Parlamentari della Toscana

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Parlamentari della Toscana
Scuola:   lettera   aperta                                                         ai
parlamentari della Toscana

In una riflessione inviata ai politici di zona,
l’ufficio scuola della diocesi, diretto dal prof.
Edoardo Baroncelli, lancia un appello per un vero
dibattito sulla riforma della scuola: «I primi a
pagare una scuola che non prepara per il futuro
sono i più fragili. Sì a un dibattito realistico e
condiviso»
PISTOIA 22/11/2021 – No allo svilimento dell’esame di maturità e del livello della
formazione e sì a un serio e ampio dibattito sui problemi della scuola italiana a
partire dai bisogni di coloro che non hanno un futuro già garantito. È questo il
senso della lettera dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica diretto dal
professor Edoardo Baroncelli, inviata ai parlamentari di zona, ai consiglieri
regionali, ai componenti della commissione cultura e istruzione di camera e
senato, e a diverse altre personalità del mondo politico che hanno responsabilità
in materia. Partendo dalle recenti polemiche sulla semplificazione degli scritti
dell’esame di stato riporta l’attenzione sul significato stesso di diritto allo studio e
di scuola pubblica e sulla capacità della scuola di preparare al futuro.

«Come noto – si legge nella lettera – l’esame è consistito nella preparazione da
parte degli alunni di un elaborato basato sulla materia di indirizzo, con taglio
interdisciplinare. Il titolo dell’elaborato è stato consegnato agli studenti entro il
30 aprile ed è stato da loro preparato in collaborazione con gli insegnanti e
riconsegnato entro il 31 maggio. Proporre, o anche solo pensare possibile, una
modalità di esame che renda di fatto facoltativo lo scritto, significa indebolire o
togliere alla scuola la possibilità di attrezzare i propri studenti per le sfide del
futuro, siano essere universitarie o lavorative. Togliere agli studenti dell’ultimo
anno di scuola superiore la consapevolezza che li attenderà a giugno una prova
dal contenuto non prevedibile e non scontato, né banalmente allineato a prove già
svolte, rischia di produrre un effetto di demotivazione o di comoda rassegnazione
in molti di loro, in particolare nei più fragili didatticamente e spesso socialmente,
cioè proprio in coloro per i quali la scuola è l’unica alternativa possibile e l’unica
plausibile via di realizzazione di sè». Significa inoltre – continua Baroncelli –
incrementare la distanza tra la scuola, diciamo così, presente e pensata nei
documenti e nei pronunciamenti ufficiali, e la scuola effettivamente possibile e
viva nelle aule o in larghissima parte di esse. È chiaro che a pagare per primi il
prezzo di una scuola poco o meno capace di attrezzare alle sfide vere del
futuro sono coloro per i quali esso non è garantito, cioè i più deboli e i più
fragili, esposti così rischi e incertezze crescenti e a volte definitivi».

Un scelta discutibile, che si innesta in una realtà quotidiana del sistema scolastico
sempre più complicata e distante dalle polemiche politiche:

«Le questioni riguardanti il sistema scolastico sono molteplici e certamente
complesse – scrive ancora il direttore dell’ufficio scuola nel testo della lettera –
rifuggono soluzioni semplicistiche. Tra esse va menzionato lo scivolamento
verso una progressiva e a tratti eccessiva semplificazione del nostro
sistema scolastico, rilevata da diverse ricerche piuttosto preoccupanti, oltrechè
dell’esperienza quotidiana dei docenti non sempre adeguatamente ascoltata e
valorizzata; i livelli di preparazione decrescenti ed il cedimento complessivo della
azione educativa, ancorchè dovuta ad una molteplicità di fattori riconducibili non
soltanto alla scuola; l’assenza di una chiara una visione antropologica e
culturale nel dibattito attorno alla scuola e al sistema complessivo
dell’istruzione e della formazione nel nostro Paese. Sarebbe poi fin troppo
facile cogliere nei molti fatti di cronaca il bisogno che il nostro Paese ha di
persone sufficientemente preparate, e messe in condizioni di prepararsi, in tutte
le professioni e in tutti i campi della vita civile e sociale».

«Se è lecito immaginare la scuola come una zattera – conclude Baroncelli – non è
più possibile salvare tutti o comunque aumenta il numero di coloro che non
traggono dalla esperienza scolastica tutto ciò che gli sarebbe possibile e in molti
casi necessario per il loro futuro. Con un po’ di enfasi si potrebbe dire: non
togliete alla scuola e agli insegnanti anche gli ultimi strumenti che
restano per essere utili al futuro dei loro ragazzi. Su questo tema intendiamo
dialogare con tutti coloro che ci ascolteranno, e che condivideranno la necessità
di una riflessione che sappia di concretezza e di realtà».
L’omelia del Vescovo per                                                           il
funerale di Luana D’Orazio
Una serata piena di emozione per l’ultimo saluto a Luana D’Orazio. C’erano tante,
tantissime persone. I familiari, amici, colleghi, tutti uniti nel ricordo della giovane
morta sul lavoro, che diverntà però anche un monito per il futuro, perchè, come
ha affermato il vescovo Tardeli nell’omelia: «ciò che Dio promette e compie, non
ci esime dal prendere oggi qui le nostre responsabilità, davanti ai nostri fratelli e
alle nostre sorelle morte sul lavoro. Anzi: Dio stesso insieme a loro morti, ci
chiede di rendere questa la terra migliore, ogni giorno di più. E finchè non ci
saremo riusciti, non abbiamo il diritto di riposarci. La certezza dei cieli nuovi e
delle terre nuove promessi da Dio, ci spinge con forza a fare nuovi i cieli e la terra
che abitiamo nella storia».

Leggi e scarica qui il testo integrale dell’omelia

Servizio Civile in Caritas: domande
fino al 28 maggio
C’è tempo fino al 28 maggio per iscriversi al bando per il servizio civile della
Regione Toscana. Tra i progetti segnalati c’è anche quello della Caritas
diocesana di Pistoia che prevede un servizio presso i centri Caritas diocesani, tra
cui la mensa, il centro Mimmo, il centro di ascolto. Un’opportunità per sostenere
chi ha più bisogno e crescere in competenze e in umanità.

La durata del servizio civile regionale è di dodici mesi e prevede un impegno
settimanale di 25 ore distribuite in 5 giorni di servizio. Le iscrizioni si presentano
online al seguente link dove occorre selezionare la “diocesi di Pistoia” (
https://servizi.toscana.it/sis/DASC ). Per ricevere maggiori informazioni sulla
compilazione delle domande è possibile scaricare l’allegato in coda all’articolo,
oppure contattare l’Help Desk della Regione Toscana (helpsis@regione.toscana.it-
800558080 dal lunedì al sabato 8-18).

A chi svolge il servizio civile regionale spetta un assegno di natura non retributiva
analogo a quello previsto per il servizio civile nazionale (attualmente 433,80 euro
netti al mese), diminuito o aumentato fino ad un massimo del 20% in ragione del
diverso impegno settimanale richiesto. La Regione garantisce ai soggetti
impiegati nei progetti la copertura.

Chi può presentare la domanda?

Per iscriversi è necessario essere regolarmente residente, domiciliato o
soggiornante in Toscana; avere un’età compresa fra diciotto e ventinove anni;
risultare disoccupato o inattivo ed essere in possesso di idoneità fisica. Non
possono accedere quanti hanno riportato condanna penale anche non definitiva
alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo. Tutti i
requisiti, ad eccezione del limite di età, devono essere mantenuti sino al termine
del servizio. Possono partecipare coloro che stanno frequentando un qualunque
corso di studi.

Per info sul progetto: caritas@diocesipistoia.it

ISTRUZIONI PER LA COMPILAZIONE DELLA DOMANDA ON LINE

Il messaggio del vescovo per la
Santa Pasqua
Ancora dentro la pandemia è il momento di stringere i denti e guardare ai piccoli
segni di speranza che cogliamo nelle piccole cose. Un ricordo commosso di chi
non ce l’ha fatta e attenzione alle famiglie, le più colpite dalla pandemia.

PISTOIA – Quest’anno vorrei rivolgere il mio saluto pasquale innanzitutto a chi in
un modo o nell’altro è stato colpito da questo virus dal quale cerchiamo di
difenderci ormai da molto tempo. A chi è negli ospedali o a casa, in isolamento.
Come a tutti quelli che sentono il peso davvero grande di una crisi economica che
mette a dura prova la vita familiare. Voglio mettere nel conto anche i familiari, gli
operatori sanitari, le forze dell’ordine, della protezione civile e del volontariato;
tutti quelli cioè che in un modo o nell’altro sono impegnati nel prendersi cura
degli altri; non ultimi coloro che hanno la responsabilità diretta della cosa
pubblica e sono chiamati a scelte difficili per il bene comune. Ho nel cuore
particolarmente chi è più fragile o solo, confuso e incerto, smarrito dentro questa
estenuante pandemia. Non so se a costoro arriverà il mio saluto. Penso però che
seppur per vie misteriose, il mio saluto arriverà, perchè è un saluto fatto
preghiera e invocazione al Dio di ogni misericordia. Una preghiera nella quale
metto dentro pure tutte le vittime del Covid perché abbiano pace nel Regno
eterno dei cieli.

Davvero sembra che non riusciamo ad uscirne da questa pandemia. È una dura
lotta che ci ha visto altalenare tra speranza e delusione. Nei nostri territori poi,
viviamo costrizioni che finiscono per demoralizzarci mentre la crisi avanza.
Economica, sociale, psicologica, morale. E penso anche a quanto e come peserà
tutto questo sulle nuove generazioni.

Ciononostante, non riesco ad esser pessimista. Io vedo comunque sorgere qua e là
risorse impensabili, slanci di generosità, tanta voglia di vivere, capacità di
adattamento e di superare le difficoltà, desiderio di cambiare in meglio il mondo.
Sono segnali che un uomo di speranza come me coglie, anche perché sa bene che
Dio non ha abbandonato le sue creature.

E allora mi viene da dire: non lasciamoci cadere le braccia! Stringiamo ancora i
denti. Non arrendiamoci! Dobbiamo affrontare molte limitazioni e ristrettezze e
certamente la via è ancora lunga e può anche scoraggiarci. Non è però il
momento di fermarsi. Anzi, tutto il contrario, è il momento di lottare con più
decisione. La luce che viene da Colui che è risorto dai morti illumina anche le
tenebre più fitte. Nonostante il freddo pungente dei giorni passati, le rondini sono
tornate a volteggiare nei nostri cieli e la forza della primavera niente la può
fermare, con i raggi di un sole fattosi caldo e luminoso. Allora avanti, prendendo
con decisione la strada della solidarietà, della fraternità; la strada del prendersi
cura con amore l’uno dell’altro, del cambiare in meglio la società. Chi ha
responsabilità di governo faccia il massimo e di più. Tutti però diamoci da fare per
sostenerci a vicenda. Questa è la via della luce e della speranza anche per il
futuro. È la via che Gesù, morto e risorto ci indica: possiamo davvero risorgere
con Lui a vita nuova.

Riparte la Scuola di Teologia
Riprendono martedì 22 settembre i corsi della scuola diocesana di
teologia. Martedì l’appuntamento è per gli iscritti dello scorso anno, che
potranno recuperare le lezioni interrotte a causa del Covid. Il primo mese di
attività dunque, sarà occupato dalle lezioni di teologia dello scorso anno, mentre
il nuovo anno accademico avrà inizio martedì 20 ottobre con la prolusione
del prof. Marco Vannini, direttore della rivista ”Mistica e Filosofia”, con una
relazione dal titolo: “L’anima e Dio sono una cosa sola” (M. Eckhart) La
divinizzazione nella mistica.

Per informazioni o iscrizioni è possibile contattare la scuola al seguente indirizzo
mail: scuolateologia@diocesipistoia.it. I corsi avranno luogo, come da tradizione,
nel Seminario di Pistoia (Via N. Puccini, 36 – 51100 Pistoia) il martedì dalle ore
21,00 alle ore 22,30.

Recupero anno 2019-2020
MARTEDÌ DALLE ORE 21,00 ALLE 22,30

I anno
22 settembre

Introduzione alla morale
Mons. Fausto Tardelli

29 settembre/6-13 ottobre
Introduzione alla Sacra Scrittura
Prof. Andrea Vaccaro

II anno
22 settembre

Ecclesiologia
Prof.ssa Francesca Ricci

29 settembre/6-13 ottobre

Storia della Chiesa/2
Prof.ssa Mariangela Maraviglia

Per informazioni sui corsi e l’ordinamento della scuola:

libretto scuola 2020-2021 (pdf)

depliant Corsi anno accademico 2020-2021 (PDF)

Riapertura e nuovi orari Archivio e
Biblioteca
Informiamo gli studiosi e gli interessati che l’Archivio Vescovile/Diocesano e
Biblioteca Leoniana riapriranno al pubblico lunedì 21 settembre 2020.
La riapertura sarà accompagnata da un nuovo orario settimanale:
Lunedì: 09:00-13:00 | 15:00-18:00
Martedì: 09:00-13:00 | 15:00-18:00
Sabato: 09:00-12:00
Per accedere ai locali occorre digitare 900 e premere il simbolo della campana
dalla tastiera del citofono.
In base alle disposizioni per la salvaguardia della salute comune la capienza
massima della sala di studio è di 10 persone.

Il vescovo parla al mondo della
scuola

L’intervento di monsignor Tardelli in occasione
della partenza di un anno scolastico pieno di
incognite: «Le scuole che ripartono è un grande
segno di speranza per i nostri ragazzi e per
l’intera società». Preoccupazione per la
situazione per il caos precari emerso negli ultimi
giorni.
«Sta per iniziare un nuovo anno scolastico. Arriva a noi dopo un tempo complesso,
pieno di incertezze, a tratti drammatico che però contiene una grande sfida,
quella di riscoprire la speranza, “la più piccola delle virtù, ma la più forte”, come
dice Papa Francesco.

L’avvio di un anno scolastico e accademico, la riapertura di scuole e università –
che invece sarebbe bello potessero restare sempre aperte, come polmoni vivi e
sempre in funzione della nostra società – è sempre un momento di grande
significato. Forse in passato abbiamo rischiato di darlo per scontato, di pensarlo
come ordinaria amministrazione e perdere così, però, tutto il senso che esso porta
con sé. Questa volta, per cause che non avremmo voluto, paradossalmente non è
un riavvio scontato. Questo tempo difficile ci ha costretto a porci delle domande
sulla scuola per cui, riprendere la vita scolastica quest’anno non è un fatto
scontato; porta con sé emozioni forti, sentimenti contrastanti, grossi interrogativi,
sia a livello di studenti che di insegnati o di genitori. Ci accorgiamo sempre di più
che l’istruzione, la formazione, la scuola sono un appuntamento fondamentale col
futuro e che investire sulla scuola, in denaro, intelligenza e risorse di ogni genere,
è assolutamente una priorità del bene comune.

Le scuole dell’infanzia, le università, le scuole elementari medie e superiori, i
centri di formazione professionale che aprono, che ripartono, che riavviano la loro
operatività, lo dobbiamo vedere come un grande segno di speranza per i nostri
ragazzi e per l’intera società.

Un pensiero va in questo momento a tutti coloro che operano nel sistema
dell’istruzione, della formazione e dell’educazione: operatori, docenti, personale
amministrativo e operativo, dirigenti. Per tutti voi, voglio dire una parola di
incoraggiamento e di gratitudine. Grazie per ciò che fate a nome di tutta la
comunità. Mi permetto di esortarvi a non rassegnarvi mai, anche quando qualcosa
vi farebbe ritenere che lavorare bene o male sia del tutto indifferente o che tutto
sia inutile e nessuno si accorga dell’impegno, della dedizione, dei sacrifici che
fate. Oppure anche quando una certa farragine burocratica sembra prendere il
sopravvento. In quei momenti Guardate ai ragazzi e ai giovani che vi sono affidati
e che servite. Sono loro la ragione del vostro lavoro. Siate certi che il bene che
fate è più forte di tutto ed entra dentro la giovane vita dei vostri alunni e porterà
sicuramente frutto.

Le statistiche e gli indicatori internazionali segnalano ripetutamente le fragilità
del nostro sistema di istruzione e di formazione. Le cronache anche recenti ci
dicono che la sfida educativa è ancora urgentissima. Abbiamo bisogno di persone
responsabili, preparate e competenti, in tutte le professioni.Abbiamo bisogno di
percorsi di istruzione e formazione accoglienti ed esigenti che sappiano fornire
qualità umana, preparazione e competenza. Abbiamo bisogno di percorsi
educativi e di tracciati forti di riflessione che sappiano far crescere nei bimbi, nei
ragazzi, negli studenti le loro migliori potenzialità. Si tratta di un grande impegno
che dovrebbe vedere coinvolto in modo concorde tutto il paese, con tutte le sue
forze politiche e sociali. Una buona scuola è davvero un bene di tutti che deve
stare a cuore a tutti.

Un pensiero lo rivolgo poi a tutti i bimbi e gli studenti inseriti nei percorsi di
formazione universitaria, scolastica, professionale. Anche a voi è chiesto impegno
e partecipazione attiva. Credo che possiate dare e fare molto. Questo tempo
prolungato di chiusura delle scuole, credo abbia fatto riscoprire in voi anche la
bellezza, l’importanza e la necessità della scuola, forse vi ha fatto nascere dentro
anche un po’ di nostalgia. Ora è il momento di affrontare l’anno scolastico con una
voglia nuova, una nuova curiosità e un nuovo impegno, certi che state costruendo
il vostro futuro, rendendo migliore il presente.

Infine, mi sia consentito un pensiero particolare ai docenti precari che in questi
ultimi anni, anche in tempo di emergenza Covid, hanno mostrato grande spirito di
servizio al pari degli altri colleghi. Ad essi, mai così numerosi, un caloroso
ringraziamento e un grande augurio perché la dignità del loro lavoro sia
riconosciuta e rispettata. Sono certo che l’amministrazione pubblica abbia
presente che tutti loro hanno diritto a procedure organizzative e burocratiche
chiare e rispettose che garantiscano la dignità della persona e del lavoro con cui
vengono sostenute molte famiglie.

A tutti dunque vada il mio augurio e quello della chiesa, unito alla
raccomandazione di svolgere al meglio il proprio compito in questo straordinaria
avventura che è la scuola».

                                                                 + Vescovo Fausto

Un          aiuto             contro                 la       crisi,             il
rendiconto dei fondi 8×1000

Ispirato agli indirizzi dettati dalla Conferenza Episcopale Italiana, a seguito anche
delle recenti modifiche introdotte, il criterio della assegnazione e successiva
erogazione dei fondi Irpef 8 per mille ha tenuto conto dei progetti, della situazione
economica delle singole parrocchie e delle varie realtà diocesane. I fondi CEI
costituiscono la fonte economica più significativa per il cammino della Chiesa
locale e la realizzazione di molti progetti. Ogni anno le richieste aumentano e
purtroppo non è stato possibile accoglierle tutte. Nella distribuzione si è tenuto
presente ove possibile il criterio dell’alternanza, così da farne beneficiare anche
quelle realtà che nel passato non ne hanno usufruito.

In questo esercizio finanziario sono state accreditate alla Diocesi di Pistoia le
seguenti somme:

        per il culto e la pastorale € 634.554,17;

        per la carità € 611.687,82.

Per quanto riguarda il capitolo Carità, si è privilegiato il criterio progettuale,
secondo un percorso intrapreso già da anni ma sempre maggiormente attuato e
potenziato. In particolare, visto il momento storico contingente, ci siamo indirizzati
maggiormente verso quelle realtà che intervengono a sostegno delle famiglie e dei
singoli individui per fronteggiare il perdurare della dura crisi economica. Il numero
di interventi in favore dei bisognosi, sia in diocesi che nelle realtà locali parrocchiali
ha evidenziato ancora una volta l’aumento delle situazioni di difficoltà, come
testimonia il dossier Caritas presentato lo scorso dicembre, mettendo in evidenza
l’importanza di questi fondi otto per mille, senza i quali non sarebbe possibile
arrivare in aiuto di così tante persone e realtà. Particolare attenzione, quindi, è
stata rivolta a tutte quelle attività che gravitano intorno la Caritas diocesana in
concomitanza con il progressivo impoverimento delle famiglie: Centro Caritas,
mensa dei poveri, centro distribuzione vestiario, fondi di solidarietà, centri di
ascolto zonali. Rilevante è anche il sostegno alle associazioni, sulla base di progetti
futuri o in fase di realizzazione indirizzati al recupero degli ex detenuti; ai centri
aiuto alla vita; al sostegno per le persone diversamente abili o con difficoltà di
inserimento sociale; all’assistenza degli extracomunitari. Sono stati finanziati
inoltre doposcuola e progetti rivolti alla tutela della persona: dai minori, alle
ragazze madri e alle famiglie in genere, fino al recupero delle donne vittime della
tratta. È importante l’impegno nei confronti dell’accoglienza agli immigrati, alcuni
ospitati in strutture di proprietà diocesana, realizzato con il coordinamento della
Caritas diocesana. Nel capitolo Culto e pastorale, parte del contributo è assegnata
ai centri diocesani, parte alle attività pastorali e culturali sempre con eventi di
assoluto rilievo; una quota è stata assegnata ad enti collegati con la Diocesi ed una
parte alle parrocchie, con particolare attenzione a quelle con problemi economici
e/o di piccola dimensione che non riescono più ad avere i mezzi necessari
nemmeno per la gestione ordinaria. Confermato il graduale aumento delle
Parrocchie che non riescono, nel corso dell’anno solare, a reperire le risorse per la
normale gestione ordinaria. In aumento anche i casi di Parrocchie, dove il
contributo è servito a fare fronte a situazioni di emergenza, su interventi di
manutenzione straordinaria e in tutte quelle situazioni in cui la Parrocchia stessa è
impegnata, suo malgrado, in spese che superano le fonti di entrata e quindi
necessitano di aiuti anche per la gestione ordinaria. Tutto questo quale segno della
vicinanza e della sollecitudine della Chiesa Diocesana. Continua l’erogazione di un
contributo annuale a sostegno di un progetto missionario pluriennale nella Diocesi
di Balsas, che è stata assistita per molti anni da missionari diocesani. Un contributo
è stato assegnato anche alla curia diocesana per il funzionamento degli apparati
amministrativi e dei locali ove il Vescovo abita, esercita la sua attività di ascolto
del clero, dei bisognosi, delle autorità e dove operano gli addetti amministrativi
preposti al funzionamento della Curia stessa. Purtroppo, al momento della stesura
di questa relazione, non possiamo esimerci dal segnalare come l’emergenza
COVID-19, abbia inasprito le condizioni di disagio e di marginalità già in essere.
L’ulteriore impoverimento di famiglie e aziende del territorio, e del tessuto sociale
in genere, avrà, nei tempi a venire, ripercussioni economiche e pastorali anche
sulle parrocchie della nostra Diocesi.

Vi siamo grati quindi per l’erogazione dei Fondi CEI straordinari che, seppur non
risolutivi, sono un importante segno per le realtà del territorio e la chiesa locale.

                                                               L’economo diocesano

                                                                      Elisabetta Fedi
Comunicazione dell’Asl relativa la
situazione di Vicofaro
PISTOIA – 11/04/2020 – Nella giornata di ieri, venerdì 10 aprile, la diocesi di
Pistoia ha ricevuto una comunicazione dell’Asl relativa alla situazione igienico
sanitaria della parrocchia di Vicofaro. La notificazione segnala una serie di
criticità e alcune procedure da
attivare per mettere rapidamente in sicurezza sanitaria la struttura e tutelare le
persone accolte dai rischi di contagio Covid-19. La diocesi, come più volte
sottolineato dallo stesso Vescovo, vuole
attenersi a quanto le attuali norme igienico – sanitarie richiedono, per il bene
stesso dei migranti ospitati e dei cittadini in genere. Si tratta, tra l’altro, di
proseguire e velocizzare il percorso già iniziato con il trasferimento dei migranti
dalla parrocchia anche in altre strutture, percorso condiviso al tavolo di lavoro e,
a livello istituzionale, in particolare con la prefettura di Pistoia. Tutelare la salute
e la dignità dei migranti attualmente ospitati in parrocchia e realizzare una
accoglienza piena, bella e condivisa è sempre stato e resta l’unico intento di tutto
il
percorso fin qui fatto che la diocesi e gli enti collaboratori intendono portare
avanti.

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I vescovi toscani: la famiglia sia
piccola chiesa domestica
L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a
rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione
della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di
conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più
recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della
C.E.I. del 12 marzo .

Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare
in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso
non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come
fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a
non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e
forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di
lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come
un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la
nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga.

Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire
meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di
ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro.
Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a
crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore:
«dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).
Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi
fedeli:«Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con
«acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una
privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare.
Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il
grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza
da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle
nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura
e una profonda meditazione della Sacra Scrittura.

In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il
ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi
della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter
mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente
alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle
chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle.
Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e
di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui
l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante
adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che
possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di
intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o
altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che
tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza
queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di
culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli.

Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in
contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento
e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa.
Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono
offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In
questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati
tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto.

Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e
alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro
sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della
redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno
incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e
gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario
e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i
nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e
trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.
L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di
comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera
penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i
più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua
del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di
vita.

Comunicato CET 4 coronavirus 13 marzo 2020
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