Modelli irriverenti Rivista dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata - volume 3/2011 - Idipsi
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Indice Direttore Responsabile Antonio Restori Direttore Scientifico Mirco Moroni Coordinamento redazionale Gabriele Moi Redazione: Alberto Cortesi, Fabio Sbattella, Alessia Ravasini, Valentina Nucera, Gianandrea Borelli, Francesca Giacobbi, Monica Premoli, Gianfranco Bruschi Comitato Scientifico: Marco Bianciardi (Torino), Paolo Bertrando (Milano), Umberta Telfener (Roma), Gabriela Gaspari (Lecco), Pietro Pellegrini (Parma), Gwyn Daniel (Londra), Vincent Kenny (Dublino), Valeria Ugazio (Milano), Giovanni Liotti (Roma), Giacomo Rizzolatti (Parma), Lucia Giustina (Novara), Vittorio Gallese (Parma), Camillo Loriedo (Roma). Segreteria organizzativa: Barbara Branchi
Indice Indice pag. 5 Attenzione sensibile al contesto Antonio Restori pag. 0 “Quante volte ho detto no!” La questione del controllo delle emozioni Monica Premoli pag. 00 “ I luoghi dell’irriverenza” A. Riccò, R. Tarantino, M. Celestre, A. Negri pag. 00 I principali contenuti della Teoria sistemica relazionale. Analisi della commedia “Chi ha paura di Virginia Woolf” L. Zucchini, I. Pascarella, F. Achilli pag. 00 “Family tales...due terapeuti sul divano. Pensare l’intersoggettività nella terapia familiare” E. Pattini, F. Capelli
Attenzione sensibile al contesto Per una formazione attenta al tema della consapevolezza. Antonio Restori, Responsabile didattico IDIPSI Cos’è un contesto?. Esiste un contesto che abbia una sua connotazione di identità costruita a prescindere da un osservatore?. Quando cerchiamo di comprendere un contesto all’interno del quale prende forma una storia, un’esperienza relazionale, stiamo già opzionando cornici, oggetti, persone; operiamo connessioni scegliendo parti di un tutto inintelleggibile, e spes- so in modo inconsapevole. Tra individuo e ambiente vi è una relazione ricorsiva che implica riflessivamente ridefinizioni di significati di contesto. Nostra responsabilità etica è sviluppare sensibilità al contesto, capacità di osservazione, attenzione saggia. Parole chiave: Contesto, attenzione, riflessività, cambiamento, sensibile, consapevolezza Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?” (Mente e natura, G.Bateson) volume 3/2011 | modelli irriverenti 5
Sensibile al contesto: quale contesto contesto di tipo giudicante, o addirittura in- quisitorio, determinando movimenti di ritiro Siamo soliti dire che la casa che abitiamo o difesa, che nulla hanno in comune con le l’abbiamo arredata secondo i nostri gusti, le premesse di contesto del terapeuta; fino a nostre abitudini, i nostri scopi; l’abbiamo co- che il terapeuta non si apre alla consapevo- struita su misura per noi. lezza di questo diverso “sentire” contestua- Difficilmente ci possiamo trovare a nostro le, è difficile pensare ad una comunicazione agio in contesti dove non ci riconosciamo, liberata da pregiudizi, rischiando un ricorsiva dove gli spazi, i colori, le luci, non entrano schismgenesi dei rispettivi sistemi di pre- in risonanza con la nostra personalità esteti- messe. ca. I contesti che abitiamo ci appartengono, Allo stesso modo una medesima domanda sono le pareti della nostra vita, entro cui rico- posta all’interno di un sistema di cura può nosciamo le nostre identità. evocare significati differenti per clienti diffe- Dice Bateson: “Senza l’identificazione del renti; ciò in quanto l’incontro tra soggetti di- contesto non si può capire nulla (Bateson, versi in luoghi predefiniti procede attraverso VEM, 1976, trad. it. p. 146); e ancora: “il sistemi di premesse, bisogni, attese, sicura- contesto è la matrice dei significati”… “i con- mente differenti. testi non sono altro che categorie della men- Con la rimodulazione dell’approccio sistemi- te” (1976, trad. it. p. 146). co verso la posizione socio-costruzionista si Il contesto è una categoria della mente, ori- è incominciato a sottolineare la natura più gina e prende forma nella relazione, che in simbolica del contesto. modo ricorsivo ne ridetermina i significati e Il contesto di apprendimento attraverso cui nuove cornici attraverso cui si ridefinisce il organizziamo la nostra identità, il sé, è rap- senso del contesto stesso: un movimento ri- presentato da questo intreccio ricorsivo tra corsivo e di tipo riflessivo tra individuo e am- modelli di relazione e costrutti contestuali di biente, dove è possibile transitare in consa- tipo simbolico. pevolezza oppure non in presenza mentale. La posizione costruzionista trasforma il si- Se osserviamo il contesto come uno spazio gnificato di contesto da una prospettiva di che emerge dalla relazione, lo collochiamo tipo invariante ad una concezione ricorsiva- gerarchicamente connesso ad essa, ma non mente connesso alle azioni. co-determinato con essa. Ciò implica una profonda revisione della na- Bateson invece parla di contesto rimandan- tura della relazione che attraversa noi e l’am- do più a un idea di metodo che a un ogget- biente che ci circonda, intesa come espe- to che esiste al di fuori di noi, osservabile e rienza che realizziamo nel nostro ambiente. misurabile. Quando Bateson parla del sistema “indivi- Lo spazio della relazione terapeutica è diver- duo-nel-suo-ambiente”, si riferisce ad un samente pensato come contesto dagli attori contesto, dove individuo e ambiente sono che lo abitano. Un terapeuta, ad esempio, il contesto e allo stesso tempo la relazione può connotarlo come luogo della cura, e tra organismi in costante posizione riflessiva. quindi porsi in una relazione di aiuto verso Essere sensibili a questa relazione significa il paziente; mentre un paziente può perce- comprendere il contesto in cui si è inseriti. pirsi, come frequentemente avviene, in un Per comprensione tuttavia non si intende 6 volume 3/2011 | modelli irriverenti
una conoscenza di tipo oggettuale, tra un animali, le piante, e non la distanza tra noi e osservatore ed un oggetto osservato; com- le nostre descrizioni e classificazioni. prendere è porsi in una posizione di tipo Nell’individuo vi è un certo grado di divisio- riflessiva, dove l’osservatore, osservando, ne dell’esperienza umana in tipologie logi- pensando, agendo, riconosce il proprio po- che e compartimenti, il che è senza dubbio sizionamento pre-conettuale, presente a sé, un’economia necessaria. Una di queste di- alle proprie convinzioni, e a come ad esse è visioni in compartimenti è sotto molti aspetti connesso, legato, e a volte, imprigionato. misteriosa, ma certo d’importanza cruciale Da questa posizione mentale è possibile di- nella vita dell’uomo: mi riferisco al legame rigersi nuovamente verso il nostro ambien- ’semipermeabile’ tra la coscienza e il resto te, rideterminando ricorsivamente un suo della mente totale. Una certa quantità limita- nuovo posizionamento; questo movimen- ta d’informazione su ciò che accade in que- to produce un costante cambiamento del sta più ampia porzione della mente sembra contesto. Comprendere quindi la natura di essere trasmessa a ciò che possiamo chia- questa dinamica mutuamente trasformante, mare lo schermo della coscienza. Ma ciò significa essere consapevolmente presenti che giunge alla coscienza è selezionato, è alla relazione. un campione sistematico (non stocastico) del resto. È ovvio che la totalità della mente non potrebbe essere riprodotta in una sua Sviluppare la sensibilità al contesto parte e ciò consegue logicamente dal rap- La questione della finalità cosciente porto fra il tutto e la parte. Ma quanto siamo presenti a questo lavoro della coscienza?. Risulta per tutti noi sempre difficile sviluppa- Diceva Bateson di M. Erickson: “Milton lavo- re una posizione estetica capace di svilup- rava sull’ordito dell’intero complesso, men- pare sensibilità al contesto. Il nostro modo tre costoro si presentano con espedienti che di approcciare alla conoscenza procede ten- sono separati dal complesso totale. Perciò denzialmente in modo non consapevolmen- l’espediente sconnesso contrasta contro il te orientato a finalità predefinite dal nostro tutto e contribuisce a perpetuare un’illusione sistema di premesse. di potere” (Keeney, 1985). Diamo significato alle cose che ci accadono Sembra che per garantire la sopravvivenza condizionati da finalità che rispondono a lo- attraverso forme di adattamento funzionali, giche lineari, prestando attenzione solo ad l’essere umano abbia la necessità di con- “archi” di circuiti del mondo vivente: ”il no- trollare la natura, sviluppando la sensazio- stro campionamento cosciente di dati non ne di avere potere su di essa. Nella finalità ci paleserà circuiti completi, ma solo archi di cosciente si insinua, a mio parere, l’idea di circuiti, rescissi dalla loro matrice grazie alla controllo, la paura di perdere il dominio sulla nostra attenzione selettiva” (Bateson, VEM, natura, e di esserne fagocitato. Ma la sto- 1976, p.461). La scienza classica ha edu- ria dell’evoluzione naturale non procede at- cato tutti noi a pensare al mondo naturale traverso posizioni di controllo di una specie come varietà di ordini, di specie, di classi; animale, o vegetale, o minerale, su un’altra; ci ha fornito un habitus mentale con il quale non vi è controllo; l’intero ecosistema non avvertiamo la distanza tra noi e le cose, gli si organizza all’interno di azioni finalizzate volume 3/2011 | modelli irriverenti 7
al controllo delle proprie gestazioni; come biente… con le migliori intenzioni coscienti» osservatori parte del sistema dovremmo ol- (VEM, Bateson , 1976, p. 486). tretutto mettere tra parentesi la parola “or- La finalità cosciente quindi ci accompagna ganizza” . Ci rammenta Giacobbe, citato dal nelle modalità attraverso cui conosciamo Bateson (VEM 1976) l’ambiente in cui siamo, il contesto che abi- tiamo. Ci esercitiamo per acquisire capacità, Sai tu quando figliano le camozze strumenti di controllo sull’ambiente, perce- e assisti al parto delle cerve? pendoci sempre più attrezzati; nuovi mezzi, Conti tu i mesi della loro gravidanza che corazzano il nostro io, sempre più sicu- e sai tu quando devono figliare?” ro di sé. Per cui anche nell’esercitarci ad un compito, ci poniamo come se dovessimo Chi può sapere tutto questo? E soprattutto impadronirci di una nuova tecnica, strategia, a cosa ci serve saperlo se non eventualmen- con cui affrontare l’esistenza. te per controllare cicli di nascite e presumere “Noi [occidentali] ci esercitiamo per acquisire di aumentare le possibilità di controllo delle una capacità, che diventa quindi uno stru- loro riproduzioni. mento, nella quale io, che resto immutato, “La pura razionalità, senza l’aiuto di fenome- posseggo ora un nuovo strumento, ed è tut- ni come l’arte, la religione, il sogno e simili, è to. Secondo la concezione orientale, invece, di necessità patogena e distruttrice di vita; ... ci esercitiamo per cambiare. Incorporiamo in la sua virulenza scaturisce specificatamen- noi la disciplina in cui ci esercitiamo e con te dalla circostanza che la vita dipende da l’esercizio diventiamo persone diverse. Ecco circuiti di contingenze interconnessi, mentre tutta la teoria dell’esercizio Zen, lo Zen e il la coscienza può vedere solo quei brevi dati tiro con l’arco, tutte queste cose. (Kenney circuiti sui quali il finalismo umano può inter- 1985) venire” (VEM Bateson, p. 181). L’impegno in una base estetica della terapia Se dunque nella nostra mente abita un idea richiede che la terapia sìa considerata come di contesto che emerge da questo “scher- una forma di esercizio. Come lo Zen, l’eser- mo della coscienza”, non potremo mai ap- cizio della terapia diventa per il terapeuta prezzare completamente la natura sistemica un contesto di apprendimento d’ordine su- della nostra mente; «la coscienza [...] è orga- periore. Anche la terapia può essere consi- nizzata in termini di finalità. Essa ci fornisce derata come un veicolo del cambiamento una scorciatoia che ci permette di giungere epistemologico del terapeuta. In altre paro- presto a ciò che vogliamo; non di agire con la le, come il tiro con l’arco anche la terapia è massima saggezza per vivere, ma di seguire semplicemente un contesto per l’esercizio. il più breve cammino logico o causale per In questa danza di interazione, l’azione vie- ottenere ciò che si desidera appresso, e può ne innescata da un’intera struttura di orga- essere il pranzo, o una sonata di Beethoven, nizzazione anziché da un’intenzione o una o un rapporto sessuale. Può soprattutto es- finalità coscienti. sere il denaro o il potere… (VEM Bateson, p. Se siamo nel contesto terapeutico, ed in 473)…L’uomo cosciente, in quanto modifi- esso ci relazioniamo senza finalizzazioni catore del suo ambiente, è ora pienamente istruttive, senza quindi porci in una posizione in grado di devastare se stesso e quell’am- up-down, ma semplicemente presenti alla 8 volume 3/2011 | modelli irriverenti
relazione, sostando con le nostre emozioni il valore dominante, il valore centrale, non e i nostri pensieri, allora possiamo muoverci è l’attenzione: l’attenzione è subordinata al con una sensibilità estetica aumentata. compito, al lavoro, al preparare un toast. Insomma Bateson propone una maggior L’attenzione è al servizio di quello che stia- umiltà, non come un principio morale, ma mo facendo; se ci distraiamo non portiamo a come elemento di una filosofia politica o di termine il compito, la casa è insicura, il toast un’epistemologia più ecologica, ovvero più brucia, la traduzione della versione è impre- saggia. cisa. Questo tipo di attenzione è funzionale a realizzare il lavoro che dobbiamo fare, è subordinata ad essa. Attenzione saggia, attenzione non saggia Per vivere abbiamo certamente bisogno di questa attenzione, perché ci permette di Eccoci dunque, noi terapeuti davanti alla no- adattarci all’ambiente, di modificarlo per le stra famiglia. Tutti seduti, si inizia. Dobbiamo nostre esigenze: mangiare bene, vivere in innanzitutto prestare attenzione a ciò che ci una casa piacevole, essere bravi terapeuti. si comunica fin dalle prime battute; anno- Ma se provassimo a pensare per un attimo tiamo tutto quello che possiamo trattenere all’attenzione come valore centrale, non su- delle cose che emergono: chi inizia a parlare bordinata al raggiungimento di uno scopo, per primo, chi nasce prima di chi, chi si se- l’attenzione al primo posto, avvertiremmo para, chi muore; mentre il coterapeuta tiene probabilmente un ribaltamento di come van- d’occhio i movimenti del corpo, le sfumature no le cose. dei gesti e, dietro lo specchio, si presta at- Un esempio semplice, che generalmente ci tenzione a ciò che accade dentro. fa capire quanto non siamo presenti alla re- Per seguire tutto ciò, ed altro ancora, è ne- lazione, ma attenti allo scopo posto altrove, cessaria attenzione; ognuno attento al pro- lo possiamo sperimentare all’incontro con prio pezzo; ognuno con il compito di por- una persona e il suo nome; solo il semplice tare a termine il colloquio con determinate ricordo del nome appena pronunciato tende finalità coscienti: dal creare un buon clima a svanire dalla nostra mente, perche occu- per l’aggancio terapeutico, al definire ipotesi pata in altre faccende. interpretative, al mantenere neutralità, al non Fino a che parliamo di un nome non ricor- stigmatizzare patologie; tante mete da con- dato, potremmo forse anche soprassedere; seguire per confezionare un buon colloquio ma siccome, tendenzialmente, siamo soliti di consulenza e terapia. proseguire nell’attenzione funzionale, la no- Questa è “attenzione funzionale”, come stra comprensione di ciò che accade nella suggerisce C.Pensa (2002); l’attenzione ne- relazione appare sempre più preclusa. cessaria per svolgere un compito, la terapia, Se svolgiamo un lavoro con l’attenzione nor- per l’appunto; lo stesso genere di attenzione male, funzionale, alla fine della nostra attività, che utilizziamo per portare a termine un la- la nostra reazione dipenderà dall’averlo fatto voro, come ad esempio, costruire una casa, bene o dall’averlo fatto male. Se applichia- preparare un toast, tradurre una versione mo l’attenzione normale all’ascolto dell’altro, di latino, leggere questa rivista. Che cosa alla fine dell’ascolto il nostro sentire dipende- caratterizza questa situazione? Il fatto che rà molto probabilmente dai contenuti di ciò volume 3/2011 | modelli irriverenti 9
che abbiamo udito. Se ci sono state dette mento delle condizioni di sofferenza del si- cose simpatiche saremo contenti, viceversa stema. Sarebbe eticamente non corretta la non saremo contenti: l’attenzione è stata al posizione non finalizzata della cura. servizio della conoscenza. Se invece l’atten- Il paziente desidera la nostra cura, ci chie- zione è al primo posto, probabilmente speri- de di prenderci carico della sua sofferenza menteremo una sensazione di comprensio- comprendendone la natura, e le cause che ne profonda, di unità. l’hanno originata. Dovremmo quindi declina- Dice C.Wilson (1998): “è una qualità di at- re ogni aspettativa?. tenzione non giudicante e, al tempo stes- Il fatto di essere mossi da nostre finalità più so, pienamente partecipatoria, pienamente o meno coscienti non rappresenta di per connessa”. sé una precondizione che impedisce la co- noscenza; a patto però che questa nostra Attenzione non giudicante però non da in- posizione non ci impedisca di entrare in una tendersi “fredda” posizione di distacco, ma dimensione relazionale dove sia possibile pienamente partecipata, unificata, intercon- sentire ciò che accade dentro e fuori di noi: nessa. Questo genere di attenzione possia- prestare attenzione a ciò che ci si comuni- mo definirla saggia; emerge quando perce- ca a partire dalle prime battute, annotando piamo la mente nella mente, le sensazioni l’esperienza emergente, assume un senso nelle sensazioni, il corpo nel corpo. profondo se l’attenzione attraverso cui sia- Emerge quando siamo nella relazione con mo in relazione è attivata con cura. Potrem- interesse non finalizzato; quando osservia- mo dire che è “la cura dell’attenzione” che mo per osservare, ascoltiamo per ascoltare, produce effetti benefici sulla relazione. comunicando non sull’altro, ma attorno a Partendo da questa posizione del sentire, ciò che avvertiamo, che annotiamo. meno ancorati ad inquinanti mentali come Eccoci dunque, noi terapeuti davanti alla no- attaccamento e avversione, possiamo co- stra famiglia, tutti seduti, si inizia, mossi da struire azioni mentali, parole, gesti, connessi che cosa?, con quale finalità?. Generalmen- al contesto della relazione che contribui- te è la cura, il cambiamento, la guarigione ad ranno a co-definire con chi siamo e con chi orientarci nella relazione. In quanto terapeuti non siamo in relazione, sensibili alla struttura siamo soliti pensare necessario un cambia- contestuale. 10 volume 3/2011 | modelli irriverenti
Bibliografia prospettiva teorica alternativa. Terapia Familia- re, 1983, 14 -- Anderson, H., Goolishian, H. (1998) La terapia -- Keeney B. (1985) L’estetica del cambiamento. come costruzione sociale. Milano, Angeli Asrtolabio, Roma -- Bateson, G. (1976) Verso un’ecologia della -- Merelau-Ponty M., (1962) Phenomenology of mente. Milano, Adelphi. Perception. Humanities Press, New York -- Bateson, G. (1984). Mente e natura. Adelphi, -- Pensa C. (2002) Attenzione saggia, attenzione Milano non saggia. Torino, Magnanelli -- Cecchin, G., Lane, G., Ray, W.A. (1993) Irri- -- Ugazio, V. (1998) Storie permesse e storie verenza. Una strategia di soppravivenza per i proibite. Torino, Bollati Boringhieri. terapeuti. -- Varela F., (1992) Un know-how per l’etica, Laterza -- Cronen, V., Johnson, K., Lannamann. J. (1983) -- Wilson, C. (1998) Mindfulness: Gateway into Paradossi, doppi legami, circuiti riflessivi: Una Experience, in “Insight” n.3 volume 3/2011 | modelli irriverenti 11
“Quante volte ho detto no!” La questione del controllo delle emozioni Monica Premoli, assistente didatta IDIPSI Sommario Questo articolo nasce con l’obiettivo di riflettere su come, nel lavoro terapeutico così come nella vita quotidiana, sia il clinico che il paziente sperimentino il bisogno di poter prendere consapevolezza rispetto alla strada percorsa, dovendo decidere se è quella giusta o se è necessario modificare la propria direzione, anche se questo significa deludere le aspettative dell’altro per andare incontro al proprio sentire. Attraverso la narrazione di un caso clinico e della cornice istituzionale di riferimento si procede all’analisi dei due livelli di complessità, po- nendo l’accento su vari aspetti che emergono lungo il processo. Parole chiave: Disturbi Comportamento Alimentare, Anoressia, Emozioni, Diagnosi, Consapevolezza, Irrive- renza. Summary This article was created with the aim of reflecting on how, in the therapeutic work as well as in everyday life, both the clinician that the patient will experience theneed to be aware from the road traveled by deciding whether it is the right one or if it is must change its direction, even if it means disappointing the expectations of the other to meet your hearing. Through the narration of a case and the institutional frame of reference is analyzed for two levels of complexity, focusing on various issues that ariseduring the process. Key words: Food, Behavior, Disorders, Anorexia, Emotions, Detection, Mindfulness, Irreverence volume 3/2011 | modelli irriverenti 13
IL CONTESTO presa in carico “soma” e a volte anche al di Il centro dei Disturbi del Comportamento là di questa. Tale organizzazione non può Alimentare presso il quale si svolgono i col- essere sostituita con l’entrata di un’unica ri- loqui a cui verrà fatto riferimento nel corso sorsa che possa prevedere la presa in carico di questo scritto si trova collocato logistica- di tutte le situazioni cliniche che afferiscono mente all’interno dell’ospedale di un capo- al servizio, considerando inoltre il ruolo pre- luogo di provincia dell’ Emilia Romagna ed cario della risorsa in questione e la diffidenza è composto da una pluralità di ambulatori verso un tipo di terapia, quella familiare, che dove lavorano, in equipe multidisciplinare, ancora non ha avuto l’occasione di dimo- una psicologa – psicoterapeuta con forma- strare la sua efficacia terapeutica su questo zione sistemico relazionale, due medici che territorio, pur trovando conferma in numero- fanno parte dello staff del reparto di medici- se indagini in letteratura (Abbate Daga G., na interna ma dedicano all’ambulatorio circa Quaranta M., Notaro G., Urani C., Amianto la metà del loro orario, una dietista e un’in- F., Fassino S., 2011) fermiera, che svolge anche una funzione di Come può dunque una psicoterapeuta pen- segretariato per tutto il team. sare di fare un buon lavoro con questo vin- Per quanto riguarda la presa in carico “soma” colo? Che cosa può significare la presa in è assicurato a tutti gli utenti un percorso di carico di una famiglia dove un membro, so- rieducazione nutrizionale partendo dalla va- prattutto se è quello portatore del sintomo, lutazione della compromissione organica e è escluso a priori dalla possibilità di entrare dello stato nutrizionale del paziente. nella stanza della terapia? Rispetto alla presa in carico psicologica alla Per provare a riflettere su questo passaggio psicoterapeuta è chiesto un approccio pru- è utile riprendere le considerazioni di Bo- dente. L’obiettivo è di modificare le strate- scolo e Bertrando Boscolo L., Bertrando P. gie relazionali disfunzionali che mantengono 1996), i quali avendo lavorato a lungo con le ed esacerbano la sintomatologia alimentare famiglie ispirandosi alla Cibernetica di Bate- delle pazienti, in modo che i genitori non sia- son non fanno mistero rispetto al fatto che no di ostacolo ma una risorsa verso la gua- gli eventuali cambiamenti che si possono rigione. Il suo ruolo non è tanto definito da ottenere nel sistema delle relazioni familiari, quello che può fare, tanto quanto da quello necessariamente coinvolgono tutti i membri che non può fare. Il divieto più assoluto è della famiglia, incluso il paziente designato, rispetto al coinvolgimento dei membri della anche se questo si rifiuta di partecipare alla famiglia con i quali può lavorare, che sono terapia. tutti i possibili tranne le pazienti designate. Inoltre, secondo Telfener (2004) con i distur- Questa scelta aziendale è chiaramente com- bi alimentari diventa fondamentale un opera- prensibile alla luce dell’organizzazione del tore super partes che faccia da intermedia- servizio a livello territoriale per quanto riguar- rio tra famiglia e operatori e proponga una da i DCA: esiste una pluralità di operatori, costante riflessione sulle premesse e sulle debitamente formati negli anni dall’azienda relazioni in atto e che si trovi a disposizione sanitaria stessa, che prendono in carico di tutti coloro che sono coinvolti nella defini- l’utenza e la accompagnano in un percorso zione del problema. di psicoterapia durante tutta la durata della Sembra quindi che pur non contrastando 14 volume 3/2011 | modelli irriverenti
questo vincolo si possa provare ad andare sta succedendo non è colpa di noi genitori. nella direzione giusta. Durante l’estate, mentre eravamo al mare, È però sempre doveroso chiedersi verso Manuela ha iniziato a non mangiare. Questo quale direzione si sta andando, poiché an- digiuno è stato causato da un commento di che noi terapeuti possiamo trovarci a dover una sua amica in spiaggia, che le ha fatto dire di no. notare quanto il suo seno era abbondan- te”. “La gente fa cose strane. È dunque necessario definire da subito quali Cura in modo strano e ottiene risultati sono gli obiettivi di questo tipo di percorso opposti. che coinvolge le famiglie, così che non pos- Se predica la cura giusta, nel modo giusto, sano nascere delle fantasie rispetto a una non aiuta. presunta ricerca di colpevolezza e spostare Non sa come farlo. Dice di non giudicare. l’accento su una dimensione più psicologica Posso dire “per me non va tutto bene, ma dell’anoressia. sono curioso di sapere come mai continua- Secondo Mara Selvini Palazzoli e collabora- te a fare qualcosa che non va bene per la tori (1998) la negazione del problema psico- maggioranza” logico assume molte forme che vanno dal (Cecchin,G 1998 video consultazione, Fa- rifiuto dell’esistenza stessa di un problema mily Institute, Galles - UK) a una visione tutta biologica del dimagri- mento. A queste si aggiunge un altro grup- po di famiglie, per le quali i problemi della IL CASO DI MANUELA paziente sono di tipo psicologico ma innato Manuela è una giovane donna di diciassette (ha un carattere fragile) o diadico (è la madre anni. Arriva al Centro dei Disturbi del Com- che l’ha viziata)o extrafamiliare (sono stati i portamento Alimentare dell’Ausl di una città compagni che la prendevano in giro perché dell’Emilia Romagna portata da sua madre, aveva le cosce grosse). È quindi un obietti- la signora Marilena, che è molto preoccupa- vo importante del primo colloquio portare la ta per lo stato di salute, sia fisico che psico- famiglia a vedere la sofferenza della ragazza logico, della figlia. e pensarla in termini psicologici come una Durante il colloquio telefonico con la psico- difficoltà di crescita all’interno di una rete di terapeuta chiede se è possibile che al primo relazioni familiari e sociali. appuntamento partecipi anche Carla, la pri- Marilena racconta di essere molto seve- ma figlia, che a sua volta è molto preoccupa- ra rispetto alle regole che impone e che si ta per il momento che la sorella sta vivendo. aspetta che Manuela “… sia capace di fare Al primo colloquio però la signora Marilena si le cose per bene, perché nella vita bisogna presenta sola, affermando che la figlia mag- saper dare il meglio di sé…”. giore non ha potuto abbandonare il lavoro A questa richiesta di perfezionismo la figlia che sta svolgendo nell’impresa di famiglia. sembra ben adattarsi: Manuela dal raccon- Solleva subito le sue perplessità rispetto alla to della madre sembra essere una buona necessità di confrontarsi con una psicologa. studentessa, forse troppo, come spesso Marilena: “Sono venuta a quest’ appunta- succede quando l’anoressia compare nella mento anche se sono sicura che quello che vita di una giovane donna: “… ha avuto un volume 3/2011 | modelli irriverenti 15
calo di rendimento ma prende comunque da sé e può collegare affetto, pensiero ed in- voti alti, superiori alla media. Non si accon- tenzionalità. Il secondo è l’angoscia dell’ot- tenta della sufficienza. Pretende molto da- tavo mese (7-9 mesi) che si manifesta con gli insegnanti. A volte si lamenta di come ansia o timore da parte del bambino verso questi non siano stati in grado di preparare chi non conosce, e con gioia e serenità alla adeguatamente le lezioni”. comparsa delle persone che abitualmente si Secondo Ruggero (2003) i soggetti perfezio- occupano di lui. Questa angoscia manifesta nisti percepiscono l’amore genitoriale come la capacità di riconoscersi separato dall’altro connesso ad aspettative molto elevate e a e di riconoscere le diverse persone e i diffe- valutazioni critiche. Temono quindi intensa- renti rapporti che esse hanno con il bambino. mente le critiche e valutano un fallimento la Infine, la fase del NO (secondo anno) mani- possibile perdita dell’amore dei genitori. festa la capacità del piccolo di affermarsi e di Tra gli altri Bulik et al (2003), attraverso una opporsi alle persone che ama. ricerca, evidenziano che la preoccupazione Nonostante il nodo principale del colloquio per gli errori è associata con la presenza di si snodi proprio su come poter alleggerire anoressia e bulimia ed è un elemento predit- Manuela dalle aspettative di perfezione che tivo della bulimia. aleggiano intorno a lei, la signora Marilena si congeda dichiarandosi sollevata di “… aver Rispetto alle aspettative per il futuro appaio- capito che non deve cambiare il modo in cui no già molto precise, nonostante la giovane mi comporto con mia figlia perché sto già età della figlia. Marilena racconta che “… da facendo le cose giuste”. grande Manuela vuole fare la stilista e andrà Inoltre la signora appare piuttosto critica ri- a vivere a New York …” e che“ nelle vacan- spetto agli operatori del servizio. La dietista ze di Natale tutta la famiglia andrà a visitare “… è davvero troppo morbida e mia figlia questa città… che sarà quella in cui mia figlia invece ha bisogno di essere terrorizzata” vivrà”. mentre il medico “… ci ha trattato con su- Quanto un malessere come quello espli- periorità”. citato da Manuela potrebbe essere l’unico Queste comunicazioni finali suscitano una modo di fuggire da un futuro predetermina- serie di emozioni nel terapeuta che cerca di to che magari sente che non le appartiene? non nascondere a se stesso il suo sentire. Quanto potrebbe essere un modo di dire di Bianciardi (2008) ci ricorda che “l’approccio no senza usare le parole? sistemico nasce dalla scelta consapevole di Eppure la capacità di dire no dovrebbe es- limitarsi a considerare i comportamenti e le sere qualcosa che fa parte delle nostre pri- relazioni osservabili, di non considerare l’in- me tappe di sviluppo sociale. trapsichico in quanto non osservabile. Inol- Secondo Spitz (2010), psichiatra e psicoa- tre si parlava sempre e solo della famiglia, nalista, è possibile individuare nella psiche dell’altro, del sistema osservato: l’osservato- dell’individuo tre organizzatori fondamenta- re, cioè noi, non era in questione… li: il primo compare intorno al terzo mese di Poi, con la cibernetica di secondo ordine, vita ed è il sorriso sociale, tappa importante abbiamo potuto interessarci ai significati e perché mette in evidenza che il bambino è in alle emozioni e abbiamo anche iniziato ad grado di riconoscere l’altro come separato interrogarci sul terapeuta: ora possiamo 16 volume 3/2011 | modelli irriverenti
e dobbiamo, quindi, riflettere sulle nostre dire di no alle aspettative per il suo futuro, emozioni.” qualunque esse siano. Fermarsi a tre esa- Boscolo e Bertrando (1996) ci rammen- mi dalla laurea potrebbe essere il solo modo tano come il terapeuta che non voglia es- che ha trovato per allontanare l’eventualità di sere ingenuo nel suo lavoro deve acquisire affrontare qualcosa che al momento la spa- la maggior consapevolezza possibile delle venta. In cambio sembra disposta a sacrifi- proprie premesse, ovvero degli assunti di care la sua autonomia. Minuchin (1976) ci ri- base che lo guidano nel suo agire: quanto corda che per funzionare in modo sano, una di quell’agire è dettato da pregiudizi sociali e famiglia deve proteggere l’integrità di tutto il culturali, quali possono essere le premesse sistema e l’autonomia funzionale delle sue del cliente (i suoi assunti individuali, familiari, parti. Ogni componente della famiglia e ogni sociali e culturali); in che modo la relazione sottosistema familiare deve negoziare l’auto- terapeutica obbedisce a questa relazione tra nomia e l’indipendenza del suo sostrato psi- epistemologie (sistemi di premesse) diverse. codinamico. Uno dei compito del terapista Chiaramente la consapevolezza di sé nella sarà dunque cercare di aiutare la famiglia a pratica terapeutica è facilitata dalla presen- creare uno scambio flessibile tra autonomia za di un setting terapeutico che preveda un e interdipendenza, allo scopo di promuovere osservatore dietro lo specchio, ma in questo la crescita psico-sociale dei suoi membri nel caso la struttura utilizzata non lo permette. migliore dei modi. Può quindi essere sufficiente anche una su- Verso il sesto colloquio Marilena afferma che pervisione che può essere definita indiretta finalmente sua figlia sembra più serena. An- (presentazione verbale del caso o videore- che lei si sente più serena. La terapeuta non gistrazione). si aspetta questa reazione a questo punto Nei seguenti colloqui emergono dei dettagli del percorso perché sa che la settimana pri- sulla figura di Carla, la sorella maggiore di ma Manuela ha ricevuto l’esenzione per le Manuela. Secondo la mamma è “… una visite ambulatoriali per anoressia nervosa. donna molto carina, appariscente anche Invece la ragazza ha ricominciato ad alimen- quando non si trucca. Manuela è sempre tarsi in modo più completo e il suo peso è stata gelosa della bellezza della sorella”. aumentato di mezzo kg. Carla lavora da circa sei mesi nell’impresa Secondo Marilena “è stata la paura di un ri- di famiglia, una tipografia. Sta sostituendo la covero a farla ricominciare a mangiare . Glie- vecchia segretaria che da quando ha cam- ne ha parlato la dietista l’altra volta. Da lì in biato città non sono riusciti a “rimpiazzare”. poi quando mangia glielo ricordo sempre e a Solo Carla è stata in grado di portare avan- quanto pare la paura fa novanta…” ti questo lavoro fino ad oggi. Per la madre Ma è davvero la paura a fare novanta? O Carla “… non resterà a lungo a lavorare forse la diagnosi ricevuta ha acquisisce un nell’impresa di famiglia. Ormai le mancano significato rassicurante? Che cosa significa tre esami per laurearsi. Ha voti altissimi. Una per Manuela essere “così malata” da aver volta ha preso un ventotto e l’ha rifiutato. ricevuto un’etichetta? Solo che lavorando con noi non ha il tempo Secondo Boscolo e Cecchin la diagnosi di di scrivere la tesi”. un membro familiare non ha sempre solo un Forse anche Carla ha trovato il suo modo di significato negativo: a volte, anzi, può rap- volume 3/2011 | modelli irriverenti 17
presentare per la famiglia una soluzione an- e quello d’irriverenza. Per quanto riguarda che se solo per un certo periodo di tempo. il significato di consapevolezza rimando gli Queste definizioni in termini di «tu sei così» interessati alla lettura dell’articolo di Restori possono avere una funzione pacificante. (2010) e mi limito ad affermare come il tera- Però, essendo, come abbiamo visto, una peuta dovrebbe sforzarsi di intendere la con- definizione che ferma il tempo, il problema in sapevolezza non solo come un traguardo realtà viene solo rimandato e prima o poi si che deve raggiungere il suo cliente attraver- ripresenta. Dal momento che i sistemi sono so il processo terapeutico ma anche come sempre in stato dinamico, ogni volta che si un obiettivo rispetto al suo agire terapeutico. costringe un sistema in una definizione rigi- E qualora diverse posizioni siano antitetiche da, si va incontro a possibili difficoltà. per il terapeuta non resta che conciliarle at- traverso l’uso di una buona dose di irrive- renza perché quest’ultima “…permette di CONCLUSIONI muoversi con la libertà del gioco senza sog- Tante sarebbero le cose ancora da dire, i giacere a sistemi di significato impoveriti e risvolti da analizzare, le riflessioni da poter costrittivi. Gioco non significa assenza di re- proporre. Sono due però i concetti essenziali gole, ma consapevolezza che le regole sono che ritengo debbano essere ancora ogget- relative, convenzionali e provvisorie: cambia to di attenzione: quello di consapevolezza il gioco, cambiano le regole.” (2013) 18 volume 3/2011 | modelli irriverenti
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I luoghi dell’irriverenza Carmela Celestre, Alessandra Negri, M. Alessandra Riccò, Roberta Tarantino, Allieve 2° Anno Scuola di Specializzazione in Psicologia Sistemica Integrata Anno 2011 Sommario Il testo sviluppa il concetto di Irriverenza attraverso l’utilizzo di differenti tipi di lenti: storiche, cliniche, istituzionali e artistiche; lenti che permettono una visione dell’irriverenza immersa in contesti differenti. Lungo un continuum che attraversa teorie base sul concetto, toccando rigidità istituzionali e tentando un superamento delle stesse, il testo si fa promotore di un’irri- verente visione dell’applicazione in psicoterapia dell’irriverenza stessa.. Parole chiave: Cibernetica, clown-terapia, consapevolezza, contesto, creatività, flessibilità, irriverenza, istitu- zioni, pregiudizi. Summary The text develops the concept of Irreverence through the use of different types of lenses: historical, clinical, institutional and artistic lenses that allow a vision of irreverence immersed in different contexts. Along a continuum that runs through theories based on the concept, touching and attempting institutional rigidities exceeding the same, the text is the organizer of an irreverent view of the application in psychotherapy same irreverence. Key words: Cybernetics, clown therapy, awareness, context, creativity, flexibility, profanity, institutions, prejudices. volume 3/2011 | modelli irriverenti 21
Come si è arrivati al concetto di Irriveren- complessi in termini di circolarità, informazio- za. Cenni storici e riferimenti teorici ne, feedback e processualità ( Bianciardi e Telfner, 2009). Il concetto di irriverenza è una delle pietre mi- La Cibernetica, pur essendosi originata nei liari nell’evoluzione delle idee sistemiche ela- campi dell’ingegneria e della matematica, borate dai terapeuti della Scuola di Milano, il ha avuto e ha grandissime implicazioni sulle “Milan Team”, ed in particolar modo da Gian- scienze psicologiche e sociali. Ciò che le per- franco Cecchin, come naturale sviluppo dei mise di confluire in esse furono innanzitutto concetti di “ipotesi”, “neutralità” e “circolarità” le ricerche antropologiche di Bateson tra le (Selvini Palazzoli, et altri, 1980). tribù Iatmul nella Nuova Guinea, che porta- Ma come si è arrivati all’idea di “Irriverenza” rono alla teorizzazione di un particolare tipo in ambito clinico? Per capire ciò è necessario di interazione che egli definì “schismogenesi” fare alcuni riferimenti storici che ci portano agli (Bateson, 1976) e le cosiddette “Macy Con- inizi degli anni ’50, periodo in cui in America il ference”, organizzate da Bateson e dalla mo- contesto socioculturale si caratterizzò per una glie Margaret Mead a cui parteciparono, tra maggiore attenzione per i disturbi psichiatrici, gli altri, Erikson, Lewin e von Foerster. considerati non più come incurabili e per la Caratteristica principale di quella che fu defi- nascita dell’Assistenza sociale e della Consu- nita la prima cibernetica, è che ogni sistema lenza Familiare che legittimarono un diverso è qualcosa di più e di diverso dalla sempli- interesse sul sistema famiglia. In questi anni ce somma delle parti e determinante diventa la terapia familiare si consolidò come metodo individuare “il pattern che connette” le parti, di trattamento, ed uscirono le prime pubblica- più che rilevare la natura delle singole parti. zioni di riviste tematiche come “Family Pro- Altra caratteristica importante è la retroazione cess”, il cui primo numero fu pubblicato nel auto-correttiva del sistema, cioè la sua ten- 1962 (Broderick e Schrader, 1995). denza, attraverso feedback negativi, a mini- In questi anni anche Bateson iniziò ad in- mizzare i cambiamenti e a garantire l’omeo- teressarsi ai paradossi della comunicazio- stasi del sistema. L’approccio terapeutico di ne, sostenendo che se la comunicazione è tipo strategico, basandosi su tale concetto, comportamento e il comportamento di una supponeva che il sintomo svolgesse una persona è comprensibile solo in relazione al parte importante per mantenere l’omeostasi comportamento di altri, allora il fulcro centrale della famiglia. Il “paziente designato” veniva della ricerca dovrebbe essere il contesto nel istituito dalla famiglia stessa, affinché garan- quale il comportamento si realizza (Bateson, tisse al sistema stabilità ed equilibrio ( Selvini 1976). L’idea che è impossibile non comuni- Palazzoli et altri, 1978). care divenne così la premessa fondamentale L’approccio sistemico si modificò profonda- dell’approccio comunicazionale-cibernetico mente intorno agli anni ’80, quando si passò alla Terapia della famiglia (Watzlawick, 1967). dall’osservazione dei sistemi ai sistemi os- Il modello sistemico relazionale si fonda sul- servanti di cui anche l’osservatore fa parte. la rivoluzione epistemologica proposta dalla L’idea di base era che l’osservatore non può scienza cibernetica, la quale abbandona la più considerarsi esterno al sistema osservato, logica classica fondata sulla causalità lineare in grado di osservarne le caratteristiche senza in favore di una comprensione dei fenomeni influenzarle e capace di indurne cambiamenti 22 volume 3/2011 | modelli irriverenti
in modo istruttivo e prevedibile. un interesse crescente per la terapia come Questo mutamento di prospettiva fu introdot- creazione di storie e una propensione a non to da Heinz von Foerster, il quale inventò la interferire con le proprie idee nella costruzio- cosiddetta cibernetica di secondo ordine ( H. ne di storie da parte delle persone, Cecchin von Foerster, 1981). ha elaborato l’idea dell’impossibilità di neu- L’assunzione di quest’ottica di indagine mo- tralizzare il proprio punto di vista, sottoline- stra all’osservatore la relatività del proprio ando come la relazione terapeutica avvenga punto di vista rispetto a tutti quelli possibili e nell’interazione tra i pregiudizi della persona e l’impossibilità di eliminare i vincoli che l’essere quelli del terapeuta. I pregiudizi umani sono un individuo biologico, psicologico e socia- inevitabili e determinano la direzione verso le pongono alle possibilità e alle capacità di la quale si orienta tutta la nostra capacità di osservazione. Si passa così dalla cibernetica esperire. Per mezzo dei nostri pregiudizi, noi classica “dei sistemi osservati”, alla “ciberne- conosciamo il mondo e costruiamo la real- tica dei sistemi osservanti”, cioè dei sistemi tà. Per Cecchin, dunque, i pregiudizi hanno viventi capaci di guardare se stessi, di osser- anche una connotazione positiva. Tuttavia, vare le proprie osservazioni. L’osservatore, in ne riconosce la pericolosità nelle relazioni tra un certo senso, diventa parte del sistema che terapeuta e cliente, tra osservatore e osser- osserva e risulta impossibile trascurare la sua vato, allorché non ci si renda consapevoli di importanza nel co-costruire la realtà osserva- esserne influenzati. Qualsiasi pregiudizio può ta. Da questo presupposto nasce il costrut- essere utilizzato come punto di partenza per tivismo, il quale attribuisce un valore fonda- creare approcci efficaci (Cecchin, 1992) ma, mentale al soggetto, quale costruttore della come sostiene Whitaker “ […] non c’è una realtà conosciuta. L’osservatore non viene verità. Ci sono solo approssimazioni della ve- più considerato come un elemento esterno al rità, cosicché qualsiasi cosa si pensi o ci si processo di conoscenza, ma anzi partecipa domandi, […] è in realtà profondamente veri- attivamente a costruire il sistema osservato. tiera” (Whitaker, 1990). La teoria della cibernetica di secondo ordine ha successivamente dato origine a due linee Il terapeuta, secondo Cecchin, non deve mai di pensiero. La prima, rappresentata dalle lasciarsi sedurre completamente da un mo- formulazioni di Keeney (1983) von Foerster dello o da un tipo di intervento, ma essere e Maturana (1980), mette l’accento sul ruolo capace di abbandonarlo quando risulta ina- dell’osservatore nel sistema e sull’impossibili- deguato o superato. Per fare ciò è necessario tà di un’interazione istruttiva tra esseri viventi. adottare un atteggiamento “irriverente”, pro- La seconda, rappresentata dalle teorizzazioni muovere una posizione di disobbedienza da di Anderson, Goolishian (1988) e, successi- parte del terapeuta verso ogni idea che limiti vamente, da Hoffman (1990) propone una la sua operatività e creatività. L’irriverenza, per epistemologia narrativa che vede gli esseri Cecchin, non è una tecnica, un modello da umani immersi in una storia a cui tutti parteci- seguire, ma un atteggiamento mentale, una pano, storia che, allo stesso tempo, può cre- capacità di osservarsi e di riflettere su di sé, are i problemi ma anche risolverli (Cecchin, giocando su vari livelli (Cecchin, 1993). Ap- 1993). profondiremo il concetto di irriverenza nel ca- Mentre l’approccio narrativo ha alimentato pitolo successivo. volume 3/2011 | modelli irriverenti 23
Irriverenza L’irriverenza è un atteggiamento di elasticità mentale, un modo di guardare a se stessi e Gianfranco Cecchin (1992) intende l’Irriveren- agli altri che permette di rispettare tutte le za come una strategia di sopravvivenza per posizioni, livelli logici, punti di vista e modelli, il terapeuta durante l’avventura della psicote- in quanto consiste nella capacità di muover- rapia. Ogni psicoterapeuta ha un modello di si tra essi aderendovi o abbandonandoli di riferimento ma può correre il pericolo di ripe- volta in volta. Un terapeuta sistemico tramite tersi, di percorrere solo la via tracciata e di l’irriverenza può recuperare la sua iniziativa diventare dipendente dal proprio modello. Il non lasciandosi sedurre in toto da un model- rischio che si corre è quindi quello di irrigidir- lo o da una teoria al punto di esserne irretito. si e di muoversi in schemi prefissati. Cadere Il terapeuta irriverente quindi non sente la nella trappola di diventare custodi ortodossi di necessità di seguire una particolare teoria, rigide verità può impedire allo psicoterapeuta né le regole che gli vengono imposte dai di comportarsi in modo diverso e di valutare clienti, dalle istituzioni o dagli ambiti in cui possibili punti di vista alternativi. opera (Cecchin et al., 1992). L’irriverenza è utile al terapeuta come via La Storia ha mostrato come l’eccessiva fe- d’uscita dal doppio legame molto diffuso che deltà a un’idea può rendere l’individuo irre- consiste nel trovarsi in mezzo tra la fedeltà al sponsabile di fronte alle conseguenze morali proprio modello, accompagnata dal rischio di che scaturiscono dalle sue azioni, in quanto essere troppo meccanico, e la propria crea- la responsabilità ricade sull’Idea in nome del- tività, col rischio di essere eretico e di non la- la quale egli ha agito (Cecchin et al., 1992; vorare in modo definito (Cecchin et al., 1992). Cecchin, 1993). Lo stesso può succedere al Il concetto di Irriverenza aiuta in tal senso il terapeuta che aderisce in modo assoluto a terapeuta promuovendo una sua posizione un modello: credendoci fortemente rischia di di disobbedienza verso ogni idea che limi- usarlo come un alibi e, indipendentemente ti la propria operatività e creatività (Cecchin, da ciò che succede, giustifica le proprie azio- 1993). Cecchin ricorda l’atteggiamento ereti- ni e idee in modo tautologico, trovando solo co dei pionieri della psicoterapia familiare nei conferme e mai smentite. L’irriverenza inve- confronti dei dogmi psichiatrici prevalenti nei ce permette una posizione etica più corretta primi anni cinquanta e raccomandano l’irrive- dal punto di vista deontologico, in quanto renza per recuperare proprio quel senso di concede al terapeuta di non aderire in modo libertà intellettuale originario (Cecchin et al., assoluto a un modo di concepire il disagio 1992). psichico e di porsi invece in una posizione di Si è arrivati al concetto di irriverenza come responsabilità piuttosto che di “esperto” di “strumento di salvezza” dopo molti anni di un modello (Cecchin et al., 1992). credenze secondo cui un terapeuta dovreb- Cecchin (1992) sottolinea che si può essere be sapere e credere in cosa sta facendo, no- irriverenti in senso proprio solamente verso nostante le eventuali frustrazioni e problemi. qualcosa che si conosce bene e che l’irri- L’arrivo dell’irriverenza ha innanzitutto liberato verenza viene quindi dopo lo studio e la co- da tali problemi, in quanto non apparvero più noscenza. L’entusiasmo per un modello è come ostacoli ma come risorse (Cecchin e necessario, perchè aiuta il terapeuta nel suo coll., 1992). lavoro con una famiglia, ma egli non deve 24 volume 3/2011 | modelli irriverenti
perdere quella posizione di relativo distac- Questo atteggiamento permette al terapeu- co che permette la curiosità e il rispetto. ta di assumersi la responsabilità delle pro- Nel momento in cui il terapeuta riflette sulle prie ipotesi, che sono per lui descrizioni di conseguenze delle sue premesse e del suo ciò che sente e vede, non spiegazioni, e allo modo di porsi, assume allora una posizione stesso tempo gli permette di abbandonarle responsabile e terapeutica. In questo fran- senza rimpianto qualora risultino inadeguate gente, una certa dose di irriverenza sarebbe o superate ( Cecchin et al., 1992). necessaria al terapeuta, insieme a un certo Un esempio che Cecchin porta è quello della senso dell’umorismo, che si ottiene metten- violenza familiare, un tema che suscita forti dosi in gioco e che serve ad acquisire la ca- reazioni emotive anche in un terapeuta. A tal pacità di osservarsi e riflettere su di sé. L’irri- proposito vengono portati tre punti di vista verenza è quindi un atteggiamento mentale differenti: un concetto di violenza vista come riflessivo che permette al terapeuta di agire oppressione di un aggressore su una vitti- senza cadere nell’illusione del controllo; inol- ma; un concetto di violenza come facente tre, permette di conciliare posizioni apparen- parte della natura; e un altro, più sistemico, temente antitetiche (Cecchin et al., 1992). che guarda invece ai modelli di interazione L’atteggiamento di irriverenza del terapeuta che esistono prima delle manifestazioni vio- può anche essere nei confronti dei model- lente e che potrebbero averle scatenate. La li e degli schemi prefissati che vincolano la prospettiva irriverente proposta consente di famiglia, sabotandoli e creando incertezza rispettare tutte le posizioni senza aderire in nei clienti permette che possano essere co- modo netto a nessuna: ogni teoria può es- struiti modelli e punti di vista diversi e meno sere utile in una determinata situazione. Ul- costrittivi. teriore esempio di irriverenza rispetto a tale Il terapeuta irriverente cerca di tenersi fuori argomento è stato quello di considerare la dalle credenze condivise e non si lascia con- violenza legata alla passione come possibile finare in una posizione limitata a un solo livel- ipotesi di lavoro, ciò ha permesso di osser- lo logico. L’irriverenza permette di muoversi vare situazioni, che in un’ottica tradizionale con la libertà del gioco tra i vari livelli di astra- sono considerate negative, guardandole zione e sistemi di significato; tale gioco non sotto una luce diversa. significa assenza di regole, ma consapevo- Ogni terapeuta fa riferimento a un modello lezza che tali regole sono provvisorie, con- o a un’ipotesi. L’irriverenza avviene non nel venzionali e relative (Cecchin et al., 1992). momento in cui si sceglie una linea invece Anche Bateson parlò di come la capacità di di un’altra, ma quando la scelta è consape- muoversi tra punti di vista e livelli logici di- vole e accompagnata dall’idea che verrà ab- versi sia alla base del gioco, della fantasia e bandonata quando sentita come superata dell’umorismo (Bateson, 1976, 1996, 2006 o quando si riterrà che la situazione clinica ), aspetti che possiamo vedere come ingre- necessiti un approccio diverso (Cecchin et dienti dell’irriverenza. al., 1992). L’irriverenza del terapeuta è anche nei con- Abbiamo accennato a come l’irriverenza fronti delle proprie ipotesi: esse non sono da possa essere utile al terapeuta anche come prendere troppo sul serio, bisogna credere via d’uscita da alcuni doppi legami in cui si in esse, ma non troppo, giocando con loro. potrebbe trovare. È il caso del terapeuta che volume 3/2011 | modelli irriverenti 25
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