Monitoraggio sui rapaci notturni e sul succiacapre del 18/09/2020 e del 01/10/2020 nella Riserva Statale " La Marsiliana"

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Monitoraggio sui rapaci notturni e sul succiacapre del 18/09/2020 e del 01/10/2020 nella Riserva Statale " La Marsiliana"
Monitoraggio sui rapaci notturni e sul
succiacapre del 18/09/2020 e del 01/10/2020
nella Riserva Statale “ La Marsiliana”
Claudio Martelli Gruppo Ornitologico Maremmano Centro Studi “A. Ademollo”

Nell’ambito della collaborazione del Gruppo Ornitologico Maremmano con il Comando del Nucleo
Biodiversità dei Carabinieri Forestali al Progetto LIFE ESC360 per la caratterizzazione degli habitat
delle Riserve, sono stati effettuati due monitoraggi il giorno 18 Settembre e il 1 Ottobre 2020
nella Riserva della Marsiliana per verificare la presenza nell’area dell’avifauna attiva nelle ore
notturne : Strigiformes e succiacapre Caprimulgus europaeus. Il metodo d’indagine impiegato ha
utilizzato due tipologie: la ricerca dei probabili siti di nidificazione o di rifugio diurno e l’uso del
playback. Per attuare queste due modalità è stato innanzitutto operato un esame preliminare su
mappa (Geoscopio Regione Toscana) delle caratteristiche ambientali dell’area per individuare
potenziali zone idonee alla presenza di questi taxa. Sono state individuate 2 aree, una a Nord della
Sede del Comando Carabinieri per la Biodiversità della Marsiliana (Fig. 1) e una a Sud dello stessa
(Fig. 2) dove la presenza di strutture abitative abbandonate , prati e bosco risultavano

Fig.1 Area indagata il 18 Settembre e spot di playback
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potenzialmente adatte sia come siti di nidificazione che come aree di alimentazione.

Fig.2 Area indagata il 1 Ottobre e spot di playback

                              MONITORAGGIO DEL 18 SETTEMBRE 2020
Il 18 Settembre si è proceduto innanzitutto ad ispezionare, assieme ai partecipanti al Progetto, una
struttura abitativa con annessi abbandonata da tempo e particolarmente adatta sia come sito
riproduttivo che di semplice roost diurno per specie come il barbagianni Tyto alba e la civetta
Athene noctua. Nel corso dell’ispezione interna degli edifici, due stanze mostravano i segni tipici
della presenza di Tyto alba rappresentati da un considerevole numero di borre a testimonianza di
una frequentazione di lungo periodo. Le borre tuttavia mostravano una scarsa consistenza e una
certa friabilità e quindi certamente non recenti. Il deterioramento di questi “rigetti” avviene in
tempi più o meno lunghi in base alle caratteristiche ambientali del sito come temperatura,
umidità, esposizione ad agenti atmosferici, presenza di entomofauna detrivora e può avvenire in
un periodo di tempo variabile da alcuni mesi a periodi molto più lunghi. L’assenza di larve di
Lepidotteri Tineidae nei boli e la contemporanea presenza di esemplari adulti di Trichophaga
tapetzella (Fig. 3), considerando il tempo necessario a queste falene per raggiungere la forma
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adulta, rendono plausibile una datazione dell’ultima emissione dei boli almeno antecedente di 5/6
mesi rispetto alla data di raccolta degli stessi.

Fig.3 Trichophaga tapetzella

Successivamente all’ispezione della struttura abitativa si è proceduto al playback in due punti
distinti nell’area (Spot 1 e Spot 2, Fig.1). L’uso del playback consiste nel trasmettere la
registrazione di una vocalizzazione territoriale di un maschio di una determinata specie per
stimolare la risposta di conspecifici presenti nell’area. L’uso del canto territoriale del maschio è
motivata dal fatto che tale vocalizzazione ha lo scopo non solo di attirare eventuali femmine ma
soprattutto di affermare il possesso di un determinato territorio dove non è accettata la presenza
di un altro maschio. La vocalizzazione di un estraneo, come quella emessa con la registrazione,
allerta gli esemplari presenti che rispondono per comunicare il loro insediamento territoriale. Tale
risposta è più intensa e immediata quanto più non corrisponde ad una vocalizzazione conosciuta
dal momento che gli Strigiformi sono in grado di riconoscere vocalizzazioni di individui che hanno
già sentito ed individuato. Le registrazioni utilizzate sono state tratte dal sito xeno-canto.org,
rimosse dai rumori di sottofondo e da quelli appartenenti a specie diverse da quelle di riferimento
tramite il software Audacity (audacityteam.org). Per trasmettere le registrazioni è stato utilizzato
un riproduttore Philips Soundmachine AZ330T in cui è stata inserita una chiavetta USB con le
registrazioni di 6 specie già preimpostate per durata di emissione e pausa d’ascolto. Per ogni
specie è stata emessa 1 vocalizzazione per 3 volte consecutive intervallate da pause d’ascolto di 1
minuto a partire dalle ore 21.30 per terminare alle 23.00. La sequenza delle registrazioni ha
seguito il criterio di dimensione delle varie specie di Strigiformi iniziando dalla più piccola, l’assiolo,
per proseguire con civetta, barbagianni, gufo comune, allocco e terminare con il succiacapre.
Questa sequenza viene utilizzata per evitare che le specie più piccole di Strigiformes si allontanino
in presenza della vocalizzazione di un loro possibile predatore ovvero di una specie più grande. E’
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nota infatti una competizione interspecifica. Il playback effettuato la notte del 18 Settembre ha
accertato la presenza nell’area dell’assiolo Otus scops e dell’allocco Strix aluco.

                                MONITORAGGIO DEL 1 OTTOBRE 2020
Il pomeriggio del 1 Ottobre alle ore 19.00 circa è stato effettuato un nuovo sopralluogo negli
edifici ispezionati precedentemente il giorno 18 Settembre per raccogliere alcuni boli che sono
stati successivamente analizzati al ritorno presso la Sede della Fattoria della Marsiliana, mostrando
ai partecipanti al Progetto Life ESC360 le tecniche di riconoscimento, tramite l’uso del binoculare,
dei resti alimentari presenti nei boli e i criteri identificativi principali utilizzati per identificare le
specie presenti. Alle ore 21.30 è stato eseguito un primo playback in un’area a Sud della Sede della
Riserva della Marsiliana (Spot 1, Fig. 2), caratterizzata dalla presenza di un vasto seminativo
circondato da un bosco di latifoglie e delimitato a Sud dal fiume Pecora. Il seminativo appariva
arato di recente e quindi poco idoneo alla presenza di micromammiferi, prede principali dei rapaci
notturni, e di insetti, alimento per il succiacapre. Il playback è stato comunque ugualmente
eseguito ma con un prevedibile esito negativo. Successivamente ci siamo spostati, seguendo la
strada, per raggiungere una collina a circa 100 mt. di altitudine (Spot 2, Fig. 2), dominante
un’ampia vallata coltivata e circondata da boschi di latifoglie e oliveti. Il playback ha rilevato la
presenza di una femmina di allocco Strix aluco, della civetta Athene noctua e del barbagianni Tyto
alba. L’allocco ha richiamato da un bosco posto a circa 1 Km ad Ovest dello Spot 2 mentre la
civetta ha richiamato ripetutamente spostandosi lungo la vegetazione ripariale del fiume Pecora
da Sud verso Ovest. Il barbagianni non solo ha risposto ma è volato ripetutamente, emettendo
vocalizzazioni territoriali, al di sopra della collina, sostando momentaneamente ai margini
dell’oliveto, sempre vocalizzando, per poi allontanarsi verso Nord/Est.

                                       CONSIDERAZIONI FINALI
Nel corso dei due rilevamenti è stata accertata la presenza nella Riserva di 4 specie di Strigiformes,
assiolo Otus scops, civetta Athena noctua, barbagianni Tyto alba e allocco Strix aluco, rispetto alle
5 potenzialmente presenti in virtù delle caratteristiche ambientali dell’area indagata. Risulta
assente il gufo comune Asio otus tuttavia occorre ricordare che il gufo comune vocalizza quasi
esclusivamente durante il periodo riproduttivo rimanendo silenzioso per il resto dell’anno. Alla
data dei 2 rilevamenti tale periodo era già trascorso e tale assenza può essere solo apparente.
Inoltre il gufo comune in Italia non è solo specie sedentaria ma una parte della sua popolazione è
nidificante estiva e un’altra componente solo svernante. In questi ultimi due casi esemplari forse
presenti potrebbero essere, alla data dei 2 rilevamenti, già migrati oppure non ancora giunti per lo
svernamento. Un ulteriore motivo può essere rappresentato dalla marcata competizione con
l’allocco, specie diffusa nella Riserva, con l’allocco specie dominante motivo per il quale il gufo
comune tende ad occupare territori ben distinti tra le due specie. Aver effettuato il playback in
una data avanzata rispetto alla sua fenologia riproduttiva non ci consente di individuare con
certezza le cause di questa assenza. Nonostante questa assenza la ricchezza specifica,
relativamente ai rapaci notturni, risulta molto elevata. Assente risulta anche il succiacapre, non
rilevato al playback, tuttavia, anche in questo caso, la data inoltrata dei due monitoraggi potrebbe
non aver intercettato esemplari già migrati perché appartenenti a soggetti adulti che si sono
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riprodotti precocemente con conseguenti covate precoci e giovani involati prima e prima migrati
rispetto alle consuete date di partenza verso i quartieri di svernamento nell’Africa subsahariana.
Nei giorni intercorrenti tra il primo monitoraggio del 18 Settembre e il 20 Ottobre 2020 ho
eseguito un’analisi dei resti delle prede presenti nei 307 boli raccolti che ha portato
all’identificazione di 7 specie predate (Tab. 1):

Tab. 1 Composizione spettro trofico Tyto alba
                                    N                 %
Apodemus sylvaticus               258               39,6
Mus domesticus                    337               51,7
Muscardinus avellanarius             3               0,5
RODENTIA                          598               91,8
Crocidura leucodon                  10               1,5
Crocidura suaveolens                22               3,3
Suncus etruscus                     21               3,2
INSECTIVORA                        53               8,0
Tarentula mauritanica                1               0,2
REPTILIA                             1              0,2
Tot prede                         652

Il barbagianni è una specie eurifaga che si nutre in prevalenza di micromammiferi ma cattura ogni
altro tipo di preda reperibile sul suo terreno di caccia come uccelli, piccoli rettili, anuri e grossi
insetti. Analizzando il suo spettro trofico ricaviamo un quadro conoscitivo pressochè esaustivo
sulla composizione della micro-teriofauna presente all’interno del suo home range.
L’identificazione di tali specie è stata eseguita per mezzo di un binoculare stereoscopico Zenith
                                                     10/30X , utilizzando apposite chiavi dicotomiche.
                                                     L’analisi dei boli del barbagianni ci ha fornito,
                                                     quindi, informazioni molto utili sulla composizione
                                                     della popolazione di piccoli mammiferi presente
                                                     nella Riserva. Il topolino domestico Mus
                                                     domesticus risulta la specie più diffusa seguita dal
                                                     topo selvatico Apodemus sylvaticus. Del topolino
                                                     domestico esistono anche popolazioni selvatiche
                                                     che vivono in aree lontane da insediamenti umani
                                                     tuttavia in questo caso sembra trattarsi di
                                                     esemplari viventi in sinantropia. Tra gli insettivori
Fig.4 Suncus etruscus                                 sono presenti solo Crocidurinae: crocidura minore
Crocidura suaveolens, crocidura ventrebianco Crocidura leucodon e mustiolo Suncus etruscus, il
mammifero più piccolo del mondo (Fig. 4).
Come in gran parte dell’area costiera tirrenica sembrano assenti tutte le specie appartenenti alla
Sottofamiglia Soricinae del genere Sorex e assenti i Cricetidae (Microtus spp., Arvicola spp.,
Myodes glareolus). Tra i Gliridae risulta presente invece il moscardino Muscardinus avellanarius
(Fig.5). L’indice di Livello trofico, ovvero il rapporto insettivori/roditori L.T=0,09 risulta basso per la
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presenza di qualche fattore limitante la diffusione di quelle specie di micromammiferi che si
                                           nutrono di insetti, come appunto i Soricidae
                                           (Crocidurinae e Soricinae). La presenza della micro-
                                           teriofauna insettivora costituisce un importante
                                           elemento di complessità e biodiversità della catena
                                           trofica presente in una determinata area e la sua
                                           relativa scarsità induce ad approfondire le cause di
                                           ciò, valutando fattori ambientali e attività umane, in
                                           particolare sulla conduzione delle attività agricole
                                           presenti, che non può essere fatto in questa sede. Da
                                           un punto di vista semplicemente intuitivo
                                           parrebbero, comunque, esistere solo fattori
Fig.5 Muscardinus avellanarius             ambientali limitanti.

Bibliografia essenziale
Amori G. et al. 2008 Mammalia : vol II. Edizioni Calderini
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