Prato Summer Campus 2021 - focolaritalia.it
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Prato Summer Campus 2021 Un campus nel 2021 durante la pandemia? Impossibile, un’assurdità, è letteralmente infattibile.Queste, ammetto, sono state le prime reazioni che sono emerse all’interno del gruppo dei Cittadini Attivi pratesi (nati come gruppo di impegno civile all’interno di un liceo in una proficua collaborazione fra due insegnanti e alcuni ragazzi, poi estesosi a esperienza cittadina), quando la proposta di organizzare il Prato Summer Campus si è ripresentata (dopo essere saltata nel 2020 causa Covid-19). Il gruppo dei partecipanti sotto il pulpito di Donatello all’esterno della cattedrale di Prato Il nostro gruppo di attivismo sociale lavora sul territorio pratese ormai da diversi anni, è un gruppo eterogeneo, tra noi ci sono musulmani, cristiani, agnostici e atei, ma siamo tutti accumunati da spirito di solidarietà e altruismo oltre che da una ormai solida amicizia. Praticamente tutti noi abbiamo
partecipato ad almeno un Campus dei GxMU durante gli anni precedenti, proprio per questo l’idea di fare a Prato in questo periodo quello che era stato organizzato a Roma nel 2018 in cui si raggiunsero i 60 ragazzi, o Siracusa nel 2016 con addirittura 110 partecipanti… sembrava una pretesa eccessiva se non irrealizzabile. Per fortuna non tutti fra noi partivano così titubanti: la passione e l’entusiasmo di pochi sono riusciti a trascinare gli altri in questo lungo lavoro di progettazione supportato in primis dalle istituzioni locali: Provincia e Comune di Prato, dall’associazione Polis e da altre realtà della zona. Il campus si è tenuto nel Villaggio Gescal: il quartiere più multietnico di Prato che a sua volta è la provincia con la maggiore incidenza di stranieri per popolazione di tutta Italia: la zona perfetta per il nostro progetto. Durante il campus il gruppo composto da circa 25 ragazzi al mattino si è diviso in tre laboratori animati da tre squadre, la prima ha riparato le panchine del Centro Ventrone (luogo di aggregazione per famiglie e sede di molte attività sociali), un’altra il campo da calcio della vicina parrocchia di S. Antonio e i restanti si sono concentrati sulla realizzazione di un murales da esporre poi su una parete del Centro Ventrone. I lavori non sono stati certo privi di imprevisti e sotto il sole di luglio tutto era più complicato, ma con la perfetta alchimia creatasi nel gruppo e buona musica di accompagnamento per dettare il ritmo siamo riusciti non solo a finire ciò che ci eravamo prefissati, ma a fare anche di più!
L’assessore Barberis e il prof. Orioli raccontano il progetto Prato Urban Jungle Nel pomeriggio, durante le ore più calde, sono stati tenuti degli incontri di formazione su tematiche quali l’ambiente e l’integrazione con ospiti esterni al campus: assessori di Prato ed architetti per il progetto Prato Urban Jungle, una docente dell’Università di Bologna per approfondire il concetto di “integrazione”, un mediatore culturale che ha relazionato sulla gestione del conflitto. Abbiamo così reso l’esperienza più completa possibile, coinvolgendo corpo e mente. Sicuramente realizzare questo progetto è stato un azzardo, ma il ritorno è stato migliore di qualsiasi aspettativa: sono stati dieci giorni intensi, indubbiamente stancanti ma colmi di un arricchimento che solo un campus può darti e soltanto chi vi ha partecipato può conoscere. Edoardo Ibba
Ciao sono Masha ed ho partecipato al Prato Summer Campus 2021. Nelle attività ero la responsabile del murales: è stato molto divertente ed educativo perché ho cercato di mettere a proprio agio gli altri anche se non erano esperti nella pittura. Sono stata molto contenta che a molti interessasse partecipare. Il murales rappresenta un messaggio importante sopratutto alle nostre nuove generazioni: abbracci-amo il mondo. Ma la cosa più importante è più significativa del campus è questo: creare nuove attività volontarie nella propria città e conoscere persone nuove condividendo con loro esperienze che rimarranno nel cuore. Grazie di tutto e a presto! Emma: Quello di Prato è stato il mio primo campus. Nonostante io abbia partecipato ad alcune delle fasi organizzative, al momento dell’inizio non sapevo che aspettarmi dai dieci giorni che avevo davanti. Mi sono trovata all’improvviso in un contesto di convivenza e condivisione che dopo dieci mesi di lockdown inizialmente mi ha destabilizzata, ma poi mi ha travolta positivamente. Il contatto con le altre persone e la divisione delle responsabilità mi hanno dato una nuova energia, mi hanno rinvigorita e mi hanno fatto provare un entusiasmo che mancava da tanto tempo. Dopo il PSC mi sento decisamente una persona più ricca e ho imparato a conoscermi meglio. A questo si aggiungono i legami con nuove persone, che spero di sviluppare anche al di fuori del campus. Zoe: Il campus è un’esperienza intensa in tutte le sue sfaccettature e ti rende un cittadino partecipe. È stato stimolante per me vedere gruppi di giovani impegnarsi, nel loro piccolo, per migliorare la propria città, persone che impiegano ogni anno un periodo della loro estate per dedicarsi a questo tipo di attività. Io sono arrivata senza conoscere la città, le persone, il contesto, senza sapere a cosa sarei andata incontro, e per questo credo di essermi vissuta questa esperienza in modo ancora più intenso. Le emozioni sono state tante. Mi sono portata a casa sicuramente la soddisfazione nei confronti del lavoro che abbiamo fatto, ma anche e soprattutto
la felicità è la gioia per tutte le bellissime persone che ho conosciuto e con cui ho avuto la possibilità di sperimentare una grande amicizia. Chiara P.: Ad esperienza conclusa, posso dirmi davvero soddisfatta per questo campus. Ci siamo impegnati molto per la realizzazione nei mesi precedenti e vedere tutti i partecipanti contenti e soddisfatti ha ripagato tutte le nostre fatiche. Questo campus inoltre è stato speciale per me… sarà che l’ho visto nascere da zero insieme ai miei amici, sarà che era organizzato nella mia città… è stata una bellissima esperienza. Giacomo: Dal mio primo campus è passato qualche anno ma le emozioni e le sensazioni che ho provato rimangono sempre vive in me. La voglia di mettersi in gioco è alla base dell’esperienza e avere la possibilità di farlo insieme ad altri ragazzi e ragazze che come te hanno il desiderio di spendersi rende ogni edizione unica nel suo genere. Lucrezia: Questo di Prato è stato il mio secondo campus e avendone vissuto uno prima della pandemia non credevo sarebbe stato possibile organizzarne un altro in pieno periodo covid, ma per fortuna mi sbagliavo. È stato bello dopo quasi due anni di distanziamenti, ritornare a stare vicini, a stare insiemi, ad abbracciarsi e recuperare il contatto con l’altro. All’inizio, il numero di partecipanti ridotto sembrava essere un grande svantaggio, ma non è stato così, si è formato un gruppo ancora più unito, ed è stato possibile fare conoscenza e legare con tutti, cosa che sarebbe stata molto più difficile con un gruppo più numeroso. Ai miei occhi ciò che ha reso questo campus ancora più speciale è che sia stato veramente voluto e desiderato da tutti dopo mesi di restrizioni. Al termine dell’esperienza ho portato a casa sensazioni più che positive, un entusiasmo e una passione che non provavo ormai da molti mesi e anche un po’ di malinconia, ma con la speranza che esperienze del genere si ripetano molto presto.
Chiara E.: I campus per me sono sempre un’esperienza bellissima. Credo che ciascuno di noi, partecipandovi, si faccia dono per gli altri: ognuno dona ciò che è, mostrando i lati migliori di sé stesso e conquistando così il cuore delle persone. È questo lo spirito con il quale sono partita dal mio paese, in provincia di Udine. E per quelle sei ore di viaggio, è valsa davvero la pena.
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