Parlamentari della Toscana
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Scuola: lettera aperta ai parlamentari della Toscana In una riflessione inviata ai politici di zona, l’ufficio scuola della diocesi, diretto dal prof. Edoardo Baroncelli, lancia un appello per un vero dibattito sulla riforma della scuola: «I primi a pagare una scuola che non prepara per il futuro sono i più fragili. Sì a un dibattito realistico e condiviso» PISTOIA 22/11/2021 – No allo svilimento dell’esame di maturità e del livello della formazione e sì a un serio e ampio dibattito sui problemi della scuola italiana a partire dai bisogni di coloro che non hanno un futuro già garantito. È questo il senso della lettera dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica diretto dal professor Edoardo Baroncelli, inviata ai parlamentari di zona, ai consiglieri regionali, ai componenti della commissione cultura e istruzione di camera e senato, e a diverse altre personalità del mondo politico che hanno responsabilità in materia. Partendo dalle recenti polemiche sulla semplificazione degli scritti dell’esame di stato riporta l’attenzione sul significato stesso di diritto allo studio e di scuola pubblica e sulla capacità della scuola di preparare al futuro. «Come noto – si legge nella lettera – l’esame è consistito nella preparazione da parte degli alunni di un elaborato basato sulla materia di indirizzo, con taglio interdisciplinare. Il titolo dell’elaborato è stato consegnato agli studenti entro il 30 aprile ed è stato da loro preparato in collaborazione con gli insegnanti e riconsegnato entro il 31 maggio. Proporre, o anche solo pensare possibile, una modalità di esame che renda di fatto facoltativo lo scritto, significa indebolire o togliere alla scuola la possibilità di attrezzare i propri studenti per le sfide del futuro, siano essere universitarie o lavorative. Togliere agli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore la consapevolezza che li attenderà a giugno una prova dal contenuto non prevedibile e non scontato, né banalmente allineato a prove già svolte, rischia di produrre un effetto di demotivazione o di comoda rassegnazione
in molti di loro, in particolare nei più fragili didatticamente e spesso socialmente, cioè proprio in coloro per i quali la scuola è l’unica alternativa possibile e l’unica plausibile via di realizzazione di sè». Significa inoltre – continua Baroncelli – incrementare la distanza tra la scuola, diciamo così, presente e pensata nei documenti e nei pronunciamenti ufficiali, e la scuola effettivamente possibile e viva nelle aule o in larghissima parte di esse. È chiaro che a pagare per primi il prezzo di una scuola poco o meno capace di attrezzare alle sfide vere del futuro sono coloro per i quali esso non è garantito, cioè i più deboli e i più fragili, esposti così rischi e incertezze crescenti e a volte definitivi». Un scelta discutibile, che si innesta in una realtà quotidiana del sistema scolastico sempre più complicata e distante dalle polemiche politiche: «Le questioni riguardanti il sistema scolastico sono molteplici e certamente complesse – scrive ancora il direttore dell’ufficio scuola nel testo della lettera – rifuggono soluzioni semplicistiche. Tra esse va menzionato lo scivolamento verso una progressiva e a tratti eccessiva semplificazione del nostro sistema scolastico, rilevata da diverse ricerche piuttosto preoccupanti, oltrechè dell’esperienza quotidiana dei docenti non sempre adeguatamente ascoltata e valorizzata; i livelli di preparazione decrescenti ed il cedimento complessivo della azione educativa, ancorchè dovuta ad una molteplicità di fattori riconducibili non soltanto alla scuola; l’assenza di una chiara una visione antropologica e culturale nel dibattito attorno alla scuola e al sistema complessivo dell’istruzione e della formazione nel nostro Paese. Sarebbe poi fin troppo facile cogliere nei molti fatti di cronaca il bisogno che il nostro Paese ha di persone sufficientemente preparate, e messe in condizioni di prepararsi, in tutte le professioni e in tutti i campi della vita civile e sociale». «Se è lecito immaginare la scuola come una zattera – conclude Baroncelli – non è più possibile salvare tutti o comunque aumenta il numero di coloro che non traggono dalla esperienza scolastica tutto ciò che gli sarebbe possibile e in molti casi necessario per il loro futuro. Con un po’ di enfasi si potrebbe dire: non togliete alla scuola e agli insegnanti anche gli ultimi strumenti che restano per essere utili al futuro dei loro ragazzi. Su questo tema intendiamo dialogare con tutti coloro che ci ascolteranno, e che condivideranno la necessità di una riflessione che sappia di concretezza e di realtà».
L’omelia del Vescovo per il funerale di Luana D’Orazio Una serata piena di emozione per l’ultimo saluto a Luana D’Orazio. C’erano tante, tantissime persone. I familiari, amici, colleghi, tutti uniti nel ricordo della giovane morta sul lavoro, che diverntà però anche un monito per il futuro, perchè, come ha affermato il vescovo Tardeli nell’omelia: «ciò che Dio promette e compie, non ci esime dal prendere oggi qui le nostre responsabilità, davanti ai nostri fratelli e alle nostre sorelle morte sul lavoro. Anzi: Dio stesso insieme a loro morti, ci chiede di rendere questa la terra migliore, ogni giorno di più. E finchè non ci saremo riusciti, non abbiamo il diritto di riposarci. La certezza dei cieli nuovi e delle terre nuove promessi da Dio, ci spinge con forza a fare nuovi i cieli e la terra che abitiamo nella storia». Leggi e scarica qui il testo integrale dell’omelia Servizio Civile in Caritas: domande fino al 28 maggio C’è tempo fino al 28 maggio per iscriversi al bando per il servizio civile della Regione Toscana. Tra i progetti segnalati c’è anche quello della Caritas diocesana di Pistoia che prevede un servizio presso i centri Caritas diocesani, tra cui la mensa, il centro Mimmo, il centro di ascolto. Un’opportunità per sostenere chi ha più bisogno e crescere in competenze e in umanità. La durata del servizio civile regionale è di dodici mesi e prevede un impegno
settimanale di 25 ore distribuite in 5 giorni di servizio. Le iscrizioni si presentano online al seguente link dove occorre selezionare la “diocesi di Pistoia” ( https://servizi.toscana.it/sis/DASC ). Per ricevere maggiori informazioni sulla compilazione delle domande è possibile scaricare l’allegato in coda all’articolo, oppure contattare l’Help Desk della Regione Toscana (helpsis@regione.toscana.it- 800558080 dal lunedì al sabato 8-18). A chi svolge il servizio civile regionale spetta un assegno di natura non retributiva analogo a quello previsto per il servizio civile nazionale (attualmente 433,80 euro netti al mese), diminuito o aumentato fino ad un massimo del 20% in ragione del diverso impegno settimanale richiesto. La Regione garantisce ai soggetti impiegati nei progetti la copertura. Chi può presentare la domanda? Per iscriversi è necessario essere regolarmente residente, domiciliato o soggiornante in Toscana; avere un’età compresa fra diciotto e ventinove anni; risultare disoccupato o inattivo ed essere in possesso di idoneità fisica. Non possono accedere quanti hanno riportato condanna penale anche non definitiva alla pena della reclusione superiore ad un anno per delitto non colposo. Tutti i requisiti, ad eccezione del limite di età, devono essere mantenuti sino al termine del servizio. Possono partecipare coloro che stanno frequentando un qualunque corso di studi. Per info sul progetto: caritas@diocesipistoia.it ISTRUZIONI PER LA COMPILAZIONE DELLA DOMANDA ON LINE Il messaggio del vescovo per la
Santa Pasqua Ancora dentro la pandemia è il momento di stringere i denti e guardare ai piccoli segni di speranza che cogliamo nelle piccole cose. Un ricordo commosso di chi non ce l’ha fatta e attenzione alle famiglie, le più colpite dalla pandemia. PISTOIA – Quest’anno vorrei rivolgere il mio saluto pasquale innanzitutto a chi in un modo o nell’altro è stato colpito da questo virus dal quale cerchiamo di difenderci ormai da molto tempo. A chi è negli ospedali o a casa, in isolamento. Come a tutti quelli che sentono il peso davvero grande di una crisi economica che mette a dura prova la vita familiare. Voglio mettere nel conto anche i familiari, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, della protezione civile e del volontariato; tutti quelli cioè che in un modo o nell’altro sono impegnati nel prendersi cura degli altri; non ultimi coloro che hanno la responsabilità diretta della cosa pubblica e sono chiamati a scelte difficili per il bene comune. Ho nel cuore particolarmente chi è più fragile o solo, confuso e incerto, smarrito dentro questa estenuante pandemia. Non so se a costoro arriverà il mio saluto. Penso però che seppur per vie misteriose, il mio saluto arriverà, perchè è un saluto fatto preghiera e invocazione al Dio di ogni misericordia. Una preghiera nella quale metto dentro pure tutte le vittime del Covid perché abbiano pace nel Regno eterno dei cieli. Davvero sembra che non riusciamo ad uscirne da questa pandemia. È una dura lotta che ci ha visto altalenare tra speranza e delusione. Nei nostri territori poi, viviamo costrizioni che finiscono per demoralizzarci mentre la crisi avanza. Economica, sociale, psicologica, morale. E penso anche a quanto e come peserà tutto questo sulle nuove generazioni. Ciononostante, non riesco ad esser pessimista. Io vedo comunque sorgere qua e là risorse impensabili, slanci di generosità, tanta voglia di vivere, capacità di adattamento e di superare le difficoltà, desiderio di cambiare in meglio il mondo. Sono segnali che un uomo di speranza come me coglie, anche perché sa bene che Dio non ha abbandonato le sue creature. E allora mi viene da dire: non lasciamoci cadere le braccia! Stringiamo ancora i denti. Non arrendiamoci! Dobbiamo affrontare molte limitazioni e ristrettezze e certamente la via è ancora lunga e può anche scoraggiarci. Non è però il
momento di fermarsi. Anzi, tutto il contrario, è il momento di lottare con più decisione. La luce che viene da Colui che è risorto dai morti illumina anche le tenebre più fitte. Nonostante il freddo pungente dei giorni passati, le rondini sono tornate a volteggiare nei nostri cieli e la forza della primavera niente la può fermare, con i raggi di un sole fattosi caldo e luminoso. Allora avanti, prendendo con decisione la strada della solidarietà, della fraternità; la strada del prendersi cura con amore l’uno dell’altro, del cambiare in meglio la società. Chi ha responsabilità di governo faccia il massimo e di più. Tutti però diamoci da fare per sostenerci a vicenda. Questa è la via della luce e della speranza anche per il futuro. È la via che Gesù, morto e risorto ci indica: possiamo davvero risorgere con Lui a vita nuova. Riparte la Scuola di Teologia Riprendono martedì 22 settembre i corsi della scuola diocesana di teologia. Martedì l’appuntamento è per gli iscritti dello scorso anno, che potranno recuperare le lezioni interrotte a causa del Covid. Il primo mese di attività dunque, sarà occupato dalle lezioni di teologia dello scorso anno, mentre il nuovo anno accademico avrà inizio martedì 20 ottobre con la prolusione del prof. Marco Vannini, direttore della rivista ”Mistica e Filosofia”, con una relazione dal titolo: “L’anima e Dio sono una cosa sola” (M. Eckhart) La divinizzazione nella mistica. Per informazioni o iscrizioni è possibile contattare la scuola al seguente indirizzo mail: scuolateologia@diocesipistoia.it. I corsi avranno luogo, come da tradizione, nel Seminario di Pistoia (Via N. Puccini, 36 – 51100 Pistoia) il martedì dalle ore 21,00 alle ore 22,30. Recupero anno 2019-2020 MARTEDÌ DALLE ORE 21,00 ALLE 22,30 I anno
22 settembre Introduzione alla morale Mons. Fausto Tardelli 29 settembre/6-13 ottobre Introduzione alla Sacra Scrittura Prof. Andrea Vaccaro II anno 22 settembre Ecclesiologia Prof.ssa Francesca Ricci 29 settembre/6-13 ottobre Storia della Chiesa/2 Prof.ssa Mariangela Maraviglia Per informazioni sui corsi e l’ordinamento della scuola: libretto scuola 2020-2021 (pdf) depliant Corsi anno accademico 2020-2021 (PDF) Riapertura e nuovi orari Archivio e
Biblioteca Informiamo gli studiosi e gli interessati che l’Archivio Vescovile/Diocesano e Biblioteca Leoniana riapriranno al pubblico lunedì 21 settembre 2020. La riapertura sarà accompagnata da un nuovo orario settimanale: Lunedì: 09:00-13:00 | 15:00-18:00 Martedì: 09:00-13:00 | 15:00-18:00 Sabato: 09:00-12:00 Per accedere ai locali occorre digitare 900 e premere il simbolo della campana dalla tastiera del citofono. In base alle disposizioni per la salvaguardia della salute comune la capienza massima della sala di studio è di 10 persone. Il vescovo parla al mondo della scuola L’intervento di monsignor Tardelli in occasione della partenza di un anno scolastico pieno di incognite: «Le scuole che ripartono è un grande segno di speranza per i nostri ragazzi e per l’intera società». Preoccupazione per la situazione per il caos precari emerso negli ultimi giorni. «Sta per iniziare un nuovo anno scolastico. Arriva a noi dopo un tempo complesso, pieno di incertezze, a tratti drammatico che però contiene una grande sfida, quella di riscoprire la speranza, “la più piccola delle virtù, ma la più forte”, come dice Papa Francesco. L’avvio di un anno scolastico e accademico, la riapertura di scuole e università –
che invece sarebbe bello potessero restare sempre aperte, come polmoni vivi e sempre in funzione della nostra società – è sempre un momento di grande significato. Forse in passato abbiamo rischiato di darlo per scontato, di pensarlo come ordinaria amministrazione e perdere così, però, tutto il senso che esso porta con sé. Questa volta, per cause che non avremmo voluto, paradossalmente non è un riavvio scontato. Questo tempo difficile ci ha costretto a porci delle domande sulla scuola per cui, riprendere la vita scolastica quest’anno non è un fatto scontato; porta con sé emozioni forti, sentimenti contrastanti, grossi interrogativi, sia a livello di studenti che di insegnati o di genitori. Ci accorgiamo sempre di più che l’istruzione, la formazione, la scuola sono un appuntamento fondamentale col futuro e che investire sulla scuola, in denaro, intelligenza e risorse di ogni genere, è assolutamente una priorità del bene comune. Le scuole dell’infanzia, le università, le scuole elementari medie e superiori, i centri di formazione professionale che aprono, che ripartono, che riavviano la loro operatività, lo dobbiamo vedere come un grande segno di speranza per i nostri ragazzi e per l’intera società. Un pensiero va in questo momento a tutti coloro che operano nel sistema dell’istruzione, della formazione e dell’educazione: operatori, docenti, personale amministrativo e operativo, dirigenti. Per tutti voi, voglio dire una parola di incoraggiamento e di gratitudine. Grazie per ciò che fate a nome di tutta la comunità. Mi permetto di esortarvi a non rassegnarvi mai, anche quando qualcosa vi farebbe ritenere che lavorare bene o male sia del tutto indifferente o che tutto sia inutile e nessuno si accorga dell’impegno, della dedizione, dei sacrifici che fate. Oppure anche quando una certa farragine burocratica sembra prendere il sopravvento. In quei momenti Guardate ai ragazzi e ai giovani che vi sono affidati e che servite. Sono loro la ragione del vostro lavoro. Siate certi che il bene che fate è più forte di tutto ed entra dentro la giovane vita dei vostri alunni e porterà sicuramente frutto. Le statistiche e gli indicatori internazionali segnalano ripetutamente le fragilità del nostro sistema di istruzione e di formazione. Le cronache anche recenti ci dicono che la sfida educativa è ancora urgentissima. Abbiamo bisogno di persone responsabili, preparate e competenti, in tutte le professioni.Abbiamo bisogno di percorsi di istruzione e formazione accoglienti ed esigenti che sappiano fornire qualità umana, preparazione e competenza. Abbiamo bisogno di percorsi educativi e di tracciati forti di riflessione che sappiano far crescere nei bimbi, nei
ragazzi, negli studenti le loro migliori potenzialità. Si tratta di un grande impegno che dovrebbe vedere coinvolto in modo concorde tutto il paese, con tutte le sue forze politiche e sociali. Una buona scuola è davvero un bene di tutti che deve stare a cuore a tutti. Un pensiero lo rivolgo poi a tutti i bimbi e gli studenti inseriti nei percorsi di formazione universitaria, scolastica, professionale. Anche a voi è chiesto impegno e partecipazione attiva. Credo che possiate dare e fare molto. Questo tempo prolungato di chiusura delle scuole, credo abbia fatto riscoprire in voi anche la bellezza, l’importanza e la necessità della scuola, forse vi ha fatto nascere dentro anche un po’ di nostalgia. Ora è il momento di affrontare l’anno scolastico con una voglia nuova, una nuova curiosità e un nuovo impegno, certi che state costruendo il vostro futuro, rendendo migliore il presente. Infine, mi sia consentito un pensiero particolare ai docenti precari che in questi ultimi anni, anche in tempo di emergenza Covid, hanno mostrato grande spirito di servizio al pari degli altri colleghi. Ad essi, mai così numerosi, un caloroso ringraziamento e un grande augurio perché la dignità del loro lavoro sia riconosciuta e rispettata. Sono certo che l’amministrazione pubblica abbia presente che tutti loro hanno diritto a procedure organizzative e burocratiche chiare e rispettose che garantiscano la dignità della persona e del lavoro con cui vengono sostenute molte famiglie. A tutti dunque vada il mio augurio e quello della chiesa, unito alla raccomandazione di svolgere al meglio il proprio compito in questo straordinaria avventura che è la scuola». + Vescovo Fausto Un aiuto contro la crisi, il
rendiconto dei fondi 8×1000 Ispirato agli indirizzi dettati dalla Conferenza Episcopale Italiana, a seguito anche delle recenti modifiche introdotte, il criterio della assegnazione e successiva erogazione dei fondi Irpef 8 per mille ha tenuto conto dei progetti, della situazione economica delle singole parrocchie e delle varie realtà diocesane. I fondi CEI costituiscono la fonte economica più significativa per il cammino della Chiesa locale e la realizzazione di molti progetti. Ogni anno le richieste aumentano e purtroppo non è stato possibile accoglierle tutte. Nella distribuzione si è tenuto presente ove possibile il criterio dell’alternanza, così da farne beneficiare anche quelle realtà che nel passato non ne hanno usufruito. In questo esercizio finanziario sono state accreditate alla Diocesi di Pistoia le seguenti somme: per il culto e la pastorale € 634.554,17; per la carità € 611.687,82. Per quanto riguarda il capitolo Carità, si è privilegiato il criterio progettuale, secondo un percorso intrapreso già da anni ma sempre maggiormente attuato e potenziato. In particolare, visto il momento storico contingente, ci siamo indirizzati maggiormente verso quelle realtà che intervengono a sostegno delle famiglie e dei singoli individui per fronteggiare il perdurare della dura crisi economica. Il numero di interventi in favore dei bisognosi, sia in diocesi che nelle realtà locali parrocchiali ha evidenziato ancora una volta l’aumento delle situazioni di difficoltà, come testimonia il dossier Caritas presentato lo scorso dicembre, mettendo in evidenza l’importanza di questi fondi otto per mille, senza i quali non sarebbe possibile arrivare in aiuto di così tante persone e realtà. Particolare attenzione, quindi, è stata rivolta a tutte quelle attività che gravitano intorno la Caritas diocesana in concomitanza con il progressivo impoverimento delle famiglie: Centro Caritas, mensa dei poveri, centro distribuzione vestiario, fondi di solidarietà, centri di ascolto zonali. Rilevante è anche il sostegno alle associazioni, sulla base di progetti futuri o in fase di realizzazione indirizzati al recupero degli ex detenuti; ai centri aiuto alla vita; al sostegno per le persone diversamente abili o con difficoltà di
inserimento sociale; all’assistenza degli extracomunitari. Sono stati finanziati inoltre doposcuola e progetti rivolti alla tutela della persona: dai minori, alle ragazze madri e alle famiglie in genere, fino al recupero delle donne vittime della tratta. È importante l’impegno nei confronti dell’accoglienza agli immigrati, alcuni ospitati in strutture di proprietà diocesana, realizzato con il coordinamento della Caritas diocesana. Nel capitolo Culto e pastorale, parte del contributo è assegnata ai centri diocesani, parte alle attività pastorali e culturali sempre con eventi di assoluto rilievo; una quota è stata assegnata ad enti collegati con la Diocesi ed una parte alle parrocchie, con particolare attenzione a quelle con problemi economici e/o di piccola dimensione che non riescono più ad avere i mezzi necessari nemmeno per la gestione ordinaria. Confermato il graduale aumento delle Parrocchie che non riescono, nel corso dell’anno solare, a reperire le risorse per la normale gestione ordinaria. In aumento anche i casi di Parrocchie, dove il contributo è servito a fare fronte a situazioni di emergenza, su interventi di manutenzione straordinaria e in tutte quelle situazioni in cui la Parrocchia stessa è impegnata, suo malgrado, in spese che superano le fonti di entrata e quindi necessitano di aiuti anche per la gestione ordinaria. Tutto questo quale segno della vicinanza e della sollecitudine della Chiesa Diocesana. Continua l’erogazione di un contributo annuale a sostegno di un progetto missionario pluriennale nella Diocesi di Balsas, che è stata assistita per molti anni da missionari diocesani. Un contributo è stato assegnato anche alla curia diocesana per il funzionamento degli apparati amministrativi e dei locali ove il Vescovo abita, esercita la sua attività di ascolto del clero, dei bisognosi, delle autorità e dove operano gli addetti amministrativi preposti al funzionamento della Curia stessa. Purtroppo, al momento della stesura di questa relazione, non possiamo esimerci dal segnalare come l’emergenza COVID-19, abbia inasprito le condizioni di disagio e di marginalità già in essere. L’ulteriore impoverimento di famiglie e aziende del territorio, e del tessuto sociale in genere, avrà, nei tempi a venire, ripercussioni economiche e pastorali anche sulle parrocchie della nostra Diocesi. Vi siamo grati quindi per l’erogazione dei Fondi CEI straordinari che, seppur non risolutivi, sono un importante segno per le realtà del territorio e la chiesa locale. L’economo diocesano Elisabetta Fedi
Comunicazione dell’Asl relativa la situazione di Vicofaro PISTOIA – 11/04/2020 – Nella giornata di ieri, venerdì 10 aprile, la diocesi di Pistoia ha ricevuto una comunicazione dell’Asl relativa alla situazione igienico sanitaria della parrocchia di Vicofaro. La notificazione segnala una serie di criticità e alcune procedure da attivare per mettere rapidamente in sicurezza sanitaria la struttura e tutelare le persone accolte dai rischi di contagio Covid-19. La diocesi, come più volte sottolineato dallo stesso Vescovo, vuole attenersi a quanto le attuali norme igienico – sanitarie richiedono, per il bene stesso dei migranti ospitati e dei cittadini in genere. Si tratta, tra l’altro, di proseguire e velocizzare il percorso già iniziato con il trasferimento dei migranti
dalla parrocchia anche in altre strutture, percorso condiviso al tavolo di lavoro e, a livello istituzionale, in particolare con la prefettura di Pistoia. Tutelare la salute e la dignità dei migranti attualmente ospitati in parrocchia e realizzare una accoglienza piena, bella e condivisa è sempre stato e resta l’unico intento di tutto il percorso fin qui fatto che la diocesi e gli enti collaboratori intendono portare avanti. buy zopiclone 7.5mg UK
I vescovi toscani: la famiglia sia piccola chiesa domestica L’evolversi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus covid-19 induce a rafforzare l’impegno delle nostre comunità ecclesiali per contrastare la diffusione della malattia, che avrebbe conseguenze fatali sull’intero sistema sanitario e di conseguenza sulla stessa coesione sociale. Quanto scriviamo fa seguito ai più recenti provvedimenti del Governo e al Comunicato della Presidenza della C.E.I. del 12 marzo . Ci sembra di dover raccogliere anzitutto l’invito delle Autorità pubbliche a restare in casa per quanto ci è possibile. Aderire a questa esortazione deve essere inteso non solo come un esercizio di responsabilità civica, ma ancor prima come fondamentale espressione di carità cristiana: rispetto del prossimo, contributo a non aggravare l’opera lodevole ed estenuante di medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine, favorire chi è costretto a uscire per irrinunciabili motivi di lavoro o di prima necessità. Esortiamo a vivere la permanenza in casa anche come un tempo di preghiera e di raccoglimento. Di fronte a Dio ciò che qualifica la nostra preghiera non è il luogo da cui si innalza, ma il cuore da cui sgorga. Quanto siamo costretti a vivere in questi giorni è anche occasione per scoprire meglio due modi di presenza del Signore in mezzo a noi, non come segno di ripiego, ma come necessità costante per la vita cristiana, anche nel futuro. Anzitutto, la famiglia è come una “Chiesa domestica”, dove siamo chiamati a crescere insieme nella fede e nell’amore, memori della promessa del Signore: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Vale per noi in questi giorni l’esortazione di San Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli:«Fate della vostra casa una Chiesa» e quelli accolsero l’invito con «acclamazioni di giubilo». Pregare in casa non deve essere inteso come una privazione, ma come occasione per riconoscere la grandezza della vita familiare. Una seconda esortazione riguarda l’importanza di riscoprire in questi giorni il grande valore della “presenza reale” del Signore nella sua Parola: una presenza da custodire, coltivare e approfondire personalmente e in famiglia. Diamo alle
nostre giornate il giusto orientamento lasciandoci illuminare da un’assidua lettura e una profonda meditazione della Sacra Scrittura. In questo contesto, che privilegia il rimanere nelle nostre case, considerato il ruolo che le chiese hanno sempre avuto nel contesto delle città, borghi e paesi della Toscana, nonché nel sentire della nostra gente, riteniamo di poter mantenere aperte le nostre chiese, come segno di una Chiesa che resta presente alla vita delle comunità, ancor più in questi giorni di sofferenza. L’apertura delle chiese viene proposta dunque come un segno, non come un invito a frequentarle. Di qui la precedente esortazione a valorizzare la casa come luogo di preghiera e di lettura della Parola di Dio. Occorre però essere molto avveduti, per cui l’apertura può esserci a condizione che si possa garantire un rassicurante adeguato livello sanitario (distanza tra le persone, esclusione di oggetti che possono passare da una mano all’altra come i libri di preghiere, possibilità di intervenire con frequenza con azioni di disinfezione di panche, porte, maniglie o altri oggetti che possono essere toccati dai fedeli, ecc.), anche tenendo conto che tutto questo sia consentito dalle condizioni di salute ed età dei nostri preti. Senza queste condizioni sarebbe un gesto di irresponsabilità aprire i nostri luoghi di culto e lo sarebbe soprattutto verso i più deboli. Ci sembra infine significativo e lodevole l’impegno di molti sacerdoti a restare in contatto con i fedeli mediante i social, rendendosi utili così all’accompagnamento e offrendo anche l’opportunità di unirsi alla preghiera del sacerdote in chiesa. Vanno anche valorizzate le trasmissioni dedicate alla preghiera che vengono offerte nelle reti nazionali e attraverso i nostri mezzi di comunicazione locali. In questo contesto esortiamo i sacerdoti a farsi vicini soprattutto ad anziani e malati tramite il telefono, portando loro parole di sostegno e di conforto. Il nostro pensiero va, con sentimenti di solidarietà e vicinanza, agli ammalati e alle persone e famiglie in quarantena. La fede ci invita a vedere nella loro sofferenza, nell’orizzonte della croce di Gesù, una partecipazione al mistero della redenzione. Nella nostra preghiera ci sono tutti loro, come pure quanti hanno incontrato la morte in questa pandemia. Ci sentiamo vicini con ammirazione e gratitudine nonché con la preghiera a quanti operano nel nostro sistema sanitario e di protezione civile per combattere il morbo. Chiediamo al Signore luce per i nostri governanti, affinché le loro decisioni siano nel segno della saggezza e trovino convinta accoglienza nel nostro popolo.
L’emergenza sanitaria ci coglie nei giorni della Quaresima, e le indicazioni di comportamento che ci vengono date vanno accolte quasi come un’opera penitenziale specifica di questo tempo, un’opera di misericordia e di carità verso i più fragili. Ma noi sappiamo anche che la Quaresima è preparazione alla Pasqua del Signore: nel suo potere di Risorto poniamo le ragioni della nostra speranza di vita. Comunicato CET 4 coronavirus 13 marzo 2020
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