Le culture della sanatoria - Breve storia culturale e politica dello strumento più utilizzato nella legislazione italiana sull'immigrazione - OCSM
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012/2020 Le culture della sanatoria Breve storia culturale e politica dello strumento più utilizzato nella legislazione italiana sull’immigrazione Donato Di Sanzo1 Il dibattito in corso sulla regolarizzazione dei migranti in condizione di irregolarità, scaturito non da un genuino slancio di civiltà ma dall’esigenza di assicurare la disponibilità di braccia al mercato del lavoro agricolo in un momento di vuoto di manodopera indotto dall’emergenza covid, ha riacceso la discussione più generale sull’immigrazione e la presenza straniera in Italia, dopo un periodo di abbassamento della tensione sulla materia, seguito alla caduta del primo governo Conte. L’opposizione di centrodestra all’attuale esecutivo giallo-rosso ha annunciato il «ricorso alla piazza»2 in caso di approvazione di una sanatoria che dovrebbe far emergere in condizione di legalità circa 600.000 stranieri irregolari stimati nella penisola. Anche in seno alla maggioranza di governo, tuttavia, si sono registrate fibrillazioni tra i favorevoli a una regolarizzazione – la sinistra di Liberi e Uguali e il Partito democratico – e il Movimento 5 Stelle, all’interno del quale si è strutturata una fronda di contrari al provvedimento3. Al termine di un dibattito serrato, una sanatoria in favore di lavoratori stranieri irregolari è stata prevista all’interno del cosiddetto decreto “Rilancio”, approvato in Consiglio dei ministri nella giornata del 13 maggio, con cui il governo intende far ripartire la produzione e l’economia in Italia. Il provvedimento, frutto delle limature richieste dal Movimento 5 Stelle e delle mediazioni tra gli “aperturisti” e i “legalitari”, prevede, sostanzialmente, due vie per la regolarizzazione: un’autosegnalazione prodotta dai datori di lavoro per l’emersione dei lavoratori che fino a quel momento avevano prestato i propri servizi in nero; l’autodenuncia della propria posizione di irregolarità da parte degli immigrati, attraverso cui, anche a fronte del pagamento di spese riconducibili ai procedimenti burocratici successivi, si dovrebbe poter ottenere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi. La sanatoria è indirizzata non solo ai braccianti agricoli, ma anche alle colf e ai lavoratori del settore dell’assistenza domiciliare4. Nel suo complesso, il provvedimento non 1 Professore a contratto di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Salerno. Attualmente insegna lineamenti di storia delle migrazioni nell’ambito del Master in Immigrazione e Politiche Pubbliche dell’Accoglien- za e dell’Integrazione, dell’Università di Napoli Federico II 2 G. Galanti, L’ultima maxi-sanatoria targata centrodestra, ma ora Salvini minaccia la piazza, «Huffington Post», 7 maggio 2020. 3 A. Ducci, Decreto Rilancio tra le tensioni. Ultimo duello sui migranti, «Corriere della Sera», 11 maggio 2020. 4 Per un approfondimento critico OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 1
012/2020 presenta i caratteri di una regolarizzazione universale e risente delle motivazioni “emergenziali” che ne hanno giustificato l’approvazione, ma contiene comunque delle aperture importanti per lo stato delle politiche italiane sull’immigrazione, assolutamente imprevedibili fino a pochi mesi fa, soprattutto in ragione dei restringimenti a cui la materia era andata incontro nel recente passato con la legge Minniti5 e i decreti sicurezza dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini6. Agli occhi dello storico, tuttavia, l’approvazione, in questo momento, di una sanatoria per gli stranieri irregolari, con il suo carico di discussioni e polemiche, non può che risultare come la riproposizione del più utilizzato tra gli strumenti di politica italiana sull’immigrazione e – per dirla, in maniera più precisa, con Michele Colucci – come il nuovo insorgere di un meccanismo «più volte adottato in Italia a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, ma sistematicamente rifiutato per ragioni ideologiche negli ultimi dieci anni»7. In effetti, la ricostruzione della storia delle politiche sull’immigrazione in Italia riconduce necessariamente a considerare come le leggi e i provvedimenti adottati, soprattutto negli ultimi trent’anni, abbiano dovuto necessariamente prevedere forme varie di regolarizzazione. Tale evidenza certificherebbe, tra l’altro, come la legislazione italiana abbia mostrato, nel corso del tempo, falle e inefficienze, la cui principale conseguenza è stata la creazione progressiva di irregolarità da sanare. Un’analisi storica dell’apparato di leggi e provvedimenti sull’immigrazione riscontra, tuttavia, anche la necessità di approfondire la conoscenza dei presupposti politici e culturali che hanno portato all’approvazione e all’applicazione delle sanatorie per gli stranieri. Risulta quasi lampante, ad esempio, come la regolarizzazione appena approvata sia stata concepita in una situazione di emergenza e durante una pandemia, ma risenta anche di un clima politico ben definito, riferibile soprattutto all’ultimo decennio. Nel recentissimo passato, infatti, il tema del contrasto all’immigrazione «clandestina»8 è divenuto, soprattutto in Europa (e in particolar modo in Italia), definitivamente terreno di scontro politico e ostaggio di propaganda e fake news, facendo le fortune dei partiti e dei movimenti populisti e neoxenofobi e diffondendo pericolosi sentimenti di odio e razzismo nei confronti degli stranieri. Di fronte a ciò i governi europei – anche quelli sorretti da forze politiche moderate e tradizionalmente non contrarie all’immigrazione – hanno preferito “giocare” sul terreno del populismo, giungendo a chiudere confini e a produrre leggi progressivamente sempre più restrittive, in grado, a dispetto delle previsioni, di produrre irregolarità. Non sempre è stato così. Alla base delle sanatorie per gli stranieri che la legislazione italiana ha contemplato 5 Per un approfondimento sia consentito un rimando a D. Di Sanzo, A chi risponde la legge Minniti-Orlando?, «Confronti», Anno XLIV, N. 5, pp. 11-12. 6 Per un commento sugli effetti dei decreti sicurezza si veda A. Camilli, Il decreto Salvini ha favorito il “business dell’accoglienza”, «Internazionale» 17 febbraio 2020. 7 M. Colucci, Cosa insegnano trent’anni di sanatorie per gli stranieri, «Internazionale», 20 aprile 2020. 8 Soprattutto in conseguenza del massiccio arrivo di richiedenti asilo e rifugiati in Europa registrato all’indomani delle Primavere Arabe e, più precisamente, tra il 2010 e il 2018. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 2
012/2020 nel corso del tempo vi erano, ogni volta, motivazioni differenti e articolate, manifestatesi in corrispondenza di congiunture storiche particolari. L’obiettivo di questo contributo è la ricostruzione di una storia dei presupposti culturali e politici che hanno condotto all’approvazione delle diverse regolarizzazioni degli stranieri prodotte dagli anni Ottanta a oggi. 1. Gli anni Ottanta Il primo grande provvedimento di sanatoria per gli immigrati risale al 19869, quando viene approvata ed entra in vigore quella che da alcuni è considerata come la prima legge italiana sull’immigrazione: la 943, altrimenti detta legge Foschi, dal nome del deputato democristiano promotore dell’iter parlamentare di approvazione. Non si tratta di una legge organica, poiché non mira a regolamentare i flussi migratori verso l’Italia e la presenza straniera nella penisola in tutti gli aspetti, ma punta, quasi esclusivamente, a disciplinare l’ingresso della manodopera immigrata nel mercato del lavoro italiano. La parte sostanziale della legge è rappresentata, perciò, dall’affermazione, seppure in termini di principio, della parità di diritti tra lavoratori stranieri e italiani, associata a un macchinoso meccanismo di regolazione dei flussi di forza lavoro in arrivo, incentrato sui principi di precedenza alla manodopera locale e di assunzione dall’estero10. Insieme ai provvedimenti di disciplina la Foschi reca anche un provvedimento di regolarizzazione generalizzata della posizione giuridica degli immigrati in Italia, che trae la sua origine dalle valutazioni più diffuse all’epoca sulla reale consistenza della popolazione straniera. Già in quegli anni è convinzione diffusa che a una presenza immigrata regolare stimata in circa 400.000 unità si debba aggiungere una quota di almeno 800.000 immigrati irregolari11. Una simile situazione si era determinata nel corso di anni di sostanziale assenza di regolamentazione sugli ingressi e sui soggiorni dei cittadini stranieri in Italia, il cosiddetto regime delle «porte aperte» in cui «la mancanza di una legislazione organica» aveva «favorito l’arrivo di persone sul territorio nazionale, che» si erano «avvantaggiate, inserendosi in una situazione lacunosa dal punto 9 Non erano mancate in precedenza occasionali regolarizzazioni per stranieri che, tuttavia, non si erano configurate come sanatorie di massa, ma avevano raggiunto solo limitate componenti della popolazione straniera presente in Italia. Si pensi, ad esempio, alla regolarizzazione promossa dal governo nel 1982, che riuscì a sanare la posizione di circa 5.000 immigrati irregolari. 10 Per un approfondimento sul funzionamento della legge Foschi si rimanda a L.Einaudi, Le politiche dell’immigrazione in Italia dall’Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari 2007, pp. 129-141. 11 In ogni caso, tutte le stime relative alla presenza straniera in Italia prodotte a metà degli anni Ottanta, sembrano concordare nel rilevare come gli immigrati irregolari superassero la componente regolare della popolazione straniera. Per un riferimento dell’epoca si veda: Ispes. La condizione dei lavoratori stranieri extracomunitari in Italia. Riflessioni sulla legge n. 943 del 21.1.1987, Roma 1987, pp. 7-9. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 3
012/2020 di vista normativo e quindi sostanzialmente permissiva»12. La sanatoria prevista dalla Foschi, dopo una serie di proroghe dei termini temporali entro i quali presentare domanda di regolarizzazione (si arriverà, sostanzialmente, fino alla fine del 1988), si rivela un fallimento, almeno rispetto alle previsioni sull’emersione attesa, e riesce a sanare la posizione di 116.000 immigrati13. A pesare sulla scarsa riuscita del provvedimento sono sia le analisi e le interpretazioni delle caratteristiche quantitative e qualitative dell’immigrazione in Italia, che guidano il legislatore nella formulazione della 943, sia un deficit effettivo di conoscenza specifica del fenomeno. Riguardo al primo aspetto, l’Italia in cui si giunge all’approvazione della Foschi è un paese che vive un momento di rinascita, quantomeno nella percezione comune, e che sperimenta la stagione dei governi Craxi14, durante la quale anche l’immagine dell’immigrato incentrata sulla figura del lavoratore-ospite è funzionale allo sviluppo dell’economia italiana e all’aumento dei livelli di benessere generale, con poco spazio per le contestazioni politiche nei confronti dell’immigrazione e, invece, con l’espressione di sentimenti vagamente solidaristici nei confronti degli stranieri15. La logica che guida i legislatori è perfettamente inserita nel momento storico: bisogna regolarizzare la posizione dei lavoratori immigrati già presenti in Italia anche per assicurare la tenuta di alcuni segmenti del mercato del lavoro nazionale. Tale impostazione metodologica si scontra, tuttavia, con la scarsa conoscenza che lo stesso legislatore e, più in generale, la politica hanno dell’immigrazione, tanto parziale da escludere, di fatto, dalla possibilità di regolarizzarsi una componente importante e numerosa della presenza straniera: i lavoratori autonomi, in larga parte impegnati nelle attività del cosiddetto “ambulantato”, i quali sono tagliati fuori da una sanatoria ideata per favorire l’emersione di lavoratori dipendenti e disoccupati16. Tutt’altre motivazioni ha il provvedimento di regolarizzazione approvato quattro anni dopo, nei primi mesi del 1990, a corredo della prima legge organica sull’immigrazione, comunemente nota come “legge Martelli”, che al termine della sua applicazione arriva a sanare la posizione di circa 215 mila immigrati irregolari. L’approvazione di una nuova legislazione sulla presenza straniera in Italia giunge al termine di un biennio, il 1987-1988, che fa registrare un aumento sensibile degli episodi di razzismo e xenofobia nel paese17 e, soprattutto, in seguito agli avvenimenti della seconda metà del 1989, vero momento di svolta per la storia italiana dell’immigrazione18. Nella notte tra il 12 M. Colucci, Storia dell’immigrazione straniera in Italia. Dal 1945 ai nostri giorni, Carocci, Roma 2018, pp. 67-68. 13 Sul fallimento della sanatoria prevista dalla legge Foschi, sia consentito un rimando a D. Di Sanzo, Braccia e persone. Storia dell’immigrazione in Italia ai tempi di Jerry Masslo (1980-1990), Claudiana, Torino 2020, pp. 77- 81. 14 Sul periodo si veda, tra gli altri, G. Crainz, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Donzelli, Roma 2013, pp. 137-162. 15 Ivi, pp. 159-164. 16 Cfr. L. Einaudi, M.A. Macioti, E. Pugliese, Gli immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari 1993, p. 45. 17 Cfr. D. Di Sanzo, Braccia e persone cit., pp. 85-91. 18 Sul punto si veda M. Colucci (a cura di), 1989-’90: la storia dell’immigrazione straniera in Italia a un punto OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 4
012/2020 24 e il 25 agosto 1989, infatti, viene ammazzato, nelle campagne di Villa Literno, nel casertano, dove si trova per partecipare come bracciante alla campagna di raccolta del pomodoro, il giovane rifugiato politico sudafricano Jerry Essan Masslo, persona nota alle cronache e, soprattutto, conosciuta nel mondo dell’associazionismo impegnato in favore degli immigrati19. L’omicidio genera un dibattito sull’immigrazione e sulla condizione degli stranieri in Italia senza precedenti, in grado di coinvolgere, oltre al sindacato e all’associazionismo, anche i partiti e le istituzioni. La mobilitazione sfocia in una grande e articolata rivendicazione di diritti in favore degli immigrati e in una storica manifestazione antirazzista, svoltasi a Roma il 7 ottobre 1989, che arriva, tra le altre cose, a fare luce sulla condizione di migliaia di lavoratori stranieri in condizione di irregolarità, reclamandone la regolarizzazione. Pochi mesi dopo, la sanatoria prevista dalla legge sull’immigrazione che porta il nome dell’allora vicepresidente socialista del Consiglio Claudio Martelli rappresenterà uno dei punti cardine della nuova disciplina, sostenuta da una larga convergenza in Parlamento20 e, soprattutto, da una società e da un’opinione pubblica protagoniste della “scoperta” dell’immigrazione in Italia come fenomeno ormai radicato nel paese. 2. Gli anni Novanta Gli anni Novanta rappresentano il decennio del consolidamento dell’immigrazione in Italia21, durante il quale si assiste a una evoluzione qualitativa, ma, soprattutto a una importantissima crescita quantitativa del fenomeno, capace di far registrare, nel decennio 1991-2001, un incremento medio annuo del 14,1% di nuovi immigrati regolari sul territorio della penisola22. In valore assoluto, nello stesso arco temporale, si supera la “fatidica” quota del milione di stranieri presenti23. A contribuire a tale risultato sono anche due provvedimenti di sanatoria che si di svolta (con interventi di Silvia Salvatici, Simone Paoli, Donato Di Sanzo, Valeria Piro, Valerio De Cesaris), in «Contemporanea», N. 2, Aprile-Giugno 2020, pp. 289-316. 19 Per una ricostruzione degli eventi legati all’assassinio di Jerry Essan Masslo si consiglia, tra gli altri, G. Di Luzio, A un passo dal sogno. Gli avvenimenti che hanno cambiato la storia dell’immigrazione in Italia, Besa Editrice, Nardò (LE) 2016. 20 Contrari all’approvazione della legge Martelli in sede di approvazione parlamentare furono soltanto i rappresentanti del Partito Repubblicano Italiano e del Movimento Sociale Italiano. Cfr. S. Paoli, La Legge Martelli su asilo politico e immigrazione: una scelta europea, in «Storia e politica. Annali della Fondazione Ugo La Malfa», N. 29, 2013, pp. 311-332. 21 M. Colucci, Storia dell’immigrazione cit., p. 103. 22 Per questo e altri dati relativi alla crescita quantitativa dell’immigrazione straniera in Italia negli anni Novanta si rimanda, tra gli altri, a C. Bonifazi, L’Italia delle migrazioni, Il Mulino, Bologna 2013. 23 Ibidem. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 5
012/2020 avvicenderanno tra la metà e la fine degli anni Novanta, concepiti in condizioni sociali e politiche assolutamente diverse tra loro. Il primo è la regolarizzazione promossa e realizzata, nel 1995, dal governo presieduto da Lamberto Dini, sorto all’indomani della breve parentesi a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi e del suo esecutivo di centro-destra legittimato dal voto del 1994. Dal punto di vista sociale, lo scenario dell’immigrazione in Italia e la sua percezione nell’opinione pubblica sono stati letteralmente sconvolti dal massiccio arrivo di immigrati albanesi, in fuga da un’Albania in piena crisi istituzionale e umanitaria, nella fase terminale di una lunga dittatura comunista. A partire dallo sbarco del mercantile Vlora con a bordo 18.000 persone, avvenuto nel luglio del 1991 nel porto di Bari, le immagini di persone ammassate su barconi di fortuna alla deriva nel Canale d’Otranto diventano oggetto di attenzione pubblica e stimolano un dibattito sull’immigrazione in grado, tra le altre cose, di stigmatizzare l’inadeguatezza della legislazione italiana soprattutto riguardo alla disciplina di situazioni emergenziali e umanitarie24. In termini politici, la sanatoria avviata dal governo Dini nel 1995 interviene – insieme ad altri provvedimenti tesi a regolamentare la presenza straniera in Italia approvati per decreto dallo stesso esecutivo – in un momento particolare per le relazioni tra i partiti, durante il quale l’immigrazione diventa un argomento su cui testare il posizionamento delle forze parlamentari nello spazio pubblico25. Il momento è, tuttavia, contraddistinto anche dalla straordinaria mobilitazione del movimento antirazzista italiano, irrobustitosi dopo la vicenda dell’assassinio di Jerry Masslo, al cui interno le organizzazioni degli immigrati dimostrano un importante protagonismo nel chiedere un provvedimento di regolarizzazione il più largo possibile. Alla fine, la sanatoria del 1995, “porterà alla luce” la posizione di 244.000 nuovi stranieri regolari, una cifra superiore a quella registrata in seguito all’entrata in vigore della legge Martelli, dovuta anche all’introduzione dei motivi familiari tra le ragioni dell’ottenimento di un permesso di soggiorno26. Con le elezioni del 1996, che portano al governo una compagine di centro-sinistra guidata da Romano Prodi, nell’agenda politiche dei partiti di maggioranza entra anche la riforma della legislazione sull’immigrazione. A farsi promotori di una legge concepita per il superamento della Martelli del 1990 sono il ministro della solidarietà sociale Livia Turco e il ministro dell’interno Giorgio Napolitano, la cui opera porterà all’approvazione di un testo dal significato politico doppio: da una parte, infatti, si introducono i primi timidi riferimenti alle politiche di integrazione, segnale di una consapevolezza ormai acquisita della natura stabile della presenza straniera in Italia; dall’altra si contingentano gli ingressi attraverso la previsione di flussi annuali di lavoratori, in linea con 24 Per una panoramica sull’emergenza albanese e sulle sue conseguenze nel paese, si segnala il volume V. De Cesaris, Il grande sbarco. L’Italia e la scoperta dell’immigrazione, Guerini e Associati, Milano 2018. 25 Sui decreti Dini e sull’impasse politica del periodo legata al tema dell’immigrazione, si veda L. Einaudi, Le politiche dell’immigrazione cit., pp. 184-190. 26 Cfr. M. Colucci, Storia dell’immigrazione cit., pp. 115-122. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 6
012/2020 non meglio precisate esigenze del mercato del lavoro, e si fa esplicito riferimento al contrasto all’immigrazione clandestina istituendo i Centri di Permanenza Temporanea, luoghi di detenzione dei migranti avviati al procedimento di espulsione27. Anche la Turco-Napolitano del 1998 reca un provvedimento di regolarizzazione, di cui beneficeranno 217.000 immigrati. Dal punto di vista politico, il clima in cui la legge e la sanatoria vengono formulate e applicate segnala il sostanziale riflusso del movimento antirazzista italiano nato nel 1989, che perde la sua carica rivendicativa e la capacità di mobilitare masse imponenti di persone. L’indebolimento delle energie che avevano guidato, a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, all’approvazione della prima legge organica sull’immigrazione in Italia, si consuma proprio in merito alle previsioni contenute (o non contenute) dalla Turco- Napolitano, da alcuni giudicate in maniera negativa, da altri apprezzate o comunque non avversate28. Al tempo stesso, tuttavia, la fine degli anni Novanta è il momento in cui giunge definitivamente a compimento il processo di politicizzazione dell’immigrazione, con conseguenze importanti anche e persino sullo scenario politico dei primi anni Duemila. 3. Dalla “grande regolarizzazione” alle sanatorie occasionali Il nuovo millennio si apre, dal punto di vista della politica italiana, con le elezioni del 2001, che riportano al governo una maggioranza di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi e sostenuta da due partiti dichiaratamente a favore di un restringimento della legislazione sulla presenza straniera come Alleanza Nazionale e la Lega Nord. Quello del 2001 è un appuntamento con le urne importante per la storia dell’immigrazione in Italia, perché è preceduto da una campagna elettorale durante la quale il fenomeno è al centro delle contrapposizioni politiche e diventa tema centrale nel determinare gli esiti del voto. Giunte al governo, le forze della destra italiana si ritrovano a dover dar seguito all’annunciata volontà di rendere più “controllati” e difficili i flussi in arrivo, soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre, che introducono la questione dell’islamofobia nel dibattito sulla presenza straniera29. Al termine di una discussione serrata e accesa, l’esecutivo presieduto da Berlusconi licenzia un testo che porta il nome dell’allora ministro dell’interno Gianfranco Fini, leader di AN, e del ministro per le riforme Umberto Bossi, segretario della Lega Nord. A dispetto di una propaganda di governo impegnata a rinfocolare, anche a 27 Per un giudizio cfr. M. Colucci, Per una storia del governo dell’immigrazione straniera in Italia, in «Meridiana», N. 81, 2018, pp. 20-22. 28 Si pensi, ad esempio, alla questione del diritto di voto agli stranieri che, per una parte del movimento antirazzista, era considerato come una necessaria previsione per una legge rispettosa della condizione degli immigrati in Itali. Sul punto e anche sul dibattito politico intorno alla Turco-Napolitano, si veda S. Bontempelli, Diritto di voto ai migranti. Storia di un dibattito, 2018, consultabile al link https://sergiobontempelli.wordpress.com/2008/03/30/diritto-di-voto-agli-stranieri-storia-di-un-dibattito/. 29 Cfr. M. Colucci, Storia dell’immigrazione cit, p. 141. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 7
012/2020 livello ideologico, la contrarietà all’immigrazione, la Bossi-Fini, approvata nel luglio del 2002, si sostanzia in un irrigidimento dell’impianto generale della Turco-Napolitano, integrato attraverso disposizioni tese a rendere generalmente più complicata e precaria la permanenza in Italia dei cittadini stranieri e a perseguire la condizione di irregolarità indebolendo il sistema di tutele sociali e giuridiche in favore degli immigrati30. Al pari delle altre leggi italiane sull’immigrazione, anche la Bossi-Fini è accompagnata da una regolarizzazione. Paradossalmente, quella realizzata da una maggioranza di governo che aveva fatto del contrasto alla “clandestinità” una sua bandiera si rivela come la più grande sanatoria che la storia delle politiche migratorie italiane abbiano mai sperimentato, arrivando a computare 701.906 domande e ad accoglierne 643.72831. I numeri di un provvedimento passato alla storia come “la grande regolarizzazione del 2002”, rappresentano da soli il fallimento delle politiche di chiusura portate avanti dai fautori della Bossi-Fini, anche se, per “giustificare” maldestramente un risultato simile, i rappresentanti della destra italiana adopereranno una specifica “filosofia”: trattandosi di una legge che determinerà un restringimento delle condizioni di ingresso in Italia per il futuro – dichiareranno in più occasioni – si è cercato di allargare le maglie della sanatoria e di ridurre al minimo i tassi di irregolarità dell’entrata in vigore della nuova normativa32. Il provvedimento del 2002 rappresenta, di fatto, l’ultima occasione di regolarizzazione generale per gli immigrati in Italia. I decreti flussi per l’ingresso di contingenti di lavoratori si attestano, con una frequenza occasionale, su cifre ridotte33, mentre le ultime due sanatorie propriamente dette – quella del 2009 e quella del 2012 – non ripeteranno le “performance” numeriche delle precedenti e, soprattutto, saranno riservate a specifiche categorie di lavoratori34. Nell’ultimo decennio, inoltre, è il clima politico a diventare profondamente ostile a qualsiasi prospettiva di regolarizzazione per gli immigrati irregolari e, più in generale, alla presenza straniera. A fare la differenza, in questo senso, sono l’aumento dei flussi di richiedenti asilo verso l’Italia seguito alle primavere arabe e, nello specifico, le polemiche relative all’accoglienza di coloro che raggiungono il territorio italiano attraversando il Mediterraneo. La rappresentazione di un fantomatico “paese dei balocchi” in cui gli immigrati beneficiano di grandi privilegi a danno della stragrande maggioranza della popolazione, in cui anche il peso della mala- 30 Sull’impianto della legge Bossi-Fini e per un commento si veda L. Pepino, La legge Bossi-Fini. Appunti su immigrazione e cittadinanza, in «Immigrazione Diritto Cittadinanza», N. 3, 2002, pp. 225-236. 31 Per una ricognizione sui dati della sanatoria del 2002, comprensiva anche di una differenziazione per nazionalità, si consiglia S. Strozza, E. Zucchetti, Introduzione, in Id. (a cura di), Il Mezzogiorno dopo la grande regolarizzazione. Vecchi e nuovi volti della presenza migratoria, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 3-10. 32 Si vedano alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa da Gianfranco Fini e da alcuni rappresentanti di Alleanza Nazionale e Forza Italia a commento dei dati relativi alla regolarizzazione del 2002. 33 M. Colucci, Cosa insegnano trent’anni di sanatorie cit., che fa riferimento a una media di circa 30.000 ingressi per decreto-flussi. 34 Come la sanatoria del 2009, destinata a colf e badanti. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 8
012/2020 accoglienza e del lucro dei privati sull’ospitalità offerta ai profughi e ai rifugiati viene scaricato su questi ultimi, prende il sopravvento e viene cavalcata da forze politiche in grado di capitalizzare il contrasto all’immigrazione in termini di ritorno elettorale. L’immagine del richiedente asilo ospitato in un centro di accoglienza a spese degli italiani diventa così protagonista di un’operazione di riduzione concettuale di un fenomeno – l’immigrazione, appunto – ben più ampio35, articolato e, soprattutto, realmente edificante per l’Italia dal punto di vista sociale, culturale ed economico. L’odio nei confronti dello straniero e una discussione sulla condizione dei rifugiati avvitata su fake news e propaganda politica hanno generato un clima in cui, fino a pochissimi giorni fa, era praticamente impossibile immaginare la possibilità di regolarizzare la posizione di centinaia di immigrati sprovvisti (per ragioni varie) di un permesso di soggiorno attraverso un provvedimento governativo. La fine dell’esperienza di governo della Lega Nord, nello scorso agosto, e – lo si può tranquillamente affermare – la crisi economico-produttiva indotta dall’emergenza coronavirus hanno rivoluzionato tale scenario, riportando, tuttavia, alla luce “il peccato originale” del legislatore italiano sull’immigrazione: un ricorso alla sanatoria tanto discusso quanto, probabilmente, estemporaneo. 4. Conclusioni (sostenibili) Sono i dati a disposizione a rilevare come la sanatoria sia stata il più utilizzato strumento di politica sull’immigrazione in Italia: il 1 gennaio 2000 era ancora presente nella penisola il 72% di coloro che avevano beneficiato delle regolarizzazioni realizzate dal 1986 al 199836; il 1 gennaio 2007 era presente in Italia più dell’80% dei beneficiari della grande sanatoria del 200237. Gli interrogativi (retorici) che derivano da tali evidenze e dalle recentissime novità intervenute sono sostanzialmente tre: è sostenibile, per un paese come l’Italia, una legislazione sull’immigrazione fondata sulla pratica della sanatoria?; quale sarà il beneficio che la regolarizzazione appena approvata apporterà alla condizione esistenziale di migliaia di immigrati irregolari attualmente presenti nella penisola?; qual è il tenore della discussione pubblica sull’immigrazione in Italia oggi? Al primo interrogativo si potrebbe agevolmente rispondere sostenendo l’inadeguatezza alla radice del sistema di politica migratoria: non sono le regolarizzazioni in quanto tali a rappresentare il problema, quanto invece una legislazione che produce irregolarità e che rende difficile e precaria la vita di migliaia di persone immigrate. Finché 35 Gli immigrati regolari presenti in Italia sono più di 5 milioni. 36 Cfr. M. Barbagli, A. Colombo, G. Sciortino (a cura di), I sommersi e i sanati. Le regolarizzazioni degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna 2004. 37 Cfr. Rapporto CNEL 2008. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 9
012/2020 non si procederà all’abolizione della Bossi-Fini e all’approvazione di una legge sull’immigrazione che tuteli realmente la condizione giuridica ed esistenziale degli stranieri, la necessità di sanare la posizione di centinaia di migliaia di irregolari si riproporrà alla prossima crisi di sistema o, ciclicamente, tra qualche anno. La risposta al secondo interrogativo è più ostica poiché la sanatoria che entrerà in vigore a breve è attesa alla prova dei fatti. A oggi, alla lettera, il riscontro oggettivo che se ne ha è la sussistenza del carattere estemporaneo ed emergenziale del provvedimento, “partorito” in maniera utilitaristica dal sistema-Italia scosso dal covid sulla pelle di migliaia di persone. Al netto di ciò – anche se “si poteva oggettivamente fare di più” e proprio perché persino i più ottimisti non avrebbero scommesso un euro sulla possibilità di giungere a una sanatoria fino a qualche tempo fa – la finestra per le regolarizzazioni che si aprirà nei prossimi mesi dovrà rappresentare un’opportunità storica e oggettiva per l’emersione di quante più persone possibili. A fare la differenza, in tal senso, sarà il protagonismo dei corpi sociali (sindacati, associazioni, organizzazioni di varia natura) che dovranno svolgere un ruolo inclusivo, affinché le maglie della sanatoria possano avvolgere un numero elevato di beneficiari. La risposta al terzo interrogativo è la più densa di pessimismo. Il dibattito che ha preceduto la regolarizzazione appena approvata ha fatto registrare un livello basso della elaborazione concettuale in tema di immigrazione e presenza straniera. Ha spesso prevalso una logica “neocoloniale” per cui a parlare nello spazio pubblico della “sanatoria degli immigrati”38 non sono stati convocati gli immigrati stessi e le organizzazioni rappresentative della loro condizione. La sensazione maturata negli ultimi giorni è che il livello del dibattito italiano sulla presenza straniera sia sostanzialmente ingabbiato in schemi e rappresentazioni antiquate e pericolose, come hanno pochi giorni fa rilevato, insieme, la storica Leila El Houssi e la scrittice Igiaba Scego: «Ormai è dagli anni ‘70 che migranti e figli di migranti, padri, madri figli, si sentono considerati corpi alieni, estranei alla nazione. E se il corpo dell’alieno entra nel dibattito deve, per il mainstream nazionale, avere qualcosa di utile da portare in cambio […] Il discorso sulle regolarizzazioni ha solo mostrato quello che abbiamo sempre visto, ovvero l’uso strumentale del corpo migrante e/o di origine migrante. Un déja vu dove i partiti politici si schierano da una parte all’altra della barricata, e dove anche tra i “buoni” si nascondono ancora troppe insidie»39. Migliaia di persone immigrate, in un paese a democrazia avanzata, meritano sicuramente di meglio. 38 Tradotto: della pelle, del sudore e della vita di migliaia di persone. 39 L. El Houssi, I. Scego, Non siamo solo braccia da usare e gettare. Ma anche anima e mente, con dignità di persona, «L’Espresso», 8 maggio 2020. OCSM - Osservatorio sulla Cooperazione e la Sicurezza nel Mediterraneo info@ocsm.it | osservatorioocsm@gmail.com OCSM c/o Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione | Università degli Studi di Salerno, Via Giovanni Paolo II, 84084, Fisciano (SA) 10
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