Martedì 16 aprile 2019, ore 20,30 Quartetto di Cremona Ciclo Beethoven / Bartók III

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Martedì 16 aprile 2019, ore 20,30 Quartetto di Cremona Ciclo Beethoven / Bartók III
martedì 16 aprile 2019, ore 20,30
Quartetto di Cremona
Ciclo Beethoven / Bartók III

Beethoven - Quartetto n. 2
in sol maggiore op. 18 n. 2
Bartók - Quartetto n. 5 SZ 102
Beethoven - Quartetto n. 11
in fa minore op. 95 “Serioso”
                                    Foto © Nikolaj Lund

154a STAGIONE 2018 | 19
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO
Martedì 16 aprile 2019, ore 20,30 Quartetto di Cremona Ciclo Beethoven / Bartók III
CONSIGLIO DIRETTIVO
Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente,
Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivo
Lodovico Barassi, Mario Bassani, Anna Calabro, Andrea Kerbaker,
Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri

CONSIGLIERI DI TURNO                                           DIRETTORE ARTISTICO
Anna Calabro                                                   Paolo Arcà
Francesca Moncada di Paternò

SOSTENGONO LA SOCIETÀ
DEL QUARTETTO

LE PROVE APERTE
SONO SOSTENUTE DA

COLLABORANO CON LA                                                  LA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
SOCIETÀ DEL QUARTETTO                                               PARTECIPA A

                                                                    MEDIA PARTNER

               PROGETTO FOTOGRAFICO con gli studenti
               del corso di formazione avanzata tenuto da
               Silvia Lelli: Riccardo Carotti, Angela Cilli,
               Anna Ferro, Francesca Romana Gaglione,
               Gabriele Merlin, Roberto Moro, Ivan Nocera,
               Erica Portunato, Cristina Troisi

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video,
anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Martedì 16 aprile 2019, ore 20,30 Quartetto di Cremona Ciclo Beethoven / Bartók III
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 - Vienna 1827)

Quartetto n. 2 in sol maggiore op. 18 n. 2 (ca. 25’)
I. Allegro II. Adagio cantabile III. Scherzo. Allegro
IV. Allegro molto, quasi presto

Béla Bartók
(Nagyszentmiklós 1881 - New York 1945)

Quartetto n. 5 SZ 102 (ca. 30’)
I. Allegro II. Adagio molto III. Scherzo: alla bulgarese
IV. Andante V. Finale. Allegro vivace

I N T E RVA L LO

Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 - Vienna 1827)

Quartetto n. 11 in fa minore op. 95 “Serioso” (ca. 23’)
I. Allegro con brio II. Allegretto ma non troppo
III. Allegro assai vivace, ma serioso IV. Larghetto espressivo
V. Allegretto agitato

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In occasione della seconda edizione del Franco Buitoni Award
2019 conferito oggi al QUARTETTO DI CREMONA per la loro
straordinaria qualità artistica e per la loro instancabile attività
per la diffusione della Musica.
Il concerto di stasera, offerto da Ilaria Borletti Buitoni, è in me-
moria di FRANCO BUITONI, per oltre 30 anni Presidente degli
Amici della Musica di Perugia, fondatore del Borletti-Buitoni
Trust (www.bbtrust.com), vero mecenate, appassionato, colto
conoscitore di Musica in particolare da camera.
Il BBTrust da 16 anni sostiene giovani artisti e progetti mu-
sicali: oltre 120 musicisti da tutto il mondo sono stati scelti
per partecipare ai programmi del BBTrust e oggi molti di loro
sono tra i più applauditi e riconosciuti esecutori nel panorama
internazionale della musica classica.
Il Quartetto di Cremona ha ricevuto il BBT award nel 2007.

    È possibile dedicare un concerto alla memoria di un persona
        o ad un’occasione speciale e con una pagina intera
                       del programma di sala
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               Per info: sostegno@quartettomilano.it
Una musica per gli
intenditori

Come si dirà poi spesso del Jazz, il quartetto d’archi era un piacere
innanzitutto per il musicista prima ancora che per il pubblico. Nel
Settecento le parti erano disposte (su apposite strutture quadrangolari)
di modo che i quattro «galantuomini» potessero guardarsi tra di loro
e dialogare con i propri strumenti, voltando le spalle all’eventuale
pubblico, ridotto e non necessariamente presente. Genere di musica
«reservata», il quartetto veniva eseguito nell’intimità di piccoli
ambienti privati, musica «da camera» per l’appunto. Senza l’obbligo di
compiacere o intrattenere l’ascoltatore, riagganciandosi alla tradizione
della scrittura vocale a quattro parti, quintessenza e cimento dell’arte

Il quartetto era il genere più complesso e raffinato,
da una parte prova di mestiere e dall’altra luogo
di sperimentazione e breccia verso il futuro

compositiva, il quartetto rappresentava il genere più complesso e
raffinato, da una parte prova di mestiere e di sicuro possesso della
tradizione, dall’altra luogo di sperimentazione e breccia verso il futuro.
Beethoven compose i suoi primi sei quartetti, pubblicati separatamente
ma raccolti nell’op. 18, tra il 1798 e il 1801. Erede di Haydn e di Mozart,
che avevano condotto il genere ad emblema della perfezione classica,
Beethoven voleva dimostrare la propria padronanza della scrittura
quartettistica, ultima cui si dedicava dopo aver già scritto la sua prima
sinfonia, concerti e sonate per pianoforte e altra musica da camera,
come il Settimino e i Trii op. 1. Nel 1801 poteva affermare: «soltanto ora
                                                                              5
ho imparato come si scrivono i quartetti». I sei dell’op. 18 erano stati
commissionati dal principe Lobkowitz, cui sono dedicati, e trovarono la
loro prima esecuzione proprio nello sfarzoso palazzo viennese del ricco
mecenate, egli stesso violinista e violoncellista oltre che cantante. Il
Quartetto n. 2 in sol maggiore, è forse il più ancorato ai modelli classici,
«galante» nel carattere e nello spirito, tanto da avere acquisito nella
storia il lezioso epiteto di “Quartetto dei complimenti o delle riverenze”. In
ossequio ai valori di simmetria ed equilibrio propri del Classicismo, i temi
sono articolati in frasi e semifrasi, in incisi di proposta e risposta, come
due personaggi che si facciano reciprocamente l’inchino. In realtà, al di
là di ogni fantasiosa interpretazione, Beethoven dimostra di fare sapiente

Il Quartetto in sol maggiore op. 18 n. 2 di
Beethoven è forse il più ancorato ai modelli
classici, «galante» nel carattere e nello spirito

uso dei mezzi retorici del discorso musicale: le pause intercorrono
strategicamente tra una proposizione e l’altra, gli schietti movimenti
tra dominante e tonica bilanciano tra di loro le frasi. Come in Haydn
gli episodi si ripetono due volte. Nell’Allegro iniziale al protagonismo
del violino primo, con la sua linea melodica preziosamente abbellita,
si alternano momenti sincronici in cui i quattro strumenti si muovono
sullo stesso ritmo, come nell’incisivo puntato di marcia delle prime
battute. Ma la musica si serve delle numerose altre soluzioni di scrittura
quartettistica: gli strumenti si rispondono, continuano l’uno nell’altro,
si imitano o si sovrappongono come nel breve esempio di fugato, che
sembra voler smentire il carattere semplice e cerimonioso di questo
primo movimento. L’Adagio cantabile è invece costruito come una
sorta di cavatina operistica, in cui la melodia intima del violino ritorna
riccamente fiorita dopo un brevissimo e inaspettato Allegro intermedio,
che corre rapido sulle semicrome. È una forma innovativa, a metà tra
scherzo e movimento lento, che era già stata sperimentata nel Trio op. 8.
Alla fine il movimento si conclude con la figurazione di semicrome
dell’intermezzo giocoso, ma allargata nel lento incedere del cantabile.
In queste prime composizioni, il vero e proprio Scherzo occupa ancora
la posizione del terzo movimento. Il suo carattere brillante si sviluppa

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su una cellula ritmica a prescindere dal suo contenuto melodico e
dalle sorprese armoniche in cui incorre. Il violino torna più che mai a
catalizzare l’attenzione e riprendono quei manierati inchini di botta e
risposta, giochi di specchi tra gli strumenti. Nell’Allegro molto, quasi
presto la musica sembra lasciarsi andare, scorrevole ed esuberante, ad
uno stile più popolareggiante, in una sorta di clima da opera buffa.

Se il Secondo quartetto è il «più aggraziato» e a modo, l’op. 95, composta
nel 1810, sembra aver dimenticato le buone maniere classiche, cui
Beethoven nei primi anni aveva piegato la propria irruenza. Il Quartetto
in fa minore – nella medesima tonalità del primo e del sedicesimo e
ultimo quartetto beethoveniano – costituisce un punto di svolta per
lo stile e la maturazione del compositore, un «lavoro di frontiera e di
cerniera» (Principe), posto a cavallo tra il cosiddetto periodo «eroico»
e l’ultima fase della produzione. Il Quartetto op. 95 gode anch’esso
di un appellativo, di più autorevole fonte, essendo uno dei pochi che
Beethoven stesso avesse attribuito alle proprie composizioni: la scritta
«Quartetto serioso» chiosa infatti la partitura autografa. Un quartetto
dunque assorto, grave o severo? O semplicemente un attributo
sintetico derivato dall’andamento Allegro assai vivace, ma serioso del
suo terzo movimento? A prescindere dalle reali intenzioni dietro tale
denominazione, Beethoven era consapevole che fosse un quartetto
«scritto per una piccola cerchia di conoscitori e [che non sarebbe]
mai dovuto essere eseguito in pubblico». L’op. 95 esaspera infatti al
massimo grado il carattere aristocratico e sperimentale proprio del
genere quartettistico, tutto proiettato al futuro e all’incognita estetica di
ciò che potrebbe essere o sarebbe stato. Se il Quartetto delle riverenze
indugia nei ‘convenevoli’ delle ripetizioni del Classicismo o delle
risposte a specchio, il Quartetto serioso elimina tutto ciò che è superfluo
o ridondante ed elegge il contrasto a proprio principio formale. Ne
pagano le conseguenze non solo le ripetizioni e gli stessi ritornelli elisi,
ma anche quelle lunghe arcate di tensione drammatica proprie dello
stile eroico. È una tra le composizioni più ‘elitarie’, radicali e moderne,
nella sua concentrazione e nelle novità che vi si affacciano: le forme
classiche vengono riadattate da un pensiero rigidamente ellittico, le
tonalità sono usate con maggiore libertà, il materiale è ridotto al mimino
indispensabile. I frammenti si susseguono e si contrappongono l’uno

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all’altro, sono bruscamente interrotti dai vuoti sonori delle pause, sono
fusi tra loro con sapiente alchimia. I movimenti costruiti secondo una
logica interna conflittuale che esaspera i contrasti, sono di contro legati
insieme da una certa continuità. Nell’Allegro con brio esordisce un
burrascoso tema all’unisono, che si richiude bruscamente nel silenzio.
Il frammento si evolve rapidamente per scarti di semitono, eliminando
la necessità di transizioni e collegamenti. L’irruenza degli unisoni
viene smorzata da frasi liriche che sembrano voler placare gli animi:
gli arpeggi ascendenti del violoncello, l’inciso cantabile del violino,
la linea melodica che dalla viola vaga su tutti e quattro gli strumenti.
Tutto è teso e stringato e alla fine il movimento si chiude in pianissimo,
come abbandonandosi stanco dopo la lotta. L’Allegretto ma non troppo
adotta un’insolita forma a specchio e un’enigmatica tonalità lontana,
quella di re maggiore. La musica si espande seriosa a partire dal tema

Il Quartetto in fa minore op. 95 costituisce un
punto di svolta per lo stile e la maturazione di
Beethoven, posto a cavallo tra il cosiddetto
periodo «eroico» e l’ultima fase della sua
produzione

grave del violoncello solo cui risponde la melodia serena del violino.
Al centro il tema della viola, cromaticamente richiuso su se stesso, dà
avvio a un fugato, emblema dello stile ‘serio’. All’atmosfera desolata del
secondo movimento si aggancia direttamente il motto incisivo dello
scherzo (Allegro assai vivace, ma serioso). L’energia ritmica e dinamica si
contrappone alla melodia intensa e corale del Trio, accompagnata dagli
arpeggi del primo violino e due volte ripetuta in una forma complessiva
che ricorda più quella del rondò. Una pausa di riflessione è quella
del Larghetto espressivo, una breve introduzione al finale di sole sette
battute, ma di densa scrittura polifonica quasi bachiana. L’Allegretto
agitato trascina il carattere lamentoso della melodia precedente in un
tema affannoso di sapore già romantico, prima di una sfrenata coda in
maggiore che – come nell’Egmont – liquida tutte le energie e la seriosità
in un forzato lieto fine.

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Dopo Haydn e Beethoven, con un salto in avanti di un secolo, a entrare a
pieno diritto nel repertorio di rito del quartetto d’archi è Béla Bartók. Nel
Novecento il genere ha perso la dimensione ‘amatoriale’ dell’esecuzione
privata rivolgendosi a esecutori professionisti e a un pubblico. Licenziata
la forma classica, rimane però lo stile della composizione raffinata
e sperimentale. A differenza di molti suoi contemporanei, Bartók,
ricollegandosi alla complessità degli ultimi quartetti beethoveniani,
riesce a conciliare la modernità di una raffinata ricerca timbrica con il
riferimento alla classicità. Dei sei quartetti composti tra il 1909 e il 1939,
il n. 5 risale all’estate del 1934. Le componenti dello stile bartókiano,
estremizzate nelle composizioni degli anni precedenti, vengono qui
contemperate nella ricerca di un ideale di equilibrio di ascendenza
classica. La preoccupazione e la cura formale incontrano la modernità
novecentesca dei materiali e dei processi. La ricerca della simmetria è
condotta all’estremo su tutti i livelli: intervallare con l’uso ricorrente e
strutturale del tritono (il più simmetrico e dissonante tra gli intervalli),
tematico nell’inversione delle frasi, formale con movimenti a struttura
palindroma e l’intera composizione costruita su una struttura ad arco.
I cinque movimenti del quartetto sono infatti composti a specchio
attorno al fulcro centrale dello Scherzo: “alla bulgarese”, in cui l’elemento
popolare si inserisce tanto nel carattere asimmetrico del metro
musicale quanto nell’ambiguità tra linee modali e ambiente armonico
vagamente tonale. Attorno a questo movimento centrale, due tempi

Nel Quartetto n. 5 le componenti dello stile
bartókiano vengono contemperate nella ricerca di
un ideale di equilibrio di ascendenza classica

lenti diventano emblema del cosiddetto stile «notturno» della musica
bartókiana: momenti di immobile esplorazione sonora, dissonanze
inquietanti, melodie ridotte a brandelli isolati. L’Adagio molto dipinge
un paesaggio desolato di tremoli e rintocchi di corde vuote, fino ad
un corale commentato dai sospiri corti del violino. L’Andante si rifà al
secondo movimento, variandolo. La scrittura sembra ancora più rarefatta
e, alla fine, quando lo spazio sonoro si svuota, gli accordi glissati
risuonano come un punto di domanda. Agli estremi della composizione,

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il primo movimento, un Allegro, coniuga la classica forma-sonata con
una struttura meticolosamente palindroma: nella ripresa gli elementi
si presentano a rovescio e in ordine inverso rispetto all’esposizione. Si
tratta più che di temi, di idee o gesti: gli unisoni ossessivamente ribattuti
sulla stessa nota, da cui fuoriesce una lamentosa idea cromatica; le
figurazioni di trilli; la sezione ritmicamente irregolare. Bartók riprende
la logica del contrasto e l’elaborazione motivica dell’ultimo Beethoven,
giustapponendo, variando e intrecciando tra loro i frammenti tematici
anche con procedimenti contrappuntistici di canone o fugato, e anche
tra un movimento e l’altro del quartetto. Nel Finale. Allegro vivace, il
primo movimento viene riletto in chiave di danza. L’idea iniziale nasce
da una sorta di gestazione polifonica, fatta di fugati, stretti e passaggi
per moto contrario. Ricorre la tipica forma ad arco. Un allegretto con
indifferenza, sul finire, accompagnato da un classicheggiante basso
albertino, si corrode ben presto e, di lì a poco, la coda conclude
bruscamente la composizione.

         Maria Grazia Campisi
         Laureata in Discipline storiche,
         critiche e analitiche della musica
         al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Foto © Federico Zovadelli
Quartetto di Cremona
Cristiano Gualco violino
Paolo Andreoli violino
Simone Gramaglia viola
Giovanni Scaglione violoncello

Fin dalla fondazione nel 2000, il Quartetto di Cremona si è affermato
come una delle realtà cameristiche più interessanti a livello
internazionale ed è regolarmente invitato ad esibirsi nei principali festival
e rassegne musicali in Europa, Sudamerica, Stati Uniti e in Estremo
Oriente, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica.
Dopo aver ricevuto il “BBT Fellowship” nel 2005, al Quartetto di Cremona
è stato assegnato il “Franco Buitoni Award, 2019” da parte del Borletti
Buitoni Trust, per il costante contributo alla promozione e alla diffusione
della musica da camera in Italia e in tutto il mondo.
Nella stagione 2017/18 ha debuttato con grande successo ad
Amsterdam (Concertgebouw, Muziekgebouw), Amburgo (Laeiszhalle),
Edimburgo ed è stato in tournée in Svezia e Danimarca, negli Stati Uniti,
in Canada e in Giappone.

                                                                          11
Tra gli impegni più rilevanti della stagione 2018/19 ricordiamo i concerti
a Berlino (Konzerthaus), Amburgo (Elbphilharmonie), Stoccolma, Ginevra,
Amsterdam, Valencia, New York, ai Festival di Cartagena de Indias,
Hong Kong, Colmar, Schubertiade oltre al consolidato rapporto con le
maggiori istituzioni concertistiche italiane.
Numerose le collaborazioni con artisti del livello di Lawrence Dutton,
Eckart Runge, David Orlovsky, Andrea Lucchesini, Edicson Ruiz, Aaron
Pilsan, Quartetto Emerson.
Dall’autunno 2011 è titolare della cattedra del “Corso di Alto
Perfezionamento per Quartetto d’Archi” presso l’Accademia Walter
Stauffer di Cremona, ed è regolarmente invitato a tenere master class in
Europa, Stati Uniti e Sud America.
Il Quartetto di Cremona è sostenuto dalla Kulturfonds Peter Eckes
(Mainz) che ha affidato loro quattro straordinari strumenti di liuteria
italiana: a Cristiano Gualco un violino di G. Battista Guadagnini
“Cremonensis” del 1767, a Paolo Andreoli un violino Paolo Antonio
Testore del 1758, a Simone Gramaglia una viola di Gioachino Torazzi, del
1680 ca., a Giovanni Scaglione un violoncello Dom Nicola Amati del 1712.
Il Quartetto è testimonial del progetto internazionale “Friends of
Stradivari” ed è stato il primo quartetto italiano a suonare il “Paganini
Quartet” di Antonio Stradivari, in prestito dalla Nippon Music Foundation
(Tokyo). È anche testimonial per Thomastik Infeld Strings.
Nel novembre 2015 è stato insignito della cittadinanza onoraria della
Città di Cremona.
In campo discografico, nel 2018 si è conclusa la pubblicazione
dell’integrale dei Quartetti di Beethoven per Audite: gli otto i volumi
hanno ottenuto prestigiosi premi discografici (tra cui Echo Klassik 2017
e ICMA 2018) ed importanti riconoscimenti dalla critica internazionale.
È appena stato pubblicato il loro nuovo disco dedicato interamente a
Schubert, con la partecipazione di Eckart Runge, fondatore e violoncello
del Quartetto Artemis.
È stato ospite della nostra Società nel 2008, 2010, due volte nel
2011 e 2012, per i sei concerti dell’esecuzione integrale dei Quartetti
di Beethoven (stagioni 2012/2013 e 2013/2014), i cinque concerti
dell’esecuzione integrale dei 23 Quartetti di Mozart (stagioni 2015/2016 e
2016/2017) e nell’ottobre 2016 per un concerto dedicato a Schubert con
Gloria Campaner, Enrico Bronzi e Riccardo Donati.

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CHOPIN A VILLA NECCHI
          MUSICA NEL TENNIS 2019

VILLA NECCHI CAMPIGLIO via M0zart 14, Milano | ore 17,30

                                           BIGLIETTI
19.1 PIETRO DE MARIA pianoforte
                                           Ingresso intero                    € 15
26.1 ALBERTO FERRO pianoforte              Socio FAI                          € 10
                                           Socio Società del Quartetto        € 10
 2.2 GLORIA CAMPANER pianoforte
                                           Under 26                           € 5
 9.2 LUCA BURATTO pianoforte
                                           ABBONAMENTI
 9.3 LEONORA ARMELLINI pianoforte
                                           Intero                             € 75
23.3 DAVIDE CABASSI pianoforte
                                           Socio FAI                          € 50
                                           Socio Società del Quartetto        € 50

Società del Quartetto, via Durini 24, Milano da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30
Call Center 89.22.34 (servizio a pagamento)
Punti vendita Vivaticket
online su www.quartettomilano.it e www.vivaticket.it
da un’ora prima del concerto a Villa Necchi Campiglio, secondo disponibilità

                                                                                13
PREMIO
      SERGIO DRAGONI 2019
      A CASA VERDI
      I VINCITORI DEL PREMIO 2018
      DEL CONSERVATORIO DI MILANO
      IN CONCORSO

BIGLIETTI                                     DATE

Concerti solo ad inviti, per la limitata      gennaio 17, 24, 31
capienza del Salone dei Concerti.             febbraio 7, 21
                                              marzo 7, 14, 21, 28
Gli inviti possono essere ritirati, nella     aprile 4, 11
settimana precedente il concerto, in          maggio 2, 9, 16, 23
orari d’ufficio, alla Società del Quartetto   giugno 13, 20, 27
e il giorno del concerto, a partire
da 60’ prima dell’inizio in Casa Verdi,
in entrambi i casi contestualmente
al biglietto di ingresso, che dà diritto
all’accesso al Salone dei concerti.
Visite guidate: prima dei concerti,
alle ore 15.30, si può partecipare
alla visita guidata della cripta e            INFORMAZIONI
delle sale museali di Casa Verdi.             info@quartettomilano.it
Su prenotazione.                              Società del Quartetto di Milano
Casa Verdi                                    via Durini 24 - 20122 Milano
Piazza Buonarroti 29, Milano                  Tel 02 795 393
ORE 17:00                                     www.quartettomilano.it
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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto
                 e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!
Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi
musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di
attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf
Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi,
ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai
Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per
il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore
Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888),
Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888),
Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888),
Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985),
Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006),
Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi
Filippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni,
Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo,
Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno,
Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone,
Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,
Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti
Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini,
Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni,
Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe,
Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini
I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)
Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli,
Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,
Cecilia Bicchi, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande,
Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini,
Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala,
Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza,
Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang,
Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Rosalia Manenti,
Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho,
Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana,
Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene,
Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam,
Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan,
Giovanni Weisz

Soci Sostenitori
Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Anna Calabro, Alberto Conti,
Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Andrea Kerbaker,
Liliana Konigsman, Marco Magnifico Fracaro, Maria Candida Morosini,
Ruth Pavese Westen, Lorenzo Stucchi

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PROSSIMI CONCERTI

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

martedì 7 maggio 2019, ore 20.30
Rafal Blechacz pianoforte
Mozart - Rondò in la minore K 511
- Sonata n. 8 in la minore K 310
Beethoven - Sonata n. 28 in la maggiore op. 101
Schumann - Sonata in sol minore op. 22 n. 2
Chopin - Quattro mazurche op. 24
- Polacca in la bemolle maggiore op. 53 n. 6

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

martedì 14 maggio 2019, ore 20.30
Cuarteto Casals
Ciclo Beethoven / Bartók - IV
Bartók - Quartetto n. 1 op. 7 SZ40
Beethoven - Quartetto n. 14 in do diesis minore op. 131
Il concerto è dedicato a Paolo Grassi, in occasione del centenario della nascita,
in ricordo del suo forte legame con Sergio Dragoni e del suo straordinario
impegno per la musica e la cultura

BIGLIETTI
Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 26) € 5

             Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 Milano
     Tel 02 795 393 │ info@quartettomilano.it │ www.quartettomilano.it
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