E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio

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E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
La SCALA PARLANTE
                                                                   COLLEZIONISMO DI RADIO D’EPOCA
                                                            e quant’altro attiene alla storia delle telecomunicazioni
Sped. in A.P. Comma 27 / Art. 2- Legge 549/95 - Filiale BOLOGNA

ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018
E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
1918 - 2018
Esattamente un secolo fa, nel novembre del 1918, si concludeva quell’immane tragedia che la Storia avrebbe chiamato
Grande Guerra, dato che fu, fino a quel momento, il più grande conflitto che il mondo avesse mai visto. E in seguito
Prima Guerra Mondiale, quando divenne necessario distinguerla da un conflitto ancora più devastante. Quattro anni
prima, nel 1914, il folle gioco del “mostrare i muscoli” condotto da qualche tempo da molte potenze europee e culmi-
nato nei fatti di Sarajevo, condusse l’Europa, quella stessa Europa della Belle Époque, del Ballo Excelsior, delle Olim-
piadi moderne, pervasa da un anelito di progresso e benessere, ad una sorta di seppuku, un suicidio rituale in cui
annientò forse la miglior parte di se stessa. Come tutte le guerre, specie le più devastanti, anche questa portò notevoli
avanzamenti tecnologici in molti campi; il settore della nascente elettronica mostrò tutta la sua importanza, sia nel
campo delle comunicazioni radio che in altri, come quello della radiologia medica. La neonata aviazione acquistò
presto un crescente “peso” nel conflitto, e la sua evoluzione tecnica, spingendo nel contempo la motoristica, portò a
mezzi sempre più veloci e potenti. E i problemi di balistica furono affrontati forse per la prima volta in modo scientifi-
camente “moderno”. Sarebbe troppo lungo enumerare tutti gli ambiti della scienza che furono coinvolti in vari modi
nel conflitto; ma non si può dimenticare il settore che forse più di ogni altro lasciò la sua “impronta” in esso: la Chimi-
ca. Lo sviluppo delle polveri propellenti e degli esplosivi, assieme agli avanzamenti nella metallurgia, avvenuti alla fine
del secolo precedente, portò l’artiglieria ad essere l’arma predominante sui campi di battaglia; ma furono gli aggressivi
chimici (cloro, fosgene, iprite ed altri) a lasciare nella memoria collettiva un retaggio di sterminio. A distanza di un
secolo ci sembra giusto ricordare quella intera generazione di giovani europei distrutta nel nome della “patria”. Una
Patria che troppo spesso non era quella “vera” – i propri cari, la propria terra, il proprio lavoro, i propri diritti, i propri
valori – ma quasi sempre incarnava le più banali aspirazioni di dominio e supremazia di monarchi e politicanti. Nono-
stante la maggior parte degli italiani non volesse la guerra, una minoranza, tale di numero, ma molto “fracassona”,
combinata alle ambizioni militari ed espansionistiche della monarchia, portò alla morte oltre 650.000 di loro, per non
parlare dei tanti che lo stesso ebbero la vita spezzata, i mutilati e gli invalidi, chi ne uscì segnato non tanto nel corpo
ma nella mente e nello spirito; cittadini che non riuscirono più a reinserirsi in una vita “normale”, anche questo
elemento all’origine delle tensioni sociali del dopoguerra. Onoriamone la memoria.
Oggi viviamo in una Europa diversa; attraversiamo quasi senza accorgercene (tranne negli aeroporti…) confini che un
tempo richiedevano la sottomissione ad una estenuante burocrazia. Abbiamo finalmente capito, forse (ma il dubitativo
è d’obbligo, specie per alcuni), dopo secoli di massacri reciproci, che noi Europei, ad onta di differenze culturali più
formali che di sostanza, siamo parenti più stretti di quanto comunemente pensato. L’Europa odierna - a parte la
parentesi della Guerra Fredda - è quella uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, eredità diretta della Prima a causa
soprattutto della miope ottusità dei vincitori. Gli anni che vanno dal 1914 al 1945 sono stati senz’altro i più bui
dell’Europa moderna, poco più di trenta anni che videro ben due guerre terrificanti, la negazione dei più elementari
diritti umani, l’instaurazione di intolleranza, odio, rancore e razzismo come ragioni di stato, l’affermazione della
supremazia dell’oscurantismo sulla Ragione. Ma da tutto ciò emerse alla fine la volontà delle nazioni a non ripetere gli
errori del passato, un passato sempre più lontano nella memoria, specie per le giovani generazioni.

Primo Levi ha scritto: Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.
Cerchiamo di tenerlo ben presente.

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E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
Indice La SCALA PARLANTE

                           numero di                                                    Associazione Italiana Radio d’Epoca
                           Novembre 2018                                                Sede legale: Museo dei Mezzi di Comunicazione - Arezzo
                                                                                        Presidente Onorario: Nerio Neri
                                                                                        Consiglio Direttivo
                           Editoriale                                                   Presidente: Carlo Pria 02.38302111
                           1918 - 2018                               pag.      1                     carlo@aireradio.org
                                                                                        Segretario: Fabio Zeppieri 349.3167633
                                                                                                     zeppieri.fabio@libero.it
Parliamo di                                                                             Tesoriere: Piero Cini 055.686645
La Radiologia medica al fronte: 1914/18                              pag.      3                     cxcpiero@alice.it
I dimenticati del dramma del dirigibile Italia                       pag.      6        Consigliere: Renzo Piana 338.8645616
                                                                                                     renzopiana.bo@gmail.com
Collezioni                                                                              Consigliere: Claudio Gatti 039.362114
                                                                                                     claudiogatti.aire@libero.it
Galene da tutto il mondo                                             pag. 12
                                                                                        Comitato Scientifico
Spigolando                                                                              Neri (Coord.), Bramanti, Pria, Cecchi, Piana.
La stazione radio di Grimeton                                        pag.     9         Gruppi Locali e Coordinatori
Radio Popolare Norvegese                                             pag.    11         Milano:     D.Colangelo 348.8225594
                                                                                                    colangelo@cheapnet.it
Ricordi                                                              pag.    21         Firenze:    C. Bonechi 339.6131904
Il voltmetro a valvola                                               pag.    22                     elena7211@tin.it
Il Tasto Manipolatore                                                pag.    24         Bologna:    R.Piana 338.8645616
                                                                                                    renzopiana.bo@gmail.com
Zenith mod. 705 H (1933)                                             pag.    28         Torino:     A.Ferrero 338.8735877
Transistor “moderno”, ma vintage                                     pag.    30                     airepiemonte@hotmail.com
                                                                                        Genova:     R.Colla 349.8430416
Laboratorio e Tecnica                                                                               roberto.aire@gmail.com
Provavalvole S.R.E. a “levette” (anni ‘70)		pag. 16                                     Ravenna:    F.Giuliani 0544.82185
Le regole di scrittura delle unità di misura elettriche pag. 20                         Brescia:    R.Tancredi 347.4085743
                                                                                                    robytnc@hotmail.it
Radio e Cinema                                                                          Lazio:      F.Zeppieri 349.3167633
                                                                                                    zeppieri.fabio@libero.it
Le radio degli intoccabili                                           pag. 27            Arezzo:     S.Menci 338.5901410
                                                                                        Veneto:     G.F.Chiaradia 335.7635987
Mostre e Manifestazioni                                                                             airenordest@libero.it
Mostra a Leonessa                                                    pag. 29            Valdisieve: E.Alterini 055.8314676
Il MUMEC di Arezzo e Montichiari in mostra                           pag. 31            Calenzano: F. Giovannoni 347.5710860
                                                                                        Sostegno Radio (MI): L. Collico 349.3830770
Cerco Offro Scambio                                                  pag. 32                        l_collico@virgilio.it

                                                                                        Corrispondenza associativa / Servizio Schemi:
                                                                                        Carlo Pria - Via Calvi 2 - 20021 Baranzate (MI)
    in copertina: Volmetro elettronico Chinaglia                                        carlo@aireradio.org
                        modello ANE-107 (1966). (articolo a pag. 22)                    Mancati recapiti, richiesta arretrati e segnalazioni:
                                                                                        per posta:
                                                                                        A.I.R.E. Casella postale 142 - 50123 - Firenze
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    il numero di tessera (se di tre nume-
                                            Collaboratori                               A.I.R.E. Associazione Italiana Radio d’Epoca
    ri anteporre uno zero) e la password    Figini, Cecchi, G. e M. Riello, Bramanti,   (indicare chiaramente nome, cognome, indirizzo, num. tel.
    è il cognome (in minuscolo).            Corno, Fautilli, Lavia,Vitali,Vignali.
                                                                                        e/o e_mail)

2                                                                                                                                         a.i.r.e. n. 6-2018
E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
PARLIAMO DI:

             La Radiologia medica
              al fronte: 1914/18

N
           el tragico contesto della
           Prima Guerra Mondiale,          Una breve premessa
           durante la quale il princi-     I generaloni a cui scriteriati monarchi e politicanti affidarono nel 1914 la con-
pio del rispetto dell’essere umano         duzione della Prima Guerra Mondiale avevano promesso che le ostilità sa-
era stato brutalmente cancellato in        rebbero durate pochi mesi. Quindi, pochi morti da seppellire velocemente e
tutta Europa, emerse un barlume di         tutto sarebbe finito. Purtroppo non andò così, e una guerra ritenuta “lampo”
umanità con la nascita e lo sviluppo       si trasformò quasi subito in guerra di posizione, con decine di migliaia di fanti
della tecnica radiologica per inda-        stipati nelle trincee a prendersi in testa le bombe di una artiglieria spaventosa-
                                           mente potente. L’enorme numero di feriti da proiettili e da schegge di granate
gini mediche sino ad allora impos-
                                           portò in primo piano l’esigenza di un vasto impiego di apparecchiature radio-
sibili. I fanti feriti morivano soprat-
                                           logiche per aiutare i chirurghi nell’individuazione della posizione di frammenti
tutto perché i medici non erano in         metallici da estrarre dal corpo dei feriti. A questo fine si dovevano attrezzare
grado di valutare l’entità delle ferite    gli ospedali da campo, o meglio ancora approntare delle unità mobili per rag-
causate dai proiettili che cadevano        giungere le prime linee ed operare sul posto, anche se in condizioni ambien-
sulle loro teste, stipati nelle trincee.   tali e di igiene drammatiche.
Fu in quella terribile occasione che
si realizzarono le premesse per una
scienza radiologica di cui ancora          all’ospedale militare di Napoli su        rio per impiantare un gabinetto
oggi non vediamo i limiti grazie al        due soldati feriti il 1° marzo 1896       radiologico da campo. Il Servizio
progresso scientifico. Ai generali         nella battaglia di Adua: la scoper-       Sanitario Militare dell’Esercito
che gettavano nella mischia mi-            ta dei raggi X era stata annunciata       Italiano era costituito dai soldati
gliaia di giovani pur di sopraffare il     ufficialmente da Röntgen il 28 di-        del Corpo di Sanità Militare, sot-
nemico, si contrapposero pochi uo-         cembre1895, appena cinque mesi            to il Comando del generale Della
mini e donne convinti che si doves-        prima dell’intervento effettuato          Valle, al quale si univano i sanita-
se fronteggiare la sofferenza anche        da Alvaro.                                ri militarizzati della Croce Rossa
con una organizzazione medica              L’esercito italiano non aveva tra-        Italiana (personale medico e cro-
che portasse aiuto il più vicino pos-      scurato quindi l’impiego della            cerossine volontarie), coadiuva-
sibile alla linea del fuoco. Questo        radiologia in ambito militare:            ti dal personale infermieristico
accadde su tutti i fronti in guerra.       anzi, riconosciuta l’importanza           sempre volontario facente parte
                                           di poter disporre di apparecchia-         di vari comitati assistenziali. Si
                                           ture radiologiche presso le linee         valutò come predisporre le attrez-
Fronte italiano                            del fronte per gli interventi più         zare di radiologia da utilizzare sui
                                           urgenti, l’esercito aveva commis-         campi di battaglia: se aumentare
Le apparecchiature radiologiche            sionato la produzione di un’ap-           la dotazione di apparecchiature
avevano già in precedenza dimo-            parecchiatura radiologica mobile          trasportabili dovunque, a dorso
strato ampiamente la loro utilità          alla Ditta Balzarini di Milano. Il si-    di mulo, come quelle della dit-
in ambito militare, a partire dal          stema radiologico era contenuto           ta Balzarini, o se affidarsi alle più
primo impiego in assoluto ope-             in sei casse che potevano essere          veloci unità radiologiche auto-
rato nel maggio 1896 da parte              trasportate sul dorso di due muli,        trasportate, che però erano vin-
del colonnello Giuseppe Alvaro             e comprendeva tutto il necessa-           colate alla disponibilità di strade

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E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
Maria Curie alla guida di una delle sue ambulanze Radiologiche, la
“Petites Curie”.

percorribili e di rifornimenti di        di impianto fisso, in quanto la di-
carburante. Alla fine, fu deciso di      stribuzione dell’energia elettrica
adottare entrambe le soluzioni,          in Francia era tutt’altro che uni-
da impiegare secondo le esigenze         forme: in alcune zone la rete era a
del momento. La progettazione            tensione continua e in altre era di
delle prime autoambulanze radio-         tipo alternato, e lo stesso voltag-      Schema di un tipico impianto
logiche militari italiane fu affidata    gio cambiava da zona a zona. Nei         radiologico installato sulle
ad un radiologo di chiara fama,          casi in cui la corrente elettrica di     “Petites Curie”. Con la
il professor Felice Perussia, libe-      rete non fosse disponibile furono        lettera s è indicata la valvola
ro docente di Patologia Medica           predisposti dei gruppi elettroge-        raddrizzatrice a gas tipo
e primo docente di Radiologia in         ni, in grado di fornire anche l’illu-    Villard; X = Tubo RX tipo
Italia presso gli atenei di Pavia e di   minazione agli ospedali da cam-          Crookes; T1,T2 = Rocchetto
Milano, collaboratore di Röntgen         po. I gruppi elettrogeni per le po-      di Ruhmkorff.
nei suoi primi esperimenti e fon-        stazioni semi-fisse fornivano una
datore nel 1913 de “La Radiologia        tensione alternata di 110 volt con
Medica”, la prima rivista italiana di    una potenza di 3 kW. Altri gruppi       radiologiche (le “Petites Curie”).
radiologia.                              da 1 o 2 kW, più leggeri e meno         Accompagnata dalla figlia Irene,
                                         ingombranti, venivano trasporta-        Maria non disdegnò di occupar-
                                         ti a bordo di autovetture. I gruppi     si direttamente della esecuzione
Fronte francese                          elettrogeni più potenti venivano        di esami radiologici, sia in grafia
                                         utilizzati anche presso gli ospeda-     che in scopia, e sia lei che la figlia
Marie Curie fu una pedina de-            li di piccole città come fonte alter-   si esporranno a dosi di radiazioni
terminante nella creazione di un         nativa in caso di mancanza dell’e-      tutt’altro che trascurabili. A que-
servizio radiologico militare fran-      nergia elettrica principale. Marie      sto proposito bisogna ricordare
cese. Coinvolta (benché donna)           Curie lascerà traccia di questa sua     che l’unico tipo di tubo genera-
dal Ministero della Guerra, trovò        esperienza in un libro pubblicato       tore di raggi X disponibile in quel
collaborazioni scientifiche e sup-       nel 1921 dal titolo La radiologia       periodo di tempo era quello a ca-
porti economici che le permisero         e la Guerra, dove descrive anche        todo freddo e pressione residua
di progettare e attrezzare le pri-       una sconosciuta “valvola raddriz-       di gas, più noto con il nome di
me unità mobili da impiegare al          zatrice” di tipo elettrolitico, che     tubo di Crookes. Le condizioni di
fronte. Le difficoltà che la Curie si    alimentava gli apparecchi radio-        funzionamento di questo tipo di
trovò ad affrontare furono subito        geni con tensione pulsata. Il fiore     tubo radiogeno dovevano esse-
numerose: prima di tutto non fu          all’occhiello dell’opera di Marie       re obbligatoriamente controllate
possibile progettare un unico tipo       Curie furono però le ambulanze          esaminando il tipo di fluorescen-

4                                                                                                          a.i.r.e. n. 6-2018
E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
ri di Fisica, che venivano arruolati
                                                                                  forzatamente. Tra questi dobbia-
                                                                                  mo citare la figura di Lise Meitner
                                                                                  che, anche se meno famosa, fu una
                                                                                  emula di Marie Curie.
                                                                                  Oggi la Storia la annovera fra gli
                                                                                  scienziati che posero le basi teori-
                                                                                  che della fissione nucleare.

                                                                                  Il supporto di vetro

L’apparecchio radiologico militare tipo “Ferrero di Cavallerleone”
                                                                                  Una poco nota conseguenza dell’in-
della Prima Guerra Mondiale prodotto dalla ditta Balzarini di Milano
                                                                                  vasione del Belgio fu la crisi della
ed esposto al Museo Storico Italiano della Guerra, a Rovereto.
                                                                                  disponibilità di lastre di vetro di
                                                                                  qualità per il supporto delle emul-
                                                                                  sioni fotografiche utilizzate in ra-
za che si produceva al suo interno       Fronte tedesco                           diografia: infatti, prima dello scop-
durante l’emissione di radiazioni.                                                pio della Grande Guerra la quasi
Quindi non era possibile racchiu-        Già nel 1902 l’esercito aveva at-        totalità di queste lastre proveniva
derlo in una conveniente scher-          trezzato dei carri trainati da ca-       dal Belgio. Nel 1905 infatti, un belga
matura, che in ogni caso poteva          valli in cui l’apparato radiologico      di nome Fourcault aveva escogitato
essere solo parziale; in certe situa-    veniva trasportato in perfetto or-       una procedura per la produzione a
zioni, con alcune tipologie di tubi,     dine. Nel 1903 il generale medico        costi ragionevoli di lastre di vetro a
poteva essere richiesto l’inter-         W. Stechow pubblicò un impor-            superfici piane e parallele, partico-
vento diretto dell’operatore per         tante trattato dal titolo “Il Metodo     larmente precise ed uniformi, ap-
ripristinare il corretto valore della    Röntgen nell’impiego militare”. Nel      prezzate ed esportate dovunque.
pressione del gas all’interno del        1907 carri ferroviari appositamen-       In seguito all’invasione del Belgio
tubo. Nonostante gli addetti cer-        te attrezzati e completi di accesso-     da parte delle truppe tedesche la
cassero di proteggersi con mezzi         ri e camera oscura erano divenuti        produzione cessò, mettendo in crisi
alquanto rudimentali (ma talvolta        uno standard per il Servizio Medico      tutta la radiologia mondiale. Si svi-
nemmeno con questi), la possibili-       dell’Esercito germanico. All’inizio      luppò quindi una ricerca di supporti
tà di forti esposizioni era tutt’altro   della guerra, nel 1914, erano già        diversi dal vetro, che fossero meno
che remota, anche considerando           disponibili 12 vagoni di questo          fragili e quindi più adatti ai campi
le condizioni di emergenza in cui        tipo e ne furono successivamente         di battaglia. La ditta belga Gevaert
si potevano trovare a operare.           predisposti altri. Poco più tardi en-    realizzerà una speciale carta sensi-
Nonostante il tubo radiologico           treranno in funzione le autovettu-       bile. Dopo una prima realizzazione
a catodo caldo e a vuoto spinto          re radiologiche, equipaggiate con        di supporti in cellulosa, prodotti
(alla base della tecnologia in uso       gruppi elettrogeni, inizialmente         nel 1914 dalla americana Eastman
ancora oggi) venisse proposto per        dotati di dinamo in grado di forni-      Kodak, nel 1918 la stessa ditta pro-
il brevetto da William D. Coolidge       re 65 volt a 15 A in tensione con-       durrà dei supporti a film a doppia
già nel 1913 (sarà poi ufficialmen-      tinua, e successivamente attrezzati      emulsione, eliminando definitiva-
te brevettato nel 1916), per tutta       con alternatori. In alcuni casi, come    mente l’uso delle lastre in vetro, di
la durata della Grande Guerra sa-        per le ambulanze leggere francesi,       cui resterà solo il nome ad indicare
ranno utilizzati quasi esclusiva-        le dinamo erano azionate diretta-        il nuovo supporto. Ancora oggi in-
mente i tubi di Crookes. Solo ver-       mente dal motore dell’automobile         fatti il nome “lastra” è utilizzato per
so la seconda metà del periodo           ed erano situate sotto il sedile del     indicare i supporti delle immagini
di guerra il tubo di Coolidge farà       guidatore (nel caso francese le di-      radiologiche. 
la sua comparsa al seguito del-          namo erano installate sul predelli-
le truppe americane dislocate in         no della vettura). Le ditte fornitrici   Bibliografia
                                                                                  Mario Reggio
Europa.                                  delle apparecchiature si occupava-       La Grande Guerra e i Raggi X: organizza-
                                         no anche di fornire personale ap-        zione della radiologia militare francese,
                                         positamente preparato: spesso si         tedesca e italiana
                                                                                  Cento anni fa, la prima guerra mondiale
                                         trattava di ingegneri o di professo-

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                        5
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PARLIAMO DI:

I dimenticati del dramma
    del dirigibile Italia

I
   n questo anno di celebrazioni           1896; dopo gli studi liceali duran-      di Fisica Complementare. Insieme
   dell’impresa artica del genera-         te i quali ebbe come insegnante il       con Enrico Fermi ed Enrico Persico
   le Nobile, molto si sta parlando        fisico Temistocle Calzecchi Onesti       fu uno dei tre vincitori del primo
di chi fu alla guida dell’avventu-         e dopo un biennio preparatorio           concorso italiano per la cattedra
ra (e in rispettoso secondo piano          presso il Politecnico di Milano, si      di Fisica Teorica e gli fu assegna-
anche di Biagi), ma poco di coloro         trasferì a Roma, dove si iscrisse        ta quella dell’ateneo lombardo. I
che risultarono poi vittime sacrifi-       alla Facoltà di Fisica della loca-       suoi studi riguardarono partico-
cali di tenzoni politiche nazionali        le università. Fu volontario nella       larmente l’ottica, la radioattività
ed internazionali, nonché di oscuri        Prima Guerra Mondiale e alla fine        e l’idrodinamica. Morirà nel disa-
progetti economici. In altre parole        del conflitto, tornato a Roma e          stro.
si incontrarono (e si scontrarono)         ripresi gli studi, si laureò in fisica   Francesco Behounek (nato il 27
la visione di Nobile e Balbo sulla         nel 1920 divenendo assistente del        ottobre 1898 a Praga) conseguì
supremazia aerea fra ala e idro-           professor Corbino.                       il dottorato in Scienze Naturali
geno, la lotta internazionale per il       Nel 1924 conseguì la libera docen-       nel 1922. Dopo essersi laurea-
dominio dei ghiacci dell’artico ine-       za in Fisica Superiore. Chiamato         to continuò i suoi studi a Parigi
splorato ed infine la esclusiva - da       all’Università di Milano, vi fondò e     alla Sorbona grazie a una borsa
parte del Corriere della Sera - della      diresse, dal 1924 al 1928, l’Istituto    di studio, specializzandosi in ra-
gestione dell’informazione (tramite
la radio ad onde corte) che sarebbe
scaturita con la descrizione degli
eventi che si sarebbero succeduti
(non era previsto un finale tragico).
C’era, poi, anche il tema della esplo-
razione scientifica in territori all’ora
assolutamente sconosciuti ed affa-
scinanti. Vediamo meglio.

Pontremoli, Behounek,
Malmgren
Tornando agli obiettivi scientifi-
ci della spedizione, dei membri
dell’equipaggio facevano parte
due scienziati (Aldo Pontremoli
e Francesco Behounek, cecoslo-
vacco) ed un meteorologo (Finn
Malmgren, norvegese).
Pontremoli nacque a Milano nel

6                                                                                                           a.i.r.e. n. 6-2018
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Pontremoli e Malmgren.

A lato, la drammatica modifica della
distribuzione dei ghiacci artici in queste
due immagini satellitari a distanza di una
trentina di anni.

diologia sotto la guida diretta        Nel 1918 fu nominato assisten-           vittima di un collasso che lo portò
di Marie Curie. Al suo ritorno in      te professore all’istituto idro-         alla morte. Durante una delle nu-
Cecoslovacchia diede vita all’Isti-    grafico per studi oceanici Otto          merose perlustrazioni di soccorso
tuto Radiologico Statale (1926).       Pettersson. Tra il 1922 e il 1925,       furono avvistati i due uomini so-
Nello stesso anno, per interces-       Malmgren partecipò alla spedi-           pravvissuti e il corpo dello scien-
sione diretta della Curie, fece        zione di Roald Amundsen nell’Ar-         ziato svedese, ma la nave rompi-
parte della spedizione di Roald        tico. Nel 1926 era a bordo del di-       ghiaccio sovietica Krassin recupe-
Amundsen al Polo Nord con il di-       rigibile Norge che sorvolò il Polo       rò solo i due superstiti. Il corpo di
rigibile Norge. Nel 1928, in qualità   nord. Nel 1928 lo scienziato prese       Malmgren non fu più ritrovato.
di studioso delle radiazioni co-       parte alla spedizione del genera-        Dei risultati dei loro primi esperi-
smiche, fu inserito come membro        le Nobile con il dirigibile Italia. Fu   menti (se ci fu tempo per farne)
scientifico dell’equipaggio guida-     tra i superstiti del naufragio sul       e dei loro strumenti non si seppe
to dal generale Umberto Nobile. È      pack, anche se ferito ad una spal-       nulla: appunti e attrezzature an-
tra coloro che si salvarono nell’im-   la. Successivamente, con Mariano         darono irrimediabilmente perdu-
patto sui ghiacci.                     e Zappi, decise di raggiungere           te nell’incidente.
Malmgren iniziò nel 1912 i suoi        a piedi Baia del Re per chiedere
studi all’Università di Uppsala,       soccorsi. L’impresa si rivelò fune-
presso la quale si laureò nel 1916.    sta in quanto Malmgren rimase

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                  7
E quant'altro attiene alla storia delle telecomunicazioni - ORGANO UFFICIALE - anno XXIX - numero 6 - novembre 2018 - AIRE Radio
Monumento che fissa la tragica fine di Malmgren, pietosamente assisti-
to dai suoi compagni di sventura (Stoccolma).
                                                                                  Francesco Behounek.

La ricerca scientifica                 non c’erano gli strumenti e i mezzi        per quei giovani scienziati e speri-
                                       (ora presenti in quei luoghi sotto         mentatori che sacrificarono inutil-
Guardando due immagini satelli-        varie bandiere nazionali) che per-         mente la loro vita. 
tari a distanza di trenta anni, ap-    mettessero di installare stazioni
pare che i naufraghi del dirigibile    permanenti di monitoraggio di
Italia sarebbero oggi caduti tutti     queste distorsioni fisiche ed am-          Oggi il Dipartimento di Fisica
in mare, senza scampo per nes-         bientali che oggi, con colpevole           dell’Università Statale di Milano è
suno. Drammatico è constatare          ritardo, dobbiamo fronteggiare.            intitolato ad Aldo Pontremoli.
come inarrestabile sia la progres-     Inoltre, in quegli anni le derive          Un busto bronzeo posto nell’atrio
sione del riscaldamento terrestre,     nazionaliste, foriere di una nuova         ne perpetua il ricordo.
con le sue ripercussioni sul clima     guerra mondiale, condizionarono
del pianeta e sulla struttura dei      avventure come quella del dirigi-
ghiacci nell’Artico, riserva di vita   bile Italia. La ricerca scientifica finì
per l’Umanità. Purtroppo, nel 1928     per essere un richiamo romantico

                                                   La Scala Parlante on-line
                                                   è disponibile sul sito
                                                   www.aireradio.org
                                                   L’edizione è a cura del Gruppo
                                                   A.I.R.E.
                                                   Piemonte-Valle d’Aosta.

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SPIGOLANDO

  Le imponenti antenne della stazione di Grimeton (Svezia).
  La radiofrequenza passa dagli avvolgimenti sullo statore
  dell’alternatore al secondario di un trasformatore, che porta
  il segnale all’antenna.

                     La stazione radio
                       di Grimeton
I
    l 10 luglio scorso è stata rimessa   verso i sottomarini in navigazio-    nue. In questo modo era possibile
    in funzione, dopo una lunga ope-     ne. Nello stesso anno la stazione    concentrare l’energia prodotta in
    razione di restauro, la stazione     fu considerata obsoleta e fu po-     un ristretta banda di frequenza e
radio VLF (Very Low Frequency) che       sta fuori servizio, ma essendo in    trasmetterla a lunga distanza, evi-
si trova nei pressi di Grimeton, un      buone condizioni venne dichia-       tando di disperderla generando
villaggio della contea di Halland,       rata Monumento Nazionale e           disturbi e interferenze. Le onde
in Svezia. Venne costruita nel 1923      nel 2004 inserita nell’elenco dei    continue così generate potevano
e conserva l’unico alternatore di        Patrimoni UNESCO dell’Umani-         essere modulate con segnali au-
Alexanderson funzionante nel             tà. In occasioni speciali, come il   dio e trasmettere suoni a distanza:
mondo. Per l’irraggiamento del se-       giorno dedicato annualmente ad       in particolare la voce. L’alternatore
gnale vengono usati dei cavi aerei       Ernst Alexanderson (inventore        di Alexanderson produceva onde
posti su sei torri d’acciaio alte 127    dell’alternatore), viene rimessa     “più pure” del sistema Pulsen, le
metri. Un poco di storia in pillole.     in funzione per trasmettere brevi    cui onde non sinusoidali genera-
                                         segnali in Codice Morse sulla fre-   vano significative armoniche che
La stazione radio venne usata            quenza di 17,2 kHz.                  disturbavano le trasmissioni te-
fino agli anni cinquanta per la          Assieme all’Arco di Pulsen (1903)    legrafiche. Un grosso alternatore
Telegrafia Transatlantica per col-       l’alternatore di Alexanderson è      di Alexanderson poteva produrre
legamenti con la Centrale Radio          stato uno dei primi sistemi per      sino a 500 kW di potenza in radio
di Long Island, negli Stati Uniti.       trasmettere in modulazione di        frequenza con lubrificazione ad
Fino al 1996, trasmise dispacci          ampiezza generando onde conti-       acqua o olio. Tale macchina aveva

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                9
Un altro limite del sistema era il
                                                                              peso e l’ingombro, che non per-
                                                                              mettevano la sua installazione a
                                                                              bordo delle navi, in particolare da
                                                                              guerra. L’avvento dei tubi elettro-
                                                                              nici e delle relative applicazioni
                              La periferia del rotore di acciaio magneti-     relegò l’ingegnoso apparato tra i
                             co (in grado di generare 200 kW) presenta        cimeli della Storia dell’ Elettricità.
                             300 fessure i cui “denti” rappresentano i        Interessante una ultima notazio-
                            poli magnetici della macchina elettrica. Gli      ne sull’origine dell’idea che por-
                          interstizi tra le fessure sono riempiti di mate-    tò Alexanderson a brevettare nel
riale non magnetico per migliorare il profilo aerodinamico del rotore. Il     1911 la sua invenzione. Nel 1904
rotore è chiuso da un anello di ferro (statore) con altrettante fessure e     Reginald Fessenden, nei suoi in-
due serie di avvolgimenti, alimentati a corrente continua. La rotazione       gegnosi sforzi per riuscire alla fine
imposta da un motore elettrico genera una corrente a radio frequenza          a trasmettere la voce a distanza,
negli avvolgimenti sullo statore, determinata dalla variazione del flusso     aveva chiesto alla General Electric
magnetico dovuto all’alternarsi degli “slot”.                                 di costruire un alternatore che ge-
                                                                              nerasse un’onda continua a 100
                                                                              kHz per potere trasmettere onde
                                                                              radio modulate in ampiezza. Ad
                                                                              Alexanderson fu affidato il pro-
600 coppie di poli sullo statore e    Limiti invalicabili del sistema
                                                                              getto: nacque così l’alternatore
il rotore girava a 2170 rpm, otte-    Alexanderson erano il numero dei
                                                                              che avrebbe risposto agli obiet-
nendo una frequenza attorno a         poli realizzabili sulla periferia del
                                                                              tivi. Per poco però: il vento stava
21,7 kHz. Per ottenere frequen-       rotore e la sua velocità di rotazio-
                                                                              ormai soffiando a favore dei tubi
ze più alte la velocità di rotazio-   ne. Quindi 600 kHz come massima
                                                                              a vuoto. 
ne doveva essere elevata sino a       frequenza di trasmissione (Onde
20.000 rpm.                           Medie) e nessuna possibilità di
                                      utilizzare le Onde Corte.

                                                                                                L’imponente
                                                                                                complesso dell’al-
                                                                                                ternatore di
                                                                                                Alexanderson.
                                                                                                Determinante per
                                                                                                un funzionamento
                                                                                                corretto era la
                                                                                                lubrificazione
                                                                                                (poco efficace con
                                                                                                i prodotti dell’epo-
                                                                                                ca) e la manuten-
                                                                                                zione, il che
                                                                                                richiedeva perso-
                                                                                                nale altamente
                                                                                                specializzato. La
                                                                                                lavorazione mecca-
                                                                                                nica della parte
                                                                                                generatrice era di
                                                                                                altissima precisio-
                                                                                                ne (l’intraferro tra
                                                                                                rotore e statore era
                                                                                                al massimo di un
                                                                                                millimetro).

10                                                                                                      a.i.r.e. n. 6-2018
SPIGOLANDO

     Radio popolare
     norvegese
    Frugando in Internet abbiamo
    scoperto una primizia (almeno
    per noi): una radio popolare an-
    che in Norvegia, prodotta nel ‘42
    dalla N.Jacobsen Elektriske per
    l’Ente popolare norvegese N.F.U.
    di Oslo. Raccogliamo qui le po-
    che notizie trovate (non tutte
    sicure) sperando che qualche
    attento lettore ci aggiunga qual-
    cosa nel prossimo futuro.
    L’aspetto esteriore della radio è
    molto modesto, come conviene
    ad un ricevitore popolare. Anche
    se non è stato possibile recu-
    perare uno schema del circuito,
    è sicuramente un due valvole
    (più raddrizzatrice) a reazione
    in onde medie e lunghe. Le val-
    vole potrebbero essere Philips e
    la alimentazione anodica e dei
    filamenti è fornita da un autotra-
    sformatore, visto che sopra il te-
    laio non ci sono resistenze di ca-
    duta. Purtroppo, tra le immagini
    “catturate” non c’è una vista del
    sotto telaio che avrebbe potuto
    confermare altre ipotesi sul tipo
    di circuito elettrico.
    La N.Jacobsen Elektriske (N.J.E.V.)
    esisterebbe ancora oggi, ma non
    produce più radio da molto tem-
    po. 

a.i.r.e. n. 6-2018                                 11
Galene
da tutto il mondo
     Collezione Bencini
     seconda serie
                                    ITALIA Safnat DEA 1936
                                       Struttura in bachelite

                                       U.S.A. Howe Radio Receiver 1925
                                       contenitore in lamiera stampata

       SVEZIA Autocostruito 1927
          sintonia con variometro

12                                                                       a.i.r.e. n. 6-2018
SVEZIA Svenska Radio Aktiebolaget 1927
                                     sintonia con induttanza variabile

                 MARCA SCONOSCIUTA
                  ad induttanza variabile
                            (Variocopler)
          e con due condensatori variabili

                                                             FRANCIA Lagier & Cie - Marsiglia
                                                             Sintonia fissa (bobina per una
                                                             determinata frequenza)
                                                             Detector a martelletto
                                                             Contenitore in legno laccato
                                                             Piano di ebanite

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                              13
ITALIA FRANCIA GERMANIA INGHILTERRA
            Panoramica di ricevitori a cristallo di epoche varie

                                ITALIA Tris di ricevitori a cristallo

          Marca sconosciuta
                Autocostruito
     con variometro a bobine
        sferiche concentriche

14                                                                      a.i.r.e. n. 6-2018
ITALIA SVEZIA GERMANIA
                                         Tris di ricevitori a cristallo

                     U.S.A. Premier Jr. Receiving Set
                             Induttanza con doppio
                                contatto strisciante

                                              Marca Sconosciuta

a.i.r.e. n. 6-2018                                                        15
Giorgio Rima                                                        LABORATORIO & TECNICA

         Provavalvole S.R.E.
        a “levette” (anni ‘70)

N
         el n. 4/2018 di L.S.P. abbia-
         mo presentato la versione
         “a ponticelli” del provaval-
vole S.R.E. ad emissione; negli anni
’70 uscì la nuova versione con del-
le levette di settaggio al posto dei
ponticelli. I provavalvole non erano
compresi nelle normali forniture di
materiale a corredo delle lezioni,
ma erano acquistabili a parte. Nel
parlare brevemente dello strumen-
to, verrà presentata una variante
introdotta dall’autore dell’articolo,
modifica che, pur lasciando inalte-
rate le funzionalità dello strumento
base, rende possibile la compara-
zione tra diverse misurazioni.           Provavalvole a levette descritto nell’articolo. Il piccolo deviatore
                                         collocato tra il commutatore “Funzioni” e il potenziometro di “Taratu-
                                         ra” (visibile sul pannello) permette l’utilizzo dello strumento nei due
                                         modi illustrati nel testo.
Utilizzo del Provavalvole
La prima verifica da cui si parte         Provavalvole S.R.E. “a levette”: differenze dal precedente modello
nella prova di emissione di una
valvola è quella di prova del corto-      1) Presenza di un selettore a cinque posizioni per la selezione delle
circuito. Il commutatore Funzioni         varie misure effettuabili.
deve essere posto nella posizione I       2) Nove commutatori a levetta invece dei classici ponticelli.
(diodo), e lo strumento di misura         3) Possibilità di utilizzare, per la misura di emissione, due valori di
è consigliabile abbia una sensibili-      tensione anodica.
tà minima di almeno 10 mA. Tutte          4) Mancanza della lampadina spia per rilevare i cortocircuiti.
le levette devono essere messe            5) Mancanza del pulsante per la prova istantanea dell’emissione,
in posizione C (massa), poi una           onde evitare lo stress della valvola sotto test. Per la stessa protezio-
alla volta portate in A (anodica);        ne si può utilizzare la levetta collegata al catodo, oppure sfilare una
se dovesse circolare una corrente         boccola dello strumento di misura o utilizzare l’interruttore K1 (vedi
(indicata dal milliamperometro)           la modifica sullo schema).
saremmo alla presenza di un cor-          6) Presenza di una boccola P10 per il collegamento del piedino 10 del
tocircuito. Nel caso lo strumen-          relativo zoccolo (eventualmente da connettere con la boccola A o C).
to deviasse solo di poche “unità”,        7) Presenza di soli sei zoccoli per le valvole “moderne” (mancano tutti
aumentandone la sensibilità (per          i vecchi modelli).
esempio a 100 µA) sarebbe pos-

16                                                                                                      a.i.r.e. n. 6-2018
Il precedente provavalvole S.R.E. a              Primo provavalvole S.R.E. (inizi anni ‘50) con collegamenti
“ponticelli.                                     (per la predisposizione delle misure) tramite banane e boccole.

                                       re le misure più volte, ottenendo       ne di una valvola senza utilizzare
Tab. 2.                                sempre lo stesso risultato. Cosa        una tensione anodica, dovremmo
Posizioni commutatore                  che non si verifica con l’altro stru-   porre su “aperto” il deviatore K1 e
                                       mento, per una sua qual certa in-       procedere nel modo seguente:
- I per misura dei corto circuiti.     stabilità.                              - Tutti gli elettrodi della valvola
- T1 per valvole con tensione          Per ambedue gli strumenti co-           sotto misura d’emissione devono
  anodica inferiore a 48 volt.         munque, l’impossibilità di trovare      essere collegati, tramite le relative
- T2 per valvole con tensione          tabelle di comparazione veramen-        levette, in A (anodica) lasciando
  anodica superiore a 71 volt.         te valide, in modo specifico per        solamente il catodo collegato in C
- D1 per misurare l’emissione          quanto riguarda la posizione del        (massa).
  dei diodi raddrizzatori.             potenziometro di taratura, rende        - I due capi del filamento, rispet-
- D2 per misurare l’emissione          gli strumenti quasi inutilizzabi-       tando la relativa tensione scelta
  dei diodi rivelatori.                li per la comparazione di misure        con il commutatore, sono collega-
                                       analoghe. Lamentandomi di ciò,          ti sempre (tramite le levette) uno
                                       l’amico Giovanni IN3DEC mi fece         in C e l’altro in D.
                                       notare che se tornassimo a misu-        Lo strumento di misura, ottimo
sibile rilevare anche le piccole       rare la sola corrente “spontanea”       per quest’utilizzo, è il multimetro
perdite. Cosa non possibile nella      d’emissione della valvola, facendo      ICE 680 (o 680R) con le sue por-
versione precedente del prova-         a meno di utilizzare la tensione        tate di 50µA, 500µA, 5mA, 50mA,
valvole. Segue quindi la misura        anodica (che è comunemente di-          500mA. Non occorrono più tabel-
dell’emissione: tramite il commu-      versa da uno strumento all’altro),      le o posizioni varie del potenzio-
tatore Funzioni è possibile sceglie-   certamente la comparazione dei          metro di taratura, potendosi così
re il valore della tensione anodica    dati sarebbero facilitata.              determinare i valori delle correnti
per una corretta misura come in-                                               lette e legate a grandezze reali e
dicato nella tabella 2.                                                        sempre ripetibili. Il microampero-
Per i collegamenti degli elettrodi     Una interessante variante               metro in questo caso non dovrà
delle valvole si deve fare riferi-                                             più essere collegato alle boccole
mento alle tabelle in dotazione        Detto fatto, ho introdotto nel          rossa (+) e nera (–) poste subito
allo strumento (disponibili gratui-    circuito del provavalvole l’inter-      sotto la scritta “Taratura”, ma alle
tamente sul sito www.leradiodiso-      ruttore K1, che permette di ese-        due boccole denominate A e C
phie.it).                              guire detta misura senza limitare       poste subito sopra il commutato-
In conclusione, dalle prove fatte,     la possibilità di utilizzare lo stru-   re “Funzioni”; avendo però cura,
le due versioni del provavalvole si    mento nel modo originale. Se ora        per la caratteristica del circuito
equivalgono, ma con lo strumen-        quindi decidessimo di misurare          originale, di invertirne la polarità.
to più recente è possibile ripete-     la corrente spontanea d’emissio-        Perciò i puntali del multimetro ICE

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                17
saranno collegati: il rosso nella
boccola nera C, e il nero nella boc-
cola A.                                 Circuito di
                                        principio per
                                        rilevare la
Prove pratiche                          corrente di
e suggerimenti                          emissione in
                                        una valvola
Dalle prove fatte utilizzando solo      termoionica.
la corrente “spontanea” senza au-
silio di tensione anodica, in alcune
valvole, e in speciale modo quelle
con più elettrodi, si è notato che
vi erano delle piccole variazioni
tra una misura e quella successiva.
Questo probabilmente è dovuto
al fatto che, essendo il flusso di     Questo inconveniente è risolvibile     1) Le misure possono essere de-
elettroni non accelerato da una        inserendo nel circuito una pila da     terminate con valori finiti e certi,
tensione anodica, una parte di         1,5 volt.                              non limitandosi all’indicazione
questi è trattenuta dagli elettrodi    A prove fatte, l’utilizzo della cor-   dell’indice dello strumento sul
stessi, sia in modo “meccanico” sia    rente spontanea per stimare l’ef-      rosso, sul giallo o sul verde (que-
“elettrostatico” (capacità casuali     ficienza di una valvola presenta       sto non è certo un valore, ma al
tra i vari elettrodi).                 alcuni vantaggi:                       massimo una valutazione).

     Schema di principio del provavalvole a “levette” con evidenziato in verde la parte aggiunta per la misura
     della corrente spontanea d’emissione di una valvola senza utilizzare una tensione anodica.

18                                                                                                    a.i.r.e. n. 6-2018
2) Non servono tabelle di posizio-
namento del relativo potenzio-            L’aggiunta
metro.                                    della pila da
3) Il pericolo di rovinare una val-       1,5V. in serie
vola rimane molto limitato (specie        al circuito
per quelle vecchie) quando la gri-        anodico
glia di controllo è collegata a un’a-     rende la
nodica di 1,5 volt e la sua corrente      misura della
tenda a superare i cinque milliam-        corrente
pere. Comunque è sempre buona             d’emissione
norma lasciare lo strumento inse-         più costante
rito solo il tempo necessario per         e ripetibile.
eseguire la lettura.
4) Semplicità nel collegare i vari
terminali per l’esecuzione della
misura: tutti gli elettrodi delle val-
vole sono collegati al positivo di                                      La variante
1,5 volt; il solo catodo è collegato      La tensione di 1,5 volt è stata scelta come valore di “sicurezza” per
al negativo.                              evitare di danneggiare, durante la prova, gli elementi interni della
In pratica la valvola è misurata          valvola collegati in configurazione a diodo ed in particolare la gri-
come se fosse un diodo; per con-          glia controllo.
trollare i collegamenti sono suffi-
cienti dei prontuari valvole.
In conclusione, se una valvola ri-       Unica differenza, quella più bassa      filamento al valore nominale; la
sulta dalle misure “scarsa” rispet-      in corrente utilizzava solo qualche     valvola che ripristinerà più velo-
to alle tabelle in vostro possesso,      secondo in più per iniziare a oscil-    cemente la sua corrente nomina-
non conviene gettarla, specie se         lare. Se vi capitasse di confronta-     le d’emissione sarà la valvola più
è di tipo vecchio; meglio conser-        re due valvole dello stesso tipo,       efficiente.
varla, nell’occasione di poterla         e con correnti d’emissione simili,      Tutte queste misure sono da con-
provare su delle apparecchiature         potete eseguire questa prova:           siderarsi come relative, la vera
funzionanti. Durate le prove mi          - dopo aver misurato le correnti        prova dell’efficienza di una val-
è capitato di misurare due valvo-        d’emissione, riducete la tensione       vola è la sua funzionalità quando
le molto usate, delle pentagriglia       di filamento, per esempio da 6,3        si trova inserita nel circuito in cui
6A8; una con emissione 15 µA e           volt a 5 volt; la corrente d’emissio-   deve lavorare. 
l’altra con solo 1µA. Messe nel cir-     ne scenderà di valore abbastanza
cuito, generavano tutte e due una        rapidamente.
tensione oscillatoria (in gamma          - appena la corrente si sarà sta-
OC) di ben 600 millivolt.                bilizzata, riportate la tensione di

                                                                                                 Nota: questi
                                                                                                 sono solo alcu-
                                                                                                 ni esempi dei
                                                                                                 molti presen-
                                                                                                 tati dall’autore
                                                                                                 dell’articolo, a
                                                                                                 cui potranno
                                                                                                 essere richiesti
                                                                                                 ulteriori appro-
                                                                                                 fondimenti.

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                  19
Pierluigi Adriatico                                                                  Laboratorio & Tecnica

    Le regole di scrittura delle
    unità di misura elettriche
                             (da “La scala parlante” n. 4/2010)

I                                           Sei regole da rispettare
   l contenuto dell’articolo è lo stral-                                            In tutti gli altri casi il punto va
   cio di un testo pubblicato dal sotto-                                            omesso, perché il simbolo non è
   scritto sulla rivista mensile “Radio     È importante rispettare alcune re-      un’abbreviazione del nome.
Rivista”,    edita     dall’Associazione    gole nello scrivere il nome e il sim-   3) Dobbiamo porre attenzione
Radioamatori Italiani (A.R.I.) nel mese     bolo dell’unità di misura, compre-      nello scrivere correttamente il
di marzo 2009.                              si i prefissi per la designazione dei   prefisso del multiplo e sottomulti-
Considerato che i soci dell’A.I.R.E. non    multipli e sottomultipli decimali       plo dell’unità di misura. Esempio:
collezionano farfalle, francobolli o        (tabella 2).                            c’è una notevole differenza tra
tappi di bottiglia, ma Radio d’Epoca        1) Innanzitutto, il simbolo deve        100 mV (100 millesimi di volt) e
& C., cioè oggetti elettronici con alto     seguire il numero, distanziato di       100 MV (100 milioni di volt).
contenuto tecnico e scientifico, per re-    uno spazio. Esempio: 100 µA e           4) Se vogliamo scrivere il numero
staurarle e farle tornare “in vita”, dob-   non 100μA o µA 100.                     in cifre, l’unità di misura va indicata
biamo anche imparare a scrivere cor-        2) Solo se la frase termina con il      con il nome e non con il simbolo.
rettamente le unità di misura elettriche    simbolo dell’unità di misura, si        Esempio: dieci volt e non dieci V.
che costituiscono il linguaggio dei fe-     deve far seguire il punto.              5) Inoltre, il nome dell’unità di
nomeni radio elettronici (tabella 1).

  20                                                                                                          a.i.r.e. n. 6-2018
misura si scrive in minuscolo,                                                  vale per i relativi multipli e sot-
anche se si riferisce al nome                                                   tomultipli.
proprio di un fisico. Esempio:
watt e non Watt; ampere e non                                                   Gli scienziati che hanno dato
Ampere.                                                                         il proprio nome alle unità di
Quindi i nomi di tutte le unità di                                              misura elettriche sono undici;
misura sono nomi comuni e de-                                                   l’unico italiano è Alessandro
vono avere l’iniziale minuscola.                                                Volta (1745 - 1827), ma la sua
6) Infine, i nomi di tutte le uni-                                              invenzione-scoperta fu così ri-
tà sono invariabili al plurale.                                                 voluzionaria che senza di essa
Esempio: dieci volt e non dieci                                                 gli altri scienziati stranieri non
volts.                                                                          avrebbero avuto materia su cui
Fanno eccezione il metro, il kilo-                                              sperimentare. 
grammo, il secondo, la candela,
la mole, il radiante, lo steradian-
te e tutte le unità derivate in
cui essi compaiono; altrettanto

   Ricordi

   Il socio Orso Giacone Giovanni
   ha molti ricordi di un lontano
   passato famigliare che, ogni
   tanto, affiorano per diventare
   materia di comune e condi-
   visibile proprietà. Nella foto
   scattata negli anni ’20 a Parigi
   appaiono personaggi, oggetti
   e una coreografia che alimen-
   tano la nostra immaginazione
   per quei tempi storicamente
   unici. Fanno tenerezza lo zio       Zio Biagio e Zia Carolina a Parigi, 1920.
   Biagio e la zia Carolina elegan-
   ti e compresi nel loro ruolo di
   “contorno” alla protagonista       che occupa il centro della scena. Il   che solo la radio, grande novità
   dello scatto: la radio a galena    cane che tiene nelle fauci un gior-    dell’epoca, metteva a disposizio-
   (?) con le numerose borchie,       nale è quasi una testimonianza         ne di pochi e benestanti ascolta-
   manopole e cuffia telefonica       della fedeltà della informazione       tori. 

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                               21
Luca Vitali                                                                              SPIGOLANDO

            Il voltmetro a valvola

O
         gni laboratorio radiotec-
         nico che voglia definir-
         si tale dovrebbe essere
dotato di un voltmetro a valvola,
anche se oggi si utilizzano preva-
lentemente i transistor per rea-
lizzare questo tipo di strumento.
Due sono principalmente le carat-
teristiche del voltmetro a valvo-
la, entrambe dovute proprio alla
presenza del tubo a vuoto: l’alta
impedenza di ingresso, unita alla
capacità di sopportare alte ten-
sioni sempre in ingresso, anche
se applicate per errore. Inoltre,
una caratteristica che non va di-
menticata è anche quella della
visualizzazione analogica delle
misure, molto utile per monitora-
re a colpo d’occhio il crescere o il
diminuire di una tensione, come
per esempio quando si effettua
una taratura. Quindi in tutti quei
casi, e sono molti, in cui è più im-
portante osservare una variazio-
ne relativa piuttosto che il valore
assoluto, lo strumento a indice è
nettamente superiore a quelli che
forniscono la lettura in forma nu-
merica.
                                       un po’ deluso (capita…) un poten-     Risulta prodotto nel 1966 (fonte:
                                       ziale “concorrente” che stava ini-    radiomuseum.org).
Chinaglia                              ziando ad interessarsi all’oggetto.   Le condizioni esterne erano pres-
                                       Esteriormente si presenta come        soché perfette: è bastata una
mod. ANE-107                           la maggior parte di questi stru-      attenta pulizia per ritrovare un
                                       menti: sviluppato in verticale, con   aspetto praticamente nuovo.
Ho trovato questo strumento ad
                                       lo strumento a grande scala nella     Anche all’interno lo stato era per-
un mercatino specializzato. Il prez-
                                       parte superiore del pannello fron-    fetto, ed ovviamente lo strumento
zo era accettabile, e ho concluso
                                       tale; le varie manopole al centro e   ha funzionato da subito. Il tubo è
rapidamente l’acquisto lasciando
                                       le boccole degli ingressi in basso.   uno solo, ed è un doppio triodo

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marchiato Philips Miniwatt 6201,       zero (con la configurazione diffe-
l’equivalente ad alta affidabilità     renziale questo fenomeno è mol-
(ruggerized) dell’E81CC o della        to meno pronunciato), ed inoltre
12AT7. Interessante è stato osser-     occorre verificare ogni tanto l’az-    deo YouTube di un autore cana-
vare, dopo aver rimosso il tubo        zeramento, finché l’apparecchio        dese, che parla un inglese molto
dallo zoccolo, come i pin fossero      non raggiunge una situazione di        chiaro e del quale molti altri video
dorati, evidentemente per ga-          regime termico.                        meritano di essere visti :
rantire la bontà del contatto nel                                             h t t p s : / / w w w. y o u t u b e . c o m /
tempo. Purtroppo, questa volta                                                watch?v=GR3rR7tc30Y.
Internet non mi ha aiutato a re-       L’utilizzo
perirne lo schema. Analizzando le                                             Servicing Radio and Television with
connessioni allo zoccolo, ed osser-    Le misure di resistenza sono effet-    a Vacuum Tube Voltmeter è un do-
vando che non vi sono altri diodi      tuate mediante l’ausilio di una pila   cumento PDF tratto da un libro
nell’apparecchio oltre ai raddriz-     da 1.5 volt disposta internamente.     della Sylvania, in inglese del 1951,
zatori per l’anodica, se ne dedu-      Esistono moltissimi modelli di         con molte indicazioni pratiche su
ce che le due sezioni del doppio       voltmetro a valvola, tutti più o       come effettuare varie misure:
triodo non sono connesse nella         meno equivalenti per un uso ge-        http://mirror.thelifeofkenneth.
classica configurazione differen-      nerale. In inglese vengono anche       com/lib/elec tronics_archive/
ziale, e questo ha rappresentato       chiamati con l’acronimo VTVM           ServicingRadioWithAVtvm_text.
una piccola delusione. Una sezio-      (Vacuum Tube Volt Meter). Il loro      pdf 
ne del doppio triodo è connessa        prezzo è variabile, ma non è diffi-
come amplificatore, l’altra è con-     cile che superi il centinaio di euro
nessa come diodo, chiaramente          per uno strumento in buone con-
per le misure in alternata. Il fatto   dizioni, a testimonianza del fatto
che non sia stato utilizzato uno       che questo tipo di strumento è           Nota: se qualche socio pos-
schema differenziale (a ponte) ha      ancora ricercato. Per approfondire       sedesse il manuale originale
come conseguenza che quando            l’argomento propongo i due link          dello strumento, sarebbe
si accende il voltmetro la lancetta    seguenti:                                molto utile lo segnalasse alla
dello strumento impiega diver-         VTVM Restoration, Alignment, and         redazione.
si secondi prima di portarsi sullo     why you should own one. É un vi-

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                                       23
Biagio Laureti                                                                                SPIGOLANDO

              Il Tasto Manipolatore

  Proseguiamo nella presentazione         nazione univoca di punti e linee         cro, era attestata la linea, mentre
  dei vari componenti che contribui-      associati ad ogni singola lettera        sul serrafilo 3, collegato con l’In-
  scono a comporre un sistema di co-      e segno dell’alfabeto linguistico.       cudine Anteriore, era attestato il
  municazione elettromagnetico con        Concettualmente il tasto era co-         positivo della Pila il cui negativo
  apparati Morse.                         stituito da un interruttore con un       era collegato a terra.
                                          contatto ad altalena, chiamato           Sul serrafilo 2, collegato all’Incudi-
                                          Leva del fulcro, che in condizione       ne Posteriore, era inserita la stam-
  La manipolazione del                    di riposo era in continuità galva-       pante Morse chiamata Macchina,
  segnale                                 nica con un blocchetto di otto-          mentre l’altro morsetto della mac-
                                          ne, chiamato Incudine Posteriore.        china era connesso a terra.
  Nel sistema di comunicazio-             Quando veniva pigiato il pomel-          Quando si pigiava il Pometto del
  ne elettromagnetico a distan-           lo della leva, chiamato Pometto,         tasto trasmittente veniva inviato
  za con apparati Morse, il Tasto         per trasmettere un messaggio, il         il positivo della Pila sulla linea e
  Manipolatore, chiamato comune-          fulcro si posizionava su un altro        la corrente giunta nell’Ufficio ri-
  mente Tasto, aveva il compito di        blocchetto di ottone, chiamato           cevente attraversava il Tasto, che
  inviare sulla linea gli impulsi elet-   Incudine Anteriore.                      nella posizione di riposo aveva il
  trici corrispondenti ad una combi-      Sul serrafilo 1, collegato con il ful-   fulcro in contatto con l’Incudine
                                                                                   Posteriore, arrivava alla Macchina
                                                                                   e quindi si richiudeva tramite la
                                                                                   terra sulla batteria dell’Ufficio tra-
                                                                                   smittente.
                                                                                   Quando si interrompeva la pres-
                                                                                   sione sul Pometto, una molla eli-
                                                                                   coidale agevolava il ritorno della
                                                                                   leva nella posizione di riposo, ri-
                                                                                   pristinando il contatto con l’Incu-
                                                                                   dine Posteriore.
                                                                                   Per assicurare un buon contat-
                                                                                   to della leva con l’Incudine sia
                                                                                   Anteriore sia Posteriore, sui bloc-
                                                                                   chetti erano installate delle pun-
                                                                                   te in argento. L’unica regolazione
                                                                                   possibile sul tasto era la rotazione
                                                                                   della Vite di Regolaggio, la quale
                                                                                   consentiva di variare la distanza
                                                                                   da 1 a 2 mm tra la Leva e l’Incu-
                                                                                   dine Anteriore, quindi rendendo
                                                                                   più o meno veloce la chiusura del
                                                                                   contatto elettrico.
Tasto per impianto telegrafico Morse del tipo a corrente presente in linea
in modo continuo.

 24                                                                                                          a.i.r.e. n. 6-2018
Due tipi di impianto
telegrafico
Con la costituzione del Regno d’I-
talia furono standardizzati sia gli
apparati, sia gli impianti realizza-
ti dall’Amministrazione di Napoli,
dai Ducati di Modena e Parma,
dal Granducato di Toscana, dal
Lombardo Veneto, dal Regno
Sardo e dagli Stati Pontifici, so-
stituendoli       progressivamente
con apparti tipo Morse. Dal 1899,      Schema di principio di un Ufficio Telegrafico con impianto del tipo a
al classico Impianto a Corrente        corrente intermittente.
Intermittente, dove nella linea cir-
colava corrente solo quando si
pigiava il Tasto, una delibera del     Commutatore (per effettuare pro-        tà elettrica tra la leva del Fulcro e
Ministero delle Poste e Telegrafi      ve di funzionamento degli appa-         l’Incudine Anteriore, consenten-
autorizzava l’introduzione pro-        rati e delle linee) e nel Protettore    do un continuo invio di corrente
gressiva dell’Impianto a Corrente      (fusibili, bobine termiche e scari-     sulla linea. Quando si impugnava
Continua, dove nella linea circola-    catori per proteggere gli appari        il Pometto per trasmettere, con
va corrente anche durante la con-      dagli agenti atmosferici). Ne par-      le dita della mano si distanziava
dizione di riposo.                     leremo prossimamente.                   una palettina di ebanite, posta
Gli apparati del Gruppo Morse ol-                                              in vicinanza del Pometto, che in-
tre al Tasto, la Pila e la Macchina,                                           terrompeva l’invio della corrente.
consistevano in una Bussola            Il tasto Forcieri                       Una volta distanziata la paletta, le
(per verificare la circolazione                                                successive pressioni del Pometto
della corrente del segnale), nel      Per la realizzazione degli impianti      consentivano il normale invio del-
                                                     a Corrente Continua       la corrente sulla linea e gli appa-
                                                     fu progettato un          rati ricevevano il segnale come in
                                                     tasto       particola-    un impianto a Corrente Continua.
                                                     re, chiamato Tasto        Per la realizzazione di questo tipo
                                                     Forcieri (dal nome        di impianto veniva utilizzato solo
                                                     del suo invento-          il serrafilo 1 (collegato alla mac-
                                                     re Pietro Forcieri).      china) ed il serrafilo 3 collegato
                                                     Tutti gli altri dispo-    alla Pila: questi serrafili in condi-
                                                     sitivi erano gli stessi   zione di riposo erano poi collegati
                                                     utilizzati per l’im-      elettricamente tra di loro dal tela-
                                                     pianto a Corrente         ietto metallico comandato dalla
                                                     Intermittente, ma         palettina di ebanite.
                                                     collegati tra di loro     Particolarità di questo tipo di
                                                     in modo diverso.          impianto era la possibilità di col-
                                                     Il tasto Forcieri era     legare tra gli Uffici Estremi, uno
                                                     il normale tasto te-      o più Uffici Intermedi inseriti in
                                                     legrafico su cui era      serie. Nell’impianto a Corrente
                                                     stato montato un          Continua, essendo collegati alla
                                                     particolare telaietto     linea sia il Tasto che la Macchina
                                                     metallico. Questo         dello stesso Ufficio, veniva stam-
                                                     era imperniato nel-       pato sia il segnale ricevuto che
                                                     la parte anteriore        quello trasmesso, consentendo
Tasto per impianto telegrafico Morse del tipo a      della leva, e man-        la verifica della propria trasmis-
corrente presente in linea ad intermittenza.         teneva la continui-       sione. Si aveva inoltre la certezza

a.i.r.e. n. 6-2018                                                                                               25
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