Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp
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30/10/2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp Stampa Chiudi 30 Ott 2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp Remo Dalla Longa (*) (*) Professore all'Università Bocconi/SDA, coordinatore scientifico dell'Osservatorio PREM – Public Real Estate Management di SDA Bocconi e coordinatore di GePROPI – Gestione dei Processi Realizzativi di Opere Pubbliche ed Infrastrutture Il peso di opere pubbliche e infrastrutture sullo sviluppo di una nazione è stimabile attorno ad un 15 %. In Italia il peso sul Pil, in forma allargata, è del 20% e può essere un volano nel vantaggio competitivo dei sistemi urbani, una riduzione o ritardo in questo tipo di investimento può contribuire al declino della nazione o delle città. In Italia un elemento che in questa fase storica pesa notevolmente sullo sviluppo di infrastrutture ed opere pubbliche è costituito dal sistema di debito pubblico in Italia e dal sistema di compatibilità con il sistema comunitario, costituito annualmente con la predisposizione del DEF e con la valutazione di questo da parte della commissione europea e dei mercati. Il problema dell'Italia è comune alle nazioni che hanno un elevato debito pubblico. Non tutte le infrastrutture ed opere pubbliche sono uguali al fine dello sviluppo. Alcune sono il contenitore di spese correnti, si tratta di comprendere la compatibilità di tali spese con lo sviluppo passante attraverso la crescita del deficit pubblico. Altre hanno un impatto solamente con l'investimento e la spesa in conto capitale. Vi può poi essere un impatto ritardato tra una spesa sul nuovo che comincia ad avere un impatto solo dopo la progettazione, la cui durata può riguardare alcuni anni prima che inizi l'investimento, mentre gli investimenti per i rimpiazzi e manutenzioni non necessitano di una sofisticata progettazione e quindi possono iniziare subito ad assorbire risorse finanziarie. Il modello europeo e il caso dell'Italia La realizzazione delle infrastrutture ed opere pubbliche in Europa ed in Italia passa attraverso il bilancio pubblico di enti diversi. In Italia tre sono le principali suddivisioni erogative: gli enti territoriali (Comuni, Regioni, Province ed altri), le aziende pubbliche (ANAS, FF.SS, imprese locali), gli organi centrali dello Stato (Ministeri, ecc.). Il riferimento normativo e regolativo nazionale rimane il Codice dei contratti se si tratta di appalti l'asset dell'infrastruttura è iscritta all'interno del bilancio pubblico (nel debito pubblico), altrimenti per la concessione e per i contratti di PPP, a date regole, l'investimento viene iscritto in off balance. E' la Comunità Economica Europea, in collegamento con la contabilità internazionale, che regola l'iscrizione dell'opera e dell'investimento in on oppure in off balance. In Italia un quarto degli investimenti rientrano nella concessione, o nel contratto di PPP, non è detto, tuttavia, che questo corrisponda ad una quota di investimento iscritto in off balance http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEfw1VXG/0 1/5
30/10/2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp dipende da diversi aspetti e può essere possibile che alcune opere vengano iscritte in off balance ma non abbiano rispettato alcuni criteri e risultano illegittimamente fuori dal debito pubblico. Gli investimenti in Italia si aggirano attorno a 30 miliardi di euro all'anno per quanto riguarda la maggior parte di infrastrutture ed opere pubbliche e sono scomponibili in diverse fasi (ideazione, programmazione, progettazione, realizzazione, mantenimento e manutenzione, funzionamento) con tempi diversi di attuazione. La media di tempo di realizzazione (montaggio) di un'opera ed infrastruttura può prendere anche otto anni, molti di più se il montaggio riguarda un contratto di PPP o una concessione nel senso che il montaggio, vero e proprio, non cessa con il collaudo dell'opera, ma va oltre e riguarda anche il funzionamento e le manutenzioni. I fabbisogni di investimento sono in crescita, mentre le risorse pubbliche dedicate, nel medio e lungo periodo, sono in diminuzione, necessitano sempre di più di capitali privati che si aggiungano a quelli pubblici e non facciano pesare l'investimento sul debito pubblico. L'Italia, rispetto ad altri paesi d'Europa, ha il più alto debito pubblico, ogni anno con il DEF viene chiesto al nostro paese, assieme ad altri, di abbassare il rapporto debito pubblico e PIL (fiscal compact), ciò determina l'avere una disponibilità di risorse limitate per gli investimenti. Quest'ultimi, tuttavia, richiedono che si parta in precedenza con un ‘parco progetti' chiaro (programmazione e progetti di fattibilità sostenibili) in quanto la costruzione è successiva. Diviene però fondamentale avere una programmazione e una vision costante coerente e prolungata nel tempo. Spesso questo per la stabilità del governo e per le perenni campagne elettorali è venuta a mancare, si guarda all'immediato, tutto quello che non è immediato è privo di importanza e non si finisce per guardare al medio e lungo periodo. La mancanza di risorse è un dato strutturale che si ripete da diversi anni e ha contribuito a modificare il rapporto tra amministrazioni, enti ed aziende dello Stato. Da diversi anni è stata ridotta la possibilità agli enti territoriali di effettuare gli investimenti per non far crescere il debito pubblico, tuttavia l'investimento pubblico in infrastrutture è in grado di avere un maggior ritorno in termine di crescita del PIL rispetto ad altre spese pubbliche. In Italia una prerogativa per effettuare un investimento in forma efficace è di avere un capitale accessibile e con oneri finanziari sostenibili (IRS e spread). Un ricorso non corretto al debito pubblico (DEF 2018), fuori da schemi compatibili e ritenuti dal mercato inefficaci rispetto alla crescita economica e non accompagnato da una tensione pro- attiva sulle riforme di struttura, può portare ad un innalzamento dello spread con un conseguente innalzamento dell'onere finanziario (che si riversa sul debito pubblico) e un debt crunch con difficoltà di accesso a questo (meno denaro e più caro) presso le banche. Tale trend può influenzare negativamente anche il ricorso al PPP e all'off balance in quanto aumenta l'onere pubblico del ricorso al capitale privato. Nel modello italiano effettuare investimenti in opere pubbliche ed infrastrutture diviene più complesso, rispetto ad altri paesi europei, proprio in merito all'elevato debito pubblico che contraddistingue il nostro paese e per il non facile rispetto di regole per operare all'interno di concessioni e contratti di PPP. Tuttavia pensare che l'unico passaggio sia la riscrittura e la semplificazione di un codice dei contratti che riprende la cultura del progetto (montaggio) di opere ed infrastrutture vigenti in Europa è una falsa soluzione del problema, la via maestra rimane investire in strutturalità dell'intervento. Vale a dire: innalzamento della cultura del montaggio attraverso una formazione di project manager/management dedicata a questo particolare tipo di montaggio; l'attivazione delle stazioni appaltanti qualificate; l'innalzamento della programmazione e dei sistemi informativi ed operativi di supporto; la creazione di coerenti sistemi informativi di raccolta e sistematizzazione dei dati di riferimento – nazionali e territoriali - attualmente mancanti; un'efficace manualistica di montaggio. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEfw1VXG/0 2/5
30/10/2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp Il modello Italia Il problema del modello Italia (cfr. fig. 1) - ma il problema è estendibile anche in Europa - è il dover fare sistematicamente i conti con il deficit pubblico e non poter prescindere da questo. Circolo vizioso Una manovra finanziaria espansiva che non si ponga il problema degli investimenti, che sono una tantum e non assistenziali continuativi, ha come risultato quello di incrinare il rapporto con il mercato e di far aumentare lo spread, il quale aumenta la spesa pubblica di interessi e quindi aggrava il deficit pubblico. Su un altro fronte il deterioramento del rapporto con il mercato rende più sofferenti le banche nella raccolta di fondi interbancari (vengono pagati ad un costo maggiore), mentre il valore dei titoli nei bilanci bancari declassano la banca e il suo raking richiedendo una ricapitalizzazione. Vi è inoltre un maggior costo del credito e contemporaneamente un credit crunch con una minor disponibilità di credito. Le imprese hanno difficoltà di accedere al credito e ciò porta ad una minor competitività delle imprese. In una fase diffusa ciò porta ad un minor consumo delle famiglie, a minor investimenti privati e a minori esportazioni. L'effetto è una riduzione del Pil, con, tra le altre cose, minori entrate pubbliche che si ripercuotono sul deficit pubblico il quale finisce nel rapporto deficit Pil a crescere notevolmente trainato non solo da minori entrate pubbliche, ma anche da una stima della crescita del Pil rivista al ribasso rispetto ad una manovra iniziale. Il maggior debito improduttivo può, tuttavia, per una parte, far sì che una spesa assistenziale contribuisca a livello primario a far crescere residue percentuali di Pil, per via del consumo interno, ma il rischio molto palese è che tale crescita ‘residua' venga vanificata dall'impatto negativo degli andamenti finanziari. Fig. 1 Rappresentazione di macro tipologie di opere pubbliche ed infrastrutture e rappresentazione generale di un processo vizioso-virtuoso (si veda nel pdf allegato) Circolo virtuoso A date condizioni l'investimento su infrastrutture ed opere pubbliche è in grado di far cambiare il trend. Siamo di fronte ad infrastrutture ed opere pubbliche che entrano in modo differenziato all'interno del sistema. Alcune sono a totale debito privato si tratta delle infrastrutture economiche quali per es. le telecomunicazioni e le reti che ne derivano, potrebbe anche trattarsi di alcune concessioni in cui non vi è un contributo pubblico. L'elemento critico, semmai, è che se vi è una diminuzione dei consumi non si crea lo stimolo per questo tipo di investimenti. Altre sono opere pubbliche ed infrastrutture che rientrano totalmente nel debito pubblico; ci si riferisce agli appalti. Sin dall'inizio dell'investimento l'asset viene conteggiato nel debito della Pubblica amministrazione (PA). Vi è su questa possibilità quella di far crescere il Pil in valori assoluti in forma superiore alla crescita del debito in modo che il rapporto deficit/Pil rimanga all'interno dei valori programmati, oppure decresca. Ma per queste opere vi è il veto primario di non superare livelli di indebitamento del paese (cfr. Maastricht) Vi sono poi altre tipologie di opere ed infrastrutture che rientrano nei PPP o nelle concessioni che sono a totale debito pubblico, ma l'iscrizione dell'asset avviene all'interno del debito privato e viene ricondotto nel debito pubblico in forma scaglionata lungo il numero di anni in cui vi è il Long Term Contract (LTC – il ciclo di vita del contratto di PPP). In questo caso viene bypassato il blocco sul deficit degli investimenti in quanto il montaggio di un PPP può precedere l'iscrizione dell'asset dentro il debito privato e quindi non incide sul debito pubblico e sul rapporto deficit/Pil. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEfw1VXG/0 3/5
30/10/2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp Vi possono essere anche dei contributi pubblici che si aggiungono a quelli privati in questo caso il contributo della PA rientra nel debito pubblico. L'investimento in infrastrutture ed opere pubbliche, rispetto al debito pubblico, interviene in forma differenziata. Per alcune nuove opere la fase di debito la si ha dopo la progettazione e con il pagamento del SAL (Stato di Avanzamento dei Lavori); passano quindi alcuni anni dalla prima fase di montaggio la construction – costruzione – che segue il design – progettazione. Per altre se si tratta di rimpiazzi e manutenzioni la progettazione è contenuta e i tempi di avvio degli investimenti è più ravvicinata. Una politica annuale di programmazione del debito pubblico dovrebbe riuscire a considerare queste variabili. Spesso il ciclo di vita di una decisione di attività di governo privilegia il ciclo breve specialmente in fase di rapido cambiamento dell'immediato come sembra riguardare l'azione politica del governo in Italia. Tutto ciò non facilita le decisioni e la lungimiranza per uno sviluppo stabile nel tempo. E' questo il caso contingente del nostro paese. Una attenta politica degli investimenti in opere pubbliche ed infrastrutture richiederebbe un'attenzione particolare sul medio e lungo periodo con il saper organizzare a tempo questo periodo. Ne va come detto del corretto sviluppo del paese. I recenti trend di investimento Già si è detto sulla mancanza di efficaci sistemi di rilevazione degli investimenti in infrastrutture a livello internazionale (Dalla Longa, 2017). Il problema lo si deve ad esigenze diverse di rilevazione (finanziarie, contabili, di montaggio, incoerenza e non cultura), ma anche alla scomposizione istituzionale dei diversi Stati. Solo in Italia diversi sono gli enti che intervengono sul versante degli investimenti e le funzioni sono disseminate su differenti stazioni appaltanti. Si tratta spesso di stratificazioni istituzionali ed ogni Stato risponde a proprie esigenze ed evoluzioni storiche. La doppia difficoltà concettuale ed istituzionale spiega la mancanza di dati significativi e completi a cui riferirsi. Esiste, tuttavia, la capacità di reperirli, di ripulirli e di confrontarli anche in modo parziale; tale azione è possibile andando alla radice delle fonti di rilevazione e studiando il criterio con cui i dati vengono reperiti ed assemblati. Rimane integra l'esigenza, più che mai viva, di riformare e sopperire a tale deficit strutturale di confronto tra dati omogenei che sia in grado di intercettare il costo di un'opera ed infrastruttura seguendo il suo montaggio e funzionamento, non saperlo fare non appare più sostenibile per sistemi di nazioni evolute ed istituzioni efficienti. Questo è un problema per l'Italia, ma anche per l'Europa, che non ha un sistema omogeneo di rilevazione. Di seguito ci soffermeremo su una configurazione e su dei trend, dando per scontato che esistono diverse fasi di montaggio di un'opera: -Progettazione -Gara -Aggiudicazione -Con contratti -In corso -Ultimata -In fase di funzionamento -Con manutenzioni e rimpiazzo in corso. Come è dato per scontato che esistono diverse tipologie di opere certo non sintetizzabili solo in: -Edilizia pubblica -Sistemi urbani -Ferrovie -Strade ed autostrade http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEfw1VXG/0 4/5
30/10/2018 Più spinta alle infrastrutture per far crescere il paese: ecco perché conviene puntare sul Ppp -Porti ed interporti -Aeroporti -Energia -Sistemi idrici (ciclo delle acque) -Smaltimento rifiuti -Altro. Fig. 2 Rappresentazione delle principali infrastrutture scomposte per fasi di montaggio; mentre è cerchiato quanto elaborato con altra fonte di dati nelle fig. 3 e 4 (si veda nel pdf) Il breve riferimento di seguito (fig.re 3 e 4) è a infrastrutture di trasporto (ferrovie e strade ed autostrade, porti e aeroporti), quello che emerge è che nel post crisi finanziaria dei subprime i grandi paesi d'Europa, hanno investito in infrastrutture ed opere pubbliche in modo più contenuto rispetto ad altri grandi paesi mondiali e l'Italia, tra tutte le nove nazioni considerate, è quella che ha visto una decrescita degli investimenti negli anni, dovuta al contenimento del debito pubblico e alla difficoltà delle banche di intervenire con finanziamenti significativi per via del credit crunch. Gran parte delle altre nazioni hanno fatto invece crescere, in modo significativo, il trend degli investimenti in una politica di contrasto alla crisi. Si tratta, per quelli presi in considerazione, anche di investimenti particolari in cui è più contenuta la spesa sociale e se si tratta di un PPP prevale anche la tariffa al canone e quindi si rientra in una concessione, opere ed infrastrutture con un minor impatto sul debito pubblico e anche con un potenziale moltiplicatore più elevato. Ovviamente la trattazione, sulle tipologie delle infrastrutture, è più complessa, in quanto devono essere messe in campo più variabili; tuttavia il principio è quello sopra indicato. Fig. 3 Trend degli investimenti dal 2007 (Ferrovie, strade ed autostrade, porti e aeroporti). Italia e maggiori paesi comunitari (vari anni) - (si veda l’articolo in pdf) Fig. 4 Trend degli investimenti dal 2007 (Ferrovie, strade ed autostrade, porti e aeroporti). Italia e alcuni maggiori paesi globali (vari anni) - (si veda nel pdf) P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEfw1VXG/0 5/5
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