N.V. (BIT: CPR) Davide Campari Milano - A cura di - Stock Brothers
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
SCENARIO: • Davide Campari Milano N.V. è il 6° più grande gruppo produttore di premium spirits al mondo • Le azioni della società sono incluse nell'indice FTSE MIB e quotate alla Borsa di Milano con il ticker «CPR». • Il Gruppo possiede un portafoglio di più di 50 brand • Campari opera in ben 120 paesi diversi
INDICE: 1. MODELLO DI BUSINESS 2. STORIA 3. SETTORE 4. BILANCI 5. AZIONE 6. PROSPETTIVE FUTURE E FATTORI DI RISCHIO 7. VALUTAZIONI INGRESSO 8. CONCLUSIONI
1. MODELLO DI BUSINESS Davide Campari Milano N.V. è uno dei di maggiori marchi a livello globale nel settore degli spirit, con un portafoglio di oltre 50 marchi, sia premium che super premium, che si estendono tra brand a priorità globale, regionale e locale. A livello globale i brand più importanti sono Campari, Aperol, Appleton Estate, SKYY, Wild Turkey e Grand Marnier. Il gruppo si trova alla sesta posizione, per importanza, nell’industria degli spirit di marca e ha una rete di distribuzione su scala globale, che raggiunge oltre 190 Paesi nel mondo, con una maggior concentrazione in Europa e in America. Più in alto di posizione, troviamo Diageo, Pernod Ricard, Bacardi Ltd, Brown-Forman e Beam Suntory. Il gruppo svolge le attività di imbottigliamento internamente nei mercati USA e australiani, inoltre ha incrementato i propri impianti manifatturieri dagli 8 del 2004 ai 22 attuali.
1.1 MODELLO DI BUSINESS La strategia di crescita di Campari Group combina una crescita di tipo organico, attraverso una solida costruzione del brand, con acquisizioni che creino valore per gli azionisti. • Spingere su una crescita più veloce • Ricercare acquisizioni in mercati per le priorità globali e incubare le dove il gruppo campari controlla priorità regionali con marketing, la distribuzione; innovazione e brand building di • Acquisire brand locali con un alto livello; buon capitale netto, così da • Generare una crescita stabile nelle costruire nuove piattaforme di priorità locali chiave attraverso distribuzione; rinnovamenti periodici; • Identificare brand specifici con • Fare leva su una disciplina di costo un buon capitale netto e forte rigorosa, volta a reinvestire i potere di mercato risparmi in brand building • Mantenere una disciplina strategici; finanziaria rigorosa • Sviluppare la presenza del gruppo in mercati ad alto potenziale.
1.2 MODELLO DI BUSINESS Il Gruppo Campari si concentra sulla crescita esterna nell’ambito degli «Spirits», bevande alcoliche, e il pensiero strategico è guidato dal desiderio di accrescere la massa critica in mercati chiave.
1.3 MODELLO DI BUSINESS Le 6 Global Priorities del Gruppo Campari sono Grand Mariner, Aperol, Campari, Appleton Estate, Wild Turkey e Skyy. • Grand Marnier produce liquori, nati dalla combinazione dei migliori cognac della Francia ed essenze di arance esotiche. • Aperol produce il famosissimo aperitivo con un basso contenuto alcolico, largamente consumato in Italia e che sta diventando un fenomeno globale. • Campari è il classico bitter, usato per realizzare il famosissimo drink Negroni. • Appleton state produce un rum di qualità premium, con ingredienti provenienti dalla Giamaica e con una storia antichissima • Wild Turkey è un’icona Americana, produce whiskey eccellenti e vincitori di premi • Skyy è una Vodka statunitense (San Francisco), prodotta con grano proveniente dal midwest americano e acqua filtrata. La Mission del Gruppo Campari è essere la più grande azienda nell’industria degli alcolici, costruendo brand iconici e generando ricavi superiori, insieme agli appassionati e amanti del Campari. Il brand si fonda su quattro parole chiave, Passione, Integrità, Pragmatismo e Insieme.
2. STORIA La società viene fondata da Gaspare Campari il quale, nel 1860, avvia a Milano una distilleria, a cui poi seguirà l’apertura del famoso Caffè Camparino nella Galleria Vittorio Emanuele II. Nel 1860 il figlio Davide Campari subentra al padre e decide di dare una spinta decisiva alla società dal punto di vista dello sviluppo industriale, aprendo nel 1904 diversi stabilimenti a Sesto San Giovanni e dividendo la produzione tra il Bitter e il Cordial. Nel 1920 viene trasformata in Davide Campari & C. Decisiva fu l’efficace campagna pubblicitaria fatta per il Campari Soda a cura di alcuni artitsti futuristi. Nel 1943 il fratello di Davide e il nipote trasformano la società in Davide Campari S.p.a.. Negli anni settanta e ottanta c’è una continua espansione della società, caratterizzata soprattutto per l’espansione all’estero. Nel 1982, l’ultima erede della famiglia Campari, Angiola Maria Migliavacca, vende la Davide Campari – Milano a Erinno Rossi e Domenico Garavoglia che ne diventano proprietari. Dal 1995 l’azienda intraprende una politica di sviluppo societario attraverso circa 20 acquisizioni di altri operatori del settore, tra cui i seguenti: Bols, con i marchi Crodino, Cynar, Lemonsoda, Oransoda, Biancosarti e della licenza per la produzione e commercializzazione in Italia dello Jaegermeister; le attività della Barbero 1891, con Aperol, Aperol Soda, Mondoro, Barbieri e Serafino; una quota di minoranza di Skyy Spirits LLC poi interamente acquisita nel 2009 e rinominata Campari America; la proprietà del marchio Zedda Piras.
2.1 STORIA A questo bisogna aggiungere la stipula di accordi e di licensing o di distribuzione esclusiva di prodotti di proprietà di terzi, come ad esempio la distribuzione di The Lipton fino al 2006. Nel 2001 si quota sulla borsa di Milano. Nel 2005 viene aperto l’impianto di Novi Ligure, nel 2009 acquista Wild Turkey e nel 2012 acquista Lascelles, leader del rum in Giamaica. Nel 2014 Campari acquisisce interamente Fratelli Averna, produttrice dell’omonimo amaro e dei marchi Braulio e Frattina. Nel 2016 Campari stipula un accordo con la famiglia che controlla la società titolare del marchio Grand Marnier, per rilevarne il 17,19% e lanciare un’Opa. Nel 2017 il Gruppo vende Lemonsoda, Oransoda e il marchio Crodo a Royal Unibrew per €80 milioni. Lo stesso anno rileva per €52,5 milioni il Cognac Bisquit dal gruppo australiano Distell. Nel 2019 il gruppo annuncia di aver trovato un accordo con Baron Philippe de Rothschild S.A. per rilevare il suo distributore sul mercato francese e l’acquisto viene perfezionato nel 2020, cambiando il nome della società acquisita in Campari France Distribution
3. SETTORE: Mercato di riferimento Il settore è quello delle bevande alcoliche. Campari, essendo un gruppo con molti prodotti è in grado di penetrare nei differenti segmenti di mercato, partendo dagli aperitivi, passando per i cocktail e arrivando ai liquori e Whiskey. Considerando i dati di fine 2019, quando la pandemia ancora non era entrata nelle nostre vite, gli aperitivi in Italia avevano registrato un aumento dell’8,98% a valore e del 6,43% sui volumi. Il comparto tuttavia era diviso in due, se gli aperitivi alcolici crescevano dell’11,77% a valore e dell’11,42% a volume, quelli analcolici segnavano un -3,14%. A valore e -6,16% sui volumi. E ora? Nel 2020 l’acquisto di alcolici online è più che raddoppiato, secondo un’indagine di Idealo lo scorso anno le ricerche sono aumentate del 110,2% rispetto al 2019. A crescere maggiormente sono stati i giovani nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni (+209,2%), seguiti dagli adulti tra i 35 e i 44 anni (+91,2%) e tra i 25 e i 34 anni (+88,8%). Anche nella fascia degli over 65% abbiamo assistito ad una crescita dell’interesse. A livello territoriale le regioni dove l’interesse per l’acquisto di alcolici online è cresciuto maggiormente sono il Molise, oltre +200%, Friuli Venezia Giulia, +196,2% e la Basilicata + 191,1%. Sempre secondo l’indagine, tra le diverse categorie di prodotto nell’ultimo anno si è assistito a un vero e proprio boom di interesse nei vini (+446%), seguiti da cognac e brandy (+247%) e vodka (+242,7%)
3.1 SETTORE: Mercato di riferimento Dal grafico a lato possiamo osservare come negli ultimi anni il consumo di «altri alcolici», principalmente alcolici di gradazione superiore a vino e birra, come i prodotti del Gruppo Campari, sia aumentato più che proporzionalmente rispetto alle altre due tipologie. Dando un’occhiata ai dati Istat di un anno fa possiamo vedere come negli ultimi anni ci sia stato un calo dei consumatori di vino abituali (anche moderati) a vantaggio del consumo sporadico, con un maggior numero di consumatori di sesso maschile rispetto al sesso femminile.
3.2 SETTORE: Mercato di riferimento Ad ulteriore conferma di questo trend crescente nei consumi di alcolici di gradazione superiore, possiamo vedere nella tabella come il consumo «altri alcolici» sia cambiato nell’ultimo ventennio. Volendo puntualizzare, considerando il consumo aggregato di donne e uomini, il consumo di vino è diminuito dello 0,24% annuo composto, dunque una decrescita, mentre il consumo di birra è cresciuto dello 0,33% CAGR. Gli altri alcolici hanno avuto un aumento dei consumi più del doppio rispetto alla birra, pari allo 0,76% CAGR.
3.3 SETTORE: Mercato di riferimento Poniamo ora lo sguardo sul mercato statunitense, che sembrerebbe avere tutte le carte in regola per essere fiorente per le bevande alcoliche. Secondo un report di aprile 2020 del «National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism», il consumo di alcol degli americani ha raggiunto i 7.8 miliardi di galloni (29.5 miliardi di litri) nel 2018. Gli statunitensi consumano 6.3 miliardi di galloni di birra, 900 milioni di galloni di vino e 570 milioni di galloni di spirits (superalcolici).Come paese gli americani bevono una media di 8,89 litri di alcol all’anno pro capite, che ammonta circa a 501 drink standard all’anno. Se dovessimo ordinare gli stati per galloni di alcol consumati, al primo posto troveremmo la California (81,2 milioni) seguita dal Texas (51,8 milioni), Florida (47 milioni), New York (36,3 milioni), Illinois (25,2 milioni), etc…
3.4 SETTORE: Mercato di riferimento
3.5 SETTORE: Provenienza Come precedentemente anticipato il Gruppo Campari opera in 190 paesi, dato che ci dimostra un’ottima diversificazione per area geografica. Questa suddivisione territoriale però non è omogenea, dando uno sguardo alle vendite nette del 2020 possiamo osservare come la più grande fetta derivi dagli Stati Uniti, con il 28.9%, mentre al secondo posto troviamo l’Italia con il 18.4%. Considerando invece come fattore di discriminazione le vendite nette, vediamo come le priorità globali compongono il 58% della voce, mentre le priorità regionali sono il 16%, le priorità locali il 12% e il resto del portafoglio sia il 14%.
3.6 SETTORE: Concorrenti Come abbiamo visto precedentemente campari si colloca, idealmente, al sesto posto tra i dieci maggiori player nel settore dei «Premium Spirits». Al primo posto troviamo Diageo (DEO), gruppo britannico nato nel 1997 dalla fusione di due compagnie, GrandMet e Guinness Plc. Il gruppo contiene un elevato numero di brand al suo interno, per quanto riguarda la birra possiede Guinness, Harp Lager, Kilkenny, Meta Beer, Rockshore, Senator, Smithwick’s, Tusker, Hop House 13; per i liquori Bailey, Godiva, Pimm’s, Sheridan, Shui Jing Fan e decine di altri brand. Al secondo posto troviamo Pernod Ricard (RI), gruppo francese che nasce nel 1975 dalla fusione di due società francesi, Pernod e Ricard, due marchi famosi di aperitivi all’anice. Tra i brand più famosi del gruppo troviamo Sambuca Ramazzotti, Mumm, Perrier-Jouet, Monkey 47, Havana Club, Malibu, Ballantine’s, Chivas Regal, Absolut Vodka, Irishi Distillers. Il terzo nella classifica è Bacardi Ltd, azienda nota per la produzione di rum, fondata nel 1862 a Cuba, ma con sede ad Hamilton, nelle Bermuda. Il titolo di terza classificata è dovuto sicuramente in buona parte alla storica acquisizione dell’azienda Martini & Rossi nel 1993, che le ha permesso di diventare tra le più aziende mondiali per produzione e distribuzione di bevande alcoliche.
4. BILANCI: Conto Economico Il conto economico del Gruppo Campari si caratterizza per la costanza, dunque una crescita contenuta ma stabile. La prima voce che analizziamo sono i ricavi. I ricavi negli ultimi 5 anni sono cresciuti in modo piuttosto uniforme, ad un tasso annuo composto del 2,70%. Dalla relazione sui primi nove mesi apprendiamo che, in quel periodo di tempo, il gruppo ha avuto €1.282,5 milioni di ricavi, l’1,6% in meno rispetto ai primi nove mesi del 2019. Questo risultato è piuttosto incoraggiante, se da una parte nel 2020 gli acquisti via e-commerce sono aumentati, tutta quella porzione di ricavi che derivava dal consumo nei locali è stata spazzato via. Il margine industriale, come percentuale dei ricavi, è particolarmente interessante e nell’esercizio del 2019 è stato pari al 60,87%, praticamente coincidente con quello di quest’anno di Diageo (DEO), pari a 60,32%. Ugualmente Pernot Ricard (RI) nel 2020 ha riportato un margine industriale pari al 60,21%. Nei primi 9 mesi dell’esercizio del 2020 il gross profit è stato pari a €761.5 milioni, una variazione del -5,8% rispetto alla voce di un anno prima. Il margine operativo si è dimostrato anch’esso piuttosto costante negli ultimi 5 anni, assestandosi sul 21,53% nel 2019, inferiore al 27,74% di RI del 2019, che si è abbassato successivamente a 26% nell’anno della pandemia. Tuttavia entrambi i gruppi hanno un margine operativo inferiore rispetto a quello di DEO, pari al 29,73%.
4.1 BILANCI: Conto Economico Per quanto riguarda la bottom line (l’ultima voce del bilancio) gli utili hanno visto delle fluttuazioni, passando da minimi di €166,30 milioni (2016) a massimi di €356 milioni (2017). Complessivamente la crescita degli utili nell’ultimo lustro è stata 15,15% CAGR. Fino al terzo trimestre del 2020 gli utili sono stati pari a €189,4 milioni, il 22,7% in meno rispetto allo stesso periodo nel 2019. Un indicatore molto importante nello studio del Conto Economico è il margine di profitto, questo indica la parte che l’azienda guadagna per ogni dollaro ricavato dalle vendite. Il margine di profitto del gruppo Campari è stato pari al 16,7% nel 2019 e nei primi 9 mesi del 2020 è stato pari al 15,5%, dunque abbastanza in linea con quello dell’anno precedente. Venendo ai concorrenti invece, quello di Diageo (DEO) ammonta al 24,5%, mentre quello di Pernod Ricard (RI) al 15,84%. Recentemente Campari ha dichiarato di aver effettuato un programma di buyback di azioni proprie, tra il 31 agosto al 4 settembre 2020, per un ammontare complessivo di 380’653, ad un prezzo medio di €8.69, per un controvalore pari a €3,309,044.42. Il gruppo Campari distribuisce anche dividendi. La società ha costantemente pagato dividendi dal 2002. Attualmente il dividendo è pari a €0,06, potrebbe sembrare contenuto ma il suo importo è triplicato a quello originario del 2002. Non è stata indifferente la crescita degli EPS negli ultimi 5 anni, che è stata pari al 14,7% CAGR, arrivando agli 0,27 del 2019.
4.2 BILANCI: Conto Economico
4.3 BILANCI: Stato patrimoniale La prima voce che consideriamo nell’analisi dello stato patrimoniale è la liquidità. In gruppi come Davide Campari Milano N.V. la cassa è una voce che può risultare spesso variabile, dando uno sguardo alla storia di Campari infatti è possibile rendersi conto delle ingenti acquisizioni che il gruppo ha eseguito, le quali hanno necessariamente un effetto importante sulla liquidità. Effettivamente possiamo osservare come il gruppo sia passato da avere €903 milioni di euro di liquidità e investimenti a breve termine nel 2015 ad averne €356 milioni nel 2016. Questo non deve allarmarci, infatti vediamo che nel 2016 il Gruppo ha rilevato il 17,19% di Grand Marnier e ha lanciato un’Opa per le azioni sul mercato. Nel 2019 Campari aveva €706 milioni in liquidità ed investimenti a breve, al 30 settembre 2020 risultava averne €758,6 milioni. Per quanto riguarda le obbligazioni Davide Campari Milano, l’agenzia di rating CRIF ha assegnato una valutazione «BBB». Questo rating creditizio riflette performance operative sostenibili e resilienti di Campari, oltre al suo forte modello di business, nonché la notevole diversificazione geografica del gruppo. Gli indici di liquidità che vedremo a seguito ci permettono di studiare la solvibilità dell’azienda per i prossimi oneri: Il Current Ratio, un indicatore che mette a rapporto le attività̀ a breve termine e le sue passività correnti, ha un valore di 1,49. Un indicatore inferiore ad 1 significherebbe che i debiti dell’impresa dovuti a meno di un anno sono superiori ai suoi asset, ma non è questo il caso; infatti Campari sarebbe in grado di ripagare i suoi debiti per una volta e mezzo usando le attività correnti.
4.4 BILANCI: Stato patrimoniale Il quick ratio, che è sempre un indice della sostenibilità̀ per il breve termine ma che sottrae al numeratore anche l’inventario, è̀ pari a 0,90. Solitamente si pensa a 0,8 come valore ideale ed in questo caso abbiamo un valore non solo in linea, ma anche superiore. Per quanto riguarda il debito totale a lungo termine questo è attualmente pari a €1,775.0 milioni, che rapportato all’equity è pari al 73,2%. Questo è un livello di indebitamento che non può considerarsi da capogiro, ma ciò nonostante è prudente tenere un occhio di riguardo. Ora vedremo gli indici di redditività La loro importanza è dovuta al fatto che questi indici sono i più vicini all’obiettivo degli azionisti di massimizzare il rendimento del loro investimento. Prenderemo in considerazione tre indici: la redditività delle attività (ROA), la redditività del patrimonio netto (ROE) e la redditività del capitale investito (ROI). Il ROI è l’indice da tenere maggiormente in considerazione, poiché non risente dell’influenza né dei problemi legati alla leva finanziaria, né delle aliquote fiscali. Questo indicatore si esprime come il rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito. Il Return On Investment di Davide Campari Milano N.V. è stato pari al 9% circa, mentre quello di Pernod Ricard è stato pari al 9,20%, mentre Diageo si è attestato sul 17,20%, superando di quasi il doppio la concorrenza.
4.5 BILANCI: Stato patrimoniale Il ROE si calcola come rapporto tra Net Income e Shareholders Equity. Il Return On Equity di Davide Campari Milano N.V. è stato del 13,55% nel 2019, scendendo al 10,6% nel 2020 (ad oggi). Per quanto riguarda i concorrenti Diageo DEO ha riportato un ROE del 18,62%, mentre Pernod Ricard (RI) ha avuto un misero Return On Equity del 2,20 %. Infine diamo un’occhiata al ROA, che si esprime come rapporto tra Net Income e Total Assets. Il return On Asets di Campari è stato pari al 5,23%, quello di Pernod Ricard del 9,34% e di Diageo dell’8,27%.
4.6 BILANCI: Rendiconto finanziario Il cash flow di Campari si è dimostrato abbastanza stabile negli ultimi 5 anni. Il free cash flow è risultato sempre positivo negli ultimi 5 anni e nel corso di questi 5 anni è cresciuto ad un tasso annuo composto del 2%. Potrebbe risultare particolarmente basso, ma proviamo a confrontarlo con i tassi di crescita dei flussi di cassa dei concorrenti. Il FCF di Pernod Ricard è decresciuto (quindi con segno negativo) del 5,02% CAGR, il che ci fa considerare Campari sotto tutta un’altra luce. Effettivamente anche Diageo, che fino ad ora ci aveva stupito positivamente, ha avuto una decrescita del FCF del 5,62% CAGR negli ultimi 5 anni. Lo studio dell’andamento del free cash flow è un strumento fondamentale sia per monitorare l’azienda, sia per analizzare l’attività stessa e si interpreta come la parte dei flussi di cassa da attività operative che residuano dopo aver provveduto alle necessità di reinvestimento dell’azienda in nuovo capitale fisso. Diamo ora un’occhiata più approfondita alle voci del rendiconto finanziario; • Flussi di cassa da attività operative: questa voce è sempre rimasta positiva negli ultimi 5 anni ed è cresciuta ad un tasso annuo composto del 4,44%. Il livello più alto si è avuto nel 2016 con €395.40 milioni. • Flussi di cassa da attività di investimento: questa voce è stata molto altalenante negli ultimi 5 anni, passando da -€374.90 milioni del 2016 a €4,30 milioni del 2019. Da sottolineare è la magnitudine della voce «acquisizioni» del 2016, con un esborso di €429,90 milioni. • Flussi di cassa da attività di finanziamento: negli ultimi 5 anni questa voce è stata quasi sempre, in particolare per via di consistenti aumenti di capitale e per via della distribuzione dei dividendi. Il 2016 è stato l’anno con un più basso flusso di cassa da attività finanziarie, per i motivi precedentemente esposti.
5. AZIONE Attualmente un’azione Davide Campari Milano N.V. prezza €9,23 e la società ha una capitalizzazione di mercato pari a $9.98 miliardi. Le azioni Campari sono quotate sul Mercato telematico azionario (Mta) della Borsa di Milano, appartengono all’indice FTSE IT All share, FTSE MIB e fanno parte del segmento Blue Chips. Attualmente la società ha un P/E pari a 41,70. Secondo questo rapporto CPR risulta sopravvalutata rispetto a DEO (25,09), ma sottovalutata rispetto a RI, che ha un P/E molto preoccupante pari a 126,57. Il rapporto Price-Sales (P/S) di Campari, che si misura come il rapporto tra la capitalizzazione e le vendite, è attualmente pari a 5,66. Secondo questo rapporto la società è lievemente sopravvalutata rispetto a RI (4,85). Il rapporto P/B ovvero prezzo-book value di Campari è pari a 4,55. Secondo questo rapporto la società è sottovalutata rispetto a Diageo (7,51), ma comunque sopravvalutata rispetto a Pernod Ricard (2,93. Passiamo ora all’analisi dell’ownership: attualmente le azioni in circolazione sono circa 1.135.729.284. considerando la composizione dell’ownership, il 56% delle azioni è detenuto da aziende private, il 31,8% da istituzionali, il 12,1% dal pubblico generale e lo 0,08% da insiders singoli. I primi 25 azionisti detengono l’82,48% dell’azienda. Tra i maggiori citiamo Lagfin S.C.A. (56%), Cedar Rock Capital Limited (10,15%), Morgan Stanley Investment Management Inc. (1,81%), Jupiter Asset Management Limited (1,71%).
5.1 AZIONE Per quanto riguarda i movimenti degli insider negli ultimi tre mesi sono state vendute 1,105,000 azioni, approssimativamente €8.8 milioni. Questo potrebbe essere visto come un dato negativo, tuttavia non è necessariamente così, potrebbe essere riconducibile semplicemente ad esigenze di riallocazione del portafoglio. Ben più degno di nota è stato l’acquisto, tra i 3 e o 6 mesi fa, di ben 3,765,583 azioni da parte di insider, corrispondenti a circa €30,2 milioni. Se la vendita di azioni di insider non è interpretabile necessariamente come un segnale che qualcosa stia bollendo in pentola, lo stesso non si può dire dell’acquisto di azioni. Infatti solamente dipendenti comuni e manager che credono fortemente che l’azienda performerà bene ne acquisteranno le azioni. Roberr Kunke Concewitz, CEO di Campari Paolo Marchesini CFO di Campari Fabio DI Fede, General Counsel and Business Development Officier
5.2 AZIONE Il grafico sottostante mostra la performance YTD di Davide Campari N.V. (linea blu), confrontata con Diageo (DEO, linea arancione), Pernod Ricard (RI, linea verde acqua) e l’indice italiano FTSE MIB (linea gialla). Campari ha sovra performato i concorrenti nella seconda metà dell’arco di tempo considerato, rimanendo tuttavia al di sotto dei competitor nella prima metà. Essendo società il cui business dipende fortemente dall’andamento di bar, ristoranti e locali possiamo vedere quanto lo scoppio della pandemia, e il conseguente crollo dei mercati, sia stato significativo sull’andamento. Campari ha un Beta di 0,70. Il Beta è un coefficiente che misura il comportamento di un titolo rispetto al mercato, ovvero la variazione di che un titolo storicamente assume rispetto alle variazioni del mercato. Dunque è meno volatile rispetto al mercato.
6. PROSPETTIVE FUTURE E FATTORI DI RISCHIO Le prospettive future sono un aspetto importante quando si considera di acquistare un’azione, specialmente se si è in cerca di crescita. Comprare un’ottima azienda con prospettive robuste ad un prezzo economico è sempre un buon investimento. I ricavi di Davide Campari Milano N.V. hanno una crescita prevista nei prossimi anni del 32%, il che potrebbe indicare un futuro roseo d’innanzi. Naturalmente questo si tradurrebbe in flussi di cassa più consistenti, che porterebbero ad un valore più alto delle azioni. Tuttavia questo fattore al momento potrebbe già essere stato scontato all’interno del prezzo, considerando i multipli piuttosto elevati rispetto al settore. Infatti abbiamo visto che P/E di Campari (41) è decisamente superiore a quello del settore delle bevande alcoliche (24,3). Risulta inoltre sopravvalutato se si compara il suo P/E ratio con quello del mercato italiano (19,6). Anche il P/B non è dei migliori, infatti da questo rapporto (pari a 4,6) risulta sopravvalutato rispetto al settore delle bevande alcoliche (2,3). Tuttavia ci sono diversi spiragli positivi; i ricavi di Campari infatti sono previsti crescere del 6,6% all’anno, dunque più rapidamente delle previsioni di crescita del mercato italiano, pari al 3,5% all’anno.
6.1 PROSPETTIVE FUTURE E FATTORI DI RISCHIO Campari ha inoltre dimostrato di avere un buon momentum negli Usa, soprattutto confrontando le outperformance del Gruppo Campari confrontate con il mercato degli alcolici in generale a partire dal lockdown. Dato interessante è anche l’out performance del Gruppo negli Usa, analizzata per key brand. Osserviamo come il bitter Campari e la teqila Espolon abbiano avuto un vero e proprio picco rispetto agli altri (anch’essi cresciuti) durante il lockdown. Questo dato è interessante perché ci permette di vedere come i prodotti dell’azienda siano ritenuti importanti dai consumatori, al punto da farne scorta.
6.2 PROSPETTIVE FUTURE E FATTORI DI RISCHIO A inizio analisi, mentre osservavamo il settore competitivo in cui opera l’azienda abbiamo visto con piacere il largo numero di consumatori dei prodotti Campari. Tuttavia, può avere questo delle ripercussioni negative? Secondo il National Survey on Drugs Use and Health (NSDUH), l’85,6% degli statunitensi maggiorenni ha riferito di aver consumato alcol ad un certo punto della propria vita; il 69,5% ha sostenuto di aver bevuto durante l’anno; il 54,9% ha dichiarato di aver bevuto nel mese passato. Nel 2019, il 25,8% deli soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni ha affermato di aver bevuto molto frequentemente nel mese passato; il 6,3% ha detto di aver consumato pesantemente alcol nel mese passato. Sempre secondo il NSDUH del 2019, 14.1 milioni di adulti di 18 o più anni (5,6% di questa classe di età) ha avuto disturbi causati dall’alcol. La situazione si fa più preoccupante quando si analizza il gruppo di età tra i 12 e i 17 anni, di cui 414,000 soggetti hanno avuto disturbi dal consumo di alcol. Ogni anno negli Stati Uniti muoiono 95,000 persone a causa dell’alcol. Questo dato rende l’alcol la terza maggiore causa di morte prevenibile in America. Questo abuso di alcol, soprattutto nei giovani, ha delle cause disastrose. Ma ha questo qualcosa a che vedere con la profittabilità di Campari? Certamente. Le campagne di prevenzione dell’alcol sono (giustamente) una minaccia al business di Campari, che si occupa prevalentemente della produzione e della distribuzione di bevande alcoliche ad elevata gradazione. È possibile che negli anni a venire, vista la maggiore sensibilità nei confronti della salute, che le campagne a disincentivo del consumo di alcolici aumenteranno.
7. VALUTAZIONI INGRESSO Per il calcolo del valore intrinseco abbiamo usato il DCF (discounted cash flow) che consiste nell’attualizzazione dei flussi di cassa futuri ad un tasso pari al costo medio ponderato del capitale (WACC). Abbiamo tradotto l’analisi qualitativa, delle precedenti slide, in valori quantitativi in un orizzonte di stima di 5 anni. Per gli anni successivi all’orizzonte di stima abbiamo ipotizzato una crescita abbastanza conservativa del 2%. Date le seguenti previsioni abbiamo ottenuto un asset value pari a €7,90 miliardi. Sottraendo a questa voce i debiti finanziari e aggiungendo la cassa otteniamo un valore dell’equity pari a €7,31 miliardi. Dividendo per il numero totale di azioni otteniamo un valore per azione pari a €6,5. Attualmente un’azione Davide Campari Milano N.V. prezza €9,23, dunque, secondo il nostro modello un’azione è sopravvalutata del 40% circa. Dunque si sconsiglia fortemente l’acquisto ai livelli attuali.
7.1 VALUTAZIONI INGRESSO Pur essendo un azienda solida il titolo è eccessivamente sopravvalutato. Potrebbe essere conveniente tenerlo sotto controllo, considerando un ingresso a livelli di prezzo decisamente inferiori.
GRAFICO
GRAFICO
8. CONCLUSIONI • Il titolo è estremamente sopravvalutato rispetto ai fondamentali • Politiche e campagne contro il consumo e abuso di alcolici potrebbero danneggiarne la redditività • Ritardi nella distribuzione dei vaccini, prolungamento del lockdown e chiusura dei locali potrebbero danneggiare ulteriormente il business • Il marchio Campari è iconico ed estremamente riconoscibile, così come molti dei brand facenti parti del gruppo • È tra i leader del settore, occupando il 6° posto tra le maggiori società di premium spirits al mondo • Il livello di debito non è eccessivamente elevato, ma è comunque da tenere d’occhio. • È molto diversificato geograficamente • Il gruppo potrebbe approfittare della situazione per fare ulteriori acquisizioni a prezzi scontati
GRAZIE PER LA VISIONE stockbrothers.it info@stockbrothers.it stockbrothers.it
Puoi anche leggere