Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia

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Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia
Patchwork, un mosaico di storie
Coprodotto da Segni d’infanzia e Théâtre du Gros Mécano di Québec City, Canada, in collaborazione con Accademia
Perduta/Romagna Teatri, Atrium di Chaville Parigi e Museo Benaki di Atene.

Patchwork un mosaico di storie, scritto e diretto a quattro mani, è frutto di una coproduzione internazionale.
La produzione ha due cast gemelli uno italiano e uno candese. Lo spettacolo, più visuale ed espressivo che di parola,
affronta il tema dell'identità nella società contemporanea e multiculturale di oggi mettendo in scena l’incontro di due
personaggi che si esprimono in italiano, inglese e francese senza ostacolare la comprensione del racconto.

testo e regia di Cristina Cazzola e Carol Cassistat             Produzione
scritto in collaborazione con Lucio Diana                       Accademia Perduta/Romagna Teatri, Théâtre du Gros Mécano
con Sara Zoia e Daniele Tessaro                                 (Québec City), Segni d’infanzia Associazione, Atrium de Chaville
scene e Luci Lucio Diana                                        Musée national des beaux-arts du Québec (Parigi),
musiche originali Nicolas Jobin                                 Museo Benaki (Atene)
Genere Teatro visuale e d’attore
Durata 55 minuti   Età consigliata Dai 7 anni e tutto pubblico dai 5. Adatto anche per scuole medie e superiori.
Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia
L’ispirazione                                           Sono quella che sono.
                                                        Un caso inconcepibile
                                                        come ogni caso.

                                                        In fondo avrei potuto avere
Chi siamo noi?                                          altri antenati,
                                                        e così avrei preso il volo
Come si costruisce la nostra identità?                  da un altro nido […]
                                                        e ciò vorrebbe dire,
                                                        Qualcuno di totalmente diverso.

Siamo partiti da un’immagine.                           Nella moltitudine
                                                        di Wislawa Szymborska
Una coperta patchwork, una courtepointe
come la chiamano in Québec, fatta di tanti pezzi di stoffa diversi.

Spesso tessuta a più mani, può raccontare la storia di una persona, di un
evento, di un’intera famiglia o di una generazione. Parla dell’identità fatta
di tanti frammenti diversi, parla di noi, e del nostro essere multiculturali,
dell’umanità sempre più multicolore e multietnica, ma con radici che si
intrecciano.
Storie di famiglia e alberi genealogici che non possono che contenere ed
essere il frutto di molti viaggi. Un’identità generata da incontri e scontri,
frutto di mille migrazioni.
E così si costruisce la nostra storia privata, la nostra identità, un mosaico
di storie che partendo dall’Africa con la nostra antenata Lucy la prima
australopiteco, ripercorre i grandi viaggi dell’umanità.
Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia
IL VIAGGIO e l’incontro dell’altro

                                                                                    Ci sono dunque frontiere tacitamente stabilite,

                                                                    ma a volte è un bene valicarle a patto di farlo con rispetto […]

                                                                                                                           sempre,

                                                                           quando andiamo verso l’altro per condurlo verso di noi.

                                                          Vengo sempre da altrove, intervista a Mohammed Amraoui di Elena Chiti

Patchwork, un mosaico di storie non nasce solo come processo produttivo di uno spettacolo, ma anche come un
percorso collettivo volto a far emergere storie di micro e macro migrazioni.
Vuole stimolare una sensibilità e accendere uno sguardo diverso, capace di leggere e ritrovare nella
storia privata e universale la specificità del genere umano nel suo essere migrante.
Lo spettacolo nasce da un incontro per raccontare di popoli che nel tempo si sono mischiati e hanno trovato nella
capacità di accogliere le culture altre la possibilità di uno scambio che da sempre genera evoluzione e crescita.
Il racconto è spesso affidato agli oggetti in quanto custodi di tutti gli accadimenti: sia quelli che riempiono le nostre
case e che portano le nostre storie personali, sia quelli raccolti nei musei che portano le storie dell’intera umanità.
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Immagine dalla scenografia

Lo spettacolo è la prima azione concreta che vuole avere un seguito raccogliendo e promuovendo la creazione di altri
spettacoli, progetti, laboratori o azioni creative capaci di sottolineare la nostra natura meticcia.
Si vuole creare una piattaforma digitale che possa raccogliere e dare visibilità sia a semplici oggetti, che a progetti
anche complessi, ma accomunati da un tema: sensibilizzare e fare emergere la nostra identità migrante, multietnica e
multiculturale… realizzare un patchwork!
Un progetto di network europeo che usa il teatro per generare una sensibilità verso ciò che è nuovo e diverso
raccontandone le storie.
Un progetto che mira ad abbattere le paure portatrici di odio e razzismo.
Un filo rosso capace di aiutarci a tessere insieme e a riconoscere la nostra identità multiculturale.
Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia
Lo spettacolo è stato realizzato da un cast misto di quattro attori e di
due registi drammaturghi che, provenendo da paesi diversi (Canada e
Italia) e in alcuni casi non parlando la stessa lingua, hanno
partecipato al processo di creazione durato due anni attraverso un
oceano e 8 ore di fuso orario.
Lo spettacolo si propone come inizio di una conversazione con
spettatori, giovani e adulti, operatori e artisti che, toccati dal
tema ‘Patchwork identity’ vogliano collaborare attivamente attraverso
azioni creative.
L’obiettivo è quello di aumentare la percezione collettiva e la
consapevolezza nelle nuove e vecchie generazioni che l’uomo non
può prescindere dall’essere frutto degli incontri tra le culture.

Cristina Cazzola, regista e drammaturga

                               Un bozzetto di scenografia realizzata da Lucio Diana
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LA TRAMA

                                                                     Sara Zoia e Daniele Tessaro
                                                                     durante le prove a Lecce presso Cantieri Teatrali Koreja

Due personaggi s'incontrano in un luogo senza spazio e senza tempo.
Lui è un antropologo, lei una sarta, si trovano per motivi di lavoro in un luogo di passaggio: un aeroporto.
Non parlano la stessa lingua ma comunicando con sguardi, gesti e parole semplici; usando il potere narrativo degli
oggetti creano un linguaggio comune che rende possibile e divertente la comunicazione.
Ogni dettaglio del loro bagaglio racconta qualcosa, alcuni oggetti li accomunano, altri li sorprendono e iniziano così a
raccontare viaggi e avventure di famiglia. L’incontro presto si trasforma in un gioco teatrale dove adulti e bambini
sono coinvolti nella riflessione su due domande che da sempre ci accompagnano: chi siamo e da dove veniamo.
Un divertente percorso a ritroso fra i rami degli alberi genealogici e le migrazioni che hanno costruito la storia
dell'umanità, per scoprire che, da sempre, la nostra identità è un patchwork, parte di una Storia più grande dove
ciascuno di noi è un unico e indispensabile tassello.
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I TEMI

- Il viaggio come possibilità di crescita e trasformazione soprattutto
grazie all’incontro con l’altro.
La relazione fra la Storia dell’umanità e la storia dell’individuo. La
Storia con la “S” maiuscola e quella privata con la “s”
minuscola.
- L’identità della famiglia contemporanea sempre più spesso
multietnica.
- La capacità degli oggetti di evocare storie.
- Il tema della migrazione raccontato a partire dai viaggi degli
oggetti conservati in un museo antropologico, testimonianza delle
nostre rotte nella Storia.
- L'integrazione fra i popoli raccontata tramite oggetti appartenenti
alle loro tradizioni.
- L’incontro e lo scambio di punti di vista tra individui
appartenenti a culture differenti.
- La comunicazione non verbale.
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TECNICHE E LINGUAGGI

Lo spettacolo mette in scena l’incontro fra due personaggi molto diversi fra loro che, pur non parlando la stessa lingua,
ma che grazie a una serie di oggetti capaci di evocare racconti riescono a comprendersi e a costruire un linguaggio
astratto. Una semplice borraccia, oggetto che, in quanto capace di contenere liquidi ha dato il via alla vita nomade
dell’uomo permettendogli di allontanarsi dalle fonti d’acqua, dà l’inizio al racconto del grande viaggio della storia
dell'umanità.
I linguaggi usati sono un po’ come il tema dello spettacolo un patchwork di stili che i personaggi attraversano passando
da una recitazione naturalistica al mimo, alle ombre .
Grazie a un gioco di movimenti, danza, luci e parole gli spettatori assistono all’evoluzione dell’uomo a partire da un
pesce, alla guerra evocata in un gioco di ombre, alla danza africana che si intreccia con il canto e i proverbi popolari.
Per questa sua natura ricca di spunti, anche dal punto di vista dei linguaggi utilizzati, lo spettacolo si presta a una visione
e lettura a più livelli adatta a più fasce d’età.

SCENOGRAFIE E COSTUMI

Lo spazio in cui si svolge la storia è un aeroporto. Questo luogo è evocato con
semplici elementi astratti. L’antropologo è nell’aeroporto per allestire una mostra
sul viaggio dell’umanità e le scale che usa per costruirla, poco a poco,
trasformano lo spazio scenico in un planisfero. Su questa mappa
tridimensionale Claude e Martha viaggiano, collocano gli oggetti, tracciano
con un filo rosso le rotte dei percorsi che hanno compiuto e ne raccontano le
mille avventure che si intrecciano con le storie dei personaggi e delle loro
famiglie diventando simboli dell’intera umanità. Sulla scena resta così una
grande installazione che ha come tema “il grande viaggio dell’uomo” e con cui gli
spettatori possono, una volta terminato lo spettacolo, interagire.
Patchwork, un mosaico di storie - Segni d'Infanzia
METODO DI LAVORO UTILIZZATO PER LA CREAZIONE DELLO SPETTACOLO
Per comprendere e analizzare il processo che rende possibile il dialogo e l’incontro tra culture, il progetto nasce come
coproduzione internazionale e gli step di lavoro che hanno portato alla realizzazione dello spettacolo hanno coinvolto un
cast di artisti e professionisti del settore provenienti da 3 paesi diversi: Italia, Grecia e Canada.
Durante le prove è stato fatto un lavoro di improvvisazione fra attori che non parlavano la stessa lingua al fine di
osservare il processo che fa cadere le barriere linguistiche e difensive messe in atto da due persone estranee che si
incontrano.
Dopo quattro residenze artistiche in due paesi diversi il gruppo di lavoro è pervenuto alla scrittura di un testo finalizzato
da Carol Cassistat e Cristina Cazzola con la collaborazione di Lucio Diana.

La drammaturgia dello spettacolo è stata sviluppata seguendo
diverse fasi:

1. Fase di ricerca nei 2 musei che hanno contribuito alla
produzione dello spettacolo, il Museo Benaki di Atene e il Museo
di Belle Arti di Québec City che hanno ospitato una serie di
laboratori/installazioni aperte in cui gli artisti hanno incontrato il
pubblico raccogliendo materiali quali storie e risposte alla
domanda “cosa è patchwork identity?“, oppure “è vero che
abbiamo una patchwork identity?“, “quando capisci di essere un
patchwork?”.
Lo spazio è stato allestito come un museo degli oggetti e i
visitatori erano invitati a inventarne o dedurne le storie se non ad
aggiungerne di proprie alla collezione gli oggetti stessi.
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2. Residenze artistiche tra Italia e Canada (2017) durante le quali a partire
dal canovaccio si è scritto il testo seguendo le improvvisazioni degli artisti e
una bibliografia di testi relativi al viaggio, alle migrazioni e
all’integrazione culturale.

3. Il lavoro sul testo e gli spunti letterari che lo hanno supportato è valso
la presentazione del primo studio a Festivaletteratura 2017 a Mantova, in
cui Carol Cassistat e Cristina Cazzola erano in scena come attori e hanno
potuto finalizzare, indossandoli, un primo schizzo dei personaggi poi ripresi a
gennaio 2018 a Québec City. Questa tappa di lavoro che si concentrava su una
bibliografia legata al viaggio e alle migrazioni nella storia è stata fondamentale
perché gli spettatori alla fine di ogni replica hanno arricchito il lavoro con le loro
suggestioni e visioni. Per Festivaletteratura è stata elaborata una prima
                                                                                         Carol Cassistat e Cristina Cazzola
bibliografia legata allo spettacolo.
                                                                                         a Festivalletteratura 2017
4. Le prove aperte, a Mantova in aprile 2018, hanno permesso di verificare la
fascia d’età dello spettacolo che è stato replicato con gruppi di spettatori misti;
in scolastica per la primaria e poi per le scuole medie e per le superiori. Lo
spettacolo è adattabile a tutte le tre diverse età ed è stato replicato anche solo
per adulti in un quartiere multietnico della città di Mantova e come spettacolo
di teatro contemporaneo in una rassegna a Pisa.

5. Lo spettacolo che ne risulta ha un suo gemello in Québec. I due
spettacoli procedono in parallelo e si confrontano fra di loro nel periodo di
rodaggio.

6. Dati i temi di grande risonanza evocati, è stato elaborato un metodo di
documentazione dei riscontri degli spettatori, insegnanti, bambini e genitori
volto a fare emergere la consapevolezza di essere un patchwork.
MAPPING PATCHWORK IDENTITY

I luoghi che hanno ospitato e contribuito alla crescita dello spettacolo:
-   Festival letterari: Festivaletteratura 2017
-   Musei di belle arti: Musée national des beaux-arts du Québec, Museo Benaki (Atene)
-   Progetti di integrazione culturale: Epicentro Culturale Diffuso Valletta Valsecchi
-   Teatri: Atrium de Chaville (Parigi), Théâtre du Gros Mécano (Québec City), Cantieri Teatrali Koreja (Lecce),
    Teatro Nuovo (Pisa), Accademia Perduta Teatri (Emilia-Romagna)
-   Festival: Colpi di Scena 2018, GiocaTeatro Torino 2019

                                                                                 Bozzetti di scenografia realizzati da Lucio Diana
PERCORSI DIDATTICI

L’antropologo
A partire da un libro che racconta l’evoluzione della specie umana e che ci ricorda che il nostro viaggio comincia con il
nostro cugino più prossimo e misterioso: l’uomo di Neandertal, si esplora il lavoro dell’antropologo con giochi e percorsi
didattici.

Oggetti e storie
Ogni oggetto porta con sé la sua storia. Molti di essi, se ascoltati, hanno il potere di raccontare grandi storie.
Seguendo questo spunto, i bambini possono essere stimolati con diverse attività:
- inventare storie a partire da un oggetto;
- raccontare sé stessi con un oggetto;
- dedurre i comportamenti e le storie dell’uomo a partire dagli oggetti usati nello spettacolo presi da musei antropologici
  o etnografici, per esempio: il fodero di una spada del 1600 ritrovato in America Latina racconta la conquista delle
  Americhe da parte degli spagnoli.

Il risultato di queste attività può essere restituito attraverso la scrittura di Un quaderno di viaggio o l’allestimento di una
piccola mostra con gli oggetti che raccontano la storia dei viaggi della propria classe o della propria famiglia. Per
esempio, la collezione di monete può essere usata per comporre un tracciato geografico; il quadro dei portafortuna può
essere utilizzato per indagare le diverse culture scoprendo che poi tanto diverse non sono.
Laboratorio: poesie e viaggi
A partire dalla lettura della poesia Nella Moltitudine di Wislawa Szymborska, si chiede ai bambini di raccontare le
emozioni e le immagini che evocano quelle parole. Il lavoro di stimolazione può essere seguito da una raccolta di
immagini con disegni o con parole raccolte dall’insegnante in un ‘cartellone patchwork’ che racconta l’identità collettiva
della classe.
Il ‘cartellone patchwork’ può essere integrato a partire da semplici ma “importanti” domande sull’identità: chi sono, qual
è la mia storia, la storia dei miei genitori, dove vado, dove abito, dove abiterò, che viaggi ho fatto, che viaggi ha fatto la
mia famiglia, perché ho viaggiato, cosa ho lasciato, cosa ho trovato? E così via senza limiti alla fantasia.

Il racconto e il tema dell’identità
Le azioni del raccontare e ascoltare supportano lo sviluppo del proprio punto di vista e ne fanno scoprire di nuovi, ciò è
possibile perché la condivisione e l’interpretazione delle storie sono vissute e percepite in maniera diversa da ciascuno di
noi. A ogni bambino è chiesto perciò di portare una storia personale per raccontare chi è, da dove viene e dove vorrebbe
andare.

Costruzione di alberi genealogici
Il semplice esercizio di costruzione dell’albero genealogico diventa una fotografia della nostra identità migrante condivisa
se accanto ai nomi dei genitori nonni e zii mettiamo il paese di nascita di ciascuno. I luoghi diversi possono essere
raffigurati con oggetti che danno vita al personale museo antropologico della classe con tanto di targhette e paesi di
provenienza e istruzioni o aneddoti su come sono stati ritrovati.
ALCUNI SPUNTI TESTUALI
-   Girogirotonda di Federico Taddia
      Editore: Oscar Primi Junior
      Anno edizione: 2016
-   Il museo immaginario di Gek Tessaro
      Editore: Carthusia
      Anno edizione: 2015
-   Nella moltitudine di Wislawa Szymborska
-   Sulle tracce degli antenati di Telmo Pievani
      Editore: Editoriale Scienza
      Collana: A tutta scienza
      Anno edizione: 2016
-   Vengo sempre da altrove, intervista a Mohammed Amraoui di Elena
    Chiti

ESTRATTI DI RASSEGNA STAMPA
Rassegna stampa gennaio/febbraio 2019

DISTRIBUZIONE
Segni d’infanzia Associazione artistica e culturale
via L.C. Volta 9/B, 46100 Mantova, Italia
Cod. Fiscale e P.IVA 02225980206
www.segnidinfanzia.org

t. 0376 1511955 - segnidinfanzia@gmail.com
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