Mons. Paglia parla di famiglia all'Università Cattolica Argentina
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Mons. Paglia parla di famiglia all'Università Cattolica Argentina Accordo di collaborazione tra Università Cattolica Argentina e Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II Un accordo di collaborazione tra Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia e Istituto per il Matrimonio e la Famiglia dell’Università Cattolica Argentina; la partecipazione all'Assemblea dei Vescovi Argentini; la Conferenza al Congresso internazionale di Bioetica. Sono state le tappe più rilevanti - insieme ad altri appuntamenti - della visita in Argentina di Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Academia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. La visita si è svolta dal 5 al 9 novembre 2019. Nella foto, da sinistra: Mons. Paglia, il Rettore dell'UCA prof. Miguel Ángel Schiavone, Mons. Alberto Bochatey Ausiiare di La Plata, Preside dell'Istituto per il Matrimonio e la Famiglia dell'UCA e Accademico della Pontificia Accademia per la Vita. -1-
Cure Palliative, rivoluzione medica Discorso al Congresso Internazionale di Bioetica Buenos Aires, 7 novembre 2019. – Parlando al Congresso Internazionale di Bioetica in corso a Buenos Aires (Universidad Catolica Argentina), mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito che la Chiesa è a favore delle Cure Palliative e della «rivoluzione medica» che queste esprimono e che è ancora «poco attuata». La Pontificia Accademia segue una indicazione specifica che è arrivata da Papa Francesco nel 2015, resa concreta con convegni, con la pubblicazione di un «Libro Bianco per la maggiore diffusione delle Cure Palliative» (inglese, tedesco, italiano), cui ha fatto seguito la Dichiarazione delle tre religioni abramitiche contro l'eutanasia e per le Cure Palliative firmata il 28 ottobre in Vaticano e presentata ieri a Buenos Aires nel corso di una cerimonia interreligiosa. A Buenos Aires ha aderito al documento il deputato Omar Abboud, Presidente della Commissione Cultura. «È un evento di grande rilievo – ha detto mons. Paglia nel pomeriggio a Buenos Aires – che le grandi religioni monoteiste abramitiche trovino un’intesa per esprimere insieme il loro impegno per scongiurare ogni scorciatoia che indebolisca quella solidarietà capace di far fronte alla sofferenza e al limite che la morte rappresenta». Una deriva della medicina oggi – ha spiegato mons. Paglia – la vediamo nel «rischio di superare la ragionevolezza nell’uso dei trattamenti medici, -2-
al fine di ottenere una guarigione che “deve” essere raggiunta a tutti i costi, perché in ogni mancata guarigione si vede una sconfitta della medicina. Ma in questo modo si pongono le premesse che conducono a un eccesso di trattamenti, al cosiddetto “accanimento terapeutico”, finendo per procurare al paziente sofferenze dovute a un impiego di mezzi che perde di vista il bene integrale della persona». Spesso poi quando si comprende che «non c’è più niente da fare», il malato «viene abbandonato alla sua sorte». No!, ha esclamato mons. Paglia; sono due «conclusioni fuorvianti. Anche quando non si può guarire, possiamo alleviare il dolore e la sofferenza e continuare a prenderci cura della persona. Il paziente inguaribile non è mai incurabile». Le Cure Palliative e la concreta vicinanza all’altro forniscono elementi importanti per valutare «la proporzionalità» dei trattamenti per il malato. «Il ruolo dirimente attribuito alla persona malata nel valutare e nel decidere la proporzionalità delle cure è un principio tanto semplice da affermare in teoria, quanto difficile da interpretare nella pratica. Difficoltà che cresce, in particolare, quando la persona non è più in grado di esercitare la propria competenza decisionale. È in tale frangente che le Dichiarazioni anticipate di trattamento possono fornire all’équipe curante una valida indicazione sulla volontà dell’ammalato. Naturalmente occorre che esse vengano raccolte con le dovute attenzioni e non come atto burocratico». Per evitare equivoci, mons. Paglia ha sottolineato che «l’autonomia» va insieme con la «prossimità amorevole». «L’autonomia conserva un ruolo centrale, e tuttavia non va a mio avviso considerata in una prospettiva individualista e astratta, ma piuttosto relazionale e concreta. La vita e la libertà sono sempre intessute di relazioni con gli altri: non sono mai del tutto privatizzabili». Il rifiuto di ogni forma di eutanasia e del suicidio assistito, ha concluso mons. Paglia, deve collegarsi alla maggiore diffusione delle Cure Palliative. Per la Chiesa è un compito urgente di vicinanza ai più deboli. «Preferisco non parlare più della morte come fine della vita. Il compito culturale e spirituale a cui siamo chiamati è quindi di dare al morire un significato più ampio e più integralmente umano e a renderne testimonianza nelle scelte personali e di società che in nostro tempo ci chiede di affrontare». La giornata del 7 novembre comincia con i Vescovi Sfide della Vita, sfide per le famiglie -3-
Pilar (Buenos Aires), 7 novembre 2019.- Mons. Vincenzo Paglia ha preso la parola stamattina, 7 novembre, nel corso dell’Assemblea Permanente dei vescovi argentini che si svolge nella città di Pilar. Mons. Paglia ha parlato ai vescovi in qualità di Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e di Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Come Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Paglia ha sottolineato che la «ragione strumentale» si sta imponendo sempre di più come «paradigma» che interviene sull’esistenza delle persone fin da prima della nascita. Tecniche sofisticate come l’editing genetico (ha citato espressamente la CRISPR/Cas9) unite agli interessi economici e commerciali in campo, «rischiano di farci trovare di fronte ad una dittatura della tecnica». L’Accademia per la Vita dal canto suo è «sollecitata» da questi e da altri temi – come le Cure Palliative – per indicare la strada di uno sviluppo medico, scientifico, tecnologico, che porti alla «umanizzazione» e «ad una vera cultura della vita» nell’ambito di una «Bioetica Globale capace di collegare il rispetto della vita in tutte le sue fasi e dell’ambiente ecologico ed umano come luogo in cui la vita si sviluppa». In qualità di Gran Cancelliere, mons. Paglia ha illustrato ai vescovi l’impostazione rinnovata del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, i cui nuovi Statuti sono stati approvati dalla Santa Sede. «I percorsi di specializzazione sono stati raddoppiati, oltre che potenziati teologicamente e culturalmente» inserendo, tra l’altro, «un percorso di rigoroso profilo accademico particolarmente pensato per i laici, oggi -4-
sempre più coinvolti con ruolo attivo e anche formativo nella pastorale familiare e nei percorsi di accompagnamento delle famiglie». «Nella prospettiva del potenziamento dell’ambito culturale del sapere antropologico e delle trasformazioni sociali, si giustifica la nuova evidenza di insegnamenti che permettono una comprensione della concretezza dell’esperienza storica delle famiglie: Storia e cultura delle istituzioni familiari, Sociologia del matrimonio e della famiglia, Politica ed economia delle istituzioni familiari, Diritto canonico e comparato della famiglia, Spiritualità familiare e trasmissione della fede». «L'irradiazione del progetto divino sulla famiglia umana, nella complessità della condizione odierna, chiede uno speciale intelletto d'amore. E anche una dedizione evangelica profonda, animata da grande compassione e misericordia per la vulnerabilità e la fallibilità dell'amore fra gli uomini. Credo che oggi abbiamo un Istituto Teologico all’altezza di questo compito», ha concluso mons. Paglia. Pilar (Buenos Aires), 7 novembre 2019 Comunicato stampa 6 novembre Buenos Aires, 6 novembre 2019.- Matrimonio e famiglia sono due temi centrali nel Magistero di Papa Francesco, perché la dimensione comunitaria è «dimensione familiare». Lo ha ribadito mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le -5-
Scienze del Matrimonio e della Famiglia, nella conferenza tenuta oggi a Buenos Aires ai docenti e agli studenti dell’Istituto per il Matrimonio e la Famiglia dell’Università Cattolica Argentina. In quel contesto Mons. Paglia ed il Rettore dell’Uca, il prof. Miguel Ángel Schiavone, hanno firmato un accordo di collaborazione tra il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma e l’Istituto di Buenos Aires (foto). «Una società di individui autoreferenziali, isolati l'uno dall'altro, è destinata alla sterilità e al conflitto. È urgente rafforzare il legame tra famiglia e comunità». E la linea di Papa Francesco in merito è stata illustrata da mons. Paglia che ha portato ad esempio l’Istituto di cui è Gran Cancelliere. «Il Santo Padre ha chiesto all'Istituto Giovanni Paolo II di rivolgersi con maggior entusiasmo al salvataggio - direi quasi alla riabilitazione - di questa straordinaria invenzione (matrimonio e famiglia) della creazione divina. Le dinamiche del rapporto tra Dio, uomo e donna e i loro figli, sono la chiave d'oro per comprendere il mondo e la storia, con tutto ciò che contiene. Il Papa ci chiede: Siamo in grado di pensare a questa rivelazione in grande stile? Siamo convinti del potere della vita che questo progetto di Dio porta all'amore per il mondo? Sappiamo come avviare le nuove generazioni verso l'audacia di questo progetto? E chiedo – ha detto mons. Paglia – perché oggi i giovani scelgono di vivere insieme prima del matrimonio? Data questa indifferenza, non dovremmo chiederci se il Vangelo di famiglia, come lo presentiamo, non è attraente?» «È facile vedere una certa disattenzione da parte della tradizionale teologia del matrimonio che spesso si occupa solo delle conseguenze pratiche dell'unione coniugale. La Chiesa oggi sempre di più deve affermare che uomini e donne non si uniscono nel matrimonio per se stessi, ma per la costruzione di una famiglia intesa come luogo di generazione umana, educazione filiale, legame sociale e fraternità ecclesiale». Riferendosi ai due Sinodi sulla famiglia e all'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, mons. Paglia ha notato che la prospettiva della Chiesa sulla famiglia «è antitetica a quell'individualismo che racchiude l'amore a "due" in ossessione possessiva e mette in pericolo la "gioia" dei legami coniugali e familiari. Il lessico della Chiesa sull’amore umano include la libertà di pensare e apprezzare l'intimità sessuale degli sposi come un grande dono di Dio per uomini e donne». Amoris Laetitia – ha concluso mons. Paglia – fa sue le parole del documento conciliare Gaudium et Spes quando dice che il matrimonio è prima di tutto una comunità intima di vita e la sessualità è ordinata all'amore coniugale di -6-
uomini e donne (n. 80). Il lessico familiare dell'amore, presentato oggi da Papa Francesco, è pieno di passione, è robusto nella generazione». Nel pomeriggio mons. Paglia ha partecipato alla cerimonia di apertura dei lavori del Congresso Internazionale di Bioetica (Università Cattolica Argentina). In serata è intervenuto alla presentazione del libro «Biotecnologia y Judaismo» di cui è autore il Rabbina Fernando Szlajen, che è anche Accademico della Pontificia Accademia per la Vita. Nella foto, da sinistra: Mons. Paglia, il Rettore dell'UCA prof. Miguel Ángel Schiavone, Mons. Alberto Bochatey Ausiiare di La Plata, Preside dell'Istituto per il Matrimonio e la Famiglia dell'UCA e Accademico della Pontificia Accademia per la Vita. Buenos Aires, 6 novembre 2019 -7-
Puoi anche leggere