E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
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La SCALA PARLANTE COLLEZIONISMO DI RADIO D’EPOCA e quant’altro attiene alla storia delle telecomunicazioni Sped. in A.P. Comma 27 / Art. 2- Legge 549/95 - Filiale BOLOGNA ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018
1918 - 2018 Esattamente un secolo fa, nel novembre del 1918, si concludeva quell’immane tragedia che la Storia avrebbe chiamato Grande Guerra, dato che fu, fino a quel momento, il più grande conflitto che il mondo avesse mai visto. E in seguito Prima Guerra Mondiale, quando divenne necessario distinguerla da un conflitto ancora più devastante. Quattro anni prima, nel 1914, il folle gioco del “mostrare i muscoli” condotto da qualche tempo da molte potenze europee e culmi- nato nei fatti di Sarajevo, condusse l’Europa, quella stessa Europa della Belle Époque, del Ballo Excelsior, delle Olim- piadi moderne, pervasa da un anelito di progresso e benessere, ad una sorta di seppuku, un suicidio rituale in cui annientò forse la miglior parte di se stessa. Come tutte le guerre, specie le più devastanti, anche questa portò notevoli avanzamenti tecnologici in molti campi; il settore della nascente elettronica mostrò tutta la sua importanza, sia nel campo delle comunicazioni radio che in altri, come quello della radiologia medica. La neonata aviazione acquistò presto un crescente “peso” nel conflitto, e la sua evoluzione tecnica, spingendo nel contempo la motoristica, portò a mezzi sempre più veloci e potenti. E i problemi di balistica furono affrontati forse per la prima volta in modo scientifi- camente “moderno”. Sarebbe troppo lungo enumerare tutti gli ambiti della scienza che furono coinvolti in vari modi nel conflitto; ma non si può dimenticare il settore che forse più di ogni altro lasciò la sua “impronta” in esso: la Chimi- ca. Lo sviluppo delle polveri propellenti e degli esplosivi, assieme agli avanzamenti nella metallurgia, avvenuti alla fine del secolo precedente, portò l’artiglieria ad essere l’arma predominante sui campi di battaglia; ma furono gli aggressivi chimici (cloro, fosgene, iprite ed altri) a lasciare nella memoria collettiva un retaggio di sterminio. A distanza di un secolo ci sembra giusto ricordare quella intera generazione di giovani europei distrutta nel nome della “patria”. Una Patria che troppo spesso non era quella “vera” – i propri cari, la propria terra, il proprio lavoro, i propri diritti, i propri valori – ma quasi sempre incarnava le più banali aspirazioni di dominio e supremazia di monarchi e politicanti. Nono- stante la maggior parte degli italiani non volesse la guerra, una minoranza, tale di numero, ma molto “fracassona”, combinata alle ambizioni militari ed espansionistiche della monarchia, portò alla morte oltre 650.000 di loro, per non parlare dei tanti che lo stesso ebbero la vita spezzata, i mutilati e gli invalidi, chi ne uscì segnato non tanto nel corpo ma nella mente e nello spirito; cittadini che non riuscirono più a reinserirsi in una vita “normale”, anche questo elemento all’origine delle tensioni sociali del dopoguerra. Onoriamone la memoria. Oggi viviamo in una Europa diversa; attraversiamo quasi senza accorgercene (tranne negli aeroporti…) confini che un tempo richiedevano la sottomissione ad una estenuante burocrazia. Abbiamo finalmente capito, forse (ma il dubitativo è d’obbligo, specie per alcuni), dopo secoli di massacri reciproci, che noi Europei, ad onta di differenze culturali più formali che di sostanza, siamo parenti più stretti di quanto comunemente pensato. L’Europa odierna - a parte la parentesi della Guerra Fredda - è quella uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, eredità diretta della Prima a causa soprattutto della miope ottusità dei vincitori. Gli anni che vanno dal 1914 al 1945 sono stati senz’altro i più bui dell’Europa moderna, poco più di trenta anni che videro ben due guerre terrificanti, la negazione dei più elementari diritti umani, l’instaurazione di intolleranza, odio, rancore e razzismo come ragioni di stato, l’affermazione della supremazia dell’oscurantismo sulla Ragione. Ma da tutto ciò emerse alla fine la volontà delle nazioni a non ripetere gli errori del passato, un passato sempre più lontano nella memoria, specie per le giovani generazioni. Primo Levi ha scritto: Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo. Cerchiamo di tenerlo ben presente. Nei prossimi numeri ¤ Le radio dei soci ¤ Strumenti Scuola www.aireradio.org Il sito ufficiale della nostra associazione è Radio Elettra ¤ Radio & Cinema in corso di rinnovamento. ¤ Storia delle Comunicazioni Nei primi mesi del 2019 sarà on-line con una nuova ¤ Transistor grafica ed una riorganizzazione dei ¤ Telegrafia contenuti per una maggiore facilità di ¤ Strumentazione consultazione da parte dei soci (e non solo…) ¤ ... e altro ancora a.i.r.e. n. 6-2018 11
Indice La SCALA PARLANTE numero di Associazione Italiana Radio d’Epoca Novembre 2018 Sede legale: Museo dei Mezzi di Comunicazione - Arezzo Presidente Onorario: Nerio Neri Consiglio Direttivo Editoriale Presidente: Carlo Pria 02.38302111 1918 - 2018 pag. 1 carlo@aireradio.org Segretario: Fabio Zeppieri 349.3167633 zeppieri.fabio@libero.it Parliamo di Tesoriere: Piero Cini 055.686645 La Radiologia medica al fronte: 1914/18 pag. 3 cxcpiero@alice.it I dimenticati del dramma del dirigibile Italia pag. 6 Consigliere: Renzo Piana 338.8645616 renzopiana.bo@gmail.com Collezioni Consigliere: Claudio Gatti 039.362114 claudiogatti.aire@libero.it Galene da tutto il mondo pag. 12 Comitato Scientifico Spigolando Neri (Coord.), Bramanti, Pria, Cecchi, Piana. La stazione radio di Grimeton pag. 9 Gruppi Locali e Coordinatori Radio Popolare Norvegese pag. 11 Milano: D.Colangelo 348.8225594 colangelo@cheapnet.it Ricordi pag. 21 Firenze: C. Bonechi 339.6131904 Il voltmetro a valvola pag. 22 elena7211@tin.it Il Tasto Manipolatore pag. 24 Bologna: R.Piana 338.8645616 renzopiana.bo@gmail.com Zenith mod. 705 H (1933) pag. 28 Torino: A.Ferrero 338.8735877 Transistor “moderno”, ma vintage pag. 30 airepiemonte@hotmail.com Genova: R.Colla 349.8430416 Laboratorio e Tecnica roberto.aire@gmail.com Provavalvole S.R.E. a “levette” (anni ‘70) pag. 16 Ravenna: F.Giuliani 0544.82185 Le regole di scrittura delle unità di misura elettriche pag. 20 Brescia: R.Tancredi 347.4085743 robytnc@hotmail.it Radio e Cinema Lazio: F.Zeppieri 349.3167633 zeppieri.fabio@libero.it Le radio degli intoccabili pag. 27 Arezzo: S.Menci 338.5901410 Veneto: G.F.Chiaradia 335.7635987 Mostre e Manifestazioni airenordest@libero.it Mostra a Leonessa pag. 29 Valdisieve: E.Alterini 055.8314676 Il MUMEC di Arezzo e Montichiari in mostra pag. 31 Calenzano: F. Giovannoni 347.5710860 Sostegno Radio (MI): L. Collico 349.3830770 Cerco Offro Scambio pag. 32 l_collico@virgilio.it Corrispondenza associativa / Servizio Schemi: Carlo Pria - Via Calvi 2 - 20021 Baranzate (MI) in copertina: Volmetro elettronico Chinaglia carlo@aireradio.org modello ANE-107 (1966). (articolo a pag. 22) Mancati recapiti, richiesta arretrati e segnalazioni: per posta: A.I.R.E. Casella postale 142 - 50123 - Firenze L . S . P. O N L I N E La Scala Parlante per e_mail: cxcpiero@alice.it Spedizione in A.P. comma 20/C (per arretrati contributo spese di 4,00 euro per copia + spese postali) La Scala Parlante “on line” è Legge 662/96 Filiale di Bologna Iscrizione Tribunale Bologna n. 6352 Iscrizioni/Rinnovi: Italia € 45.00; Estero € 48.00: disponibile in rete con acces- - con Paypal: dalla pagina “Associatevi” so dalla “homepage” del sito www.aireradio.org (oppure dal Redazione / Sito Internet del sito www.aireradio.org via M. d’Azeglio 2 -20900 Monza (MB) - con Bonifico bancario: Banco Posta IBAN: IT29 sito di airepiemonte). C.Gatti (Responsabile), R.Simonetti W0760114100000010968527 - BIC SWIFT: BPPIITRRXXX; www.aireradio.org intestato a: A.I.R.E. Associazione Italiana Radio d’Epoca Ricordare che il codice di accesso è - con C.C Postale n. 10968527 intestato a: il numero di tessera (se di tre nume- Collaboratori A.I.R.E. Associazione Italiana Radio d’Epoca ri anteporre uno zero) e la password Figini, Cecchi, G. e M. Riello, Bramanti, (indicare chiaramente nome, cognome, indirizzo, num. tel. è il cognome (in minuscolo). Corno, Fautilli, Lavia,Vitali,Vignali. e/o e_mail) 2 a.i.r.e. n. 6-2018
PARLIAMO DI: La Radiologia medica al fronte: 1914/18 N el tragico contesto della Prima Guerra Mondiale, Una breve premessa durante la quale il princi- I generaloni a cui scriteriati monarchi e politicanti affidarono nel 1914 la con- pio del rispetto dell’essere umano duzione della Prima Guerra Mondiale avevano promesso che le ostilità sa- era stato brutalmente cancellato in rebbero durate pochi mesi. Quindi, pochi morti da seppellire velocemente e tutta Europa, emerse un barlume di tutto sarebbe finito. Purtroppo non andò così, e una guerra ritenuta “lampo” umanità con la nascita e lo sviluppo si trasformò quasi subito in guerra di posizione, con decine di migliaia di fanti della tecnica radiologica per inda- stipati nelle trincee a prendersi in testa le bombe di una artiglieria spaventosa- mente potente. L’enorme numero di feriti da proiettili e da schegge di granate gini mediche sino ad allora impos- portò in primo piano l’esigenza di un vasto impiego di apparecchiature radio- sibili. I fanti feriti morivano soprat- logiche per aiutare i chirurghi nell’individuazione della posizione di frammenti tutto perché i medici non erano in metallici da estrarre dal corpo dei feriti. A questo fine si dovevano attrezzare grado di valutare l’entità delle ferite gli ospedali da campo, o meglio ancora approntare delle unità mobili per rag- causate dai proiettili che cadevano giungere le prime linee ed operare sul posto, anche se in condizioni ambien- sulle loro teste, stipati nelle trincee. tali e di igiene drammatiche. Fu in quella terribile occasione che si realizzarono le premesse per una scienza radiologica di cui ancora all’ospedale militare di Napoli su rio per impiantare un gabinetto oggi non vediamo i limiti grazie al due soldati feriti il 1° marzo 1896 radiologico da campo. Il Servizio progresso scientifico. Ai generali nella battaglia di Adua: la scoper- Sanitario Militare dell’Esercito che gettavano nella mischia mi- ta dei raggi X era stata annunciata Italiano era costituito dai soldati gliaia di giovani pur di sopraffare il ufficialmente da Röntgen il 28 di- del Corpo di Sanità Militare, sot- nemico, si contrapposero pochi uo- cembre1895, appena cinque mesi to il Comando del generale Della mini e donne convinti che si doves- prima dell’intervento effettuato Valle, al quale si univano i sanita- se fronteggiare la sofferenza anche da Alvaro. ri militarizzati della Croce Rossa con una organizzazione medica L’esercito italiano non aveva tra- Italiana (personale medico e cro- che portasse aiuto il più vicino pos- scurato quindi l’impiego della cerossine volontarie), coadiuva- sibile alla linea del fuoco. Questo radiologia in ambito militare: ti dal personale infermieristico accadde su tutti i fronti in guerra. anzi, riconosciuta l’importanza sempre volontario facente parte di poter disporre di apparecchia- di vari comitati assistenziali. Si ture radiologiche presso le linee valutò come predisporre le attrez- Fronte italiano del fronte per gli interventi più zare di radiologia da utilizzare sui urgenti, l’esercito aveva commis- campi di battaglia: se aumentare Le apparecchiature radiologiche sionato la produzione di un’ap- la dotazione di apparecchiature avevano già in precedenza dimo- parecchiatura radiologica mobile trasportabili dovunque, a dorso strato ampiamente la loro utilità alla Ditta Balzarini di Milano. Il si- di mulo, come quelle della dit- in ambito militare, a partire dal stema radiologico era contenuto ta Balzarini, o se affidarsi alle più primo impiego in assoluto ope- in sei casse che potevano essere veloci unità radiologiche auto- rato nel maggio 1896 da parte trasportate sul dorso di due muli, trasportate, che però erano vin- del colonnello Giuseppe Alvaro e comprendeva tutto il necessa- colate alla disponibilità di strade a.i.r.e. n. 6-2018 3
Maria Curie alla guida di una delle sue ambulanze Radiologiche, la “Petites Curie”. percorribili e di rifornimenti di di impianto fisso, in quanto la di- carburante. Alla fine, fu deciso di stribuzione dell’energia elettrica adottare entrambe le soluzioni, in Francia era tutt’altro che uni- da impiegare secondo le esigenze forme: in alcune zone la rete era a del momento. La progettazione tensione continua e in altre era di delle prime autoambulanze radio- tipo alternato, e lo stesso voltag- Schema di un tipico impianto logiche militari italiane fu affidata gio cambiava da zona a zona. Nei radiologico installato sulle ad un radiologo di chiara fama, casi in cui la corrente elettrica di “Petites Curie”. Con la il professor Felice Perussia, libe- rete non fosse disponibile furono lettera s è indicata la valvola ro docente di Patologia Medica predisposti dei gruppi elettroge- raddrizzatrice a gas tipo e primo docente di Radiologia in ni, in grado di fornire anche l’illu- Villard; X = Tubo RX tipo Italia presso gli atenei di Pavia e di minazione agli ospedali da cam- Crookes; T1,T2 = Rocchetto Milano, collaboratore di Röntgen po. I gruppi elettrogeni per le po- di Ruhmkorff. nei suoi primi esperimenti e fon- stazioni semi-fisse fornivano una datore nel 1913 de “La Radiologia tensione alternata di 110 volt con Medica”, la prima rivista italiana di una potenza di 3 kW. Altri gruppi radiologiche (le “Petites Curie”). radiologia. da 1 o 2 kW, più leggeri e meno Accompagnata dalla figlia Irene, ingombranti, venivano trasporta- Maria non disdegnò di occupar- ti a bordo di autovetture. I gruppi si direttamente della esecuzione Fronte francese elettrogeni più potenti venivano di esami radiologici, sia in grafia utilizzati anche presso gli ospeda- che in scopia, e sia lei che la figlia Marie Curie fu una pedina de- li di piccole città come fonte alter- si esporranno a dosi di radiazioni terminante nella creazione di un nativa in caso di mancanza dell’e- tutt’altro che trascurabili. A que- servizio radiologico militare fran- nergia elettrica principale. Marie sto proposito bisogna ricordare cese. Coinvolta (benché donna) Curie lascerà traccia di questa sua che l’unico tipo di tubo genera- dal Ministero della Guerra, trovò esperienza in un libro pubblicato tore di raggi X disponibile in quel collaborazioni scientifiche e sup- nel 1921 dal titolo La radiologia periodo di tempo era quello a ca- porti economici che le permisero e la Guerra, dove descrive anche todo freddo e pressione residua di progettare e attrezzare le pri- una sconosciuta “valvola raddriz- di gas, più noto con il nome di me unità mobili da impiegare al zatrice” di tipo elettrolitico, che tubo di Crookes. Le condizioni di fronte. Le difficoltà che la Curie si alimentava gli apparecchi radio- funzionamento di questo tipo di trovò ad affrontare furono subito geni con tensione pulsata. Il fiore tubo radiogeno dovevano esse- numerose: prima di tutto non fu all’occhiello dell’opera di Marie re obbligatoriamente controllate possibile progettare un unico tipo Curie furono però le ambulanze esaminando il tipo di fluorescen- 4 a.i.r.e. n. 6-2018
ri di Fisica, che venivano arruolati forzatamente. Tra questi dobbia- mo citare la figura di Lise Meitner che, anche se meno famosa, fu una emula di Marie Curie. Oggi la Storia la annovera fra gli scienziati che posero le basi teori- che della fissione nucleare. Il supporto di vetro L’apparecchio radiologico militare tipo “Ferrero di Cavallerleone” Una poco nota conseguenza dell’in- della Prima Guerra Mondiale prodotto dalla ditta Balzarini di Milano vasione del Belgio fu la crisi della ed esposto al Museo Storico Italiano della Guerra, a Rovereto. disponibilità di lastre di vetro di qualità per il supporto delle emul- sioni fotografiche utilizzate in ra- za che si produceva al suo interno Fronte tedesco diografia: infatti, prima dello scop- durante l’emissione di radiazioni. pio della Grande Guerra la quasi Quindi non era possibile racchiu- Già nel 1902 l’esercito aveva at- totalità di queste lastre proveniva derlo in una conveniente scher- trezzato dei carri trainati da ca- dal Belgio. Nel 1905 infatti, un belga matura, che in ogni caso poteva valli in cui l’apparato radiologico di nome Fourcault aveva escogitato essere solo parziale; in certe situa- veniva trasportato in perfetto or- una procedura per la produzione a zioni, con alcune tipologie di tubi, dine. Nel 1903 il generale medico costi ragionevoli di lastre di vetro a poteva essere richiesto l’inter- W. Stechow pubblicò un impor- superfici piane e parallele, partico- vento diretto dell’operatore per tante trattato dal titolo “Il Metodo larmente precise ed uniformi, ap- ripristinare il corretto valore della Röntgen nell’impiego militare”. Nel prezzate ed esportate dovunque. pressione del gas all’interno del 1907 carri ferroviari appositamen- In seguito all’invasione del Belgio tubo. Nonostante gli addetti cer- te attrezzati e completi di accesso- da parte delle truppe tedesche la cassero di proteggersi con mezzi ri e camera oscura erano divenuti produzione cessò, mettendo in crisi alquanto rudimentali (ma talvolta uno standard per il Servizio Medico tutta la radiologia mondiale. Si svi- nemmeno con questi), la possibili- dell’Esercito germanico. All’inizio luppò quindi una ricerca di supporti tà di forti esposizioni era tutt’altro della guerra, nel 1914, erano già diversi dal vetro, che fossero meno che remota, anche considerando disponibili 12 vagoni di questo fragili e quindi più adatti ai campi le condizioni di emergenza in cui tipo e ne furono successivamente di battaglia. La ditta belga Gevaert si potevano trovare a operare. predisposti altri. Poco più tardi en- realizzerà una speciale carta sensi- Nonostante il tubo radiologico treranno in funzione le autovettu- bile. Dopo una prima realizzazione a catodo caldo e a vuoto spinto re radiologiche, equipaggiate con di supporti in cellulosa, prodotti (alla base della tecnologia in uso gruppi elettrogeni, inizialmente nel 1914 dalla americana Eastman ancora oggi) venisse proposto per dotati di dinamo in grado di forni- Kodak, nel 1918 la stessa ditta pro- il brevetto da William D. Coolidge re 65 volt a 15 A in tensione con- durrà dei supporti a film a doppia già nel 1913 (sarà poi ufficialmen- tinua, e successivamente attrezzati emulsione, eliminando definitiva- te brevettato nel 1916), per tutta con alternatori. In alcuni casi, come mente l’uso delle lastre in vetro, di la durata della Grande Guerra sa- per le ambulanze leggere francesi, cui resterà solo il nome ad indicare ranno utilizzati quasi esclusiva- le dinamo erano azionate diretta- il nuovo supporto. Ancora oggi in- mente i tubi di Crookes. Solo ver- mente dal motore dell’automobile fatti il nome “lastra” è utilizzato per so la seconda metà del periodo ed erano situate sotto il sedile del indicare i supporti delle immagini di guerra il tubo di Coolidge farà guidatore (nel caso francese le di- radiologiche. la sua comparsa al seguito del- namo erano installate sul predelli- le truppe americane dislocate in no della vettura). Le ditte fornitrici Bibliografia Mario Reggio Europa. delle apparecchiature si occupava- La Grande Guerra e i Raggi X: organizza- no anche di fornire personale ap- zione della radiologia militare francese, positamente preparato: spesso si tedesca e italiana Cento anni fa, la prima guerra mondiale trattava di ingegneri o di professo- a.i.r.e. n. 6-2018 5
PARLIAMO DI: I dimenticati del dramma del dirigibile Italia I n questo anno di celebrazioni 1896; dopo gli studi liceali duran- di Fisica Complementare. Insieme dell’impresa artica del genera- te i quali ebbe come insegnante il con Enrico Fermi ed Enrico Persico le Nobile, molto si sta parlando fisico Temistocle Calzecchi Onesti fu uno dei tre vincitori del primo di chi fu alla guida dell’avventu- e dopo un biennio preparatorio concorso italiano per la cattedra ra (e in rispettoso secondo piano presso il Politecnico di Milano, si di Fisica Teorica e gli fu assegna- anche di Biagi), ma poco di coloro trasferì a Roma, dove si iscrisse ta quella dell’ateneo lombardo. I che risultarono poi vittime sacrifi- alla Facoltà di Fisica della loca- suoi studi riguardarono partico- cali di tenzoni politiche nazionali le università. Fu volontario nella larmente l’ottica, la radioattività ed internazionali, nonché di oscuri Prima Guerra Mondiale e alla fine e l’idrodinamica. Morirà nel disa- progetti economici. In altre parole del conflitto, tornato a Roma e stro. si incontrarono (e si scontrarono) ripresi gli studi, si laureò in fisica Francesco Behounek (nato il 27 la visione di Nobile e Balbo sulla nel 1920 divenendo assistente del ottobre 1898 a Praga) conseguì supremazia aerea fra ala e idro- professor Corbino. il dottorato in Scienze Naturali geno, la lotta internazionale per il Nel 1924 conseguì la libera docen- nel 1922. Dopo essersi laurea- dominio dei ghiacci dell’artico ine- za in Fisica Superiore. Chiamato to continuò i suoi studi a Parigi splorato ed infine la esclusiva - da all’Università di Milano, vi fondò e alla Sorbona grazie a una borsa parte del Corriere della Sera - della diresse, dal 1924 al 1928, l’Istituto di studio, specializzandosi in ra- gestione dell’informazione (tramite la radio ad onde corte) che sarebbe scaturita con la descrizione degli eventi che si sarebbero succeduti (non era previsto un finale tragico). C’era, poi, anche il tema della esplo- razione scientifica in territori all’ora assolutamente sconosciuti ed affa- scinanti. Vediamo meglio. Pontremoli, Behounek, Malmgren Tornando agli obiettivi scientifi- ci della spedizione, dei membri dell’equipaggio facevano parte due scienziati (Aldo Pontremoli e Francesco Behounek, cecoslo- vacco) ed un meteorologo (Finn Malmgren, norvegese). Pontremoli nacque a Milano nel 6 a.i.r.e. n. 6-2018
Pontremoli e Malmgren. A lato, la drammatica modifica della distribuzione dei ghiacci artici in queste due immagini satellitari a distanza di una trentina di anni. diologia sotto la guida diretta Nel 1918 fu nominato assisten- vittima di un collasso che lo portò di Marie Curie. Al suo ritorno in te professore all’istituto idro- alla morte. Durante una delle nu- Cecoslovacchia diede vita all’Isti- grafico per studi oceanici Otto merose perlustrazioni di soccorso tuto Radiologico Statale (1926). Pettersson. Tra il 1922 e il 1925, furono avvistati i due uomini so- Nello stesso anno, per interces- Malmgren partecipò alla spedi- pravvissuti e il corpo dello scien- sione diretta della Curie, fece zione di Roald Amundsen nell’Ar- ziato svedese, ma la nave rompi- parte della spedizione di Roald tico. Nel 1926 era a bordo del di- ghiaccio sovietica Krassin recupe- Amundsen al Polo Nord con il di- rigibile Norge che sorvolò il Polo rò solo i due superstiti. Il corpo di rigibile Norge. Nel 1928, in qualità nord. Nel 1928 lo scienziato prese Malmgren non fu più ritrovato. di studioso delle radiazioni co- parte alla spedizione del genera- Dei risultati dei loro primi esperi- smiche, fu inserito come membro le Nobile con il dirigibile Italia. Fu menti (se ci fu tempo per farne) scientifico dell’equipaggio guida- tra i superstiti del naufragio sul e dei loro strumenti non si seppe to dal generale Umberto Nobile. È pack, anche se ferito ad una spal- nulla: appunti e attrezzature an- tra coloro che si salvarono nell’im- la. Successivamente, con Mariano darono irrimediabilmente perdu- patto sui ghiacci. e Zappi, decise di raggiungere te nell’incidente. Malmgren iniziò nel 1912 i suoi a piedi Baia del Re per chiedere studi all’Università di Uppsala, soccorsi. L’impresa si rivelò fune- presso la quale si laureò nel 1916. sta in quanto Malmgren rimase a.i.r.e. n. 6-2018 7
Monumento che fissa la tragica fine di Malmgren, pietosamente assisti- to dai suoi compagni di sventura (Stoccolma). Francesco Behounek. La ricerca scientifica non c’erano gli strumenti e i mezzi per quei giovani scienziati e speri- (ora presenti in quei luoghi sotto mentatori che sacrificarono inutil- Guardando due immagini satelli- varie bandiere nazionali) che per- mente la loro vita. tari a distanza di trenta anni, ap- mettessero di installare stazioni pare che i naufraghi del dirigibile permanenti di monitoraggio di Italia sarebbero oggi caduti tutti queste distorsioni fisiche ed am- Oggi il Dipartimento di Fisica in mare, senza scampo per nes- bientali che oggi, con colpevole dell’Università Statale di Milano è suno. Drammatico è constatare ritardo, dobbiamo fronteggiare. intitolato ad Aldo Pontremoli. come inarrestabile sia la progres- Inoltre, in quegli anni le derive Un busto bronzeo posto nell’atrio sione del riscaldamento terrestre, nazionaliste, foriere di una nuova ne perpetua il ricordo. con le sue ripercussioni sul clima guerra mondiale, condizionarono del pianeta e sulla struttura dei avventure come quella del dirigi- ghiacci nell’Artico, riserva di vita bile Italia. La ricerca scientifica finì per l’Umanità. Purtroppo, nel 1928 per essere un richiamo romantico La Scala Parlante on-line è disponibile sul sito www.aireradio.org L’edizione è a cura del Gruppo A.I.R.E. Piemonte-Valle d’Aosta. 8 a.i.r.e. n. 6-2018
SPIGOLANDO Le imponenti antenne della stazione di Grimeton (Svezia). La radiofrequenza passa dagli avvolgimenti sullo statore dell’alternatore al secondario di un trasformatore, che porta il segnale all’antenna. La stazione radio di Grimeton I l 10 luglio scorso è stata rimessa verso i sottomarini in navigazio- nue. In questo modo era possibile in funzione, dopo una lunga ope- ne. Nello stesso anno la stazione concentrare l’energia prodotta in razione di restauro, la stazione fu considerata obsoleta e fu po- un ristretta banda di frequenza e radio VLF (Very Low Frequency) che sta fuori servizio, ma essendo in trasmetterla a lunga distanza, evi- si trova nei pressi di Grimeton, un buone condizioni venne dichia- tando di disperderla generando villaggio della contea di Halland, rata Monumento Nazionale e disturbi e interferenze. Le onde in Svezia. Venne costruita nel 1923 nel 2004 inserita nell’elenco dei continue così generate potevano e conserva l’unico alternatore di Patrimoni UNESCO dell’Umani- essere modulate con segnali au- Alexanderson funzionante nel tà. In occasioni speciali, come il dio e trasmettere suoni a distanza: mondo. Per l’irraggiamento del se- giorno dedicato annualmente ad in particolare la voce. L’alternatore gnale vengono usati dei cavi aerei Ernst Alexanderson (inventore di Alexanderson produceva onde posti su sei torri d’acciaio alte 127 dell’alternatore), viene rimessa “più pure” del sistema Pulsen, le metri. Un poco di storia in pillole. in funzione per trasmettere brevi cui onde non sinusoidali genera- segnali in Codice Morse sulla fre- vano significative armoniche che La stazione radio venne usata quenza di 17,2 kHz. disturbavano le trasmissioni te- fino agli anni cinquanta per la Assieme all’Arco di Pulsen (1903) legrafiche. Un grosso alternatore Telegrafia Transatlantica per col- l’alternatore di Alexanderson è di Alexanderson poteva produrre legamenti con la Centrale Radio stato uno dei primi sistemi per sino a 500 kW di potenza in radio di Long Island, negli Stati Uniti. trasmettere in modulazione di frequenza con lubrificazione ad Fino al 1996, trasmise dispacci ampiezza generando onde conti- acqua o olio. Tale macchina aveva a.i.r.e. n. 6-2018 9
Un altro limite del sistema era il peso e l’ingombro, che non per- mettevano la sua installazione a bordo delle navi, in particolare da guerra. L’avvento dei tubi elettro- nici e delle relative applicazioni La periferia del rotore di acciaio magneti- relegò l’ingegnoso apparato tra i co (in grado di generare 200 kW) presenta cimeli della Storia dell’ Elettricità. 300 fessure i cui “denti” rappresentano i Interessante una ultima notazio- poli magnetici della macchina elettrica. Gli ne sull’origine dell’idea che por- interstizi tra le fessure sono riempiti di mate- tò Alexanderson a brevettare nel riale non magnetico per migliorare il profilo aerodinamico del rotore. Il 1911 la sua invenzione. Nel 1904 rotore è chiuso da un anello di ferro (statore) con altrettante fessure e Reginald Fessenden, nei suoi in- due serie di avvolgimenti, alimentati a corrente continua. La rotazione gegnosi sforzi per riuscire alla fine imposta da un motore elettrico genera una corrente a radio frequenza a trasmettere la voce a distanza, negli avvolgimenti sullo statore, determinata dalla variazione del flusso aveva chiesto alla General Electric magnetico dovuto all’alternarsi degli “slot”. di costruire un alternatore che ge- nerasse un’onda continua a 100 kHz per potere trasmettere onde radio modulate in ampiezza. Ad Alexanderson fu affidato il pro- 600 coppie di poli sullo statore e Limiti invalicabili del sistema getto: nacque così l’alternatore il rotore girava a 2170 rpm, otte- Alexanderson erano il numero dei che avrebbe risposto agli obiet- nendo una frequenza attorno a poli realizzabili sulla periferia del tivi. Per poco però: il vento stava 21,7 kHz. Per ottenere frequen- rotore e la sua velocità di rotazio- ormai soffiando a favore dei tubi ze più alte la velocità di rotazio- ne. Quindi 600 kHz come massima a vuoto. ne doveva essere elevata sino a frequenza di trasmissione (Onde 20.000 rpm. Medie) e nessuna possibilità di utilizzare le Onde Corte. L’imponente complesso dell’al- ternatore di Alexanderson. Determinante per un funzionamento corretto era la lubrificazione (poco efficace con i prodotti dell’epo- ca) e la manuten- zione, il che richiedeva perso- nale altamente specializzato. La lavorazione mecca- nica della parte generatrice era di altissima precisio- ne (l’intraferro tra rotore e statore era al massimo di un millimetro). 10 a.i.r.e. n. 6-2018
SPIGOLANDO Radio popolare norvegese Frugando in Internet abbiamo scoperto una primizia (almeno per noi): una radio popolare an- che in Norvegia, prodotta nel ‘42 dalla N.Jacobsen Elektriske per l’Ente popolare norvegese N.F.U. di Oslo. Raccogliamo qui le po- che notizie trovate (non tutte sicure) sperando che qualche attento lettore ci aggiunga qual- cosa nel prossimo futuro. L’aspetto esteriore della radio è molto modesto, come conviene ad un ricevitore popolare. Anche se non è stato possibile recu- perare uno schema del circuito, è sicuramente un due valvole (più raddrizzatrice) a reazione in onde medie e lunghe. Le val- vole potrebbero essere Philips e la alimentazione anodica e dei filamenti è fornita da un autotra- sformatore, visto che sopra il te- laio non ci sono resistenze di ca- duta. Purtroppo, tra le immagini “catturate” non c’è una vista del sotto telaio che avrebbe potuto confermare altre ipotesi sul tipo di circuito elettrico. La N.Jacobsen Elektriske (N.J.E.V.) esisterebbe ancora oggi, ma non produce più radio da molto tem- po. a.i.r.e. n. 6-2018 11
Galene da tutto il mondo Collezione Bencini seconda serie ITALIA Safnat DEA 1936 Struttura in bachelite U.S.A. Howe Radio Receiver 1925 contenitore in lamiera stampata SVEZIA Autocostruito 1927 sintonia con variometro 12 a.i.r.e. n. 6-2018
SVEZIA Svenska Radio Aktiebolaget 1927 sintonia con induttanza variabile MARCA SCONOSCIUTA ad induttanza variabile (Variocopler) e con due condensatori variabili FRANCIA Lagier & Cie - Marsiglia Sintonia fissa (bobina per una determinata frequenza) Detector a martelletto Contenitore in legno laccato Piano di ebanite a.i.r.e. n. 6-2018 13
ITALIA FRANCIA GERMANIA INGHILTERRA Panoramica di ricevitori a cristallo di epoche varie ITALIA Tris di ricevitori a cristallo Marca sconosciuta Autocostruito con variometro a bobine sferiche concentriche 14 a.i.r.e. n. 6-2018
ITALIA SVEZIA GERMANIA Tris di ricevitori a cristallo U.S.A. Premier Jr. Receiving Set Induttanza con doppio contatto strisciante Marca Sconosciuta a.i.r.e. n. 6-2018 15
Giorgio Rima LABORATORIO & TECNICA Provavalvole S.R.E. a “levette” (anni ‘70) N el n. 4/2018 di L.S.P. abbia- mo presentato la versione “a ponticelli” del provaval- vole S.R.E. ad emissione; negli anni ’70 uscì la nuova versione con del- le levette di settaggio al posto dei ponticelli. I provavalvole non erano compresi nelle normali forniture di materiale a corredo delle lezioni, ma erano acquistabili a parte. Nel parlare brevemente dello strumen- to, verrà presentata una variante introdotta dall’autore dell’articolo, modifica che, pur lasciando inalte- rate le funzionalità dello strumento base, rende possibile la compara- zione tra diverse misurazioni. Provavalvole a levette descritto nell’articolo. Il piccolo deviatore collocato tra il commutatore “Funzioni” e il potenziometro di “Taratu- ra” (visibile sul pannello) permette l’utilizzo dello strumento nei due modi illustrati nel testo. Utilizzo del Provavalvole La prima verifica da cui si parte Provavalvole S.R.E. “a levette”: differenze dal precedente modello nella prova di emissione di una valvola è quella di prova del corto- 1) Presenza di un selettore a cinque posizioni per la selezione delle circuito. Il commutatore Funzioni varie misure effettuabili. deve essere posto nella posizione I 2) Nove commutatori a levetta invece dei classici ponticelli. (diodo), e lo strumento di misura 3) Possibilità di utilizzare, per la misura di emissione, due valori di è consigliabile abbia una sensibili- tensione anodica. tà minima di almeno 10 mA. Tutte 4) Mancanza della lampadina spia per rilevare i cortocircuiti. le levette devono essere messe 5) Mancanza del pulsante per la prova istantanea dell’emissione, in posizione C (massa), poi una onde evitare lo stress della valvola sotto test. Per la stessa protezio- alla volta portate in A (anodica); ne si può utilizzare la levetta collegata al catodo, oppure sfilare una se dovesse circolare una corrente boccola dello strumento di misura o utilizzare l’interruttore K1 (vedi (indicata dal milliamperometro) la modifica sullo schema). saremmo alla presenza di un cor- 6) Presenza di una boccola P10 per il collegamento del piedino 10 del tocircuito. Nel caso lo strumen- relativo zoccolo (eventualmente da connettere con la boccola A o C). to deviasse solo di poche “unità”, 7) Presenza di soli sei zoccoli per le valvole “moderne” (mancano tutti aumentandone la sensibilità (per i vecchi modelli). esempio a 100 µA) sarebbe pos- 16 a.i.r.e. n. 6-2018
Il precedente provavalvole S.R.E. a Primo provavalvole S.R.E. (inizi anni ‘50) con collegamenti “ponticelli. (per la predisposizione delle misure) tramite banane e boccole. re le misure più volte, ottenendo ne di una valvola senza utilizzare Tab. 2. sempre lo stesso risultato. Cosa una tensione anodica, dovremmo Posizioni commutatore che non si verifica con l’altro stru- porre su “aperto” il deviatore K1 e mento, per una sua qual certa in- procedere nel modo seguente: - I per misura dei corto circuiti. stabilità. - Tutti gli elettrodi della valvola - T1 per valvole con tensione Per ambedue gli strumenti co- sotto misura d’emissione devono anodica inferiore a 48 volt. munque, l’impossibilità di trovare essere collegati, tramite le relative - T2 per valvole con tensione tabelle di comparazione veramen- levette, in A (anodica) lasciando anodica superiore a 71 volt. te valide, in modo specifico per solamente il catodo collegato in C - D1 per misurare l’emissione quanto riguarda la posizione del (massa). dei diodi raddrizzatori. potenziometro di taratura, rende - I due capi del filamento, rispet- - D2 per misurare l’emissione gli strumenti quasi inutilizzabi- tando la relativa tensione scelta dei diodi rivelatori. li per la comparazione di misure con il commutatore, sono collega- analoghe. Lamentandomi di ciò, ti sempre (tramite le levette) uno l’amico Giovanni IN3DEC mi fece in C e l’altro in D. notare che se tornassimo a misu- Lo strumento di misura, ottimo sibile rilevare anche le piccole rare la sola corrente “spontanea” per quest’utilizzo, è il multimetro perdite. Cosa non possibile nella d’emissione della valvola, facendo ICE 680 (o 680R) con le sue por- versione precedente del prova- a meno di utilizzare la tensione tate di 50µA, 500µA, 5mA, 50mA, valvole. Segue quindi la misura anodica (che è comunemente di- 500mA. Non occorrono più tabel- dell’emissione: tramite il commu- versa da uno strumento all’altro), le o posizioni varie del potenzio- tatore Funzioni è possibile sceglie- certamente la comparazione dei metro di taratura, potendosi così re il valore della tensione anodica dati sarebbero facilitata. determinare i valori delle correnti per una corretta misura come in- lette e legate a grandezze reali e dicato nella tabella 2. sempre ripetibili. Il microampero- Per i collegamenti degli elettrodi Una interessante variante metro in questo caso non dovrà delle valvole si deve fare riferi- più essere collegato alle boccole mento alle tabelle in dotazione Detto fatto, ho introdotto nel rossa (+) e nera (–) poste subito allo strumento (disponibili gratui- circuito del provavalvole l’inter- sotto la scritta “Taratura”, ma alle tamente sul sito www.leradiodiso- ruttore K1, che permette di ese- due boccole denominate A e C phie.it). guire detta misura senza limitare poste subito sopra il commutato- In conclusione, dalle prove fatte, la possibilità di utilizzare lo stru- re “Funzioni”; avendo però cura, le due versioni del provavalvole si mento nel modo originale. Se ora per la caratteristica del circuito equivalgono, ma con lo strumen- quindi decidessimo di misurare originale, di invertirne la polarità. to più recente è possibile ripete- la corrente spontanea d’emissio- Perciò i puntali del multimetro ICE a.i.r.e. n. 6-2018 17
saranno collegati: il rosso nella boccola nera C, e il nero nella boc- cola A. Circuito di principio per rilevare la Prove pratiche corrente di e suggerimenti emissione in una valvola Dalle prove fatte utilizzando solo termoionica. la corrente “spontanea” senza au- silio di tensione anodica, in alcune valvole, e in speciale modo quelle con più elettrodi, si è notato che vi erano delle piccole variazioni tra una misura e quella successiva. Questo probabilmente è dovuto al fatto che, essendo il flusso di Questo inconveniente è risolvibile 1) Le misure possono essere de- elettroni non accelerato da una inserendo nel circuito una pila da terminate con valori finiti e certi, tensione anodica, una parte di 1,5 volt. non limitandosi all’indicazione questi è trattenuta dagli elettrodi A prove fatte, l’utilizzo della cor- dell’indice dello strumento sul stessi, sia in modo “meccanico” sia rente spontanea per stimare l’ef- rosso, sul giallo o sul verde (que- “elettrostatico” (capacità casuali ficienza di una valvola presenta sto non è certo un valore, ma al tra i vari elettrodi). alcuni vantaggi: massimo una valutazione). Schema di principio del provavalvole a “levette” con evidenziato in verde la parte aggiunta per la misura della corrente spontanea d’emissione di una valvola senza utilizzare una tensione anodica. 18 a.i.r.e. n. 6-2018
2) Non servono tabelle di posizio- namento del relativo potenzio- L’aggiunta metro. della pila da 3) Il pericolo di rovinare una val- 1,5V. in serie vola rimane molto limitato (specie al circuito per quelle vecchie) quando la gri- anodico glia di controllo è collegata a un’a- rende la nodica di 1,5 volt e la sua corrente misura della tenda a superare i cinque milliam- corrente pere. Comunque è sempre buona d’emissione norma lasciare lo strumento inse- più costante rito solo il tempo necessario per e ripetibile. eseguire la lettura. 4) Semplicità nel collegare i vari terminali per l’esecuzione della misura: tutti gli elettrodi delle val- vole sono collegati al positivo di La variante 1,5 volt; il solo catodo è collegato La tensione di 1,5 volt è stata scelta come valore di “sicurezza” per al negativo. evitare di danneggiare, durante la prova, gli elementi interni della In pratica la valvola è misurata valvola collegati in configurazione a diodo ed in particolare la gri- come se fosse un diodo; per con- glia controllo. trollare i collegamenti sono suffi- cienti dei prontuari valvole. In conclusione, se una valvola ri- Unica differenza, quella più bassa filamento al valore nominale; la sulta dalle misure “scarsa” rispet- in corrente utilizzava solo qualche valvola che ripristinerà più velo- to alle tabelle in vostro possesso, secondo in più per iniziare a oscil- cemente la sua corrente nomina- non conviene gettarla, specie se lare. Se vi capitasse di confronta- le d’emissione sarà la valvola più è di tipo vecchio; meglio conser- re due valvole dello stesso tipo, efficiente. varla, nell’occasione di poterla e con correnti d’emissione simili, Tutte queste misure sono da con- provare su delle apparecchiature potete eseguire questa prova: siderarsi come relative, la vera funzionanti. Durate le prove mi - dopo aver misurato le correnti prova dell’efficienza di una val- è capitato di misurare due valvo- d’emissione, riducete la tensione vola è la sua funzionalità quando le molto usate, delle pentagriglia di filamento, per esempio da 6,3 si trova inserita nel circuito in cui 6A8; una con emissione 15 µA e volt a 5 volt; la corrente d’emissio- deve lavorare. l’altra con solo 1µA. Messe nel cir- ne scenderà di valore abbastanza cuito, generavano tutte e due una rapidamente. tensione oscillatoria (in gamma - appena la corrente si sarà sta- OC) di ben 600 millivolt. bilizzata, riportate la tensione di Nota: questi sono solo alcu- ni esempi dei molti presen- tati dall’autore dell’articolo, a cui potranno essere richiesti ulteriori appro- fondimenti. a.i.r.e. n. 6-2018 19
Pierluigi Adriatico Laboratorio & Tecnica Le regole di scrittura delle unità di misura elettriche (da “La scala parlante” n. 4/2010) I Sei regole da rispettare l contenuto dell’articolo è lo stral- In tutti gli altri casi il punto va cio di un testo pubblicato dal sotto- omesso, perché il simbolo non è scritto sulla rivista mensile “Radio È importante rispettare alcune re- un’abbreviazione del nome. Rivista”, edita dall’Associazione gole nello scrivere il nome e il sim- 3) Dobbiamo porre attenzione Radioamatori Italiani (A.R.I.) nel mese bolo dell’unità di misura, compre- nello scrivere correttamente il di marzo 2009. si i prefissi per la designazione dei prefisso del multiplo e sottomulti- Considerato che i soci dell’A.I.R.E. non multipli e sottomultipli decimali plo dell’unità di misura. Esempio: collezionano farfalle, francobolli o (tabella 2). c’è una notevole differenza tra tappi di bottiglia, ma Radio d’Epoca 1) Innanzitutto, il simbolo deve 100 mV (100 millesimi di volt) e & C., cioè oggetti elettronici con alto seguire il numero, distanziato di 100 MV (100 milioni di volt). contenuto tecnico e scientifico, per re- uno spazio. Esempio: 100 µA e 4) Se vogliamo scrivere il numero staurarle e farle tornare “in vita”, dob- non 100μA o µA 100. in cifre, l’unità di misura va indicata biamo anche imparare a scrivere cor- 2) Solo se la frase termina con il con il nome e non con il simbolo. rettamente le unità di misura elettriche simbolo dell’unità di misura, si Esempio: dieci volt e non dieci V. che costituiscono il linguaggio dei fe- deve far seguire il punto. 5) Inoltre, il nome dell’unità di nomeni radio elettronici (tabella 1). 20 a.i.r.e. n. 6-2018
misura si scrive in minuscolo, vale per i relativi multipli e sot- anche se si riferisce al nome tomultipli. proprio di un fisico. Esempio: watt e non Watt; ampere e non Gli scienziati che hanno dato Ampere. il proprio nome alle unità di Quindi i nomi di tutte le unità di misura elettriche sono undici; misura sono nomi comuni e de- l’unico italiano è Alessandro vono avere l’iniziale minuscola. Volta (1745 - 1827), ma la sua 6) Infine, i nomi di tutte le uni- invenzione-scoperta fu così ri- tà sono invariabili al plurale. voluzionaria che senza di essa Esempio: dieci volt e non dieci gli altri scienziati stranieri non volts. avrebbero avuto materia su cui Fanno eccezione il metro, il kilo- sperimentare. grammo, il secondo, la candela, la mole, il radiante, lo steradian- te e tutte le unità derivate in cui essi compaiono; altrettanto Ricordi Il socio Orso Giacone Giovanni ha molti ricordi di un lontano passato famigliare che, ogni tanto, affiorano per diventare materia di comune e condi- visibile proprietà. Nella foto scattata negli anni ’20 a Parigi appaiono personaggi, oggetti e una coreografia che alimen- tano la nostra immaginazione per quei tempi storicamente unici. Fanno tenerezza lo zio Zio Biagio e Zia Carolina a Parigi, 1920. Biagio e la zia Carolina elegan- ti e compresi nel loro ruolo di “contorno” alla protagonista che occupa il centro della scena. Il che solo la radio, grande novità dello scatto: la radio a galena cane che tiene nelle fauci un gior- dell’epoca, metteva a disposizio- (?) con le numerose borchie, nale è quasi una testimonianza ne di pochi e benestanti ascolta- manopole e cuffia telefonica della fedeltà della informazione tori. a.i.r.e. n. 6-2018 21
Luca Vitali SPIGOLANDO Il voltmetro a valvola O gni laboratorio radiotec- nico che voglia definir- si tale dovrebbe essere dotato di un voltmetro a valvola, anche se oggi si utilizzano preva- lentemente i transistor per rea- lizzare questo tipo di strumento. Due sono principalmente le carat- teristiche del voltmetro a valvo- la, entrambe dovute proprio alla presenza del tubo a vuoto: l’alta impedenza di ingresso, unita alla capacità di sopportare alte ten- sioni sempre in ingresso, anche se applicate per errore. Inoltre, una caratteristica che non va di- menticata è anche quella della visualizzazione analogica delle misure, molto utile per monitora- re a colpo d’occhio il crescere o il diminuire di una tensione, come per esempio quando si effettua una taratura. Quindi in tutti quei casi, e sono molti, in cui è più im- portante osservare una variazio- ne relativa piuttosto che il valore assoluto, lo strumento a indice è nettamente superiore a quelli che forniscono la lettura in forma nu- merica. un po’ deluso (capita…) un poten- Risulta prodotto nel 1966 (fonte: ziale “concorrente” che stava ini- radiomuseum.org). Chinaglia ziando ad interessarsi all’oggetto. Le condizioni esterne erano pres- Esteriormente si presenta come soché perfette: è bastata una mod. ANE-107 la maggior parte di questi stru- attenta pulizia per ritrovare un menti: sviluppato in verticale, con aspetto praticamente nuovo. Ho trovato questo strumento ad lo strumento a grande scala nella Anche all’interno lo stato era per- un mercatino specializzato. Il prez- parte superiore del pannello fron- fetto, ed ovviamente lo strumento zo era accettabile, e ho concluso tale; le varie manopole al centro e ha funzionato da subito. Il tubo è rapidamente l’acquisto lasciando le boccole degli ingressi in basso. uno solo, ed è un doppio triodo 22 a.i.r.e. n. 6-2018
marchiato Philips Miniwatt 6201, zero (con la configurazione diffe- l’equivalente ad alta affidabilità renziale questo fenomeno è mol- (ruggerized) dell’E81CC o della to meno pronunciato), ed inoltre 12AT7. Interessante è stato osser- occorre verificare ogni tanto l’az- deo YouTube di un autore cana- vare, dopo aver rimosso il tubo zeramento, finché l’apparecchio dese, che parla un inglese molto dallo zoccolo, come i pin fossero non raggiunge una situazione di chiaro e del quale molti altri video dorati, evidentemente per ga- regime termico. meritano di essere visti : rantire la bontà del contatto nel h t t p s : / / w w w. y o u t u b e . c o m / tempo. Purtroppo, questa volta watch?v=GR3rR7tc30Y. Internet non mi ha aiutato a re- L’utilizzo perirne lo schema. Analizzando le Servicing Radio and Television with connessioni allo zoccolo, ed osser- Le misure di resistenza sono effet- a Vacuum Tube Voltmeter è un do- vando che non vi sono altri diodi tuate mediante l’ausilio di una pila cumento PDF tratto da un libro nell’apparecchio oltre ai raddriz- da 1.5 volt disposta internamente. della Sylvania, in inglese del 1951, zatori per l’anodica, se ne dedu- Esistono moltissimi modelli di con molte indicazioni pratiche su ce che le due sezioni del doppio voltmetro a valvola, tutti più o come effettuare varie misure: triodo non sono connesse nella meno equivalenti per un uso ge- http://mirror.thelifeofkenneth. classica configurazione differen- nerale. In inglese vengono anche com/lib/elec tronics_archive/ ziale, e questo ha rappresentato chiamati con l’acronimo VTVM ServicingRadioWithAVtvm_text. una piccola delusione. Una sezio- (Vacuum Tube Volt Meter). Il loro pdf ne del doppio triodo è connessa prezzo è variabile, ma non è diffi- come amplificatore, l’altra è con- cile che superi il centinaio di euro nessa come diodo, chiaramente per uno strumento in buone con- per le misure in alternata. Il fatto dizioni, a testimonianza del fatto che non sia stato utilizzato uno che questo tipo di strumento è Nota: se qualche socio pos- schema differenziale (a ponte) ha ancora ricercato. Per approfondire sedesse il manuale originale come conseguenza che quando l’argomento propongo i due link dello strumento, sarebbe si accende il voltmetro la lancetta seguenti: molto utile lo segnalasse alla dello strumento impiega diver- VTVM Restoration, Alignment, and redazione. si secondi prima di portarsi sullo why you should own one. É un vi- a.i.r.e. n. 6-2018 23
Biagio Laureti SPIGOLANDO Il Tasto Manipolatore Proseguiamo nella presentazione nazione univoca di punti e linee cro, era attestata la linea, mentre dei vari componenti che contribui- associati ad ogni singola lettera sul serrafilo 3, collegato con l’In- scono a comporre un sistema di co- e segno dell’alfabeto linguistico. cudine Anteriore, era attestato il municazione elettromagnetico con Concettualmente il tasto era co- positivo della Pila il cui negativo apparati Morse. stituito da un interruttore con un era collegato a terra. contatto ad altalena, chiamato Sul serrafilo 2, collegato all’Incudi- Leva del fulcro, che in condizione ne Posteriore, era inserita la stam- La manipolazione del di riposo era in continuità galva- pante Morse chiamata Macchina, segnale nica con un blocchetto di otto- mentre l’altro morsetto della mac- ne, chiamato Incudine Posteriore. china era connesso a terra. Nel sistema di comunicazio- Quando veniva pigiato il pomel- Quando si pigiava il Pometto del ne elettromagnetico a distan- lo della leva, chiamato Pometto, tasto trasmittente veniva inviato za con apparati Morse, il Tasto per trasmettere un messaggio, il il positivo della Pila sulla linea e Manipolatore, chiamato comune- fulcro si posizionava su un altro la corrente giunta nell’Ufficio ri- mente Tasto, aveva il compito di blocchetto di ottone, chiamato cevente attraversava il Tasto, che inviare sulla linea gli impulsi elet- Incudine Anteriore. nella posizione di riposo aveva il trici corrispondenti ad una combi- Sul serrafilo 1, collegato con il ful- fulcro in contatto con l’Incudine Posteriore, arrivava alla Macchina e quindi si richiudeva tramite la terra sulla batteria dell’Ufficio tra- smittente. Quando si interrompeva la pres- sione sul Pometto, una molla eli- coidale agevolava il ritorno della leva nella posizione di riposo, ri- pristinando il contatto con l’Incu- dine Posteriore. Per assicurare un buon contat- to della leva con l’Incudine sia Anteriore sia Posteriore, sui bloc- chetti erano installate delle pun- te in argento. L’unica regolazione possibile sul tasto era la rotazione della Vite di Regolaggio, la quale consentiva di variare la distanza da 1 a 2 mm tra la Leva e l’Incu- dine Anteriore, quindi rendendo più o meno veloce la chiusura del contatto elettrico. Tasto per impianto telegrafico Morse del tipo a corrente presente in linea in modo continuo. 24 a.i.r.e. n. 6-2018
Due tipi di impianto telegrafico Con la costituzione del Regno d’I- talia furono standardizzati sia gli apparati, sia gli impianti realizza- ti dall’Amministrazione di Napoli, dai Ducati di Modena e Parma, dal Granducato di Toscana, dal Lombardo Veneto, dal Regno Sardo e dagli Stati Pontifici, so- stituendoli progressivamente con apparti tipo Morse. Dal 1899, Schema di principio di un Ufficio Telegrafico con impianto del tipo a al classico Impianto a Corrente corrente intermittente. Intermittente, dove nella linea cir- colava corrente solo quando si pigiava il Tasto, una delibera del Commutatore (per effettuare pro- tà elettrica tra la leva del Fulcro e Ministero delle Poste e Telegrafi ve di funzionamento degli appa- l’Incudine Anteriore, consenten- autorizzava l’introduzione pro- rati e delle linee) e nel Protettore do un continuo invio di corrente gressiva dell’Impianto a Corrente (fusibili, bobine termiche e scari- sulla linea. Quando si impugnava Continua, dove nella linea circola- catori per proteggere gli appari il Pometto per trasmettere, con va corrente anche durante la con- dagli agenti atmosferici). Ne par- le dita della mano si distanziava dizione di riposo. leremo prossimamente. una palettina di ebanite, posta Gli apparati del Gruppo Morse ol- in vicinanza del Pometto, che in- tre al Tasto, la Pila e la Macchina, terrompeva l’invio della corrente. consistevano in una Bussola Il tasto Forcieri Una volta distanziata la paletta, le (per verificare la circolazione successive pressioni del Pometto della corrente del segnale), nel Per la realizzazione degli impianti consentivano il normale invio del- a Corrente Continua la corrente sulla linea e gli appa- fu progettato un rati ricevevano il segnale come in tasto particola- un impianto a Corrente Continua. re, chiamato Tasto Per la realizzazione di questo tipo Forcieri (dal nome di impianto veniva utilizzato solo del suo invento- il serrafilo 1 (collegato alla mac- re Pietro Forcieri). china) ed il serrafilo 3 collegato Tutti gli altri dispo- alla Pila: questi serrafili in condi- sitivi erano gli stessi zione di riposo erano poi collegati utilizzati per l’im- elettricamente tra di loro dal tela- pianto a Corrente ietto metallico comandato dalla Intermittente, ma palettina di ebanite. collegati tra di loro Particolarità di questo tipo di in modo diverso. impianto era la possibilità di col- Il tasto Forcieri era legare tra gli Uffici Estremi, uno il normale tasto te- o più Uffici Intermedi inseriti in legrafico su cui era serie. Nell’impianto a Corrente stato montato un Continua, essendo collegati alla particolare telaietto linea sia il Tasto che la Macchina metallico. Questo dello stesso Ufficio, veniva stam- era imperniato nel- pato sia il segnale ricevuto che la parte anteriore quello trasmesso, consentendo Tasto per impianto telegrafico Morse del tipo a della leva, e man- la verifica della propria trasmis- corrente presente in linea ad intermittenza. teneva la continui- sione. Si aveva inoltre la certezza a.i.r.e. n. 6-2018 25
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