MUSCARIA Etnografia di un fungo allucinogeno - Giorgio Samorini - Giorgio Samorini Network
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Giorgio Samorini MUSCARIA Etnografia di un fungo allucinogeno Prefazione di Francesco Festi
Titolo | Muscaria. Etnografia di un fungo allucinogeno Autore | Giorgio Samorini ISBN 979-12-20398-26-8 © 2022 Tutti i diritti riservati all'Autore Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore Youcanprint Via Marco Biagi 6 – 73100 Lecce www.youcanprint.it info@youcanprint.it
Indice Prefazione di Francesco Festi 1 Introduzione 3 Aspetti preliminari 7 Notizie generali sull'agarico muscario 7 Urina, renne e mosche 14 La “mortalizzazione” dell'Amanita muscaria 19 L'Amanita in Siberia Lo sciamanesimo siberiano 46 Il paradigma eliadiano della “purezza sciamanica” 49 Aspetti linguistici 63 La fase preistorica 67 La fase pre-sovietica 77 La repressione sovietica dello sciamanesimo 82 La fase post-sovietica 95 L'Amanita fra i Koriaki 109 L'Amanita fra i Ciukci 130 L'Amanita fra i Khanty 150 L'Amanita fra altre etnie siberiane e asiatiche 171 L'Amanita in Europa 191 L'Amanita nelle Americhe 197 Appendice I – L'Amanita muscaria a Markovo 213 Appendice II – Renne e funghi 217 Bibliografia 224
Alla memoria degli sciamani siberiani degli anni 1930-1940
Prefazione Francesco Festi Sono trascorsi 65 anni da quando i coniugi Wasson pubblicavano Mushrooms, Russia and history, testo fondamentale per la conoscenza dei funghi psicoattivi e del loro uso tra le culture tradizionali: la messe di documenti e suggestioni riportati nel lavoro e riguardanti l’Amanita muscaria, oltre ai funghi allucinogeni mesoamericani, ne fanno a buona ragione uno dei principali pilastri fondanti di quella che sarebbe poi diventata l’odierna etnomicologia. Ulteriore materiale, fino ad allora poco o nulla conosciuto tra gli studiosi occidentali, venne pubblicato da R. Gordon Wasson circa 10 anni dopo nel suo Soma. Divine mushroom of immortality, in particolare nei capitoli dedicati all’uso di A. muscaria in Siberia. Se si deve riconoscere a Wasson il grande merito di avere dato stimolo alla ricerca scientifica, documentale e sul campo, riguar- dante i funghi psicoattivi, è altresì da imputargli l’avvio di una corrente di “studi” difficilmente conciliabili con un serio approccio all’argomento. Nei succitati testi, ma anche nei successivi, egli si lasciò andare a ipotesi certamente affascinanti, ma spesso fantasio- se e comunque indimostrabili, basate per lo più su interpretazioni “creative” delle poche informazioni disponibili. Ciò diede la stura ad una lunga serie di pubblicazioni, per lo più in ambito new age ma che talvolta ebbero come autori anche accademici o sedicenti tali, che, nella migliore tradizione complottista, cercavano (e trovavano) indizi e suggestioni dell’uso di funghi psicoattivi in ogni epoca storica, in ogni parte del mondo ed in ogni cultura. Fra tutti si può citare John Allegro e la sua strampalata tesi dell’identità Gesù - Amanita muscaria. Una caratteristica di questi lavori, ma anche di pubblicazioni più rigorose sull’agarico muscario, è stata quella di riferirsi sostanzial- mente ai documenti già riportati da Wasson e da pochi altri, 1
certamente complice la barriera linguistica verso le pubblicazioni in lingue slave e la difficoltà oggettiva a contattare i popoli coinvolti fino alla caduta dell’Unione Sovietica. A partire dagli anni ’90, a fronte di una recuperata liberazione dal giogo sovietico, sono invero ripresi studi etnologici ed antropologici sull’uso dell’agarico muscario tra le popolazioni siberiane, ma ancora, soprattutto per ragioni linguistiche, le ricerche originali sono rimaste al di fuori dei principali circuiti scientifici occidentali. Questo libro colma dunque una lacuna che si trascina dagli albori dell’etnomicologia, offrendo una panoramica mondiale, dettagliata e rigorosa, dei dati etnografici riguardanti l’agarico muscario. Giorgio Samorini, con l’impostazione strettamente scientifica che gli è propria fin dalle sue prime pubblicazioni, fa esclusivo riferi- mento ai documenti originali, ribaltando la diffusa abitudine di ri- portare informazioni di seconda mano. È un’esposizione analitica dei dati che hanno carattere di affidabilità, contrappuntata dalla critica motivata delle purtroppo numerose cadute di stile nelle pubblicazioni di settore, senza indulgere in voli pindarici, ricerca di significati reconditi o deviazioni di pensiero lungo improbabili vie secondarie. Non si tratta però solo di una distaccata, rigorosa, neutrale enunciazione di informazioni. Sullo sfondo è evidente uno schema non dichiarato, un filo rosso che lega l’intera attività editoriale di Giorgio Samorini: l’evidenza di un rapporto antico e naturale tra essere umano e vegetali (e funghi) psicoattivi, un rapporto evolu- tivo scientificamente dimostrabile, che si può negare solo rinun- ciando alla razionalità e alla consapevolezza, negando i fatti e nascondendosi dietro giudizi morali e preconcetti contrari ad ogni procedimento euristico. 2
Introduzione Muscaria è il “nickname” con cui oggigiorno viene denominata l'Amanita muscaria, conosciuta anche come agarico muscario, il fungo con il cappello rosso cosparso di macchie bianche, il fungo delle fia- be e il fungo allucinogeno per eccellenza. Sino agli inizi del XX secolo l'utilizzo di questa fonte inebriante era diffuso nel contesto delle pratiche sciamaniche siberiane. Gli antropologi del periodo sovietico lo diedero per estinto, e non senza una certa esultanza, poiché merito di una campagna di “de-sciama- nizzazione” dei gruppi nativi, internamente al progetto di una loro “russificazione” e sovietizzazione. La progettazione di questo libro ha preso spunto dall'acqui- sizione di una serie di documenti etnografici, diversi dei quali pub- blicati in russo, estone e altre lingue nordeurasiatiche, che testimo- niano la sopravvivenza dell'impiego dell'agarico muscario presso almeno alcune popolazioni siberiane. L'analisi della documentazio- ne post-sovietica ha anche messo in luce una triste storia di perse- cuzioni etniche, con la deportazione ed eliminazione fisica degli sciamani nel contesto delle “purghe” degli anni '30-'40. Un altro motivo che mi ha portato a stendere questo libro è basato sulla constatazione di quanto l'agarico muscario sia un fungo maltrattato, sia in natura che nella letteratura. Maltrattato nei boschi, dove viene ridotto in pezzi dai raccoglitori di funghi mange- recci con una rabbia che tradisce reconditi motivi psicologici, di cui propongo qui una plausibile spiegazione suggerita da uno scrittore russo, come si vedrà nel paragrafo “Il trauma di Verbnikov”. Da oltre un secolo l'agarico muscario è maltrattato nella lettera- tura, da quella scientifica a quella pseudo- e fanta-scientifica. Consi- derato ingiustamente un fungo mortale, così mortale che v'è chi addirittura ha messo in dubbio la realtà del suo impiego tradiz- ionale come fungo inebriante poiché troppo in contraddizione con le tesi “mortalizzanti”, da alcuni decenni si osserva una produzione editoriale di bassa qualità, che classifico in tre filoni letterari: 1) 3
studi eccessivamente speculativi, dove si pretende di individuare tracce di conoscenze e culti dell'agarico muscario fra le antiche popolazioni eurasiatiche sulla base di deboli se non quando insus- sistenti elementi presi dalla letteratura mitologica, religiosa ed eso- terica; un insieme di studi inutili, che non fanno altro che offuscare i confini della seria ricerca etnomicologica; 2) tesi fanta-etnomico- logiche, che vedono come “padre” fondatore gli scritti di John Alle- gro (per questo definibili anche “tesi allegriane”), dove vengono spacciate per vere notizie frutto della fantasia e sono proposte fantasmagoriche distorsioni interpretative dei dati. Le motivazioni di questa produzione letteraria si basano su malcelate rabbie per la soppressione ad opera dei poteri secolari religiosi occidentali dei culti in cui erano impiegate le fonti visionarie, e sul desiderio di arrecare danni alle religioni monoteistiche attraverso metodi scandalistici. Questo tipo di letteratura è fortunatamente marginale e alla seria etnomicologia non procura più quei danni d'immagine che furono arrecati dal lavoro di Allegro, il cui messaggio scanda- listico fu soggetto a un'immeritata amplificazione mediatica; 3) tesi cospirazionistiche, fra le quali cito quelle che vedrebbero tutto il lavoro di Gordon Wasson – il padre della moderna etnomicologia – frutto della volontà della CIA. Prodotte dalla “scuola” ideologica cospirazionistica statunitense, sono testi che si possono cestinare senza remore. Questi filoni letterari non devono essere confusi con la seria etnomicologia. Dopo il “colpo basso” causato da Allegro (per molti anni nel mondo accademico l'etnomicologia venne associata all'affaire Allegro, un fatto di cui sono stato testimone durante la mia gioventù, al punto che di fronte agli accademici esitavo a presentar- mi come un etnomicologo), l'etnomicologia scientifica è finalmente riuscita ad acquisire una meritata credibilità. Un compito che mi sono dato nella stesura di questo libro è stato quello di delimitare i confini della seria etnomicologia, e per questo motivo il mio testo è costellato di appunti critici. Chiedo al lettore uno sforzo di accettazione di questo livello critico della mia esposizione, non essendo dettato da un volgare amore per la pole- mica, ma dal'esigenza di delimitare ciò che è serio da ciò che non lo è, in un argomento così offuscato e bistrattato quale è la storia del- 4
l'agarico muscario. Per questo stesso motivo non ho potuto fare a meno di affron- tare in maniera critica, anche severa, il pensiero e gli scritti di un Mircea Eliade, e perfino di colui che considero un mio “padre cultu- rale”, Gordon Wasson. Sebbene restino indiscutibili i meriti di Was- son nell'aver fondato il moderno campo d'indagine dell'etnomicol- ogia, e gran parte del suo esteso lavoro sia sicuramente valido, in diverse occasioni egli ha travalicato i confini metodologici con for- zature di dati e licenziosità interpretative che mi sono sentito in obbligo di correggere se non quando di rifiutare. Fra i meriti di Wasson va annoverato il paziente lavoro di raccol- ta dei documenti relativi all'impiego tradizionale dell'agarico mu- scario in Siberia, ch'egli tradusse dal russo, tedesco, finlandese e altre lingue e che pubblicò in inglese nel 1968, rendendoli acces- sibili all'audience mondiale degli studiosi. Il lavoro che qui presento può essere considerato un'integrazione di quello di Wasson, dove presento documenti antichi che non erano stati accessibili a questo studioso, e documenti che hanno visto la luce nei tempi successivi. In questo libro, che va considerato un trattato di etnomicologia, ho limitato lo studio agli aspetti etnografici, storici e filologici, cioè ai dati reali che testimoniano l'impiego tradizionale dell'agarico mu- scario, sia antico che moderno, principalmente in Siberia, ma anche in altre parti dell'Asia, in Europa e nelle Americhe. Ho escluso dalla trattazione le ipotesi meramente speculative, pur essendo alcune di queste meritevoli di attenzione, quali l'ipotesi di Wasson che identifica il soma vedico con l'agarico muscario. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l'interazione con diverse persone. Fra i russi, ringrazio il micologo Mikhail Vishnevs- ky dell'Università Statale Lomonosov di Mosca; il giornalista e scrit- tore Alexander Mauysuryan di Mosca; lo storico Nikita Bashnin, dirigente dell'Archivio Storico di San Pietroburgo. Ringrazio il collega tedesco Markus Berger, conoscitore di quella barocca scrittura che è l'alt-Deutsch, l'ungherese Edvin Balazs, il traduttore italo-russo Aleksandr Peretti e l'amico italiano Luca Pasquali. Per l'acquisizione della letteratura che ho consultato, fondamen- 5
tale è stato poter usufruire di diversi portali e archivi web, di cui ringrazio gli ideatori e gestori. In particolare, i portali russi prlib.ru, booksite.ru e libgen.rs; il portale francese gallica.bnf.fr, i portali internazionali es1lib.org e archive.org. Un particolare ringraziamento ad Alexandra Elbakyan, ideatrice del portale sci-hub. Infine, un ringraziamento al ritrovato amico Francesco Festi, botanico del Museo Civico di Rovereto con cui negli anni '90 ho avuto il piacere di lavorare su diverse ricerche, e che mi ha onorato della prefazione del presente libro, oltre ad avere effettuato una paziente revisione del manoscritto. G.S., Maiorca, marzo 2022 6
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