Migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi verso la costa mediterranea dell'Africa, secondo un ...

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Migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi verso la costa mediterranea dell'Africa, secondo un ...
2/8/2021          Migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi verso la costa mediterranea dell’Africa, secondo un …

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   Migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi
   violazioni di diritti umani durante i viaggi verso la
   costa mediterranea dell’Africa, secondo un nuovo
   rapporto presentato da UNHCR e MMC
   29 Lug 2020

   Migliaia di rifugiati e migranti muoiono e molti patiscono gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi irregolari
   dall’Africa occidentale e orientale alle coste nordafricane del Mediterraneo.

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2/8/2021          Migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi violazioni di diritti umani durante i viaggi verso la costa mediterranea dell’Africa, secondo un …

   Un nuovo rapporto pubblicato oggi dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e dal Mixed Migration Centre
   (MMC) del Danish Refugee Council, intitolato “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori”, descrive in
   che modo la maggior parte delle persone in viaggio lungo queste rotte cada vittima o assista a episodi di
   inenarrabili brutalità e disumanità per mano di trafficanti, miliziani e, in alcuni casi, perfino di funzionari pubblici.

   “Per troppo tempo, gli atroci abusi subiti da rifugiati e migranti lungo queste rotte via terra sono rimasti
   largamente invisibili”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Questo
   rapporto documenta omicidi e diffuse violenze della più brutale natura, perpetrati contro persone disperate in
   fuga da guerre, violenze e persecuzioni. È necessario che gli Stati della regione mostrino forte leadership e
   intraprendano azioni concertate, col supporto della comunità internazionale, per porre fine a tali crudeltà,
   proteggere le vittime e perseguire i criminali responsabili”.

   Raccogliere dati accurati inerenti ai decessi che si verificano nel contesto dei flussi irregolari di popolazioni miste
   controllati dalle reti del traffico e della tratta di essere umani è estremamente difficile, considerato che molti
   avvengono nell’ombra, lontano dallo sguardo delle autorità ufficiali e dai sistemi formali da esse utilizzati per
   gestire dati e statistiche. Tuttavia, i risultati del rapporto, basati primariamente sul programma di raccolta dati 4Mi
   del MMC, e su dati provenienti da fonti aggiuntive, suggeriscono che un minimo di 1.750 persone hanno perso la
   vita nel corso di questi viaggi nel 2018 e nel 2019. Si tratta di un tasso di almeno 72 decessi al mese, un
   andamento che rende la rotta una delle più mortali al mondo per rifugiati e migranti. Queste morti si sommano a
   quelle delle migliaia di persone che negli ultimi anni hanno perso la vita o sono risultate disperse tentando viaggi
   disperati attraverso il Mediterraneo per approdare in Europa dopo aver raggiunto la coste nordafricane.

   Circa il 28% delle morti registrate nel 2018 e nel 2019 si è verificato nel corso dei tentativi di traversata del
   deserto del Sahara. Altre località potenzialmente mortali comprendono Sebha, Cufra, e Qatrun nella Libia
   meridionale, l’hub del traffico di esseri umani Bani Walid, a sudest di Tripoli, e numerose località lungo la parte di
   rotta che attraversa l’Africa occidentale, tra cui Bamako e Agadez.

   Sebbene la maggior parte delle testimonianze e dei dati siano ancora in fase di ricezione per il 2020, è certo che
   siano almeno 70 i rifugiati o migranti che hanno già perso la vita nell’arco dell’anno, tra cui almeno 30 persone
   uccise per mano di trafficanti a Mizdah a fine maggio.

   Uomini, donne e bambini sopravvissuti, spesso presentano malattie mentali gravi e persistenti derivanti dai
   traumi subiti. Per molti, l’arrivo in Libia rappresenta la tappa finale di un viaggio caratterizzato da abusi
   raccapriccianti, quali esecuzioni sommarie, torture, lavori forzati e pestaggi.

   Altri continuano a riferire di essere stati vittime di violenze brutali, tra cui essere ustionati con olio bollente,
   plastica sciolta, od oggetti in metallo riscaldati, di aver subito scariche elettriche e di essere stati legati e costretti
   a posizioni di stress.

   Donne e bambine, ma anche uomini e bambini, sono a rischio elevato di divenire vittime di stupri e violenza
   sessuale e di genere, in particolare presso checkpoint e aree di frontiera, e durante le traversate del deserto.
   Circa il 31% delle persone intervistate dal MMC che hanno assistito o sono sopravvissute a episodi di violenza
   sessuale nel 2018 o nel 2019, hanno vissuto tali aggressioni in più di una località. I trafficanti risultano essere stati
   i primi responsabili di violenza sessuale in Africa settentrionale e orientale, come registrato nel 60% e nel 90%
   delle testimonianze relative a ciascuna rotta. Tuttavia, in Africa occidentale, i principali responsabili di aggressioni
   sono stati funzionari delle forze di sicurezza, militari o di polizia, avendo commesso un quarto degli abusi
   denunciati.

   Molte persone hanno riferito di essere state costrette dai trafficanti a prostituirsi o a soddisfare altre forme di
   sfruttamento sessuale. Tra gennaio 2017 e dicembre 2019, l’UNHCR ha registrato oltre 630 casi di tratta di
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   rifugiati nel Sudan orientale, con quasi 200 donne o bambine che hanno denunciato di essere sopravvissute a
   violenza sessuale e di genere.

   Una volta in Libia, rifugiati e migranti sono esposti al rischio di subire ulteriori abusi, dal momento che il conflitto
   in corso e la fragilità dello Stato di diritto comportano che le reti del traffico e della tratta e le milizie siano spesso
   nelle condizioni di poter agire impunemente. L’UNHCR accoglie con favore le recenti operazioni avviate dalle
   autorità libiche contro gruppi armati e trafficanti, tra cui un’irruzione ai danni di un’organizzazione dedita al
   traffico di esseri umani e il congelamento dei beni di vari trafficanti. L’Agenzia si appella alla comunità
   internazionale affinché assicuri maggiore supporto alle autorità nella lotta contro le reti della tratta di esseri
   umani.

   Molti tra quanti tentano la traversata via mare per l’Europa sono intercettati dalla Guarda Costiera libica e
   ricondotti alle coste libiche. Ad oggi, rifugiati e migranti fatti sbarcare in Libia nel corso del 2020 sono più di
   6.200, cifra che suggerisce che il dato finale di quest’anno probabilmente eclisserà quello di 9.035 persone
   ricondotte nel Paese registrato nel 2019. Spesso sono portati e trattenuti arbitrariamente in centri di detenzione
   ufficiali, nei quali sono esposti quotidianamente ad abusi e vivono in condizioni raccapriccianti. Altri finiscono in
   ‘centri non ufficiali’ o depositi controllati dalle reti del traffico e della tratta che li sottopongono a maltrattamenti
   fisici per estorcere loro pagamenti in denaro.

   “Il trattamento negligente riservato a rifugiati e migranti di cui siamo testimoni lungo queste rotte è inaccettabile”,
   ha dichiarato Bram Frouws, Responsabile del Mixed Migration Centre. “I dati raccolti, inoltre, mostrano ancora
   una volta come la Libia non sia un luogo sicuro presso cui ricondurre le persone. Sebbene questo rapporto
   potrebbe non essere l’ultimo che documenta tali violazioni, arricchisce il crescente numero di prove che non
   possono più essere ignorate”.

   Negli ultimi anni sono stati conseguiti progressi saltuari per rispondere alla situazione, con alcuni dei criminali
   responsabili degli abusi e delle morti sanzionati o posti in stato di arresto. Si è registrata, inoltre, una riduzione
   del numero di persone trattenute nei centri di detenzione ufficiali libici. L’UNHCR ha condotto a più riprese attività
   di advocacy affinché si ponga fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e richiedenti asilo ed è pronta a
   supportare le autorità libiche nell’individuazione e nell’implementazione di misure alternative alla detenzione.

   Nel complesso, sono necessari sforzi maggiori per rafforzare le capacità di protezione delle persone che
   percorrono tali rotte e per assicurare alternative credibili e legali a questi viaggi pericolosi e disperati. È
   necessaria una maggiore cooperazione tra Stati per identificare i criminali responsabili di questi orribili abusi
   perpetrati presso varie località presenti lungo le rotte e assicurare che rispondano della loro condotta,
   condividere informazioni chiave con gli attori incaricati di applicare la legge, smantellare le reti del traffico e della
   tratta e congelarne i beni finanziari. Inoltre, le autorità nazionali dovrebbero intraprendere azioni più efficaci per
   indagare sulle denunce di abusi commessi da funzionari pubblici.

   L’adozione di tali misure deve accompagnarsi agli sforzi volti a risolvere le cause di fondo che spingono a
   intraprendere questi viaggi e a un impegno inequivocabile per assicurare che nessuna persona soccorsa in mare
   sia ricondotta alla situazione di pericolo che vige in Libia.

   Rapporto in italiano: ‘In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori’. Abusi, protezione e giustizia lungo le
   rotte tra Africa orientale e occidentale e la sponda meridionale del Mediterraneo

   Il rapporto e i materiali multimediali in inglese, comprendenti foto, testimonianze video e b-roll, sono
   disponibili a questo link: https:https://www.unhcr.org/it/wp-content/uploads/sites/97/2020/10/UNHCR-MMC-
   report-Italian-version.pdf//www.unhcr.org/5f1ab91a7

https://www.unhcr.org/it/notizie-storie/notizie/migliaia-di-rifugiati-e-migranti-subiscono-gravi-violazioni-di-diritti-umani-durante-i-viaggi-verso-la-costa-me… 3/5
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   Per maggiori informazioni:
   Mixed Migration Centre
   A Ginevra, Bram Frouws, bram.frouws@mixedmigration.org, +31 6 434 95 097

   UNHCR
   A Ginevra, Charlie Yaxley, yaxley@unhcr.org, +41 795 808 702
   A Roma, Federico Fossi, fossi@unhcr.org, +39 349 084 3461
   A Roma, Barbara Molinario, molinarb@unhcr.org, +39 338 546 2932

   Una tavola rotonda per lanciare il rapporto si terrà per i giornalisti il 29 luglio alle 13.45 CET. Interverranno:

       Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo centrale
       Ayala Erin Bonfiglio, Coordinatrice Regionale per il Mixed Migration Centre in Nord Africa (online)
       Maya Sahli-Fadel, Commissario dell’Unione Africana e Relatrice Speciale in materia di rifugiati, richiedenti
       asilo, sfollati interni e migranti in Africa (online dall’Algeria)
       Othman Belbeis, Senior Regional Advisor dell’OIM presso il Direttore Generale per Medio Oriente e Nord
       Africa

   I giornalisti possono ricevere l’invito a presenziare via Zoom contattando Charlie Yaxley all’indirizzo
   yaxley@unhcr.org

   Il 30 luglio ricorre la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite contro la Tratta di esseri umani

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