Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente

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Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente
Natura
                selvatica
                a rischio in Italia
Giornata mondiale della fauna selvatica
World Wildlife Day
3 marzo 2022
Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente
A cura di A. Nicoletti, F. Barbera, L. Gallerano, S. Raimondi,
A. Soresina - Osservatorio per il Capitale Naturale, Ufficio aree
protette e biodiversità di Legambiente

Foto in copertina di Filippo Cravero - Archivio PNGP

Progetto grafico: Giada Rocchi

Marzo 2022
Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente
Indice
Premessa                                                               4

Frenare il declino della biodiversità                                  5

Flora e fauna a rischio in Italia                                      7

I parchi e le comunità locali contro la crisi climatica                9

100 anni di tutela della natura nel nostro Paese                       10

Le proposte di Legambiente in favore della fauna selvatica a rischio   22
Natura selvatica a rischio in Italia - Giornata mondiale della fauna selvatica World Wildlife Day - Legambiente
4         Natura selvatica a2021
                             rischio in Italia                                     Giornata mondiale della fauna selvatica

       Premessa
       a cura di Stefano Ciafani,
       presidente nazionale di Legambiente

    Recuperare le specie chiave per il ripristino dell’ecosistema: è il tema scelto per questa edizione del 2022
    del World Wildlife Day (WWD), il più importante evento annuale mondiale dedicato alla fauna selvatica. La
    Giornata è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 per celebrare, ogni 3 marzo, la
    ricorrenza della firma della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche
    minacciate di estinzione (CITES) avvenuta nel 1973 a Washington ed emendata a Bonn nel 1979. Secondo
    i dati della Lista rossa delle specie minacciate dell’Unione internazionale per la conservazione della natura
    (IUCN), oltre 8.400 specie di fauna e flora selvatiche sono in pericolo di estinzione, mentre quasi 30.000 in più
    sono ritenute in pericolo o vulnerabili e oltre un milione di specie siano minacciate di estinzione. La continua
    perdita di specie, habitat ed ecosistemi minaccia anche tutta la vita sulla Terra, noi compresi.
    Le persone di tutto il mondo fanno affidamento sulla fauna selvatica e sulle risorse basate sulla biodiversità per
    soddisfare tutti i nostri bisogni, dal cibo, al carburante, alle medicine, all’alloggio e ai vestiti. Milioni di persone
    fanno affidamento anche sulla natura come fonte di sostentamento e opportunità economiche, e la Giornata
    mondiale della fauna selvatica promuove quindi il dibattito verso la necessità di invertire il destino delle specie
    più in pericolo di estinzione, di sostenere il ripristino dei loro habitat ed ecosistemi e di promuoverne l’uso
    sostenibile da parte delle comunità umane.
    Anche gli obiettivi globali ed europei al 2030 (es. Strategia UE per la Biodiversità, Farm to Fork, Strategia Fore-
    stale Europea, Accordo di Parigi, Sustainable Development Goal…) puntano a frenare la perdita di biodiversità
    attraverso una progressiva e completa decarbonizzazione (NetZero) dell’economia nella consapevolezza che
    crisi climatica e perdita di biodiversità sono fortemente connesse, e con l’intento di proteggere la natura e la
    biodiversità per garantire un sistema di sviluppo equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
    I territori a forte valenza naturale (protetti e non) saranno decisivi per raggiungere questi obiettivi, perché sono
    ambiti territoriali dove la sfida climatica è ancora più urgente: territori fragili ma ricchi di biodiversità la cui perdi-
    ta è strettamente connessa ai cambiamenti climatici. L’impatto antropico ha trasformato il 75% degli ambienti
    naturali, e appare oramai evidente che la salute e il benessere umano sono strettamente legati alla vitalità e
    alla resilienza dei sistemi naturali, per questo è importante considerare la salute come un unicum che riguarda
    la connessione tra la dimensione umana e quella planetaria (One World-One Health).
    Per mantenere il Pianeta in equilibrio e proteggere la biodiversità occorre essere più responsabili nell’utilizzo
    delle risorse naturali, fondamentali per produrre cibo, energia e altri servizi ecosistemici, e poterne fruire per
    migliorare il nostro benessere. Una responsabilità che chiama direttamente in causa il ruolo delle aree protette
    che hanno come missione principale la protezione della biodiversità e la tutela del nostro benessere econo-
    mico e sociale.
    Persone sane vivono in ecosistemi sani. E le aree protette sono a livello globale lo strumento più adeguato per
    tutelare la biodiversità, prevenire problemi di salute pubblica e promuovere stili di vita sostenibili. I parchi e le
    riserve hanno, dunque, una ragione in più di esistere, e non solo per proteggere la biodiversità.
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Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                Giornata mondiale della fauna selvatica       5

   Frenare il declino
   della biodiversità

Il declino della biodiversità è uno dei maggiori pro-     ecosistemi planetari di fornire i servizi da cui l’uma-
blemi ambientali che l’umanità si trova ad affronta-      nità dipende. La perdita di habitat, l’inquinamento
re: malgrado ciò, la portata e la gravità delle conse-    diffuso, l’eccessivo sfruttamento delle risorse, i cre-
guenze di questo declino non sono ancora percepiti        scenti impatti delle specie aliene invasive, i cambia-
dal grande pubblico e dalla gran parte dei decisori       menti climatici sono i fattori chiave della perdita di
politici. L’Intergovernmental Platform on Biodiversity    specie.
and Ecosystem Services (IPBES), ha ricordato che          In Europa la perdita di biodiversità continua a un rit-
le attività antropiche hanno un impatto negativo sulla    mo allarmante, e secondo il rapporto 2020 State of
natura a un ritmo da cento a mille volte più veloce       Nature in the EU, il 39% delle valutazioni delle specie
della media degli ultimi 10 milioni di anni, e che que-   di uccelli selvatici e il 63% delle valutazioni delle spe-
sta perdita di biodiversità minaccia la capacità degli    cie non di uccelli protette sono in uno stato scadente

Scarpetta di Venere - Cypripedium calceolus
foto di Camosciara
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                             rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica

    o negativo, mentre solo il 15% delle valutazioni degli        Diversi studi ritengono come un aumento delle tem-
    habitat protetti mostrano un buono stato di conser-          perature di 2°C causerebbe l’estinzione del 5% delle
    vazione. Il degrado degli ecosistemi pregiudica la           specie e questo valore crescerebbe fino al 16% per
    loro capacità di fornire benefici per la vita e il Pianeta   un aumento di 4,3°C.
    (servizi ecosistemici), e da una prima valutazione la        Drammatico lo scenario delineato dal Centro Eu-
    maggior parte dei tipi di ecosistemi nell’UE (urbani,        ro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC)
    agroecosistemi, boschi e foreste, brughiere e arbu-          attraverso il Rapporto “Analisi del rischio - I cambia-
    sti, terre scarsamente vegetate, zone umide, acqua           menti climatici in Italia”: entro fine secolo, in Italia, le
    dolce e ecosistemi marini) mostrano un tendenziale           notti tropicali, quelle con temperatura maggiore di 20
    deterioramento e una ridotta capacità di fornire pro-        gradi, aumenteranno unitamente a sequenze di gior-
    tezione dalle inondazioni, impollinazione delle coltu-       ni senza pioggia, tanto che la portata di fiumi e corsi
    re, legname e attività ricreative basate sulla natura,       d’acqua potrebbe ridursi del 40% ed il rischio incen-
    rispetto alle valutazioni fatte nel 2010.                    di aumentare del 20%. Le temperature estive al sud
    I cambiamenti climatici si stanno verificando a rit-         sfioreranno costantemente i 40 gradi. Anche l’IUCN
    mi talmente veloci che numerose specie animali e             ha sottolineato i danni che il cambiamento climatico
    vegetali stentano ad adattarsi con il rischio, se la         sta provocando sul patrimonio naturale dell’umanità,
    temperatura media mondiale dovesse continuare ad             dalla contrazione dei ghiacciai allo sbiancamento dei
    aumentare in maniera incontrollata, di aggravare an-         coralli fino a incendi e siccità sempre più frequenti e
    cora di più la velocità del tasso di estinzione.            gravi.
    L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Chan-             L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile pone la
    ge) sottolinea la necessità di contenere l’aumento           biodiversità come uno degli elementi chiave per mol-
    della temperatura media globale entro 1,5°C rispetto         te attività economiche, in particolare quelle legate
    all’era preindustriale, e propone di dimezzare l’attua-      ai settori dell’agricoltura sostenibile. La biodiversità,
    le livello di emissioni entro il 2030 e arrivare a emis-     inoltre, è un tema fondamentale all’interno dei 17
    sioni zero nette entro il 2040 (NetZero).                    obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). In particola-
    Secondo l’ONU, i cambiamenti climatici hanno già             re, l’obiettivo n. 15 che mira a “proteggere, ripristi-
    avuto un impatto negativo sul 47% dei mammiferi              nare e incentivare l’uso sostenibile dell’ecosistema
    terrestri e il 23% degli uccelli. Contenere il surriscal-    terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contra-
    damento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C         stare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il
    potrà ridurre in maniera significativa i danni climati-      degrado del terreno e fermare la perdita di diversità
    ci e gli effetti negativi sulla biodiversità e l’ambien-     biologica” - e su cui il nostro Paese è in forte ritar-
    te naturale. Un aumento della temperatura globale            do – necessita un cambiamento urgente e una forte
    compreso tra 1,5°C e 2°C causerebbe la perita di             accelerazione del percorso politico che incide e in-
    significativi habitat essenziali per numerose specie e       fluenza la gestione del territorio e della biodiversità.
    porterebbe alla progressiva riduzione del loro areale,
    aumentandone il rischio di estinzione.
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Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica      7

   Flora e fauna a rischio
   in Italia

Il nostro Paese è caratterizzato da un patrimonio di         ti in misura doppia o tripla, se non ancora maggiore,
biodiversità tra i più significativi a livello europeo sia   rispetto ad altri Paesi europei. Un livello di diversità
per numero totale di specie animali e vegetali, sia per      che è anche il frutto dei molti tipi di habitat che ca-
l’elevata presenza di endemismi. Tutto questo grazie         ratterizzano il nostro Paese, composto da ambienti
alla sua storia geologica, biogeografica e sociocul-         alpini, continentali e mediterranei, oltre a moltissime
turale, nonché alla sua posizione centrale nel bacino        isole, particolarmente ricche di endemismi.
del Mediterraneo. L’Italia ospita infatti circa la metà     Più in dettaglio, la fauna è stimata in oltre 58.000
delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie    specie, di cui circa 55.000 di Invertebrati (95%),
animali attualmente presenti in Europa. Alcuni grup-         1.812 di Protozoi (3%) e 1.265 di Vertebrati (2%).
pi, come alcune famiglie di invertebrati, sono presen-       8.219 sono invece le entità floristiche autoctone (il

Stambecco
foto di Dario De Siena
Archivio PNGP
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                            rischio in Italia                                 Giornata mondiale della fauna selvatica

    50% di quelle europee che fa dell’Italia il Paese euro-    e scomparsa degli habitat naturali e semi-naturali,
    peo più ricco di piante e secondo nel Mediterraneo         soprattutto per il crescente consumo di suolo, in
    solo dopo la Turchia) delle quali il 13,5% sono specie     particolare nelle aree costiere e planiziali, dove si ri-
    endemiche.                                                 leva il maggior numero di specie minacciate di estin-
    Malgrado questa ricchezza, i dati delle Liste Rosse        zione, ma anche per l’abbandono delle aree interne
    italiane realizzate dal Comitato Italiano IUCN e dal       collinari e montane e delle pratiche agricole tradizio-
    Ministero della Transizione Ecologica - che ci forni-      nali. Tutto questo ha già portato all’estinzione di 12
    scono informazioni sullo stato di conservazione delle      specie della nostra flora ed alla probabile scomparsa
    specie animali e vegetali - restituiscono un quadro        di altre 41: un segnale allarmante per la salute del
    preoccupante in cui la biodiversità sta rapidamente        nostro patrimonio vegetale.
    diminuendo come conseguenza diretta o indiretta            Nonostante la ricchezza di biodiversità e la cono-
    delle attività umane. Complessivamente, le popola-         scenza dei rischi che corrono molte specie, nel no-
    zioni dei vertebrati italiani sono in declino e questo     stro Paese manca ancora la capacità di pianificare
    è più marcato in ambiente marino che terrestre. Le        le priorità e programmare le scelte per mettere in si-
    principali minacce riguardano la perdita o il degrado      curezza il nostro capitale naturale. Mancano gli stru-
    degli habitat (per circa il 20% delle specie) e l’inqui-   menti, sia i Piani d’azione delle specie a rischio che
    namento di origine antropica (che incide per il 15%        le risorse per continuare a operare in questo campo.
    circa). Per le specie marine, invece, la causa di mor-     Ovviamente l’orizzonte della problematica si amplia
    talità più rilevante riguarda la cattura accidentale,      se pensiamo allo scenario globale.
    ovvero la cattura nelle reti utilizzate per pescare al-    I dati disponibili suggeriscono che, nonostante il
    tre specie di interesse commerciale. Per non parlare       mancato raggiungimento degli obiettivi a livello Eu-
    della biodiversità dell’acqua dolce che sta diminuen-      ropeo del Piano strategico per la biodiversità 2011-
    do al doppio di quella delle specie terrestri o marine,    2020, non è troppo tardi per rallentare, arrestare e
    il che non è solo un dato allarmante per l’ambiente,       infine invertire le attuali tendenze di declino della bio-
    ma è anche altamente preoccupante per la salute            diversità. Tra le azioni necessarie, vi è sicuramente
    e la sussistenza delle persone. La perdita dei pesci       quella che prevede che gli sforzi per conservare e ri-
    d’acqua dolce continua purtroppo a essere sottova-         pristinare la biodiversità debbano essere intensificati
    lutata e trascurata, mentre migliaia di specie stan-       a tutti i livelli utilizzando approcci che dipenderanno
    no per estinguersi: le popolazioni migratorie, infatti,    dal contesto locale. Questi devono basarsi sull’au-
    sono diminuite del 76% dal 1970 e le grandi specie         mento dell’estensione delle aree protette e su effi-
    d’acqua dolce di un catastrofico 94%.                      caci misure di conservazione, sul ripristino di habitat
    Sul fronte dello stato di conservazione della flora va-    degradati e sul miglioramento dello stato di conser-
    scolare italiana, purtroppo, abbiamo anche qui noti-       vazione della natura, nei paesaggi agricoli e urbani,
    zie non confortanti. Da vari decenni, infatti, la nostra   nelle acque interne e nelle coste e oceani.
    flora è minacciata dal continuo impatto delle attività
    antropiche che ha portato alla progressiva riduzione
Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica       9

   I parchi e le comunità locali
   contro la crisi climatica

Il primato europeo relativamente alla maggior ric-           naturali e la biodiversità soprattutto a causa dell’au-
chezza di biodiversità che il nostro Paese può van-          mento dei rischi naturali (dissesto, eventi estremi,
tare è frutto non solo dei molti tipi di habitat che lo      incendi, riduzione del permafrost, arretramento dei
caratterizzano, ma è anche il risultato di politiche         ghiacciai…) e che provocano, come conseguenza
attive di conservazione e della crescita del sistema         diretta, la riduzione dei servizi ecosistemi erogati dal
nazionale di aree protette diffuso su tutto il territorio.   capitale naturale custodito in questi territori margi-
La natura è il regolatore climatico più efficace ed an-      nali.
che il più potente elemento di immagazzinamento              Il climate change, perciò, deve essere il riferimento
della CO2, e la perdita di biodiversità influenza di-        per incoraggiare l’avvio di politiche territoriali nuove
rettamente la stessa capacità degli ecosistemi con-          e agevolare scelte strategiche necessarie ma fin qui
tribuire a frenare il surriscaldamento del pianeta.          rimandate perché non si è percepita l’urgenza di ri-
Conservare la biodiversità è quindi una delle prime          spondere alle sfide globali. La lotta al cambiamento
condizioni per aiutare a ridurre le emissioni di gas         climatico sarà la sfida più impegnative per le aree
serra e a rendere gli ecosistemi più resistenti e capa-      protette che dovranno essere sempre più considera-
ci di proteggersi da soli. I cambiamenti climatici sono      te come una risorsa strategica ricca di materie prime
una drammatica emergenza globale oramai evidente             (riserva di acqua, foreste, energia, biodiversità, ecc..)
negli effetti e nelle cause. Le conseguenze, spesso          da utilizzare per mitigare gli effetti del climate change
disastrose, sono legate innanzitutto all’aumento di          e creare opportunità a favore delle comunità locali.
eventi metereologici estremi, alla variazione della          Le aree naturali protette forniscono un contributo
distribuzione annuale delle precipitazioni piovose,          fondamentale per frenare la perdita di biodiversità
all’aumento del rischio idrogeologico e inondazioni,         e nel mantenere efficienti gli ecosistemi e tutelare
all’aumento delle ondate di calore, della siccità e del      le specie a rischio. I parchi sono lo strumento più
rischio incendi. Il climate change è tra i maggiori          efficace per gestire gli spazi naturali, una funzione
rischi a cui è sottoposto il nostro fragile territorio, e    riconosciuta anche a livello globale, tant’è che la rete
l’aumento della sua vulnerabilità è causata proprio          mondiale dei parchi nasce proprio dalla necessità di
dal cambiamento climatico che deve essere contra-            diffondere questa modalità di gestione tra le più ef-
stato con efficaci politiche territoriali coerenti con gli   ficaci per arrestare i vasti processi di degradazione
obiettivi globali.                                           in atto e pianificare l’uso sostenibile del territorio, a
Il cambiamento climatico è il rischio maggiore a cui         partire dalle risorse più preziose quali biodiversità,
è sottoposto il nostro fragile territorio (quello monta-     acqua, suolo.
no in particolare) con effetti negativi sugli ecosistemi
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                             rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica

        100 anni di tutela
        della natura
        nel nostro Paese

     Alcune specie faunistiche molto carismatiche e di            le associazioni ambientaliste e da altre istituzioni, e
     grande importanza per la loro funzione ecologica, ed         sempre con il supporto decisivo del mondo scien-
     in particolare i grandi carnivori sono fortemente mi-        tifico.
     nacciate mentre per altre le popolazioni sono oramai         Proprio l’esperienza virtuosa di molte aree protet-
     ridotte a pochissimi esemplari. Di fronte a questa si-       te nel nostro Paese, come i due più antichi Parchi
     tuazione, i Parchi e le Riserve in molti casi hanno          Nazionali italiani (Parco Nazionale del Gran Paradi-
     fornito azioni e attività importanti per evitarne l’estin-   so – PNGP - e Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
     zione o per ridurre i rischi, e le aree protette oggi        Molise - PNALM - ) sul tema della corretta gestione
     rappresentano dei presidi sicuri di conservazione at-        di specie animali e vegetali spinge a considerare il
     tiva di tante specie a rischio. Grazie alle aree protette    modello “Parco” come un esempio da incentivare,
     molte specie animali e vegetali, ed importanti habitat       aumentando la superficie protetta del territorio e
     di interesse comunitario, godono di una protezione           adottando misure efficaci per affrontare le cause di
     inimmaginabile solo fino a qualche decennio poco             perdita di biodiversità e salvaguardare le specie a ri-
     tempo fa, e grazie alle aree protette alcune sono in         schio. I focus che seguono sono incentrati proprio
     netto recupero. Progetti di tutela ben realizzati, e         su specie caratteristiche di questi due Parchi che
     portati avanti su una solida base scientifica hanno          hanno recentemente festeggiato i 100 anni dalla loro
     consentito la ricomparsa in molti territori di specie        istituzione. Alcune di esse sono comuni ad entrambi,
     localmente estinte nel secolo scorso: Gipeto, Orso           altre invece sono caratteristiche solo di un partico-
     bruno e Stambecco sulle Alpi, Pollo sultano e Gri-           lare Area ma tutte costituiscono esempi di entità a
     fone in Sicilia, Falco pescatore in Maremma, il Ca-          rischio, in alcuni casi fortemente minacciate, che si
     moscio appenninico in Italia centrale. Questi progetti       ergono a simbolo delle attività di conservazione della
     ben riusciti hanno avuto sempre come protagoniste            natura e in qualche modo ambasciatrici di territori di
     le aree protette italiane, spesso accompagnate dal-          incomparabile bellezza ed importanza.

     Lupo
     foto di Marco D’Alfonso
     Archivio PNGP
Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica       11

   L’aquila
   reale

Nome scientifico: Aquila chrysaetos, L. 1758                 Situazione attuale e scenari futuri: in passato,
                                                             l’aquila reale non è stata adeguatamente tutelata ed
Habitat: nidifica su pareti rocciose ed oggi presente        è stata spesso vittima di bracconaggio, subendo un
esclusivamente sui rilievi montuosi, probabilmente           forte declino fino agli anni ’90 per poi riprendersi. Le
nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e          minori densità della popolazione appenninica sono
nelle foreste.                                               da mettere in relazione probabilmente non solo alle
                                                             minori risorse alimentari, ma anche proprio ad un
Areale di distribuzione: areale di distribuzione             maggior grado di persecuzione.
molto ampio che va dall’Eurasia al Nordamerica al            È una specie comune sia al PNGP sia al PNALM.
Nordafrica. In Italia è presente sull’arco alpino e sulla    Nel primo caso è ben distribuita nidificando in tutte
dorsale appenninica peninsulare, ma anche su rilievi         le valli all’interno dei confini dell’area protetta, dove
di Sardegna e Sicilia.                                       viene regolarmente censita da alcuni anni. In parti-
                                                             colare, nel PNGP la popolazione ha subito una forte
Situazione in Italia: presente soprattutto sulle Alpi,       espansione fino a dieci anni fa e oggi può contare su
presenta importanti siti di nidificazione anche lungo        oltre 20 coppie nidificanti, avendo raggiunto la densi-
la fascia appenninica e isole maggiori. Fino agli anni       tà massima per il territorio. Seguendo la differenza di
’90 del secolo scorso la popolazione italiana, consi-        densità tra Alpi ed Appennini, sono circa tre invece le
derata come stabile o in lieve incremento, era stima-        coppie presenti nel PNALM dove rimane l’abitatrice
ta tra le 300 e le poco più di 400 coppie, la maggior        tipica delle creste di montagna più alte ed inacces-
parte delle quali sulle Alpi, con densità maggiori nei       sibili. Di facile avvistamento mentre sorvola le creste,
settori occidentali rispetto a quelli orientali. La situa-   in quest’area protetta l’aquila può predare non solo
zione a partire dall’anno 2000 si può ritenere stabile       piccoli mammiferi o uccelli, ma anche giovani e pic-
o localmente in aumento in alcuni settori prealpini          coli camosci magari più deboli ed ammalati.
con presenza di coppie anche a ridosso della pia-
nura consentendo di arrivare a stimare, grazie ad
ulteriori ricerche su aree poco indagate, una popo-
lazione complessiva di almeno 500 coppie in tutto il          Aquila reale
Paese.                                                        foto di Dario De Siena
                                                              Archivio PNGP
Abitudini comportamento: la specie è monoga-
ma, vive in coppie legate al territorio di nidificazio-
ne durante tutto l’anno. Costruiscono più di un nido
all’anno, per poi scegliere il più adatto in base all’ab-
bondanza di prede e all’assenza di fonti di disturbo.
Le uova sono in genere deposte tra marzo e apri-
le, con un’incubazione della durata di 43-45 giorni.
La schiusa di solito avviene entro la fine di maggio.
Ottima cacciatrice, l’aquila reale può predare una
grande varietà di animali; dai piccoli roditori fino ad
ungulati anche di qualche kg di peso e la caccia si
svolge in ambienti aperti, sia impervi che piani. Tut-
tavia, essendo anche opportunista non disdegna
eventuali carcasse.
12        Natura selvatica a2021
                             rischio in Italia                                 Giornata mondiale della fauna selvatica

        Il camoscio
        appenninico

     Nome scientifico: Rupicapra pyrenaica ornata                stro Paese: la sottospecie, endemica per il nostro
     Neumann, 1899                                               Appennino, è passata dalle poche decine di individui
                                                                 presenti agli inizi del ‘900 nell’allora Parco nazionale
     Habitat: ambienti d’alta quota (1.200 – 2.000 m             d’Abruzzo, ai circa 3700 animali oggi distribuiti tra
     s.l.m.) con praterie e pareti scoscese. In inverno, con     cinque diverse popolazioni. Questo in base agli ultimi
     abbondante neve, boschi più a valle                         censimenti disponibili, che parlano di una popolazio-
                                                                 ne in ripresa (quella madre del PNALM, da cui tutto è
     Areale di distribuzione: Italia centrale                    nato), di due popolazioni in ottima salute come quel-
                                                                 la del Parco nazionale della Majella (la più numerosa
     Situazione in Italia: sottospecie endemica dell’Ita-        oggi esistente) e quella del Parco Nazionale del Gran
     lia centrale è attualmente presente, con un numero          Sasso Monti della Laga, di una giovane popolazione
     di poco più di 3.700 individui complessivi, esclusi-        in espansione come quella dei Monti Sibillini ed una
     vamente nel territorio di 5 aree protette: i Parchi Na-     neocolonia, creata nell’ambito del progetto Life Co-
     zionali di Maiella, Gran Sasso e Monti della Laga,          ornata, che si sta consolidando nel Parco Regionale
     Abruzzo, Lazio e Molise, Monti Sibillini e Parco Re-        Sirente Velino.
     gionale Sirente Velino.                                     Per raggiungere questo risultato c’è stato bisogno
                                                                 del lavoro comune tra le aree protette, sostenuto
     Abitudini comportamento: erbivoro, le femmine               anche da Legambiente, ed i progetti Life finanziati
     e gli esemplari giovani vivono in branco, mentre i          dalla Commissione Europea; con il primo, realizzato
     maschi si allontanano intorno ai 2 anni, per farvi poi      tra il 2002 e il 2005 e il successivo, il Life Coornata,
     ritorno solo nel periodo della riproduzione. La sta-        realizzato dal 2010 al 2014 dalle aree protette sopra
     gione degli amori è a ottobre-novembre e, in questo         menzionate e da Legambiente e inserito tra i 27 mi-
     periodo, i maschi ingaggiano delle lotte per potersi        gliori progetti Life terminati e valutati nel 2015, si è
     accoppiare con più femmine. Maggio è il mese in cui         potuto raggiungere l’obiettivo di mettere in sicurezza
     vengono messi al mondo i piccoli. Le tipiche corna          la popolazione di camoscio nei parchi dell’appenni-
     sono presenti in entrambi i sessi e il mantello cambia      no centrale, andando ben oltre gli obiettivi propo-
     vistosamente di colore tra l’estate e l’inverno. È un       sti sul finire degli anni ‘80 da un gruppo di studiosi
     ungulato abituato a vivere in luoghi impervi, soprat-       che avevano lanciato l’obiettivo 2000-2000-2000,
     tutto pareti rocciose molto ripide, dove si ripara per      cioè avere una popolazione di almeno 2000 camo-
     sfuggire agli attacchi dei predatori. Se è allarmato        sci oltre i 2000 m di quota entro l’anno 2000. Se
     emette un tipico fischio di avvertimento.                   da un lato tale progetto ha dimostrato alle istituzio-
                                                                 ni locali ed Europee come, nel nostro Paese, la ge-
     Situazione attuale e scenari futuri: Una specie a           stione faunistica dei grandi mammiferi non si possa
     rischio di estinzione che, grazie ad interventi mirati di   riassumere solo in termini di criticità, ma anche di
     tutela, affrontando tutte le criticità che ne mettevano     esempi di buone pratiche in grado di essere effica-
     a rischio l’esistenza e grazie ad un impegno coordi-        ci e innovative (il progetto Coornata ha previsto che
     nato tra mondo scientifico, aree protette, associa-         fossero sperimentate in appennino tecniche innova-
     zioni e società civile, hanno raggiunto l’obiettivo di      tive di cattura e rilascio degli animali mai usate prima
     mettere in sicurezza quello che viene definito come         su questa entità faunistica), dall’altro ha permesso
     il camoscio più bello del mondo. Le consistenze nu-         anche di coinvolgere le popolazioni, le scuole e gli
     meriche delle popolazioni di camoscio appenninico           operatori economici dei parchi dell’appennino in un
     presenti oggi, tratteggiano il quadro di una storia di      percorso di adozione e di valorizzazione del brand
     successo per la conservazione della natura nel no-          del camoscio appenninico.
Natura selvatica a2021
                         rischio in Italia                                    Giornata mondiale della fauna selvatica       13

Da questo punto di vista importante è stato coin-              approfondimento, alla luce del rinnovato stato di
volgere le aree protette dell’appennino centrale in            conservazione della specie e dei nuovi scenari che
un’azione unitaria per la conservazione di una specie          i mutamenti climatici ci mettono di fronte quotidia-
selvatica utilizzando anche le aree faunistiche, rea-          namente. Lo si può fare ponendoci delle domande
lizzate dai parchi d’intesa con le comunità locali che         relative agli interventi ulteriormente utili a consolidare
hanno promosso nel 2016 la Carta di Farindola per              la ripresa numerica del camoscio in Appennino, an-
la tutela del camoscio appenninico, per esaltarne              dando a facilitare ad esempio l’espansione ad are-
ruolo e funzione, e procedere con decisione al ra-             ali vicinali a quelli che già ne vedono la presenza,
pido aggiornamento del Piano d’azione della specie             oppure individuarne degli altri ex novo in cui, una
risalente al 2001.                                             volta verificato lo stato di idoneità all’accoglienza, ef-
                                                               fettuare nuove immissioni al fine di realizzare nuove
La popolazione madre del PNALM si presenta oggi                colonie. Una seconda questione invece ci interroga
stabile e in equilibrio, con parametri vitali tipici di        sullo stretto legame che, a volte, si riscontra tra i
una popolazione storica. L’importanza delle azioni di          mutamenti climatici, il ritmo cui questi si realizzano
conservazione intraprese in questi anni è dimostrata           e le specie animali e vegetali che devono adattarsi
dalla ricolonizzazione e dalla rapida crescita osser-          ad esso.
vata in alcuni settori del Parco, dalla la stabilità nei       Da non dimenticare, infine, il contesto territoriale in
settori storici dell’areale e dalla disponibilità di habitat   cui sono stati portati avanti i progetti che ancora una
idonei anche nell’area contigua. Importante è stato            volta sottolineano l’importanza dell’Appennino e del-
ad esempio ridurre al minimo le fonti di disturbo nei          le sue aree protette come luogo di eccellenza per
periodi più delicati della vita del camoscio, azione           la conservazione di specie e habitat naturali e dove
portata avanti dal Parco anche con restrizioni tem-            le comunità locali hanno svolto un ruolo strategico
poranee sull’utilizzo di alcuni sentieri, una limitazione      ed importante nella conservazione di questo “amba-
che si è resa necessaria per salvaguardare una spe-            sciatore dei parchi” grazie alle aree faunistiche di cui
cie unica, simbolo della conservazione della natura            sono stati grandi protagoniste.
non solo nella regione di interesse per tutto il Paese.
Si aprono ora altri interessanti fronti di studio e di

Camoscio
foto di Antonio Antonucci
14         Natura selvatica a2021
                              rischio in Italia                                   Giornata mondiale della fauna selvatica

        Il gatto
        selvatico

     Nome scientifico: Felis silvestris silvestris Schre-          e non sottoposto a pressione come la persecuzione
     ber, 1777                                                     diretta dovuta alla caccia illegale, è in grado di ricon-
                                                                   quistare spontaneamente i propri habitat ottimali di
     Habitat: è un animale legato agli habitat forestali, in       vita.
     particolare ai boschi di latifoglie grazie alla protezione    È protetto in Italia dalla legge 157/92, è inserito tra le
     offerta dalla vegetazione. Esclude le aree di altitudine      specie di interesse comunitario che richiedono pro-
     elevata e i luoghi frequentati dall’uomo.                     tezione rigorosa oltre ad essere nell’allegato IV della
                                                                   Direttiva Habitat 92/43 CEE ed incluso nell’appen-
     Areale di distribuzione: il gatto selvatico europeo           dice II della CITES e nell’appendice II della Conven-
     abita le foreste dell’Europa occidentale, centrale e          zione di Berna (conservazione della vita selvatica e
     orientale. Diffuso, per quanto riguarda l’Italia, a livello   dell’ambiente naturale in Europa). La presenza del
     peninsulare e in Sicilia, in Sardegna è presente inve-        gatto selvatico conferma il buono stato dell’ecosiste-
     ce con una diversa sottospecie                                ma, mantenuto anche grazie ai Parchi. Nel PNALM
                                                                   è stata infatti riscontrata la presenza del gatto selva-
     Situazione in Italia: si tratta del felino selvatico          tico tanto all’interno dell’area protetta tanto nei terri-
     maggiormente diffuso in Italia nonostante sia raro ed         tori dei comuni immediatamente limitrofi. All’interno
     estremamente elusivo. Non si hanno numeri precisi             dei confini del Parco, l’ibridazione con il gatto do-
     degli individui presenti sul territorio italiano. Alcune      mestico (Felis silvestris catus) rappresenta una cau-
     stimano parlano di un migliaio di esemplari, con una          sa di rischio per la conservazione della sottospecie.
     popolazione comunque in presunta crescita. In con-            Infatti, attualmente la maggior minaccia per il gatto
     dizioni ottimali come tipo di habitat e abbondanza di         selvatico è costituita dall’ibridazione con il gatto do-
     prede, la densità tipica è di tre individui ogni 10 km        mestico: appartenendo entrambi alla stessa specie,
     quadrati.                                                     sono interfecondi dando luogo a prole fertile. Se in
                                                                   natura esistono normalmente barriere ecologiche e
     Abitudini comportamento: schivo e solitario, an-              comportamentali che limitano l’insorgere di incroci,
     che quando vive in coppia tende a mantenere la                in altri contesti come quelli antropizzati o di nuova
     propria individualità. Il gatto selvatico ha abitudini        colonizzazione possono avvenire accoppiamenti tra
     soprattutto crepuscolari-notturne, rimanendo na-              individui delle due sottospecie, con introgressione di
     scosto durante il giorno in cavità degli alberi, tane         geni del domestico nel patrimonio genetico selvatico,
     abbandonate e anfratti rocciosi. Difende il proprio           il che porta ad una perdita della sua identità geneti-
     territorio depositando feci e rilasciando marcature           ca. Appare evidente quindi che il tema della corretta
     odorose tramite l’urina. Animale carnivoro, ha nei ro-        gestione dei domestici e della responsabilizzazione
     ditori e piccoli mammiferi le prede predilette. È anche       dei proprietari tramite una maggiore consapevolez-
     predatore opportunista che non disdegna, all’occor-           za delle conseguenze di un’errata tenuta dei propri
     renza, anfibi, insetti e uccelli. Si riproduce una volta      animali, è sicuramente centrale per la sopravviven-
     l’anno e durante il periodo degli amori, che va da            za di questa sottospecie. Altre minacce riguardano
     gennaio a marzo, si intensifica l’attività di marcatura       la distruzione, il degrado e la frammentazione degli
     dell’ambiente circostante allo scopo di richiamare le         habitat, l’esposizione a sostanze chimiche agricole
     femmine in calore e allertare possibili rivali.               tossiche e l’uso di bocconi avvelenati, gli incidenti
                                                                   stradali, la trasmissione di malattie da parte dei gatti
     Situazione attuale e scenari futuri: Il gatto selva-          domestici e la persecuzione diretta per il commercio
     tico è una specie poco conosciuta la grande pubbli-           della loro pelliccia, minaccia diminuita nel nostro Pa-
     co per il fatto che è estremamente difficile incontrarlo      ese ma ancora presente in stati esteri.
     in natura. Va però osservato che se non disturbato
Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                   Giornata mondiale della fauna selvatica         15

   Il lupo
   appenninico

Nome scientifico: Canis lupus italicus Altobello,            diretta e indiretta, quando l’areale residuo della spe-
1921                                                         cie era limitato a poche aree isolate degli Appennini,
                                                             a partire dagli anni ‘70 ha iniziato ad ampliare pro-
Habitat: boschi montani e collinari, praterie                gressivamente il proprio areale distributivo, espan-
                                                             dendosi su tutta la catena appenninica, ripopolando
Areale di distribuzione: indigeno della penisola ita-        l’areale pregresso e colonizzando, naturalmente, an-
liana e diffuso anche in buona parte della Francia,          che nuove aree, arrivando oramai fino alle Alpi. Tutto
Svizzera e Spagna nordorientale                              questo si è realizzato grazie alla normale resilienza
                                                             della specie favorita da una serie di fattori concomi-
Situazione in Italia: la popolazione di lupo in Italia è     tanti: l’introduzione di un regime legale di protezione,
strutturata in due componenti, connesse biologica-           l’abbandono delle campagne, l’aumento della co-
mente ma diverse sul piano ecologico e gestionale:           pertura forestale e delle popolazioni di prede naturali
quella alpina e quella appenninica. Mentre la popo-          e il lavoro compiuto dalle aree protette che hanno
lazione alpina ha un aspetto transfrontaliero essen-         ben saputo utilizzare le norme comunitarie (direttiva
do in continuità demografica, genetica ed ecologica          habitat), oltre alle risorse disponibili (bandi Life, etc..)
con i lupi delle Alpi francesi e svizzere, la popola-        per sfruttare al meglio le conoscenze scientifiche sul-
zione appenninica è invece totalmente compresa sul           la specie abbastanza diffuse nel nostro Paese e per
territorio italiano. La popolazione appenninica è in         rafforzare le azioni di tutela nei territori di loro com-
realtà quella che ha dato origine a gran parte di quel-      petenza.
la alpina, almeno nella parte occidentale e centrale,        Il lupo appenninico è un elemento fondamentale de-
mentre da oriente sono arrivati, dalla Slovenia, lupi        gli ecosistemi naturali del nostro Paese e le esigenze
europei che di recente si sono “ricongiunti” a quelli        ecologiche di questa specie comprendono ampie
alpini di origine appenninica.                               aree di habitat idonei e popolazioni abbondanti di
                                                             prede naturali (le aree appenniniche e quelle protette
Abitudini e comportamento: carnivoro. Si ciba in             in particolare). La conservazione di popolazioni vitali
prevalenza di fauna selvatica (ungulati in particola-        del lupo, quindi, determina effetti positivi sulla diver-
re) essendo un predatore generalista ma, grazie al           sità biologica e sugli ambienti naturali. La specie è
suo comportamento “opportunista” la sua dieta può            strettamente protetta dall’attuale quadro normativo
essere molto variabile con frutta, micromammiferi,           nazionale (L. 157/92, D.P.R. 357/97) ed internazio-
carcasse di animali morti e addirittura rifiuti di origine   nale. In alcuni contesti però, il lupo causa rilevan-
antropica. Al contrario di molti altri carnivori europei     ti problemi gestionali, principalmente per l’impatto
che sono animali solitari, il lupo è invece un animale       predatorio esercitato sul patrimonio zootecnico ed
dalle abitudini fortemente sociali che vive in branchi       i conflitti che ne derivano possono essere all’origine
di dimensioni variabili. Tutti i membri del gruppo co-       del diffuso bracconaggio, una delle principali cause
operano ad esempio nella caccia, nell’allevamento            di mortalità della specie in Italia che, in alcune aree
dei cuccioli e nella difesa del territorio. Le cause di      critiche, assume un particolare livello di pericolosità
mortalità sono soprattutto dovute al bracconaggio,           per la specie. Sebbene la situazione sia migliorata in
veleni, trappole, malattie, incidenti stradali.              alcuni contesti, la presenza della specie causa an-
                                                             cora alcuni disagi e ostilità tra le comunità locali, e
Situazione attuale e scenari futuri: In Italia il lupo       il conflitto con il settore zootecnico risulta una pro-
Canis lupus italicus, dopo essere arrivato alla soglia       blematica attuale che necessita di essere ulterior-
dell’estinzione nella seconda metà del secolo scorso         mente gestita tramite metodiche standardizzate e
a causa principalmente della persecuzione umana              condivise e già sperimentate in molte aree protette,
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                              rischio in Italia                                    Giornata mondiale della fauna selvatica

     come dimostra il successo del progetto Wolfnet che             bile ai vari ambienti presenti nel Parco, dal bosco alle
     ha codificato la gestione integrata del lupo nel con-          praterie spaziando anche tra i diversi livelli latitudinali.
     testo appenninico. Rispetto alle effettive capacità di         Non sono disponibili dati quantitativi affidabili relati-
     contrasto di tali attività illegali, le professionalità e le   vamente all’incidenza delle diverse cause di morta-
     metodiche investigative necessitano certamente di              lità sulla dinamica di popolazione del lupo. Tuttavia,
     un processo di implementazione, di un incremento               i maggiori esperti italiani in materia concordano che
     dell’efficacia e coordinamento, tali da garantire una          i principali fattori limitanti per la specie sono: il brac-
     maggiore tutela della specie e un clima culturale sfa-         conaggio (che annualmente si ritiene determini una
     vorevole all’attecchimento di queste pratiche perse-           perdita compresa tra il 10 ed il 20% della complessi-
     cutorie che ancora persistono.                                 va popolazione di lupi); i conflitti con gli allevatori ed
     Lo spostamento verso nord della specie ha fatto sì             i cacciatori (causa principale del bracconaggio, che
     che oggi anche il PNGP fosse interessato dalla sua             si estrinseca che con l’utilizzo di veleni e trappole);
     presenza. In particolare, nel Parco il lupo è costante-        la competizione e l’incrocio con i cani vaganti (che
     mente monitorato a partire dai 5 anni successivi il suo        determina numerosissimi casi di ibridazione). Malat-
     arrivo (avvenuto presumibilmente una decina di anni            tie e incidenti stradali sono ulteriori cause di mortali-
     fa) e, sotto osservazione e studio sono in particolare         tà. Altri fattori di minaccia (perdita e frammentazione
     i rapporti tra questo carnivoro e il camoscio alpino.          dell’habitat, disturbo antropico, fattori demografici,
     E, sebbene in una prima fase, le interazioni con gli           forma e frammentazione dell’areale) sono conside-
     animali domestici siano risultate abbastanza incisi-           rati di secondaria importanza. Da un’indagine con-
     ve, oggi si assiste al contrario ad una regressione            dotta da Legambiente risulta che nel 2020 almeno
     di tale interazione e quindi dell’impatto sulle attività       82 lupi sono morti per diverse cause (investimenti:
     antropiche. Nel PNALM invece, il lupo è stabilmente            54; atti di sicuro bracconaggio: 18; cause naturali: 7;
     presente e in espansione un po’ come avviene per la            causa incerta: 3) mentre le morti registrate nel 2021
     gran parte del contesto Appenninico, che ha visto da           sono state 62 (investimenti: 42; causa incerta: 7;
     sempre una naturale presenza di questo predatore.              cause naturali: 4, atti di sicuro bracconaggio: 9 uni-
     Presente nell’area protetta con una consistenza di             formemente distribuiti tra nord e sud).
     poco meno di una decina di branchi, è molto adatta-

     Lupo
     foto di Dario Favre
     Archivio PNGP
Natura selvatica a2021
                        rischio in Italia                                  Giornata mondiale della fauna selvatica       17

   L’orso bruno
   marsicano

Nome scientifico: Ursus arctos marsicanus Alto-              mortalità sono essenzialmente bracconaggio, inve-
bello, 1921                                                  stimenti stradali e ferroviari, avvelenamento, infezioni
                                                             trasmesse dal bestiame.
Habitat: aree montuose, faggete e quercete, aree
di fondovalle                                                Situazione attuale e scenari futuri: l’orso Ursus
                                                             arctos marsicanus presente da sempre negli Appen-
Areale di distribuzione: Italia centrale                     nini centrali è stato caratterizzato da un lungo perio-
                                                             do di isolamento che ha portato la piccola popola-
Situazione in Italia: questa sottospecie, differen-          zione marsicana a differenziarsi come sottospecie,
ziata geneticamente dall’orso delle Alpi (Ursus ar-          considerata quindi come unità evolutiva e conserva-
ctos arctos), si trova esclusivamente in Appenino            zionistica a sé stante. Mentre l’orso sulle Alpi conta
rappresentando un endemismo dell’Italia centrale.            circa un centinaio di individui, in aumento numerico
Le maggiori densità si trovano nel Parco Nazionale           e in espansione geografica, l’orso bruno marsicano
d’Abruzzo Lazio e Molise e nei territori limitrofi.          conta circa 50-55 individui, la maggior parte dei quali
                                                             concentrata nel PNALM, con popolazione staziona-
Abitudini comportamento: per oltre l’80% la die-             ria ma in leggera espansione geografica.
ta è costituita da vegetali (radici, tuberi, frutta, bac-    Solo durante il letargo, sempre meno lungo anche
che…). Le proteine animali sono integrate con piccoli        a causa dell’impatto climatico che interferisce con
animali (vertebrati e invertebrati). Raramente assume        l’etologia della specie, quando gli orsi vanno in iber-
atteggiamenti predatori verso mammiferi di più gran-         nazione questi mammiferi ritrovano anche il loro
di dimensioni (ungulati), non disdegnando carcasse           momento di pace mediatica che altrimenti li accom-
rinvenute e miele. Mammifero estremamente schivo             pagna durante il resto della stagione. Infatti, anche
e dalle abitudini prevalentemente notturne. Si trat-         per la conservazione dell’orso bruno persiste una
ta di animali solitari, piuttosto territoriali. Spesso (in   forte emotività nell’opinione pubblica che, attraverso
particolare i maschi) compiono spostamenti anche             comportamenti non sempre razionali che si muovo-
di grossa entità. Alcuni individui possono mostrare          no spesso sull’onda dell’emozione provocata da ag-
una certa acquisita confidenzialità con l’uomo, nel          gressioni (vere o presunte), induce spesso i decisori
frequentare, alla ricerca di cibo, stalle o zone abita-      politici a mettere in atto interventi sbagliati. Le mi-
te: i pochi orsi confidenti, tuttavia, non hanno mai         nacce dirette per l’orso sembrano derivare, in molti
mostrato alcuna aggressività nei confronti dell’uo-          contesti, dalla scarsa accettazione sociale e dai ri-
mo, pur destando occasioni di preoccupazione e,              flessi sociali e politici che questa genera e che “giu-
a volte, di conflitto con la popolazione locale. Du-         stifica” proprio il ricorso al bracconaggio, limitando le
rante l’inverno, in relazione al variare del fotoperio-      strategie di conservazione che dovrebbero portare a
do, vanno in tane accuratamente scelte, entrando             migliorare il suo patrimonio genetico e garantire un
in latenza per un periodo di tempo variabile, anche a        futuro alla popolazione stessa rimasta isolata.
seconda delle condizioni climatiche. Per tale motivo         Sicuramente la popolazione di orso bruno marsica-
nel periodo estivo ed autunnale si nutrono abbon-            no rappresenta una delle unità di interesse conser-
dantemente per immagazzinare riserve di grasso da            vazionistico delle specie più a rischio di estinzione
sfruttare durante il periodo di inattività. Presente in      in Europa, con il suo areale quasi completamente
Italia con 50-55 individui, con popolazione staziona-        relegato all’interno di uno dei parchi nazionali più an-
ria ma in leggera espansione geografica. Le cause di         tichi d’Italia. Nonostante ciò, anche qui si continuano
18        Natura selvatica a2021
                             rischio in Italia                                 Giornata mondiale della fauna selvatica

     a registrare casi certi di mortalità di origine antropica   elusività) che hanno determinato da un lato un cre-
     ogni anno (anche solo pochi individui, 2-3 per anno         scente livello dei danni, dall’altro un rilevante allarme
     su una popolazione complessiva di 50-60 individui           sociale sebbene non sia mai stato registrato alcun
     ha una grandissima incidenza). Avvelenamento, lac-          attacco diretto all’uomo da parte di orsi marsicani,
     ci, uccisione diretta intenzionale, collisioni con auto e   nonostante alcune notizie strumentalmente fatte cir-
     treni, uccisione accidentale durante le attività di cac-    colare.
     cia al cinghiale sono tra le casistiche più diffuse cui     Per la conservazione dell’orso bruno marsicano si
     vanno aggiunte le infezioni trasmesse dal bestiame          fa riferimento al Patom (Piano d’azione per la tutela
     e la perdita di habitat idoneo che, per l’orso bruno in     dell’orso bruno marsicano) promosso dal Ministero
     generale, è fattore di minaccia più preminente che          dell’Ambiente e sottoscritto dalle Regioni, le aree
     non per il lupo. Se la mortalità indotta dall’uomo rap-     protette dell’appennino centrale e le associazioni
     presenta indubbiamente la principale minaccia alla          ambientaliste. Attualmente l’areale della popolazio-
     persistenza di questo importante nucleo, vanno poi          ne di orso bruno marsicano si estende all’interno
     ovviamente aggiunti anche i casi di mortalità dovuti a      del territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e
     cause naturali. Il bracconaggio intenzionale dell’Orso      Molise mentre, nelle aree periferiche, solo periodica-
     bruno marsicano è da mettere in relazione a diversi         mente si registra la presenza di individui erratici con
     fattori di conflitto tra la sua presenza e l’uomo, so-      densità estremamente contenute in particolare tra le
     prattutto legati alle interazioni con la zootecnia, l’a-    aree protette dell’appennino centrale. La strategia
     gricoltura e la caccia. Danni denunciati hanno riguar-      Patom, ad oggi, risulta inadeguatamente gestita dal
     dato il bestiame domestico, pollame, apiari, coltivi        Ministero e dalle Regioni, sia per una mancanza di
     ed alberi da frutta e, nonostante il livello ridotto di     azione politica condivisa che ha generato conflitti tra
     tali danni, va tuttavia evidenziato come negli ultimi       le istituzioni interessate, che per la mancanza di inve-
     anni si siano verificati casi di orsi con comportamen-      stimenti finanziari adeguati a supportare le difficoltà
     ti anomali di assuefazione all’uomo con il fenomeno         emerse.
     anche dei cosiddetti orsi problematici e confidenti
     (animali che hanno perso il loro naturale senso di

     Orso
     foto di Valentino Mastrella
     Archivio PNGP
Natura selvatica a2021
                         rischio in Italia                                   Giornata mondiale della fauna selvatica        19

   La scarpetta
   di Venere

Nome scientifico: Cypripedium calceolus L, 1753               Convenzione di Berna, nell’allegato II della Diretti-
                                                              va Habitat ed è tutelata dalla CITES. Gli interventi di
Habitat: sottoboschi umidi e freschi di latifoglie, co-       conservazione non sono semplici in quanto la mol-
nifere e faggete prediligendo terreni calcarei o rara-        tiplicazione in vivo di questa pianta è estremamente
mente ghiaie.                                                 difficile. Per questo motivo ogni fioritura naturale vie-
                                                              ne monitorata in maniera accurata ed è sempre sa-
Areale di distribuzione: la specie è presente                 lutata come un vero e proprio successo. Il progetto
dall’Europa all’Asia. In Italia in tutto l’arco alpino e in   Life Floranet, in collaborazione con l’Università del-
poche stazioni appenniniche.                                  la Tuscia, è però recentemente riuscito a riprodurre
                                                              con successo in vitro l’orchidea. Altri tipi di interven-
Situazione in Italia: è maggiormente diffusa nell’ar-         to messi in campo sono quelli dell’intervento diretto
co alpino (presente anche nel PNGP però con po-               in situ procedendo ad un’impollinazione manuale dei
che stazioni). In appennino la ritroviamo in Maiella in       fiori, come supporto a quella naturale da parte degli
un’unica località con una popolazione costituita da           insetti pronubi.
poche decine di individui, e nel PNALM in un numero           La pressione turistica è una minaccia per la specie,
maggiore di stazioni ed una popolazione più consi-            in particolare per le stazioni più sensibili in quanto
stente con alcune centinaia di esemplari.                     maggiormente fruibili di turisti, soprattutto nel caso
                                                              di un turismo di massa poco informato. Rientrano
Caratteristiche: pianta alta fino a 50 cm con 3-4             in questa casistica comportamenti come il transito
foglie abbraccianti il fusto e 1 o 2 grandi fiori, è la più   su sentieri con mezzi motorizzati, posteggi auto su
grande e vistosa orchidea presente in Italia. Il labello      prati, passaggi fuori sentiero, ippovie e percorsi di
del fiore, giallo, è rigonfio e ricorda una pantofola, da     cicloturismo non concordati. È però la raccolta indi-
cui il nome comune della specie che è conosciuta,             scriminata il primo e più grande fattore di rischio per
tra l’altro, anche con il nome di “pianella della Ma-         la Scarpetta di Venere: I fiori della specie sono tanto
donna”. Presenta una radice a rizoma orizzontale              vistosi da renderla la più minacciata orchidacea ita-
che si espande a tappeto. La fioritura è tra maggio           liana a causa della raccolta eccessiva. Nonostante,
e luglio e si riproduce per impollinazione entomofila         infatti, lo stato di protezione della specie, il divieto di
tramite quindi insetti pronubi (impollinatori) che, stri-     raccolta della flora spontanea in tutte le aree protette
sciando contro gli stami e caricandosi di polline, ne         (in Appennino le stazioni conosciute si trovano infatti
favoriscono la diffusione.                                    all’interno di Parchi, come nel PNALM) e le azioni
                                                              di sorveglianza, la raccolta o il danneggiamento dei
Situazione attuale e scenari futuri: Sebbene non              fiori sono comunque praticate. Ulteriore minaccia è
sia a rischio di estinzione a livello globale, in Italia è    rappresentata poi dall’evoluzione dinamica della ve-
invece specie fortemente minacciata e il suo stato            getazione che determina un aumento della compo-
di conservazione è ancora più critico a livello loca-         nente arbustiva e arborea con conseguente chiusura
le. Riguardo lo stato di conservazione, Cypripedium           delle radure. Tra le specie maggiormente sensibili a
calceolus è inserita nella Lista Rossa nazionale come         questo fenomeno sono proprio le specie che soffro-
“LC”, nelle Liste Rosse Regionali delle piante d’Italia       no una copertura totale della vegetazione, come la
come “vulnerabile”, nell’Atlante delle specie a rischio       Scarpetta di Venere.
di estinzione in Italia, è inclusa nell’allegato I della
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                              rischio in Italia                                   Giornata mondiale della fauna selvatica

        Lo stambecco

     Nome scientifico: Capra ibex ibex L. 1758                     versa e variabile in diverse stagioni, giochi un ruolo
                                                                   importante in questa separazione: maschi e femmi-
     Habitat: praterie d’alta quota e pareti rocciose, al di       ne si nutrono di specie diverse e la dieta segue le
     sopra della linea degli alberi.                               disponibilità stagionali dei pascoli.

     Areale di distribuzione: è presente in tutto l’arco           Situazione attuale e scenari futuri: la fragilità di
     alpino, ma solo la popolazione del PNGP è l’unica a           questa specie simbolo del PNGP, che l’ha messa in
     non essere mai scomparsa in tempi storici. Tutte le           passato in serio rischio di estinzione, è di carattere
     altre attuali popolazioni, infatti, sono frutto di reintro-   genetico. Infatti, il “collo di bottiglia” subito da que-
     duzioni o di nuove introduzioni.                              sto animale, termine riferito geneticamente a questo
                                                                   fenomeno dovuto al forte restringimento numerico a
     Situazione in Italia: lo stambecco alpino ha rischia-         causa della persecuzione diretta subita, è un evento
     to l’estinzione alla fine del XIX secolo con l’avvento        che tipicamente ha importanti conseguenze sulla va-
     delle armi da fuoco e per motivi venatori (meno di            riabilità genetica. Infatti, la perdita della variabilità ge-
     100 individui sopravvivevano sul massiccio del Gran           netica porta alla perdita anche del potenziale adatta-
     Paradiso alla fine del 1800), salvandosi solo nelle valli     tivo, quindi della capacità degli individui di adattarsi
     che oggi compongono il PNGP. Qui la sua presenza              a cambiamenti che avvengono nell’ambiente. Non
     non ha mai avuto interruzioni grazie alla istituzione,        solo, ma anche la riduzione della capacità del siste-
     nel 1856, della Riserva reale di caccia del Gran Pa-          ma immunitario di rispondere all’attacco di patogeni
     radiso e successivamente del Parco Nazionale. Oggi            può essere messo in relazione ad una riduzione della
     nel Parco lo stambecco è uniformemente presente               variabilità genetica. In quest’ottica si può inquadrare
     con circa 2.900 esemplari, su un totale stimato su            l’osservata insorgenza, negli ultimi anni, di epidemie
     tutto l’arco alpino (quindi non solo in Italia che co-        in alcune colonie. Infatti, se gli individui sono molto
     munque detiene una parte cospicua del totale) di              diversificati tra loro a livello genetico, in caso di arrivo
     circa 55.000 individui.                                       nella popolazione di un agente patogeno sarà mag-
                                                                   giore la probabilità che vi sia qualche individuo in
     Abitudini comportamento: caratterizzato da cor-               grado di resistere all’infezione o di guarire, potendo
     na permanenti, caratteristica distintiva della famiglia       poi trasmettere anche alla progenie questo caratte-
     dei bovidi cui appartiene, lo stambecco ha una dieta          re. In caso di bassa o nulla variabilità tali probabilità
     costituita esclusivamente di erba fresca nella stagio-        sono poche, con possibili effetti letali per la popola-
     ne estiva, che viene poi completata con germogli,             zione. Proprio per indagare su questi aspetti il Parco,
     arbusti, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni.     in collaborazione con enti di ricerca all’avanguardia
     Animale forte e possente in grado di coprire grandi           nel campo delle analisi genetiche e della genetica
     distanze e di arrampicarsi su pareti scoscese dimo-           di conservazione, ha avviato un progetto di ricerca
     strando quindi anche incredibile agilità a dispetto           per comprendere le connessioni tra genetica e re-
     della mole, è molto resistente ai rigidi inverni anche        sistenza alle malattie. Studi come questo su vasta
     se non è un animale adattato alle abbondanti nevi-            scala si affiancano poi ai monitoraggi che, su questa
     cate. Animale gregario, presenta branchi di maschi            specie target, comprende ovviamente una serie sto-
     che restano separati da quelli delle femmine riunen-          rica di censimenti, e anche azioni dirette sul territorio
     dosi tra loro solo nel periodo riproduttivo. Recenti          che completano un impegno per la protezione e la
     studi dimostrerebbero come la composizione della              conservazione di questa specie molto diversificato.
     dieta dei maschi e delle femmine, estremamente di-            Sempre più studiate sono, recentemente, anche le
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