Modello enciclopedico - Facoltà di Lettere e Filosofia

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Modello enciclopedico
Riferimento alla concezione del significato in Peirce:

«Non c’è modo, nel processo di semiosi illimitata che Peirce descrive e fonda, di stabilire il
significato di una espressione, e cioè di interpretare quella espressione, se non traducendola in
altri segni (appartengano essi o no allo stesso sistema semiotico), e in modo che l’interpretante
non solo renda ragione dell’interpretato sotto qualche aspetto, ma dell’interpretato faccia
conoscere qualcosa di più. […]
I processi semiotici, per mezzo di spostamenti continui, che riferiscono un segno ad altri segni
e ad altre catene di segni, circoscrivono i significati (o i contenuti, in una parola quelle “unità”
che la cultura ha individuato nel suo processo di pertinenza del contenuto) in modo asintotico,
senza mai arrivare a “toccarli” direttamente, ma rendendoli di fatto accessibili mediante altre
unità culturali» (Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, 1984:107-108)

Mentre le figure di Hjelmslev sono presentate come proprietà metalinguistiche universali, gli
interpretanti sono dati oggettivi in quanto collettivamente verificabili: non dipendono cioè dalle
rappresentazioni mentali dei soggetti ma sono registrati intersoggettivamente nello spazio
enciclopedico della cultura.

Assieme all’idea degli universali semantici viene meno così anche quella di entità
metalinguistiche: ogni espressione può essere interpretata da un’altra espressione e a sua
volta servire ad interpretarne un’altra.
Un modello rizomatico
• L’enciclopedia     è un repertorio potenziale di tutti i saperi e di tutte le
  interpretazioni.

• Può essere pensata come una rete (rizoma), senza un centro, attraversata da
  linee di connessione.

• Non è rappresentabile nella sua totalità, ma funziona come un postulato
  semiotico: si può ipotizzare una enciclopedia globale, transculturale e
  sovrastorica, anche se ognuno possiede una propria competenza
  enciclopedica, parziale, che deve però parzialmente sovrapporsi alla
  enciclopedia locale (relativa almeno a una comunità).

Cfr. Basil Bernstein (1971), codici ristretti vs codici elaborati (sociosemiotica). Ma vedi
anche Putnam (1970): una stessa espressione può assumere per un utente colto una
serie gerarchizzata di proprietà, mentre per un altro meno colto assume una serie
sconnessa di proprietà diverse.
Cfr. d’Alembert, Discorso preliminare all’Encyclopédie (1751-1780): sistema generale
delle scienze come labirinto.
Una semantica a istruzioni in formato enciclopedico
• Anziché fornire la definizione chiusa di un termine, in base a tratti semantici, il
 modello enciclopedico definisce parzialmente un termine (sotto certi aspetti)
 in relazione a un determinato obiettivo.

• La struttura della significazione deve prevedere i contesti, le circostanze e le
 situazioni d’uso del termine, cioè delle istruzioni pragmatiche.

• Integrazione di Semantica e Pragmatica nella rappresentazione di una
 struttura della lingua con significati lessicali in forma di istruzioni per
 l’inserzione contestuale.

• Natura inferenziale del segno: se p allora q (se l’occorrenza p cade in un
 contesto x, allora il suo significato sarà q) vs segno come equivalenza (per
 cui l’espressione E sta per il contenuto C). Il significato è il prodotto di
 continue negoziazioni.
Es. “Il problema di Paolo sono i calcoli”

La descrizione semantica del termine /calcolo/ deve prevedere tre contesti standardizzati:

• un contesto medico (“concrezione di sali minerali”)
• un contesto matematico (“esecuzione di operazioni matematiche”)
• Un contesto logico-deduttivo (“previsione, giudizio”)

Il termine calcolo non viene ridotto a un pacchetto chiuso di tratti semantici, ma ci si
accontenta di definirlo sotto alcuni aspetti, in vista di un determinato obiettivo pratico.
L’enciclopedia registra i contesti, le circostanze e le situazioni d’uso del termine, fornisce
cioè le istruzioni pragmatiche che possono decodificare anche i significati situazionali.
Semantica e pragmatica convergono nella ipotesi di una struttura della lingua con
significati lessicali in forma di istruzioni per l’inserzione contestuale (Traini, 2013: 229).
• Nella prospettiva strutturalista (Hjelmslev) la categorizzazione segue il criterio
  delle opposizioni e delle differenze.
• Nella prospettiva cognitivo-interpretativa (Peirce) il significato si costituisce
  nella interpretazione.

• Le due prospettive devono coesistere, «il momento strutturale e il momento
 interpretativo si alternano e si completano passo per passo l’un l’altro» (Eco
 1997:219).

• Il significato linguistico non è separabile dalla nostra esperienza del mondo,
 che è di tipo percettivo, fisico, psicologico, mentale, culturale e sociale. Ciò
 riapre la questione del rapporto tra significati e concetti.

• La semantica cognitiva è per necessità e vocazione enciclopedica. Questo
 aspetto accomuna la semantica cognitiva all’approccio semiotico (Violi,
 Esperienza e significato, Bompiani 1997).
Molteplicità di relazioni strutturali
• Antonimie (bene/male)
• Complementarietà (marito-moglie)
• Conversità (vendere/comprare)
• Opposizioni relative (sopra-sotto; più grande-più piccolo)
• Continuum graduato (gennaio, febbraio, marzo, ecc.)
• Continuum graduato gerarchicamente (centimetro-metro-chilometro)
• Opposti antipodalmente (Nord-Sud)
• Opposti ortogonalmente (Nord-Ovest)
• Direzionalità spaziali: (arrivare/partire)
Ancora sul problema del significato
• La nozione di significato è una delle più complesse e controverse
• Tre aspetti sotto i quali è stato pensato sono:

  • - il significato come relazione tra linguaggio e mondo (approccio filosofico-
    linguistico)

  • - il significato come relazione interna al linguaggio, che comporta un
    modello componenzialista (prospettiva strutturalista)

  • Il significato come prototipo (prospettiva psicologico-cognitiva)
Semantica referenziale
                        o vero-condizionale
• Sorge all’inizio del Novecento in ambito filosofico e si sviluppa
 nell’area di ricerca di indirizzo analitico, nel contesto della cosiddetta
 ‘svolta linguistica’.

• Tre fattori caratterizzano questa prospettiva:
  • Forte attenzione per gli aspetti logici del linguaggio
  • Focalizzazione sui rapporti tra linguaggio e mondo (referenzialismo)
  • Una netta separazione tra semantica e processi psicologici del pensiero
    (antipsicologismo).
Relazione lingua-mondo
• Diretta, senza alcuna mediazione tra la lingua e la realtà
 extralinguistica (modalità sviluppata sia nella teoria del significato di
 Russell, sia in quelle più recenti di Quine e di Kripke)

• Indiretta, attraverso la mediazione di nozioni che collegano la prima al
 secondo (modalità sviluppata a partire da Frege)
Significato come riferimento diretto

Indici

Cfr. Peirce: segni il cui significato è dato dalla contiguità con l’oggetto indicato.
Deittici: questo, quello, ecc.

• Per Eco anche in questo caso il significato dell’espressione è separato dal
 riferimento concreto.
Nomi propri
De Mauro: si tratta di elementi a statuto speciale, che erroneamente sono stati assunti
come paradigma del rapporto tra parole e cose (problema saussuriano della
nomenclatura).

Searle: “ganci per appendervi descrizioni definite”

Kripke (Naming and Necessity, 1982): un nome è un designatore rigido, si collega a un
oggetto preciso, inizialmente individuato in modo intuitivo e si trasmette nel tempo
attraverso una catena di designazioni.
• Non vi sono significati ma solo riferimenti, catene di riferimenti e reazioni mentali alle
  catene di riferimenti > distruzione della semiotica e della teoria del significato.

Putnam (The meaning of meaning, in Mind, Language and Reality,1975): esempio del
nome “elettricità” assegnato da B. Franklin (cerimonia battesimale); “i significati non
stanno nella testa”.

Eco: non può esserci ostensione, ma solo una decisione legale che correla una
fonazione a una descrizione enciclopedica. Accanto al riferimento occorre includere
sempre un significato interpretabile. Nessun oggetto può esser dato indipendentemente
dalle diverse pratiche classificatorie che caratterizzano la storia della scienza.
Senso e riferimento (Frege)
• Il segno (Zeichen), che per Frege può avere diversi formati (dal
 singolo termine alla espressione composta, all’enunciato), fa
 riferimento agli oggetti extra linguistici e agli stati di cose passando
 attraverso la mediazione di un’entità, il senso (Sinn), nozione che
 indica la maniera attraverso cui il riferimento stesso (Bedeutung) è
 dato.

• Senso e riferimento sono nozioni formali e oggettive e vanno tenute
 distinte da una terza nozione, di ordine psicologico, la
 rappresentazione (Vorstellung) (immagine soggettiva, basata su
 impressioni sensibili e ricordi).
La semantica di impostazione strutturalista
• La semantica è vista come una dimensione autonoma rispetto ad
 ogni dimensione esterna al sistema (antireferenzialismo)

• La semantica si distingue anche dalla dimensione introspettivo-
 psicologica che aveva caratterizzato l’impostazione pre-strutturalista
 del problema (antipsicologismo)

• Il significato di un termine non ha come contropartita un oggetto
 extralinguistico o un’entità psicologica, ma tutti gli altri termini del
 sistema, dai quali si differenzia.
Semantica cognitiva
• Lo studio del significato appare inscindibile dallo studio dei processi
 mentali attraverso i quali i contenuti semantici vengono costruiti. La
 semantica non è assunta come dimensione autonoma dai processi di
 conoscenza.

• Recupero del rapporto tra semantica e comprensione.

• Necessità di definire il rapporto tra significati e concetti (tra semantica
 linguistica e struttura concettuale).

Lo studio del significato viene integrato con lo studio dei processi
mentali attraverso i quali i contenuti semantici vengono costruiti
(plausibilità psicologica) > studio dei processi di categorizzazione.
Categorie e classificazioni
• Categoria = predicato universale, nel senso di classe o genere di oggetti, oppure come
  concetto o significato.

• Le dieci categorie di Aristotele (sostanza, qualità, quantità, relazione, luogo, tempo,
  essere in una situazione, avere, agire, patire) permettono di spiegare le singole
  proprietà delle cose riducendole a principi ultimi.

• Dare nome alle cose significa raggruppare gli oggetti per somiglianze e differenze,
  quindi dare significati in base alle nostre esperienze.

• Le tassonomie non sono modi di ordinare ma “guide all’azione” (Eco, 1997: 213).

• Il punto di vista specifico e il contesto incidono sulla categorizzazione. La dipendenza
  contestuale è strettamente collegata ad uno               dei   principali   problemi   della
  classificazione: la vaghezza dei confini categoriali.

• Limiti della classificazione tradizionale (basata su condizioni necessarie e sufficienti) e
  ricerca di classificazioni più flessibili, come il modello wittgensteiniano delle somiglianze
  di famiglia e quello prototipico.
Wittgenstein, Ricerche filosofiche (1953), 1967: 46-47, §66:
«Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo ‘giuochi’. Intendo
giuochi da scacchiera, giuochi di carte, giuochi di palla, gare sportive e via
dicendo. Che cosa è comune a tutti questi giuochi? – non dire: “Deve
esserci qualcosa di comune a tutti, altrimenti non si chiamerebbero
‘giuochi’” – ma guarda se ci sia qualcosa di comune a tutti. – Infatti, se li
osservi, non vedrai certamente qualche cosa che sia comune a tutti, ma
vedrai somiglianze, parentele, e anzi ne vedrai tutta una serie. Come ho
detto: non pensare, ma osserva! – Osserva, ad esempio, i giuochi da
scacchiera, con le loro molteplici affinità. Ora passa ai giuochi di carte: qui
trovi molte corrispondenze con quelli della prima classe, ma molti tratti
comuni sono scomparsi, altri ne sono subentrati. […] Pensa ora ai
girotondi: qui c’è almeno del divertimento, ma quanti degli altri tratti
caratteristici sono scomparsi! E così possiamo passare in rassegna molti
altri gruppi di giuchi. Veder somiglianze emergere e sparire.
E il risultato di questo esame suona: vediamo una rete complicata di
somiglianze che si sovrappongono e si incrociano a vicenda. Somiglianze
in grande e in piccolo»
Semantica del prototipo

A. Modello di Eleonor Rosch (Principles of Categorization, 1978)

• Il modo in cui la lingua dà forma strutturale al mondo attraverso il lessico non
 è arbitrario, ma dipende in parte da come il mondo stesso si presenta
 strutturato e in parte dai bisogni comunicativi dei parlanti:

  • organizzazione verticale delle categorie (livello sovraordinato, livello di base e livello
    sovraordinato: es. mobilio, sedia, sedia da cucina): la categoria di base (sedia) è la
    più importante perché fornisce il massimo della informazione e implica il minimo
    sforzo cognitivo. Inoltre sedia dà informazioni sulla funzione dell’oggetto (che cosa
    se ne può fare, programma narrativo); alcune delle sue parti (sedile, schienale,
    gambe) sono percepite come più salienti (sedile). Le categorie di base
    corrispondono alle parole più comuni e che vengono apprese per prime.
  • organizzazione orizzontale, interna cioè alla singola categoria (prototipo):
  Teoria standard del prototipo: oggetto più rappresentativo di una categoria.
  Es. categoria di uccello: passero, rondine, aquila sono membri più
  rappresentativi di pollo, struzzo, pinguino.
Criteri della elaborazione delle categorie:

   • La categorizzazione procede in modo globale e non analitico

   • I prototipi di una categoria funzionano come punti focali, sono elementi attorno a cui
     si organizza tutta la categoria.

   • L’appartenenza a una categoria è di natura graduale (non dicotomica) e avviene
     sulla base della somiglianza con i prototipi di quella categoria.

   • I confini delle categorie sono sfumati (somiglianze di famiglia).

   • I membri di una categoria non condividono tutte le proprietà, ma presentano delle
     “somiglianze di famiglia”: il passero è il più rappresentativo della categoria degli
     uccelli in quanto possiede il maggior numero di proprietà della categoria
      1. Capacità di volare
      2.   Avere le piume
      3.   Avere una forma a S
      4.   Avere le ali
      5.   Non addomesticato
      6.   Oviparo
      7.   Avere un becco

Modello oggettivista: la categoria è una “classe naturale di oggetti”.
Rappresentatività: possesso del maggior numero di proprietà tipiche di quella
categoria

Appartenenza: basata non tanto sulla somiglianza con il prototipo quanto sulle
“proprietà essenziali” della categoria, comuni ai suoi membri.

L’estensione della categoria uccello è basata su una lista di proprietà
(scomposizione in proprietà), non tutte condivise: allo struzzo manca la
capacità di volare; al pollo manca la proprietà del “non addomesticato”, il
pinguino non vola e non ha le piume, ecc.
Le proprietà essenziali che decidono l’appartenenza alla categoria sono
“essere oviparo” e “avere il becco”

Due diversi tipi di definizione:
a) logico-teoretica, basata sulle proprietà essenziali
b) percettiva: individuazione di proprietà che derivano dalla esperienza

Si abbandona perciò l’idea che l’appartenenza alla categoria avvenga sulla
base del grado di somiglianza con il prototipo.
B. Teoria estesa del prototipo (anni Novanta)

• Il prototipo non è più inteso come oggetto o classe di oggetti ma come costrutto
  mentale (concetto), caratterizzato da un insieme di proprietà astratte:

• l’accento è posto sulle qualità salienti di una categoria anziché sulle entità o oggetti che
  la rappresentano (effetti prototipici: Violi). In alcuni casi dipendono dalle nostre strutture
  corporee, in altri da fenomeni culturali.

• Il linguaggio viene qui rappresentato come una rete che si proietta su un continuum
  non differenziato, ma all’interno del quale si danno salienze (percettive o culturali) sulla
  cui base operare giudizi di somiglianza (Manetti 2011:117).

• L’appartenenza a una categoria non viene più stabilita sulla base della somiglianza
  all’esemplare più rappresentativo, ma sulla base di proprietà essenziali: il prototipo non
  è più rappresentativo della struttura della categoria.

Due accezioni di prototipo:
• entità concreta, individuo specifico, scelto come rappresentante migliore di una
  categoria;
• Idea di prototipicità come insieme di proprietà, per cui possiamo avere più esemplari
  prototipici nella stessa categoria.
Distinzione tra proprietà essenziali e proprietà prototipiche:

Proprietà essenziali
• possedute da tutti i membri di una categoria, anche da quelli meno rappresentativi
• decidono dell’appartenenza alla categoria, ma solo in negativo: se un uccello non ha il
  becco e non è oviparo non può rientrare nella categoria.
• l’appartenenza non è più considerata graduale e i suoi confini non sono sfumati.
• Le proprietà essenziali hanno uno statuto forte, ma non sono basate su una ontologia
  naturale, bensì su convenzioni culturali (es. della balena: classificata tra i pesci, poi tra i
  mammiferi).

Proprietà tipiche
• si possono aggiungere a quelle essenziali e possono essere cancellate senza che ciò
  abbia delle conseguenze sull’attribuzione dell’appartenenza: per la categoria uccello
  sono tipiche la capacità di volare (lo struzzo non vola), avere le ali (quelle del kiwi sono
  appena accennate), avere le piume (i pinguini non ce le hanno).
• Determinano la rappresentatività: tanto maggiore è il numero delle proprietà possedute
  da un elemento, tanto più esso sarà rappresentativo della categoria (passero, rondine
  per gli uccelli).
• Gerarchia di proprietà essenziali e tipiche e rilevanza della cultura nella loro
  determinazione.
(cfr. Manetti-Fabris, Comunicazione, 2011: 112-118)
Metafora

Da metapherein=trasportare. Sostituzione di una parola con un’altra il
cui significato è in una relazione di somiglianza con la prima (Jakobson:
asse delle similarità), similitudo brevior.

 Es.: è un pozzo di scienza; brillava per disinvoltura.
La metafora nella riflessione occidentale
• Aristotele
• Quintiliano
• Medioevo
• Barocco
• Vico
• Mary Hess
• Kuhn

Accento sui fenomeni di deviazione dalla norma.
Diffusa attenzione per la tassonomia retorica (Fontanier, Lausberg, Gruppo µ).
Nella ricerca contemporanea
• Crescente attenzione per la funzione euristica, conoscitiva della
 metafora:
  • Ivor Angstrom Richards, The Philosophy of Rhetoric, 1936 (La filosofia
    della retorica, 1967)
  • Andrew Ortony, Metaphor and Thought, 1993
  • Max Black, Models and Metaphor, 1962 (Modelli, archetipi, metafore,
    1983)

• Sul problema della cooperazione interpretativa nella metafora e dei
 suoi effetti di senso
  • Grice
  • Eco
Metafora come logica sensoriale
• Ortony

  • La metafora è usata per esprimere qualcosa di altrimenti inesprimibile
    (metafore sinestetiche: “musica luminosa”, “parole dure”, ecc.)
  • Serve a predicare in modo compatto un fascio di proprietà (Cacciari 1998)
  • È evocatrice di immagini e perciò adatta a esprimere l’esperienza
    soggettiva.

• In generale consente di descrivere il nuovo attraverso il riferimento al
 già familiare (strumento dell’accordo).
Max Black: concezione interattiva
Si contrappone alle seguenti concezioni:

• Teorie ornamentali: metafora come artificio esornativo, fatto di stile,
 non di senso.

• Teorie sostitutive: recupero della dimensione semantica, circoscritta
 però alla dimensione del nome, non della frase.

• Teorie comparative: metafora come comparazione abbreviata;
 questione della somiglianza: la similarità è data nel linguaggio o è
 costituita negli atti di parole?
Concezione interattiva della metafora:
incontro tra un veicolo (metaforizzante) e un tenore (metaforizzato) da
cui scaturisce un concetto inedito, non riducibile ai termini di partenza.
Il veicolo funziona come un filtro che, applicandosi al tenore, ne
ridefinisce la struttura. Ciascuno dei due termini della metafora porta
con sé un “sistema di possibili luoghi associabili”, il cui incontro
produce un “flash of insight” che costituisce un incremento conoscitivo
della metafora.

  Es.: “un oceano di latte frappato”: tenore=nebbia; veicolo=“oceano”, “latte
  frappato”.

•La metafora è un meccanismo operante nel linguaggio di ogni giorno,
che crea e manifesta nello stesso tempo il nostro modo di vedere la
realtà.
Ma che cos’è il “sistema dei luoghi associati”?
• Un insieme generico di stereotipi o di connotazioni associate a un
  semema?
• Perché la metafora dovrebbe selezionare alcune e non altre di
  queste connotazioni associate?
• Di che natura è questo insight?
Aristotele
Natura processuale della metafora e ruolo della similarità
Metafora come trasferimento a un oggetto del nome che è proprio di un
       altro (Poetica, 1457-1459a)
Il trasferimento avviene
a)   Dal genere alla specie (sineddoche: genus pro specie: Quivi s’è ferma la
     mia nave: fermare per ancorare)
b)   Dalla specie al genere (sineddoche species pro genus: mille e mille
     gloriose imprese: mille e mille per molte)
c)   Da specie a specie: metafora a tre termini (propriamente: specie-genere-
     specie: il dente della montagna: la cima sta al genere aguzzo come vi sta
     il dente: A:B=C:B)
d)   Per analogia: metafora basata su una proporzione a quattro termini
     (B:A=D:C) (La vecchiaia è la sera della vita: “La vecchiaia (B) sta alla
     vita (A) come la sera (D) sta al giorno(C);
     questa formula spiega anche le catacresi: metafore che colmano vuoti
     della lingua (es. collo della bottiglia, gambe del tavolo).
La metafora ha carattere conoscitivo e si basa sulla capacità di vedere
     le somiglianze.
Capire una metafora è un’azione con una sua processualità, non un
     fare puntuale come l’insight di Black.
La somiglianza non appartiene alle cose ma è il prodotto di un
     paragone, che mette sotto gli occhi qualcosa che prima non era
     visibile.

Attenzione per
- La portata logica (la metafora è un calcolo, una proporzione) e
  concettuale (opera su unità semantiche piene, cariche del loro
  formato enciclopedico) della metafora; il luogo della metafora è il
  pensiero; appartiene a una teoria del significato.
- La dimensione inter-categoriale della metafora (sviluppi nella teoria
  del blending)
- Il legame con la percezione: il tema aristotelico della somiglianza ha
  sollecitato nelle teorie contemporanee il problema del ruolo della
  percezione nel meccanismo metaforico. Vedi teoria di Lakoff e
  Johnson: concetti metaforici, condizionati dalla costituzione percettiva
  umana, strutturano metaforicamente interi campi semantici.
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