MLTV, RENDERE L'APPRENDIMENTO E IL PENSIERO VISIBILI NELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
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Exploring the Micro, Meso and Macro Proceedings of the European Distance and E-Learning Network 2018 Annual Conference Genova, 17-20 June, 2018 ISBN 978-615-5511-23-3 MLTV, RENDERE L’APPRENDIMENTO E IL PENSIERO VISIBILI NELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO Silvia Panzavolta, Elena Mosa, Chiara Laici, Maria Guida, Letizia Cinganotto, INDIRE, Italia Introduzione Il progetto di ricerca Making Learning and Thinking Visible in Italian Secondary Schools (MLTV) prevede la collaborazione tra Indire, istituto di ricerca nazionale che si occupa di innovazione educativa, Project Zero (PZ, www.pz.harvard.edu), gruppo di ricerca in seno alla Harvard Graduate School of Education, e alcune scuole italiane (secondarie di secondo grado). L’obiettivo del progetto è la sperimentazione e la localizzazione di alcune proposte di innovazione di PZ da parte delle scuole, selezionate tra le capofila del Movimento Avanguardie Educative (AE). Le scuole non sono “oggetto” della ricerca ma partner e protagoniste nell’adattamento di strumenti e risorse, tra cui le Thinking Routine (TR), per supportare il pensiero e l’apprendimento degli studenti e degli adulti (docenti, dirigenti, ricercatori). La proposta MLTV, nel caso in cui la localizzazione riceva positivi riscontri, verrà inserita nella galleria di idee a disposizione della community AE per una più ampia diffusione nella scuola italiana. La durata della ricerca è di 18 mesi (luglio 2017-dicembre 2018). La lingua di lavoro è l’inglese (tra i criteri di selezione vi era anche una buona competenza linguistica in inglese) anche se i prodotti e i materiali che verranno realizzati saranno tradotti in lingua italiana. La fase iniziale della ricerca (luglio-settembre 2017) ha previsto l’individuazione ed il coinvolgimento di tre scuole secondarie di secondo grado, eterogenee come profilo e collocazione geografica (gli istituti selezionati si trovano nelle regioni: Friuli-Venezia Giulia, Marche, Campania) che potessero fungere da scuole pilota in Italia. Il processo di selezione si è basato sul possesso di una serie di criteri precisi. Il coordinamento del progetto è affidato a INDIRE, con la collaborazione di PZ. La fase intermedia (settembre 2017-giugno 2018), dedicata allo studio e alla sperimentazione a scuola della proposta MLTV, è in essere. La fase conclusiva (giugno-dicembre 2018) sarà invece dedicata all’analisi dei risultati, alla scrittura di materiali formativi e di ricerca, e alla presentazione della proposta alla community AE. Si renderà sicuramente necessaria una fase di follow-up (nel corso dell’a.s. 2018-19) che segua gli sviluppi del processo di allargamento alla comunità di AE (scaling-up). Il contesto della sperimentazione Il contesto di riferimento per l’individuazione delle scuole di MLTV è rappresentato dal Movimento delle Avanguardie Educative (AE), uno dei principali laboratori di sperimentazione in corso, un progetto nato per portare a sistema le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola. Promosso da Indire insieme a 22 scuole fondatrici (e capofila), il Movimento ha espresso la propria visione per il cambiamento in un 745
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. Manifesto dove viene descritto in sette punti il concetto di innovazione che si vuole promuovere: (a) traformare il modello trasmissivo della scuola; (b) sfruttare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per supportare nuovi modi di insegnare, apprendere e valutare; (c) creare nuovi spazi per l’apprendimento; (d) riorganizzare il tempo del fare scuola; (e) riconnettere i saperi della scuola e i saperi della società della conoscenza; (f) investire sul “capitale umano” ripensando i rapporti (dentro/fuori, insegnamento frontale/apprendimento tra pari, scuola/azienda, ecc.); (g) promuovere l’innovazione perchè sia sostenibile e trasferibile. La ricerca e l’esperienza di Indire confermano che i processi di innovazione incontrano ostacoli e resistenze se vengono calati dall’alto ma, al contrario, “attecchiscono” e non vengono rigettati se si innescano dinamiche di contagio secondo le logiche di un approccio “bottom-up” (Kampylis et al., 2013). La strategia che è alla base del Movimento AE è proprio quella di fare sistema tra una rete di attori che, a volte facendo leva sulle possibilità offerte dall’autonomia scolastica, altre individuando soluzioni alternative, hanno già mosso i primi passi nel complesso cammino verso l’innovazione. Le istituzioni scolastiche italiane di ogni ordine e grado che si riconoscono nella visione del cambiamento espresso nel Manifesto possono aderire al Movimento entrando a far parte di una community di quasi 700 scuole, grazie alla quale vengono condivise esperienze, idee, difficoltà, riflessioni che richiedono nuove soluzioni e che, passo dopo passo, danno origine al cambiamento in un’ottica di ricerca-azione (Murray et al., 2010; Schön, 2006). In quanto tale, il Movimento è caratterizzato dalla dinamicità che prende forma nelle sue dimensioni di apertura alle scuole (è infatti possibile aderire all’iniziativa in qualsiasi momento dell’anno scolastico), di ascolto (le scuole possono proporre a Indire nuove esperienze di innovazione per incrementare la “galleria delle idee”) e di community (da 22 scuole alla fine dell’anno 2014 AE ha quasi raggiunto le mille unità in poco più di tre anni di vita). In questo scenario le Avanguardie Educative mirano a creare i presupposti per mettere in atto un’innovazione trasferibile e sostenibile, attraverso strumenti progettati insieme alle scuole già impegnate in sperimentazioni di rilievo a livello nazionale (scuole capofila) e azioni di supporto sia in presenza sia in comunità di pratiche online. Il Movimento non si limita, infatti, alla sola declinazione degli orizzonti del cambiamento ma propone una serie di “idee per l’innovazione” (contenute nella “galleria delle idee”) che provengono dalle scuole fondatrici e capofila e vengono proposte alle scuole “adottanti” per avviare un processo di sperimentazione nel proprio contesto. Prendendo le distanze da un “ricettario” per l’innovazione, le 15 idee del Movimento offrono un quadro teorico di riferimento, strumenti operativi e la narrazione del vissuto delle scuole capofila che prendono forma in altrettante linee guida pensate per rendere trasferibili e personalizzabili questi processi di innovazione. I Framework teorici in MLTV Il framework Making Learning Visible pone l’enfasi sul fatto che l’apprendimento non può più essere un’attività individuale e guidata dal docente ma deve andare addirittura oltre le mura della classe per coinvolgere famiglie e membri della comunità. Purtroppo molte pratiche di classe semplicemente non sono pensate per supportare la profondità e la complessità dell’apprendere degli studenti e normalmente le uniche rappresentazioni pubbliche dell’apprendimento sono voti, promozioni, ranking. Le classi che lavorano rendendo visibile 746 Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. l’apprendimento suggeriscono che un apprendimento forte e significativo è diretto a uno scopo, è sociale, è emotivo, è abilitante e basato su rappresentazione. David Perkins (2014) scrive che la prima decisione chiara che il docente deve prendere riguarda la scelta di che cosa vale la pena imparare. Liberandosi dalla pressione a svolgere tutti gli argomenti del curricolo, l’insegnante deve operare una attenta selezione che sia guidata da uno scopo rilevante per gli studenti, i docenti, la disciplina e anche per la comunità più vasta. PZ, adottando la visione di Lev Vygotskij (1978) e Albert Bandura (1997), sostiene che la creazione di contenuto non è un’attività individuale ma si sviluppa in un contesto sociale di scambio con altri, per cui apprendere comporta confrontarsi con diversi punti di vista ed interpretazioni e giungere ad un pensiero più complesso riguardo al materiale stimolo fornito dal docente. Il processo di apprendimento è marcato da esperienze di gioia e di meraviglia. L’apprendimento è abilitante e i docenti che lo rendono visibile incoraggiano gli studenti a diventare più autodiretti, prendendo in carico il proprio apprendimento e il compito di condividerlo con altri. Howard Gardner (2006) suggerisce, nella sua teoria delle intelligenze multiple, che l’evidenza dell’apprendimento può essere dimostrata in una varietà di sistemi simbolici che vanno ben oltre il tradizionale focus della scuola su parole e numeri. I prodotti e i processi dell’apprendimento diventano visibili attraverso citazioni, disegni, video, riflessioni, fotografie. Condividere questi artefatti con altri studenti, insegnanti e famiglie spesso provoca una nuova comprensione, curiosità, sorpresa, piacere. Le due pratiche principali per rendere visibile l’apprendimento sono l’apprendimento in gruppo e la documentazione. L’apprendimento in gruppo è promosso attraverso cinque strategie interconnesse: far crescere la capacità degli studenti di imparare insieme, progettare compiti coinvolgenti che beneficiano di una prospettiva di gruppo, facilitare le conversazioni che approfondiscono l’apprendimento, formare i gruppi intenzionalmente, progettare un’efficace sinergia tra lavoro individuale, in piccolo gruppo e classe intera. Nell’accezione di PZ la documentazione è la pratica di osservare, registrare, interpretare e condividere, attraverso una varietà di media, il processo ed i prodotti dell’apprendimento, allo scopo di approfondire l’apprendimento e renderlo visibile. Più che essere una strategia tecnica per catturare immagini di studenti al lavoro, la documentazione crea una nuova relazione tra insegnanti e docenti nel processo di insegnamento – apprendimento. Essa non è soltanto un bel prodotto finale e non è solo retrospettiva, guarda anche al futuro e dà forma alla progettazione di futuri contesti di apprendimento. Il “Visible Thinking” è un Framework usato per rendere visibili i processi cognitivi con l’obiettivo di incoraggiare, nelle scuole, una cultura dell’esplorazione e la costruzione del pensiero critico. Il pensiero viene reso visibile attraverso delle routine cognitive specifiche, le Thinking Routines (TR), una sorta di struttura organizzativa per guidare i processi mentali degli studenti. Una caratteristica delle TR è che incoraggiano gli studenti a impegnarsi attivamente su un argomento, ponendo domande, facendo il punto sulle conoscenze pregresse, sondando la certezza delle loro idee e connettendo visibilmente nuove conoscenze a quelle precedenti. Si tratti di protocolli didattici composti da un set di domande e una breve sequenza di fasi che possono essere facilmente applicate a ogni materia ed in diversi contesti educativi. Derivano dalla lunga ricerca condotta ad Harvard finalizzato ad investigare le caratteristiche dell’”higher order thinking” (ossia le abilità di pensiero di livello superiore) e a costruire i presupposti per la realizzazione di una “thinking classroom”. Gli studenti imparano molto dalla cultura della classe intorno a sé che è portatrice Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova 747 ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. del “curriculum nascosto” delle convenzioni e delle aspettative e per questo va resa A fronte di una loro immediata “leggibilità”, l’esperienza di PZ dimostra ampi risultati in termini di coinvolgimento degli studenti, deep learning, autonomia di pensiero, prospettiva critica e motivazione allo studio. Per ottenere i risultati descritti è fondamentale che i docenti creino opportunità di pensiero in classe (Perkins & Tishman, 2001), tuttavia si tratta fondamentalmente di promuovere un processo interiore che è necessario rendere meno invisibile attraverso opportune domande e l’ascolto attento. Domande chiuse, pensate per testare se gli studenti ricordano cosa è stato insegnato loro, non servono a coinvolgere gli studenti e non li stimolano ad avere proprie idee ma solo a rivedere contenuti. Essi intuiscono che il docente si aspetta un’unica specifica risposta e giocano a indovinarla senza alcuno sforzo di elaborazione. Per contro, le domande autentiche, veramente generative, hanno una positiva influenza sull’engagement dello studente e sul pensiero critico (Boscolo, 2012). Altrettanto importante è la capacità dei docenti di ascoltare a fondo le domande degli studenti poiché esse fanno luce sul loro pensiero e forniscono elementi per rilanciare una domanda che li spinga più avanti nel loro apprendimento. Piuttosto che vedere le TR come pratiche separate, è importante vederle come strutture che originano dalla pratica continua di far domande e di saper ascoltare e che a loro volta amplificano tale pratica. Metodologia della ricerca La ricerca si inserisce all’interno di quegli approcci di ricerca chiamati partecipativi in quanto l’indagine coinvolge attivamente diversi attori provenienti dal mondo della scuola (le tre scuole individuate) e della ricerca (ricercatori Indire e Project Zero) e intende valorizzare il processo di costruzione di conoscenza sinergico tra tali attori che si avvale di un dialogo tra teoria e pratica, tra ricerca e azione e tra ricerca ed esperienza (Magnoler, 2012). In particolare si ispira al modello della ricerca collaborativa (Desgagné, 1997; Magnoler, 2012) con attenzione alla valorizzazione del “Teachers’ Thinking” (Tochon, 2000; Damiano, 2006) e dell’analisi delle pratiche vista anche come dispositivo per lo sviluppo professionale (Altet et al., 2006; Altet, 2003; 2009; Damiano, 2006; Falcinelli, 2011; Laneve, 2005; Mortari, 2009). Il modello prevede una costruzione di una relazione con le scuole più che nei termini di “academic-practitioner- relationship”, in quelli di “co-equal-relationship”, dove gli attori della scuola non sono considerati fonti ma partner attivi della ricerca e dove “l’insegnante informa epistemicamente ed eticamente il dato alla pari del ricercatore” (Perla, 2015). Il modello di ricerca prevede una co-costruzione interattiva in tutte le fasi della ricerca: co-situare la ricerca, co-operare e co- produrre il risultato (Magnoler, 2012). In particolare per la prima fase il percorso ha previsto l’elaborazione dell’obiettivo e il suo posizionamento all’interno di un quadro teorico di riferimento, sono state quindi sviluppate le domande di ricerca e il relativo posizionamento all’interno dei due framework MLV e VT. La seconda fase ha previsto l’accordo sulla metodologia e sui dati da raccogliere ed ha consentito agli insegnanti di analizzare meglio e approfondire la tematica oggetto di indagine ed ai ricercatori di raccogliere le informazioni utili alla messa a punto della metodologia. In questa fase si è infatti collegialmente deciso che oltre alla localizzazione dei due framework per la quale l’analisi della documentazione è lo strumento privilegiato, si sarebbero anche analizzate alcune dimensioni del lavoro in classe con gli studenti 748 Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. tramite osservazioni, focus group con gli studenti, interviste ai docenti per cogliere la ricaduta del percorso su alcune dimensioni legate ai processi di insegnamento-apprendimento. La terza fase, ovvero l’analisi dei dati e l’elaborazione di una sintesi dove si prevedono artefatti pensati sia per il mondo della scuola sia per il mondo della ricerca scientifica, vedrà ricercatori e scuole coinvolti nella stesura di documenti utili alle scuole (ad esempio le Linee guida per l’adozione di una nuova idea per il Movimento AE) e la produzione di articoli e di un volume da condividere con la comunità scientifica. In particolare, nello step iniziale della fase di co- produzione, si sta procedendo con un primo processo di interpretazione e restituzione dell’esperienza realizzata dagli insegnanti che stanno “mettendo in parola la pratica” (Altet, 2003) ovvero le esperienze realizzate con le TR ed i protocolli coerenti con i framework MLV e VT e documentate tramite videoriprese, registrazioni, testi digitali prodotti da insegnanti e studenti e condivisi nei padlet. La pratica è condivisa con il gruppo che, con il supporto dei ricercatori, approfondisce i significati, esplicita i processi, riflette e offre feedback su e per l’analisi della pratica stessa (Schön, 2006). In questa fase particolare importanza assume l’analisi della documentazione prodotta dall’insegnante e discussa in gruppo (Altet, 2009; Falcinelli, 2011) realizzata con il supporto di un protocollo tratto dal lavoro di PZ (Krechevsky et al., 2013; pp.125-126). Il secondo step della fase di co-produzione vedrà i ricercatori coinvolti nella lettura e analisi dei materiali prodotti dai docenti ma anche dalle osservazioni in classe e dai focus group con gli studenti e dalle interviste ai docenti e nella relativa restituzione al gruppo (tramite report ed incontri di discussione) dei passaggi e nodi concettuali principali, in modo da procedere ad una progressiva e negoziata co-costruzione di significati. Il prodotto finale sarà l’esito di un lavoro in cui il gruppo composto da ricercatori e attori della scuola avrà potuto mettere insieme due visioni provenienti da due culture differenti e dovrà rispondere al criterio della “doppia verosimiglianza” ovvero la possibilità di far diventare il risultato della ricerca come accettabile da tutti gli attori coinvolti (Magnoler, 2012; Dubet, 1994). Gli attori del progetto I veri protagonisti del progetto di ricerca sono le scuole, i dirigenti scolastici, i docenti, gli studenti, chiamati a scoprire e sperimentare una nuova cultura, un nuovo modo di intendere la scuola, l’apprendimento e l’insegnamento, in collaborazione con il team di ricerca PZ-INDIRE. Si prevedeva il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica (dirigente, docenti e studenti) e l’identificazione di un gruppo di lavoro formato da quattro o cinque docenti, tra cui un docente referente, che svolgesse il ruolo di punto di contatto con il team di ricerca, con gli altri colleghi e con il dirigente scolastico e che facilitasse il processo di localizzazione dei due Framework al sistema scolastico e alla cultura scolastica italiani. Il docente che partecipa a questa iniziativa è un docente orientato alla ricerca, che ama mettersi in gioco e che trova nel confronto con altri colleghi, occasioni importanti di crescita professionale e scambio umano. Un docente motivato a migliorare l’offerta formativa della propria scuola per garantire agli studenti opportunità di apprendimento più profonde e significative. Un docente che attribuisce un valore significativo alla pratica della documentazione educativa come elemento costitutivo dello sviluppo professionale e come restituzione (accountability) verso se stesso, gli studenti e la comunità scolastica. Alle scuole veniva inoltre richiesta la disponibilità a ospitare periodici incontri in Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova 749 ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. presenza con i ricercatori INDIRE e/o PZ, nonché a partecipare a periodici incontri online su una piattaforma dedicata al progetto. Al dirigente scolastico, inoltre, si chiedeva la disponibilità a coordinarsi con i dirigenti delle altre scuole coinvolte nel progetto MLTV, in modo da attivare proficui scambi e sinergie, in previsione della creazione di una nuova idea di Avanguardie Educative. La prospettiva dello scambio e del confronto reciproco all’interno di una comunità di pratiche ispirata al valore del group learning era presente sin dalla fase di progettazione iniziale e rappresenta il filo rosso di tutta l’iniziativa. La comunicazione tra il team di ricerca e le scuole si configura attraverso contatti molto frequenti soprattutto online, nonchè attraverso tre meeting face-to-face, anche alla presenza dei ricercatori di PZ. Lo strumento principale per la comunicazione online in sincrono è il webinar, utilizzato sia come strumento di lavoro interno per i ricercatori, sia come mezzo di contatto “cross-schools”, finalizzato a creare un ponte tra i ricercatori e le scuole e le scuole tra di loro, in modo da condividere le esperienze, lo stato dell’arte delle varie sperimentazioni, gli eventuali errori o le misconcezioni da valutare e discutere insieme, come momento di arricchimento e di crescita reciproca. Il webinar viene sempre registrato e reso disponibile a tutti gli stakeholder del progetto per una fruizione successiva. Ciò consente non solo la visione da parte degli assenti, ma anche una visione successiva attenta e scrupolosa da parte dei presenti, alla ricerca dei momenti più significativi o delle criticità sulle quali riflettere successivamente. Per quanto riguarda gli strumenti di condivisione e comunicazione asincrona, ai docenti è stata offerta l’opportunità di individuare lo strumento a loro più consono, anche in base alle loro preferenze e alle loro esperienze pregresse, in ottica di Personal Learning Environment (PLE) e Personal Learning Network (Chatti et al., 2010). Lo strumento immediatamente ritenuto da tutti più efficace è il padlet, una webapp multimediale che permette di apporre “post-it” digitali, con contenuti testuali, grafici, audio o video che possono essere inseriti e successivamente commentati da ciascun partecipante. Padlet si presta bene come memoria storica dei momenti più significativi di un percorso formativo, una sorta di portfolio digitale, che possa tenere traccia delle varie fasi, degli aspetti positivi, delle criticità. Il padlet inoltre si è rivelato sin da subito uno strumento molto flessibile e dinamico, in grado di essere utilizzato secondo la nuova concezione di documentazione proposta dal progetto MLTV: non come display dei prodotti, ma come testimonianza dei processi. Ogni scuola ha dunque creato un proprio padlet, talvolta anche più di uno, in quanto i docenti lo utilizzano costantemente come bacheca digitale del loro percorso di sperimentazione, raccogliendo testi, audio, video degli studenti e dei docenti in azione. Questa documentazione è oggetto di feedback continuo e costante da parte dei colleghi e da parte del team di ricerca: il valore del feedback strutturato e guidato sulla base di protocolli ben precisi rappresenta una delle conquiste del progetto MLTV. Gli incontri in presenza dell’intero gruppo di ricerca sono fondamentali ai fini dello sviluppo del progetto: dopo il Kick-off meeting all’inizio dell’anno scolastico, l’incontro intermedio e quello finale costituiscono i tre momenti collegiali, alla presenza delle scuole e dei ricercatori PZ-INDIRE, finalizzati a monitorare le varie fasi del progetto e seguirne direttamente “dal vivo” gli sviluppi. Oltre a questi momenti collegiali, il team di ricerca INDIRE è impegnato in visite mensili presso le singole scuole, volte a osservare le lezioni in classe, ascoltare la voce degli studenti, dei docenti e dei dirigenti, con l’obiettivo di triangolare i dati e comprendere come gli input forniti dal progetto MLTV possano generare una nuova cultura del pensiero e dei processi di insegnamento/apprendimento. 750 Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. Strumenti di indagine e dimensioni di analisi Le domande di ricerca che muovono le attività sono articolate come segue: “Quale tipo di pensiero vogliamo rendere visibile per favorire un apprendimento profondo? Quali adattamenti devono essere essere apportati nelle pratiche di insegnamento e apprendimento per rispondere ai bisogni degli studenti? Cosa cambia (e come) nelle pratiche di insegnamento/apprendimento quando si utilizza la documentazione e la si discute con gli studenti?”. Ciascuna scuola ha poi formulato anche una riflessione personale e specifica rispetto all’individuazione dei bisogni dei propri studenti, in quanto i tre contesti (benché siano tutte scuole secondarie di secondo grado) sono molto diversi tra loro. Il liceo Savoia Benincasa di Ancona ha identificato come prioritario il bisogno di analizzare un contenuto da più punti di vista, sviluppando dunque capacità di ascolto reciproco, assunzione di prospettive altrui, approccio problematizzato ad un contenuto. L’Istituto Malignani di Udine ha invece identificato come bisogno prioritario quello di ingaggiare maggiormente gli studenti, mettendo al centro la problematica della motivazione e delle strategie di autoregolazione (Boscolo, 2012). Infine, l’ISIS Europa di Pomigliano, situato in una zona molto problematica dove il tasso di drop-out è altissimo (la scuola è riuscita a ridurlo notevolmente), ha individuato come priorità quella di educare i ragazzi al pensiero critico e all’analisi del contenuto, in quanto i ragazzi provengono dalla scuola secondaria di primo grado con scarsissime abilità di decodifica del testo e con moltissime misconcezioni (anche basilari). A partire dalle domande generali del progetto, che guardano alla trasferibilità dei Framework in ambito italiano, e da quelle delle scuole, i ricercatori INDIRE hanno chiesto a tutti i docenti di scrivere un piano individuale di ricerca fornendo un preciso schema che riprendeva le premesse generali e chiedeva di declinare a livello personale e disciplinare, se del caso, le domande, fornendo elementi sia di contesto (in quale classe si applica la sperimentazione, su quali contenuti, in quali tempi, ecc.) sia di ricerca (ipotesi, routine e protocollo impiegati, uso della documentazione per fare inferenze, discussione con i colleghi). Questo strumento, denominato Griglia per la descrizione del piano di ricerca individuale, è stato prima rivisto dal team di PZ e poi sottoposto ai docenti per un feedback. La versione 2.0 della Griglia è stata poi distribuita per la raccolta dei piani individuali (da compilare mensilmente). Al fine di identificare le dimensioni da analizzare, i ricercatori INDIRE hanno analizzato tutte le Griglie e hanno individuato alcune dimensioni che i docenti menzionavano come aspetti di possibile cambiamento. Durante il secondo incontro in presenza, avvenuto ad Ancona a gennaio 2018, era prevista una sessione per raggiungere un consenso rispetto alle aree da attenzionare nel corso dei mesi successivi. Si è partiti da una attività di scrittura individuale, in risposta ad una serie di domande stimolo per comprendere cosa è cambiato dall’inizio del progetto in termini di rappresentazioni legate all’apprendimento degli studenti e di loro stessi ed in termini di pratiche di insegnamento/apprendimento. Sulla base delle risposte date, i partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi per continuare un lavoro più profondo di analisi. Le dimensioni identificate nel microgruppo sono state votate per arrivare ad una rosa di tre dimensioni (veniva utilizzato lo strumento della Nominal Group Technique, Bezzi, 2014). Le tre dimensioni votate sono poi state ricondivise in plenaria e sottoposte ad un ulteriore passaggio di ri-analisi (Round Robin Discussion). Il processo prevedeva anche l’utilizzo delle dimensioni individuate dai ricercatori nella fase pre-protocollo in modo che la prospettiva di Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova 751 ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. tutti i componenti fosse tenuta presente anche se la persona non era fisicamente partecipe nel microgruppo. Questa fase di identificazione condivisa delle dimensioni del cambiamento e delle aree di impatto, in relazione all’utilizzo dei Framework MLTV, ha successivamente consentito al gruppo di ricercatori INDIRE di mettere a punto il protocollo delle visite di osservazione che vengono effettuate una volta al mese nella tre scuole. Il protocollo di visita si compone dei seguenti momenti: 1. Discussione guidata con utilizzo di un protocollo MLV (Krechevsky et al., 2013) specifico per l’analisi della documentazione di uno dei docenti (a turno). 2. Debriefing rispetto allo stato dell’arte. 3. Osservazione in classe a cura dei ricercatori. 4. Intervista semi-strutturata al Dirigente scolastico e al Docente referente. 5. Focus group con gli studenti (solo nella fase conclusiva). Conclusioni e prospettive di sviluppo In questa fase della ricerca non è possibile fare un bilancio chiaro degli esiti della sperimentazione anche se, dalle discussioni con i docenti e i Dirigenti scolastici, dalle osservazioni effettuate e dall’analisi della documentazione, ci pare di poter rintracciare elementi positivi di crescita nella cultura scolastica e spunti importanti per lo sviluppo professionale. Una prima riflessione che proviene da tutte e tre le scuole è che questo approccio all’esplicitazione dei processi di pensiero e di apprendimento sia in linea con l’impostazione italiana della didattica per competenze (Guasti, 2012) e con la visione del Movimento di Avanguardie Educative che, nel suo Manifesto, guarda ad alcuni macro-obiettivi, in particolare per gli Orizzonti 1 (Trasformare il modello trasmissivo della scuola), 3 (creare nuovi spazi per l’apprendimento) e 6 (investire sul “capitale umano” ripensando i rapporti). I concetti del group learning (apprendimento di gruppo), della documentazione intesa come strumento per approfondire la comprensione dell’apprendere nostro e altrui, e l’uso di protocolli specifici per stimolare ed educare forme di pensiero e ragionamento profondo, centrali nei framework MLTV, sono assolutamente legati agli orizzonti strategici di Avanguardie, cui si faceva riferimento. Una prima conferma, dunque, rispetto all’operazione culturale che il progetto intende promuovere. La classe come “Cultures of thinking”, come ambiente dove forte è l’accento sulla persona, sulla valorizzazione del suo apporto nella costruzione dei saperi e sul sostegno al processo di formazione e di pensiero, più che alla trattazione di tutti i contenuti curricolari, è sicuramente in linea con le proposte del Movimento. Un’altra osservazione, ancora emergente e superficiale, riguarda le implicazioni a livello di pratiche di insegnamento e di costruzione della comunità professionale, che grazie alla proposta MLTV si riappropria della ricerca educativa, della discussione e del confronto collegiale sui processi di apprendimento e del ruolo di docente-ricercatore (Alexakos, 2015) e di professionista riflessivo (Schön, 2006). Tuttavia, data la fase iniziale dei lavori, sarebbe prematuro esprimersi qui sui benefici rilevati sullo studente; riportiamo solo una generalizzata percezione, condivisa dai partecipanti alla ricerca, che le dinamiche favorite dalla sperimentazione siano di supporto alla creazione di un clima di classe sereno, accogliente, sicuro, fondamentale e correlato al successo 752 Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova ISBN 978-615-5511-23-3
MLTV, Rendere L’apprendimento e il Pensiero Visibili Nella Scuola Secondaria di Secondo Grado Silvia Panzavolta et al. formativo (citare autori). Sarà necessario attendere la fine dell’anno scolastico per poter fare un primo, timido, bilancio. References 1. Alexakos, K. (2015). Being a Teacher | Researcher A Primer on Doing Authentic Inquiry Research on Teaching and Learning. Rotterdam: Sense Publishers. 2. Altet, M., Charlier, E., Paquay, L., & Perrenoud, P. (2006). Formare gli insegnanti professionisti. Roma: Armando. 3. Altet, M. (2003). La ricerca sulle pratiche d’insegnamento in Francia. Brescia: Editrice La Scuola. 4. Altet, M. (2009). Professionnalisation et formation des enseignants par la recherche dans les IUFM: Avancées et questions vives. In Clanet. J. (Dir.), Recherche/formation des enseignants: Quelles articulations? (pp. 19–32). Rennes: Presses universitaires de Rennes. 5. Bandura., A. (1997). Self-efficacy. The Exercise of Control. W.H.Freeman & Co Ltd. 6. Bezzi, C. (2014). Fare ricerca con i gruppi. Guida all’utilizzo di Focus group, Brainstorming, Delphi e altre tecniche. Milano: Franco Angeli. 7. Boscolo, P. (2012). La fatica e il piacere di apprendere: Psicologia della motivazione scolastica. Novara: Utet. 8. Chatti, M. A., Agustiawan, M. R., Jarke, M., & Specht, M. (2010). Toward a Personal Learning Environment Framework. International Journal of Virtual and Personal Learning Environments, 1(4), 71-82. 9. Damiano, E. (2006). La Nuova Alleanza. Brescia: Editrice La Scuola. 10. Desgagné, S. (1997). Le concept de recherche collaborative: l’idée d’un rapprochement entre chercheurs universitaires et praticiens enseignants. Revue des sciences de l’éducation, 23(2), 371-393. 11. Dubet, F. (1994). Sociologie de l’expérience. Paris: Le Seuil. 12. Falcinelli, F. (2011). L’analisi delle pratiche come strumento di ricerca didattica e di formazione del professionista riflessivo. In Roig Vila, R. & Laneve, C. (Dir.) (2011). La práctica educativa en la sociedad de la información. Innovación a través de la investigación. La pratica educativa nella società dell’informazione. L’innovazione attraverso la ricerca (pp. 109-115). Alcoy - Brescia: Marfil & La Scuola Editrice. 13. Guasti, L. (2012). Didattica per competenze. Trento: Erickson. 14. Gardner, H. (2006). Multiple Intelligences: New Horizons in Theory and Practice. Basic Books. 15. Kampylis, P., et al. (2013). ICT-enabled innovation for learning in Europe and Asia. Exploring conditions for sustainability, scalability and impact at system level. Luxembourg: Exploring the Micro, Meso and Macro – EDEN Annual Conference Proceedings, 2018, Genova 753 ISBN 978-615-5511-23-3
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