PIT CLEI Formazione e divulgazione - La rete ecologica: microfauna e sistemazioni tradizionali
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PIT CLEI Formazione e divulgazione La rete ecologica: microfauna e sistemazioni tradizionali Sottomisura 16.5 - Divulgazione delle buone pratiche agricole ed ambientali
Il progetto PIT CLEI Obiettivi e azioni progettuali ll Progetto si propone di integrare l’evoluzione del territorio con il tessuto preesistente, migliorando contemporaneamente la valenza ecosistemica del territorio rurale. Attraverso gli interventi materiali dei Partecipanti Diretti (suddivisi tra Aziende Agricole professionali e Proprietari) si punta a riattivare negli ambienti agricoli residuali la funzione di tessuto connettivo nella matrice ecosistemica di collina alternata a piccole zone umide e retrodunali. Le azioni si declinano in interventi materiali dei Partecipanti Diretti (suddivisi tra Aziende Agricole professionali e Proprietari) sia pubblici, sia privati. Tra i vari finanziamenti attivati sono preponderanti: • MISURA 4.4.1 Conservazione e ripristino degli elementi tipici del paesaggio. • MISURA 4.4.2 Investimenti non produttivi per gestione e tutela della risorsa idrica. • MISURA 5.1 Interventi non produttivi per la riduzione del rischio di calamità naturali. 2
Il Parco dell’Arcipelago Toscano Formato da 7 isole (Elba, Giglio, Capraia, Montecristo, Gorgona, Pianosa e Giannutri) e da una ventina di isolotti che formano un complesso sistema di habitat terrestri e marini unici. Questi ambienti infatti, per eterogeneità pedoclimatica, caratteristiche geologiche e diversa pressione antropica, hanno visto svilup-parsi habitat diversi popolati da grande diversità di animali e piante, molti dei quali sono specie endemiche Svariati habitat che vanno dalle coste rocciose caratterizzate dalla presenza di Limonium spp, a aree palustri eliofile con Sarcocornia spp, a sistemi dunali, zone umide, garighe, prati terofitici popolati da orchidee e altri sistemi, molti dei quali tutelati anche a livello europeo. Per preservare questa ricchezza nel 1996 fu istituito il Parco, all’interno della legge quadro sulle aree protette 394/91, recepita dalla Regione Toscana prima con la legge 49/95 e poi con il D.P.R. del 22 luglio 1996 che sanciva proprio l’istituzione dell’area protetta del Parco Nazionale Arcipelago Toscano: il più grande parco marino del Mediterraneo con 18.000 ettari a terra e 57.000 in mare. 3
Aree di interesse ed habitat interessati direttamente dagli interventi Il clima mediterraneo e l'insularità sono gli elementi principali che influenzano la flora dell'Elba. La formazione vegetale è costituita dalla macchia mediterranea. Della vegetazione originaria, composta un tempo da grandi foreste di leccio, sopravvivono oggi boschi cedui; notevole è la sporadica presenza della palma nana in alcune stazioni a picco sul mare presso Monte Grosso. La complessa natura del territorio nelle varie altitudini favorisce boschi di castagno. Rispetto alle altre isole è quella che più risente di feno- meni di urbanizzazione, in passato spesso incontrollata. Habitat interessati dagli interventi del PIT sono: • 31.8A – Roveti (Id biotopo: TOS9243) • 32.23 - Steppe e garighe a Ampelodesmus mauritanicus (Id biotopo: TOS15221) • 32.3 - Macchia mediterranea (Id biotopo: TOS15473) • 35.3 - Praterie mediterranee a terofite acidofile (Id biotopo: TOS23937) • 45.31 - Leccete termo e mesomediterranee (id biotopo TOS66543) • 82.3 - Colture estensive (Id biotopo: TOS76575) Estratto mappa della Carta della Natura ISPRA 4
Aree di interesse ed habitat interessati direttamente dagli interventi L’isola è un vero e proprio laboratorio naturale: delle oltre 650 specie vegetali censite, quasi il 3% è endemico. Tra gli esempi più significativi sono la Linaria capraria, la borragine nana e la centaurea di Capraia, fiordaliso dal chiaro fogliame e dalla bella fioritura. Per quanto riguarda la fauna, a parte il muflone inserito recentemente dall’uomo, e i più piccoli e timidi conigli selvatici, non vi sono vistose presenze. Tra i rettili bisogna segnalare la presenza del biacco, l’unico serpente dell’isola e tra gli anfibi si può incontrare solo la raganella sarda. Ben più importante è la pre- senza dell’avifauna stanziale e migratrice. Habitat interessati dagli interventi del PIT sono: • 15.72 - Cespuglieti alo-nitrofili mediterranei • 32.3 - Macchia mediterranea (Id biotopo: TOS15473) • 35.3 - Praterie mediterranee a terofite acidofile (Id biotopo: TOS23937) Estratto mappa della Carta della Natura ISPRA 5
Aree di interesse ed habitat interessati direttamente dagli interventi La flora dell’isola è rappresentata dalla tipica vegetazione mediterranea con ampie esten- sioni di macchia che oggi va ricoprendo gli antichi terrazzamenti già coltivati a vigna. La fauna terrestre non ha vistose presenze: piccoli roditori, il coniglio selvatico ed il muflone introdotto, tra i rettili non vi sono le vipere. Importante la presenza del Discoglosso sardo, raro anfibio appartenente al gruppo sardo-corso, che vive solamente qui, a Montecri- sto e in Sardegna. Più ricca è l'avifauna, rappresentata da numerose specie stanziali e da specie migratrici che trovano al Giglio e nelle altre isole dell’Arcipelago un pun- to di sosta e ristoro durante il lungo volo Habitat interessati dagli interventi del PIT sono: • 15.72 - Cespuglieti alo-nitrofili mediterranei • 31.8A – Roveti (Id biotopo: TOS9243) • 32.214 - Macchia a Pistacia lentiscus (Id biotopo: TOS14302) • 32.215 - Macchia a Cytisus laniger, Cytisus spinosus, Cytisus infestus (Id biotopo: TOS15167) • 32.23 - Steppe e garighe a Ampelodesmus mauritanicus (Id biotopo: TOS15221) • 32.3 - Macchia mediterranea (Id biotopo: TOS15473) • 35.3 - Praterie mediterranee a terofite acidofile (Id biotopo: TOS23937) Estratto mappa della Carta della Natura ISPRA 6
Minacce all’integrità degli habitat Sul territorio dell’Arcipelago si palesano gran parte delle criticità individuate dal PIT con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana, a cui il partenariato costituito per la realizzazione del progetto PIT CLEI si propone di dare una risposta. In particolare: • espansione edilizia tendenzialmente poco Criticità ambientali fabbisogni azioni previste controllata, sia nei centri urbanizzati, sia nelle aree agricole • generalizzato fenomeno di abbandono degli ambienti agro-pastorali e delle sistemazioni tradizionali del territorio 7
Reti ecologiche Cosa sono? sistemi interconnessi di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo quindi attenzione alle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. Perchè conservarle e rafforzarle? lavorare sulla rete ecologica significa creare e/o rafforzare un sistema di collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali isolati, andando così a contrastare la frammentazione degli habitat e i suoi effetti negativi sulla biodiversità. 8
Gli elementi di una rete ecologica 1. Aree puntiformi o 2. Aree centrali (core areas): 4. Fasce di connessione sparse (stepping stones): (corridoi ecologici): Aree ad alta naturalità soggette o potenzialmente Aree di piccola superficie che, per soggette a regime di protezione (parchi o riserve) Strutture lineari e continue del la loro posizione strategica o per paesaggio, di varie forme e la loro composizione, rappresen- 3 dimensioni, che connettono tano elementi importanti del tra di loro le aree ad alta natu- paesaggio per sostenere specie ralità e rappresentano l’ele- in transito su un territorio oppure 2 mento chiave delle reti ecolo- ospitare particolari microam- giche poiché consentono la la bienti in situazioni di habitat cri- mobilità delle specie e l'inter- tici (es. piccoli stagni in aree agri- 1 scambio genetico, fenomeno cole). 4 indispensabile al mantenimen- to della biodiversità. 3. Fasce di protezione (buffer zones): Zone cuscinetto, o zone di transizione, collocate attorno alle aree ad alta naturalità al fine di garantire l'indispensabile gradualità degli habitat 9
La fauna minore Viene così definito l’insieme delle specie animali di piccole dimensioni comprendente invertebrati, anfibi, rettili e piccoli mammiferi. È una componente dell’ecosistema spesso ricca di endemismi, in particolare nelle isole. Costituisce una parte essenziale delle biocenosi, degli habitat naturali e seminaturali, nonché la maggior parte della biodiversità di un sito. Tutelata dalla legge regionale toscana n. 56 del 6 aprile 2000, art. 6. Perché? Una biodiversità ricca opera spontaneamente, in modo sinergico all’agricoltura umana, al mantenimento di un ambiente sano e privo di parassiti in quanto: • la presenza di rettili, anfibi, micromammiferi mantiene sotto controllo la proliferazione di insetti nocivi • un numero elevato di specie di invertebrati favorisce l’aumento di sostanza organica nel suolo e l’impollinazione di piante selvatiche e coltivate. 10
Sensibilità alle variazioni ambientali La fauna minore è quella più sensibile alle variazioni ambientali, poichè le specie che la compongono sono caratterizzate da • ridotte dimensioni corporee, da cui una maggiore mortalità dovuta all’esposizione a sostanze inquinanti • scarsa mobilità, che impedisce loro di abbandonare territori degradati • necessità ambientali particolari, come la presenza di acqua per la riproduzione (anfibi) o di alcune specie vegetali per l’ali- mentazione (insetti) L’utilizzo di buone pratiche agricole e la manutenzione di infrastrutture tipiche della 1 Invertebrati agricoltura tradizionale sono in grado di far aumentare considerevolmente la nume- rosità delle popolazioni di fauna minore 2 Anfibi Le specie più comuni che traggono vantaggio da queste pratiche…. 3 Rettili 4 Piccoli mammiferi 11
Invertebrati Ruolo agroecologico: • Impollinazione Favoriti da: • Miglioramento della fertilità del suolo • Equilibrio delle popolazioni di insetti nocivi • Ambienti ricchi di ripari • Umidità • Ricchezza di specie vegetali con periodi di fioritura diversi • Materia organica in decomposizione (legno morto) 12
Anfibi Ruolo agroecologico: • Equilibrio delle popolazioni di invertebrati Favoriti da: nocivi • Base della catena alimentare • Zone umide, essenziali per la loro riproduzione • Ambienti ricchi di invertebrati 13
Rettili Ruolo agroecologico: • Controllo delle popolazioni di invertebrati Favoriti da: • Controllo delle popolazioni di roditori • Aree con grande presenza di prede • Aree umide • Muretti a secco dove ripararsi e termoregolare 14
Piccoli mammiferi Ruolo agroecologico: • Controllo invertebrati nocivi Favoriti da: • Base della catena alimentare • Ambienti ricchi di ripari e nascondigli • Presenza abbondante di invertebrati • Presenza di piante selvatiche da frutto 15
Sistemazioni tradizionali come elemento della rete ecologica L’agricoltura tradizionale, nella storia, ha adottato soluzioni e infrastrutture che, oltre a favorire la produzione agricola, si sono integrate con l’ambiente naturale fino a diventarne parte fondamentale. Alcune sistemazioni tradizionali apportano un arricchimento della biodiversità, che si impoverisce invece quando queste strutture vengono a mancare. • Muretti a secco rappresentano un vero e proprio “corridoio ecologico”, che permette la veicolazione di una fauna minore ricca di insetti, piccoli rettili ed anfibi • Siepi e fasce tampone forniscono siti di rifugio, alimentazione e nidificazione per tutta la fauna minore • Reticolo idrografico minore sono ottimi corridoi ecologici per spostamento di specie animali da un sito ad un altro • Vasche e fontanili costituiscono siti di riproduzione per anfibi, nonché di abbeverazione per molta fauna selvatica 16
PIT CLEI: il ruolo dei singoli partner Le opere portate a compimento dal progetto contribuiscono all’arricchimento della biodiversità nei siti in cui sono realizzate. L’importanza delle azioni di ogni singola azienda è fondamentale al fine di creare una rete ecologica solida e distribuita su tutto il territorio delle isole. Queste azioni possono essere minime: la manutenzione dei muretti a secco; la realizzazione di fontanili, vasche o stagni; la creazione di siepi, ma anche se di modesta entità, contribuiscono enormemente a diversificare gli ecosistemi agricoli, favorendo la vita di specie animali e vegetali che li mantengono in equilibrio e in salute. 17
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