LITURGIA DOMESTICA - San Pio X

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LITURGIA DOMESTICA - San Pio X
Parrocchia San Pio X                                                                            19 Febbraio 2022
                                                                                         VII Domenica del T.O.

                           LITURGIA DOMESTICA
                Amate i vostri nemici
                 VII Domenica del Tempo Ordinario
Dal libro del Levìtico (19,1-2.17-18)
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli
Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro
Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo
fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti
caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non
serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo
prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».        Parola di Dio
                                                      Rendiamo
                                              grazie a Dio
Dal salmo 102
Rit: Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (3,16-23)
Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di
Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi
si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo
mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E
ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli
uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è
vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.                             Parola di Dio
                                                                              Rendiamo grazie a Dio

Alleluia, alleluia. Chi osserva la parola di Gesù Cristo,
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per
dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu
pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se
uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera
da te un prestito non voltare le spalle.
LITURGIA DOMESTICA - San Pio X
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa
sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi
amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri
fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è
perfetto il Padre vostro celeste».                                              Parola del Signore
                                                                                Lode a te, o Cristo
Riflessione.
Il vangelo di oggi è contro-intuitivo, va decisamente contro la nostra logica: “…se uno ti dà uno schiaffo
sulla guancia”, non restituirgliene uno più forte, “tu, invece, pórgigli anche l’altra guancia” e, ancora, come
se non bastasse, Gesù aggiunge: “Amate i vostri nemici”. Sono parole umanamente illogiche, ma se ci
fermiamo a riflettere comprendiamo come lontano da queste parole non c’è salvezza, ma solo violenza,
guerra, e morte. Quelle di Gesù sono parole preziose, che ci permettono di restare esseri umani e di non
diventare animali, parole che siamo chiamati ad ascoltare con grande attenzione.

Innanzitutto: “Porgi l'altra guancia”. Gesù con questa espressione propone la rilettura della legge del
taglione: occhio per occhio e dente per dente. Questa legge che forse oggi ci appare troppo violenta, in realtà
era una legge che aveva il senso preciso di arginare la logica della vendetta accresciuta e moltiplicata,
fissando una misura alla punizione. Per noi oggi questo è difficile da concepire, ma prima di Gesù era quasi
normale la logica della vendetta moltiplicata: tu hai ucciso il mio agnello, io te ne uccido dieci. Gesù si
oppone alla vendetta moltiplicata, ma si oppone anche alla logica della giustizia retributiva, alla logica
dell’occhio per occhio e dente per dente. Gesù sa bene che se seguissimo questa legge presto ci
ritroveremmo tutti senza occhi e senza denti e ricorda a tutti noi che non si può rispondere al male con altro
male. Se qualcuno ti dà uno schiaffo, tu devi porgere l’altra guancia; se qualcuno vuole la tua tunica, devi
lasciargli addirittura il mantello; e se qualcuno ti obbliga a camminare con lui, acconsenti…
Queste parole di Gesù toccano il tema della violenza e sono molto attuali oggi, in un tempo in cui la
violenza e la guerra (anche verbale) vengono esercitate in molte situazioni.
Una certa tradizione ha interpretato questi versetti come un invito alla debolezza e al masochismo. Gesù
non chiede rassegnazione e negazione dell’ingiustizia perché anche lui nella passione, di fronte allo schiaffo
ricevuto da una delle guardie del sommo sacerdote, dirà con franchezza: “Se ho parlato male, dimostrami
dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23). Gesù chiede a tutti noi di non covare
l'odio nel cuore (Levitico) e di vincere l'istinto della vendetta. Gesù dice che i nemici esistono, che la
violenza esiste: esiste una violenza fisica (lo schiaffo), una violenza sociale (la denuncia in tribunale), una
violenza di abuso (se qualcuno ti costringe)… di fronte a queste violenze il cristiano non è chiamato a subire
passivamente, ma a sviluppare una non-violenza attiva, a denunciare il male, a rimproverare apertamente il
fratello (Levitico) senza farsi vendetta da solo.
Gesù invita ad una pratica non solo passiva, ma anche attiva della non-violenza.

Ed ecco l’ultima antitesi, che è la sintesi di tutte le altre. “Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo’
(Lv 19,18) e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici”. Gesù ci consegna la novità estrema
del Vangelo: amare fino all’estremo, fino ad amare il nemico e l’avversario.
L’amore per il nemico non va confuso con la complicità o con il silenzio che diventa connivenza: il cristiano
prende posizione di fronte al male, il cristiano però non cede alla vendetta; e al male risponde con la logica
della misericordia che è sintesi di carità e verità e che è frutto di perdono fondato sulla giustizia.
Quando pensiamo ai nemici pensiamo sempre a persone lontane da noi, ma se ci pensiamo bene c’è una
dimensione ruvida di inimicizia in ogni amicizia e in ogni relazione di coppia. In ogni relazione scopriamo
che esiste sempre un’inimicizia. Essere amici è saper vivere l’inimicizia, è saper tirare fuori apertamente le
cose che non vanno.
E poi se ci pensiamo bene, in verità, il nostro vero grande nemico non è fuori di noi, ma è in noi. La lotta che
bisogna ingaggiare non è contro gli altri ma contro l’ingiustizia del nostro cuore, contro la nostra rabbia,
contro il nostro egoismo: quando appare un nemico esteriore che ci contraddice, ci rattrista, ci calunnia, ci fa
del male, in realtà questo risveglia il nemico interiore che è in noi. Ecco allora che occorre un serio lavoro
interiore per sviluppare sentimenti ed energie positive per non cedere al male e continuare a costruire il
bene.

Questo significa essere perfetti; Matteo nel testo greco, per rendere il termine perfetti, utilizza la parola teleioi,
“colui che porta a compimento”. Essere perfetti non significa non sbagliare mai, ma significa non arrendersi
e portare a compimento il bene senza cedere al male, alla violenza, alla vendetta, senza restare schiacciati
dal nostro peccato e riprendendo la costruzione del bene giorno dopo giorno, caduta dopo caduta. È un
cammino faticoso, ma è il cammino che, come diceva Giovanni Crisostomo, ci rende uguali a Dio!

L’articolo della settimana

         Teniamo gli occhi aperti sul dopo terremoto in Turchia e Siria
                            di Vincenzo Passerini in “Vita trentina” del 12 febbraio 2023
Distruzioni immani, impressionanti, morti non si sa quanti (ndr.: le ultime notizie parlano di almeno 41.000
morti), decine di migliaia i feriti. Questo è il momento della mobilitazione di tutti per aiutare le popolazioni
massacrate dal devastante terremoto che ha colpito una vasta area tra la Turchia e la Siria. Mentre
scriviamo, sotto le macerie ci sono ancora vivi che invocano disperatamente aiuto. I soccorritori operano
giorno e notte nella speranza e nella disperazione per la povertà dei mezzi e del personale a disposizione.
Nella Turchia del quasi dittatore Erdogan, che reprime chi la pensa diversamente, un sistema di protezione
civile c’è. Ma nella Siria del sanguinario dittatore Assad, uno dei peggiori al mondo, non c’è quasi nulla.
Il nostro aiuto deve essere immediato e forte, e va destinato a organizzazioni credibili e non governative.
Tra queste in primo luogo la Caritas, presente anche nei luoghi più difficili della Siria, che agisce in favore di
tutti, a qualsiasi religione, etnia, o credo politico appartengano.
Dobbiamo sentirci tutti chiamati a dare una mano, tutti. Sono popolazioni in molti casi già massacrate dalla
guerra, dalle repressioni dei loro governi, dalla fame.
Molti sono i profughi siriani ammassati nei campi profughi turchi e nelle periferie delle città. Il terremoto è
piombato su di loro distruggendo casette, baracche, rifugi, edifici fatiscenti dove trovavano rifugio,
provocando migliaia di morti e feriti. La Turchia accoglie quasi 4 milioni di profughi siriani fuggiti dalla
guerra civile scoppiata in Siria nel 2011. Un esodo biblico. Solo una minima parte è arrivata in Europa. Il
resto è stato accolto in Turchia e in Libano, per lo più. Pensiamo sempre di essere noi quelli che devono farsi
carico dei profughi, ma non ci rendiamo conto che l’85% dei profughi, come ci ricordano le Nazioni Unite, è
accolto nei Paesi limitrofi a quelli dai quali i profughi fuggono.
Che questa spaventosa tragedia del terremoto ci aiuti ad aprire gli occhi di fronte alla reale situazione dei
profughi, a scongelare i cuori diventati spesso insensibili a tutto, a costruire politiche di accoglienza degne
dell’umanità e a rifiutare politiche di ostilità verso gli stranieri, indegne del nostro definirci cristiani.
Conserviamo un po’ della pietà che sgorga dai nostri cuori in questi giorni, per i giorni in cui qualcuno di
questi profughi terremotati arriverà da noi. Ci rendiamo conto di quante tragedie su tragedie ci siano dentro
tante storie di profughi?
In queste ore molte organizzazioni umanitarie chiedono la sospensione delle sanzioni contro la Siria. Ci
uniamo anche noi a questa richiesta: bisogna favorire in ogni modo l’arrivo di aiuti anche in Siria
eliminando tutti gli ostacoli. Ma sempre con gli occhi aperti. Perché gli aiuti non finiscano nelle mani del
dittatore Assad e del suo regime. Sospendiamo le sanzioni, ma non allentiamo la condanna del regime e di
chi lo sostiene, Putin in primo luogo. E aiutiamo le popolazioni così martoriate anche dal terremoto, non
chiudiamo gli occhi di fronte a queste immani sofferenze, né adesso né domani. Diamo una mano,
restituiamo il primato alla fraternità umana.

                                        A peste, fame et bello...
                         di Enrico Peyretti in “www.finesettimana.org” del 12 febbraio 2023
Al mattino presto, quando noi bambini eravamo ancora a letto per l'ultimo sonno, passava sotto le finestre
la processione delle "rogazioni", preghiera stagionale per il buon corso della natura. Non ci voleva molto
latino per capire: "A peste, fame, et bello libera nos Domine" (ndr.: Dalla peste, dalla fame e dalla guerra liberaci,
Signore). La peste e la fame erano davvero fuori dal nostro controllo: non potevamo che invocare Dio della
vita, con speranza. Oggi qualcosa abbiamo fatto contro la pandemia, e speriamo che la scienza proceda
contro tutte le pesti fisiche, anche per i popoli poveri, non solo per noi benestanti. La fame c'è, e tanta, ed è
colpa nostra, della nostra economia di rapina, di noi che non sappiamo "spezzare il pane" perché possa
essere di tutti, ed essere lieta eucarestia mondiale, come dovrebbe essere per natura. Tocca a noi, non a Dio.
Ma la guerra, soprattutto la guerra! La guerra non è un incidente nella natura. È ipocrita - lo era anche
allora! - pregare che Dio ci liberi dalla guerra, che noi umani scateniamo e alimentiamo. La guerra è delitto
nostro, dei potenti armati e superbi e violenti. Ed è anche debole rassegnazione dei popoli che ne sono
vittime. Non occorre uccidere il despota, basta disubbidirlo totalmente, e la sua spocchia minacciosa cade
nel vuoto. Questa è la preghiera giusta: Dio ci scuota e ci liberi dalla nostra fiacchezza morale, dalla paura
egoista, che accetta l'uccisione organizzata su grande scala per risolvere problemi che la ragione umana
potrebbe risolvere con saggezza e buona volontà, e spirito di umanità universale. È falso che per natura
siamo condannati alla violenza. Il peccato originale c'è quando lo facciamo noi. Democrazia vuol dire
volontà del popolo, ma se il popolo è passivo e complice rassegnato, siamo noi causa delle guerre dei
tiranni. La profezia promette che "i potenti saranno rovesciati dai troni, e gli umili innalzati" (Luca 1,52). Ma
Dio non ci sostituisce, ci ha fatto liberi e coscienti: tocca a noi realizzare la promessa, con la forza
nonviolenta della dignità umana. Realismo imposto dalla realtà è oggi nulla di meno che abolire l'istituzione
guerra, per vincere la guerra.

Parola da vedere… Il lungo discorso di Gesù sul rapporto tra l’Antica Legge e il Vangelo, riportato
dal vangelo di Matteo, si conclude con un imperativo: Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste!
Un’affermazione del genere sembra irreale, astratta, talmente lontana dalla quotidianità da far apparire il
cristianesimo come ‘roba d’altri tempi’. Impossibile essere perfetti: conosciamo molto bene il nostro cuore
biforcuto e fragile!
Eppure Gesù ripete: Siate perfetti! Un’esortazione chiara e concreta. Attuabile perché la perfezione è già
dentro di noi. Sì, perché noi siamo santi; peccatori ma santi! Apparteniamo a Dio, il tre volte Santo, per
questo motivo il libro del Levitico proclama: Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo.
L’amore misericordioso di Dio è già dentro di noi! Sembra di sentire l’eco delle parole di Sant’Agostino:
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto
nuova, tardi ti ho amato. Ecco tu eri dentro di
me ed io fuori. [Confessioni, X,27.36]. Essere
santi significa far trasparire questo amore.
Significa amare il mondo così come lo ama Dio.
Significa diventare occhi di Dio, bocca di Dio,
volto di Dio…per gli altri.
Un’opera d’arte che dà forma e colore a ciò
è All’imbrunire di Mark Chagall (1938-43). L’arte
di Chagall, il suo stile, coniugando la fantasia
apparentemente infantile con la potenza
trasfigurante delle fiabe, dà un risultato unico
che diventa poesia. In quest’opera Chagall
dipinge come sfondo una strada con delle case:
sono emblematicamente uno spaccato simbolico
del mondo in cui viviamo. Il colore è assente,
segno della durezza della vita, della sofferenza
che accompagna la storia umana. In primo piano
due persone: il pittore con le sue tele e le sue
tavolozze e Bella, sua moglie, il suo amore. Ciò
che colpisce sono i due volti. Li distinguono due
colori. Il blu e il bianco, su sfondo rosso.
Quei due volti, così diversi, diventano un unico
volto: l’occhio dell’uno diventa occhio dell’altro;
il naso dell’uno diventa naso dell’altro; la bocca
dell’uno diventa bocca dell’altro…. I due volti diventano un solo volto, immagine del volto di Dio che è
amore e comunione. “Nessuno mai ha visto Dio: se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di
lui è perfetto in noi” (1 Gv. 4,12)! Questo significa essere perfetti! Matteo nel testo greco, per rendere il
termine “perfetti”, utilizza la parola teleioi, che significa: “colui che porta a compimento”. Essere perfetti non
significa non sbagliare mai, ma significa non arrendersi e portare a compimento il bene senza cedere al
male, alla violenza, alla vendetta, senza restare schiacciati dal nostro peccato, riprendendo la costruzione del
bene giorno dopo giorno, caduta dopo caduta. È un cammino faticoso, ma è il cammino che, come diceva
Giovanni Crisostomo, ci rende uguali a Dio!
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