Lo studio della Uiltucs in Liguria: il 47% dei lavoratori si sente costantemente sotto stress

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Lo studio della Uiltucs in Liguria: il 47% dei lavoratori si sente costantemente sotto stress
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     Lo studio della Uiltucs in Liguria: il 47% dei lavoratori si
     sente costantemente sotto stress
     di Redazione
     30 Novembre 2021 – 10:46

     Genova. Scarso riconoscimento dell’impegno e degli sforzi profusi sul lavoro da parte dei
     superiori, arresto dell’ascensore professionale, frustrazione, stanchezza e stress sono
     alcuni elementi che pesano come un macigno sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori
     liguri dipendenti delle imprese del settore del terziario. Questa mattina a Genova,
     nell’ambito di un convegno organizzato da Ultucs Liguria, è stata presentata una ricerca
     relativa allo stress correlato al lavoro condotta su un campione di 500 addetti
     appartenenti ai settori di commercio, turismo e servizi a livello regionale.

     Il campione è stato intervistato nel corso del 2019 e all’inizio del 2020 e corrisponde a
     una forza lavoro composta prevalentemente da donne (61%), con un’età superiore ai 45
     anni per la metà degli addetti, sostanzialmente a tempo indeterminato (89%) e part-time
     (52%) per la metà degli intervistati. In larghissima parte (69%) si tratta di personale che
     dipende da più di otto anni dalla stessa azienda.

     Inoltre, per una serie d’indicatori, l’attività di ricerca ha realizzato un aggiornamento con
     una seconda indagine condotta sul campo nel 2021, ristretta ad un campione ridotto, per
     verificare se e come la pandemia da Covid-19 avesse modificato le percezioni dei lavoratori
     e le dinamiche legate allo stress sul lavoro. Le difficoltà emotive legate al lavoro sono un
     fattore di rischio aggiuntivo per la sicurezza perché elevano l’infelicità personale e il

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     rischio di depressione.

     La sfera psicologica: frustrazione, stanchezza e stress.

     Risposte delicate, che coinvolgono non solo la sfera fisica, ma anche quella psichica,
     emergono da una parte significativa di lavoratori ed in particolare: il 34% manifesta
     sempre o spesso difficoltà emotiva rispetto al lavoro, il 58% si sente sfinito
     sempre o spesso al termine della giornata ed il 34% si sente sempre o spesso
     frustrato dal suo lavoro. Dall’indagine emerge che, nelle ultime settimane dal
     rilevamento campionario, quasi la metà degli intervistati (47%) si sono sentiti, molto
     più del solito e un po’ più del solito, costantemente sotto stress. È questo il dato da
     tenere sotto controllo, cioè il differenziale di aumento dello stress sul lavoro, non tanto il
     fatto che comunque, di base, il lavoro stesso provochi un po’ stress. Questo aumento dei
     livelli di stress, come abbiamo detto in precedenza, può provocare un aumento della
     diminuzione di concentrazione sul lavoro, che nell’indagine si attesta nel 29% dei
     lavoratori, con conseguenze negative, al netto di altri fattori, sulla loro sicurezza. Infine,
     sempre nelle settimane precedenti il rilevamento, il 31% dei lavoratori si sono sentiti molto
     più del solito infelici e depressi, sensazioni che dipendono anche da situazioni della vita
     privata, ma che l’alto livello di stress sul lavoro può certamente accentuare.

     Aspetti positivi e negativi

     Dai risultati della ricerca si evidenziano alcuni aspetti positivi, come, per esempio, la
     messa a disposizione dei lavoratori, da parte dell’azienda, di adeguati strumenti e materiali
     di lavoro (pre-Covid: 43,7% spesso 18,1% sempre – Nel 2021: 59% spesso, 13,4% sempre).
     Vi è una generale insoddisfazione rispetto al trattamento economico (60% dei rispondenti),
     al coinvolgimento nell’organizzazione del lavoro (66%), al riconoscimento dell’impegno da

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     parte dei superiori (69%) ed alla possibilità di carriera (77%), un fattore quest’ultimo
     molto delicato in prospettiva.

     Altri risultati della ricerca: aziende meno appetibili per i giovani
     desiderosi di fare carriera

     Lo stop dell’ascensore professionale, che poi diventa anche sociale, che sembra esserci in
     queste aziende le rende meno appetibili ai giovani desiderosi di far carriera e che
     conseguentemente si dirottano su altri settori o altri territori, estero compreso. Questi
     fattori, a stare ai dati della ricerca, hanno portato anche un 18% dei lavoratori a
     pensare, più e molto più del solito, di essere persone senza valore ed un 21% (in
     pratica 1 su 5) ad aver perso, più e molto più del solito, fiducia in loro stessi. Altro
     tema delicato quello della formazione ed in particolare dei fabbisogni formativi che i
     lavoratori percepiscono, ma che non sempre sono presi in considerazione da parte
     dell’azienda (35% solo in certe occasioni, 19% quasi mai, 7% mai). Sotto questo profilo vi è
     da dire, però, che nel post-Covid19 questa situazione è migliorata, perché l’accoglimento
     “spesso” delle esigenze formative dei lavoratori aumenta di 11 punti percentuali, passando
     dal 33% al 44% dei rispondenti.

     “Se un’azienda, nel monitoraggio della salute organizzativa, evidenzia criticità, può
     integrare, ad esempio, la valutazione con l’analisi degli effetti psicosociali. Per favorire il
     benessere all’interno dei luoghi di lavoro, occorre sostenere buone pratiche nelle aziende
     per un adeguato presidio del territorio a tutto campo, attraverso processi di formazione,
     comunicazione, divulgazione con campagne informative, seminari, convegni, strumenti per
     l’ascolto, monitoraggio e controllo – spiega Cristina D’Ambrosio, segretaria regionale
     Uiltucs Liguria – Ciò può esser d’aiuto per comprendere i fattori che stanno ostacolando
     il processo di cambiamento e attivare le azioni più opportune di miglioramento, adatte al
     gruppo di lavoratori interessati, o all’intera organizzazione. La sfida sarà stipulare patti
     territoriali secondo un’ottica di sussidiarietà, in grado di consentire a tutti gli attori sociali
     di essere propulsori di iniziative per favorire l’adesione di misure specifiche per il settore e
     favorire una maggiore bilateralità”.

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