GIORNATA DEL RICORDO 10 febbraio 2021 - Comune di ...

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GIORNATA DEL
                        RICORDO
          10 febbraio 2021
«La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e
rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo
    dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più
                         complessa vicenda del confine orientale.»
                                                               Legge n.92 del 30 marzo 2004
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Bibliografia
                 “Le foibe e l'esodo dei giuliano-dalmati”
    Tutte le opere citate sono reperibili presso la Biblioteca Comunale di Cornegliano Laudense

           Controinformazione Foibe, Sergio Fumich
           Il libro cerca di presentare, oggi, i fatti che accaddero al confine orientale
           italiano - dalla fine della Grande Guerra al secondo dopoguerra - secondo
           un'ottica che s'imponga come linea guida la massima aderenza possibile al
           reale svolgersi degli eventi, portando all'attenzione fatti, avvenimenti taciuti,
           considerazioni e opinioni, talvolta anche marginali, che possano permettere al
           lettore di farsi un quadro libero da condizionamenti propagandistici e piu vicino
           al reale svolgersi degli eventi in quelle terre dopo l'8 settembre 1943 e
           nell'immediato dopoguerra.

           Foibe e rappresaglia nazifascista dopo l'Otto Settembre in Istria, Sergio
           Fumich
           Pubblicato nel 2006 dalla Biblioteca Comunale "Pier Vittorio Tondelli" di
           Brembio, l'opuscolo cerca di fornire un'informazione per quanto possibile
           corretta sulle vicende del settembre 1943 in Istria, non mancando di indicare gli
           aspetti distorti non solo dalla strumentalizzazione nazionalistica, che tanto
           spazio ha trovato tra i media particolarmente a partire dagli ultimi anni Novanta.

           Foibe: io accuso, Nidia Cernecca
           E la storia di Pepi, il nonno del ragazzo che ascolta, il padre di una bimba
           costretto, dopo aver lavorato per il bene di tutti a Gimino, a sfilare per le vie del
           paese con un sacco di pietre sulle spalle, legato con una catena da buoi al collo
           e lapidato con gli stessi sassi che aveva portato dove cominciava il bosco della
           “draga”. Ma è anche la storia del genocidio di quattro “popoli” italiani
           dimenticati, quello istriano, fiumano, giuliano e dalmata, ad opera dei comunisti
           slavi e italiani.

              Magazzino 18, Simone Cristicchi con Jan Bernas
              Montagne di sedie aggrovigliate come ragni di legno. Legioni di armadi
              desolatamente vuoti. Letti di sogni infranti. E poi lettere, fotografie, pagelle,
              diari, reti da pesca, pianoforti muti, martelli ammucchiati su scaffalature
              imbarcate dall'umidità. Questi e innumerevoli altri oggetti d'uso quotidiano
              riposano nel Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste. Oltre sessant'anni fa
              tutte queste masserizie furono consegnate al Servizio Esodo dai legittimi
              proprietari, gli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia, un attimo prima di
              trasformarsi in esuli: circa trecentocinquantamila persone costrette a
evacuare le loro case e abbandonare un'intera regione in seguito al Trattato di pace del 10
febbraio 1947, che consegnò alla Jugoslavia di Tito quel pezzo d'Italia da sempre conteso
che abbraccia il mare da Capodistria a Pola. Di questa immensa tragedia quasi nessuno
sa nulla. Delle foibe, delle esecuzioni sommarie che non risparmiarono donne, bambini e
sacerdoti, della vita nei campi profughi e del dolore profondissimo per lo sradicamento e la
cancellazione della propria identità pochissimi hanno trovato il coraggio di parlare nei
decenni che seguirono. Eppure è storia recente, a portata di mano e soprattutto
abbondantemente documentata: basta aprire le porte del Magazzino 18. Porte che
Simone Cristicchi ha spalancato.
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Lager italiani, Alessandra Kersevan
                    Dopo l'aggressione nazifascista alla Jugoslavia, fra il 1941 e l'8 settembre
                    del 1943, il regime fascista e l'esercito italiano misero in atto un sistema
                    di campi di concentramento in cui furono internati decine di migliaia di
                    jugoslavi: donne, uomini, vecchi, bambini, rastrellati nei villaggi bruciati
                    con i lanciafiamme. Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta,
                    l'ideatore di questo sistema concentrazionario, era quello di eliminare
                    qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza jugoslava e di
                    eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni
locali con italiani. Arbe-Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo Montenotte, Colfìorito,
Fraschette di Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati,
serbi, montenegrini e in cui morirono di fame e malattie migliaia di internati. Una tragedia
rimossa dalla memoria nazionale e raccontata in questo libro anche grazie ad una
importante documentazione in gran parte inedita fatta di foto, lettere, testimonianze dei
sopravvissuti.

                Esuli, Gianni Oliva
                Le migliaia di giuliano-dalmati arrestati e uccisi dall'esercito
                nazionalcomunista di Tito nella primavera del 1945, i quasi trecentomila
                costretti ad abbandonare le proprie terre e a rifugiarsi nei centri raccolta
                profughi sparsi per la penisola sono il prezzo estremo che l'Italia ha pagato
                per una guerra che ha contribuito a scatenare e che ha perso. Per oltre
                mezzo secolo di tutto questo si è scelto di non parlare per evitare verità
                difficili e scomode: le foibe e i profughi sono stati così negati dalla coscienza
                storica nazionale e confinati nella memoria della Venezia Giulia, dove le
ferite rimaste aperte hanno alimentato aspre contrapposizioni. Attraverso una ricca
documentazione fotografica questo volume ripercorre la vicenda della frontiera
nordorientale nel corso del Novecento. Ne risulta un ritratto efficace ed esaustivo, che
attraverso le immagini, le citazioni letterarie e l'agile saggio introduttivo accompagna il
lettore alla scoperta della tragedia negata degli italiani d'Istria, di Fiume e della Dalmazia.

             L'esodo, Arrigo Petacco
             In questa ricostruzione, lontana da ogni interpretazione ideologica, Arrigo
             Petacco racconta la storia di un lembo conteso della nostra patria, in cui la
             presenza di etnie diverse ha favorito, di volta in volta manifestazioni
             nazionalistiche, quasi sempre detttate dall'deologia vincente.

              Foibe. Una storia d'Italia, Joze Pirjevec, con la collaborazione di Gorazd
              Bajc ... [et al.]
              Il sanguinoso capitolo delle "foibe", legato alla fine della seconda guerra
              mondiale, che vide "regolamenti di conti" dappertutto in Europa dove s'era
              manifestata una qualche Resistenza, sarebbe stato da tempo relegato nei libri
              di storia come una delle vicende minori di quella mattanza mondiale che
              pretese cinquanta milioni di vite umane. Dato però che si colloca in una realtà
              mistilingue in cui le opposte idee sulle frontiere "giuste" sono state a lungo in
              conflitto tra loro, esso è ancor vivo nella memoria collettiva dell'area giuliana e
              ancora sfruttabile a fini politici interni e internazionali. Sebbene il contenzioso
sulle frontiere sia stato risolto attraverso un lungo e articolato processo diplomatico [...],
esso non si è ancora risolto nelle menti e nei cuori delle popolazioni interessate.
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Il lungo esodo. Istria, le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Raoul Pupo
            A partire dall'8 settembre 1943, nelle terre che costituivano i confini orientali
            d'Italia - l'Istria e la Dalmazia - si consumò una duplice tragedia. I partigiani
            jugoslavi di Tito instaurarono un regime di terrore che prefigurava la pulizia
            etnica di molti decenni dopo e trucidarono migliaia di italiani gettandoli nelle
            cavità carsiche chiamate foibe. Il trattato di Parigi del 1947 ratificò poi il
            passaggio di Istria e Dalmazia alla Jugoslavia, scatenando l'esodo del
            novanta per cento della popolazione italiana (circa 300.000 persone), che
            abbandonò la casa e gli averi e cercò rifugio in Italia o emigrò oltreoceano. Lo
storico Raoul Pupo disegna oggi un quadro completo di quelle vicende.

              I testimoni muti. le foibe, l'esodo, i pregiudizi, Diego Zandel
              Le foibe, l'esodo giuliano-dalmata, l'esilio, gli odi e i pregiudizi politici: ricordi
              personali e storia s'intrecciano sul filo di una memoria personale che si fa
              pagina di storia collettiva. La voce narrante è quella di un bambino nato in un
              campo profughi, cresciuto in estrema povertà circondato dal silenzio doloroso
              degli adulti; sarà l'incontro con un uomo, un testimone muto della tragedia a
              condurlo verso una nuova consapevolezza delle sue radici e della sua storia.
              Un libro che non concede sconti e getta uno sguardo scomodo sugli
              avvenimenti seguiti al 1947 e al Trattato di pace di Parigi, nel tentativo di
riannodare un filo spezzato dagli estremismi del secolo scorso dando voce a quanti
soffrirono quei drammi, e nella speranza di far conoscere a tutti una materia spesso
considerata d'altri.

              L'isola che non c'è. Il mio esodo dall'Istria, Nino Benvenuti, Mauro
              Grimaldi
              La storia più nascosta di Nino Benvenuti, campione epocale del pugilato e
              dello sport italiano. I primi anni della sua vita, segnati dal dramma della
              guerra e dal triste destino della sua cittadina natale, Isola d'Istria, da cui lui e
              la sua famiglia, incalzati dalle truppe di Tito, dovettero partire. Molti sapevano
              - dice oggi Benvenuti - e non hanno fatto nulla. Se non indignarsi quando
              ormai non serviva più. Il racconto, che parte dall'infanzia, si ferma al giorno
              della conquista dell'oro olimpico, nel 1960 a Roma.

              La città interiore, Mauro Covacich
              Il bambino è diretto al Borgo Teresiano, vicino alla chiesa con la cupola blu,
              vicino al Canale, vicino alle bancarelle di Ponterosso. Sa dov?è. A sette
              anni si muove in città come un migratore lungo le rotte celesti. Non conosce
              i nomi delle vie, segue riferimenti emotivi, talvolta geometrici, i colori delle
              insegne, le fughe di luce verso la marina, i volumi dei pieni e dei vuoti tra i
              palazzi, le chiome degli alberi. Ha una bussola interna, l?infallibile
              magnetismo di un uccellino cresciuto per strada.? È il 4 aprile 1945. Quel
              bambino sta trasportando una sedia tra le macerie della città liberata dai
              nazifascisti ed è diretto al comando alleato, dove lo attende suo padre - dal
cognome vagamente sospetto, Covacich - sottoposto a un interrogatorio. E quella sedia
potrebbe scagionarlo. Sempre Trieste, 5 agosto 1972
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Noi figli dell'esodo, Maria Gabriella Macini Fazio
 Il romanzo, in parte autobiografico, offre uno spaccato esistenziale sulla
 vicenda storica dell’Esodo fiumano, nell'immediato dopoguerra.

La foiba grande, Carlo Sgorlon
Le drammatiche vicende dell’ex Jugoslavia richiamano alla memoria la
tragedia che travolse gli italiani d’Istria durante e dopo la Seconda guerra
mondiale. Una pagina oscura della storia che Carlo Sgorlon riporta alla luce
narrando le vicende di Benedetto e della gente di Umizza. Un dramma
umano, familiare, corale, in cui l’odio cancella l’amicizia, la paura annulla la
fiducia. È l’incubo della morte nelle buie profondità delle foibe, il dramma
dell’esilio forzato da una terra amatissima. Tra leggenda e verità, un
omaggio forte e struggente ai morti e ai sopravvissuti di una guerra
dimenticata.

La miglior vita, Fulvio Tomizza
Il romanzo tratta la difficile scelta del protagonista, il sagrestano, Martin
Crusich, riguardo al proprio avvenire, di fronte al bivio imposto da due
guerre mondiali e dalla ridefinizione dei nuovi confini, geografici e culturali;
una storia italiana di frontiera; ma è anche un romanzo sulla vita di un
paese dell'Istria, Radovani, di una piccola comunità la cui cronaca, fatta di
lavoro e umiltà, viene scandita solo dalle registrazioni parrocchiali.

Gli sposi di via Rossetti, Fulvio Tomizza
Nella primavera del 1944, in una Trieste occupata dall'esercito tedesco e
lacerata dall'odio tra italiani e sloveni, due pacifici sposi vengono
barbaramente trucidati. Trent'anni dopo uno scrittore, dopo aver ritrovato
uno strano gruppo di lettere, prova a ricostruire la misteriosa vicenda.
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DVD
                              Esodo. L'Italia dimenticata, regia di Niccolò Bongiorno
                              Esodo. La memoria negata, regia di Niccolò Bongiorno
                              Le due puntate raccontano la storia delle foibe e dell’Esodo,
                              totalmente dimenticata per oltre 50 anni e nascosta alle nuove
                              generazioni e all’opinione pubblica della Nazione. Tra il 1943 e il
                              1954, 350.000 italiani hanno dovuto abbandonare la loro terra
                              natale nelle province – allora italiane – di Pola, Fiume e Zara,
                              per sfuggire alle persecuzioni e al processo di
snazionalizzazione di quei territori da parte del regime jugoslavo instaurato dal maresciallo
Tito. Fu una vera “pulizia etnica”, messa in atto con una serie di massacri di civili e militari
(molti gettati nelle foibe), iniziata in Istria e Dalmazia nel 1943 dopo l’armistizio dell’8
Settembre e condotta a termine dal Maggio 1945 in poi, quando le truppe della ex
Jugoslavia invasero tutta la Venezia Giulia di allora fino alle porte di Udine. Il documentario
si avvale inoltre dell’autorevole contributo di Paolo Mieli e Gianni Oliva.

              Il vento dell'Adriatico, diretto da Pasqualino Damiani con Maximiliano
              Herando Bruno, Elena Radonicich
              Un giovane discendente di Esuli ed una figlia di Italiani rimasti nelle terre
              d’origine, si avventurano in un viaggio alla scoperta di quanta Italia
              sopravvive sull’Adriatico orientale.

               Ritorno a casa, diretto da Simone Damiani con Anna Bellato, Maximiliano
               Herando Bruno
               Ritorno a casa è invece una docu-fiction che racconta l’italianizzazione delle
               terre istriane dall’epoca romana fino alla Seconda guerra mondiale,
               utilizzando documenti e immagini durtante il viaggio di due ragazzi (Sandro e
               Laura), nipoti di esuli, che erano alla ricerca delle origini delle proprie
               famiglie. Il viaggio dei due giovani parte da due località diverse – lui arriva in
               pullman da Trieste, lei in traghetto partendo da Ancona – e si conclude
               nell’Arena di Pola; lì vicino Sandro e Laura depositano alcune pietre, che
               sono pezzi dell’arena portati via dai loro nonni nel 1947, poco prima di
lasciare le loro terre natali, e mentre tornano a casa iniziano ad essere consapevoli di
sentirsi parte di quelle terre.

              L'altra storia, un film di Aldo Rapè e Nicola Vero
              “L’altra storia” è storia di una memoria negata, quella di almeno diecimila
              persone torturate e uccise a Trieste e nell’Istria negli anni drammatici a
              cavallo del 1945 e in gran parte gettate – spesso ancora vive – dentro le
              voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le foibe; è la storia
              d’amore di un sopravvissuto narrata attraverso lo sguardo e la penna di un
              bambino.
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