Piano Metropolitano di Protezione Civile - Città Metropolitana di Napoli
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Piano comunale di Protezione Civile Rev.0
Dicembre 2018
Città Metropolitana di Napoli
Piano Metropolitano di Protezione Civile
Città Metropolitana di Napoli
RELAZIONE GENERALE
FASCICOLO 2
RISCHIO IDRAULICO ED EVENTI METEO AVVERSI
RISCHIO IDROGEOLOGICO
Giugno 2021
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
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Indice
Indice.............................................................................................................................................................. 3
A.2.1. Rischio Idraulico ....................................................................................................................... 5
A.2.1.1 Rischio eventi meteo avversi ............................................................................................ 21
A.2.2. Rischio Idrogeologico ............................................................................................................. 30
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A.2.1. Rischio Idraulico
Il territorio della città metropolitana di Napoli afferisce alla ex AdB Campania Centrale e alla ex AdB
Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele.
Nel territorio della ex AdB Campania Centrale il reticolo idrografico si articola su due sistemi di drenaggio
principali, entrambi attestati sui versanti carbonatici dell’arco preappenninico campano e convoglianti le
acque “alte” attraverso la Piana campana, fino al mare. Il primo, si imposta sull’asta artificiale dei Regi
Lagni e drena un bacino di circa 1400kmq, con recapito ultimo sul litorale domitio a sud della foce del
Volturno; il secondo, impostato sull’asta, anche essa prevalentemente artificiale, del sistema Sarno-
Solofrana, drena un bacino di circa 400 kmq avente recapito ultimo nel Golfo di Castellammare di Stabia.
Al bacino dei Regi Lagni fanno capo anche parte delle acque provenienti dal versante settentrionale del
Monte Somma nonché quelle meteoriche intercettate dalle reti di drenaggio urbano a servizio dell’agro
nolano ed aversano; al bacino del fiume Sarno, anche quelle indirettamente provenienti dal versante
meridionale ed orientale del Vesuvio e le acque meteoriche intercettate dalle reti di drenaggio urbano a
servizio dell’Agro nocerino-sarnese e agerolese-stabiese. Completano il sistema drenante del territorio, le
incisioni minori della Penisola Sorrentina, dell’Isola di Capri, dell’Isola di Ischia e del versante occidentale
del Vesuvio, con recapito diretto nel Golfo di Napoli, ei bacini dell’alveo Camaldoli, con recapito sul
litorale domitio, del Lago Patria, con recapito nell’omonimo lago e di Volla, con recapito nell’area portuale
di Napoli. Fanno parte delle acque interne anche il sistema dei laghi flegrei: Fusaro, Miseno, Lucrino e
d’Averno, quest’ultimo di origine vulcanica.
Nella piccola parte di territorio della ex AdB Campania Sud (versanti degradanti verso il golfo di Salerno
dei comuni di Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Massa Lubrense e Agerola) che ricade
nell'ambito della città metropolitana di Napoli, l'assetto geomorfologico generale è caratterizzato da
versanti talora ad alta energia del rilievo dovuta ai recenti sollevamenti tettonici. In altri termini sono
assai frequenti versanti ad elevata pendenza, non solo nelle rocce calcaree (notoriamente più
conservative), ma spesso anche nei terreni di copertura a causa di processi erosivi lineari (lungo le aste
torrentizie) e di fenomeni di demolizione per erosione marina (falesie). I corsi d'acqua caratteristici di
questa sono caratterizzati si ritrovano corsi d’acqua con un’asta principale di pochi km di lunghezza e
bacini con una estensione non superiore ai 30 kmq, per cui questi bacini sono caratterizzati da piene
repentine con un elevato trasporto solido, anche in sospensione (detritico e materiale arboreo); alcuni di
questi non hanno portate perenni ma sono legati agli afflussi meteorici stagionali o a sorgenti effimere
che si attivano a livello intermittente. Il tipo di flusso, quindi, e marcatamente stagionale e con elevato
trasporto solido in alvei essenzialmente incassati.
Precedenti storici
In questa sezione si elencano e si descrivono brevemente gli eventi alluvionali storicamente verificatisi sul
territorio indicandone le caratteristiche e gli effetti su ambiente e popolazione. Le fonti consultate sono:
CNR - Gruppo Nazionale Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche “Catalogo delle informazioni sulle
località italiane colpite da frane e da inondazioni”, pubblicazione n°1799 del 1998.
Sistema Informativo sulle Catastrofi Idrogeologiche: http://wwwdb.gndci.cnr.it/.
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Nel 1989 il Dipartimento della Protezione Civile commissionò al Gruppo Nazionale per la Difesa dalle
Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il censimento delle aree del
paese colpite da frane e da inondazioni per il periodo 1918-1990. Il censimento, condotto fra il 1991 ed il
1992, venne realizzato da 17 gruppi di ricerca distribuiti su tutto il territorio nazionale che coinvolsero
oltre 300 fra esperti, ricercatori ed operatori tecnici. Tutte le notizie censite sono andate a costituire un
archivio digitale contenente oltre 17.000 informazioni relative a frane ed oltre 7000 informazioni relative
ad inondazioni. Si è anche provveduto a valutare il grado di completezza e di affidabilità dell'archivio
storico, controllando in particolare la consistenza dell'informazione in esso contenuta, e correggendo la
maggior parte degli errori.
Nel Progetto AVI - Catalogo delle informazioni sugli Eventi di Piena, per la Provincia di Napoli risultano
censiti 248 eventi di piena in 119 Località (rif. Allegato 12).
Il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni
La caratterizzazione del Rischio Idraulico sull’area vasta della Città Metropolitana di Napoli è stata
recepita nel “Piano di Gestione del Rischio Alluvioni”, come previsto dalla Direttiva 2007/60/CE, con il
contributo dell’Autorità di Bacino Regionale della Campania Centrale e dell’Autorità di Bacino dell’AdB
Campania Sud.
L’area di competenza dell’Autorità di Bacino della Campania Centrale si estende per circa 2.100 kmq tra le
province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno e include complessivamente 183 comuni - dei
quali 91 appartenenti alla Provincia di Napoli.
L’area di competenza dell’Autorità di Bacino Campania Sud si estende per 5.620 kmq e include 173
comuni delle province di Avellino, Napoli, Salerno e Potenza, di cui 6 parzialmente ricadenti nella ex
provincia di Napoli.
Nel PGRA le valutazioni di Pericolosità e di Rischio Idraulico sono riferite a tre distinti livelli geografici:
1° livello UoM (Units of Management): rappresentano il livello distrettuale, coincidente
territorialmente con le ex AdB Regionali Nord Occidentale, Sarno, Destra Sele, in cui garantire il
coordinamento della gestione integrata e sinergica sia del rischio alluvioni nelle aree in cui sono
presenti situazioni di maggiori criticità, sia di valutazione di forme di sviluppo sostenibile nei
confronti del rischio di alluvioni, garantendo e promuovendo la realizzazione degli obiettivi in
materia ambientale.
2° livello UA (Unità di Analisi): rappresentano il livello di bacino (dimensioni territoriali di
sottobacino) in cui declinare le azioni strategiche per le situazioni di rischio molto elevato e per le
quali è necessario il coordinamento delle politiche regionali
3° livello ARS (Aree a Rischio Specifico): rappresentano il livello di areali di rischio specifici in cui
attivare azioni di gestione specifiche calibrate sulle caratteristiche delle aree ove possa sussistere
un rischio potenziale significativo di alluvioni, situazioni che richiedono il coordinamento delle
politiche comunali, intercomunali, regionale e di area vasta.
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Le relazioni tra i tre livelli e la suddivisione in sotto-aree sono visibili nella figura seguente:
Figura 1 – Autorità di Bacino Campania Centrale
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Figura 2 – Autorità di Bacino Campania Sud (UoM Destra Sele):
Unit of Management (UoM)
Le aree di primo livello, si identificano con i perimetri delle Unit of Management ovvero delle ex
Autorità di Bacino Nord-Occidentale della Campania, ex Sarno ed ex Destra Sele.
Figura 3 – Aree di primo livello (PGRA)
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Figura 4 Aree di primo livello (PGRA) - in giallo la UoM “ex Destra Sele”
Unità di Analisi (UA)
Le UA sono state definite intersecando in ambiente GIS le celle censuarie con le pericolosità da alluvione,
al fine di individuare degli areali che definiscano delle tipologie omogenee di pericolosità idraulica
presenti nell’ambito delle UoM, per caratterizzarne le relative problematiche. Le Unità di Analisi
individuate per l’AdB della Campania Centrale, la cui perimetrazione è visibile in figura, sono le seguenti:
Regi Lagni
Campi Flegrei, Ischia e Procida
Vesuvio
Sarno
Penisola Sorrentina e Capri
Costa
Figura 5 – Unità di Analisi (PGRA)
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Analogamente si riporta la suddivisione in Unità di Analisi effettuata dall’AdB Campania Sud per il
territorio della UoM ex Destra Sele:
Figura 6 Unità di Analisi - UoM ex destra Sele
Nel seguito una descrizione sintetica delle singole UA e delle relative problematiche idrauliche principali.
Regi Lagni
Il bacino dei Regi Lagni e dei suoi principali affluenti (Carmignano, Avella, Gaudo, Quindici) costituisce un
ambito omogeneo ed unitario nei confronti della formazione delle piene e dei connessi fenomeni di
esondazione. Il reticolo idrografico vallivo, per lunghi tratti pensile, artificializzato e dalle sezioni
idrauliche ristrette, risulta inadeguato al transito delle portate di piena e presenta criticità diffuse in
corrispondenza dell’interferenza con le grandi aree urbane (area Nolana, Vallo di Lauro ed area Baianese).
Le aree di pianura sono, invece, servite da una fitta rete di canali (controfossi, scolmatori e diversivi) ad
uso promiscuo (irriguo e di bonifica).
Campi Flegrei, Ischia e Procida
L’ambito è caratterizzato da incisioni particolarmente incassate nei materiali piroclastici con recapito
diretto in mare e/o in sistemi drenanti artificiali (cfr. conca di Agnano, alveo di Quarto ed alveo
Camaldoli). I fenomeni alluvionali prevalenti sono caratterizzati da piene repentine accompagnate da
considerevole trasporto solido oppure nei colatori di valle per fenomeni di sovralluvionamento. Le
principali criticità si concentrano in corrispondenza delle interferenze con le infrastrutture viarie e con i
nuclei abitati.
Vesuvio
L’ambito vesuviano presenta caratteristiche morfologiche peculiari e naturalmente omogenee. I fenomeni
alluvionali dell’area sono repentini ed accompagnati da considerevole trasporto solido. Essi si propagano
in direzione radiale lungo aste incise e particolarmente gerarchizzate. Tutti i bacini incombono su aree
urbane densamente insediate con interferenze e criticità analoghe (alvei strada e tratti tombati).
Sarno
La piana del Sarno e dei suoi principali affluenti (Alveo Comune Nocerino, Solofrana, Cavaiola) costituisce
un ambito omogeneo ed unitario nei confronti della formazione delle piene e dei connessi fenomeni di
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esondazione. Il reticolo idrografico vallivo, per lunghi tratti pensile, artificializzato e dalle sezioni
idrauliche ristrette, risulta inadeguato al transito delle portate di piena e presenta criticità diffuse in
corrispondenza dell’interferenza con le grandi aree urbane (Mercato S. Severino, Nocera Inferiore, Nocera
Superiore e Scafati). Le aree di pianura sono, invece, servite da una fitta rete di canali (controfossi,
scolmatori e diversivi) ad uso promiscuo (irriguo e di bonifica).
Penisola Sorrentina e Capri
L’ambito è caratterizzato da incisioni particolarmente gerarchizzate ed incassate nei materiali piroclastici
con recapito diretto in mare e/o in sistemi di vasche assorbenti (cfr. versante settentrionale dei Lattari). I
fenomeni alluvionali prevalenti sono caratterizzati da piene repentine accompagnate da considerevole
trasporto solido assai prossime a fenomeni di colata rapida di fango. Le principali criticità si concentrano
in corrispondenza delle principali infrastrutture viarie oppure in prossimità di piccoli nuclei abitati.
Costa
L’ambito costiero a “costa bassa” presenta caratteristiche omogenee nei confronti dei fenomeni di
mareggiata (run-up) per tutti i tratti delle due UOM esposti alle mareggiate più significative (maestrale
per il litorale domizio e libeccio per quello tra il Golfo di Napoli e Castellammare di Stabia). Analoghe
fenomenologie d’ambito si rinvengono in tutte le “pocket beach” intercluse tra i tratti a “costa alta”.
Penisola Amalfitana (AdB Campania Sud)
In questo ambito territoriale si ritrovano corsi d’acqua con una asta principale di pochi km di lunghezza e
bacini con una estensione inferiore ai 30 kmq, per cui questi bacini sono caratterizzati da piene repentine
con elevato trasporto solido anche in sospensione; alcuni di questi non hanno portate perenni ma sono
legati agli afflussi meteorici stagionali o a sorgenti effimere che si attivano a livello intermittente. Il tipo di
flusso, quindi, è marcatamente stagionale, con elevato trasporto solido in alvei essenzialmente incassati e
le cui conseguenze attese, in genere, sono connesse alla elevata deposizione di materiale detritico di varia
forma e pezzatura nella zona di foce o nei punti di confluenza secondari, a causa di brusche variazioni o
salti di pendenza. In molti casi, alla foce, si ritrovano centri urbani con alvei tombati che acuiscono questo
tipo di problematica; famose sono le alluvioni del 1910 del 1924 e 1954che purtroppo si correlano ed
eventi luttuosi di particolare rilevanza a livello nazionale.
Aree a Rischio Significativo (ARS)
In seguito, si sono individuati degli areali con caratteristiche omogenee (in termini di pericolosità)
all'interno delle singole unità di analisi a campitura completa sulle aree dell'AdB Campania Centrale e
dell’AdB Campania Sud. Nella figura di seguito si riportano i perimetri delle ARS individuati separando,
dove possibile, tipologie differenti di pericolosità o separazioni tra zone vallive, pedemontane o collinari.
Per l’AdB Campania Sud si riporta la suddivisione per la sola Unità di Analisi di interesse per la città
metropolitana di Napoli.
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Figura 7 – Aree a Rischio Significativo (PGRA) – AdB Campania Centrale
Figura 8- Aree a Rischio Significativo (PGRA) - AdB Campania Sud
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Nella seguente tabella si riporta, per ogni ARS (statistica disponibile solo per l’AdB Campania Centrale), la
descrizione, la superficie, la superficie a rischio, gli abitanti e gli abitanti a rischio.
Tabella 1 – Caratteristiche singola Area di Rischio Significativa (PGRA)
Aree a rischio
Si sono analizzati i dati di pericolosità censiti nelle due Autorità di Bacino sulle quali ricade il territorio
della città metropolitana. Dall’analisi effettuata sono emersi alcuni ambiti territoriali in cui si concentrano
maggiormente le aree a pericolosità elevata, i cui stralci cartografici vengono riportati in seguito. Tali aree
sono evidenziate nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico redatto dall’ex AdB Campania Centrale nel
2015 e sono riportate in cartografia, nelle tavole di macroscenario per il rischio idraulico (IDR.01 –
IDR.06).Non si rinvengono significative aree a pericolosità e rischio elevati per la parte di territorio
metropolitano dell'ex AdB Campania Sud.
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Figura 9 – Aree a pericolosità elevata/molto elevata – Autorità di Bacino Campania Centrale, PSAI 2015
Diversamente dalla pericolosità, l’individuazione delle aree di rischio tiene conto della vulnerabilità degli
elementi esposti al pericolo; si riporta di seguito uno stralcio di alcune aree a rischio elevato.
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Figura 10 – Stralci di rischio elevato
Nell’analisi effettuata sono state selezionate, dagli areali di pericolosità idraulica, le sole aree a
pericolosità elevata P3, considerate significative per un’analisi del rischio a vasta scala, costituenti il 3%
del territorio della città metropolitana di Napoli (32,5 kmq ca.). Si è poi fatta un’intersezione di tali aree
con l’edificato residenziale esposto, a cui era già stata associata la stima della popolazione residente,
ottenendo così una classificazione degli edifici esposti sulla base degli abitanti residenti in ciascuno di essi.
Le risultanti Tavole sull’Analisi dell'esposizione sulle aree a Pericolosità Idraulica elevata (P3) mostrano i
rapporti tra le aree a rischio idraulico P3 tratte dalle cartografie allegate ai PSAI vigenti e gli elementi
sensibili individuati, riportando anche la valutazione del numero di residenti nelle sole zone ad elevata e
molto elevata pericolosità idrogeologica.
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Nella tabella seguente si riportano il numero totale di strutture residenziali e di abitanti nelle aree a
pericolosità idraulica elevata P3, suddivisi per comune.
N. Edifici residenziali in aree a N. abitanti residenti in aree a
COD_ISTAT Comune
pericolosità P3 pericolosità P3
Acerra 5 5
15063001
15063003 Agerola 4 22
15063006 Bacoli 80 425
15063007 Barano d'Ischia 274 1134
15063008 Boscoreale 94 880
Boscotrecase 193 2218
15063009
15063012 Calvizzano 114 757
15063013 Camposano 33 102
15063014 Capri 41 496
15063015 Carbonara di Nola 71 202
15063017 Casalnuovo 4 5
15063018 Casamarciano 62 109
15063019 Casamicciola Terme 74 454
15063022 Casola 69 555
15063024 Castellammare di Stabia 152 5180
15063026 Cercola 10 40
15063027 Cicciano 90 528
15063028 Cimitile 50 174
15063029 Comiziano 3 15
15063064 Ercolano 576 6094
15063031 Forio d'Ischia 129 1038
15063034 Giugliano di Napoli 15 55
15063035 Gragnano 49 1293
15063037 Ischia 130 444
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N. Edifici residenziali in aree a N. abitanti residenti in aree a
COD_ISTAT Comune
pericolosità P3 pericolosità P3
15063038 Lacco Ameno 86 506
15063039 Lettere 31 354
15063040 Liveri 35 137
15063041 Marano 153 2924
15063092 Massa di Somma 3 0
15063044 Massa Lubrense 62 221
15063046 Meta di Sorrento 19 115
15063047 Monte di Procida 39 283
15063048 Mugnano 27 564
15063049 Napoli 432 8391
15063050 Nola 340 2210
15063051 Ottaviano 1128 7864
15063052 Palma Campania 32 251
15063053 Piano di Sorrento 31 481
15063054 Pimonte 35 310
15063055 Poggiomarino 9 160
15063056 Pollena Trocchia 527 4279
15063058 Pompei 33 202
15063059 Portici 7 27
15063060 Pozzuoli 145 918
15063062 Qualiano 78 155
15063063 Quarto 130 2179
15063065 Roccarainola 144 1159
15063067 San Giorgio a Cremano 27 388
15063068 San Giuseppe Vesuviano 126 867
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N. Edifici residenziali in aree a N. abitanti residenti in aree a
COD_ISTAT Comune
pericolosità P3 pericolosità P3
15063069 San Paolo Bel Sito 13 93
San Sebastiano al
15063070 2 1
Vesuvio
15063071 Sant'Agnello 54 625
15063072 Sant'Anastasia 535 4254
15063074 Sant'Antonio Abate 60 354
Santa Maria la Carità 7 243
15063090
15063076 Saviano 56 395
15063078 Serrara Fontana 144 388
15063079 Somma Vesuviana 916 4829
15063080 Sorrento 64 795
15063081 Striano 1 2
15063082 Terzigno 342 2115
15063083 Torre Annunziata 21 166
15063084 Torre del Greco 473 5426
15063091 Trecase 296 1468
15063085 Tufino 56 164
15063086 Vico Equense 96 458
15063087 Villaricca 10 177
15063088 Visciano 82 793
15063089 Volla 5 94
Tabella 2 - Edifici residenziali ed abitanti in aree a Pericolosità P3
Nei grafici che seguono vengono riportati i dati elencati in tabella sotto forma di istogramma, per rendere
facilmente individuabili i comuni che presentano criticità maggiori e poterli confrontare con altri.
Dai dati riscontrabili in tabella e nei grafici emerge che i comuni di Napoli, Ottaviano, Ercolano, Torre del
Greco e Castellammare di Stabia hanno una larga porzione di popolazione che risiede nelle aree ad alta
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pericolosità idraulica; dall’analisi è risultato che in tutti questi comuni sono presenti oltre 5.000 abitanti
residenti in area a pericolosità P3.
Figura 11 Grafici riepilogativi – numero di abitanti residenti (sinistra) e di edifici residenziali (destra) ricadenti in aree P3 su
base comunale
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Dopo aver analizzato l’edificato e gli abitanti esposti, l’analisi è proseguita tramite l’individuazione delle
strutture strategiche e rilevanti ricadenti nelle aree a pericolosità P3. La tabella che segue mostra i
risultati, costituiti dal numero di strutture esposte per categoria, suddivise per comune. Si noti come la
categoria con il maggior numero di elementi vulnerabili risulta essere quella dei beni culturali.
n. C. Istruzione Case Palaz.
O. Superiore Centri di Strutture dello Beni
Comune C. Statale Stazioni riabilit. riposo alberghiere sport Depuratori Culturali
1 Barano d'Ischia 3 3
2 Capri 2 1
3 Casamicciola
Terme 2
4 Castellammare di
Stabia 2 1 1
5 Cicciano 1 1
6 Ercolano 1 1
7 Forio d'Ischia 2 3
8 Gragnano 5
9 Liveri 1
10 Marano 1
11 Massa Lubrense 1
12 Meta 1
13 Napoli 1 1
14 Nola 3
15 Ottaviano 3 1 1 4
16 Pollena Trocchia 1 1 4
17 Pozzuoli 2
18 Qualiano 1
19 Roccarainola 1 2
20 Sant'Agnello 1
21 Sant'Anastasia 2 1
22 Sant'Antonio
Abate 1
23 Serrara Fontana 2 1
24 Somma
Vesuviana 1 1
25 Sorrento 1 1 1
26 Torre del Greco 2 1 1
27 Terzigno
28 Trecase 1
29 Tufino 1
30 Vico Equense 1 1 1 1 1
TOTALE 2 10 7 1 3 20 1 2 37
Tabella 3 – Strutture rilevanti in aree a Pericolosità P3
Nell’allegato 16 sono riportate analiticamente le strutture rilevanti riportate nella precedente tabella 3.
Infine, si è aggiunto all’analisi un ulteriore livello di approfondimento, costituito dall’individuazione degli
elementi esposti alla pericolosità idraulica elevata suddivisi per ARS – Aree a Rischio Significativo. I dati
relativi a questa analisi vengono riportati in forma tabellare e sono riportati nell’Allegato 14.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
Va evidenziato che, nell'ambito delle attività per la redazione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni -
II Ciclo 2016-2021, con delibera n. 1 del 20/12/2019 della Conferenza Unificata Permanente dell'Autorità
di Distretto dell’Appennino Meridionale, si è proceduto alla presa d'atto del riesame ed aggiornamento, ai
sensi della direttiva 2007/60/CE e del decreto legislativo 49/2010, delle mappe della pericolosità da
alluvione e mappe del rischio di alluvioni, che in buona parte coincidono con le aree a pericolosità
idraulica del PSAI. Di conseguenza, si procederà ad una nuova definizione del macroscenario per il rischio
idraulico incrociando i dati territoriali con le suddette mappe, in occasione dell'aggiornamento periodico
del presente Piano.
Il sistema di allertamento, le comunicazioni dell'evento ed il flusso informativo sono descritti nel fascicolo
6 al paragrafo A.3.2.1. - "Sistema di Allertamento per il Rischio Idraulico e Idrogeologico" pag. 6.
Le modalità operative, in sintesi, sono riportate al fascicolo 8 "Modalità Operative" - pag. 71 e
nell'Allegato 1-2 sono riportate le azioni da porre in essere dai diversi soggetti coinvolti e le procedure
operative per funzioni supporto del C.C.S.
A.2.1.1 Rischio eventi meteo avversi
Il rischio da fenomeni meteorologici comprende eventi connessi a precipitazioni abbondanti o condizioni
meteorologiche particolari quali grandine, trombe d’aria, forti nevicate, caratterizzati da elevata
incertezza, sia previsionale che di monitoraggio. Si tratta di eventi ad elevata intensità, difficilmente
localizzabili in fase preventiva e per i quali non è possibile definirne a priori la durata.
In particolare, i forti temporali, detti anche “bombe d’acqua”, il cui termine tecnico in meteorologia è
“nubifragio”, sono caratterizzati da precipitazioni molto intense, localizzate e accompagnate da forti venti.
Durante tali fenomeni il tasso di pioggia caduta è uguale o superiore a 30 mm per ora può raggiungere
anche 70-90 mm/h.
La criticità è quindi legata all’impossibilità di prevedere la quantità e la portata di acqua scaricata durante
un solo evento
Nonostante il nubifragio sia solitamente caratterizzato da una breve durata (fino a 2-3 ore), data la sua
intensità, tale fenomeno è in grado di creare condizioni di allagamento e inondazioni e produrre ingenti
danni.
Le nuvole che danno origine alle bombe d'acqua si formano per la differenza di temperatura tra il suolo e
il cielo e possono verificarsi in ogni periodo dell'anno ma, in base alle esperienze acquisite,
particolarmente critici sono gli eventi pluviometrici con forte componente convettiva che si registrano tra
la fine della stagione estiva e l’inizio dell’autunno (tra fine agosto ed ottobre) e che interessano
soprattutto i rilievi collinari e montani della fascia tirrenica. L'aria calda proveniente dal mare sale fino a
incontrare correnti più fredde che la fanno condensare e favoriscono la formazione di nubi
temporalesche. Nel periodo estivo, quando le acque marine sono più calde, e nei primi mesi d'autunno,
quando la temperatura dell'aria inizia a calare, questi fenomeni sono più frequenti perché la differenza tra
masse d'aria (quella umida e calda proveniente dal mare e quella più fredda negli strati superiori
dell'atmosfera) aumenta.
Questi eventi, come evidenziato, sono caratterizzati da durate di poche decine di minuti ed una
estensione spaziale di pochi chilometri. Le maggiori situazioni di crisi in occasione di questi eventi si sono
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
verificate nelle aree urbane pedemontane che sottendono bacini collinari o montani di pochi chilometri
quadrati.
Gli scenari prevalenti di rischio sono associati a piene improvvise con trasporto intenso di detriti negli
impluvi naturali e nella rete di drenaggio urbana, spesso in cattivo stato di manutenzione al termine della
stagione estiva. Particolarmente a rischio risultano essere i sottopassi e le volumetrie edificate sottoposte
al piano stradale, soggetti a rapido allagamento.
Altre situazioni di elevato rischio si registrano in corrispondenza degli alvei-strada, dove le piene sono
particolarmente temibili per il trasporto intenso di detriti sul piano stradale e per la mobilitazione delle
automobili presenti. In occasione di questi eventi sono anche frequenti frane localizzate sui versanti in
corrispondenza di tagli stradali, con disagi notevoli alla viabilità urbana ed extra-urbana.
Le principali criticità di protezione civile strettamente legate a tali eventi possono quindi essere legate, ad
esempio al rischio di intrappolamento di persone nei sottopassi allagati, in piani seminterrati, scantinati,
ecc., ma anche alle difficoltà di funzionamento della viabilità in generale (anche finalizzata al soccorso di
persone) e al possibile danneggiamento di strutture rilevanti ai fini di protezione civile.
Tali eventi sono suscettibili di causare sia fenomeni quali allagamenti/alluvioni, sia fenomeni di dissesto
dei versanti in funzione della durata, dell’intensità, e potenzialmente possono dar luogo anche a
fulminazioni, forti raffiche di vento, trombe d’aria e grandine.
In generale, tali fenomeni, intrinsecamente caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di
localizzazione, tempistica e intensità, non possono essere oggetto di una affidabile previsione
quantitativa. L’intervallo temporale occorrente tra la manifestazione dei precursori e gli effetti al suolo è
spesso troppo breve per poter attivare un’efficace sistema di allertamento.
Viste le ridotte scale temporali e spaziali in gioco, la stessa rete di monitoraggio idropluviometrica
potrebbe tuttavia non essere in grado di rilevare l’occorrenza di questo tipo di eventi.
E’ quindi molto elevata la possibilità che i precursori pluviometrici non siano in grado di rilevare le criticità
che si possono determinare sul territorio.
In presenza di tali fenomeni intensi, sempre più frequentemente, gli invasi e/o la rete idrica stessa dei
Comuni della città metropolitana non riescono a far fronte a tali eventuali improvvisi incrementi di acqua.
In questi casi, possono verificarsi tutti gli effetti precedentemente indicati. Tale fenomeno è definito come
“Urban flooding”, evento specifico per le aree urbane in cui è carente il sistema di drenaggio delle acque
superficiali, che può innescarsi appunto a seguito di precipitazioni di forte intensità e, generalmente di
breve durata1, a causa della scarsa capacità di resilienza della rete di drenaggio e della rete fognaria.
Purtroppo tale fenomeno, con diversa intensità e frequenza, interessa ormai l'intero territorio
metropolitano.
1
Fenomeni prolungati ma di debole intensità risultano meno impattanti sulla resilienza della rete acque meteoriche
comunali, che è in grado, in tali casi, di consentire maggiormente il deflusso delle acque.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
In considerazione della notevole diffusione di tale fenomenologia negli ultimi anni, il Sistema di
Allertamento Regionale per il rischio idrogeologico e idraulico ha previsto l'introduzione di una specifica
criticità relativa a tali eventi.
Criticità idrogeologica per temporali: rischio derivante da fenomeni meteorologici caratterizzati da elevata
incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità. L'allerta viene emessa in
funzione della probabilità di accadimento del fenomeno, della presenza di una forzante meteo più o meno
riconoscibile e della probabile persistenza dei fenomeni.
All'incertezza della previsione si associa inoltre la difficoltà di disporre in tempo utile di dati di
monitoraggio strumentali per aggiornare la previsione degli scenari d'evento.
Allo stato attuale, non sono prevedibili con sufficiente accuratezza ai fini dell'allertamento gli eventi
pluviometrici intensi di breve durata che riguardano porzioni di territorio limitate a poche decine di
chilometri quadrati e che risultano critici per il reticolo idrografico minore e per le reti fognarie. Per tali
motivi la pianificazione di emergenza comunale deve prevedere una attività di presidio territoriale e
un’analisi, ancorché speditiva, dei punti critici sul territorio comunale.
Il massimo livello di allerta previsto per i temporali è quello arancione. Non è previsto un codice di allerta
rosso specifico per i temporali perché tali fenomeni, in questo caso, sono associati a condizioni meteo
perturbate intense e diffuse che già caratterizzano lo scenario di criticità idrogeologica rossa. Anche gli
effetti e i danni prodotti sono gli stessi.
Nelle comunicazioni, la valutazione del rischio si può sintetizzare in “ALLERTA GIALLA - ARANCIONE PER
TEMPORALI” con la descrizione dello scenario di evento associato e gli effetti e danni relativi ai diversi
livelli di allerta previsti. Di seguito si riporta una sintesi di tali descrizioni:
ALLERTA GIALLA
Descrizione del fenomeno meteorologico Possibili effetti di danno
Temporali organizzati, caratterizzati da un’elevata - Occasionale pericolo per la sicurezza delle persone con possibile
intensità e rapidità di evoluzione, con probabili effetti perdita di vite umane per cause incidentali;
associati, anche non contemporanei, di: fulminazioni, - Localizzati allagamenti di locali interrati e di quelli posti al piano
grandine, raffiche di vento e piogge di forte intensità. terreno lungo vie potenzialmente interessate da deflussi idrici;
Non si esclude lo sviluppo di trombe d’aria. - Danni localizzati a infrastrutture, edifici e attività agricole, cantieri,
Le piogge di forte intensità possono provocare insediamenti civili e industriali interessati da fenomeni di versante
allagamenti localizzati, scorrimento superficiale delle o dallo scorrimento superficiale delle acque;
acque nelle strade, rigurgito o tracimazione dei sistemi di - Localizzati danni alle coperture e alle strutture provvisorie con
smaltimento delle acque piovane. trasporto di materiali a causa di forti raffiche di vento o trombe
Nelle zone di allerta collinari e montane le piogge di forte d’aria;
intensità a carattere temporalesco possono generare - Localizzate rotture di rami, caduta di alberi e abbattimento di pali,
localizzati fenomeni di erosione, colate rapide, segnaletica e impalcature con conseguenti effetti sulla viabilità e
innalzamento dei livelli idrometrici nel reticolo sulle reti aeree di comunicazione e di distribuzione di servizi (in
idrografico minore, caduta massi e limitati scivolamenti particolare telefonia, elettricità), possibili sradicamenti di alberi in
di roccia e detrito. caso di trombe d’aria.
- Localizzati danni e pericolo per la sicurezza delle persone per la
presenza di detriti e di materiale sollevato in aria e in ricaduta, in
caso di trombe d’aria.
- Localizzati danni alle colture agricole, alle coperture di edifici e agli
automezzi a causa di grandinate.
- Localizzati inneschi di incendi e lesioni da fulminazione.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
ALLERTA ARANCIONE
Descrizione del fenomeno meteorologico Possibili effetti di danno
Temporali organizzati e/o persistenti caratterizzati da Pericolo per la sicurezza delle persone con possibili perdite di
un’elevata intensità, con effetti associati, anche non vite umane;
contemporanei, di: fulminazioni, grandine, raffiche di vento e - Diffusi allagamenti di locali interrati e di quelli posti al piano
piogge di intensità molto forte. Non si esclude lo sviluppo di terreno lungo vie potenzialmente interessate da deflussi idrici;
trombe d’aria. - Danni diffusi a infrastrutture, edifici e attività agricole,
Le piogge di intensità molto forte possono provocare cantieri, insediamenti civili e industriali interessati da
allagamenti diffusi, con scorrimento superficiale delle acque, fenomeni di versante o dallo scorrimento superficiale delle
rigurgito o tracimazione dei sistemi di smaltimento delle acque acque;
piovane. - Diffusi danni alle coperture e alle strutture provvisorie con
Nelle zone di allerta collinari e montane piogge di intensità trasporto di materiali a causa di forti raffiche di vento o
molto forte, a carattere temporalesco, possono generare trombe d’aria;
diffusi fenomeni di erosione, colate rapide, innalzamento dei - Diffuse rotture di rami, caduta di alberi e abbattimento di
livelli idrometrici nel reticolo idrografico minore, caduta massi pali, segnaletica e impalcature con conseguenti effetti sulla
e limitati scivolamenti di roccia e detrito viabilità e sulle reti aeree di comunicazione e di distribuzione
di servizi (in particolare telefonia, elettricità); possibili
sradicamenti di alberi in caso di trombe d’aria;
- Diffusi danni e pericolo per la sicurezza delle persone per la
presenza di detriti e di materiale sollevato in aria e in ricaduta,
in caso di trombe d’aria;
- Diffusi danni alle colture agricole, alle coperture di edifici e
agli automezzi a causa di grandinate;
- Diffusi inneschi di incendi e lesioni da fulminazione
Altri eventi legati alle condizioni meteorologiche e che quindi si possono considerare “prevedibili” sono:
Ondate di calore
Vento forte e trombe d’aria
Neve e gelate
ONDATE DI CALORE
Criticità per temperature estreme – rischio colpi calore: tale tipologia di rischio è principalmente legata
alle criticità connesse ai fenomeni di temperature anomale, previste rispetto alla media regionale, nel
caso specifico nei mesi estivi: cioè da maggio a settembre per le temperature elevate. Le elevate
temperature senza precedenti dell’estate 2003 e 2017 sul territorio italiano rendono necessario porre
l’attenzione anche sul rischio ondate di calore che possono comportare conseguenze per la popolazione
(in particolare per alcune categorie di persone come persone affette da patologie, donne in gravidanza,
anziani o infanti) nonché per gli allevamenti e per le coltivazioni determinando quindi una situazione di
disagio bioclimatico esteso. In generale i livelli possibili sono (definiti in funzione dell’indice di Thor –
disagio climatico):
Livello 0 Condizioni meteorologiche che non comportano rischi per la salute della popolazione
Livello 1 Pre-allerta. Condizioni meteorologiche che possono precedere il verificarsi di un'ondata
di calore
Livello 2 Temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi
sulla salute della popolazione, in particolare nei sottogruppi di popolazione suscettibili
Livello 3 Ondata di calore. Condizioni ad elevato rischio che persistono per 3 o più giorni
consecutivi
Indice di disagio climatico
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
(°C) Descrizione Possibili effetti di danno
Temperature nella Condizioni che non comportano un rischio per la salute della
T max ≤ 37 °C norma o poco popolazione, non si escludono limitate conseguenze sulle condizioni di
superiori. salute delle persone più vulnerabili.
T max ≥ 38 °C
- Possibili conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più
oppure Temperature medio -
vulnerabili.
T max ≥ 37 °C alte o prolungate su
- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole
da almeno 2 più giorni.
e/o attività fisica.
giorni
- Probabili conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più
T max ≥ 39 °C
vulnerabili.
oppure Temperature alte
- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole
T max ≥ 38 °C o prolungate
e/o attività fisica.
da almeno 2 su più giorni.
- Possibili locali interruzioni dell’erogazione di energia elettrica dovute al
giorni
sovraccarico della rete.
- Gravi conseguenze sulle condizioni di salute delle persone più
T max ≥ 40 °C
vulnerabili e possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive.
oppure Temperature molto
- Colpi di calore e disidratazione in seguito ad elevate esposizioni al sole
T max ≥ 39 °C alte o prolungate su
e/o attività fisica.
da almeno 2 più giorni.
- Possibili prolungate e/o diffuse interruzioni dell’erogazione di energia
giorni
elettrica dovute al sovraccarico della rete.
Effetti di danno da temperature estreme
Napoli rientra nell’elenco delle 34 città per le quali è attivo il Piano nazionale per la prevenzione degli
effetti del caldo sulla salute.
Sistemi di allarme HHWWS: I sistemi di allarme, Health Watch Warning Systems (HHWWS), utilizzano le
previsioni meteorologiche sono in grado di prevedere, fino a 72 ore di anticipo, il verificarsi di condizioni
climatiche a rischio per la salute della popolazione. I risultati vengono riportati in un bollettino sintetico
che contiene le previsioni meteorologiche riassuntive ed un livello di allarme graduato(livello 1, 2, 3) a cui
sono correlati consigli sui comportamenti e attenzioni da tenere.
Livello 1 pre-allerta indica condizioni meteorologiche che possono precedere il verificarsi di un’ondata
di calore
Livello 2 indica condizioni meteorologiche che possono rappresentare un rischio per la salute, in
particolare nei sottogruppi di popolazione più suscettibili
Livello 3 indica condizioni di emergenza (ondata di calore) con possibili effetti negativi sulla salute di
persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto
piccoli e le persone affette da malattie croniche
I Bollettini sono emessi quotidianamente nel periodo estivo e pubblicati sul Portale del Ministero della
salute e inviati per ogni città ad un centro di riferimento locale.
http://www.salute.gov.it/portale/caldo/homeCaldo.jsp
Il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG) ha lo scopo di monitorare in tempo reale il
numero di decessi giornalieri nella popolazione anziana (età 65 anni e oltre), al fine di monitorare
l’impatto in tempo reale degli eventi meteorologici estremi sulla salute.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, in Campania sono presenti diversi Enti che
offrono servizi di assistenza alla popolazione in caso di emergenza per ondata di calore.
NUMERI
PO ENTE UTILI ORARIO SERVIZI OFFERTI
Azienda 800896980 mese di luglio: solo sab-dom dalle 8:00 Info generali al pubblico su
Sanitaria alle 20:00 - mese di agosto lun-dom emergenza caldo e
Locale dalle 8:00 alle 20:00 assistenza geriatrica e
Napoli 1 infermieristica domiciliare
Comune di 081/5627027 dal 1 luglio al 30 settembre Servizio di Call center dedicato per
Napoli telefonia Sociale La Centrale operativa emergenze di carattere
è attiva tutti i giorni, compresi i festivi, sociale.
24 ore su 24, contattando il numero
telefonico 081/5627027. La chiamata è
soggetta a tariffa telefonica urbana.
ASL BN1 800034499 è gratuito ed è attivo tutti i giorni, Ascolto-Aiuto-Assistenza e
anche la Domenica, dalle ore 08:00 alle informazione sui servizi
ore 20:00. offerti
Contatti in caso di ondata di calore
In caso di ondata di calore (considerata comunque a probabilità molto bassa), l’impatto maggiore come
anticipato risulta sulle seguenti categorie della popolazione caratterizzati da una limitata capacità di
termoregolazione fisiologica o ridotta possibilità di mettere in atto comportamenti protettivi.
Tra le categorie più a rischio:
le persone anziane
i neonati e i bambini
le donne in gravidanza
le persone con malattie croniche (malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale, morbo di
Parkinson etc.)
le persone con disturbi psichici
le persone con ridotta mobilità e/o non autosufficienti
le persone che assumono regolarmente farmaci
le persone che fanno uso di alcol e droghe
le persone, anche giovani, che fanno esercizio fisico o svolgono un lavoro intenso all’aria aperta
Quasi tutti i Comuni del territorio della città metropolitana di Napoli, sono classificati a rischio elevato
ondate di calore e qualcuno a rischio moderato (Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Pimonte,
Roccarainola, Vico Equense) così come risulta nella DGR 870/2005 pubblicata nel BURC n° 37/2005.
Si citano, a titolo esemplificativo, il Bollettino del Ministero della Salute per livello 3 ondata di calore per il
28 giugno -Napoli e bollettino, emesso dal Centro Funzionale della protezione civile regionale, di allerta
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
per ondata di calore nei Comuni della città metropolitana a rischio elevato, umidità superiore al 70/80% e
temperature superiori a 38% per le giornate del 24 e 25 luglio 2019.
VENTO FORTE, TROMBE D’ARIA
Criticità per forte vento: il principale indicatore per la valutazione di pericolosità del vento è l’intensità
dello stesso. In base alla loro velocità, i venti vengono classificati in dodici gradi di intensità, secondo una
scala di misura detta di Beaufort, di cui si riporta un estratto.
Gradi di intensità del vento
Legati al vento forte, tra gli eventi meteorologici avversi, seppur rari, rientrano anche le trombe
d’aria/tornado definiti come una colonna d'aria in violenta rotazione pendente da un cumulonembo e
quasi sempre osservabile come una "nube a imbuto" o tuba, spesso associati a forti precipitazioni.
L’intensità di tali fenomeni è valutata in conformità alla scala Fujita che fornisce una misura empirica
dell'intensità di un tornado, in funzione dei danni inflitti alle strutture costruite dall'uomo, come riportato
nella tabella sottostante.
Velocità del
Frequenza
Categoria vento Danni potenziali
relativa
[km/h]
Danni leggeri. Alcuni danni ai comignoli e caduta di rami, cartelli
F0 105–137 38.9%
stradali divelti.
Danni moderati. Asportazione di tegole; danneggiamento di case
F1 138–178 35.6%
prefabbricate; auto fuori strada.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
Velocità del
Frequenza
Categoria vento Danni potenziali
relativa
[km/h]
Danni considerevoli. Scoperchiamento di tetti; distruzione di case
F2 179–218 19.4% prefabbricate; ribaltamento di camion; sradicamento di grossi
alberi; sollevamento di auto da terra.
Danni gravi. Asportazione tegole o abbattimento di muri di case in
F3 219–266 4.9% mattoni; ribaltamento di treni; sradicamento di alberi anche in
boschi e foreste; sollevamento di auto pesanti dal terreno.
Danni devastanti. Distruzione totale di case in mattoni.; strutture
F4 267–322 1.1% con deboli fondazioni scagliate a grande distanza; sollevamento
totale di auto ad alta velocità.
Danni incredibili. Case sollevate dalle fondazioni e scaraventate
Meno dello
F5 >322 talmente lontano da essere disintegrate; automobili scaraventate
0.1%
in aria come missili per oltre 100 metri; alberi sradicati.
Scala Fujita.
Tipicamente in Italia l’intensità delle trombe d’aria è generalmente inferiore alla categoria F3.
Le trombe d’aria, per definizione, sono fenomeni meteorologici osservabili nell’atmosfera che traggono
origine dalla modificazione del vapore acqueo che si trasforma in un insieme di particelle d’acqua, liquide
o solide, in sospensione o in caduta. Data la rapidità con cui si verificano tali fenomeni meteorologici,
violenti e di dimensioni circoscritte, la loro prevedibilità a volte non è possibile o non lo è con un congruo
anticipo.
Qualora l’evento dovesse manifestarsi sul territorio questo evento improvviso con caratteristiche di
calamità ed effetti rovinosi per le strutture e per la sicurezza della popolazione, si attuano le misure per
l’emergenza, con l’avvio immediato delle operazioni di soccorso.
NEVE E GELATE
Anche le nevicate, specie se avvengono in contesti urbani in cui tale fenomeno non risulta essere
particolarmente frequente, può rappresentare un rischio considerevole per la popolazione e per le attività
economiche e, a causa di un’eccessiva impreparazione, può accadere che in caso di nevicate anche non
particolarmente eccezionali ci si ritrovi nella situazione in cui non siano fattibili gli interventi di sgombero
con i normali mezzi a disposizione degli Enti preposti.
La natura prevedibile dell’evento di carattere nevoso impone in particolare, di dedicare la massima
attenzione alle previsioni meteorologiche che precedono l’evento.
Un’altra criticità può essere legata alle basse temperature (sotto lo zero) persistenti, che, in presenza di
neve, non ne permettono lo scioglimento, ma anzi comportano la formazione, specialmente nelle ore
notturne di uno strato più o meno sottile di ghiaccio diffuso ovunque.
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Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
Gli aspetti da valutare/gestire in caso di forti nevicate e gelate riguardano principalmente i disagi legati
alla viabilità, in particolare il rischio incidenti stradali e caduta di rami in strada, la definizione di percorsi
alternativi.
E’ da considerare, infine, anche la gestione del servizio scolastico. È facoltà e competenza esclusiva dei
Sindaci, relativamente al proprio territorio, valutare ed emettere provvedimenti di chiusura dei plessi
scolastici per assicurare la sicurezza degli accessi all’edificio e la funzionalità degli impianti, del servizio di
trasporto (pulmini scolastici) e il vitto anche dove non previsto in caso di prolungamento forzato.
Le aree del territorio metropolitano più interessate da questa problematica sono ovviamente quelle
altimetricamente più elevate quali i Comuni della dorsale dei Monti Lattari (Agerola, Vico Equense,
Pimonte, Gragnano, Casola di Napoli, Lettere), la parte alta del Vesuvio e i comuni della dorsale dei monti
d'Avella (Visciano, Casamarciano, Tufino, Roccarainola, Carbonara di Nola, Palma Campana) dove nella
stagione invernale le nevicate possono rendere difficoltoso raggiungere le frazioni più alte. Tali situazioni
di carattere più locale sono gestite dai Comuni con l'ausilio degli enti gestori delle strade.
Per la gestione delle problematiche derivanti da tipologie di eventi più intensi, si fa riferimento al Piano
operativo per la gestione coordinata delle emergenze in materia di viabilità connesse al rischio neve
emesso dalla Prefettura di Napoli(edizione aggiornata 2021), la cui una sintetica descrizione è riportata
nel fascicolo 6 al cap. A.3. Indicatori di evento e sistema di risposta di protezione civile pag. 15.
Sebbene le precipitazioni nevose non siano molto frequenti nel territorio in esame, si cita, a titolo
esemplificativo, oltre alla forte nevicata del febbraio 2012, la recente nevicata di febbraio 2018 fino a 20
cm, che ha determinato ingenti problemi di viabilità, e la chiusura dell’aeroporto di Capodichino.
Più recentemente, nel gennaio 2020 e nel marzo 2020 ci sono stati avvisi di allerta neve emessi dal Centro
Funzionale della Regione Campania.
Link piano neve:
http://www.prefettura.it/FILES/AllegatiPag/1221/2021__PIANO_NEVE_AGGIORNATO.pdf
Pag. 29 di 39Piano Metropolitano di Protezione Civile
Città Metropolitana di Napoli Fascicolo 2 - Rischio idraulico, eventi meteo, idrogeologico
A.2.2. Rischio Idrogeologico
Nel seguito, si fa riferimento al rischio indotto da potenziali fenomeni di instabilità di versante (frane).
Nello specifico, si è affrontato il tema della Pericolosità da frana, definita come la probabilità che un
fenomeno potenzialmente distruttivo (una frana) si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data
area (Varnes e IAEG, 1984).
La base di partenza dell’analisi effettuata per il rischio da dissesti di versanti consiste nella cartografia
allegata ai Piani Stralci per l’Assetto Idrogeologico vigenti sul territorio della città metropolitana.
Attualmente l’autorità competente per la pianificazione in materia di rischio da dissesti di versante è il
Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale (D.Lgs. 152/06, Legge 221/2015 e D.M. 294/2016) ma il
PSAI a cui si deve far riferimento è essenzialmente quello dell’ex Autorità di Bacino della Campania
Centrale relativamente ai territori delle UOM Nord Occidentale di Napoli e UOM Sarno (PSAI adottato con
Delibera di Adozione del Comitato Istituzionale n.1 del 23/02/2015) ed in minima parte (i versanti
degradanti verso il golfo di Salerno dei comuni di Vico Equense, Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Massa
Lubrense) a quello dell’ex Autorità di Bacino Regionale di Campania Sud ed interregionale per il bacino
idrografico del fiume Sele relativamente al territorio dell’UOM Destra Sele (PSAI Adottato con Delibera di
Comitato Istituzionale n. 10 del 28.03.11; BURC n. 26 del 26 aprile 2011 dell'ex Autorità di Bacino Destra
Sele).
Sulla base della perimetrazione delle aree a pericolosità elevata (P4) e molto elevata (P3) (cfr. Linee Guida
Regione Campania 2013) sono stati individuati (scenario di rischio statico), tramite procedura di
intersezione dei file vettoriali relativi alle aree P3 e P4 con la CTR 2011 ed i file vettoriali delle strutture
sensibili tramite strumento GIS, tutti gli elementi esposti, ovvero le persone e i beni che si ritiene
potrebbero essere interessati da tutti i possibili eventi attesi, quelli, cioè, che ricadono all’interno delle
suddette aree. Per la metodologia dell’elaborazione delle carte di pericolosità si rimanda alle relative
relazioni tecniche allegate ai PSAI di riferimento.
La superficie del territorio della città metropolitana esposta a pericolosità da frana P3/P4 è pari a
199,03km2, cioè il 16% dell’intera superficie (1172,93 km2). Le aree a rischio R3/R4 si concentrano in
determinati settori del territorio dell’ex provincia napoletana, e cioè in prevalenza lungo la dorsale monti
Lattari – Penisola Sorrentina – isola di Capri (Comuni di Sant’Antonio Abate, Lettere, Casola di Napoli,
Pimonte, Agerola, Gragnano, Castellammare di Stabia, Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento,
Sant’Agnello, Sorrento, Massa Lubrense, Capri ed Anacapri), nelle isole di Ischia e Procida (comuni di
Procida, Ischia, Serrara Fontana, Barano d’Ischia, Forio, Casamicciola Terme e Lacco Ameno), nelle aree
collinari dei Campi Flegrei (comuni di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Marano di Napoli
e Villaricca) ed infine lungo le pendici del Vesuvio (comuni di Ercolano, Torre del Greco, Trecase,
Boscotrecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Massa di
Somma, Pollena Trocchia e San Sebastian al Vesuvio) e delle pendici dei Monti di Avella (Palma Campania,
Carbonara di Nola, Liveri, San Paolo Belsito, Nola, Casamarciano, Visciano e Roccarainola).
Di seguito si riportano, in forme di grafici e tabelle, il numero totale di strutture residenziali e di abitanti a
rischio ed il numero e la tipologia di struttura sensibile a rischio da dissesti di versante suddiviso per
comune (sono stati considerati unicamente i comuni dove ricadono aree a pericolosità P3 e P4), mentre in
allegato si riportano le tavole con l’ubicazione delle aree di pericolosità, gli edifici a rischio ed il numero di
abitanti in funzione del numero di abitanti totali.
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