Messa a punto di nuovi materiali attivi per lo sviluppo di micro-generatori termoelettrici - Dario Narducci

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Messa a punto di nuovi materiali attivi per lo sviluppo di micro-generatori termoelettrici - Dario Narducci
Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile                        MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

                                          Messa a punto di nuovi materiali attivi per
                                                    lo sviluppo di micro-generatori
                                                                      termoelettrici
                                                                                Dario Narducci

                                                                   Report RdS/PTR(2019)/179
Messa a punto di nuovi materiali attivi per lo sviluppo di micro-generatori termoelettrici - Dario Narducci
MESSA A PUNTO DI NUOVI MATERIALI ATTIVI PER LO SVILUPPO DI MICRO-GENERATORI TERMOELETTRICI

Dario Narducci (INSTM – Unità di Milano Bicocca) calibri 11, nomi puntati da 3 in su

Dicembre 2019

Report Ricerca di Sistema Elettrico

Accordo di Programma Ministero dello Sviluppo Economico - ENEA
Piano Triennale di Realizzazione 2019-2021 - I annualità
Obiettivo: Tecnologie
Progetto: Materiali di frontiera per usi energetici
Work package: WP 2 - Sviluppo delle tecniche di formatura e interconnessione di microgeneratori termoelettrici
Linea di attività: LA10 - Determinazione delle proprietà fisiche e del ruolo dei difetti in materiali termoelettrici tramite metodi di
microscopia elettronica e scanning probe
Responsabile del Progetto: Daniele Mirabile gattia
Responsabile del Work package: Amelia Montone

Il presente documento descrive le attività di ricerca svolte all’interno dell’Accordo di collaborazione tra ENEA e Consorzio
Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM) per una attività di ricerca dal titolo “Messa a punto di
nuovi materiali attivi per lo sviluppo di micro-generatori termoelettrici
Responsabile scientifico ENEA: Antonella Rizzo
Responsabile scientifico INSTM: Dario Narducci
Messa a punto di nuovi materiali attivi per lo sviluppo di micro-generatori termoelettrici - Dario Narducci
Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e
                                                                                                                                   Tecnologia dei Materiali (INSTM)

Indice

SOMMARIO ......................................................................................................................................................................... 4
1       INTRODUZIONE .......................................................................................................................................................... 5
2       DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ SVOLTE E RISULTATI................................................................................................... 6
    2.1     CRITERI DI SELEZIONE DEI MATERIALI .......................................................................................................................... 6
    2.2     TIPOLOGIE DI MATERIALI TERMOELETTRICI QUALIFICABILI PER APPLICAZIONI DI MICROGENERAZIONE A BASSA TEMPERATURA ....... 7
       2.2.1 Silicio e sue leghe .......................................................................................................................................... 7
       2.2.2 Compositi di polimeri e materiali inorganici nanostrutturati...................................................................... 10
       2.2.3 Alogenuri di metalli di transizione esterna ................................................................................................. 10
3       CONCLUSIONI ........................................................................................................................................................... 10
4       RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI .................................................................................................................................... 11
5       CURRICULUM SCIENTIFICO DEL GRUPPO DI LAVORO .............................................................................................. 14

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ACCORDO DI PROGRAMMA MISE-ENEA

Sommario
L’attività condotta nel primo anno è stata finalizzata ad individuare quattro criteri generali di selezione di
materiali utilizzabili per applicazioni di microgenerazione termoelettrica a bassa temperatura: (1)
disponibilità, costi e stabilità dei costi delle materie prime; (2) efficienza di conversione e densità di potenza
generate ottenibili; (3) maturità delle tecnologie, con particolare riferimento ai fattori limitanti
l’industrializzazione dei dispositivi; e (4) possibilità di implementare geometrie di dispositivo non
convenzionali, idonee alla semplificazione e alla flessibilizzazione del processo di fabbricazione dei
dispositivi. Tali criteri sono stati convertiti in parametri quantitativi. Sulla scorta dei criteri individuati è
stato possibile selezionare tre classi di materiali: (1) silicio e sue leghe, che è risultato il materiale più
qualificato in termini di TRL e, per le leghe a basso contenuto di Ge, anche sul piano della stabilità dei costi
delle materie prime; (2) compositi inorganici-organici, per i quali è risultata particolarmente premiale la
possibilità di ridurre la quantità di materiale ad alto costo ed alte prestazioni termoelettriche richiesto; (3)
alogenuri di metalli di transizione esterna che, pur essendo materiali meno maturi e più nuovi per le
applicazioni termoelettriche, presentano una significativa tradizione preparativa in altri ambiti – e hanno
costi e volatilità di costo delle materie prime decisamente interessanti. Tutte le tre classi di materiali si
prestano inoltre allo sviluppo di geometrie circuitali semplificate. Le attività del secondo e terzo anno del
progetto si indirizzeranno quindi verso una più accurata ed analitica disamina delle tre classi di materiali, sia
sul piano tecnologico-scientifico sia su quello economico.

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1 Introduzione
I generatori termoelettrici sono dispositivi in grado di convertire calore in energia elettrica senza parti in
movimento. Una differenza di temperatura applicata agli estremi di un conduttore (elettronico o ionico)
genera un gradiente di potenziale elettrochimico dei portatori di carica. Il conseguente gradente di
concentrazione determina uno sbilanciamento di carica che, a circuito aperto, produce un campo elettrico
nel mezzo. Il rapporto tra la differenza di potenziale e la differenza di temperatura che lo genera (cambiata
di segno) viene detta potere termoelettrico o coefficiente Seebeck del materiale. Se il circuito elettrico
viene chiuso, la differenza di temperatura ingenera un flusso di portatori e, conseguentemente, una
corrente elettrica. La potenza elettrica ad essa associata è quindi la potenza utile prodotta dalla macchina
termica. Il rapporto tra potenza elettrica generata e flusso di calore in ingresso definisce l’efficienza del
generatore termoelettrico.
I generatori termoelettrici (TEG) presentano importanti vantaggi rispetto alle macchine termiche
convenzionali. Essi sono principalmente legati alla loro affidabilità e miniaturizzabilità. Infatti, l’assenza di
parti in movimento ne garantisce tempi di vita medi superiori ai 25 anni, periodo durante il quale i TEG
operano senza necessità di alcuna attività di manutenzione; e consente inoltre di realizzare generatori
termoelettrici con superfici di scambio arbitrariamente piccole, tipicamente comprese tra le decine di
centimetri quadri fino a poche decine di micrometri quadri. Inoltre, i TEG consentono generare potenza
elettrica anche su differenze di temperatura tra sorgente calda e fredda di poche decine di gradi – un
regime operativo accessibile a pochi tipi di macchine termiche (es.: motori Rankine e Brayton) che
presentano tuttavia limiti d’suo importanti a causa della loro fragilità meccanica.
Per converso, i TEG presentano due limitazioni che ne hanno fin qui impedito un impiego massiccio: (1) la
bassa efficienza di conversione che, a parità di temperatura della sorgente calda, sono di un ordine di
grandezza più basse di quelle ottenibili con le macchine termiche; e (2) i costi di installazione, ovvero il
costo per watt elettrico prodotto dei TEG, ad oggi superiore ai 5 euro/watt [1], [2].
Se tali fattori sono oggettivamente ostativi all’impiego di TEG per la macrogenerazione elettrica (ad es.
attraverso il recupero del calore dissipato da impianti industriali o simili; o per la riduzione dei consumi di
motori termici), la ridotta efficienza non costituisce una limitazione importante nella microgenerazione
distribuita di potenza elettrica, dove è stato dimostrato [3] che anche gli attuali dispositivi TEG
commercialmente disponibili sono in grado di fornire potenza elettrica sufficiente alle esigenze di
funzionamento di sensori wireless di ultima generazione; e di competere in termini di costi complessivi con
soluzioni più tradizionali quali le batterie al litio. Ciò che invece ancora frena un più ampio utilizzo dei TEG
in questo contesto è la complessità dei processi di fabbricazione dei TEG, che limitano la disponibilità di
dispositivi con geometria ottimizzata per specifiche applicazioni; e la parallela complessità di
integrazione/assemblaggio dei TEG all’interno dei sistemi di controllo e alimentazione dei sensori stessi.
A questo fine, questo progetto ha individuato come fattori chiave per lo sviluppo di microgeneratori
termoelettrici l’individuazione di materiali che, oltre a garantire efficienze di conversione accettabili,
possano consentire una semplificazione dei processi costruttivi richiesti per la realizzazione di microTEG.
Inoltre, in considerazione del previsto rapidissimo aumento del numero di sensori wireless prevista nel più
ampio contesto dello sviluppo dell’Internet of Things (IoT), è opportuno che i materiali innovativi obiettivo
di questo progetto siano basati su elementi geo-abbondanti (oltre che atossici e ambientalmente
sostenibili).
La disponibilità di tecnologie abilitanti per l’alimentazione autonoma, locale e rinnovabile di sensori
distribuiti è attesa avere un impatto importante su un più razionale uso della risorsa elettrica attraverso la
costruzione di reti di sensori capaci di monitorare (e correggere) usi impropri della risorsa elettrica da parte
dell’utilizzatore ultimo (smart home, smart buildings) – con una positiva ricaduta economica sia
sull’utilizzatore ultimo sia sulla comunità nazionale, per i vantaggi connessi con una riduzione dell’impatto
ambientale delle fonti energetiche non rinnovabili.

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ACCORDO DI PROGRAMMA MISE-ENEA

Durante il primo anno di progetto è stata condotta una attività finalizzata a definire una strategia di
selezione dei materiali non convenzionali competitivi sia rispetto all’attuale standard termoelettrico di
mercato (Bi2Te3) sia rispetto ad altre tecnologie di conversione del calore disponibile a bassa temperatura.

2 Descrizione delle attività svolte e risultati
2.1 Criteri di selezione dei materiali
L’analisi della letteratura scientifica è stata condotta attraverso la previa definizione di criteri che potessero
consentire l’individuazione di materiali idonei alla efficiente conversione termoelettrica nella regione delle
basse temperature (300 – 500 K).
Tali criteri sono risultati essere:
     (1) disponibilità delle materie prime, loro costi e stabilità dei contesti d’uso. Tale criterio intercetta la
          priorità progettuale secondo la quale le tecnologie che saranno sviluppate dovranno armonizzarsi
          con gli indirizzi generali che la UE ha individuato come caratterizzanti il New Green Deal, e quindi
          dovranno focalizzarsi su materiali non tossici nell’intero ciclo di vita del dispositivo, ampiamente
          disponibili senza polarizzazioni geografiche, con costi ridotti e stabili a fronte di un incremento della
          richiesta da parte del mercato, anche in altri contesti di impiego;
     (2) efficienza di conversione e densità di potenza generate ottenibili. Ovviamente i materiali dovranno
          avere già dimostrato o comunque validato su scala di laboratorio (TRL 2) le loro potenzialità come
          materiali termoelettrici. Questo non è limitato alle sole strette proprietà termoelettriche (figura di
          merito e fattore di potenza) ma deve considerare anche la disponibilità di coppie p e n compatibili
          per la realizzazione di generatori termoelettrici (TEG).
     (3) maturità delle tecnologie, con particolare riferimento ai fattori limitanti l’industrializzazione dei
          dispositivi. E’ opportuno che i materiali oggetto dell’attività possano scalare la catena della
          technology readiness in tempi rapidi, facendo uso di competenze già disponibili e maturate
          attraverso altri contesti applicativi;
     (4) possibilità di implementare geometrie di dispositivo non convenzionali, idonee alla semplificazione
          e alla flessibilizzazione del processo di fabbricazione dei dispositivi. Questo addizionale criterio è
          parte (non condizionante) degli indirizzi progettuali e comprende la possibilità di realizzare TEG con
          giunzioni p-n dirette (quindi senza la necessità di connessioni tra elementi p e n realizzate
          attraverso metalli).
I quattro criteri generali sono stati declinati e implementati utilizzando indici quantitativi, come segue.
La disponibilità delle materie prime, i loro costi e la loro stabilità sono stati assunti come fattore
discriminante dato che essi determinano la industrializzabilità del dispositivo finale. In particolare, è stato
considerato come elemento centrale la stabilità dei costi delle materie prime, che impatta sulla
industrializzabilità in maniera maggiore rispetto al costo specifico della materia prima [4]. L’indice di
stabilità è stato definito come la variazione relativa per anno del costo normalizzato rispetto alla variazione
relativa per anno del costo del tellurio, elemento critico nel materiale termoelettrico di riferimento – Bi2Te3.
Esso ha consentito di escludere materiali con indice ≥ 1 (Tabella 1).
L’efficienza di conversione e le densità di potenza ottenibili hanno costituito il secondo criterio di soglia. I
materiali ammissibili secondo il primo criterio sono stati analizzati (sulla scorta della letteratura disponibile)
e validati (o esclusi) in rapporto alla richiesta di potenza media di sensori wireless. Sono stati quindi esclusi
materiali che non potessero permettere di verificare il criterio almeno all’80%.
Come ulteriori indici di qualità sono stati impiegati quelli di maturità delle tecnologie e quello relativo alla
possibilità di implementare geometrie di dispositivo non convenzionali, idonee alla semplificazione e alla
flessibilizzazione del processo di fabbricazione dei dispositivi. Per entrambi, l’indice è stato definito come
fattore di merito prospettico, legato alle conoscenze attualmente disponibili nella letteratura bianca e
grigia, compreso tra 5 (tecnologia matura ovvero strutture di dispositivo già implementate) e 0 (tecnologia
sperimentale ovvero nessuna sperimentazione disponibile).
L’intera analisi è stata ovviamente focalizzata sull’intervallo delle basse temperature (300 K- 500 K).

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                                                                                               Tecnologia dei Materiali (INSTM)

                 Tabella 1: Costo delle materie prime e dei loro aggregati e stabilità dei costi (Fonte:
                                             https://www.statista.com/)

Elemento                   Costo medio           Variazione di costo     Variazione        Indice relativo
                           2019 (USD/kg)         rispetto all’anno       relativa di costo di stabilità
                                                 precedente (USD/Kg) (anno-1)
Tellurio                                36.73                     +5.28             +0.143            +1.000
Silicio policristallino                  7.21                     - 1.12            -0.155             -1.080
Germanio                                 1300                      +118             +0.091            +0.636
SiGe 90-10                              136.5                   +20.62              +0.078            +0.545
Rame                                    6.490                    -0.040            -0.0061             -0.043
Petrolio                                0.404                    -0.063             -0.156             -1.090

2.2 Tipologie di materiali termoelettrici qualificabili per applicazioni di microgenerazione
    a bassa temperatura
I risultati della analisi sono stati riportati nel dettaglio in pubblicazioni scientifiche [3], [5]. In sintesi, la
disamina condotta ha individuato tre classi di materiali di interesse per le finalità del progetto:
    1. silicio e sue leghe di germanio con densità relative inferiori al 10% molari.
    2. compositi di polimeri e materiali inorganici nanostrutturati
    3. alogenuri di metalli di transizione esterna

2.2.1 Silicio e sue leghe
L'uso del silicio come materiale termoelettrico in moduli termoelettrici è stato già proposto all’inizio del
2000, sia in forma massiva che di film sottile [6]–[15]. Nonostante la bassissima figura termoelettrica di
merito di silicio, sia in silicio policristallino che monocristallino, i dispositivi a base di silicio sono stati
sviluppati per sfruttare appieno le potenzialità di microlavorazione del silicio.
L'uso del silicio e dei materiali basati su silicio non è limitato ai dispositivi integrati. Sono noti tentativi di
adattare la tecnologia del silicio ad una disposizione verticale delle termocoppie. Ad esempio, è stato
presentato un modulo termoelettrico basato su TEG di silicio monocristallino in cui le termocoppie di silicio
sono state ottenute con un alto rapporto dimensionale [15]. Il processo di fabbricazione ha condotto alla
fabbricazione di singole termocoppie di silicio monocristallo utilizzabili per implementare array verticali di
termoelementi per la generazione di energia. In questo modo il dispositivo finale avrebbe dimensioni
paragonabili a quelle di TEG realizzati con materiali termoelettrici massivi. Tuttavia, a causa delle limitazioni
intrinseche del silicio come materiale termoelettrico, tutti i TEG microlavorati a base di silicio presentati in
letteratura forniscono una potenza generata al di sotto di 1 µW.
Il silicio monocristallino è in effetti un materiale relativamente inefficiente per applicazioni termoelettriche
a ragione della sua elevata conducibilità termica (Figura 1). Coefficienti Seebeck in Si di tipo p e n furono
misurati negli anni Cinquanta da Geballe [16] e più recentemente rimisurati da Stranz et al. [17]. Le misure
hanno indicato che i migliori fattori di potenza sono raggiunti a densità di portatori prossimi alla soglia di
degenerazione (≈ 1019 cm-3), dove il fattore di potenza può raggiungere valori superiori a 0.5 mW/mK2.
Un modo piuttosto comune per ridurre la conducibilità termica di Si, che è stato ampiamente esplorato in
passato, è stato quello di introdurre difetti di punto estesi in grado di aumentare la dispersione dei fononi
acustici. Mentre l’impiego generico di difetti riduce anche la mobilità elettronica del materiale, è stato
trovato che la policristallinità può migliorare il rapporto σ /κ. Ciò ha portato a migliorare la figura di merito
fino a 0.023 a 300 K in film sottili di Si con grani di 42 nm [18]. Abbastanza chiaramente, tali valori non
possono competere in termini di efficienza complessiva con i materiali termoelettrici standard come Bi2Te3.

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ACCORDO DI PROGRAMMA MISE-ENEA

Tuttavia, negli ultimi anni la migliore comprensione della dinamica dei fononi, per lo più proveniente
dall'analisi della conduzione di calore in nanostrutture, ha contribuito ad affinare le strategie per diminuire
la conduttività termica di Si con impatto marginale sulla mobilità del portatore di carica. L'ingegneria dei
difetti ha consentito di ottenere conducibilità termiche ultra-basse usando la dispersione fonone selettiva.
Tra le strategie per migliorare le proprietà termoelettriche di un materiale, una molto promettente e
stimolante è stato quello di selezionare difetti strutturali in grado di disperdere fononi senza ridurre la
mobilità elettronica. Anche se questo approccio è destinato a fallire in materiali standard, si è dimostrato
molto efficace su scala nanometrica.

                          Figura 1: Conducibilità termica del silicio monocristallino [19].

Il silicio non dimensionalmente confinato non è tuttavia necessariamente caratterizzato da ZT bassi, se il
silicio funge da matrice di nanocompositi. L'effetto dei precipitati in silicio è stato recentemente studiato da
Narducci et al. [20]. Ovviamente, la semplice introduzione di bordi di grano (GB) può essere previsto
portare ad una degradazione sia della conducibilità termica sia di quella elettrica, con ridotto vantaggio
sull'efficienza termoelettrica. Tuttavia, già nel 1988 Vining aveva dimostrato che le proprietà
termoelettriche di silicio nanocristallino (ncSi) fortemente drogato boro può mostrare un miglioramento
inatteso del fattore di merito termoelettrico dovuto alla precipitazione di SiB3 [21], portando ad un
aumento inatteso della mobilità di lacune [22]. La conducibilità elettrica e il coefficiente Seebeck misurati in
pastiglie di ncSi ottenute mediante pressatura a caldo a 1250 °C presentano infatti anomalie, con il
coefficiente Seebeck in aumento con la concentrazione di boro tra 1,0% e 20% at. Vining ipotizzò che fosse
una seconda fase con un elevato coefficiente Seebeck ad essere responsabile dell’incremento del
coefficiente Seebeck. Inoltre, la mobilità anomala delle lacune (35 cm2V-1s-1 a 300 K) è stata trovata essere
consistente con la presenza di barriere di potenziale ai GB che, a causa degli alti livelli di drogaggio, possono
dare luogo a fenomeni di tunneling [23].
L'aumento simultaneo della conducibilità elettrica e del coefficiente di Seebeck nel ncSi altamente drogato
con boro è stato recentemente riportato [24], [25]. In film sottili di silicio nanocristallino drogati con una
concentrazione di boro di 0,9% mol. e con struttura colonnare, la ricottura a 1000 °C ha portato al
raddoppio della conducibilità elettrica, mentre il coefficiente Seebeck è stato anche inaspettatamente
trovato aumentare da 0.10 a 0.45 mV/K. È stato così raggiunto un fattore di potenza (PF) di 13 mW K-2m-1
[25], [26] (Figura 2), più di sei volte superiori a quelli osservati nel silicio monocristallino, e quasi
venticinque volte più grandi che nel silicio nanocristallino standard [27]. La dipendenza della densità di

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portatori dalla temperatura di ricottura ha potuto essere correlata alla precipitazione di seconde fasi di
siliciuro di boro ai bordi grano di ncSi [28], [29].
La conferma indiretta dell'opportunità offerta dai nanoprecipitati nel silicio è stata fornita da altri gruppi di
ricerca, mostrando comportamenti simili in nanosilicio di tipo n [18] e in pellets di Si fortemente drogati
con fosforo [30]. Il concetto che sostiene le prestazioni avanzate del materiale termoelettrico sviluppato è
connesso alle interazioni tra seconde fasi [20], [31], [32]. In silicio questo ha portato ad un aumento
importante del fattore di potenza termoelettrico e, da ultimo, della figura di merito, raggiungendo il valore
di 0.7 a temperatura ambiente [20], valore assai prossimo a quello di Bi2Te3.

    Figura 2: coefficiente di Seebeck, conducibilità elettrica e fattore di potenza a 300 K di silicio nanocristallino
                               pesantemente drogato di boro a seguito di ricottura [20].

Ulteriore applicazione di questo effetto è stata ricercata in leghe SiGe. Tali leghe furono il primissimo tipo di
materiale usato in TEGs. I generatori termoelettrici a radioisotopi (RTEGs) sono stati usati dalla NASA per
alimentare i veicoli spaziali sin dal 1961. I livelli di potenza elettrica richiesti sono stati ottenuti con la scelta
appropriata di fonti di calore incorporate nel sistema RTEG, dove SiGe convertiva parzialmente il calore
generato dal decadimento radioattivo di Pu-238. Mentre PbTe è stato inizialmente utilizzato come
convertitore termoelettrico per RTEGs a bassa potenza (che operano a < 865 K), la sua limitata stabilità a
temperature elevate ha portato la NASA a spostarsi verso gli elementi termoelettrici in SiGe, che hanno
ampiamente dimostrato di poter operare senza un significativo degrado prestazionale su più di 15 anni a
temperature fino a 1275 K. TEG a base di SiGe sono quindi sistemi ad alto TRL che non sono stati utilizzati
nelle applicazioni terrestri per lo più a causa del costo del germanio. Attualmente, un importante sforzo di
ricerca si è spostato verso lo studio di leghe povere in Ge. Spostandosi dalla composizione standard
Si80Ge20, nanocompositi (pellet) di Si95Ge5 sono stati dimostrati essere un compromesso più che ragionevole
in termini di costi ed efficienza, preservando una elevata stabilità operativa fino a 1000 °C [33], [34].
Conseguentemente, il silicio e le sue leghe povere in germanio risultano qualificarsi sia rispetto agli
indicatori di disponibilità e costo, di efficienza e di maturità tecnologica.

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2.2.2 Compositi di polimeri e materiali inorganici nanostrutturati
Mentre le prestazioni termoelettriche dei materiali organici e polimerici risultano a tutt’oggi troppo ridotte
per una loro reale applicazione in dispositivi termoelettrici [5], molto più interessante appare la possibilità
di impiegare polimeri come matrici ospitanti nanostrutture inorganiche (nanofili, principalmente) ad alta
efficienza termoelettrica. La letteratura scientifica ha mostrato, anche se in via ad oggi preliminare (TRL 1-
2), come sia possibile innalzare significativamente l’efficienza di materiali polimerici disperdendo in essi
nanofili di tellururi di bismuto e di altri elementi di transizione [35]–[37]. Il vantaggio principale di questa
strategia consiste (a) nella riduzione dei costi del materiale e (b) nella possibilità di ottenere materiali
termoelettrici (compositi) in grado di conformarsi, a ragione della loro deformabilità, a superfici di scambio
irregolari. Anche se la tecnologia è decisamente meno matura di quella relativa al silicio, le tecniche di
preparazione dei polimeri sono ovviamente ben consolidate. Meno immediato è viceversa l’individuazione
di tecnologie scalabili per la preparazione massiva di nanofili, anche se sono state recentemente
evidenziate nuove opportunità derivanti dall’impiego di tecniche bottom-up di più basso costo e maggiore
industrializzabilità [38]–[41]. Sul piano della economicità e della eco-compatibilità, il ricorso a volumi
decisamente inferiori di materiali pregiati diminuisce (anche se non azzera) le obiezioni correntemente
sollevate rispetto all’esteso impiego di tellururi nella conversione termoelettrica. Infine, rispetto
all’applicazione finale e alle potenze generabili, i materiali soddisfano in generale il criterio di ammissibilità
fissato in premessa [42], [43].

2.2.3 Alogenuri di metalli di transizione esterna
Negli ultimi anni si è osservato un recupero dell’interesse per gli alogenuri di metalli di transizione del
gruppo d (e in particolare verso CuI) come materiali termoelettrici. La principale ragione è connessa alla sua
trasparenza nella regione del visibile [44]–[48], che rende CuI anche di interesse per le finalità di questo
progetto in rapporto al suo utilizzo in minicelle solari ibride fotovoltaiche-termoelettriche [49]–[52].
Rispetto ai criteri di selezione riportati in premessa, CuI e altri alogenuri di metalli di transizione soddisfano
i criteri di abbondanza e costo. CuI soddisfa inoltre anche il criterio di maturità tecnologica, in
considerazione della abbondante letteratura relativa alla preparazione di film sottili di CuI per applicazioni
non termoelettriche [53], e di potenza generabile [45].

3 Conclusioni
L’attività condotta ha reso disponibile un quadro aggiornato delle tipologie di materiali termoelettrici
qualificabili per applicazioni di microgenerazione a bassa temperatura. L’analisi ha permesso di valutare la
profittabilità tecnologica dei materiali in rapporto alla loro maturità tecnologica (inclusiva delle
metodologie di fabbricazione, ovvero di preparazione del materiale e di realizzazione dei contatti elettrici
richiesti per geometrie convenzionali di generatori termoelettrici).
Sulla scorta dei criteri individuati, è stato possibile selezionare tre classi di materiali, i cui indici di merito
sono riassunto in Tabella 2. Le attività del secondo e terzo anno del progetto si indirizzeranno quindi verso
una più accurata ed analitica disamina delle tre classi di materiali, sia sul piano tecnologico e scientifico sia
su quello economico. Sul piano delle geometrie di dispositivo, tutte le tre classi di materiali abilitano la
progettazione di TEG non convenzionali a giunzione diretta, geometria che sarà anche oggetto delle attività
previste nel prosieguo delle attività.

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            Tabella 2: Quadro riassuntivo delle classi di materiali selezionate nel primo anno di attività

Classe di materiali                Economicità e disponibilità           Efficienza e           Maturità delle
                                   delle materie prime                   potenza                tecnologie
Silicio e sue leghe                0.84                                  Sì (100%)              5
Nanocompositi polimerici           0.61                                  Sì (80%)               3
Alogenuri                          0.83                                  Sì (80%)               3

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ACCORDO DI PROGRAMMA MISE-ENEA

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[52]   B. Lorenzi, G. Contento, V. Sabatelli, A. Rizzo, and D. Narducci, “Theoretical analysis of two novel
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5 Curriculum scientifico del gruppo di lavoro
Dario Narducci è nato a Milano nel 1960. Laureato in chimica presso l'Università di Milano nel 1984, dal
1985 al 1988 ha condotto il suo dottorato di ricerca in chimica presso lo stesso ateneo, dove ha svolto una
tesi sulle proprietà di trasporto di carica in sistemi disordinati. Durante il periodo di dottorato è stato ospite
per tre mesi del Laboratorio di spettroscopie di risonanza dell'Università di Amsterdam. dove ha studiato la
risonanza di spin elettronico di difetti e impurezze in silicio. Dal 1988 al 1990 è stato post-doctoral fellow
presso l'IBM Thomas J. Watson Research Center di Yorktown Heights, NY, dove ha condotto studi sulle
proprietà elettriche di diamante semiconduttore. Nel 1990 è rientrato all'Università di Milano,
Dipartimento di chimica fisica ed elettrochimica, come ricercatore universitario, spostandosi nel 1997
presso il Dipartimento di scienza dei materiali dell'Università di Milano Bicocca, dove è diventato
professore associato di chimica fisica nel 2000.
Gli interessi di ricerca di Dario Narducci sono concentrati sin dall’inizio della sua attività sulla chimica fisica
dei solidi e dei materiali, e in particolare sulla chimica fisica del silicio. I suoi studi sono focalizzati sulle
proprietà di trasporto di materiali disordinati, anche in vista delle loro applicazioni in ambito energetico; e
sulla scienza della superficie, dove è stato attivo sia su problematiche di base (chimica fisica degli ossidi e
delle loro superfici, ricostruzione chimica delle superfici di silicio monocristallino, auto-assemblaggio di
molecole organiche su silicio, e interazioni supramolecolari gas-superficie) sia su questioni più orientate alle
applica-zioni tecnologiche (sensori chimici a base di silicio e biosensori).
Dal 2008 Narducci ha sviluppato un'intensa attività di ricerca sulla termoelettricità e sulle sue applicazioni
per il recupero di calore, focalizzando la sua attività su silicio nanostrutturato top-down (nanofili e nano-
strati) e bottom-up. Nel 2010 è stato nominato Chief Technical Officer (CTO) e membro del consiglio di
amministrazione di una start-up cofinanziata da ERG SpA e LFoundry, finalizzata allo sviluppo di generatori
termoelettrici a base di silicio. Come CTO ha promosso collaborazioni tra partner industriali e centri di
ricerca europei in Italia, Grecia, Austria e Regno Unito. Narducci è stato workpackage leader all'interno del
consorzio SiNERGY (FP7), lavorando allo sviluppo di tecnologie di energy harvesting basate su silicio. I suoi
interessi si sono successivamente estesi alle proprietà termoelettriche di polimeri, sistemi multifase e
nanocompositi.
Dario Narducci è stato membro fondatore del comitato scientifico del centro interuniversitario
nanotecnologico di Como (L-NESS), del progetto SISSA (Trieste) e ha servito per due mandati come membro
del consiglio regionale lombardo della Società Chimica Italiana. È anche membro del Consorzio Nazionale
Interuniversitario per la Scienza dei Materiali (CNISM), della European Materials Research Society e della
Materials Research Society. Narducci è socio fondatore della Associazione Italiana di Termoelettricità, di cui
è Presidente, ed è vicepresidente della European Thermoelectric Society e membro del Board of Directors
della International Thermoelectric Society.
Autore di più di 150 pubblicazioni scientifiche, Narducci è anche autore di un libro sulla nanotecnologia, di
un libro sui generatori solari ibridi fotovoltaico-termoelettrico e di quindici brevetti.

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