stanno migliorando la raccolta di dati comparabili ed è in corso una nuova indagine estesa a tutta l'Unione europea. L'iniziativa Spotlight, varata insieme alle Nazioni Unite per combattere a livello globale tutte le forme di violenza contro donne e ragazze, si svolgerà tra il 2017 e il 2023; fruisce di un investimento iniziale di 500 milioni di EUR, che vede l'UE quale principale contributore. Per quanto riguarda le relazioni esterne e la cooperazione allo sviluppo, la legislatura è stata contrassegnata dall'introduzione di un nuovo piano d'azione sulla parità di genere per il 2016-2020 (GAPII), strettamente allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Anche i paesi candidati all'adesione devono rispettare gli obiettivi in materia di parità di genere. Tra le altre iniziative avviate durante l'ultima legislatura figura una nuova strategia tesa a promuovere la partecipazione delle donne al settore digitale. Azione del Parlamento europeo Il Parlamento europeo si è schierato in maniera coerente, decisa e attiva per portare avanti la parità di genere, insistendo sulla necessità di tener fede agli impegni dell'Unione europea. La lunga tradizione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) le ha permesso di porsi all'avanguardia nel dare visibilità a questi problemi. Sia il Parlamento che il Consiglio hanno sostenuto le priorità fissate dalla Commissione nell'impegno strategico per l'uguaglianza di genere 2016-2019. Entrambi avevano invocato un'ambiziosa strategia dell'UE per il periodo successivo al 2015, e sono rimasti delusi per il declassamento dello status politico della strategia attuato dalla Commissione. Il Parlamento lamenta anche l'assenza di un bilancio dedicato e di parametri concreti necessari per misurare e conseguire i progressi. Entrambe le istituzioni auspicano un quadro per la parità di genere più robusto e più integrato con altre strategie internazionali e dell'Unione. Nel corso dell'attuale legislatura il Parlamento ha invitato la Commissione a monitorare in maniera più efficace l'attuazione della legislazione UE vigente in materia di parità di genere e ha svolto 8
Promuovere la parità tra donne e uomini valutazioni proprie in merito alla direttiva sulla parità in materia di occupazione, la direttiva sulla parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e loro fornitura, la direttiva sui diritti delle vittime, e l'ordine di protezione europeo. Ha valutato inoltre il piano d'azione sulla parità di genere e ha riferito in merito ai progressi sulla parità di genere nell'Unione europea. In diversi settori l'azione dell'UE finora non ha corrisposto agli appelli del Parlamento: Lotta alla violenza contro le donne: Nel 2014 il Parlamento ha chiesto non solo l'adesione dell'UE alla convenzione di Istanbul, ma anche l'approvazione di una direttiva UE contenente misure vincolanti per proteggere le donne dalla violenza, oltre a una serie di altre misure tra cui: il rafforzamento della base giuridica, con l'aggiunta della violenza di genere ai reati elencati all'articolo 83, paragrafo 1, TFUE; l'introduzione di un sistema coerente per la raccolta di dati statistici negli Stati membri; un osservatorio europeo; l'adozione di una strategia a livello di Unione e di un piano d'azione per combattere la violenza contro le donne. Il Parlamento ha continuato a invocare progressi su queste raccomandazioni, per esempio con le risoluzioni del 9 giugno 2015, 24 novembre 2016, 14 marzo 2017 e 12 settembre 2017. Il Parlamento chiede altresì una più ampia adesione dell'UE alla convenzione di Istanbul, che vada al di là dei settori attualmente proposti. Parità retributiva: Fin dal 2008 il Parlamento chiede la revisione della direttiva esistente. Nella valutazione sull'attuazione approvata nel 2015, il Parlamento ha rilevato che le disposizioni in materia di parità retributiva non vengono applicate né attuate integralmente, e ha chiesto un nuovo provvedimento legislativo che contenga misure per rafforzare la trasparenza retributiva insieme a mezzi efficaci di attuazione, come gli audit salariali obbligatori per le grandi imprese. Equilibrio tra attività professionale e vita familiare: Il Parlamento ha sottolineato l'impatto cumulativo che gli squilibri di genere relativi a retribuzione, redditi complessivi, responsabilità familiari e di assistenza e carriere professionali esercitano sulle pensioni e sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare delle donne. Ha segnalato altresì la situazione precaria di collaboratrici domestiche e prestatrici di assistenza, che consentono ad altri di equilibrare attività professionale e vita familiare. Prima della fine dell'ultima legislatura, il Parlamento e il Consiglio hanno adottato la nuova proposta relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, che copre numerose richieste avanzate già da tempo dal Parlamento europeo, ad esempio il rafforzamento della disposizione relativa al congedo parentale non trasferibile per i padri e al congedo di paternità retribuito. Finanziamento: Il Parlamento ha concluso che i finanziamenti dell'UE dovrebbero essere utilizzati in modo molto più attivo per conseguire gli obiettivi di parità di genere, sfruttando maggiormente i finanziamenti del FESR a sostegno degli investimenti per servizi di assistenza a costi contenuti, destinati a minori e ad altre persone a carico, invertendo la tendenza a ridurre i finanziamenti per la lotta alla violenza contro le donne e incrementando i fondi a favore delle organizzazioni di base e degli organismi per la parità. Il Parlamento ha anche invitato ad applicare il bilancio di genere in tutte le linee di bilancio dell'UE e in tutti i futuri programmi di finanziamento dell'Unione, con obiettivi chiari, risorse specifiche e un monitoraggio sistematico. Durante l'ultima legislatura, il Parlamento ha anche richiamato l'attenzione sulle azioni che si potrebbero adottare per questioni emergenti e attuali: misure per tener conto delle specifiche esigenze di donne e ragazze nelle procedure di asilo, tra cui orientamenti in materia di genere a livello di UE nell'ambito delle più ampie riforme della politica in materia di asilo e migrazione; un'azione di lotta contro le forme emergenti della violenza di genere come lo stalking e le molestie online, che tenga conto delle esigenze specifiche dei gruppi vulnerabili, quali i bambini vittime, le donne con disabilità, le donne rifugiate e le donne LBTI; misure per consentire alle donne di accedere a servizi legali di salute sessuale e riproduttiva; 9
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo proposte per migliorare la rappresentanza e la partecipazione delle donne nel settore dei media, in quello digitale e in quello STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica); adozione di un approccio più sensibile al genere nella politica sui cambiamenti climatici e nella politica commerciale, inserendo negli accordi commerciali dell'UE un capitolo sul genere. Potenzialità per il futuro Esistono varie opzioni per portare avanti la partecipazione o il sostegno dell'UE in modo da contribuire ad affrontare i persistenti divari di genere e accelerare i progressi. In tale quadro può rientrare una migliore applicazione e attuazione della vigente legislazione dell'UE in materia di parità di genere, misure per modernizzarla o introdurre nuovi provvedimenti legislativi che colmino i divari di protezione o affrontino i problemi emergenti, nonché altre misure non legislative come la raccolta e il monitoraggio dei dati, l'introduzione di parametri, un'opera di sensibilizzazione e finanziamenti e sostegno per gli Stati membri, gli organismi per la parità e le organizzazioni di base. Ricercatori universitari e gruppi di pressione per i diritti delle donne auspicano anche che l'UE affronti in maniera più ambiziosa le radici strutturali dell'ineguaglianza, come gli stereotipi di genere, la violenza di genere e l'accesso non uniforme alla salute e ai diritti riproduttivi, seguendo con più attenzione la situazione specifica dei differenti gruppi di donne e le forme di discriminazione "trasversale". Ampliamento dell'ambito di applicazione delle leggi Benché esista già una legislazione dell'UE in materia di parità di genere, si potrebbero adottare ulteriori misure per garantirne, in maniera più coerente ed efficace, l'attuazione e l'applicazione. Potrebbe essere inoltre necessario aggiornare le norme della legislazione vigente per adeguarsi ai nuovi requisiti. Inoltre la legislazione dell'UE non si estende a tutti i settori strategici in cui si verifica un'ineguaglianza di genere, in particolare: la violenza contro le donne, per cui non esiste una legislazione a livello UE al di fuori dei settori specifici della tratta e delle molestie sessuali. L'adesione dell'UE alla convenzione di Istanbul e una direttiva dell'Unione servirebbero a garantire standard minimi, in materia di prevenzione, protezione e azioni giudiziarie, comuni a tutti gli Stati membri; l'istruzione, per cui non esiste una legislazione a livello di Unione europea che garantisca il diritto alla parità di genere; la protezione contro le discriminazioni, ancora carente a causa dei divari che si riscontrano nell'attuale quadro dell'UE. Questo infatti non offre lo stesso livello di protezione contro tutti i motivi di discriminazione (sesso, religione e credo, disabilità, età e orientamento sessuale) in tutti i settori (occupazione, sicurezza sociale e assistenza sanitaria, beni e servizi, istruzione e vantaggi sociali); per quanto riguarda il sesso, la legislazione vigente copre i primi tre settori. Una direttiva sulla parità di trattamento, come quella proposta nel 2008, promuoverebbe la parità in maniera uniforme per tutti i diversi motivi di discriminazione. Nel corso dell'ultima legislatura, però, la proposta sulla parità di trattamento e una proposta di direttiva sull'equilibrio di genere nei consigli delle società (2012) si sono arenate in seno al Consiglio perché gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere un accordo. Nonostante i solleciti della Commissione Juncker e dell'ultimo Parlamento europeo, questi fascicoli legislativi in sospeso non sono stati adottati prima della fine del mandato. Il fascicolo relativo all'equilibrio tra attività professionale e vita privata è stato completato con successo prima del termine della legislatura, ma 10
Promuovere la parità tra donne e uomini i lavori relativi all'adesione dell'Unione europea alla Convenzione di Istanbul sono lungi dall'essere conclusi. Una difficoltà è legata al fatto che i trattati non offrono all'Unione europea una base giuridica diretta per occuparsi di alcuni temi, come la violenza contro le donne, che sono decisivi per la parità di genere, mentre altri settori di pubblico interesse esulano dalle competenze legislative di base dell'UE 12. Per molti provvedimenti il punto più controverso è però la sussidiarietà; a questo proposito alcuni Stati membri hanno messo in dubbio che l'UE disponga del mandato per legiferare su determinati problemi. La questione si fa ancor più grave in alcuni settori cruciali dal punto di vista della parità di genere, come la politica sociale: in questo caso per l'adozione dei provvedimenti legislativi è necessaria l'unanimità in seno al Consiglio. È un problema di lunga data. Mentre alcuni paesi temono l'indebolimento degli standard esistenti, altri esitano dinanzi ai costi di una nuova legislazione, e ciò rende difficile introdurre standard che superino il minimo comune denominatore. Prospettive di bilancio In base alla proposta della Commissione per il prossimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027), i finanziamenti per la parità di genere continueranno a distribuirsi tra diversi fondi. Alcuni programmi di finanziamento hanno una dimensione di parità di genere più importante di altri: Il programma Diritti e valori, che fa parte del Fondo per la giustizia, i diritti e i valori, sostituisce due programmi del ciclo 2014-2020, il programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza e il programma "L'Europa per i cittadini", e riceverà uno stanziamento di 641 705 000 EUR. Dedicherà un importo notevole alla parità di genere nell'ambito della sezione "Uguaglianza e diritti", che mira a prevenire e contrastare ineguaglianze e discriminazioni e comprende le tematiche di genere e la promozione dell'integrazione della dimensione di genere; e la sezione Daphne, destinata a prevenire e contrastare la violenza e a sostenere e tutelare le vittime. La proposta del Fondo sociale europeo Plus (FSE+) prevede l'obiettivo specifico di "promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, un equilibrio migliore tra attività professionale e vita privata, compreso l'accesso ai servizi di assistenza all'infanzia e un ambiente di lavoro sano e adeguato, attento ai rischi per la salute, all'adattamento dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori ai cambiamenti e all'invecchiamento attivo e in buona salute". Riafferma, tra i propri principi, la parità di genere e propone tra gli indicatori dati disaggregati per genere. La proposta Orizzonte Europa scaturisce da Orizzonte 2020 e indica, tra i propri obiettivi dichiarati, l'eliminazione delle disparità di genere e la promozione della parità tra donne e uomini nei settori di ricerca e innovazione. Altre proposte menzionano la parità di genere, benché la loro prospettiva di genere non sia forse altrettanto sviluppata: la nuova proposta Erasmus, l'IPA III, nonché il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione. La proposta per lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) ingloba vari strumenti del precedente QFP che comprendevano una dimensione di parità di genere: lo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), lo strumento europeo di vicinato (ENI) e lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR). Include anche il Fondo europeo di sviluppo (FES), attualmente extra bilancio. Elenca la parità di genere e l'emancipazione femminile tra i propri principi generali, e ribadisce che la parità di genere è integrata nel programma. Gli esperti di bilancio di genere e le ONG sottolineano che esiste ancora un margine per un'inclusione più efficace degli obiettivi di parità di genere nella proposta per il nuovo QFP, che richiede il consenso del Parlamento. 11
EPRS | Servizio Ricerca del Parlamento europeo Strategie politiche e dibattiti Il libro bianco sul futuro dell'Europa riafferma l'impegno politico dell'UE per la parità di genere e sottolinea la necessità di battersi a tal fine nel contesto dell'invecchiamento della popolazione e della riduzione della popolazione in età lavorativa, nonché l'importanza di abbattere le barriere che ancora ostacolano la partecipazione delle donne. Il documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE ribadisce a sua volta che i finanziamenti possono offrire un valore aggiunto alla promozione dei principi dell'UE, tra cui la parità. I preparativi per una nuova strategia dell'UE sulla parità di genere, per il periodo successivo al 2019, forniranno un punto di riferimento per il dibattito sulla direzione, la portata e le dimensioni che l'azione dell'UE dovrà assumere in futuro. Illustrando il percorso da intraprendere, Věra Jourová, commissario europeo per il periodo 2014-2019, ha sottolineato quanto sia importante ottenere risultati in un settore che esige interventi legislativi ma anche finanziamenti e sostegno per le organizzazioni, oltre a un lavoro teso a influenzare le mentalità resistenti al cambiamento. A tale scopo occorre fissare obiettivi realistici e impiegare una varietà di strumenti, per esempio una combinazione di quote e piani volontari per incrementare la partecipazione e la rappresentanza politica delle donne. RIFERIMENTI PRINCIPALI EIGE, Indice sull'uguaglianza di genere 2017: Misurare l'uguaglianza di genere nell'Unione europea nel periodo 2005-2015 – Relazione, ottobre 2017 Commissione europea, Report on equality between women and men in the EU 2018 (Relazione del 2018 sulla parità tra donne e uomini nell'UE), aprile 2018 Parlamento europeo, Equality and the Fight against Racism and Xenophobia: Cost of Non-Europe Report (Uguaglianza e lotta contro il razzismo e la xenofobia: il costo dell'assenza dell'Europa relazione), marzo 2018 NOTE 1 I dati dell'infografica della presente nota informativa a cura di Nadejda Kresnichka-Nikolchova, sono forniti da Eurostat: sdg_04_10; SDG_04_20; sdg_04_50; sdg_05_20; sdg_05_30; sdg_05_40; sdg_05_50; sdg_05_60. 2 Il termine "sesso" si riferisce in primo luogo alle differenze biologiche tra donne e uomini. Il termine "genere" è più ampio, poiché comprende anche le differenze sociali, come i ruoli e i comportamenti attribuiti alle donne e agli uomini nell'ambito della famiglia e della società. 3 Per una panoramica dello sviluppo delle politiche sulla parità di genere nell'UE cfr.: Woodward, A.E. From equal treatment to gender mainstreaming and diversity management (Dalla parità di trattamento all'integrazione della dimensione di genere e alla gestione della diversità), in Gendering the European Union: New approaches to Old Democratic Deficits (Il genere nell'Unione europea: nuovi approcci a vecchi deficit democratici); Abels G. e Mushaben, J.M. (A cura di), Palgrave Macmillan, 2012 e Jacquot S. Transformations in EU gender equality: From emergence to dismantling (Trasformazioni della parità di genere nell'Unione europea: dalla comparsa allo smantellamento), Palgrave Macmillan, 2015. 4 Le fonti di dati sulla parità di genere a livello nazionale e di Unione europea comprendono: Eurostat,l'Ufficio statistico dell'Unione europea, e in particolare la sua periodica panoramica e spiegazione delle statistiche di genere con indicatori chiave riguardanti settori come l'istruzione, il mercato del lavoro, i redditi e la salute; Eurofound, la banca dati delle statistiche di genere dell'EIGE, contenente dati generali sulle donne nel processo decisionale; e l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), in particolare con la sua indagine sulla violenza contro le donne. Analisi dei progressi e dei divari sono reperibili nelle relazioni dell'Indice EIGE, nonché nelle relazioni annuali della Commissione europea sulla parità tra donne e uomini. 5 In alcuni settori strategici, come l'istruzione e l'occupazione, la dimensione di genere è evidente. In altri, come il commercio o i cambiamenti climatici, essa risalta forse in maniera meno chiara. Lungo tutto lo spettro, tuttavia, compresi questi settori apparentemente "neutrali", la strategia politica può esercitare impatti differenti su donne e uomini, perpetuando così inconsapevolmente ineguaglianze o discriminazioni. La banca dati dell'EIGE sull'integrazione della dimensione di genere illustra l'importanza di una prospettiva di genere in settori strategici specifici. 12
Promuovere la parità tra donne e uomini 6 L'OIL rileva che alcuni paesi dell'UE, come Francia, Germania, Polonia e Slovacchia, hanno incrementato il livello di sostegno alle famiglie durante la crisi sotto forma di accesso all'istruzione e all'assistenza per la prima infanzia, nonché di crediti d'imposta e di aumenti di durata, portata e livello delle prestazioni per i congedi parentali e di maternità. 7 Per ulteriori informazioni sulla reazione contro la parità di genere, cfr.: Kuhar, R. and Paternotte, D. (a cura di) Anti- Gender, Mobilizing against Equality Campaigns in Europe (Contro il genere, Mobilitazione contro le campagne per la parità in Europa). Rowman e Littlefields. 2017. 8 Sezione a cura di Alina Dobreva, grafici a cura di Nadejda Kresnichka-Nikolchova. 9 L'indagine usava l'espressione "parità di trattamento fra uomini e donne". 10 I principali articoli dei trattati sono i seguenti: L'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, TEU e l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali, che indicano nella parità di genere un valore e obiettivo fondamentale dell'Unione e dei suoi Stati membri; l'articolo 8 TFUE sull'integrazione della dimensione di genere nelle sue azioni; l'articolo 19 TFUE che conferisce all'UE la competenza per introdurre provvedimenti legislativi volti a combattere le discriminazioni fondate sul genere; l'articolo 157 TFUE che sancisce il principio della parità di retribuzione per un lavoro di pari valore e offre all'UE una base giuridica per legiferare sulla parità di genere in materia di occupazione; l'articolo 157, paragrafo 4, TFUE e l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali, che individuano nell'azione positiva un metodo per conseguire la parità di genere. 11 I fondi sono i seguenti: i Fondi strutturali e di investimento europei; il programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza; il programma quadro di ricerca e innovazione Orizzonte 2020; Erasmus +; il meccanismo per collegare l'Europa; i Fondi Asilo, migrazione e integrazione; lo strumento di cooperazione allo sviluppo; lo strumento europeo di vicinato; lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani; e il programma per l'occupazione e l'innovazione sociale. 12 Per un'analisi dettagliata delle competenze dell'UE e delle basi giuridiche della parità di genere nei trattati, cfr. per esempio Dagmar Schiek,"Article 23 Equality between Women and Men" (Articolo 23 Parità tra donne e uomini) in Peers et al, (a cura di) The EU Charter of Fundamental Rights: A Commentary (La Carta dei diritti fondamentali dell'UE: un commento), Hart Publishing, 2014, pag. 635. CLAUSOLA DI ESCLUSIONE DELLA RESPONSABILITÀ E DIRITTO D'AUTORE Il presente documento costituisce materiale informativo destinato ai deputati e al personale del Parlamento europeo ed è stato preparato per assisterli nelle loro attività parlamentari. Il contenuto del documento è di esclusiva responsabilità dell'autore/degli autori e le opinioni ivi espresse non devono essere considerate come espressione della posizione ufficiale del Parlamento europeo. La riproduzione e la traduzione a fini non commerciali sono autorizzate, purché sia citata la fonte e il Parlamento europeo abbia ricevuto una nota di preavviso e una copia. © Unione europea, 2019. Fotografie: © Giuseppe Porzani / Fotolia. eprs@ep.europa.eu (contatto) www.eprs.ep.parl.union.eu (intranet) www.europarl.europa.eu/thinktank (internet) http://epthinktank.eu (blog) 13
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