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18-apr 15-17 BIOLOGIA 17-19 CHIMICA Materiale didattico Biologia www.giorgioventurini.net/lezioni2019 02-mag 15-17: CHIMICA 17-19: GEOLOGIA 09-mag 15-17: GEOLOGIA Mail venturin@uniroma3.it 17-19: GEOLOGIA 16-mag 15-17: BIOLOGIA 17-19: CHIMICA 23-mag 15-17: CHIMICA 17-19: BIOLOGIA 30-mag 15-17: BIOLOGIA 17-19: CHIMICA 06-giu 15-17: GEOLOGIA 17-19: GEOLOGIA 13-giu 15-17: CHIMICA 17-19: BIOLOGIA 20-giu 15-17: BIOLOGIA 17-19: GEOLOGIA
Supporre che l’occhio, con tutti i suoi inimitabili congegni per regolare il fuoco a distanze differenti, per far entrare diverse quantità di luce, per correggere l'aberrazione sferica e cromatica, si possa essere formato per mezzo della selezione naturale, sembra, lo confesso liberamente, assurdo al massimo grado. (C. DARWIN 1859) Infatti, un occhio non ancora completamente evoluto non è vantaggioso per il suo possessore: se l’animale non riesce ad adattare l’apertura a condizioni di luce variabile, risulta cieco a tutti gli effetti quando, per esempio, l’illuminazione diventa scarsa… (UN IGNORANTE PRESUNTUOSO nel 2017, che poi continua parlando della visione cromatica, della stereoscopia, dell’accomodamento etc., in cui assenza l’occhio sarebbe secondo lui inutile) Pensate che tutto questo sia vero, o che ci sia qualche errore logico? Possiamo fare un esperimento.
Tuttavia la ragione mi dice che, essendo possibile dimostrare che esistono numerose gradazioni da un occhio perfetto e complesso ad un altro molto imperfetto e semplice (ogni gradazione essendo utile al suo possessore); e che, inoltre l'occhio varia molto leggermente e che le variazioni sono ereditarie (e questo è certamente vero); e che una qualsiasi variazione o modificazione dell'organo può essere utile ad un animale le cui condizioni di vita stanno mutando; allora la difficoltà di credere che, grazie alla selezione naturale, si possa formare un occhio perfetto e complesso, cessa di essere consistente.” (C. DARWIN) Come dunque Darwin comprende bene le esigenze visive dei diversi organismi possono essere molto diverse e anche occhi molto semplici possono fornire ai loro possessori degli importanti vantaggi evolutivi. Una medusa non ha bisogno dell’occhio sofisticato di un’aquila.
Tuti i sistemi visivi che conosciamo sono basati sulla presenza di proteine fotorecettrici, o pigmenti visivi, che contengono un gruppo prostetico (in rosa nella figura), capace di cambiare conformazione quando viene eccitato da un fotone. Il cambiamento del gruppo prostetico induce nella proteina un cambiamento della sua conformazione e quindi della funzione. Qui è raffigurata la molecola della RODOPSINA, la più comune proteina fotorecettrice, propria anche dell’uomo. Il gruppo prostetico è il RETINALE. Quando la rodopsina viene eccitata dalla luce provoca la attivazione di un enzima, la fosfodiesterasi, che a sua volta plorta ad una variazione nel potenziale di membrana della cellula retinica
Luce Tutto - trans 11-cis Il RETINALE, l gruppo prostetico della rodopsina.La luce determina l’isomerizzazione del retinale contenuto nella rodopsina. Questo provoca un cambiamento di conformazione nella opsina e l’avviamento della cascata enzimatica responsabile della risposta
Pompa foto-alimentata: La batterio-rodopsina La rodopsina ha una lunga storia evolutiva: nei procarioti è presente una batteriorodopsina che, eccitata dalla luce, pompa protoni dall’interno all’esterno della cellula. Il gradiente protonico generato serve ad attivare una ATP sintasi simile a quella dei nostri mitocondri
C La costruzione dell’immagine con una lente biconvessa. Consideriamo i raggi che provengono dalla punta della freccia: i raggi (Raggio P) che arrivano alla lente paralleli all’asse ottico emergono passando per il fuoco, quelli (Raggio F) che arrivano passando per il fuoco emergono paralleli all’asse ottico. I raggi (Raggio M) che passano per i centro ottico ( C ) proseguono non deviati. Nel punto di intersezione dei raggi si forma l’immagine della punta
C In realtà dalla punta della freccia emergono infiniti raggi. Tutti quelli che giungono alla lente convergono nello stesso punto e contribuiscono a formare l’immagine della punta. I raggi che non attraversano la lente non vengono deviati e quindi non contribuiscono a formare l’immagine. Per questo motivo una lente di diametro grande sarà molto luminosa. La nostra pupilla, dilatandosi o restringendosi, regola la quantità di luce che giunge alla lente e quindi regola la luminosità dell’immagine Potrebbe funzionare un occhio senza lente?
In assenza di lente tutti i raggi provenienti da ogni punto dell’oggetto raggiungeranno non deviati la retina e formeranno quindi infinite Immagini pochissimo luminose in posizioni diverse: il risultato è in pratica Quello di nessuna immagine percettibile retina
E’ possibile ottenere una immagine usando un diaframma, cioè uno schermo con un foro: soltanto i raggi che passano per il foro, incrociandosi, raggiungono la retina, dove formeranno una immagine rovesciata. Se il foro è sottile passeranno pochi raggi, formando una immagine nitida ma poco luminosa. retina
Se il diaframma è più ampio passeranno raggi più numerosi, formando numerose immagini parzialmente sovrapposte: il risultato sarà una immagine più luminosa ma poco nitida retina
Compiti: 1 - Spiegare in che modo il cambiamento di conformazione del retinale può modificare la funzione della proteina rodopsina 2 – descrivere occhi presenti in animali diversi, dai più semplici ai più complessi, cercando di capire che cosa vedono e perché 3 – costruire modelli semplici e funzionanti dei diversi tipi di occhio
Euglena
L’Euglena viridis, un protista fotosintetico dispone di un fotorecettore e di una macchia pigmentata (sigma) che a seconda della posizione dell’organismo e della direzione di provenienza della luce potrà schermare o meno i raggi luminosi. Un questo modo l’euglena può essere informata sulla posizione della fonte di luce. Quando il fotorecettore viene eccitato regola il movimento del flagello.
Due tipi di fotorecettori: Rabdomedici, e Ciliari. I ripiegamenti della membrana hanno la funzione di aumentare la superficie disponibile per la rodopsina e quindi aumentare la sensibilità alla luce. I due tipi utilizzano meccanismi di trasduzione diversi
Epitelio fotosensibile oggetto E’ possibile che i raggi luminosi che emergono da un oggetto illuminato, in assenza di una lente, costruiscano una immagine nitida su uno schermo (o su un epitelio fotosensibile) ?
Che cosa vede un “occhio” formato da un semplice epitelio fotosensibile approssimativamente piano? Percepisce soltanto la presenza o assenza di luce Epitelio fotosensibile Carta da lucido oggetto Da ogni punto dell’oggetto partono infiniti raggi che giungono all’”occhio” creando Possiamo simulare un “occhio” di questo tipo infinite immagini. Quindi si con un cilindro di cartoncino nero coperto a percepisce soltanto una una estremità con carta da lucidi. Rivolgendo luminosità diffusa la parte con la carta da lucido verso la fonte di luce vediamo soltanto una luminosità omogenea
Occhi di Planaria, a forma di coppa
Che cosa vede un “occhio” a forma di coppa? Le pareti della coppa creano un’ombra sulla retina, in posizione opposta alla direzione di provenienza della luce. Questo tipo di occhio fornisce una informazione sulla direzione di provenienza della luce Carta da lucido Zona in ombra Possiamo simulare un occhio a coppa utilizzando lo stesso cilindro dell’esperienza precedente, ma rivolgendo la carta da lucido verso la fonte di Zona illuminata illuminazione. Vedremo distintamente l’ombra delle pareti
Occhio di Nautilus: coppa molto chiusa, che forma una “pupilla” (diaframma)
Che cosa vede un occhio con diaframma? Carta da lucido Il diaframma permette il passaggio soltanto di alcuni degli infiniti raggi: si genera una immagine rovesciata più o meno nitida a Possiamo simulare un “occhio” di questo tipo seconda del diametro della pupilla. Un con il solito cilindro di cartoncino nero coperto pupilla grande produce una immagine poco a una estremità con carta da lucidi e nitida ma luminosa, una pupilla piccola chiudendo l’altra estremità, che rivolgiamo produce una immagine più nitida ma meno verso la lampadina, con un cartoncino nero luminosa forato.
Carta da lucido Il solito cilindro di carta e una lente ci permettono di simulare un occhio con lente
Nell’occhio miope l’immagine non si focalizza sulla retina ma anteriormente ad essa L’uso di una lente divergente permette di correggere la miopia
L’occhio composto degli insetti è formato da numerosissimi ommatidi. Nella sua forma più semplice (occhio composto per apposizione) ogni ommatidio può essere considerato come un sottilissimo prisma che porta alla base un fotorecettore. La forma lunga e sottile dell’ommatidio permette di selezionare i soli raggi che siano paralleli al suo asse verticale. Si genera una immagine non rovesciata. Possiamo simulare un occhio composto riempiendo in solito cilindro con cannucce da bibita. Rivolgendo l’estremità aperta verso un lampadina con filamento potremo intravedere l’immagine del filamento incandescente. La cattiva qualità dell’immagine è dovuta al grande diametro delle cannucce; in pratica abbiamo una immagine formata da un mosaico di tessere grandi come il diametro delle cannucce.
Formazione degli occhi
Uomo: 28-38 giorni http://www.med.unc.edu/embryo_images/unit- welcome/welcome_htms/contents.htm
Retina pigmentata Retina Nervosa (tappeto nero)
L’OCCHIO Rimandando ai libri di testo per la descrizione della anatomia dell’occhio esaminiamo soltanto alcuni aspetti della visione Il sistema ottico dell’occhio si può considerare come una lente convessa, che proietta sulla retina una immagine rovesciata dell’oggetto. Il cervello esegue poi la corretta interpretazione, per cui non vediamo il mondo rovesciato!
Con un semplice esperimento possiamo verificare il rovesciamento dell’immagine: Con un dito esercitiamo una pressione su una palpebra, ad esempio nella posizione indicata dalla freccia, comprimendo leggermente il bulbo oculare Vedremo apparire un alone scuro o luminoso nell’angolo inferiore esterno del campo visivo (mentre la pressione era nell’angolo superiore interno)
Le cellule sensibili alla luce sono i coni e i bastoncelli situati nella retina. Un complesso sistema di membrane (frecce) contiene una proteina sensibile alla luce, la RODOPSINA. Eccitata dalla luce la rodopsina cambia la sua struttura e provoca un cambiamento nella permeabilità della membrana agli ioni e quindi della Luce Direzione un impulso nervoso I bastoncelli sono molto sensibili alla luce e quindi utili nelle condizioni di bassa luminosità (visione crepuscolare e notturna). Non distinguono i colori e forniscono immagini poco dettagliate. I coni sono meno sensibili ma capaci di distinguere i colori. Forniscono immagini molto dettagliate. Per vedere bene e a colori abbiamo bisogno di molta luce!
La rodopsina presente nelle membrane dei coni e dei bastoncelli contiene una molecola che cambia di forma quando viene esposta alla luce Tutto - trans Alla luce Al11-cis buio Esposta alla luce la rodopsina provoca un cambiamento nella permeabilità (e quindi del potenziale elettrico) della membrana dei coni e dei bastoncelli, cioè un impulso nervoso.
La retina è una struttura complessa formata da Neuroni del nervo ottico diversi strati di cellule nervose. La luce (freccia) deve attraversare tutti gli strati prima di raggiungere la zona sensibile dei coni edei bastoncelli (freccia rossa). Gli impulsi nervosi generati grazie alla luce nei coni e nei bastoncelli passano mediante sinapsi nelle cellule bipolari e infine nei neuroni del nervo ottico, i cui assoni arrivano al cervello. Neuroni bipolari I raggi luminosi che, dopo aver attraversato tutti gli strati, non colpiscono coni o bastoncelli e quindi non vengono assorbiti dallo rodopsina generando Coni e bastoncelli un impulso nervoso, giungono a uno strato scuro, il tappeto nero, che li assorbe. Questo è importante per evitare evitare che i raggi vengano riflessi disturbando la visione. Tappeto nero
Gli assoni di tutti i neuroni del nervo ottico scorrono sulla superficie della retina convergendo in un punto vicino al centro dell’occhio, dove si riuniscono per uscire dall’occhio formando il grande nervo ottico. In quel punto della retina, detto “disco ottico” ci sono soltanto assoni e non coni o bastoncelli, quindi è una zona cieca (freccia).
Dimostrazione del punto cieco. Osservare da circa 30 cm di distanza
Nella maggior parte della retina la luce deve attraversare tutti gli strati di cellule prima di arrivare ai coni o ai bastoncelli. Soltanto in una piccola area retinica le cellule degli strati superiori sono spostate lateralmente e sono presenti soltanto coni, che si trovano direttamente esposti ai raggi. Questa piccola area, chiamata “fovea” è quella che utilizziamo quando fissiamo lo sguardo su un oggetto, ad esempio per leggere. Soltanto questa è l’area della visione distinta.
Il potere di risoluzione dell’occhio umano Riusciamo a vedere due punti distinti se distano almeno circa 0.2 mm. Considerando la ampiezza del nostro capo visivo questo corrisponde alle capacità di un sensore di circa 600 megapixel Il nostro occhio ha circa 6 milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli Proviamo a fare un esperimento: con gli occhi fissi in avanti, tenendo le braccia tese, spostiamo le mani verso i lati fino a quando queste quasi scompaiono dal nostro campo visivo. Stimiamo l’ampiezza del campo visivo ma soprattutto valutiamo se le dita ci appaiono ben nitide.
Epitelio pigmentato (tappeto nero) e tappeto lucido: perché gli occhi dei gatti brillano al buio? Abbiamo visto che nel nostro occhio i raggi che superano i coni e i bastoncelli senza essere assorbiti dalla rodopsina, e quindi senza eccitare i coni o i bastoncelli, vengono assorbiti dal tappeto nero. Negli animali notturni, come i gatti, invece del tappeto nero c’è uno strato riflettente a specchio (tappeto lucido). In questo modo i raggi vengono riflessi e possono eccitare i coni o i bastoncelli, aumentando così la sensibilità alla luce. Gli occhi che vediamo brillare nel buio riflettono la luce grazie al tappeto lucido. Gli animali notturni hanno quindi una alta sensibilità alla luce, anche se la visione potrà essere meno precisa a causa di possibili disturbi provocati dai raggi riflessi .
LA VISIONE DEI COLORI. Possiamo distinguere i colori grazie al fatto che esistono tre tipi di coni che, grazie al pigmento che contengono, assorbono la luce di un determinato colore: uno con sensibilità massima al blu, uno al verde e uno al rosso. Sensibilità Immaginiamo che il nostro occhio venga colpito da una luce verde (freccia). Questa verrà recepita sia dai coni del blu (molto poco), sia da quelli del verde (molto), sia da quelli del rosso (poco). Il cervello analizza il colore integrando le informazioni dei tre tipi di coni: soltanto la luce di quel particolare tono di verde eccita i tre tipi di coni in quella proporzione.
I monitor dei computer, gli scanner e le fotocamere utilizzano per riprodurre i colori lo stesso principio dell’occhio: il sistema “RGB” (abbreviazione di Red-rosso, Green-verde, Blue-blu). I tre colori base vengono miscelati per ottenere tutte le tonalità desiderate. Solo il rosso Solo il verde Solo il blu I tre canali miscelati
DALTONISMO Il Daltonismo è una anomalia ereditaria della percezione dei colori, dovuta a non funzionamento di uno dei tre tipi di coni. Come vedono i daltonici? Questi sono esempi dei tipi più comuni. Visione normale Protanopia Deuteranopia Tritanopia (mancano i coni (mancano i coni (mancano i coni per il rosso) per il verde) per il blu) Raro Esistono molte altre forme di daltonismo, meno gravi, in cui non manca completamente la funzione di uno dei tipi di coni, ma è soltanto ridotta. In questo caso il difetto di percezione dei colori è meno evidente. Esistono anche forme più gravi, molto rare, in cui manca completamente la percezione dei colori (vedono in bianco e nero)
I test per riconoscere il daltonismo utilizzano questo tipo di immagini: Un individuo normale riconosce il numero disegnato
I test per riconoscere il daltonismo utilizzano questo tipo di immagini: Un individuo normale riconosce il numero disegnato
Pur avendo una struttura molto simile l’occhio del polpo si forma con un meccanismo completamente diverso da quello umano: non come estroflessione del cervello ma come introflessione della pelle
Sviluppo dell’occhio nei cefalopodi e nei mammiferi. Polpo Uomo
Uomo Polpo 2 1 1 – fotorecettori 2 – fibre del nervo ottico 3 – nervo ottico 5 – zona cieca
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