NORMATIVE SUL RISPARMIO ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI IN AGRICOLTURA
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NORMATIVE SUL RISPARMIO ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI IN AGRICOLTURA C. CAMPIOTTI1, A. ALBANESE2 , V. CATANESE2, F. DONDI1, G. LUCERTI1, C. VIOLA1 1 - ENEA, Unità Tecnica Efficienza Energetica, Servizio Agricoltura - 2 - Università degli Studi di Palermo - Dicembre 2010
NORMATIVE SUL RISPARMIO ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI IN AGRICOLTURA C. CAMPIOTTI1, A. ALBANESE2 , V. CATANESE2, F. DONDI1, G. LUCERTI1, C. VIOLA1 1 ENEA, Unità Tecnica Efficienza Energetica, Servizio Agricoltura 2 Università degli Studi di Palermo
NORMATIVE SUL RISPARMIO ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI IN AGRICOLTURA C. CAMPIOTTI, A. ALBANESE , V. CATANESE, F. DONDI, C. VIOLA Riassunto: Il rapporto tecnico fornisce un quadro di sintesi della politica energetica dell’Unione Europea (UE) e della sua evoluzione negli ultimi anni: gli aspetti del risparmio energetico e delle energie rinnovabili sono analizzati con particolare riferimento al settore agricoltura. Il lavoro offre un quadro di riferimento della normativa italiana in ambito energetico, presentando un focus sulla legislazione relativa alle biomasse. Infine, viene offerta una panoramica sui sistemi di promozione delle fonti di energia rinnovabili (FER), dell’efficienza energetica (EE) e un quadro generale dei programmi Europei per finanziare interventi a sostegno delle politiche di sostenibilità energetica ed ambientale. Il lavoro è aggiornato a giugno 2010. Parole chiave: efficienza energetica, energie rinnovabili, agricoltura, politiche energetiche Europee. Summary: This report, updated June 2010, it provides both a general frame and a background information of the energy policies in the European Union, with specific reference to the energy saving, the energy efficiency and the renewable energies. The first part of the report deals mainly with the analysis of the legislative aspects with particular emphasis to the agriculture sector. The second part provides an overview of the Italian legislation in the energy sector, with focus on the biomass sector. In the third part reports the tools of promotion of renewable energy sources (RES) and energy efficiency (EE). In addition, the report includes also information on the financing instruments and supporting measures developed by the EU to reduce greenhouse gas emissions, improve energy efficiency and support renewable energy development and deployment. Key words: energy efficiency, renewable energy, agriculture, European energy policies.
INTRODUZIONE La prima parte di questo documento fornisce un quadro di sintesi della politica energetica dell’Unione Europea (UE) con particolare riferimento agli aspetti del risparmio energetico e dell’utilizzo delle energie rinnovabili in agricoltura. Vengono riportate le caratteristiche generali della politica energetica comunitaria, il contesto di riferimento, gli obiettivi complessivi e i relativi risultati attesi. Un capitolo è dedicato ad approfondire gli aspetti inerenti l’efficienza energetica nell’ambito della politica comunitaria ed uno esplicitamente al tema delle fonti ”.energetiche rinnovabili proponendo un focus sulle biomasse: viene proposto l’elenco delle disposizioni comunitarie in materia di biomasse. La seconda parte intende fornire un quadro di riferimento della normativa italiana in ambito energetico. Gli aspetti del risparmio energetico e delle energie rinnovabili verranno, quindi, approfonditi, con riferimento alle implicazioni nel settore dell’agricoltura. L’evoluzione della normativa nazionale è influenzata dalle politiche comunitarie volte alla riduzione dei gas “serra”. La terza parte offre una panoramica sui sistemi di promozione delle fonti di energia rinnovabili (FER) e dell’efficienza energetica (EE). L’incentivazione delle FER può avvenire in due modi: rendendo più costosa l’elettricità prodotta da fonti convenzionali (strumenti di sostegno indiretto); diminuendo i costi o aumentando i ricavi specifici degli impianti a FER (strumenti di sostegno diretto). Le tematiche oggetto di analisi vengono trattate secondo un approccio che mette in luce le relazioni intercorrenti tra la ratio della politica comunitaria - le disposizioni normative europee e nazionali – gli obiettivi e i risultati attesi dalle politiche pubbliche, con l’ambizione di essere d’ausilio alla comprensione dell’efficacia degli strumenti programmatici attivati dalla Commissione Europea e, a cascata, dagli stati membri, nel conseguire gli obiettivi della politica energetica della UE. Nelle politiche che andranno ad interessare nell’immediato lo sviluppo energetico della UE, risaltano i punti fermi del miglioramento dell’efficienza, della sicurezza, della competitività e della sostenibilità. Queste indicazioni di principio, trovano esplicita comunicazione negli Obiettivi Prioritari della politica energetica europea: 1. garantire il corretto funzionamento del mercato interno dell'energia, 2. garantire la sicurezza dell'approvvigionamento strategico, 3. garantire una riduzione concreta delle emissioni di gas serra dovute alla produzione o al consumo di energia 4. garantire la presentazione di una posizione univoca dell'UE nelle sedi internazionali. Come ampiamente descritto nel “Libro Verde sull’efficienza energetica: fare di più con meno”1, è necessario che l’Unione Europea promuova una politica attiva per l’efficienza energetica, che 1 “Libro Verde sull’efficienza energetica: fare di più con meno” - Bruxelles, 22.6.2005, COM(2005) 265 definitivo. 7
interessi tutti gli stati membri e di cui il risparmio energetico e l’utilizzo delle energie rinnovabili costituiscano elementi fondamentali. Peraltro, l’UE deve affrontare delle problematiche energetiche reali sia sotto il profilo della sostenibilità e delle emissioni dei gas serra, che dal punto di vista della sicurezza dell'approvvigionamento e della dipendenza dalle importazioni, senza dimenticare la competitività e la realizzazione effettiva del mercato interno dell'energia. La definizione di una politica energetica europea è, dunque, la risposta più efficace a problematiche che riguardano tutti gli Stati membri. Il documento è aggiornato a giugno 2010. Si ringrazia la Società Spazio Verde srl per la preziosa collaborazione. 8
PARTE PRIMA LA POLITICA ENERGETICA EUROPEA Dalla sua nascita, con la stipula dei trattati CECA2 e Euratom,3 l’Unione Europea ha individuato in una politica comune, in grado far convergere sinergicamente le diverse strategie degli stati membri, lo strumento più efficace per rispondere alle sfide energetiche che si sono presentate nel corso degli ultimi 50 anni. L’articolo 194, comma 1 - Energia - del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,4 conferma quest’impostazione ove disciplina: “…. la politica dell'Unione nel settore dell'energia è intesa, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, a: a) garantire il funzionamento del mercato dell'energia; b) garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Unione; c) promuovere il risparmio energetico, l'efficienza energetica e lo sviluppo di energie nuove e rinnovabili; d) promuovere l'interconnessione delle reti energetiche.” Nel comma 2 dello stesso articolo vengono individuati i soggetti istituzionali chiamati ad attuare le politiche comunitarie - il Parlamento europeo ed il Consiglio - , che deliberano secondo la procedura legislativa ordinaria. Le misure vengono quindi adottate previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni.5 L’approccio comune nelle politiche energetiche da parte dell’Unione Europea, ha trovato una delle sue più importanti conferme nell’aprile del 1998, quando gli stati membri hanno congiuntamente firmato il Protocollo di Kyoto,6 ratificandolo successivamente il 31/05/2002. Il Protocollo è poi entrato in vigore solo a partire dal novembre 2005 con la firma della Federazione Russa. in accordo al criterio che ne vincolava l’attuazione alla ratifica di non meno di 55 nazioni firmatarie, che producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti a livello globale. Il Protocollo di Kyoto rappresenta il primo strumento globale per reagire ai cambiamenti climatici causati dalle attività umane. L'importanza del Protocollo consiste nell'aver fissato dei limiti alle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dai paesi industrializzati e firmandolo la UE si è impegnata a ridurre, nel periodo 2008-2012, le emissioni dei gas ad effetto serra dell'8% rispetto ai livelli del 1990. 2 Trattato che istituì nel 1951 la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. 3 Il Trattato Euratom fu stipulato nel 1957. 4 Versione consolidata del Trattato sull'Unione Europea e del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea - C 115/134 IT Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 9.5.2008 5 Le misure a cui si fa riferimento nel Trattato, non possono generalmente incidere sul diritto di uno Stato membro di determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche, la scelta tra varie fonti energetiche e la struttura generale del suo approvvigionamento energetico. 6 Il Protocollo di Kyoto è stato adottato nel dicembre 1997 dalla Terza Conferenza delle Parti aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). 9
Il Protocollo ha anche introdotto tre nuovi meccanismi internazionali – i "meccanismi flessibili" o "meccanismi di Kyoto"- la cui ratio consiste nel rendere realizzabile e meno onerosa l'attuazione dell’obiettivo della riduzione dell’emissione di gas serra. I meccanismi flessibili sono elementi essenziali della nuova politica comunitaria dal momento che consentono lo scambio di crediti di emissione tra diverse nazioni secondo i processi riassunti come segue: - Clean Development Mechanism (CDM): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di emissione per i Paesi che promuovono gli interventi. - Joint Implementation (JI): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite. - Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra paesi industrializzati e ad economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all’ET) tali "crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra. Dal Protocollo di Kyoto in avanti, le politiche della UE sono state indirizzate verso la promozione di un'economia a basso consumo energetico, più sicura, più competitiva e più sostenibile, nonché in grado di contemperare la duplice esigenza di contrastare gli effetti e le cause umane dei cambiamenti climatici e di rendere quello comunitario un mercato altamente competitivo. Nelle intenzioni dei governi dei paesi membri, infatti la nuova politica energetica doveva rappresentare un elemento centrale per consentire alla UE di: “diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”.7 Per concretizzare le intenzioni manifestate con la firma del Protocollo di Kyoto attraverso il consenso più ampio di tutti gli stati membri, la Commissione Europea ha deciso di suscitare un dibattito sullo scambio dei diritti di emissione di gas ad effetto serra all'interno dell'Unione Europea e sul rapporto tra tale meccanismo e le altre politiche e misure adottate per far fronte al problema del cambiamento climatico. Il primo passo di questo percorso è rappresentato dal Libro Verde – sullo scambio dei diritti di emissione di gas ad effetto serra all’interno dell’Unione Europea.8 Nel Libro Verde emergeva l’intenzione da parte della Commissione Europea di anticipare l’effettiva entrata in vigore del sistema di scambio internazionale dei diritti di emissione dei gas serra prevista nel 2008, promuovendo, già a partire dal 2005, un quadro coerente e coordinato di 7 L’obiettivo dell’accrescimento della competitività nella UE si è andato concretizzando nella “Strategia di Lisbona”, avviata con la sessione straordinaria del 23 e 24 marzo 2000 a Lisbona dal Consiglio Europeo. In quella occasione si è concordato un nuovo obiettivo strategico per l'Unione per il nuovo decennio al fine di sostenere l'occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un'economia basata sulla conoscenza. 8 “Libro Verde – sullo scambio dei diritti di emissione di gas ad effetto serra all’interno dell’Unione Europea” - Bruxelles, 08.03.2000, COM 00 (87). 10
regole comuni, ritenuto in grado di offrire migliori garanzie rispetto all'adozione di una serie di piani nazionali separati.9 Tale impostazione strategica trovava sponda nell'articolo 4 del Protocollo di Kyoto, nel quale era esplicitamente riconosciuta all'UE la facoltà di ridistribuire tra i suoi stati membri le quote di riduzione delle emissioni di gas serra ad essa imposte, a condizione che rimanesse invariato il risultato finale: ossia una riduzione globale delle emissioni all'interno della Comunità europea pari all'8%.10 Per conseguire il risultato di un approccio condiviso allo scambio dei diritti di emissione da gas serra, il metodo proposto dalla Commissione Europea nel Libro Verde si è concretizzato in un percorso concertato, in cui gli stakeholder rappresentanti le diverse posizioni degli stati membri sono stati chiamati a produrre un contributo, che poi ha costituito la base della nuova strategia definita nella Sesta Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP6), tenutasi all’Aia nel mese di novembre del 2000. Si è andato così definendo uno scenario in cui lo scambio dei diritti di emissione si realizza con un meccanismo in base al quale alle imprese vengono assegnate delle quote per le emissioni di gas ad effetto serra in base ad obiettivi ambientali generali fissati dai rispettivi governi. Tali quote possono essere successivamente scambiate (comparate e vendute) tra le varie imprese. Il totale delle quote assegnate alle imprese che partecipano al sistema rappresenta il limite massimo consentito per le emissioni. Sotto questo profilo, la politica energetica comunitaria dell’ultimo decennio, che è stata avviata dagli spunti di riflessione del Libro Verde, intende favorire la via più efficiente per garantire la certezza del risultato della tutela ambientale. Il mercato unico, data la maggiore scala dimensionale rispetto ai singoli mercati dei paesi membri, consente di conseguire un forte risparmio nel funzionamento dello scambio dei diritti di emissione dei gas serra tra imprese e di introdurre un unico prezzo di scambio al di là del paese di origine. L’impegno UE, per definire un politica energetica comune nel rispetto delle indicazioni del Protocollo di Kyoto, segna un ulteriore consistente avanzamento con l’emanazione della Direttiva UE 2003/87/CE, che istituisce un mercato di emissioni regionale (area UE) e impone agli Stati membri l'allestimento di un piano nazionale con l'assegnazione di permessi di emissione ai singoli impianti di alcuni settori produttivi.11 Gli operatori hanno la facoltà di partecipare al mercato dei certificati di emissione, vendendo o acquistando certificati a seconda delle emissioni emesse. Per ogni tonnellata in equivalente CO2 emessa in eccesso dagli operatori, essi dovranno pagare una multa pari a 40 euro nel periodo 2005-2007 e una multa pari a 100 euro a tonnellata nei periodi successivi. 9 Sebbene il sistema delle quote negoziabili rappresentasse una novità nella politica ambientale comunitaria, si riscontravano già allora molti esempi di altri ambiti in cui il principio che lo contemplava aveva trovato concreta applicazione: ad esempio i contingenti per le sostanze per la riduzione dello strato di ozono contemplate dal Protocollo di Montreal, i contingenti di catture previsti dalla Politica comune della pesca e le quote lattiere applicate nell’ambito della Politica agricola comune. 10 L'accordo politico su tale ridistribuzione, noto come accordo sulla ripartizione degli oneri, è stato raggiunto nel giugno 1998. 11 I principali settori coinvolti sono: trasformazione energetica, produzione metalli ferrosi, lavorazioni minerarie, cementifici, vetrerie , ceramica e cartiere. 11
Il Libro Verde dell’efficienza energetica – fare più con meno, redatto dalla Commissione Europea nel 2005, segna un ulteriore passo in avanti verso la definizione del quadro strategico che delinea l’attuale politica energetica della UE. L’oggetto del documento consiste nella promozione dell’efficienza energetica a tutti i livelli della società europea, individuando le strozzature (ad esempio la mancanza di incentivi adeguati e di informazioni o l’indisponibilità di idonei meccanismi di finanziamento) che impediscono di realizzare i miglioramenti dell’efficienza energetica. In particolare sono stati individuati i seguenti temi principali: - La competitività e l’Agenda di Lisbona: secondo i numerosi studi presi a riferimento l’UE potrebbe risparmiare almeno il 20% rispetto al suo consumo di energia, per un importo pari a 60 miliardi di euro all’anno, equivalente al consumo energetico di Germania e Finlandia messe assieme. L’Europa parte in vantaggio nelle politiche di risparmio energetico, essendo all’avanguardia a livello mondiale in questo settore. A ciò va aggiunto che questo tipo di investimento consentirebbe la creazione di circa un milione di nuovi posti di lavoro ad alta “qualità”. Pertanto, una politica attiva in materia di efficienza energetica potrebbe contribuire in modo significativo a migliorare sia la competitività, che l’occupazione nell’UE, entrambi obiettivi dell’Agenda di Lisbona. - La protezione dell’ambiente e gli obblighi di Kyoto incombenti sull’UE: il risparmio energetico rappresenta senza dubbio il mezzo più rapido, efficace ed efficiente in termini di costi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e per migliorare la qualità dell’aria, in particolare nelle regioni densamente popolate. Di conseguenza, le misure adottate con questa finalità contribuiscono a rispettare gli impegni assunti a Kyoto. - La sicurezza degli approvvigionamenti: sulla base delle tendenze attuali, entro il 2030 l’UE dipenderà al 90% dalle importazioni per coprire il suo fabbisogno di petrolio e all’80% per il gas. Come indicato nella riunione ministeriale dell’IEA del 2 maggio 2005, l’efficienza energetica è uno degli strumenti fondamentali per far fronte a tale problema. Con un deciso sforzo in questo campo volto a mantenere dapprima il fabbisogno energetico nell’UE all’attuale livello e a ridurlo successivamente, l’Unione europea contribuirebbe in modo significativo allo sviluppo di una politica coerente ed equilibrata, atta a garantire la sicurezza del proprio approvvigionamento energetico. Le prospettive strategiche delineate nel Libro Verde sono coerenti con le indicazioni che la Commissione Europea ha promosso nel rilancio della strategia di Lisbona,12 nella quale gli aspetti legati all’intensificazione della promozione di tecnologie rispettose dell’ambiente, sono interpretati come strumenti che possono consentire all’UE: di realizzare i cambiamenti strutturali indispensabili per una sostenibilità a lungo termine, di soddisfare la domanda di mercati mondiali in crescente espansione e di offrire sinergie economiche, ambientali ed occupazionali. Il Libro Verde 2005 ha consentito di raccogliere gli spunti, le opinioni e le analisi necessarie per varare il Piano d’Azione approvato nel 2006 per il periodo 2007-2012, contenente proposte solide, pratiche ed effettivamente applicabili, per un reale progresso nel campo dell’efficienza energetica. 12 “Comunicazione al Consiglio Europeo di primavera: - lavorare insieme per la crescita e l’occupazione il rilancio della Strategia di Lisbona”, 2005. 12
Nel marzo del 2006 la Commissione Europea ha pubblicato il Libro Verde - Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura,13 che rappresenta il testo analitico propedeutico con cui la Commissione ha invitato il Consiglio Europeo di primavera ed il Parlamento europeo ad avviare un dibattito pubblico di grande respiro, a cui far seguire le proposte di azione che rappresentano l’impianto principale della nuova politica energetica varata nel 2007. Nel Libro Verde 2006 vengono riconosciuti sei settori chiave in cui è necessario intervenire per affrontare le sfide che si profilano nei prossimi 20/30 anni: - Completamento dei mercati interni europei dell’energia elettrica e del gas: un’energia sostenibile, competitiva e sicura non può essere raggiunta senza mercati dell’energia aperti e competitivi, basati sulla concorrenza tra imprese che cercano di raggiungere una dimensione europea anziché diventare operatori dominanti nel mercato nazionale. Un autentico mercato unico europeo dell’energia elettrica e del gas porterebbe a prezzi inferiori, migliorerebbe la sicurezza di approvvigionamento e promuoverebbe la competitività. Contribuirebbe anche alla preservazione dell’ambiente giacché di fronte alla concorrenza le imprese chiuderebbero gli impianti energetici meno efficienti. - Un mercato interno dell’energia che garantisca la sicurezza dell’approvvigionamento: lo sviluppo di reti elettriche intelligenti, la gestione della domanda e la generazione distribuita di energia rappresentano strumenti utili per reagire ai momenti di carenza improvvisa, causate da fattori esterni quali catastrofi naturali, attacchi terroristici e l’interruzione dell’approvvigionamento. - Sicurezza e competitività dell’approvvigionamento energetico attraverso un mix energetico più sostenibile, efficiente e diversificato: il riesame strategico della politica energetica dell’UE offrirebbe un chiaro quadro di riferimento europeo per le decisioni nazionali riguardanti il mix energetico. Dovrebbe analizzare i vantaggi e gli svantaggi delle varie fonti di energia, dalle fonti locali rinnovabili come l’energia eolica, la biomassa e i biocarburanti, le piccole centrali idroelettriche e l’efficienza energetica, il carbone e il nucleare, così come le conseguenze di questi cambiamenti per l’intera UE. - Un approccio integrato per affrontare i cambiamenti climatici: L’UE è già in prima linea nella strategia volta a disgiungere la crescita economica dall’incremento dei consumi energetici. Per limitare l’imminente aumento delle temperature terrestri all’obiettivo concordato di un massimo di due gradi al di sopra dei livelli pre-industriali, le emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale dovrebbero raggiungere la punta massima non oltre il 2025, per essere ridotte successivamente almeno del 15%, ma forse persino del 50%, rispetto ai livelli del 1990. Questa sfida enorme implica che l’Europa agisca subito, soprattutto sotto il profilo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili di energia. - Promuovere l’innovazione attraverso un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche: l’UE ha bisogno di un piano strategico per le tecnologie energetiche, capace di accelerarne lo sviluppo e al contempo contribuire a creare le condizioni per immetterle in modo effettivo ed efficiente sul mercato europeo e mondiale. Anche la ricerca in settori ad elevato consumo energetico - edilizia, trasporti, agricoltura, industrie agro-alimentari e dei materiali - dovrebbe essere oggetto di attenzione. 13 “Libro Verde – Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura” - Bruxelles, 08.03.2006, COM(2006) 105 definitivo. 13
- Promuovere una politica energetica esterna coerente: Le sfide che l’Europa deve affrontare nel settore energetico richiedono una politica esterna coerente per consentirle di svolgere con maggiore efficacia un ruolo internazionale nell’affrontare problemi comuni con i partner nel settore dell’energia in tutto il mondo. È essenziale disporre di una politica esterna coerente per avere un’energia sostenibile, competitiva e sicura. Le indicazioni del Libro Verde 2006 hanno trovato seguito nel Pacchetto di Azioni in materia energetica pubblicate dalla Commissione il 10 gennaio 2007,14 approvato nel Consiglio Europeo di Primavera del 8 e 9 marzo 2007. Le conclusioni del Consiglio si sono quindi tradotte nel Piano d’Azione del Consiglio Europeo 2007-2009 “Politica energetica per l’Europa”. Le misure varate nel Piano d’Azione sono finalizzate al completamento del mercato interno dell’energia e al passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, rafforzandone allo stesso tempo la competitività a livello globale. Un fattore particolarmente innovativo è costituito dall’individuazione, per la prima volta, di obiettivi vincolanti, riconosciuti come “Principio del 20 - 20 - 20”. Entro il 2020, con tale Principio l’Unione Europea si è impegnata a: - ridurre le proprie emissioni di gas serra del 20%; - aumentare l’efficienza energetica del 20%; - contare su un mix energetico proveniente per il 20% da fonti rinnovabili. Tra queste l’8% dovrà essere generato da biomasse e biocarburanti, arrivando a fissare per questi carburanti “verdi” un utilizzo pari al 10% sul totale di consumo di benzina e gasolio per auto-trazione, promuovendo biocarburanti di “seconda generazione” a basso impatto ambientale, provenienti da materiale forestale e graminacee, attualmente in fase di studio. Con il Piano d’Azione 2007-2009, la UE ha proposto un'economia ad elevata efficienza energetica e a basse emissioni di CO2. Per conseguire questi obiettivi generali, la UE, coerentemente con le indicazioni emerse dal Libro Verde 2006, intendeva far ricorso agli strumenti di mercato,15 allo sviluppo delle tecnologie energetiche16 e agli strumenti finanziari comunitari. Fondamentalmente, la più recente linea politica e programmatica dell’Unione Europea, individua nel settore energetico il principale fattore delle emissioni di CO2, con una peso pari all'80% del totale e impegna gli stati membri a ridurre complessivamente di almeno il 20% le proprie emissioni entro il 2020. Tutti questi obiettivi rappresentano il cardine della strategia dell'UE volta a contenere i cambiamenti climatici . 14 Il pacchetto di azioni è articolato nelle seguenti comunicazioni: COM 1/07 – “Una politica energetica per l’Europa”; COM 2/07 - • “Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2 gradi Celsius - La via da percorrere fino al 2020 e oltre”; COM 841/06 - “Prospettive del mercato interno del gas e dell’elettricità”; COM 843/06 - “Produzione sostenibile di energia elettrica da combustibili fossili: obiettivo emissioni da carbone prossime allo zero dopo il 2020”; COM 844/06 - “Programma indicativo per il settore nucleare”; COM 845/06 - “Relazione sui progressi compiuti nell’uso dei biocarburanti e di altri combustibili provenienti da fonti rinnovabili negli Stati membri dell’Unione Europea”;COM 846/06 - “Piano d’interconnessione prioritario”; COM 847/06 - “Verso un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche”; COM 848/06 - “Tabella di marcia per le energie rinnovabili - Le energie rinnovabili nel 21° secolo: costruire un futuro più sostenibile”; COM 849/06 - “Azioni adottate a seguito del Libro Verde - Relazione sui progressi realizzati nel settore dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili”; COM 851/06 - “Indagine a norma dell’articolo 17 del reg. CE n. 1/03 nei settori europei del gas e dell’elettricità”. 15 Essenzialmente imposte, sovvenzioni e sistema di scambio di quote di emissione di CO2. 16 In particolare le tecnologie per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili, o le tecnologie a basso contenuto di carbonio. 14
Come approfondito nei seguenti capitoli, per conseguire la riduzione delle emissioni di gas serra, l’Unione Europea ha intenzione di concentrare le proprie politiche in particolare su di un minor consumo di energia e un maggiore ricorso a fonti energetiche rinnovabili, ponendo al contempo attenzione a diminuire la dipendenza energetica degli stati membri da fornitori esteri. Il tema degli strumenti di mercato atti a favorire la nuova politica europea per l’energia è trattato nel Libro Verde 2007 sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi. IL RISPARMIO ENERGETICO NELLA UE La riduzione del consumo di energia e la prevenzione degli sprechi sono un obiettivo prioritario dell'Unione europea (UE) e rappresentano un pilastro delle politiche energetiche comunitarie. Favorendo il miglioramento dell'efficienza energetica, la UE intende produrre un contributo decisivo a vantaggio della competitività, della sicurezza degli approvvigionamenti e del rispetto degli impegni assunti nel quadro del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. Rispetto alla situazione odierna, le possibilità di riduzione sono consistenti, in particolare nei settori ad elevato consumo di energia, quali il settore dell'edilizia, delle industrie manifatturiere, della conversione dell'energia e dei trasporti. Già a partire dalla fine del 2006 la UE si è impegnata a ridurre del 20% il consumo annuo di energia primaria entro il 2020. Tale obiettivo è stato quindi confermato nel Piano d’Azione del Consiglio Europeo 2007-2009 “Politica energetica per l’Europa, all’interno del Principio 20 – 20 – 20. Per conseguire questo obiettivo, la UE intende mobilitare i cittadini, i responsabili politici e gli operatori del mercato, e fissare, tra l'altro, le norme minime di rendimento energetico e le regole in materia di etichettatura, applicabili ai prodotti, ai servizi e alle infrastrutture. Il citato Piano d’Azione per l'efficienza energetica: concretizzare le potenzialità17 del 2006, rappresenta il documento ufficiale nel quale vengono delineate le linee di intervento della UE nel periodo 2007-2012 e costituisce il follow –up della Comunicazione 246/1998 – Efficienza Energetica, verso una strategia per l’uso razionale dell’energia. Il Piano d’azione propone una serie di misure e di azioni prioritarie per conseguire l’obiettivo della riduzione del 20% dei consumi energetici entro il 2020. Il metodo proposto consiste nel mobilitare la società civile e i responsabili politici a tutti i livelli, oltre agli operatori di mercato, e trasformare il mercato interno dell'energia in modo da fornire ai cittadini della UE edifici, elettrodomestici, processi, veicoli e sistemi energetici che siano globalmente i più efficienti sul piano energetico. Data l'importanza del fattore umano per la riduzione dei consumi di energia, il Piano d’Azione 2006 mira inoltre a incoraggiare i cittadini a utilizzare l'energia nel modo più razionale possibile. Con riferimento ai dati di impatto contenuti nel Piano d’Azione emergono consistenti possibilità di risparmio potenziale nei principali ambiti economici della UE. In particolare il maggior potenziale di risparmio energetico, con un buon rapporto costi efficacia, è individuato nei settori residenziale (abitativo) e commerciale (terziario) per i quali le stime sul 17 Piano d'Azione per l’Efficienza Energetica 2007-2012 - Bruxelles, 19.10.2006 - COM(2006)545 definitivo. 15
potenziale massimo di risparmio energetico sono rispettivamente del 27% e 30%. Nel settore residenziale le maggiori opportunità di risparmio sono date dall'isolamento di muri e tetti, mentre per gli edifici commerciali grande importanza riveste il miglioramento dei sistemi di gestione dell'energia. Enormi opportunità di risparmio energetico sono legate ad un investimento consistente nel miglioramento degli elettrodomestici. Per quanto concerne l'industria manifatturiera il potenziale globale di risparmio è stato stimato al 25% circa e il maggiore potenziale di risparmio energetico si riferisce negli ambiti dei motori, dei ventilatori e dell’illuminazione. Anche per il settore dei trasporti si stima un potenziale massimo di risparmio analogo (26%), un dato che tiene conto di un significativo impatto della conversione delle attuali modalità di traffico, in linea con la revisione intermedia del Libro bianco sui trasporti18. In generale, la realizzazione di risparmi energetici significativi e sostenibili implica, da una parte, l'esigenza di sviluppare tecniche, prodotti e servizi a basso consumo di energia e, dall'altra, la necessità di modificare i comportamenti in modo da ridurre il consumo di energia mantenendo la stessa qualità di vita. Le riduzioni dei consumi indicate nel Piano d’Azione corrispondono ad un risparmio complessivo stimato a 390 milioni di tonnellate equivalente petrolio (Mtep) annue, ossia 100 miliardi di euro all'anno entro il 2020. Esse permetterebbero inoltre di diminuire le emissioni di CO2 di 780 milioni di tonnellate all'anno. I risparmi potenziali verranno ad aggiungersi alla riduzione nei consumi, stimata all'1,8%, ossia 470 Mtep all'anno, risultante tra l'altro dalle misure già attuate e dal ricambio fisiologico delle apparecchiature. Per sostenere gli investimenti che vadano nella direzione dell’obiettivo dell’efficienza energetica, la Commissione Europea intende coinvolgere il settore bancario ad offrire possibilità di finanziamento adeguato alle PMI19 e alle imprese che forniscono soluzioni in materia di efficienza energetica, come le società di servizi energetici. Sarà inoltre favorita la costituzione di partenariati pubblico-privato con il settore bancario, la Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS)20, la Banca europea per gli investimenti (BEI)21 ed altre istituzioni finanziarie internazionali. La politica energetica varata con il Piano d’Azione verrà recepita nei Programmi Operativi finanziati dai Fondi Strutturali e di Coesione22, con l’obiettivo di collegare efficaci politiche energetiche, con particolare attenzione al settore edilizio, al sostegno alle regioni che ne hanno bisogno, in particolare nei nuovi Stati membri. 18 Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Mantenere l'Europa in movimento - Una mobilità sostenibile per il nostro continente. Riesame intermedio del Libro bianco sui trasporti , Bruxelles 2001 - COM(2006)314 definitivo. 19 Piccole e Medie Imprese. 20 La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo è un organismo finanziario internazionale che opera nei paesi dell'Europa centrale ed orientate e dell'Asia centrale e ricompreso tra le banche multilaterali di sviluppo regionale. 21 Istituita dal trattato di Roma e fondata nel 1958, la Banca europea per gli investimenti (BEI) è l'istituzione finanziaria per i finanziamenti a lungo termine dell'Unione europea. Essa contribuisce all'integrazione europea e allo sviluppo economico delle regioni svantaggiate. Nel 1994 è stato istituito il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), destinato a sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI) a forte crescita e/o attive nel settore delle nuove tecnologie. La BEI è l'azionista maggioritario e l'operatore del FEI. Nel 2000 è stato creato il Gruppo BEI, costituito dalla BEI e dal FEI. 22 Regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali e Regolamenti collegati. 16
Completa il quadro degli strumenti attivati dalla Commissione a favore dell’efficienza energetica il Programma Energia Intelligente – Europa, che contribuisce ad accelerare la realizzazione degli obiettivi nel settore dell'energia sostenibile. Esso sostiene quindi il miglioramento dell'efficacia energetica, l'adozione di fonti di energia nuova e rinnovabile, una maggiore penetrazione sul mercato di tali fonti di energia, la diversificazione dell'energia e dei carburanti, l'aumento della quota di energia rinnovabile e la riduzione del consumo energetico finale. Un approfondimento su tale strumento di programmazione è presente nel prossimo capitolo. LE ENERGIE RINNOVABILI IN AGRICOLTURA NELLA UE L’attenzione della nuova politica energetica rivolta dall’Unione Europea alle fonti energetiche rinnovabili, è strettamente connessa alla strategia di riduzione dei gas “serra”, nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. Le fonti energetiche rinnovabili, inoltre, contribuiscono alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla crescita e all'aumento dell'occupazione in Europa, incrementando la produzione e il consumo di energia generata in loco. In accordo con la definizione riportata nella Direttiva 2001/77/CE (aggiornata dalla Direttiva 2009/28/CE) sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità, le principali Fonti Energetiche Rinnovabili, (FER) sono: - Eolica: La bassa densità energetica, dell'energia eolica per unità di area della superficie di territorio, comporta la necessità di procedere alla installazione di più macchine per lo sfruttamento della risorsa disponibile. Questo ovviamente non costituisce una preclusione agli impianti con macchina singola. L'esempio più tipico di impianto eolico è costituito dalla wind farm (cluster di più aerogeneratori disposti variamente sul territorio, ma collegati ad una unica linea che li raccorda alla rete locale o nazionale). La concezione della wind farm è legata allo sfruttamento della risorsa eolica e deve commisurarsi ad alcuni concetti base: risorsa accessibile, tecnicamente ed economicamente sfruttabile. Ma soprattutto deve strutturarsi sulla base delle esigenze dell'utenza cui si riferisce. Gli impianti possono essere sostanzialmente delle tipologie che seguono: A. isolati; B. cluster (in genere collegati alla rete di potenza o ad una rete locale con sistemi diesel); C. combinati o Integrati. Le macchine eoliche sono classificabili in diversa maniera e cioè in funzione della tipologia di energia sfruttata, della posizione dell'asse di rotazione, della taglia di potenza, del numero di pale etc.; - Solare: l’energia solare è utilizzata sia negli impianti a A) solare termico che a B) fotovoltaico: A. La tecnologia per l'utilizzo termico dell'energia solare (solare termico) ha raggiunto maturità ed affidabilità tali da farla rientrare tra i modi più razionali e puliti per scaldare l'acqua o l'aria nell'utilizzo domestico e produttivo. La radiazione solare, nonostante la sua scarsa densità (che raggiunge 1kW/m² solo nelle giornate di cielo sereno), resta la fonte energetica più abbondante e pulita sulla superficie terrestre. Il rendimento dei pannelli 17
solari è aumentato di un buon 30 % nell'ultimo decennio, rendendo varie applicazioni nell'edilizia, nel terziario e nell'agricoltura commercialmente competitive. L'applicazione più comune è il collettore solare termico utilizzato per scaldare acqua sanitaria. Un metro quadrato di collettore solare può scaldare a 45÷60 ºC tra i 40 ed i 300 litri d'acqua in un giorno a secondo dell'efficienza che varia con le condizioni climatiche e con la tipologia di collettore tra 30 % e 80%. Le tecnologie per utilizzare l'energia solare per produrre calore sono di tre tipi: a bassa, media ed alta temperatura; B. sviluppata alla fine degli anni 50 nell'ambito dei programmi spaziali, per i quali occorreva disporre di una fonte di energia affidabile ed inesauribile, la tecnologia fotovoltaica (FV) si va oggi diffondendo molto rapidamente anche per applicazioni terrestri, come l'alimentazione di utenze isolate o gli impianti installati sugli edifici e collegati ad una rete elettrica preesistente. Il funzionamento dei dispositivi fotovoltaici si basa sulla capacità di alcuni materiali semiconduttori, opportunamente trattati, di convertire l'energia della radiazione solare in energia elettrica in corrente continua senza bisogno di parti meccaniche in movimento. Il materiale semiconduttore quasi universalmente impiegato oggi a tale scopo è il silicio. Il componente base di un impianto FV è la cella fotovoltaica, che è in grado di produrre circa 1,5 Watt di potenza in condizioni standard, vale a dire quando essa si trova ad una temperatura di 25 °C ed è sottoposta ad una potenza della radiazione pari a 1000 W/m². La potenza in uscita da un dispositivo FV quando esso lavora in condizioni standard prende il nome di potenza di picco (Wp) ed è un valore che viene usato come riferimento. L'output elettrico reale in esercizio è in realtà minore del valore di picco a causa delle temperature più elevate e dei valori più bassi della radiazione. Più celle assemblate e collegate tra di loro in una unica struttura formano il modulo fotovoltaico. Il modulo FV tradizionale è costituito dal collegamento in serie di 36 celle, per ottenere una potenza in uscita pari a circa 50 Watt, ma oggi, soprattutto per esigenza architettoniche, i produttori mettono sul mercato moduli costituiti da un numero di celle molto più alto e di conseguenza di più elevata potenza, anche fino a 200 Watt per ogni singolo modulo; - Geotermica: L'energia geotermica è la forma d'energia dovuta al calore endogeno della Terra; vulcani, sorgenti termali, soffioni e geysers documentano la presenza di calore immagazzinato nella crosta terrestre e che fluisce verso l'esterno con l'ausilio di fluidi vettori come acqua e vapore. La temperatura, all'interno del nostro pianeta, aumenta con la profondità secondo un gradiente geotermico di 3°C ogni 100 metri, anche se esistono zone con gradienti geotermici anomali in cui il flusso di calore è maggiore (9-12°C ogni 100 metri). Il calore terrestre è prevalentemente d'origine radiogenica e subordinatamente planetaria e chimica; deriva principalmente dal decadimento degli isotopi radioattivi presenti soprattutto nel mantello (quelli più importanti sono il torio 232, l'uranio 238, e 235 ed il potassio 40). In media il calore terrestre calcolato è pari a 0,06 W/m², quindi considerando tutta la superficie si arriva a valori di 30.000 miliardi di watt; - Moto ondoso e maremotrice: l'energia del moto ondoso è una fonte di recente sperimentazione in vari progetti europei di ricerca nel campo energetico. Vi sono varie tecniche di sfruttamento del moto ondoso. Una tecnologia diffusa è rappresentata dalle turbine Pelamis, costituite da strutture tubolari galleggianti ancorate al fondo marino. All'interno delle strutture vi sono delle turbine messe in moto dall'acqua che entra ed esce dalle strutture al ritmo del moto ondoso in cui il generatore si trova. Tali generatori generano energia con costanza, ma mostrano un ingombro non indifferente. Un altro tipo di impianto è quello a colonna d'acqua oscillante, anch'esso raccoglie l'acqua che entra grazie al moto ondoso per 18
mettere in moto una turbina. Un generatore di tipo differente in fase di sperimentazione consta in una turbina (simile a quelle eoliche) sottomarina messa in moto dalle correnti marine. In questo caso, non si tratta propriamente di energia dalle onde, ma comunque da correnti che contribuiscono alla formazione delle onde stesse; - Idraulica: l’energia idroelettrica è un termine usato per definire l'energia elettrica ottenibile a partire da una caduta d'acqua, convertendo con apposito macchinario l'energia meccanica contenuta nella portata d'acqua trattata. Gli impianti idraulici, quindi, sfruttano l'energia potenziale meccanica contenuta in una portata di acqua che si trova disponibile ad una certa quota rispetto al livello cui sono posizionate le turbine. Pertanto la potenza di un impianto idraulico dipende da due termini: il salto (dislivello esistente fra la quota a cui è disponibile la risorsa idrica svasata e il livello a cui la stessa viene restituita dopo il passaggio attraverso la turbina) e la portata (la massa d'acqua che fluisce attraverso la macchina espressa per unità di tempo).; - Biomassa: biomassa è un termine che riunisce una gran quantità di materiali, di natura estremamente eterogenea. In forma generale, si può dire che è biomassa tutto ciò che ha matrice organica, con esclusione delle plastiche e dei materiali fossili, che, pur rientrando nella chimica del carbonio, non hanno nulla a che vedere con la caratterizzazione che qui interessa dei materiali organici. La biomassa rappresenta la forma più sofisticata di accumulo dell'energia solare. Questa, infatti, consente alle piante di convertire la CO2 atmosferica in materia organica, tramite il processo di fotosintesi, durante la loro crescita. In questo modo vengono fissate complessivamente circa 2·1011 tonnellate di carbonio all'anno, con un contenuto energetico dell'ordine di 70·103 Mtep. La biomassa utilizzabile ai fini energetici consiste in tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili ovvero trasformati in altre sostanze (solide, liquide o gassose) di più facile utilizzo negli impianti di conversione. Altre forme di biomassa possono, inoltre, essere costituite dai residui delle coltivazioni destinate all'alimentazione umana o animale (paglia) o piante espressamente coltivate per scopi energetici. Le più importanti tipologie di biomassa sono residui forestali, scarti dell'industria di trasformazione del legno (trucioli, segatura, etc.) scarti delle aziende zootecniche, gli scarti mercatali, ed i rifiuti solidi urbani; - Biogas: con il termine biogas si intende una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 al 80%) prodotto dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (assenza di ossigeno) dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o di fognatura. L'intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano (metanizzazione dei composti organici). Il biogas si forma spontaneamente negli accumuli di materiale organico. Sono state sviluppate tecnologie ed impianti specifici che, tramite l'utilizzo di batteri in appositi "fermentatori" chiusi (da non confondere con gassificatori e rigassificatori), sono in grado di estrarre grandi quantità di biogas dai rifiuti organici urbani e dal letame prodotto dagli allevamenti intensivi, o anche dai liquami di fognatura. Il gas metano prodotto in questo processo può essere quindi utilizzato per la combustione in caldaie da riscaldamento o nei motori a scoppio, producendo calore e/o elettricità. La direttiva 2009/28/CE stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili e fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti 19
rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e per la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Di seguito si riporta un estratto del documento di sintesi diffuso da Ministero dello Sviluppo economico23. Secondo quanto previsto all’art. 4 della direttiva, ogni Stato membro adotta un piano di azione nazionale per le energie rinnovabili. I piani di azione nazionali per le energie rinnovabili fissano gli obiettivi nazionali degli Stati membri per la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nel settore dei trasporti, dell’elettricità e del riscaldamento e raffreddamento nel 2020, tenendo conto degli effetti di altre misure politiche relative all’efficienza energetica sul consumo finale di energia, e delle misure appropriate da adottare per raggiungere detti obiettivi nazionali generali, inerenti: a) la cooperazione tra autorità locali, regionali e nazionali; b) i trasferimenti statistici o i progetti comuni pianificati; c) le politiche nazionali per lo sviluppo delle risorse della biomassa esistenti e per lo sfruttamento di nuove risorse della biomassa per usi diversi; d) le procedure amministrative e le specifiche tecniche; e) l’informazione e la formazione; f) le garanzie di origine; g) l’accesso e il funzionamento delle reti; h) la sostenibilità di biocarburanti e bioliquidi. La disposizione il cui recepimento nell’ordinamento nazionale è da effettuarsi entro il 5 dicembre 2010, impone agli Stati Membri di trasmettere, entro il 30 giugno 2010, il proprio Piano di Azione alla Commissione Europea. Nel corso degli anni, tale Piano, laddove lo Stato non rispetti le traiettorie indicative e i target intermedi definiti per il raggiungimento degli obiettivi, dovrà essere aggiornato prevedendo opportune misure correttive che pongano in evidenza le ragioni dell’eventuale scostamento ed i criteri per l’assorbimento del medesimo. Per agevolare la predisposizione dei Piani di Azione nazionali la Commissione Europea ha redatto un format all’interno del quale sono stati individuati i requisiti minimi da inserire nei piani; il format è stato approvato con decisione 2009/548/CE. Con la recente legge comunitaria 2009 il Parlamento ha conferito delega al Governo per il recepimento della direttiva 2009/28/CE, fissando specifici criteri per l’esercizio della delega. Tali criteri prevedono, tra l’altro, che sia garantito il conseguimento degli obiettivi mediante la promozione congiunta di efficienza energetica e un utilizzo equilibrato delle fonti rinnovabili per la produzione e il consumo di energia elettrica calore e biocarburanti. Inoltre, bisognerà favorire le cooperazioni internazionali, la semplificazione amministrativa, lo sviluppo delle reti, il sistema di monitoraggio e la cooperazione tra autorità locali, regionali e nazionali. Gli stessi criteri, comunque, indicano l’esigenza di perseguire gli obiettivi tenendo conto, come peraltro deve essere usuale nell’ordinaria attività amministrativa, del rapporto costi-benefici relativo al singolo strumento o misura introdotti. In coerenza con le indicazioni del Parlamento, il Piano delinea una strategia e le relative misure di attuazione, aggiuntive e in alcuni casi correttive di quelle esistenti. 23 Documento di SINTESI PIANO DI AZIONE NAZIONALE PER LE ENERGIE RINNOVABILI (direttiva 2009/28/CE)-Ministero dello sviluppo economico 10/06/2010. 20
IL PIANO DI AZIONE NAZIONALE PER LE ENERGIE RINNOVABILI Il Piano d’Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili24 risponde all’esigenza di sviluppo di una strategia energetica nazionale sostenibile e risponde ad una molteplicità di obiettivi. A livello nazionale, assumono particolare rilievo: 1) la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, data l’elevata dipendenza dalle importazioni di fonti di energia; 2) la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, data la necessità di portare l’economia italiana su una traiettoria strutturale di riduzione delle emissioni e di rispondere degli impegni assunti in tal senso dal Governo a livello europeo ed internazionale; 3) il miglioramento della competitività dell’industria manifatturiera nazionale attraverso il sostegno alla domanda di tecnologie rinnovabili e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica. Il documento disegna le principali linee d’azione per le fonti rinnovabili, in un approccio organico per il perseguimento degli obiettivi strategici. Le linee d’azione si articolano su due piani: la governance istituzionale e le politiche settoriali. La governance istituzionale comprende principalmente: a) il coordinamento tra la politica energetica e le altre politiche, tra cui la politica industriale, la politica ambientale e quella della ricerca per l’innovazione tecnologica; b) la condivisione degli obiettivi con le Regioni, in modo da favorire l’armonizzazione dei vari livelli di programmazione pubblica, delle legislazioni di settore e delle attività di autorizzazione degli impianti e delle infrastrutture, con la Sintesi Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili c) definizione di un burden sharing regionale che possa responsabilizzare tutte le istituzioni coinvolte nel raggiungimento degli obiettivi. Con riferimento invece al livello di politica settoriale, le linee d’azione sono delineate sulla base del peso di ciascuna area d’intervento sul consumo energetico lordo complessivo. Consumi finali per riscaldamento/raffrescamento Questi consumi, pur rappresentando una porzione molto rilevante dei consumi finali nazionali, sono caratterizzati da un basso utilizzo di rinnovabili per la loro copertura. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili a copertura di questi consumi rappresenta dunque una linea d’azione di primaria importanza, da perseguire con azioni di sviluppo sia delle infrastrutture che dell’utilizzo diffuso delle rinnovabili. Tra le prime rientrano lo sviluppo di reti di teleriscaldamento, la diffusione di cogenerazione con maggiore controllo dell’uso del calore, l’immissione di biogas nella rete di distribuzione di rete gas naturale. Riguardo alle seconde, sono necessarie misure addizionali per promuovere l’utilizzo diffuso delle fonti rinnovabili a copertura dei fabbisogni di calore, in particolare nel settore degli edifici, che peraltro possono essere funzionali anche al miglioramento dell’efficienza energetica. 24 Questa parte del lavoro è tratta integralmente documento di SINTESI PIANO DI AZIONE NAZIONALE PER LE ENERGIE RINNOVABILI (direttiva 2009/28/CE)-Ministero dello sviluppo economico, 10/06/2010. 21
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