Le porte urbane, paradigma della tutela dei monumenti patri a Milano negli anni risorgimentali - Maurizio Boriani
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Le porte urbane, paradigma della tutela dei monumenti patri a Milano negli anni risorgimentali Maurizio Boriani 14 aprile 2001
Pianta schematica della città di Milano – sec. XVI Al centro sono visibili le principali porte della cinta di Azzone (1171)
Demolizione degli Archi di Porta Orientale – G.Migliara 1818 “Què due goffi e pesanti archi che ingombravano il bel corso di porta Orientale, e ponevano in frequente pericolo i modesti passeggiatori per l’angustia del sito, sono atterrati. Grazie sien rese al municipale magistrato che provvidamente ordinò quella demolizione, e sia questo un felice presagio di nuovi abbellimenti a questa città che ogni giorno più cresce in eleganza di fabbriche e di pubblici comodi” (1818).
Porta Lodovica (da G.Giulini 1775) Resti dell’arco di Porta Lodovica (Musei Civici) “... l’Arco di Azzone, venne già distrutto a Porta Lodovica, e quindi da un Augusto amatore delle arti venne trasferito ad abbellire il Parco di Monza. Possibile che un edificio che meritò d’essere carreggiato a parecchie miglia di distanza per adornare un giardino, fosse una deformità così insopportabile in un quartiere poco frequentato della città nostra?” (Carlo Cattaneo 1839)
Archi di Porta Nuova 1775 e 1840 Molti avvisarono … che il loro abbattimento fosse reclamato da riguardi di comodità e di pubblico ornato (ACM, 1860)
Archi di Porta Nuova - 1859 “... fu sulle soglie di questa porta che un Ambrogio da Trivulzio si parò dinnanzi al potente vincitore Francesco Sforza, e non voleva cedergli il passo a entrare in città se prima non fermava un accordo col popolo milanese….
Archi di Porta Nuova - 1827 … Ben pochi ormai ci restano di tali patrii monumenti; e perché dunque non vi porremmo tanto maggiore amore e più cura di conservarli? Essi insegnano l'istoria con più efficace linguaggio che non i libri …… Misera quella città che non serba nulla del suo passato, e con tutta una monotona novità par quasi dire ai suoi abitanti essere anch' eglino una gente nuova, senza eredità di patrii fasti e di gloriose memorie” (1845 Felice Bellotti)
Archi di Porta Nuova: caricatura contro il partito dei demolitori
Archi di Porta Nuova – vignette pro e contro la demolizione
Archi di Porta Nuova: progetti di Giacomo Della Tela (1845) e Carlo Caimi (1853)
Archi di Porta Nuova: progetto ing. Carlo Caimi (1853)
Archi di Porta Nuova: progetti Della Tela (1845), Besia (1853) e Nazari (1860)
Archi di Porta Nuova: il restauro dell’ing. Agostino Nazari (1863-4)
Porta Nuova: entrata ufficiale delle Loro Maestà a Milano 30 luglio 1878
Porta Ticinese – Pompeo Calvi metà del XIX secolo “... Via queste ruine, inciampo Alla furia dè cocchi, e alla distesa Del guardo! Via questi archi, a cui dintorno Crescon cardi ed ortiche e son macerie Senza soffio di vita! Demolite, O messeri! ...”
Porta Ticinese nel 1775 e dopo i restauri di Camillo Boito del1863 “… l'apparenza severamente grandiosa dell'edificio e l'importanza sua varranno ad appagare quella popolazione, la quale, mentre ora grida contro ad una rovina di cui non capisce l'antico uso e la forma, comprenderà ed ammirerà invece il monumento restituito al suo stato primiero ... ché il popolo intende ed ama naturalmente le antiche memorie purché le sieno evidenti...”. (Camillo Boito 1861).
Porta Ticinese il restauro di Boito e una caricatura coeva
La Pusterla dei Fabbri nel 1775 e a fine ‘800
La Pusterla dei Fabbri e il tracciato della nuova via 1 “quell’Arco ha un pregio finché rimane dov’è; trasportandolo altrove, perderebbe ogni valore”; [inoltre, pur non avendo forse la pusterIa un grande valore artistico, essa ne ha certamente uno storico, peraltro riconosciutole dagli stessi fautori della demolizione:] “se non lo avesse non vi sarebbe ragione di ricostruirla in Castello” (Gaetano Negri).
La Pusterla dei Fabbri e il tracciato della nuova via 2 “non bisogna confondere eccessivamente il valore storico col valore artistico, e come molti ruderi abbiano una importanza ed un interesse per il fatto di trovarsi nella loro disposizione originaria, mentre la semplice loro ricomposizione in altra località,menoma ed anche toglie loro ogni interesse: le colonne di San Lorenzo, ad esempio hanno un valore ed un significato grandissimo finché si trovano dove sono ... il giorno in cui quelle colonne fossero scomposte, non rappresenterebbero altro che un cumulo di frammenti, senza alcuno significato o valore intrinseco" (Luca Beltrami)
La Pusterla dei Fabbri in demolizione e ricollocata nel Museo del Castello “… demolizione della Pusterla ... conservandone la memoria storica nei modi e coi mezzi consigliati dalla Commissione Provinciale per la Conservazione dei Monumenti compreso il trasporto nel museo archeologico dei ruderi da conservare”
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