Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente
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Natura selvatica a rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day 3 marzo 2022
A cura di A. Nicoletti, F. Barbera, L. Gallerano, S. Raimondi, A. Soresina - Osservatorio per il Capitale Naturale, Ufficio aree protette e biodiversità di Legambiente Foto in copertina di Filippo Cravero - Archivio PNGP Progetto grafico: Giada Rocchi Marzo 2022
Indice Premessa 4 Frenare il declino della biodiversità 5 Flora e fauna a rischio in Italia 7 I parchi e le comunità locali contro la crisi climatica 9 100 anni di tutela della natura nel nostro Paese 10 Le proposte di Legambiente in favore della fauna selvatica a rischio 22
4 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica Premessa a cura di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente Recuperare le specie chiave per il ripristino dell’ecosistema: è il tema scelto per questa edizione del 2022 del World Wildlife Day (WWD), il più importante evento annuale mondiale dedicato alla fauna selvatica. La Giornata è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 per celebrare, ogni 3 marzo, la ricorrenza della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) avvenuta nel 1973 a Washington ed emendata a Bonn nel 1979. Secondo i dati della Lista rossa delle specie minacciate dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), oltre 8.400 specie di fauna e flora selvatiche sono in pericolo di estinzione, mentre quasi 30.000 in più sono ritenute in pericolo o vulnerabili e oltre un milione di specie siano minacciate di estinzione. La continua perdita di specie, habitat ed ecosistemi minaccia anche tutta la vita sulla Terra, noi compresi. Le persone di tutto il mondo fanno affidamento sulla fauna selvatica e sulle risorse basate sulla biodiversità per soddisfare tutti i nostri bisogni, dal cibo, al carburante, alle medicine, all’alloggio e ai vestiti. Milioni di persone fanno affidamento anche sulla natura come fonte di sostentamento e opportunità economiche, e la Giornata mondiale della fauna selvatica promuove quindi il dibattito verso la necessità di invertire il destino delle specie più in pericolo di estinzione, di sostenere il ripristino dei loro habitat ed ecosistemi e di promuoverne l’uso sostenibile da parte delle comunità umane. Anche gli obiettivi globali ed europei al 2030 (es. Strategia UE per la Biodiversità, Farm to Fork, Strategia Fore- stale Europea, Accordo di Parigi, Sustainable Development Goal…) puntano a frenare la perdita di biodiversità attraverso una progressiva e completa decarbonizzazione (NetZero) dell’economia nella consapevolezza che crisi climatica e perdita di biodiversità sono fortemente connesse, e con l’intento di proteggere la natura e la biodiversità per garantire un sistema di sviluppo equo, sano e rispettoso dell’ambiente. I territori a forte valenza naturale (protetti e non) saranno decisivi per raggiungere questi obiettivi, perché sono ambiti territoriali dove la sfida climatica è ancora più urgente: territori fragili ma ricchi di biodiversità la cui perdi- ta è strettamente connessa ai cambiamenti climatici. L’impatto antropico ha trasformato il 75% degli ambienti naturali, e appare oramai evidente che la salute e il benessere umano sono strettamente legati alla vitalità e alla resilienza dei sistemi naturali, per questo è importante considerare la salute come un unicum che riguarda la connessione tra la dimensione umana e quella planetaria (One World-One Health). Per mantenere il Pianeta in equilibrio e proteggere la biodiversità occorre essere più responsabili nell’utilizzo delle risorse naturali, fondamentali per produrre cibo, energia e altri servizi ecosistemici, e poterne fruire per migliorare il nostro benessere. Una responsabilità che chiama direttamente in causa il ruolo delle aree protette che hanno come missione principale la protezione della biodiversità e la tutela del nostro benessere econo- mico e sociale. Persone sane vivono in ecosistemi sani. E le aree protette sono a livello globale lo strumento più adeguato per tutelare la biodiversità, prevenire problemi di salute pubblica e promuovere stili di vita sostenibili. I parchi e le riserve hanno, dunque, una ragione in più di esistere, e non solo per proteggere la biodiversità.
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 5 Frenare il declino della biodiversità Il declino della biodiversità è uno dei maggiori pro- ecosistemi planetari di fornire i servizi da cui l’uma- blemi ambientali che l’umanità si trova ad affronta- nità dipende. La perdita di habitat, l’inquinamento re: malgrado ciò, la portata e la gravità delle conse- diffuso, l’eccessivo sfruttamento delle risorse, i cre- guenze di questo declino non sono ancora percepiti scenti impatti delle specie aliene invasive, i cambia- dal grande pubblico e dalla gran parte dei decisori menti climatici sono i fattori chiave della perdita di politici. L’Intergovernmental Platform on Biodiversity specie. and Ecosystem Services (IPBES), ha ricordato che In Europa la perdita di biodiversità continua a un rit- le attività antropiche hanno un impatto negativo sulla mo allarmante, e secondo il rapporto 2020 State of natura a un ritmo da cento a mille volte più veloce Nature in the EU, il 39% delle valutazioni delle specie della media degli ultimi 10 milioni di anni, e che que- di uccelli selvatici e il 63% delle valutazioni delle spe- sta perdita di biodiversità minaccia la capacità degli cie non di uccelli protette sono in uno stato scadente Scarpetta di Venere - Cypripedium calceolus foto di Camosciara
6 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica o negativo, mentre solo il 15% delle valutazioni degli Diversi studi ritengono come un aumento delle tem- habitat protetti mostrano un buono stato di conser- perature di 2°C causerebbe l’estinzione del 5% delle vazione. Il degrado degli ecosistemi pregiudica la specie e questo valore crescerebbe fino al 16% per loro capacità di fornire benefici per la vita e il Pianeta un aumento di 4,3°C. (servizi ecosistemici), e da una prima valutazione la Drammatico lo scenario delineato dal Centro Eu- maggior parte dei tipi di ecosistemi nell’UE (urbani, ro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) agroecosistemi, boschi e foreste, brughiere e arbu- attraverso il Rapporto “Analisi del rischio - I cambia- sti, terre scarsamente vegetate, zone umide, acqua menti climatici in Italia”: entro fine secolo, in Italia, le dolce e ecosistemi marini) mostrano un tendenziale notti tropicali, quelle con temperatura maggiore di 20 deterioramento e una ridotta capacità di fornire pro- gradi, aumenteranno unitamente a sequenze di gior- tezione dalle inondazioni, impollinazione delle coltu- ni senza pioggia, tanto che la portata di fiumi e corsi re, legname e attività ricreative basate sulla natura, d’acqua potrebbe ridursi del 40% ed il rischio incen- rispetto alle valutazioni fatte nel 2010. di aumentare del 20%. Le temperature estive al sud I cambiamenti climatici si stanno verificando a rit- sfioreranno costantemente i 40 gradi. Anche l’IUCN mi talmente veloci che numerose specie animali e ha sottolineato i danni che il cambiamento climatico vegetali stentano ad adattarsi con il rischio, se la sta provocando sul patrimonio naturale dell’umanità, temperatura media mondiale dovesse continuare ad dalla contrazione dei ghiacciai allo sbiancamento dei aumentare in maniera incontrollata, di aggravare an- coralli fino a incendi e siccità sempre più frequenti e cora di più la velocità del tasso di estinzione. gravi. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Chan- L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile pone la ge) sottolinea la necessità di contenere l’aumento biodiversità come uno degli elementi chiave per mol- della temperatura media globale entro 1,5°C rispetto te attività economiche, in particolare quelle legate all’era preindustriale, e propone di dimezzare l’attua- ai settori dell’agricoltura sostenibile. La biodiversità, le livello di emissioni entro il 2030 e arrivare a emis- inoltre, è un tema fondamentale all’interno dei 17 sioni zero nette entro il 2040 (NetZero). obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). In particola- Secondo l’ONU, i cambiamenti climatici hanno già re, l’obiettivo n. 15 che mira a “proteggere, ripristi- avuto un impatto negativo sul 47% dei mammiferi nare e incentivare l’uso sostenibile dell’ecosistema terrestri e il 23% degli uccelli. Contenere il surriscal- terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contra- damento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C stare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il potrà ridurre in maniera significativa i danni climati- degrado del terreno e fermare la perdita di diversità ci e gli effetti negativi sulla biodiversità e l’ambien- biologica” - e su cui il nostro Paese è in forte ritar- te naturale. Un aumento della temperatura globale do – necessita un cambiamento urgente e una forte compreso tra 1,5°C e 2°C causerebbe la perita di accelerazione del percorso politico che incide e in- significativi habitat essenziali per numerose specie e fluenza la gestione del territorio e della biodiversità. porterebbe alla progressiva riduzione del loro areale, aumentandone il rischio di estinzione.
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 7 Flora e fauna a rischio in Italia Il nostro Paese è caratterizzato da un patrimonio di ti in misura doppia o tripla, se non ancora maggiore, biodiversità tra i più significativi a livello europeo sia rispetto ad altri Paesi europei. Un livello di diversità per numero totale di specie animali e vegetali, sia per che è anche il frutto dei molti tipi di habitat che ca- l’elevata presenza di endemismi. Tutto questo grazie ratterizzano il nostro Paese, composto da ambienti alla sua storia geologica, biogeografica e sociocul- alpini, continentali e mediterranei, oltre a moltissime turale, nonché alla sua posizione centrale nel bacino isole, particolarmente ricche di endemismi. del Mediterraneo. L’Italia ospita infatti circa la metà Più in dettaglio, la fauna è stimata in oltre 58.000 delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie specie, di cui circa 55.000 di Invertebrati (95%), animali attualmente presenti in Europa. Alcuni grup- 1.812 di Protozoi (3%) e 1.265 di Vertebrati (2%). pi, come alcune famiglie di invertebrati, sono presen- 8.219 sono invece le entità floristiche autoctone (il Stambecco foto di Dario De Siena Archivio PNGP
8 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 50% di quelle europee che fa dell’Italia il Paese euro- e scomparsa degli habitat naturali e semi-naturali, peo più ricco di piante e secondo nel Mediterraneo soprattutto per il crescente consumo di suolo, in solo dopo la Turchia) delle quali il 13,5% sono specie particolare nelle aree costiere e planiziali, dove si ri- endemiche. leva il maggior numero di specie minacciate di estin- Malgrado questa ricchezza, i dati delle Liste Rosse zione, ma anche per l’abbandono delle aree interne italiane realizzate dal Comitato Italiano IUCN e dal collinari e montane e delle pratiche agricole tradizio- Ministero della Transizione Ecologica - che ci forni- nali. Tutto questo ha già portato all’estinzione di 12 scono informazioni sullo stato di conservazione delle specie della nostra flora ed alla probabile scomparsa specie animali e vegetali - restituiscono un quadro di altre 41: un segnale allarmante per la salute del preoccupante in cui la biodiversità sta rapidamente nostro patrimonio vegetale. diminuendo come conseguenza diretta o indiretta Nonostante la ricchezza di biodiversità e la cono- delle attività umane. Complessivamente, le popola- scenza dei rischi che corrono molte specie, nel no- zioni dei vertebrati italiani sono in declino e questo stro Paese manca ancora la capacità di pianificare è più marcato in ambiente marino che terrestre. Le le priorità e programmare le scelte per mettere in si- principali minacce riguardano la perdita o il degrado curezza il nostro capitale naturale. Mancano gli stru- degli habitat (per circa il 20% delle specie) e l’inqui- menti, sia i Piani d’azione delle specie a rischio che namento di origine antropica (che incide per il 15% le risorse per continuare a operare in questo campo. circa). Per le specie marine, invece, la causa di mor- Ovviamente l’orizzonte della problematica si amplia talità più rilevante riguarda la cattura accidentale, se pensiamo allo scenario globale. ovvero la cattura nelle reti utilizzate per pescare al- I dati disponibili suggeriscono che, nonostante il tre specie di interesse commerciale. Per non parlare mancato raggiungimento degli obiettivi a livello Eu- della biodiversità dell’acqua dolce che sta diminuen- ropeo del Piano strategico per la biodiversità 2011- do al doppio di quella delle specie terrestri o marine, 2020, non è troppo tardi per rallentare, arrestare e il che non è solo un dato allarmante per l’ambiente, infine invertire le attuali tendenze di declino della bio- ma è anche altamente preoccupante per la salute diversità. Tra le azioni necessarie, vi è sicuramente e la sussistenza delle persone. La perdita dei pesci quella che prevede che gli sforzi per conservare e ri- d’acqua dolce continua purtroppo a essere sottova- pristinare la biodiversità debbano essere intensificati lutata e trascurata, mentre migliaia di specie stan- a tutti i livelli utilizzando approcci che dipenderanno no per estinguersi: le popolazioni migratorie, infatti, dal contesto locale. Questi devono basarsi sull’au- sono diminuite del 76% dal 1970 e le grandi specie mento dell’estensione delle aree protette e su effi- d’acqua dolce di un catastrofico 94%. caci misure di conservazione, sul ripristino di habitat Sul fronte dello stato di conservazione della flora va- degradati e sul miglioramento dello stato di conser- scolare italiana, purtroppo, abbiamo anche qui noti- vazione della natura, nei paesaggi agricoli e urbani, zie non confortanti. Da vari decenni, infatti, la nostra nelle acque interne e nelle coste e oceani. flora è minacciata dal continuo impatto delle attività antropiche che ha portato alla progressiva riduzione
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 9 I parchi e le comunità locali contro la crisi climatica Il primato europeo relativamente alla maggior ric- naturali e la biodiversità soprattutto a causa dell’au- chezza di biodiversità che il nostro Paese può van- mento dei rischi naturali (dissesto, eventi estremi, tare è frutto non solo dei molti tipi di habitat che lo incendi, riduzione del permafrost, arretramento dei caratterizzano, ma è anche il risultato di politiche ghiacciai…) e che provocano, come conseguenza attive di conservazione e della crescita del sistema diretta, la riduzione dei servizi ecosistemi erogati dal nazionale di aree protette diffuso su tutto il territorio. capitale naturale custodito in questi territori margi- La natura è il regolatore climatico più efficace ed an- nali. che il più potente elemento di immagazzinamento Il climate change, perciò, deve essere il riferimento della CO2, e la perdita di biodiversità influenza di- per incoraggiare l’avvio di politiche territoriali nuove rettamente la stessa capacità degli ecosistemi con- e agevolare scelte strategiche necessarie ma fin qui tribuire a frenare il surriscaldamento del pianeta. rimandate perché non si è percepita l’urgenza di ri- Conservare la biodiversità è quindi una delle prime spondere alle sfide globali. La lotta al cambiamento condizioni per aiutare a ridurre le emissioni di gas climatico sarà la sfida più impegnative per le aree serra e a rendere gli ecosistemi più resistenti e capa- protette che dovranno essere sempre più considera- ci di proteggersi da soli. I cambiamenti climatici sono te come una risorsa strategica ricca di materie prime una drammatica emergenza globale oramai evidente (riserva di acqua, foreste, energia, biodiversità, ecc..) negli effetti e nelle cause. Le conseguenze, spesso da utilizzare per mitigare gli effetti del climate change disastrose, sono legate innanzitutto all’aumento di e creare opportunità a favore delle comunità locali. eventi metereologici estremi, alla variazione della Le aree naturali protette forniscono un contributo distribuzione annuale delle precipitazioni piovose, fondamentale per frenare la perdita di biodiversità all’aumento del rischio idrogeologico e inondazioni, e nel mantenere efficienti gli ecosistemi e tutelare all’aumento delle ondate di calore, della siccità e del le specie a rischio. I parchi sono lo strumento più rischio incendi. Il climate change è tra i maggiori efficace per gestire gli spazi naturali, una funzione rischi a cui è sottoposto il nostro fragile territorio, e riconosciuta anche a livello globale, tant’è che la rete l’aumento della sua vulnerabilità è causata proprio mondiale dei parchi nasce proprio dalla necessità di dal cambiamento climatico che deve essere contra- diffondere questa modalità di gestione tra le più ef- stato con efficaci politiche territoriali coerenti con gli ficaci per arrestare i vasti processi di degradazione obiettivi globali. in atto e pianificare l’uso sostenibile del territorio, a Il cambiamento climatico è il rischio maggiore a cui partire dalle risorse più preziose quali biodiversità, è sottoposto il nostro fragile territorio (quello monta- acqua, suolo. no in particolare) con effetti negativi sugli ecosistemi
10 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 100 anni di tutela della natura nel nostro Paese Alcune specie faunistiche molto carismatiche e di le associazioni ambientaliste e da altre istituzioni, e grande importanza per la loro funzione ecologica, ed sempre con il supporto decisivo del mondo scien- in particolare i grandi carnivori sono fortemente mi- tifico. nacciate mentre per altre le popolazioni sono oramai Proprio l’esperienza virtuosa di molte aree protet- ridotte a pochissimi esemplari. Di fronte a questa si- te nel nostro Paese, come i due più antichi Parchi tuazione, i Parchi e le Riserve in molti casi hanno Nazionali italiani (Parco Nazionale del Gran Paradi- fornito azioni e attività importanti per evitarne l’estin- so – PNGP - e Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e zione o per ridurre i rischi, e le aree protette oggi Molise - PNALM - ) sul tema della corretta gestione rappresentano dei presidi sicuri di conservazione at- di specie animali e vegetali spinge a considerare il tiva di tante specie a rischio. Grazie alle aree protette modello “Parco” come un esempio da incentivare, molte specie animali e vegetali, ed importanti habitat aumentando la superficie protetta del territorio e di interesse comunitario, godono di una protezione adottando misure efficaci per affrontare le cause di inimmaginabile solo fino a qualche decennio poco perdita di biodiversità e salvaguardare le specie a ri- tempo fa, e grazie alle aree protette alcune sono in schio. I focus che seguono sono incentrati proprio netto recupero. Progetti di tutela ben realizzati, e su specie caratteristiche di questi due Parchi che portati avanti su una solida base scientifica hanno hanno recentemente festeggiato i 100 anni dalla loro consentito la ricomparsa in molti territori di specie istituzione. Alcune di esse sono comuni ad entrambi, localmente estinte nel secolo scorso: Gipeto, Orso altre invece sono caratteristiche solo di un partico- bruno e Stambecco sulle Alpi, Pollo sultano e Gri- lare Area ma tutte costituiscono esempi di entità a fone in Sicilia, Falco pescatore in Maremma, il Ca- rischio, in alcuni casi fortemente minacciate, che si moscio appenninico in Italia centrale. Questi progetti ergono a simbolo delle attività di conservazione della ben riusciti hanno avuto sempre come protagoniste natura e in qualche modo ambasciatrici di territori di le aree protette italiane, spesso accompagnate dal- incomparabile bellezza ed importanza. Lupo foto di Marco D’Alfonso Archivio PNGP
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 11 L’aquila reale Nome scientifico: Aquila chrysaetos, L. 1758 Situazione attuale e scenari futuri: in passato, l’aquila reale non è stata adeguatamente tutelata ed Habitat: nidifica su pareti rocciose ed oggi presente è stata spesso vittima di bracconaggio, subendo un esclusivamente sui rilievi montuosi, probabilmente forte declino fino agli anni ’90 per poi riprendersi. Le nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e minori densità della popolazione appenninica sono nelle foreste. da mettere in relazione probabilmente non solo alle minori risorse alimentari, ma anche proprio ad un Areale di distribuzione: areale di distribuzione maggior grado di persecuzione. molto ampio che va dall’Eurasia al Nordamerica al È una specie comune sia al PNGP sia al PNALM. Nordafrica. In Italia è presente sull’arco alpino e sulla Nel primo caso è ben distribuita nidificando in tutte dorsale appenninica peninsulare, ma anche su rilievi le valli all’interno dei confini dell’area protetta, dove di Sardegna e Sicilia. viene regolarmente censita da alcuni anni. In parti- colare, nel PNGP la popolazione ha subito una forte Situazione in Italia: presente soprattutto sulle Alpi, espansione fino a dieci anni fa e oggi può contare su presenta importanti siti di nidificazione anche lungo oltre 20 coppie nidificanti, avendo raggiunto la densi- la fascia appenninica e isole maggiori. Fino agli anni tà massima per il territorio. Seguendo la differenza di ’90 del secolo scorso la popolazione italiana, consi- densità tra Alpi ed Appennini, sono circa tre invece le derata come stabile o in lieve incremento, era stima- coppie presenti nel PNALM dove rimane l’abitatrice ta tra le 300 e le poco più di 400 coppie, la maggior tipica delle creste di montagna più alte ed inacces- parte delle quali sulle Alpi, con densità maggiori nei sibili. Di facile avvistamento mentre sorvola le creste, settori occidentali rispetto a quelli orientali. La situa- in quest’area protetta l’aquila può predare non solo zione a partire dall’anno 2000 si può ritenere stabile piccoli mammiferi o uccelli, ma anche giovani e pic- o localmente in aumento in alcuni settori prealpini coli camosci magari più deboli ed ammalati. con presenza di coppie anche a ridosso della pia- nura consentendo di arrivare a stimare, grazie ad ulteriori ricerche su aree poco indagate, una popo- lazione complessiva di almeno 500 coppie in tutto il Aquila reale Paese. foto di Dario De Siena Archivio PNGP Abitudini comportamento: la specie è monoga- ma, vive in coppie legate al territorio di nidificazio- ne durante tutto l’anno. Costruiscono più di un nido all’anno, per poi scegliere il più adatto in base all’ab- bondanza di prede e all’assenza di fonti di disturbo. Le uova sono in genere deposte tra marzo e apri- le, con un’incubazione della durata di 43-45 giorni. La schiusa di solito avviene entro la fine di maggio. Ottima cacciatrice, l’aquila reale può predare una grande varietà di animali; dai piccoli roditori fino ad ungulati anche di qualche kg di peso e la caccia si svolge in ambienti aperti, sia impervi che piani. Tut- tavia, essendo anche opportunista non disdegna eventuali carcasse.
12 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica Il camoscio appenninico Nome scientifico: Rupicapra pyrenaica ornata stro Paese: la sottospecie, endemica per il nostro Neumann, 1899 Appennino, è passata dalle poche decine di individui presenti agli inizi del ‘900 nell’allora Parco nazionale Habitat: ambienti d’alta quota (1.200 – 2.000 m d’Abruzzo, ai circa 3700 animali oggi distribuiti tra s.l.m.) con praterie e pareti scoscese. In inverno, con cinque diverse popolazioni. Questo in base agli ultimi abbondante neve, boschi più a valle censimenti disponibili, che parlano di una popolazio- ne in ripresa (quella madre del PNALM, da cui tutto è Areale di distribuzione: Italia centrale nato), di due popolazioni in ottima salute come quel- la del Parco nazionale della Majella (la più numerosa Situazione in Italia: sottospecie endemica dell’Ita- oggi esistente) e quella del Parco Nazionale del Gran lia centrale è attualmente presente, con un numero Sasso Monti della Laga, di una giovane popolazione di poco più di 3.700 individui complessivi, esclusi- in espansione come quella dei Monti Sibillini ed una vamente nel territorio di 5 aree protette: i Parchi Na- neocolonia, creata nell’ambito del progetto Life Co- zionali di Maiella, Gran Sasso e Monti della Laga, ornata, che si sta consolidando nel Parco Regionale Abruzzo, Lazio e Molise, Monti Sibillini e Parco Re- Sirente Velino. gionale Sirente Velino. Per raggiungere questo risultato c’è stato bisogno del lavoro comune tra le aree protette, sostenuto Abitudini comportamento: erbivoro, le femmine anche da Legambiente, ed i progetti Life finanziati e gli esemplari giovani vivono in branco, mentre i dalla Commissione Europea; con il primo, realizzato maschi si allontanano intorno ai 2 anni, per farvi poi tra il 2002 e il 2005 e il successivo, il Life Coornata, ritorno solo nel periodo della riproduzione. La sta- realizzato dal 2010 al 2014 dalle aree protette sopra gione degli amori è a ottobre-novembre e, in questo menzionate e da Legambiente e inserito tra i 27 mi- periodo, i maschi ingaggiano delle lotte per potersi gliori progetti Life terminati e valutati nel 2015, si è accoppiare con più femmine. Maggio è il mese in cui potuto raggiungere l’obiettivo di mettere in sicurezza vengono messi al mondo i piccoli. Le tipiche corna la popolazione di camoscio nei parchi dell’appenni- sono presenti in entrambi i sessi e il mantello cambia no centrale, andando ben oltre gli obiettivi propo- vistosamente di colore tra l’estate e l’inverno. È un sti sul finire degli anni ‘80 da un gruppo di studiosi ungulato abituato a vivere in luoghi impervi, soprat- che avevano lanciato l’obiettivo 2000-2000-2000, tutto pareti rocciose molto ripide, dove si ripara per cioè avere una popolazione di almeno 2000 camo- sfuggire agli attacchi dei predatori. Se è allarmato sci oltre i 2000 m di quota entro l’anno 2000. Se emette un tipico fischio di avvertimento. da un lato tale progetto ha dimostrato alle istituzio- ni locali ed Europee come, nel nostro Paese, la ge- Situazione attuale e scenari futuri: Una specie a stione faunistica dei grandi mammiferi non si possa rischio di estinzione che, grazie ad interventi mirati di riassumere solo in termini di criticità, ma anche di tutela, affrontando tutte le criticità che ne mettevano esempi di buone pratiche in grado di essere effica- a rischio l’esistenza e grazie ad un impegno coordi- ci e innovative (il progetto Coornata ha previsto che nato tra mondo scientifico, aree protette, associa- fossero sperimentate in appennino tecniche innova- zioni e società civile, hanno raggiunto l’obiettivo di tive di cattura e rilascio degli animali mai usate prima mettere in sicurezza quello che viene definito come su questa entità faunistica), dall’altro ha permesso il camoscio più bello del mondo. Le consistenze nu- anche di coinvolgere le popolazioni, le scuole e gli meriche delle popolazioni di camoscio appenninico operatori economici dei parchi dell’appennino in un presenti oggi, tratteggiano il quadro di una storia di percorso di adozione e di valorizzazione del brand successo per la conservazione della natura nel no- del camoscio appenninico.
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 13 Da questo punto di vista importante è stato coin- approfondimento, alla luce del rinnovato stato di volgere le aree protette dell’appennino centrale in conservazione della specie e dei nuovi scenari che un’azione unitaria per la conservazione di una specie i mutamenti climatici ci mettono di fronte quotidia- selvatica utilizzando anche le aree faunistiche, rea- namente. Lo si può fare ponendoci delle domande lizzate dai parchi d’intesa con le comunità locali che relative agli interventi ulteriormente utili a consolidare hanno promosso nel 2016 la Carta di Farindola per la ripresa numerica del camoscio in Appennino, an- la tutela del camoscio appenninico, per esaltarne dando a facilitare ad esempio l’espansione ad are- ruolo e funzione, e procedere con decisione al ra- ali vicinali a quelli che già ne vedono la presenza, pido aggiornamento del Piano d’azione della specie oppure individuarne degli altri ex novo in cui, una risalente al 2001. volta verificato lo stato di idoneità all’accoglienza, ef- fettuare nuove immissioni al fine di realizzare nuove La popolazione madre del PNALM si presenta oggi colonie. Una seconda questione invece ci interroga stabile e in equilibrio, con parametri vitali tipici di sullo stretto legame che, a volte, si riscontra tra i una popolazione storica. L’importanza delle azioni di mutamenti climatici, il ritmo cui questi si realizzano conservazione intraprese in questi anni è dimostrata e le specie animali e vegetali che devono adattarsi dalla ricolonizzazione e dalla rapida crescita osser- ad esso. vata in alcuni settori del Parco, dalla la stabilità nei Da non dimenticare, infine, il contesto territoriale in settori storici dell’areale e dalla disponibilità di habitat cui sono stati portati avanti i progetti che ancora una idonei anche nell’area contigua. Importante è stato volta sottolineano l’importanza dell’Appennino e del- ad esempio ridurre al minimo le fonti di disturbo nei le sue aree protette come luogo di eccellenza per periodi più delicati della vita del camoscio, azione la conservazione di specie e habitat naturali e dove portata avanti dal Parco anche con restrizioni tem- le comunità locali hanno svolto un ruolo strategico poranee sull’utilizzo di alcuni sentieri, una limitazione ed importante nella conservazione di questo “amba- che si è resa necessaria per salvaguardare una spe- sciatore dei parchi” grazie alle aree faunistiche di cui cie unica, simbolo della conservazione della natura sono stati grandi protagoniste. non solo nella regione di interesse per tutto il Paese. Si aprono ora altri interessanti fronti di studio e di Camoscio foto di Antonio Antonucci
14 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica Il gatto selvatico Nome scientifico: Felis silvestris silvestris Schre- e non sottoposto a pressione come la persecuzione ber, 1777 diretta dovuta alla caccia illegale, è in grado di ricon- quistare spontaneamente i propri habitat ottimali di Habitat: è un animale legato agli habitat forestali, in vita. particolare ai boschi di latifoglie grazie alla protezione È protetto in Italia dalla legge 157/92, è inserito tra le offerta dalla vegetazione. Esclude le aree di altitudine specie di interesse comunitario che richiedono pro- elevata e i luoghi frequentati dall’uomo. tezione rigorosa oltre ad essere nell’allegato IV della Direttiva Habitat 92/43 CEE ed incluso nell’appen- Areale di distribuzione: il gatto selvatico europeo dice II della CITES e nell’appendice II della Conven- abita le foreste dell’Europa occidentale, centrale e zione di Berna (conservazione della vita selvatica e orientale. Diffuso, per quanto riguarda l’Italia, a livello dell’ambiente naturale in Europa). La presenza del peninsulare e in Sicilia, in Sardegna è presente inve- gatto selvatico conferma il buono stato dell’ecosiste- ce con una diversa sottospecie ma, mantenuto anche grazie ai Parchi. Nel PNALM è stata infatti riscontrata la presenza del gatto selva- Situazione in Italia: si tratta del felino selvatico tico tanto all’interno dell’area protetta tanto nei terri- maggiormente diffuso in Italia nonostante sia raro ed tori dei comuni immediatamente limitrofi. All’interno estremamente elusivo. Non si hanno numeri precisi dei confini del Parco, l’ibridazione con il gatto do- degli individui presenti sul territorio italiano. Alcune mestico (Felis silvestris catus) rappresenta una cau- stimano parlano di un migliaio di esemplari, con una sa di rischio per la conservazione della sottospecie. popolazione comunque in presunta crescita. In con- Infatti, attualmente la maggior minaccia per il gatto dizioni ottimali come tipo di habitat e abbondanza di selvatico è costituita dall’ibridazione con il gatto do- prede, la densità tipica è di tre individui ogni 10 km mestico: appartenendo entrambi alla stessa specie, quadrati. sono interfecondi dando luogo a prole fertile. Se in natura esistono normalmente barriere ecologiche e Abitudini comportamento: schivo e solitario, an- comportamentali che limitano l’insorgere di incroci, che quando vive in coppia tende a mantenere la in altri contesti come quelli antropizzati o di nuova propria individualità. Il gatto selvatico ha abitudini colonizzazione possono avvenire accoppiamenti tra soprattutto crepuscolari-notturne, rimanendo na- individui delle due sottospecie, con introgressione di scosto durante il giorno in cavità degli alberi, tane geni del domestico nel patrimonio genetico selvatico, abbandonate e anfratti rocciosi. Difende il proprio il che porta ad una perdita della sua identità geneti- territorio depositando feci e rilasciando marcature ca. Appare evidente quindi che il tema della corretta odorose tramite l’urina. Animale carnivoro, ha nei ro- gestione dei domestici e della responsabilizzazione ditori e piccoli mammiferi le prede predilette. È anche dei proprietari tramite una maggiore consapevolez- predatore opportunista che non disdegna, all’occor- za delle conseguenze di un’errata tenuta dei propri renza, anfibi, insetti e uccelli. Si riproduce una volta animali, è sicuramente centrale per la sopravviven- l’anno e durante il periodo degli amori, che va da za di questa sottospecie. Altre minacce riguardano gennaio a marzo, si intensifica l’attività di marcatura la distruzione, il degrado e la frammentazione degli dell’ambiente circostante allo scopo di richiamare le habitat, l’esposizione a sostanze chimiche agricole femmine in calore e allertare possibili rivali. tossiche e l’uso di bocconi avvelenati, gli incidenti stradali, la trasmissione di malattie da parte dei gatti Situazione attuale e scenari futuri: Il gatto selva- domestici e la persecuzione diretta per il commercio tico è una specie poco conosciuta la grande pubbli- della loro pelliccia, minaccia diminuita nel nostro Pa- co per il fatto che è estremamente difficile incontrarlo ese ma ancora presente in stati esteri. in natura. Va però osservato che se non disturbato
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 15 Il lupo appenninico Nome scientifico: Canis lupus italicus Altobello, diretta e indiretta, quando l’areale residuo della spe- 1921 cie era limitato a poche aree isolate degli Appennini, a partire dagli anni ‘70 ha iniziato ad ampliare pro- Habitat: boschi montani e collinari, praterie gressivamente il proprio areale distributivo, espan- dendosi su tutta la catena appenninica, ripopolando Areale di distribuzione: indigeno della penisola ita- l’areale pregresso e colonizzando, naturalmente, an- liana e diffuso anche in buona parte della Francia, che nuove aree, arrivando oramai fino alle Alpi. Tutto Svizzera e Spagna nordorientale questo si è realizzato grazie alla normale resilienza della specie favorita da una serie di fattori concomi- Situazione in Italia: la popolazione di lupo in Italia è tanti: l’introduzione di un regime legale di protezione, strutturata in due componenti, connesse biologica- l’abbandono delle campagne, l’aumento della co- mente ma diverse sul piano ecologico e gestionale: pertura forestale e delle popolazioni di prede naturali quella alpina e quella appenninica. Mentre la popo- e il lavoro compiuto dalle aree protette che hanno lazione alpina ha un aspetto transfrontaliero essen- ben saputo utilizzare le norme comunitarie (direttiva do in continuità demografica, genetica ed ecologica habitat), oltre alle risorse disponibili (bandi Life, etc..) con i lupi delle Alpi francesi e svizzere, la popola- per sfruttare al meglio le conoscenze scientifiche sul- zione appenninica è invece totalmente compresa sul la specie abbastanza diffuse nel nostro Paese e per territorio italiano. La popolazione appenninica è in rafforzare le azioni di tutela nei territori di loro com- realtà quella che ha dato origine a gran parte di quel- petenza. la alpina, almeno nella parte occidentale e centrale, Il lupo appenninico è un elemento fondamentale de- mentre da oriente sono arrivati, dalla Slovenia, lupi gli ecosistemi naturali del nostro Paese e le esigenze europei che di recente si sono “ricongiunti” a quelli ecologiche di questa specie comprendono ampie alpini di origine appenninica. aree di habitat idonei e popolazioni abbondanti di prede naturali (le aree appenniniche e quelle protette Abitudini e comportamento: carnivoro. Si ciba in in particolare). La conservazione di popolazioni vitali prevalenza di fauna selvatica (ungulati in particola- del lupo, quindi, determina effetti positivi sulla diver- re) essendo un predatore generalista ma, grazie al sità biologica e sugli ambienti naturali. La specie è suo comportamento “opportunista” la sua dieta può strettamente protetta dall’attuale quadro normativo essere molto variabile con frutta, micromammiferi, nazionale (L. 157/92, D.P.R. 357/97) ed internazio- carcasse di animali morti e addirittura rifiuti di origine nale. In alcuni contesti però, il lupo causa rilevan- antropica. Al contrario di molti altri carnivori europei ti problemi gestionali, principalmente per l’impatto che sono animali solitari, il lupo è invece un animale predatorio esercitato sul patrimonio zootecnico ed dalle abitudini fortemente sociali che vive in branchi i conflitti che ne derivano possono essere all’origine di dimensioni variabili. Tutti i membri del gruppo co- del diffuso bracconaggio, una delle principali cause operano ad esempio nella caccia, nell’allevamento di mortalità della specie in Italia che, in alcune aree dei cuccioli e nella difesa del territorio. Le cause di critiche, assume un particolare livello di pericolosità mortalità sono soprattutto dovute al bracconaggio, per la specie. Sebbene la situazione sia migliorata in veleni, trappole, malattie, incidenti stradali. alcuni contesti, la presenza della specie causa an- cora alcuni disagi e ostilità tra le comunità locali, e Situazione attuale e scenari futuri: In Italia il lupo il conflitto con il settore zootecnico risulta una pro- Canis lupus italicus, dopo essere arrivato alla soglia blematica attuale che necessita di essere ulterior- dell’estinzione nella seconda metà del secolo scorso mente gestita tramite metodiche standardizzate e a causa principalmente della persecuzione umana condivise e già sperimentate in molte aree protette,
16 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica come dimostra il successo del progetto Wolfnet che bile ai vari ambienti presenti nel Parco, dal bosco alle ha codificato la gestione integrata del lupo nel con- praterie spaziando anche tra i diversi livelli latitudinali. testo appenninico. Rispetto alle effettive capacità di Non sono disponibili dati quantitativi affidabili relati- contrasto di tali attività illegali, le professionalità e le vamente all’incidenza delle diverse cause di morta- metodiche investigative necessitano certamente di lità sulla dinamica di popolazione del lupo. Tuttavia, un processo di implementazione, di un incremento i maggiori esperti italiani in materia concordano che dell’efficacia e coordinamento, tali da garantire una i principali fattori limitanti per la specie sono: il brac- maggiore tutela della specie e un clima culturale sfa- conaggio (che annualmente si ritiene determini una vorevole all’attecchimento di queste pratiche perse- perdita compresa tra il 10 ed il 20% della complessi- cutorie che ancora persistono. va popolazione di lupi); i conflitti con gli allevatori ed Lo spostamento verso nord della specie ha fatto sì i cacciatori (causa principale del bracconaggio, che che oggi anche il PNGP fosse interessato dalla sua si estrinseca che con l’utilizzo di veleni e trappole); presenza. In particolare, nel Parco il lupo è costante- la competizione e l’incrocio con i cani vaganti (che mente monitorato a partire dai 5 anni successivi il suo determina numerosissimi casi di ibridazione). Malat- arrivo (avvenuto presumibilmente una decina di anni tie e incidenti stradali sono ulteriori cause di mortali- fa) e, sotto osservazione e studio sono in particolare tà. Altri fattori di minaccia (perdita e frammentazione i rapporti tra questo carnivoro e il camoscio alpino. dell’habitat, disturbo antropico, fattori demografici, E, sebbene in una prima fase, le interazioni con gli forma e frammentazione dell’areale) sono conside- animali domestici siano risultate abbastanza incisi- rati di secondaria importanza. Da un’indagine con- ve, oggi si assiste al contrario ad una regressione dotta da Legambiente risulta che nel 2020 almeno di tale interazione e quindi dell’impatto sulle attività 82 lupi sono morti per diverse cause (investimenti: antropiche. Nel PNALM invece, il lupo è stabilmente 54; atti di sicuro bracconaggio: 18; cause naturali: 7; presente e in espansione un po’ come avviene per la causa incerta: 3) mentre le morti registrate nel 2021 gran parte del contesto Appenninico, che ha visto da sono state 62 (investimenti: 42; causa incerta: 7; sempre una naturale presenza di questo predatore. cause naturali: 4, atti di sicuro bracconaggio: 9 uni- Presente nell’area protetta con una consistenza di formemente distribuiti tra nord e sud). poco meno di una decina di branchi, è molto adatta- Lupo foto di Dario Favre Archivio PNGP
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 17 L’orso bruno marsicano Nome scientifico: Ursus arctos marsicanus Alto- mortalità sono essenzialmente bracconaggio, inve- bello, 1921 stimenti stradali e ferroviari, avvelenamento, infezioni trasmesse dal bestiame. Habitat: aree montuose, faggete e quercete, aree di fondovalle Situazione attuale e scenari futuri: l’orso Ursus arctos marsicanus presente da sempre negli Appen- Areale di distribuzione: Italia centrale nini centrali è stato caratterizzato da un lungo perio- do di isolamento che ha portato la piccola popola- Situazione in Italia: questa sottospecie, differen- zione marsicana a differenziarsi come sottospecie, ziata geneticamente dall’orso delle Alpi (Ursus ar- considerata quindi come unità evolutiva e conserva- ctos arctos), si trova esclusivamente in Appenino zionistica a sé stante. Mentre l’orso sulle Alpi conta rappresentando un endemismo dell’Italia centrale. circa un centinaio di individui, in aumento numerico Le maggiori densità si trovano nel Parco Nazionale e in espansione geografica, l’orso bruno marsicano d’Abruzzo Lazio e Molise e nei territori limitrofi. conta circa 50-55 individui, la maggior parte dei quali concentrata nel PNALM, con popolazione staziona- Abitudini comportamento: per oltre l’80% la die- ria ma in leggera espansione geografica. ta è costituita da vegetali (radici, tuberi, frutta, bac- Solo durante il letargo, sempre meno lungo anche che…). Le proteine animali sono integrate con piccoli a causa dell’impatto climatico che interferisce con animali (vertebrati e invertebrati). Raramente assume l’etologia della specie, quando gli orsi vanno in iber- atteggiamenti predatori verso mammiferi di più gran- nazione questi mammiferi ritrovano anche il loro di dimensioni (ungulati), non disdegnando carcasse momento di pace mediatica che altrimenti li accom- rinvenute e miele. Mammifero estremamente schivo pagna durante il resto della stagione. Infatti, anche e dalle abitudini prevalentemente notturne. Si trat- per la conservazione dell’orso bruno persiste una ta di animali solitari, piuttosto territoriali. Spesso (in forte emotività nell’opinione pubblica che, attraverso particolare i maschi) compiono spostamenti anche comportamenti non sempre razionali che si muovo- di grossa entità. Alcuni individui possono mostrare no spesso sull’onda dell’emozione provocata da ag- una certa acquisita confidenzialità con l’uomo, nel gressioni (vere o presunte), induce spesso i decisori frequentare, alla ricerca di cibo, stalle o zone abita- politici a mettere in atto interventi sbagliati. Le mi- te: i pochi orsi confidenti, tuttavia, non hanno mai nacce dirette per l’orso sembrano derivare, in molti mostrato alcuna aggressività nei confronti dell’uo- contesti, dalla scarsa accettazione sociale e dai ri- mo, pur destando occasioni di preoccupazione e, flessi sociali e politici che questa genera e che “giu- a volte, di conflitto con la popolazione locale. Du- stifica” proprio il ricorso al bracconaggio, limitando le rante l’inverno, in relazione al variare del fotoperio- strategie di conservazione che dovrebbero portare a do, vanno in tane accuratamente scelte, entrando migliorare il suo patrimonio genetico e garantire un in latenza per un periodo di tempo variabile, anche a futuro alla popolazione stessa rimasta isolata. seconda delle condizioni climatiche. Per tale motivo Sicuramente la popolazione di orso bruno marsica- nel periodo estivo ed autunnale si nutrono abbon- no rappresenta una delle unità di interesse conser- dantemente per immagazzinare riserve di grasso da vazionistico delle specie più a rischio di estinzione sfruttare durante il periodo di inattività. Presente in in Europa, con il suo areale quasi completamente Italia con 50-55 individui, con popolazione staziona- relegato all’interno di uno dei parchi nazionali più an- ria ma in leggera espansione geografica. Le cause di tichi d’Italia. Nonostante ciò, anche qui si continuano
18 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica a registrare casi certi di mortalità di origine antropica elusività) che hanno determinato da un lato un cre- ogni anno (anche solo pochi individui, 2-3 per anno scente livello dei danni, dall’altro un rilevante allarme su una popolazione complessiva di 50-60 individui sociale sebbene non sia mai stato registrato alcun ha una grandissima incidenza). Avvelenamento, lac- attacco diretto all’uomo da parte di orsi marsicani, ci, uccisione diretta intenzionale, collisioni con auto e nonostante alcune notizie strumentalmente fatte cir- treni, uccisione accidentale durante le attività di cac- colare. cia al cinghiale sono tra le casistiche più diffuse cui Per la conservazione dell’orso bruno marsicano si vanno aggiunte le infezioni trasmesse dal bestiame fa riferimento al Patom (Piano d’azione per la tutela e la perdita di habitat idoneo che, per l’orso bruno in dell’orso bruno marsicano) promosso dal Ministero generale, è fattore di minaccia più preminente che dell’Ambiente e sottoscritto dalle Regioni, le aree non per il lupo. Se la mortalità indotta dall’uomo rap- protette dell’appennino centrale e le associazioni presenta indubbiamente la principale minaccia alla ambientaliste. Attualmente l’areale della popolazio- persistenza di questo importante nucleo, vanno poi ne di orso bruno marsicano si estende all’interno ovviamente aggiunti anche i casi di mortalità dovuti a del territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e cause naturali. Il bracconaggio intenzionale dell’Orso Molise mentre, nelle aree periferiche, solo periodica- bruno marsicano è da mettere in relazione a diversi mente si registra la presenza di individui erratici con fattori di conflitto tra la sua presenza e l’uomo, so- densità estremamente contenute in particolare tra le prattutto legati alle interazioni con la zootecnia, l’a- aree protette dell’appennino centrale. La strategia gricoltura e la caccia. Danni denunciati hanno riguar- Patom, ad oggi, risulta inadeguatamente gestita dal dato il bestiame domestico, pollame, apiari, coltivi Ministero e dalle Regioni, sia per una mancanza di ed alberi da frutta e, nonostante il livello ridotto di azione politica condivisa che ha generato conflitti tra tali danni, va tuttavia evidenziato come negli ultimi le istituzioni interessate, che per la mancanza di inve- anni si siano verificati casi di orsi con comportamen- stimenti finanziari adeguati a supportare le difficoltà ti anomali di assuefazione all’uomo con il fenomeno emerse. anche dei cosiddetti orsi problematici e confidenti (animali che hanno perso il loro naturale senso di Orso foto di Valentino Mastrella Archivio PNGP
Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica 19 La scarpetta di Venere Nome scientifico: Cypripedium calceolus L, 1753 Convenzione di Berna, nell’allegato II della Diretti- va Habitat ed è tutelata dalla CITES. Gli interventi di Habitat: sottoboschi umidi e freschi di latifoglie, co- conservazione non sono semplici in quanto la mol- nifere e faggete prediligendo terreni calcarei o rara- tiplicazione in vivo di questa pianta è estremamente mente ghiaie. difficile. Per questo motivo ogni fioritura naturale vie- ne monitorata in maniera accurata ed è sempre sa- Areale di distribuzione: la specie è presente lutata come un vero e proprio successo. Il progetto dall’Europa all’Asia. In Italia in tutto l’arco alpino e in Life Floranet, in collaborazione con l’Università del- poche stazioni appenniniche. la Tuscia, è però recentemente riuscito a riprodurre con successo in vitro l’orchidea. Altri tipi di interven- Situazione in Italia: è maggiormente diffusa nell’ar- to messi in campo sono quelli dell’intervento diretto co alpino (presente anche nel PNGP però con po- in situ procedendo ad un’impollinazione manuale dei che stazioni). In appennino la ritroviamo in Maiella in fiori, come supporto a quella naturale da parte degli un’unica località con una popolazione costituita da insetti pronubi. poche decine di individui, e nel PNALM in un numero La pressione turistica è una minaccia per la specie, maggiore di stazioni ed una popolazione più consi- in particolare per le stazioni più sensibili in quanto stente con alcune centinaia di esemplari. maggiormente fruibili di turisti, soprattutto nel caso di un turismo di massa poco informato. Rientrano Caratteristiche: pianta alta fino a 50 cm con 3-4 in questa casistica comportamenti come il transito foglie abbraccianti il fusto e 1 o 2 grandi fiori, è la più su sentieri con mezzi motorizzati, posteggi auto su grande e vistosa orchidea presente in Italia. Il labello prati, passaggi fuori sentiero, ippovie e percorsi di del fiore, giallo, è rigonfio e ricorda una pantofola, da cicloturismo non concordati. È però la raccolta indi- cui il nome comune della specie che è conosciuta, scriminata il primo e più grande fattore di rischio per tra l’altro, anche con il nome di “pianella della Ma- la Scarpetta di Venere: I fiori della specie sono tanto donna”. Presenta una radice a rizoma orizzontale vistosi da renderla la più minacciata orchidacea ita- che si espande a tappeto. La fioritura è tra maggio liana a causa della raccolta eccessiva. Nonostante, e luglio e si riproduce per impollinazione entomofila infatti, lo stato di protezione della specie, il divieto di tramite quindi insetti pronubi (impollinatori) che, stri- raccolta della flora spontanea in tutte le aree protette sciando contro gli stami e caricandosi di polline, ne (in Appennino le stazioni conosciute si trovano infatti favoriscono la diffusione. all’interno di Parchi, come nel PNALM) e le azioni di sorveglianza, la raccolta o il danneggiamento dei Situazione attuale e scenari futuri: Sebbene non fiori sono comunque praticate. Ulteriore minaccia è sia a rischio di estinzione a livello globale, in Italia è rappresentata poi dall’evoluzione dinamica della ve- invece specie fortemente minacciata e il suo stato getazione che determina un aumento della compo- di conservazione è ancora più critico a livello loca- nente arbustiva e arborea con conseguente chiusura le. Riguardo lo stato di conservazione, Cypripedium delle radure. Tra le specie maggiormente sensibili a calceolus è inserita nella Lista Rossa nazionale come questo fenomeno sono proprio le specie che soffro- “LC”, nelle Liste Rosse Regionali delle piante d’Italia no una copertura totale della vegetazione, come la come “vulnerabile”, nell’Atlante delle specie a rischio Scarpetta di Venere. di estinzione in Italia, è inclusa nell’allegato I della
20 Natura selvatica a2021 rischio in Italia Giornata mondiale della fauna selvatica Lo stambecco Nome scientifico: Capra ibex ibex L. 1758 versa e variabile in diverse stagioni, giochi un ruolo importante in questa separazione: maschi e femmi- Habitat: praterie d’alta quota e pareti rocciose, al di ne si nutrono di specie diverse e la dieta segue le sopra della linea degli alberi. disponibilità stagionali dei pascoli. Areale di distribuzione: è presente in tutto l’arco Situazione attuale e scenari futuri: la fragilità di alpino, ma solo la popolazione del PNGP è l’unica a questa specie simbolo del PNGP, che l’ha messa in non essere mai scomparsa in tempi storici. Tutte le passato in serio rischio di estinzione, è di carattere altre attuali popolazioni, infatti, sono frutto di reintro- genetico. Infatti, il “collo di bottiglia” subito da que- duzioni o di nuove introduzioni. sto animale, termine riferito geneticamente a questo fenomeno dovuto al forte restringimento numerico a Situazione in Italia: lo stambecco alpino ha rischia- causa della persecuzione diretta subita, è un evento to l’estinzione alla fine del XIX secolo con l’avvento che tipicamente ha importanti conseguenze sulla va- delle armi da fuoco e per motivi venatori (meno di riabilità genetica. Infatti, la perdita della variabilità ge- 100 individui sopravvivevano sul massiccio del Gran netica porta alla perdita anche del potenziale adatta- Paradiso alla fine del 1800), salvandosi solo nelle valli tivo, quindi della capacità degli individui di adattarsi che oggi compongono il PNGP. Qui la sua presenza a cambiamenti che avvengono nell’ambiente. Non non ha mai avuto interruzioni grazie alla istituzione, solo, ma anche la riduzione della capacità del siste- nel 1856, della Riserva reale di caccia del Gran Pa- ma immunitario di rispondere all’attacco di patogeni radiso e successivamente del Parco Nazionale. Oggi può essere messo in relazione ad una riduzione della nel Parco lo stambecco è uniformemente presente variabilità genetica. In quest’ottica si può inquadrare con circa 2.900 esemplari, su un totale stimato su l’osservata insorgenza, negli ultimi anni, di epidemie tutto l’arco alpino (quindi non solo in Italia che co- in alcune colonie. Infatti, se gli individui sono molto munque detiene una parte cospicua del totale) di diversificati tra loro a livello genetico, in caso di arrivo circa 55.000 individui. nella popolazione di un agente patogeno sarà mag- giore la probabilità che vi sia qualche individuo in Abitudini comportamento: caratterizzato da cor- grado di resistere all’infezione o di guarire, potendo na permanenti, caratteristica distintiva della famiglia poi trasmettere anche alla progenie questo caratte- dei bovidi cui appartiene, lo stambecco ha una dieta re. In caso di bassa o nulla variabilità tali probabilità costituita esclusivamente di erba fresca nella stagio- sono poche, con possibili effetti letali per la popola- ne estiva, che viene poi completata con germogli, zione. Proprio per indagare su questi aspetti il Parco, arbusti, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni. in collaborazione con enti di ricerca all’avanguardia Animale forte e possente in grado di coprire grandi nel campo delle analisi genetiche e della genetica distanze e di arrampicarsi su pareti scoscese dimo- di conservazione, ha avviato un progetto di ricerca strando quindi anche incredibile agilità a dispetto per comprendere le connessioni tra genetica e re- della mole, è molto resistente ai rigidi inverni anche sistenza alle malattie. Studi come questo su vasta se non è un animale adattato alle abbondanti nevi- scala si affiancano poi ai monitoraggi che, su questa cate. Animale gregario, presenta branchi di maschi specie target, comprende ovviamente una serie sto- che restano separati da quelli delle femmine riunen- rica di censimenti, e anche azioni dirette sul territorio dosi tra loro solo nel periodo riproduttivo. Recenti che completano un impegno per la protezione e la studi dimostrerebbero come la composizione della conservazione di questa specie molto diversificato. dieta dei maschi e delle femmine, estremamente di- Sempre più studiate sono, recentemente, anche le
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