Memorie dal sottosuolo. Strategie di riciclo nei paesaggi minerari del Sulcis-Iglesiente

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Memorie dal sottosuolo. Strategie di riciclo nei paesaggi minerari del Sulcis-Iglesiente
Memorie dal sottosuolo.
ri-vista

                  Strategie di riciclo nei paesaggi minerari
                  del Sulcis-Iglesiente
                  Caterina Padoa Schioppa
                  Dipartimento di Architettura (DIAP), Università La Sapienza di Roma caterina.padoaschioppa@gmail.com

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                  Abstract
  seconda serie

                  Nell’ultimo mezzo secolo i cosiddetti ‘territori dello scarto’ — brownfields, greyfields e greenfields
                  come vengono oggi comunemente chiamati (Berger, 2007) — sono cresciuti a dismisura, quasi
                  quanto i paesaggi dello sprawl urbano. Il saggio approfondisce, dal punto di vista teorico e me-
                  todologico-progettuale, il tema del potenziale trasformativo di questi territori, e in particola-
                  re del paesaggio minerario del Sulcis-Iglesiente in Sardegna, dove dopo due millenni di attività
                  estrattiva e metallurgica oggi si tenta di riconvertire il vasto patrimonio industriale e il suolo im-
                  poverito in un parco dotato di infrastrutture economicamente produttive.
                  Parole chiave
                  Paesaggi minerari, wasteland, riciclo.

                  Abstract
                  Brownfields, greyfields and greenfields — as wastelands are commonly catalogued today (Berger,
                  2007) — have grown exponentially over the past half-century, almost as much as urban sprawls.
                  Since the early 1990s landscape architects, urban planners and architects have acknowledged the
                  transformative potential of those territories. The paper addresses this theme from a theoretical
                  and experimental point of view, focusing on the legacy of over two millennia of mining exploita-
                  tion in the Sardinian region of Sulcis-Iglesiente, where today an attempt is being made to con-
                  vert the vast industrial heritage and the impoverished soil into a park with economically produc-
                  tive infrastructures.
                  Keywords
                  Mining landscape, wasteland, recycle.

                  Received: August 2018 / Accepted: January 2019
                  © The Author(s) 2018. This article is published with Creative Commons license CC BY-SA 4.0 Firenze University Press.
      144         DOI: 10.13128/RV-24898 - www.fupress.net/index.php/ri-vista/
Memorie dal sottosuolo. Strategie di riciclo nei paesaggi minerari del Sulcis-Iglesiente
Padoa Schioppa
Vita e morte di un sottosuolo
Dopo una lunga storia di sfruttamento di materie                to di materiale sterile e di scarto. Nacquero nuovi in-
prime — l’estrazione di metalli e di minerali come              sediamenti, Nebida con la monumentale Laveria La
l’ossidiana, i graniti carboniferi, le dioriti, l’argento,      Marmora, il vasto complesso di Masua, centro spe-
il piombo e lo zinco, cominciata nella preistoria, ben          cializzato nella cosiddetta ‘flottazione’ — il processo
prima dell’età moderna — negli anni ’70 iniziò l’ine-           minerale in cui la ganga, o materiale di scarto, vie-
sorabile processo di dismissione del più grande com-            ne separata e rimossa —, e Porto Flavia scavato nel-
plesso minerario italiano. Con un’estensione di oltre           le falesie, opera di ingegneria tra le più ardite dell’in-
3.700 chilometri quadrati, la regione del Sulcis-Igle-          tero Mediterraneo.
siente nel sud-ovest della Sardegna deve a questa               Ma i costi di questa espansione si fecero fin da allora
colossale ricchezza una storia di conquiste e di do-            sentire. Nella seconda metà del XIX secolo, infatti,
minazioni — i Punici nel VII secolo a.C., i Cartagine-          la Sardegna attraversò un periodo di epidemie e di
si nel V secolo a.C., i Romani nel III secolo a.C., pisa-       malaria, di generale crisi economica legata al decli-
ni e spagnoli nel Medioevo, e infine, a metà del Sei-           no dell’attività rurale e dell’allevamento, causato in
cento, lo stato piemontese — che non senza sacrifici            parte dall’inquinamento dei suoli e delle acque pro-
ha dato vita a una civiltà industriale mineraria all’a-         dotto dall’industria mineraria stessa.
vanguardia nello scenario europeo e forse mondiale.             In età fascista, a sostegno dei disegni politici e mili-
La crescita dell’industria raggiunse il suo culmine             tari di Mussolini, l’attività mineraria sarda fu ancora
nel XIX secolo, quando le prime imprese minerarie               molto attiva. Come è noto, nel 1937 Mussolini fondò
private modificarono la fisionomia non solo del pae-            Carbonia nel cuore del Sulcis, insieme centro della
saggio fisico ma anche del paesaggio umano. Con                 produzione italiana di carbone e simbolo dell’insen-
l’arrivo dell’elettricità infatti, Monteponi e altri siti       sata quanto pervasiva propaganda fascista sull’au-
di estrazione furono trasformati in piccole città, con          tarchia.
impianti specializzati, laverie, fonderie, grandi ma-           Infine, a partire dagli anni ‘50, come la maggior par-
gazzini e ferrovie, oltre ai servizi e agli alloggi per i la-   te dei distretti minerari e industriali europei, anche
voratori. All’attività mineraria si affiancò allora l’at-       il Sulcis-Iglesiente si trasformò progressivamen-
tività metallurgica, l’elaborazione e la raffinazione           te in un territorio fantasma, fortemente inquinato,
delle materie prime, il trattamento e lo smaltimen-             impoverito, abitato da monumentali architetture e            145
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                  Fig. 1 — Il villaggio minerario di Monteponi nel 1875.     Paesaggi ‘negativi’, eredità materiale e
                  pagina a fronte                                            immateriale
                  Fig. 2 — L’impianto topografico del centro
                  estrattivo di Monteponi, (foto: Archivio Storico,
                                                                             Il “magnifico inferno” descritto dal geologo Lucia-
                  Iglesias, 2015).                                           no Ottelli (2012), primo direttore del Parco Geomi-
                                                                             nerario di Sardegna, è in effetti un tipico esempio
                                                                             di paesaggio ibrido, una struttura morfologica arti-
                  infrastrutture in rovina, gallerie, pozzi di estrazio-     ficiale che nasconde, sotto le miti colline che colle-
                  ne, colline di fango e detriti, discariche, insomma un     gano l’entroterra al litorale, una vera e propria città
                  desolato e al contempo suggestivo ‘paesaggio del-          sotterranea, 500 metri al di sotto del livello del ma-
                  lo scarto’. Grazie a una campagna di sensibilizzazio-      re, un organismo topografico estremamente com-
                  ne, protagoniste le vittime del degrado ambientale         plesso, composto da 15 milioni di metri quadrati di
                  e sociale causato da secoli di devastazioni e di sac-      grotte naturali e artificiali, 60 chilometri lineari di
                  cheggio, nel 2001 il Sulcis-Iglesiente, dichiarato Si-     gallerie, e pozzi verticali. Un paesaggio fabbricato
                  to Protetto dell’UNESCO e Sito di Interesse Nazio-         dall’uomo che tuttavia ricorda le conformazioni car-
                  nale (SIN), entrò a far parte del Parco Geominerario       siche, continuamente alterate e ridisegnate dai pro-
                  della Sardegna.                                            cessi erosivi e corrosivi dovuti all’azione dell’acqua e
                  Ecco in breve la storia di una terra ricchissima, tra le   del vento.
                  più e antiche e leggendarie del continente europeo,        Luoghi colmi di contraddizioni, che incarnano la pa-
                  che nonostante le profonde ferite fisiche e sociali        rabola evolutiva dell’umanità, la sua possibilità di
                  costituisce ancora oggi un importante serbatoio di         edificazione materiale, e che al contempo, come in-
                  conoscenze scientifiche e ambientali (Ottelli, 2014).      delebili cicatrici, sono un simbolo di sfruttamento, di
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dagli anni ’60 divennero oggetto di indagini e speri-         dustriale) in quanto entità ibride si prestano a spe-
mentazioni estetiche (Trasi, 2001). Per primo il land         rimentazioni progettuali, cambiamenti di identi-
artist Robert Smithson, che parlava di “paesaggi ne-          tà. Le architetture della terra, le forme plastiche dei
gativi” (Smithson, 1979), letteralmente composti da           paesaggi minerari sono infatti un caso esemplare di
figure inverse, sculture cave nelle viscere della terra,      imitazione della natura, di simulazione del ‘compor-
ne celebrò il carattere mistico, enigmatico, adatto           tamento economico’ delle strutture naturali, in cui
alla trasfigurazione artistica. Per i loro gesti artistici,   sfuma il confine tra natura e artificio.
Robert Smithson, Michael Heizer, Walter De Maria,             Qui l’idea di palinsesto, sovente evocata in senso
Richard Long sceglievano i luoghi in base al loro gra-        astratto e metaforico nelle letture delle stratigrafie
do di entropia, senza alcuna nostalgia per un idea-           e delle archeologie dei luoghi, diventa un fatto cor-
le o idealizzato stato primigenio. A tale scoperta del        poreo, un’esperienza tattile, un passaggio concreto
valore estetico dei paesaggi minerari, e dei paesaggi         attraverso gli strati geologici, durante il quale si en-
dello scarto più in generale, si deve anche la radicale       tra in contatto con lo spessore e la gravità della ma-
reinterpretazione delle nozioni di natura e di ecolo-         teria. Un simile dislocamento semantico, del resto,
gia, oggi largamente condivisa dalle scienze sociali e        avviene anche a livello emotivo, poiché il senso di
dalle scienze della terra, che integrano e sublimano,         vuoto e di ovattato silenzio non è solo legato alla vi-
anziché ignorare e ripudiare, le irreversibili modifica-      sione di un paesaggio di rovine e di un ciclo vitale in-
zioni generate dall’uomo sulla superficie terrestre.          terrotto, ma anche all’insolito esercizio fisico di im-
Del resto, anche tra paesaggisti e architetti, i pae-         mersione nel regno oscuro e misterioso degli inferi.
saggi negativi, cave e miniere, sono divenuti nei             Entrare, attraversare, smarrirsi negli spazi angusti
passati decenni oggetto di una ricca sperimentazio-           della miniera, dove si riconoscono le tracce, anche
ne teorica e progettuale, forse perché rispetto ad al-        latenti, di storie di fratellanza, di fatiche, di dram-
tri terrains vague (terre abbandonate, contaminate,           mi, sollecita l’emotività fungendo un po’ da agente
improduttive o moribonde, tipiche dell’era post-in-           di “memoria performativa”, per dirla con le parole di      147
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                  Paul Connerton (2009), cioè quella memoria istigata                              Fig. 3 — “Fanghi Rossi” di Monteponi, 2015.

                  da azioni ripetitive, per esempio i riti o le rappresen-                                                       pagina a fronte
                                                                                            Fig. 4 — Processioni per Santa Barbara, protettrice
                  tazioni teatrali, caratterizzati da un tempo dilatato                                           dei minatori, inizio XX secolo,
                  e reiterato, nelle quali il luogo diventa strumentale                                  (foto: Archivio Storico, Iglesias, 2015).

                  per la costituzione di un’identità collettiva.                                                                  pagine 150-151
                                                                                                                   Fig. 5 — Wasteland a Masua,
                  Del resto, il Sulcis-Iglesiente conserva impressa                                               (foto: Filippo Romano, 2015).
                  un’identità equivoca, insieme macchina produttiva,
                  importante centro dell’industria moderna, e luogo
                  senza tempo, anti-moderno, estraneo al mito del-             Al posto della struttura frammentata e informale,
                  la velocità, celebrato dal Futurismo e dalle Avan-           tipica delle città della seconda metà del Novecento,
                  guardie degli anni ’20, non esposto alle tipiche mo-         il paesaggio del Sulcis-Iglesiente è un territorio vuo-
                  dificazioni del paesaggio moderno, l’accumulo di in-         to, metafisico, selvaggio, dai radi e compatti villaggi
                  frastrutture per la connessione (autostrade, ferro-          abitati da comunità ancora fortemente radicate al-
                  vie, nuove telecomunicazioni) che, secondo la tesi           le tradizioni, dove le più incisive infrastrutture line-
                  di Connerton (2009), hanno determinato la frattura           ari sono i camminamenti percorsi per secoli dai mi-
                  tra gli individui e i luoghi, e generato l’oblio e l’amne-   natori. Tali camminamenti fortunatamente non so-
      148         sia culturale della società contemporanea.                   no scomparsi ma al contrario sono stati preservati e
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costituiscono, all’interno del Parco Geominerario, un         e Masua è stato l’obiettivo di un laboratorio didatti-
sistema di sentieri lungo 395 km, il cosiddetto Cam-          co nel 2015 al Politecnico di Milano.
mino di Santa Barbara, protettrice dei minatori, che          Sebbene la conoscenza di un territorio, filtrata dal-
come tutti i luoghi di pellegrinaggio è puntellato da         lo sguardo parziale di chi osserva, sia un’operazione
architetture votive, radure e luoghi contemplativi,           critica, persino faziosa — secondo un metodo che af-
resti che testimoniano le innumerevoli processioni            ferma la strumentale corrispondenza tra conoscen-
che hanno trasformato i quotidiani tragitti in spa-           za e interpretazione dei fenomeni che osserviamo —
zi lenti del rito, della superstizione e della memoria        la fotografia più di altri dispositivi, più del mapping
collettiva.                                                   che trascrive e codifica il sistema di relazioni, visibi-
Questa sorta di controcanto positivo al mondo sot-            li e invisibili, di cui il territorio è gremito, permette
terraneo, infero, che sporadicamente riaffiora,               di costruire un rapporto intuitivo, empatico, senti-
del resto, mette in evidenza la natura intangibi-             mentale con un luogo, di svelarne elementi acciden-
le dell’immenso patrimonio che il Sulcis-Iglesiente           tali, dettagli marginali, e di assecondare letture non
custodisce. Se è vero che non esiste un futuro che            predeterminate, di formulare ipotesi singolari, let-
non interagisca con il passato, sul piano psicologi-          teralmente di inquadrare quesiti specifici.
co e sul piano fisico, per immaginare scenari econo-          Il senso di vertigine e di segreta vitalità, che il repor-
micamente produttivi e socialmente sostenibili co-            tage fotografico del paesaggio del Sulcis-Iglesien-
minciare da questo patrimonio sembra ineludibile.             te fa emergere, ci induce a porre il quesito che l’an-
Come in tutti i progetti di rigenerazione, di rimedio e       tropologo francese Marc Augé affronta nel suo libro
di riciclo, anche qui ci si misura con una realtà com-        Le temps en ruines. Cosa distingue un paesaggio di
plessa, con vicende umane ambivalenti, con variabili          rovine da un paesaggio di macerie? Le rovine sono
fisiche e culturali talvolta inafferrabili, dalle quali oc-   frammenti da cui è possibile ricomporre un’entità
corre far emergere le virtualità latenti.                     funzionale, che ne nobilita ed estende l’esistenza e il
                                                              significato. Le rovine sono un “mondo morale, pieno
La bonifica di un territorio fantasma                         di ammonimenti” (Augé, 2003), abitato da ogget-
Costruire strategie di bonifica ambientale e risposte         ti allusivi che rievocano il trionfo dello spirito uma-
formali per le infrastrutture in abbandono nel vasto          no sulla natura, come nel caso delle rovine storiche.
territorio compreso tra Iglesias, Monteponi, Nebida           Viceversa le macerie sono materiali inerti, scheletri        149
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                  Fig. 6 — Nuove Infrastrutture lungo il Cammino di                                                             pagina a fronte
                  Santa Barbara, progetto di studenti del Politecnico               Fig. 7 — Piccole architetture come objects-trouvés lungo il
                  di Milano, 2015.                                           sentiero che da Iglesias scende al mare, progetto di studenti del
                                                                                                                    Politecnico di Milano, 2015.

                  architettonici che non meritano ulteriori sepolture.      dese Adriaan Geuze, questi parchi del divertimento
                  Dietro a tale quesito, tuttavia, sembra emergere un       sono già diventati “logori cliché” (Czerniak, 2007),
                  quesito più rilevante e più subdolo, che mette in di-     simboli di una superficiale guarigione, di un’esaspe-
                  scussione l’ossessione contemporanea di perpetua-         rata cosmesi, dove, al di là della specificità geogra-
                  re all’infinito il ciclo produttivo di ogni organismo     fica e climatica che guida le scelte vegetazionali, si
                  morente, in una sorta di “sconfitta dell’entropia”        interviene con un’agenda programmatica standar-
                  (Marini, 2015), a riscatto di una società borghese che    dizzata, generica, banale, che li fa sembrare uguali
                  per oltre un secolo ha prodotto e consumato in ec-        in tutto il pianeta.
                  cesso. La cultura della redenzione ha così generato       Alla strategia del rimedio e dell’auto-assoluzione,
                  una straordinaria quantità di ‘parchi’, paesaggi di ro-   oggi occorre aggiungere la strategia della perdita,
                  vine moderne, ricolonizzati da una natura benigna,        secondo la suggestiva lettura fatta da Paul Virilio,
                  attraverso operazioni elegantemente orchestrate           che assegna agli oggetti gli stessi diritti delle per-
                  per alimentare una nuova industria, quella dei servi-     sone, il diritto all’oblio e alla progressiva e inesorabi-
                  zi, e soddisfare i bisogni della società turistica.       le estinzione (Virilio, 1989), strategia che in verità ri-
      152         Ma, per usare un’espressione del paesaggista olan-        flette serie motivazioni ecologiche ed economiche.
Padoa Schioppa
Per i paesaggi minerari del Sulcis-Iglesiente, allo             rica, individuale e collettiva, e perciò farsi interpre-
scenario positivo, propulsivo dove il potenziale tra-           te di narrazioni e visioni intriganti, provocatorie e ra-
sformativo è vincolato alle logiche fagocitanti del-            dicali.
la macchina turistica, che in Sardegna hanno già at-
tecchito, fa dunque da specchio uno scenario oppo-              Visioni
sto, negativo, della non-azione, in cui per esempio             I progetti nati in grembo al laboratorio didattico ri-
siano protagoniste le forze corrosive, infestanti del-          flettono dunque strategie diverse, ugualmente va-
la natura, o i retaggi, le tradizioni e il folklore tipici di   lide, coerenti con diverse letture interpretative del
quelle che Antonio Gramsci chiamava le “culture su-             territorio, non necessariamente inconciliabili, talvol-
balterne” (Gramsci, 1975).                                      ta persino complementari, reciprocamente integra-
Una soluzione paradossale e sibillina quest’ultima,             tive, se viste come tappe temporali a breve, medio e
che però, a dispetto dell’odierna ‘spettacolarizzazio-          lungo termine, di un processo di rigenerazione com-
ne’ delle mete del turismo di massa, sembra meglio              plesso.
rispettare l’autenticità di questo territorio, la sua in-       Alcuni progetti si attardano nell’interpretazione dei
trinseca liminalità e la sua limitata visibilità.               segni, operano attraverso gesti minimi, simili alle
Del resto, in un contesto accademico, il progetto, in           opere di land art, spesso completamente camuffa-
quanto rappresentazione proiettiva affrancata da                ti nelle pieghe del paesaggio. Altri, più assertivi, pro-
contingenze operative, amministrative ed economi-               pongono l’inserimento di landmark, oggetti segna-
che, permette di sondare la dimensione ideale, oni-             letici percepibili da considerevoli distanze che mar-       153
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    2018
  seconda serie

                  Fig. 8 — La bonifica del paesaggio minerario del                                                            pagina a fronte
                  Sulcis-Iglesiente, e della città sotterranea, progetto                        Fig. 9 — Centro speleoterapico a Monteponi,
                  di studenti del Politecnico di Milano, 2015.                           progetto di studenti del Politecnico di Milano, 2015.

                  cano, misurano il territorio e segnano la transizio-       un centro visitatori, un noleggio biciclette, un picco-
                  ne dallo stato di natura allo stato di artificio. Alcu-    lo pronto soccorso, cisterne di raccolta dell’acqua e
                  ni progetti sono pensati come eventi transitori, ef-       distribuzione di acqua potabile, servizi igienici. Al-
                  fimeri, che lasciano deboli tracce sul territorio. Altri   tri, sviluppano programmi molto ambiziosi di boni-
                  scelgono il vocabolario della monumentalità, si radi-      fica del suolo e di riciclo degli spazi minerari, come
                  cano nel territorio come simboli del cambiamento.          un centro speleoterapico negli spazi senza funzione
                  Alcuni, infine, sono l’espressione di una contamina-       della città sotterranea di Monteponi, o la trasforma-
                  zione, di un’integrazione con i linguaggi del conte-       zione dei silos di cemento in teatro a Masua.
                  sto, altri sono l’espressione dell’autonomia, di una       Nel misurarsi con la strategia del riciclo, innanzitut-
                  relazione dialettica, non per questo meno rispetto-        to ci si confronta con le due distinte interpretazioni
                  sa, con il contesto.                                       di scarto, inteso come materiale e come spazio, che
                  Ed in effetti, alcuni progetti propongono strategie        in un caso comportano l’idea di riciclo come ri-as-
                  di intervento a bassa intensità, piccole infrastruttu-     semblaggio e nell’altro di riciclo come innesto (Ma-
                  re disperse lungo il Cammino di Santa Barbara, per         rini, Santangelo 2013).
      154         stabilizzare e incrementare l’uso di questi sentieri —     Ricomporre nuovi manufatti e assemblare nuove
Padoa Schioppa
forme a partire da una collezione di pezzi apparte-          connesse, definiscono un sistema adattivo e resi-
nuti a edifici e infrastrutture non più integri — vecchi     liente, una realtà che Branzi definisce “lanuginosa”
macchinari, attrezzi, ferri arrugginiti e resti dell’atti-   — o fuzzy, come la consistenza nebulosa dell’univer-
vità mineralogica e metallurgica — ha un valore cul-         so — in grado di accogliere imprevedibili trasforma-
turale, estetico, perfino politico, ma non basta di per      zioni dovute a mutate condizioni sociali, economi-
sé a incidere a livello territoriale.                        che e tecnologiche. Innescata da processi sponta-
Ciò che rende interessante il progetto di piccole in-        nei, nei luoghi in cui si addensano più funzioni — per
frastrutture lungo il corridoio che da Iglesias scende       esempio in corrispondenza dei villaggi minerari, do-
al mare è in effetti la sua capacità di farsi interprete     ve la disponibilità di spazio costruito e la necessità
di una nuova identità territoriale, basata su quella         di bonificare i terreni contaminati corrono paralleli
che Andrea Branzi chiama “urbanizzazione debole”             e dove possono attecchire attività più stazionarie —
(Branzi, 2006). Questi objet-trouvés — oggetti a bas-        tale mutazione genetica, che riguarda dimensione,
sa tecnologia, simili alle opere dell’artista sarda Ma-      materialità e funzione, funge da dispositivo scala-
ria Lai, o, per leggerezza strutturale, alle sculture co-    re del progetto, permette cioè di transitare ad una
struttiviste, in tal senso molto distanti dalle archi-       strategia di riciclo più complessa.
tetture industriali da cui provengono, icone del pro-        Attraverso questa mutazione, del resto, la nozione
gresso tecnologico — posti a distanze fisse, produ-          di scarto si estende all’intero territorio, il Sulcis-I-
cono un effetto virale, moltiplicativo grazie alla lo-       glesiente visto come un colossale wasteland — fat-
ro ridondanza. Inoltre, sono entità singole ma inter-        to di discariche, di terreni saturi di inquinanti peri-    155
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    2018
                  colosi, di cumuli di materiale contaminato a grana         circostanze, ripristinare quelle pratiche che fin dai
  seconda serie

                  fine trasportato da fiumi e falde acquifere e disper-      tempi antichi, per ragioni religiose e politiche, han-
                  so nell’atmosfera, a volte di insolita bellezza, come i    no sottratto porzioni di territorio trasformandole in
                  cosiddetti “Fanghi Rossi” di Monteponi, dove il gra-       riserve di natura, serbatoi di vita selvaggia, ecologi-
                  do zero del progetto è senza dubbio la bonifica del        camente molto preziosi (Dramstad, Olson, Forman
                  suolo e delle acque, attraverso tecniche diversifica-      1996).
                  te, come la fitodepurazione, la bonifica elettrocine-      Il patrimonio architettonico industriale del Sulcis-I-
                  tica, o anche la più sperimentale nano-filtrazione. Al     glesiente ciononostante rappresenta, come del re-
                  di là degli aspetti tecnici, che gli studenti di archi-    sto la massiccia architettura nuragica, la grande ci-
                  tettura possono controllare solo in modo approssi-         viltà sarda, e merita pertanto un progetto di riciclo
                  mativo, dal punto di vista metodologico l’osserva-         che ne valorizzi le grandi qualità formali e spaziali.
                  zione dei fenomeni da questa prospettiva consen-           Prive di pollini e polveri, le stanze della città sotter-
                  te di pensare in termini multiscalari, evolutivi, siste-   ranea di Monteponi sono un luogo ideale per la rea-
                  mici, di pensare al progetto come processo ecologi-        lizzazione di un centro speleoterapico, un centro di
                  co integrato, auto-sufficiente, in cui le forme di co-     cura del corpo e della mente, progetto tanto visio-
                  lonizzazione naturale e antropica procedano paral-         nario dal punto di vista programmatico e infrastrut-
                  lelamente.                                                 turale, quanto ‘conservativo’, realizzabile con mini-
                  Come insegnano progetti esemplari — pioniere è             mi adattamenti spaziali e architettonici, grazie an-
                  stato l’Emscher Park nel bacino della Ruhr in Ger-         che alla presenza di camini per la ventilazione natu-
                  mania, poderoso programma di bonifica dello spa-           rale e alla disponibilità di sale proveniente dai vicini
                  zio aperto e delle 477 miniere, iniziato nel 1989 — i      campi salini.
                  paesaggi dello scarto possono essere trasformati in        Per dare visibilità al progetto in superficie, una serie
                  grandi risorse ambientali e culturali, talvolta in nuo-    di cilindri verticali e orizzontali, che dal punto di vista
                  ve, discutibili forme di sfruttamento, e controverse       formale sembrano evocare le cosiddette perdas fit-
                  operazioni di museificazione del patrimonio storico.       tas o “pietre conficcate” dell’architettura megalitica
                  Per questa ragione, contro l’imperante logica dell’in-     in Sardegna, fungono da punti di cesura tra il mon-
                  tegrazione tra esercizio umano e processi naturali, ci     do terrestre e il mondo infero, tra la luce e l’oscuri-
      156         si deve interrogare se non sia auspicabile, in talune      tà, ma anche come sistema diffuso di segni, come
pagine seguenti

                                                                                                                                Padoa Schioppa
Parco eolico vicino Vizzini, Catania
(foto: A. Frascari, 2013).

espediente percettivo per orientarsi nella vastità del     Fonti bibliografiche
paesaggio minerario.                                       Augé M. 2003, Le temps en ruines, Editions Galiléè, Paris.
Al di là dell’ebbrezza della riacquistata verginità, che   Berger A. 2007, Drosscape: Wasting Land in Urban Ameri-
un programma di riabilitazione del territorio e del-       ca, Princeton Architectural Press, New York.

le persone, in strutture senza vita appartenenti a         Branzi A. 2006, Weak and diffuse modernity, Skira, Mila-
                                                           no.
un corpo improduttivo, sembra amplificare, la stra-
                                                           Connerton P. 2009, How Modernity Forgets, Cambridge
tegia del riciclo è uno straordinario dispositivo me-
                                                           University Press, Cambridge.
todologico, che induce a riformulare il concetto di
                                                           Czerniak J. 2007, Introduction/speculating on site, in Czer-
identità e di eternità in termini relativi. Del resto,     niak J., Hargreaves G. (eds.), Large Parks, Princeton Archi-
progettare forme ibride, forme la cui originalità con-     tectural Press, New York.
siste nell’interferire con materiali e spazi che hanno     Deleuze G., Guattari F. 1980, Mille Plateaux, Les Editions
già traversato altre vite, significa compiere un pro-      de Minuit, Paris.
cesso immaginifico che esplora la “dimensione vir-         Dramstad W., Olson J., Forman R. 1996, Landscape Eco-
tuale della realtà”, per usare l’espressione che Gilles    logy. Principles in Landscape Architecture and Land Use
                                                           Planning, Island Press, Washington.
Deleuze e Felix Guattari (1980) adottano riferendo-
                                                           Gramsci A. 1975, Quaderni del carcere. Edizione critica
si al concetto di “corpo senza organi”, vedere i luoghi
                                                           dell’Istituto Gramsci, Guerratana V. (ed.), Einaudi, Torino.
come serbatoi di potenzialità, come spazi di “gesta-
                                                           Marini S. 2015, Architettura parassita. Strategie di riciclag-
zione e formazione in divenire”.                           gio per la città, Quodlibet, Macerata.
                                                           Marini S., Santangelo V. 2013, Recycland, Arcane, Roma.
Ringraziamenti                                             Ottelli L. 2012, Il magnifico inferno dell’Iglesiente, .
vono le riflessioni e la ricerca. In particolare agli      Ottelli L. 2014, L’argentiera. Il giacimento, la miniera, gli uo-
studenti del Politecnico di Milano con cui, nell’AA        mini, Carlo Delfino, Sassari.
2015/2016 abbiamo lavorato sui paesaggi minerari           Smithson R. 1979, The writings of R. Smithson, N. Holt,
                                                           New York.
del Sulcis-Iglesiente, insieme alle mie colleghe Isa-
                                                           Trasi N. 2001, Paesaggi rifiutati Paesaggi riciclati, Editrice
bella Inti e Maria Chiara Pastore, alle architette Co-
                                                           Dedalo, Roma.
rinna Del Bianco e Cecilia Tramontano, e con il sup-
                                                           Virilio P. 1989, Esthétique de la disparition, Editions Galilée,
porto del fotografo Filippo Romano.                        Paris, .                           157
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