LA STRANA COPPIA 2 (OSCAR & FELIX) - mtp concessionari associati

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“LA STRANA COPPIA 2” di Neil Simon
MTP Concessionari Associati Srl – Via Palombarese km 15,100 – 00012 Guidonia Montecelio (RM)
                                www.mtpconcessionariassociati.it

                    LA STRANA COPPIA
                            2
                             (OSCAR & FELIX)

                                          di

                                   Neil SIMON,
                      Ellen Simon e Nancy Simon

                      Traduzione di
              MTP CONCESSIONARI ASSOCIATI

                       Registrato presso la SIAE

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“LA STRANA COPPIA 2” di Neil Simon
MTP Concessionari Associati Srl – Via Palombarese km 15,100 – 00012 Guidonia Montecelio (RM)
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                                     PERSONAGGI

                            OSCAR

                            MURRAY

                            ROY

                            SPEED

                            VINNIE

                            FELIX

                            JULIA

                            YNES

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                                     ATTO PRIMO

                                        Scena 1

                            Una caldissima notte estiva. Appartamento di
                            Oscar Madison. Scena unica: quella del
                            soggiorno, con alcune porte che conducono in un
                            bagno, in cucina e nel corridoio, che fa presumere
                            altre stan-ze di quello che un tempo era un
                            piacevole appar-tamento. La porta d’ingresso è in
                            fondo a sinistra e due gradini portano in
                            soggiorno. C’è qualche fi-nestra. Siamo al
                            dodicesimo piano. È in corso una partita a poker.
                            Ci sono sei sedie intorno al tavolo, delle quali solo
                            quattro sono occupate. Una nube di fumo di sigari
                            e sigarette aleggia sul tavolo. Gli uomini sono
                            Murray, Roy, Speed, e Vinnie. Vinnie, con un gran
                            mucchio di fiches davanti a sé, batte nervosamente
                            un piede e non fa che guardare l’orologio. Roy
                            guarda Speed e Speed guarda fisso Murray con
                            incredulità totale. Murray dà le carte. Lentamente
                            e metodicamente cerca di mescolarle. Sembra che
                            non ne abbia voglia. È un compito pe-sante,
                            penoso. Speed scuote la testa con increduli-tà. Il
                            tutto si fa senza che nessuno dica una parola.

         ROY          - Dio, che caldo qua dentro!
                             (Murray dà le carte. I giocatori lo osservano)
         SPEED        - Dando così le carte, cerchi di raffreddare il gioco o la
                      stanza?
         ROY          - Non c’è aria qua dentro. Non si può avere un po’ più
                      d’aria, qua dentro?
         SPEED        - Io ho fame. Telefono qua sotto. C’è un ristorante “a
                      portar via”.
         VINNIE       - (esce dalla stanza da bagno strofinandosi le mani) In
                      bagno non ci sono asciugamani. Ho dovuto asciugarmi
                      mettendo le mani fuori dalla finestra.
         SPEED        - (ad alta voce) Ehi, Oscar. Che dici? Ci stai o non ci
                      stai?
         OSCAR        - (fuoriscena) Guarda le mie carte.
         SPEED        - (guarda le sue carte) Sei fuori.

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         OSCAR        - (fuoriscena) Murray, non mi fido di lui. Guarda le mie.
         MURRAY       - (le guarda) Puoi starci.
         SPEED        - Allora io non ci sto.
         ROY          - Questa stanza è calda, sporca e puzzolente.
         MURRAY       - Sta migliorando, vero?
         ROY          - Hai visto il suo frigorifero? C’è dentro il latte messo lì
                      senza neanche un coperchio.
         MURRAY       - Che fa Felix? Non aveva mai fatto tanto tardi.
         SPEED        - Perché? Che ha Felix?
         ROY          - Ha due ore di ritardo.
         SPEED        - Oh! Credevo che fosse seduto lì.
                              (Murray mescola le carte e le distribuisce)
         ROY          - Sono le dieci e mezza.
         VINNIE       - Io a mezzanotte devo andarmene.
         OSCAR        - (arriva con bibite e panini sotto il braccio) Io sto. Sto.
         MURRAY       - Senza neanche guardare le carte?
         OSCAR        - Per farne? Tanto bleffo comunque. Chi vuole la Coca-
                      Cola?
         MURRAY       - Io, sì, la Coca-Cola, sì.
         OSCAR        - Il mio amico Murray prende la Coca. (la posa)
         MURRAY       - Ma è senza ghiaccio!
         OSCAR        - Se vuoi il ghiaccio, telefona al “Plaza Hotel”.Chi vuole
                      qualcosa da mangiare?
         SPEED        - Cosa abbiamo?
         OSCAR        - (guarda) Ho panini marroni e panini verdi.
         MURRAY       - Che c’è nei panini verdi?
         OSCAR        - (guarda) Sono di formaggio nato ieri o di carne
                      vecchissima.
         MURRAY       - Io ne prendo uno marrone.
         VINNIE       - Perché mangeresti carne scura?
         MURRAY       - Il dottore mi ha proibito la carne rossa.
         OSCAR        - Volete che l’assaggi, io l’assaggio. (addenta e mastica.
                      a Murray) Mangia il verde.
         SPEED        - (sbuffata di fumo di sigaro)
         ROY          - Ehi, sbaglio o fra noi c’era la regola: “Basta coi sigari”?
                      Sono 50 dollari di multa.
         SPEED        - Il mio dottore vuole che fumi. Ha detto che ho i
                      polmoni troppo puliti.
         OSCAR        - Chi prende birra analcolica?
         SPEED        - Io.

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         OSCAR        - Me n’è rimasta una sola. È per me. Ne vuoi una
         sgasata?
         SPEED        - E che altro hai?
         OSCAR        - Una sgasata.
         SPEED        - Prenderò la sgasata.
         VINNIE       - Con mia moglie dobbiamo prendere l’aereo per la
                      Florida, domani.
         MURRAY       - Ma chi va in Florida di luglio?
         VINNIE       - È un’occasione. Per loro luglio è bassa stagione. Non
                      c’è folla e metà prezzi.
         SPEED        - Bella vacanza. Quattro clienti da quattro soldi in un
                      albergo vuoto.
         ROY          - Io continuo a preoccuparmi per Felix.
                             (Oscar apre la birra con l’apriscatole. La schizza
                             su tutta la tavola. Saltano su tutti, arrabbiati)
         MURRAY       - Perché usi l’apriscatole quando c’è la levetta sulla
                      lattina?
         OSCAR        - Ho aperto tremila lattine di birra. Ci ho lasciato tutte le
                      unghie.
         SPEED        - (passando un dito sul tavolo bagnato) Per favore,
                      potremmo giocare con l’ombrello?
                             (Tutti si asciugano; Oscar asciuga il tavolo con i
                             panini)
         VINNIE       - Perché non prendi una donna per le pulizie?
         OSCAR        - Ho provato. Non ho superato il colloquio... Ehi,
                      Murray, puoi prestarmi 50 dollari?
         MURRAY       - Te ne ho prestati 50 dieci minuti fa.
         OSCAR        - Bè, prestamene 80 così ti rendo i 50.
                             (squillo di telefono)
         OSCAR        - È il mio cellulare. Aiutatemi a cercare il mio cellulare!
         VINNIE       - Dove l’avevi ultimamente?
         OSCAR        - In cucina. Guarda dentro i panini.
         MURRAY       - (apre un panino e tira fuori un piccolo cellulare) Ecco
                      perché l’insalata era tanto dura!
         OSCAR        - (apre il cellulare, lo porta all’orecchio) Pronto? Chi
                      vuole, scusi? Babà? Qui non c’è nessun babà. Aspetti…
                      Ho la maionese negli orecchi… Oh, “papà”! Accidenti, è
                      il mio bambino! (al telefono) Brucey, piccolo! Come
                      stai? Come stai, tesoro? Sì, finalmente ho ricevuto la tua
                      lettera. Ci ha messo tre settimane. Alla prossima, dì a
                      mammina di metterci il francobollo. Lo so che ti abbiamo

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                proibito di leccarli. Va bene, passami mammina. Ciao,
                Blanche. Sì, so perfettamente perché mi chiami… Sono
                in ritardo di una settimana con l’assegno, vero?... Quattro
                settimane?! Ma non è possibile!...Perché non è possibile!
                Blanche, io prendo sempre nota di ogni assegno e so che
                sono indietro di tre settimane sole! Non minacciarmi di
                mandarmi in ga-lera perché la minaccia non vale. Con le
                spese che ho e gli alimenti che ti pago, un carcerato porta
                a casa più soldi di me. Fammi parlare con mio figlio...
                Ciao, Brucey. Vuoi di-re alla mammina che sono indietro
                di tre settimane sole?... Non c’è bisogno che tu capisca,
                lo capirai quando sarai più grande. Ti adoro, Brucey.
                (chiude)
         ROY    - Può farlo, sai...
         OSCAR  - Cosa?
         ROY    - Mandarti in galera. Per mancato sostentamento della
                famiglia.
         OSCAR  - Mai. Se non mi telefona una volta alla settimana per
                esasperarmi, non campa.
         ROY    - Non la preoccupa che tu non le dia i suoi soldi?
         OSCAR  - No, preoccupa me che lei non ne dia a me.
         ROY    - Come commercialista, ti impongo una stretta economia.
         OSCAR  - E io ti impongo una stretta dieta. (acchiappa il
                sacchetto e lo strappa a metà. Le patatine fritte volano
                dappertutto) Non più patatine per te.
         ROY    - Non riesci a prendere la cosa seriamente, vero? Lei può
                mandarti in galera, lo sai?
         MURRAY - Almeno avresti una stanza più pulita.
         SPEED  - Perché non affitti l’appartamento? È veramente carino.
         OSCAR  - Va bene. Lo vuoi tu?
         SPEED  - Ma sei pazzo? Preferirei essere senzatetto.
         VINNIE - Io devo comunque andarmene a mezzanotte.
         SPEED  - Conti i minuti per andare in Florida, Vinnie? Hai avuto
                uno sconto da una di quelle linee aeree cubane?
         VINNIE - Sì. Castro, se non mi vede ogni tanto, piange.
                        (Suona di nuovo il cellulare. Oscar risponde)
         OSCAR  - (al telefono) Oh, ciao, tesoro… Ti ho detto che non devi
                chiamarmi durante la partita... Sì, giochiamo ancora,
                stanotte... Verso mezzanotte e mezzo..
         VINNIE - Mezzanotte.

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         OSCAR  - Indossa la divisa del liceo. Con la mini di lana a
                scacchi, scozzese... Va bene. Un momento… Murray, è
                tua moglie.
                       (Gli altri: stupiti. Oscar tende il telefono a
                       Murray, che lo prende e lo tappa con la mano. Poi,
                       a Oscar)
         MURRAY - Sai quant’è che le ho chiesto di farlo? (al telefono)
                Ciao, gioia... Come hai fatto a sentire? Avevo coperto il
                telefono con la mano… Che succede?... Felix?... No. Non
                si è fatto vivo... Perché?... No, non ne ho proprio idea...
                Va bene, se so qualcosa, ti chiamo. (alza le mani in alto)
                Felix: disper-so, stamani non si è presentato al lavoro.
                Mimì ha appena parlato con sua moglie. Lo dà anche lei
                per scomparso.
         OSCAR  - (mischiando le carte) Ma non è scomparso.
         VINNIE - Tu come lo sai?
         OSCAR  - Perché Felix, se fosse scomparso, morirebbe dalla
                paura. Ha paura di muoversi al buio. Per la strada corre
                da un lampione all’altro… Si farà vedere, credete a me.
         SPEED  - Murray, sei un poliziotto. Che pensi?
         MURRAY - Era depresso ultimamente?
         OSCAR  - Naah! Lo è da otto anni, da quando lo conosco.
         ROY    - Prende qualcosa? Tipo pillole?
         OSCAR  - Felix? Ti preego!
         ROY    - Perché no? Se è molto disperato, potrebbe prendere
                delle pillole.
         OSCAR  - Quando aveva l’influenza, prendeva le aspirinette… e le
                tagliava a metà prima di metterle in un macinino. Ma a
                che servono le ipotesi? Io telefono a sua moglie.
         SPEED  - Aspetta... Non è che si vedeva con un’altra?
                       (Tutti lo fissano)
                Va bene. Come non detto. Felix non si dà da fare.
         OSCAR  - (guardando le sue carte) Tutti si dànno da fare.
         VINNIE - Non tutti, Oscar.
         OSCAR  - Tuuutti! Guarda in TV quel programma, quello della
                “Storia”: che mi dici del Generale Eisenhower e della sua
                autista bionda? E il presidente Roosevelt con le donne
                che gli facevano fare il girotondo sulla sedia a rotelle
                nella Sala Ovale..? (fa un numero al telefono) E il vice-
                presidente Gore?
         VINNIE - Lui: mai niente.

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         OSCAR  - Vero. Per quello non è stato eletto. È libero.
                       (Tutti gli si affollano intorno)
         OSCAR  - Frances? Ciao. Sono Oscar. Abbiamo sentito che… Mi
                dispiace... No, non lo stiamo cercando, giochiamo ancora
                a poker... Bè, credo che stia vincendo Vinnie. (mano sul
                telefono, agli altri) Non sembra troppo in pensiero... (al
                telefono) Allora, non hai idea di dove possa essere?... Oh,
                davvero?… No, io non lo sapevo... Nessuno di noi..
         SPEED  - Sapere cosa? COSA?
         OSCAR  - (al telefono) Sì, come so qualcosa, ti faccio sapere…
                Ciao, Frances. (mette giù) Ah, questa...! (alza gli occhi)
         ROY    - Va bene, hai bisogno di soldi. Compriamo la risposta.
                “Ah, questa”, cosa??
         OSCAR  - Hanno rotto: il matrimonio è roba di ieri.
         VINNIE - Era su giornale di ieri?
         ROY    - Vuoi dire che ha fatto fagotto e se n’è andato?
         OSCAR  - No, lei gli ha fatto fagotto e lo ha cacciato.
         VINNIE - Lo ha buttato fuori?
         OSCAR  - A spintoni, a calci, dentro una carriola, in bicicletta…
                Non lo so. Con tutta la sua roba.
         MURRAY - E lui come l’ha presa?
         OSCAR  - Sulle braccia, in spalla… Non me lo ha detto.
         SPEED  - Emotivamente! Come l’ha presa emotivamente?
         OSCAR  - L’ha buttato fuori di casa. Pensi che abbia avuto il
                tempo di comprare una videocamera per immortalare la
                faccia che ha fatto?
         SPEED  - Si suiciderà. Ha distrutto la sua vita. Si suiciderà.
         ROY    - Ehi, Murray, vuoi piantarla di essere un poliziotto per
                due minuti? Dove sarà andato, Oscar?
         OSCAR  - È andato fuori a suicidarsi.
         VINNIE - Lo ha proprio detto a lei?
         OSCAR  - Non lo ha detto. Glielo avrà mandato per E-mail col suo
                computer “da grembo”.
         MURRAY - Un suicidio per E-mail?
         OSCAR  - Stava per dire anche come, ma si è scaricata la batteria.
         SPEED  - Sarebbe un po’ teatrale, no?
         ROY    - Bè, tutti noi conosciamo Felix, vero? È una “regina del
                dramma”. Sbaglio, Oscar?
         OSCAR  - È il re delle regine del dramma! (breve pausa) Ma qui,
                ragazzi, meglio passare dalla regalità alla realtà.

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         MURRAY - Certo! E secondo me, quelli come lui è raro che si am-
                mazzino. Non vogliono la morte, vogliono la
                compassione.
         VINNIE - È vero! E non puoi sogguardare l’immanità del suo
                precipite stato… (tutti lo guardano)
         SPEED  - “L’immanità del suo precipite stato”? Quando avremo
                tempo, mi dirai dove hai letto questa frase.
         VINNIE - Ma dove sarà lui, adesso?
         SPEED  - Dove sarà adesso? In quale stato sarà precipite?
         MURRAY - Bè, se stai per suicidarti, dove vai per trovare qualcuno
                che ti impedisca di suicidarti?
                       (Scampanellata. Tutti si guardano l’un l’altro)
         MURRAY - È chiaro. Dai tuoi amici.
         VINNIE - Vado ad aprire?
         MURRAY - Aspetta. Dobbiamo programmarci. Ehi, gli diciamo che
                sappiamo quello che è successo?
         ROY    - Io direi di no. Deve sentirsi lui di dircelo.
         MURRAY - Magari vuole che lo leggiamo sui giornali.
         VINNIE - Ma c’è una norma per annunciare il suicidio?
         OSCAR  - (si alza) Avete finito con questa discussione? Perché
                potrebbe già essersi impiccato qua fuori sul pianerottolo.
                Vinnie, apri la porta.
         MURRAY - Torniamo tutti a giocare. Prendete le vostre carte.
                       (Tornano veloci intorno al tavolo. Murray e Speed
                       sbagliano sedia, ma subito rimediano. Vinnie
                       aspetta alla porta)
         SPEED  - Alt! Io ho le carte di qualcun altro.
         MURRAY - Anch’io. Dovremmo ridarle per questa partita.
         SPEED  - Io non voglio ridarle.
         OSCAR  - Vinnie, di’ a Felix che torni verso mezzanotte, mezza-
                notte e mezza, che abbiamo da fare. Apri quella porta!!
                       (Vinnie apre la porta. Felix Ungar entra con
                       vestito e cravatta un po’ scompigliati. Ostenta una
                       faccia da animoso)
         VINNIE - (sorride) Ciao, Felix. (corre a sedersi al tavolo)
         FELIX  - Ciao, Vinnie... Ciao, ragazzi.
         TUTTI  - (ad lib.) “Bene, e tu?” - “ok.”) (senza mai alzare gli
                occhi, continuano a far girare le carte)
         FELIX  - (camminando lentamente) Come va la partita?

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         TUTTI        - (ad lib.) “Ciao.”... Non c’è male… Insomma”... ecc.
                             (continuano a spostare le carte che hanno in
                             mano)
         FELIX        Scusate, sono in ritardo.
         TUTTI        - (ad lib.) “Mica tanto… Fa niente...Capita..”
         FELIX        - Stavo facendo una passeggiata sul lungofiume.
         TUTTI        - (rizzano le orecchie)
         FELIX        - C’è una bella brezza… Una pace, un silenzio. Senti
                      l’ac-qua del fiume che scorre. Mi sarei fatto una nuotata.
         OSCAR        - C’è un sacco di melma nel fiume, quest’anno. Il New
                      York Times dice che è una fogna.
         TUTTI        - (assentono)
         FELIX        - C’è… qualcosa da bere?
         MURRAY       - Coca-Cola. Buona Coca-Cola calda.
         OSCAR        - (senza guardarlo) Hai fame, Felix?
         FELIX        - Sì, mi sentirei di mangiare qualcosa..
         OSCAR        - Murray, passagli un panino.
                             (Murray gli tende un vassoio. Felix solleva un
                             panino, lo guarda)
         FELIX        - Mi hanno un po’ schifato questi all’ultima partita che
                      abbiamo fatto. (nasconde il panino e si allontana)
         OSCAR        - Allora, a chi tocca?
                             (Felix gironzola per la stanza. Murray lo osserva)
         SPEED        - Tocca a Murray. Murray, non dici niente? MURRAY!!
         MURRAY       - (continuando a guardare Felix, getta le carte sul tavolo
                      scoprendole)
         MURRAY       - Cosa? Io “passo”. (guarda Felix)
         ROY          - (guarda gli scarti di Murray) Con tre assi? Tu passi con
                      tre assi?
         MURRAY       - (si volta di scatto, guarda le carte) No. Ho detto... Non
                      voglio carte.
         VINNIE       - Ma le hai buttate lì.
         MURRAY       - No, mi sono scivolate… (gesto con le dita)...Sono
                      ancora “imbirrate”.
         FELIX        - (si volta) Ha telefonato qualcuno per me?
         OSCAR        - No, che io ricordi… Nessuno ha telefonato per Felix?
         TUTTI        - (gesti di diniego)
         OSCAR        - Perché, aspettavi una telefonata?
         FELIX        - Io? No, veramente no.
         VINNIE       - (a Felix) Qui soltanto “rilanci”, nessuna chiamata!
         MURRAY       - Questo significa che sono fuori?

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         SPEED        - Fuori di testa, non c’è dubbio.
         FELIX        - È arrivata posta per me?
         SPEED        - Chi dovrebbe scriverti qui?
         FELIX        - No, i…io intendevo per “posta elettronica”...
         SPEED        - Anche quella, perché dovrebbe arrivarti qui?
         FELIX        - Non lo so. Chiedevo…
         SPEED        - Allora, quanto per giocare?
         ROY          - Cinque dollari.
         SPEED        - Io dico “in fiches”.
         OSCAR        - Lo stesso. Cinque dollari.
         SPEED        - Dieci per giocare.
         VINNIE       - Non puoi rilanciare su te stesso.
         SPEED        - Oh, allora “esco”. (getta le carte)
         OSCAR        - C’è una gran mancanza di attenzione in questa partita.
                      Qualcuno faccia un “invito” ragionevole.
         VINNIE       - Io sto bene. Mi piacciono le mie carte.
         MURRAY       - Faccele vedere. Non diremo niente.
         SPEED        - (a Murray) Vuoi tacere?! Non riesco a pensare. Tocca a
                      me?
         OSCAR        - No. Sei fuori. Non puoi rilanciare quando esci. Una
                      volta detto “passo”, non puoi rientrare. Ok. Aspetta
                      “fuori”.
                             (Felix osserva il tutto)
         MURRAY       - (a Speed) Vuoi stare attento al gioco?!
         SPEED        - (a Murray) Non dirlo a me. Tu eri uscito prima di me.
         OSCAR        - (a Felix) È una partita molto, molto tesa, stasera. Uno
                      dei piatti più grossi che abbiamo avuto.
                             (Tutti guardano il piatto e vedono che è quasi
                             vuoto. Tutti, compresi Speed e Murray, cominciano
                             a gettarci un sacco di fiches)
         FELIX        - Qualcuno ha telefonato per me? Riferendosi a me?
         OSCAR        - Bè, il telefono è mio, chiunque chiami si riferisce a me.
         FELIX        - (Annuisce. Si allontana dal tavolo)
         SPEED        - (a Murray) Smetti di battere quel piede. Fai tremare il
                      tavolo.
         MURRAY       - Non ci riesco, questa partita mi innervosisce.
         SPEED        - Le partite ti innervosiscono? Ma insomma, ti innervo-
                      sisce tutto!
         MURRAY       - Mi dispiace. Scusami. Mi ucciderò.
         OSCAR        - MURRAY!!!
         MURRAY       - (rendendosi conto di ciò che ha detto) Oh, scusa.

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         FELIX        - (guarda dalla finestra aperta) Bella vista da quassù.
                      Quanti piani sono? Dodici?
         OSCAR        - No. Undici. Solo 11 piani. I primi due appartamenti
                      sono sullo stesso piano. (si affretta a chiudere la finestra)
                      Freddino qua dentro. Non fa freddino, qua dentro?
         ROY          - Molto meglio così. C’era troppa aria, qua dentro.
         OSCAR        - Vuoi sederti e giocare, Felix? È ancora presto.
         VINNIE       - Non abbiamo fretta. Staremo qui fino alle due, alle tre
                      del mattino. (Tutti lo guardano)
         FELIX        - No, sto bene....Volete scusarmi?
         OSCAR        - Dove vai?
         FELIX        - In bagno.
         OSCAR        - Perché?
         FELIX        - Perché è da stamani che non ci vado.
         OSCAR        - Aspetta qualche minuto. Non ti si è visto per tutta la
                      sera. Puoi andarci più tardi.
         FELIX        - Non gliela faccio a reggerla.
         OSCAR        - Allora dovresti sentire un dottore.
         FELIX        - Bè, se ne trovo uno nel bagno, sento quello che mi dice.
                              (Entra. Tutti saltano su e corrono alla porta del
                              bagno)
         MURRAY       - (a Oscar) Ma sei pazzo? Farlo andare nel bagno da
                      solo?
         OSCAR        - Uno che deve suicidarsi non pensa prima a pisciare.
         MURRAY       - Uno fece una doccia prima di gettarsi nell’East River.
         ROY          - C’è qualche rasoio là dentro?
         OSCAR        - Pensi che voglia farsi la barba prima di uccidersi?
         VINNIE       - C’è una finestra. Potrebbe buttarsi di sotto.
         OSCAR        - La finestra del bagno è un finestrino, ha un vano di 20
                      centimetri. Per passarci dovrebbe fare sei viaggi.
         MURRAY       - Zitti! Zitti tutti! Ascoltate.
         SPEED        - Cosa? Io non sento niente.
         MURRAY       - Questo dico! Troppo silenzio. Shhhh!
                              (C’è silenzio. Poi la voce di Felix nel bagno, che a
                              voce alta si lamenta)
         FELIX        - (fuoriscena) Oh, è finito tutto! Il mio matrimonio è
                      finito. Non vedrò più i miei bambini. Non vedrò più la
                      mia casa. È finita! La mia vita è finita!
         MURRAY       - Perché grida?
         OSCAR        - Perché si vergogna di dircelo in faccia.

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         MURRAY - Gesù! Forse ha una corda! Potrebbe impiccarsi
                all’attaccapanni sul retro della porta!
         OSCAR  - È solo a 90 centimetri da terra. Dovrebbe tagliarsi le
                gambe prima di impiccarsi.
                       (Di nuovo silenzio. Poi il rumore dello sciacquone)
         ROY    - Non è che ficcando la testa nella tazza...
         OSCAR  - Oh, ti prego...!
                       (Rumore della porta che si apre)
         VINNIE - Sta uscendo.
                       (Tutti corrono al tavolo e si siedono, poi rapida-
                       mente cambiano sedia perché hanno sbagliato i
                       posti. Felix entra. Loro fingono di giocare)
         FELIX  - (guardandoli fisso) Bè..?
         OSCAR  - Bè, cosa?
         FELIX  - Non mi avete sentito? Ho gridato abbastanza forte.
                Frances m’ha buttato a calci fuori di casa... Ora esco di
                qui. (Si avvia verso la porta, facendo i due gradini)
         OSCAR  - Fermatelo! (lo raggiungono e lo bloccano alla porta)
         FELIX  - Lasciatemi! Lasciatemi uscire, perdìo!
         OSCAR  - Felix, calmati. Prendila con calma.
         FELIX  - (cerca di liberarsi, lo abbrancano) Troppo tardi per
                prenderla con calma. Ve lo giuro! (improvvisamente si
                mette una mano sullo stomaco)
         MURRAY - Che cos’hai preso? Diccelo. Chiamiamo un’ambulanza..
         FELIX  - È tardi per aiutarmi. Me la caverò da solo. Lasciatemi...
                       (Oscar, mentre lottano, riempie un bicchiere
                       d’acqua e lo getta in faccia a Felix che si ferma)
         ROY    - Non dovevi tirargli l’acqua in faccia. È depresso.
         OSCAR  - Non volevo sprecare la birra. Mettilo sul divano.
                       (Tutti lo prendono e lo mettono sul divano. Felix
                       continua a singhiozzare. Vinnie gli dà il fazzoletto.
                       Felix continua a singhiozzarci dentro)
         VINNIE - Felix, ti capiamo. Veramente! Sfogati! Tira fuori tutto!
         FELIX  - (singhiozzando con il fazzoletto in faccia, dice frasi che
                risultano incomprensibili, con un effetto decisamente
                comico)
         OSCAR  - Perché non cerchi di parlare senza il fazzoletto? Felix...
                così non ti capiamo.
         FELIX  - (continua, incomprensibilmente. Effetto comico)
         OSCAR  - Vuoi tornare in bagno, Felix? Ti capivamo meglio dal
                bagno.

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         VINNIE       - (tendendo l’asciugamano a Felix) Prova con l’asciuga-
                      mano, Felix.
         FELIX        - No, no, grazie. Dio, mi dispiace! Mi dispiace tanto...
                      di... coinvolgervi in questo... Vi ho interrotto la partita.
         SPEED        - Tu no. È Vinnie che ha interrotto la partita. Parte per la
                      Florida domani. Va al “Vespasiano Hotel”!
         FELIX        - Oh, che bella cosa! Ci porti anche tua moglie? (scoppia
                      in pianto alla parola “moglie”)
         MURRAY       - Hai preso qualcosa, Felix? Se sì, diccelo.
         FELIX        - Niente… Solo qualche pillola.
         ROY          - Oh, Dio, lo sapevo!
         MURRAY       - Sta’ zitto, Roy! Da quando, Felix? Quando le hai prese?
         FELIX        - Circa un’ora fa. Forse due.
         MURRAY       - Gesù!
         OSCAR        - Che genere di pillole, Felix? Quante ne hai prese?
         FELIX        - Non le ho contate. 30, 40… Ho vuotato la scatoletta.
         MURRAY       - Io chiamo un’ambulanza.
         OSCAR        - Vuoi piantarla?! Non sappiamo neanche quali.
         MURRAY       - Che importanza ha? Ne ha presa tutta una scatola.
         OSCAR        - Magari erano vitamine. Potrebbe essere il più sano tra
                      noi.
         SPEED        - Erano pillole prescritte da un dottore?
         FELIX        - No, le ho comprate a un distributore. Peppermint.
                      Piccole, bianche, che fanno bene all’alito.
         OSCAR        - ALL’ALITO?!!! Avevi paura di morire con l’alito
                      cattivo?! Hai cercato di ucciderti con le mentine?
         FELIX        - (urtato) Volevo solo sapere che effetto faceva inghiot-
                      tirne tante, prima di prendere quelle vere, per vedere se ci
                      sarei riuscito davvero.
         MURRAY       - Vuoi dire che se avessi voluto impiccarti, ci avresti
                      prima provato con l’elastico?
         FELIX        - No, non credo.
         OSCAR        - Oh, Felix!
         FELIX        - Vi prego, non dite a mia moglie quello che ho fatto.
         OSCAR        - No, no. Comunque sembrava preoccupata.
         FELIX        - (agli altri) Non avrei mai preso pillole vere. Ho i miei
                      bambini a cui pensare. Ho perfino tenuto l’altra scatoletta
                      di mentine perché piacciono ai miei bambini.
         VINNIE       - Questo dimostra che pensi a loro, Felix.
         OSCAR        - Sapete che penso? Penso che la festa è finita. Serata
                      chiusa, ragazzi.

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         FELIX  - Oh? Dobbiamo andar via tutti, ora?
         OSCAR  - No, Felix, solo quelli che hanno una casa dove andare.
         FELIX  - Potrei andare in albergo.
         OSCAR  - Risparmia i quattrini. Potranno servirti per gli alimenti.
         FELIX  - Oh, io a Frances darei più che gli alimenti. Le pagherei
                tutto quello che vuole.
         OSCAR  - Questo non dirlo mai davanti a testimoni. Non hai la
                testa a posto, ora. Ragazzi...
                       (Tutti indossano le giacche e vanno verso la porta)
         SPEED  - (a Murray) Finiremo la partita domani, prima che tu
                parta per l’Eden. (a Felix) Ehi, Felix, anche mia madre
                cacciò fuori a calci mio padre. Poi, due anni dopo, lui
                sposò la sorella di mia madre, che più tardi vinse una
                fortuna al lotto. Indovina chi ride, adesso? (si avvicina a
                Oscar) Non fargli controllare se è vero. (esce)
         MURRAY - (a Felix) Ho trovato che l’assaggio-suicidio è stata una
                mossa intelligente. Ora è fuori discussione. (a parte, a
                Oscar) Mettigli accanto un panino col tonno e insalata
                condita con olio e Valium. (esce)
         ROY    - (a Felix) Io avevo uno zio. Fu lasciato dalla moglie. Ma
                lui morì di un altro male. (a Oscar) Legalo con mani e
                piedi al letto. (esce)
         VINNIE - (a parte, a Oscar) Elimina la sua unica eventuale possi-
                bilità di suicidio. Togli di mezzo quelle mentine.
                Potrebbe strozzarcisi. Se avete bisogno di me, sarò al
                “Del Castro Hotel” di Miami.
         OSCAR  - Sarai il primo che chiamerò, Vinnie.
                       (Vinnie esce, Oscar chiude la porta)
         OSCAR  - Oh, Felix, Felix, Felix, Felix...
         FELIX  - Lo so, lo so, lo so... Otto anni che eravamo sposati. Lo
                sapevi che eravamo sposati da otto anni, Oscar?
         OSCAR  - Ero al matrimonio.
         FELIX  - Oh, è vero. Avevi mai pensato che finisse così?
         OSCAR  - Sì. Ero al matrimonio.
         FELIX  - Lo prevedesti? Quando?
         OSCAR  - Alla cerimonia. Il suo “sì” lo sentimmo a malapena. Io
                credo che avesse altre cose in mente.
         FELIX  - Era nervosa, tutto lì. Perché non me lo dicesti allora?
         OSCAR  - Bè, posso dirtelo ora.
         FELIX  - Mi mancherà, Oscar. Ora come faccio?

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         OSCAR        - Non lo so. Vogliamo tornare al “Felix, Felix, Felix”?
                      “Lo so, lo so, lo so, lo so”?
         FELIX        - Non me lo sarei mai aspettato. Mai avuto un segnale…
                      Un dubbio. Perché non me lo ero mai aspettato, Oscar?
         OSCAR        - Bè, è come guidare di notte. Se non guardi la strada,
                      ammazzi una vacca.
         FELIX        - E il nostro matrimonio era la vacca, è questo che
                      intendi?
         OSCAR        - No. Tu eri la vacca. Frances era la Mercedes. Tu non sei
                      mai stato al volante, Felix. Non sei mai stato la benzina
                      nel motore.
         FELIX        - Hai ragione. Eravamo anche targati “Frances”.
         OSCAR        - Senti, siamo stanchi tutti e due. È stata una serata dura.
                      Stanotte dormi qui, di questo parliamo a fondo
                      domattina. Dormi nella camera dei miei ragazzini.
         FELIX        - Come riesco a dormire pensando a lei?
         OSCAR        - Non è un letto matrimoniale.
         FELIX        - Non so come smettere di amarla. Come faccio se non
                      riesco a vivere senza di lei?
         OSCAR        - Ti comprerai mentine più grosse. Felix, smetti di
                      preoccuparti per Frances. Preoccupati di te.
         FELIX        - Chissà che sta facendo ora.
         OSCAR        - Mi sa che sta riempiendo il tuo armadio vuoto con i
                      suoi vestiti invernali. In questo momento è al suo
                      computer e clicca sul canale “Acquisti”. È lei che ti ha
                      sbattuto fuori con armi e bagagli, vero?
         FELIX        - No. Mi ha riempito solo una valigia. Andrò in seguito a
                      prendere il resto della mia roba.
         OSCAR        - E dove hai lasciato la valigia?
         FELIX        - Giù, dal portiere.
         OSCAR        - Ma qui non abbiamo più il portiere. Com’era?
         FELIX        - Il tipo in grado di correre a perdifiato. Gesù, gli ho dato
                      la mia valigia! (botta sulla spalliera della sedia) Fesso,
                      cretino, deficiente, babbeo! Gli ho dato la mia valigia! Se
                      ne stava seduto lì. E gliel’ho data! Anche due dollari di
                      mancia!
                              (picchia ancora forte sulla sedia e caccia un grido
                              di dolore. Si afferra il collo con una mano)
                      Oh, Dio! Il collo! Il collo!
         OSCAR        - Che hai fatto al collo?

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         FELIX        - Gli ho dato la mia valigia, ecco che cos’ho fatto al
                      collo! È uno spasmo, non toccarmi.
         OSCAR        - Vuoi metterci del ghiaccio?
         FELIX        - Niente ghiaccio! Quale ghiaccio? Il ghiaccio fa peggio.
         OSCAR        - Allora il calore. La borsa con l’acqua calda.
         FELIX        - Niente calore! Il calore lo infiamma.
         OSCAR        - Allora cos’è che ti fa bene?
         FELIX        - Non farci niente. Lasciarlo stare è la sola cosa che
                      giova. Qualche volta fa bene un massaggio.
         OSCAR        - Vuoi che ti massaggi?
         FELIX        - Non sapresti farlo. Solo Frances sa come massaggiarmi.
         OSCAR        - Sì, bè, non credo che ora Frances sia dell’umore per
                      farti una cura a domicilio.
         FELIX        - Vieni qui. Metti due dita sul collo. Proprio qui.
         OSCAR        - Va bene. (esegue)
         FELIX        - Non le tue dita. Le mie.
                             (Oscar alza la mano di Felix e ne sistema due dita
                             sul suo collo)
         FELIX        - Ohi! Ohi! Non è quello il punto!
         OSCAR        - Scusa. Io non ho tatto con le tue dita.
         FELIX        - Metti le mie dita un po’ più a sinistra... No, lì no... Più a
                      sinistra... Ora, sali… Un po’ più in alto… No… Così
                      troppo in alto. Prova nell’orecchio.
         OSCAR        - (mette le dita nell’orecchio di Felix) Come va? Così
                      come va? (tira via la mano) Ti ho chiesto “COME VA?”!
         FELIX        - Ma perché gridi? Lì! Lì! Così. Non ti allargare. Ora,
                      lentamente, premi forte le mie dita sul collo. Molto forte.
                      Più forte di così. Più forte ancora!
         OSCAR        - Io non ho la “patente” per fare queste cose. Se ti
                      ammazzo, non ho attenuanti.
         FELIX        - Tu fallo e basta, perdìo! Fallo e basta!
         OSCAR        - (grida come un samurai mentre spinge con forza)
                      Ayyyyyyyyyyyyy!!!!!
         FELIX        - (rapido e sommessamente) Ooooh, così! Beeene! Sei
                      stato bravissimo, Oscar! Così era perfetto.
         OSCAR        - Sto cominciando a farmi un’idea del perché il tuo
                      matrimonio è andato a picco.
         FELIX        - No, me lo hai fatto meglio di Frances. Lei non me lo ha
                      mai fatto così bene.
         OSCAR        - No? Bè non farmi quello sguardo da innamorato.

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         FELIX        - (si rilassa e si accarezza il collo) Oh, Oscar, a volte
                      penso di essere pazzo.
         OSCAR        - Tu non sei pazzo.
         FELIX        - Allora cosa sono?
         OSCAR        - Non lo so mica bene. Bisogna che guardi su un libro.
         FELIX        - Con Frances non è proprio che litigassimo, sai. Difficile
                      che alzasse la voce con me.
         OSCAR        - Forse aveva “accatastato” tutto per stasera.
         FELIX        - Lo so, sono strambo, coercitivo, esigente, ostinato,
                      noioso… Tu non credi?
         OSCAR        - (alza gli occhi) Oh... Credevo che non avessi finito.
         FELIX        - Ma senti, sono anche coadiuvante, riconoscente, premu-
                      roso, disponibile… Non credi che si accorgesse di queste
                      mia qualità?
         OSCAR        - Forse guardava da un’altra parte. Potremmo riparlarne
                      un’altra volta? (guarda l’orologio) Siamo qui da soli 20
                      minuti e sento la mia vita che trascorre.
         FELIX        - Forse non sai quello che provo io. Forse non sei mai
                      stato innamorato di Blanche.
         OSCAR        - L’avevo sposata, no?
         FELIX        - Le avevi mai detto in faccia che l’amavi?
         OSCAR        - Sì, te lo fanno dire all’altare.
         FELIX        - E tu eri distrutto quando se ne andò?
         OSCAR        - Sì, da principio. Poi mi resi conto di quanto spazio mi si
                      era fatto. Mi mancava Brucey. Adoravo quel bambino.
         FELIX        - Non ottenesti il duplice affidamento?
         OSCAR        - No. Lei aveva un ottimo avvocato. Potevo salutare
                      Brucey se lo incontravo per la strada. (fa il cenno del
                      “ciao” a un immaginario Brucey)
         FELIX        - Non te lo dànno neanche per l’estate?
         OSCAR        - Non per tutta l’estate. Solo d’agosto. Dal 29 al 30.
         FELIX        - Io impazzirei se non potessi veder crescere i miei
                      bambini.
         OSCAR        - Stanno a due isolati da qui. Puoi guardarli dalla finestra.
         FELIX        - Mi manca la vicinanza che c’era tra noi.
         OSCAR        - Ti presterò il mio binocolo.
         FELIX        - E mi mancherà Frances. C’era un vero, forte vincolo fra
                      noi. A che titolo lo avrà interrotto, questo vorrei sapere, a
                      che titolo?
         OSCAR        - Ecco la parola chiave! Mi sa che è stato proprio a titolo
                      del titolo. Il titolo era un’obbligazione... matrimoniale. Si

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                      vede che non le dava più nessun interesse e se n’è
                      disfatta.
         FELIX        - (improvvisamente si mette le mani sugli orecchi e li
                      schiaccia ripetutamente)
         OSCAR        - Che stai facendo?
         FELIX        - Mi si tappano gli orecchi, sono allergico alla polvere.
         OSCAR        - Da quando?
         FELIX        - Da quando tua moglie se ne andò, tu non hai mai
                      spolverato né fatto spolverare questa casa. Quando sono
                      entrato qui, ho dovuto sempre mettermi nelle narici due
                      palline di ovatta bagnata.
         OSCAR        - E le hai anche adesso?
         FELIX        - (si strizza le narici con le dita e soffia) Miiio...
                      Miaaao... Miiio... Miaao..
         OSCAR        - Ma che fai?
         FELIX        - Cerco di sturare le “trombe di Eustachio”. Miiio...
                      Miaaao... Miiio... Miaaao...
         OSCAR        - C’è differenza fra Mio e Miao?
         FELIX        - Mio è per la parte sinistra, Miao per la destra.
         OSCAR        - Non eri di disturbo per i tuoi vicini?
         FELIX        - Bè, qualche volta sul terrazzo mi tiravano delle lattine.
                      Dovevo sturarmi nel bagno. Miio… Miaao… Miio…
                      Miaao.!
         OSCAR        - Ti si sono sturate?
         FELIX        - Un pochino. Forse ho stasato la gola. (si strofina la gola
                      con una mano)
         OSCAR        - Felix, non improvvisare. Lasciati in pace le trombe. Il
                      tuo organismo non capisce quello che stai facendo. (gli
                      prende un bicchiere d’acqua) Bevi un po’ d’acqua.
         FELIX        - Non bisogna inondare il naso.
         OSCAR        - Come ti diventerà lavorandolo a mano? Bevi l’acqua.
                              (Felix prende il bicchiere, beve un po’ d’acqua,
                              poi smette)
         OSCAR        - Un po’ meglio?
         FELIX        - (parlando col naso) Ora è inondato e bloccato come da
                      una diga. Mi sembra di affogare.
         OSCAR        - Non è mai affogato nessuno in casa mia. (dà una pacca
                      sulle spalle a Felix)
         FELIX        - (senza fiato, in preda al panico, non respira) Bravo
                      Oscar, si è aperto.

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         OSCAR        - Le navi riattraversano lo stretto? Ragazzo mio, sei una
                      bellezza! È così che ti riducevi a casa?
         FELIX        - Peggio. Avevamo una donna che veniva quattro volte
                      alla settimana per le pulizie. Poi arrivavo io e pulivo
                      daccapo tutto, dappertutto. La colpa di questo risale a
                      mia madre, quando ero piccolissimo.
         OSCAR        - Che cosa faceva?
         FELIX        - Quando avevo due anni, mi teneva in braccio e puliva
                      tutta la casa. Non ho mai visto altro che aspirapolvere,
                      scope, stracci… Diventarono i miei amichetti.
         OSCAR        - Non avevi giocattoli?
         FELIX        - Oh, sì: spugne, piumini, detersivi, cera per pavimenti..
         OSCAR        - Niente tipo soldatini?
         FELIX        - Bè, me li lasciava pulire, non voleva che ci giocassi. La
                      stessa cosa quando cucinava. Mi teneva in braccio e
                      assistevo a tutti gli show culinari. A sei anni già sapevo
                      fare le torte. A otto lasagne e fettuccine. A dieci anni misi
                      a tavola sedici persone per il giorno del Ringraziamento.
         OSCAR        - Non ti ha mai portato da “MacDonald’s”?
         FELIX        - Non ci facevano entrare.
         OSCAR        - Perché?
         FELIX        - Perché io correvo nelle cucine a insegnare come si
                      fanno i fritti meno grassi.
         OSCAR        - Non hai avuto un’infanzia normale, vero?
         FELIX        - Mai. Mi è mancata. Avevo già 16 anni appena nato.
                      Potrai non crederci, ma non ero mai stato a letto con una
                      donna prima di incontrare Frances.
         OSCAR        - Almeno quello fu bello.
         FELIX        - Ci fu solo che mia madre quando lo seppe, mi fece fare
                      bagno e doccia e mi innaffiò con la pistola... Buffo che tu
                      ed io dovessimo finire insieme.
         OSCAR        - Felix, questa non è la fine e certamente non ci vedrà in-
                      sieme. Non siamo precisamente una coppia. Sarà come
                      dividersi una casa a metà. Quando si divide la vita
                      insieme, ti perdi metà di te.
         FELIX        - Bene. Per pochi giorni o poche settimane.
         OSCAR        - Va bene. Per pochi giorni.
         FELIX        - E se fosse per qualche mese... O PER QUALCHE
                      ANNO?

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         OSCAR        - Allora non sarebbe più una coabitazione a metà.
                      Sarebbe a nove decimi. Io non voglio diventare la
                      Frances di Felix.
         FELIX        - Oh, questo non accadrà mai.
         OSCAR        - Non con le tue trombe di Eustachio. Sei qui come
         ospite.
         FELIX        - Così è come se ci dividessimo l’appartamento.
         OSCAR        - No. Io divido l’appartamento. E tu stai dalla parte dove
                      non sono io.
         FELIX        - Magnifico.
         OSCAR        - Quello che dividiamo a metà è il fitto, il mangiare e la
                      lavanderia.
         FELIX        - Io lavo da me la mia biancheria.
         OSCAR        - Bè, dovrai lavare solo metà della mia. Comunque solo
                      quella metto.
         FELIX        - Mi sta bene. Potrò portare i miei bambini?
         OSCAR        - Quando?
         FELIX        - Ogni tanto.
         OSCAR        - Oh, certo. Non molto spesso, ma certo. Tu hai la stanza
                      di Brucey, laggiù. Quella proprio in fondo al corridoio.
         FELIX        - Così, se ho bisogno di te...
         OSCAR        - Ti conviene telefonarmi… è una camminata.
         FELIX        - Ti dispiace se pulisco qui queste patatine fritte?
         OSCAR        - No, ma mettile da parte. Le userò per la partita della
                      settimana prossima.
         FELIX        - E poi metto un po’ in ordine. Così avrò qualcosa da
         fare.
         OSCAR        - Niente di importante, però, tipo arrotolare i tappeti o
                      cambiare la carta da parati.
         FELIX        - No, no.
                               (Suona il telefono. Lo guardano entrambi)
         FELIX        - Credi sia possibile che Frances...
         OSCAR        - ...ti rivoglia? Che ti dica: “Ho sbagliato”?
                               (suona ancora il telefono)
         OSCAR        - Sono tue allucinazioni, Felix. Pronto? Oh, ciao,
                      Frances!
         FELIX        - Io non ci sono! Non ci sono! Non mi hai visto. Non sai
                      dove sono. Non ti ho telefonato. Non sono qui. Non sono
                      qui!
         OSCAR        - (al telefono) Sì, è qui.

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         FELIX   - Come ti sembra? È preoccupata? Piange? Che cosa
                 dice? Vuole parlare con me? Io non le voglio parlare.
         OSCAR   - Va bene, lei vuole parlare con te. (tende la cornetta a
                 Felix)
         FELIX   - Pronto, cara?… Frances… No, sto bene. Tu come stai?
                 Come l’hanno presa i bambini? Gelati e TV? Bene. (a
                 Oscar) Puoi lasciarmi solo un secondo, Oscar?
         OSCAR   - Non parlarle della sistemazione senza un avvocato.
                 (esce)
         FELIX   - (al telefono) Speravo che mi chiamassi, Frances. Sai,
                 stavo giusto parlando con Oscar di matrimoni, eccetera…
                 Cosa?… No. Io non ho rubato niente... Io non mento!
                 Ehi, abbassa la voce davanti ai bambini, va bene?… Ti
                 dico che non le ho prese! Senti, Frances, hai un gran
                 coraggio… dopo avermi sbattuto fuori di casa nostra!
                        (si sente il “click” del telefono di Frances, che ha
                        chiuso. Oscar entra)
         OSCAR   - Mi dispiace, Felix.
         FELIX   - (prende l’aspirapolvere) Hai sentito cos’ha detto?
         OSCAR   - Era adesso in TV.
         FELIX   - Mi accusava di averle rubato le scarpe.
         OSCAR   - Perché avresti voluto le sue scarpe?
         FELIX   - Chi, io? È stata la sua valigia che ho preso per sbaglio.
         OSCAR   - È proprio “festa finita”, Felix.
         FELIX   - Vuole che gliele riporti domani dopo averci rifatto i
                 tacchi.
                        (Oscar scuote la testa)
         FELIX   - Non glieli avrei fatti rifare. Hai mica un pigiama?
         OSCAR   - Certo. (Esce. Felix comincia a passare l’aspirapolvere.
                 Oscar entra con dei pigiami e vede l’aspirapolvere) Ehi!
                 (felix spegne l’aspirapolvere) Non sapevo di avere un
                 pigiama solo. Ne ho solo trovato qualcuno di Brucey.
                 Vuoi quello con lo Stregatto o quello con gli alligatori?
         FELIX   - Non importa. Mi arrangerò.
         OSCAR   - Ti farai i pigiami da te?
         FELIX   - Non adesso. Forse domani. (ghigno) Aspetterò che
                 quello che me l’ha fregata, apra la valigia.
         OSCAR   - Chissà che per scappare non si sia messo le scarpe di
                 Frances!
         OSCAR/FELIX - (ridono)
         OSCAR   - Non scordare di andare a letto.

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         FELIX        - Tra un secondo. Non ho raccolto tutte le patatine.
                      Ancora un secondo.
         OSCAR        - (fa spallucce, si avvia) Va bene. Buonanotte, Felix.
         FELIX        - (guarda i pigiami) Buonanotte, “tesoro”. (riaccende
                      l’aspirapolvere)
         OSCAR        - (si ferma. si volta lentamente) Tesoro?
                              (Felix spegne l’aspirapolvere)
         OSCAR        - TESORO??!!!
         FELIX        - Cuor d’oro. Non ho detto “tesoro”. Ho detto “cuor
                      d’oro”.
         OSCAR        - Hai detto “tesoro”!
         FELIX        - Perché avrei detto “tesoro”? Era “cuor d’oro”. Forse ti è
                      sembrato, perché col mio naso intasato... Era “cuor
                      d’oro”. (riaccende l’aspirapolvere)
         OSCAR        - (esce lentamente, poi fuoriscena) ERA “TESORO”!!

                                        SIPARIO

                                        Scena 2.

                            Due settimane dopo. Notte. La partita di poker è
                            nuovamente in corso. Nessuno sembra che giochi,
                            ma che si gingilli pigramente con le proprie carte.
                            Speed, Vinnie, Roy e Murray seduti annoiati,
                            guardano verso la cucina.

         VINNIE - (infine guarda l’orologio) Ho appuntamento col
                dentista domani alle otto.
         SPEED  - Davvero? Spero che abbia finito l’anestetico!
         MURRAY - (conta le sue fiches) Gesù, sono proprio in pari.
                        (Oscar arriva dalla cucina e si siede sulla sedia)
         OSCAR  - Aspetta che cominciamo a giocare!
         SPEED  - (a Oscar) Che combina là dentro?
         OSCAR  - (meditando sulle sue carte) Sta aspettando che si gonfi
                la crosta della sua torta di mele.
                        (Si apre la porta della cucina e un gioviale Felix
                        entra spingendo un carrello con vivande, bibite e
                        tovaglioli veri)
         FELIX  - ...E una bella birra ghiacciata per Murray!
         MURRAY - (la prende) Grazie.
         FELIX  - (gli trattiene il bicchiere) Dov’è il tuo sottobicchiere?

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         MURRAY - Il mio che?
         FELIX  - Sottobicchiere. Quell’affarino tondo che va sotto
                bicchieri e bottiglie.
         MURRAY - (lo cerca) Oh. Credevo che fosse una fiche… L’ ho già
                puntata.
         FELIX  - ...E un cappuccino per il mio amico Speed.
         SPEED  - Sai come si fa un cappuccino?
         OSCAR  - Ha costruito la macchina per farli, stanotte.
         FELIX  - È caldo. Metti un tovagliolo sotto la tua tazza, Speed.
                Non voglio che il calore rovini la mia lucidatura.
         OSCAR  - Mi sa che lo manda a qualche mostra dell’antiquariato.
         FELIX  - Uno scotch con una sola lacrima d’acqua per Roy.
         ROY    - (prende il bicchiere) Come fai a sapere quant’acqua è
                una lacrima?
         OSCAR  - Ha un lacrimometro in cucina.
         FELIX  - (sorride) Ho una certa pratica per le misure.
                (mettendogli un piatto) ...E un B.A.B. per Vinnie.
         ROY    - Che è un B.A.B.?
         FELIX  - Bacon, Arugula e Bernaise, una mia invenzione.
         OSCAR  - Oh, lui potrebbe anche improvvisare un’insalata
                d’aragosta. Acchiappa un’aragosta viva e la stringe in un
                angolo con una frusta e un tizzone e la fa arrosto sul
                posto.
         FELIX  - Non esageriamo, ragazzi. Ho solo un po’ di inclinazione
                per la cucina, credo.
         OSCAR  - Bè, abbiamo tutti un’inclinazione per la cucina, ora.
         VINNIE - (con un panino in mano) Gesù, dev’esssere buono
                questo. (comincia a morderlo e Felix gli sposta la testa)
         FELIX  - Cerca di mangiarlo con la testa sul piatto. La salsa può
                macchiare il tappeto.
         OSCAR  - Mangia come ti pare, Vinnie. Tanto, in caso, lui può
                sempre restaurare il tappeto.
         FELIX  - Chi ho dimenticato? Oh… Oscar. Mi ripeti cosa volevi
                tu?
         OSCAR  - Voglio una doppia pizza ai funghi con la mia effigie.
         FELIX  - Ah, ricordo. E gin and tonic. Torno subito. (si avvia e
                poi si ferma davanti a un piccolo aspiratore) Chi ha
                chiuso il Pura-tron?
         MURRAY - Il che?
         FELIX  - L’aspiratore. (lo riaccende. Poi, sventolando con il suo
                tovagliolo) Tolgo un po’ di sporcizia dall’aria. (esce)

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         OSCAR  - Murray, ti dò 200 dollari per la tua pistola.
         SPEED  - (getta le carte e si alza) Ma insomma, qui si cambia un
                poker in un culinariato!
         VINNIE - Ma come fa a saperne tanto di cucina?
         OSCAR  - Sua madre, da piccolo, lo teneva sempre sotto le ascelle.
         VINNIE - Te lo ha detto lui?
         OSCAR  - Mi ha mostrato una foto. La madre era alta 1,80.
         ROY    - (a testa bassa) Non respiro. (indica l’aspiratore) Quel
                fottuto aggeggio risucchia tutto dall’aria! Fatico a
                respirare!
         OSCAR  - Fa’ “mio… miao… mio… miao”... Ti rimette a nuovo.
                       (si alza e se ne va)
         ROY    - Insomma, dov’è Felix? Avete notato che non ha sesso?
                È uomo, donna, padre, cuoca, madre maschio, un
                manuale sugli svaghi dell’economia domestica. Mi
                sbaglio?
         OSCAR  - Per strada guarda tutte le donne. Ma qualche volta le
                segue nei negozi di articoli per cucina.
         MURRAY - Non so. Mi fa pena. Credo che gli manchi la famiglia.
         OSCAR  - Gli mancano. Ha tappezzato il suo bagno con le loro
                foto. Per radersi deve andare a tasto sulla sua faccia.
         VINNIE - (con un cetriolo sottaceto tra le dita) Fantastici questi
                sottaceti! Certo che la spesa la sa fare. Dove va, Oscar?
         OSCAR  - In nessun posto. Ogni venerdì, una vecchia signora
                gobba li fionda qua dentro. (gridando) Felix! Chiudi la
                cucina o ti scaravento fuori di qui col fuoco al culo!
         MURRAY - (a Vinnie) Li mangi tutti tu i cetrioli?
         VINNIE - L’intenzione era quella, ma se vuoi, puoi prenderne
                       uno. (porge il vassoio con i sottaceti a Murray.
                       Oscar salta fuori da dietro, dà una botta al vassoio
                       e tutti i cetrioli vanno per aria)
         OSCAR  - Non si passano i cetrioli in casa mia! Puoi passare le
                carte, ma i cetrioli no!
         FELIX  - (entra) Scusate, stavo dando una pulita.
         OSCAR  - Ho brutte notizie per te, Felix. Cetrioli morti sul
                tappeto. Ora puoi prendere il tuo apposito guanto di
                gomma, raccoglierli e seppellirli nel cimitero del cetriolo
                o ti siedi e giochi a poker! Prendi il tempo che vuoi per
                decidere.
         FELIX  - (urtato) Prenderò il mestolo (torna in cucina)
         MURRAY - Però, cucinare sa cucinare.

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“LA STRANA COPPIA 2” di Neil Simon
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         VINNIE - Dove la prende questa salsa tartara?
         OSCAR  - Domattina dobbiamo alzarci presto.
         ROY    - Qualcuno fermi quell’aspiratore. Col risucchio mi ha
                tolto i lacci delle scarpe!
         VINNIE - Si fa anche il pane da sé?
         OSCAR  - Sì, Vinnie. Dorme su una branda davanti al forno.
                All’al-ba, quando canta il gallo, Felix e il pane si alzano.
                Roba da Lourdes! Altre domande?
         SPEED  - (getta le carte) Sono stufo! Se giochiamo la settimana
                prossima, che ognuno si porti da mangiare, così
                riusciremo a giocare per qualche minuto. (si alza e si
                infila la giacca)
         OSCAR  - Non puoi scappare adesso. Sto perdendo troppo.
         SPEED  - (a oscar) Perché te lo sei messo in casa? Ci sono tante
                belle casette a Buffalo... (va verso la porta)
         OSCAR  - Speed, non andartene. Lo legherò in cucina.
         SPEED  - I suoi intrugli riuscirebbe a farli anche con le manette.
                Colpa tua, Oscar. Sei tu che gli hai impedito di uccidersi.
                (esce sbattendo la porta)
         OSCAR  - (a bassa voce) Ha ragione. Potremmo farlo noi,
                stanotte. Tutti insieme. Potremmo soffocarlo con
                l’aspiratore e spedire il suo corpo a Frances dentro una
                borsa da spesa.
         FELIX  - Dov’è Speed?
         OSCAR  - È andato in chiesa in memoria dei cetrioli sottaceto.
                        (Felix arriva con un vassoio e un mestolo. Racco-
                        glie i sottaceti, mette il vassoio sul tavolo e lo co-
                        pre con un tovagliolo. Oscar, imitando una
                        tromba, intona una marcia funebre)
                Io e i ragazzi contribuiremo con una fiche alle spese dei
                funerali.
         FELIX  - Scusate, ragazzi. Forse ho esagerato con il mangiare,
                stasera, eh? (si siede)
         VINNIE - Lo so, ma è maledettamente buono.
         MURRAY - Io sarò ingrassato di mezzo chilo, ma ne è valsa la pena.
         FELIX  - Allora credo che nessuno vorrà la torta e il gelato di
                noci.
                        (Vinnie e Murray si guardano. Loro ci starebbero)
         OSCAR  - Il primo che dice di sì...
         FELIX  - Allora a che giochiamo?

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         OSCAR  - A “Mangiacarte”! Giochiamo a “Mangiacarte”. I 2 e i 3
                valgono una pannocchia, le figure valgono una pentola di
                funghi e un minestrone d’orzo.
         ROY    - (prende le carte, le annusa) Cos’è questo odore? (an-
                nusa ancora) È disinfettante. Ci ha lavato le carte.
         FELIX  - No davvero. Ci ho solo passato sopra un panno umido.
         ROY    - (si alza e getta le carte) Felix, esageri! Lavi le carte, ci
                fai respirare l’aria da un bidone… Presto porteremo
                scarpe dello stesso colore e i calzini in tinta. Prima si
                giocava a carte, qui. Ora è un campeggio estivo per
                bambini ricchi.
         OSCAR  - Roy, resta. Ho bisogno di qualcuno che stia dalla mia.
         ROY    - (alla porta) Puoi vendere la mia sedia, Oscar. La
                prossima estate andrò in campagna con i miei genitori.
         OSCAR  - (si rimette a sedere) Bè, non ci resta che un solitario.
                Ognuno se lo faccia da sé.
         FELIX  - Gesù, mi dispiace. È colpa mia?
         OSCAR  - Nooo! È colpa mia! Ho una casa che ha una cucina.
         MURRAY - Forse cominciamo ad annoiarci con il poker. Forse
                potremmo giocare via Internet. Sai che si può giocare
                l’uno contro l’altro restando in casa propria?
         OSCAR  - Posso venire nella tua, Murray?
         VINNIE - (si alza) Comunque io domattina alle otto ho appunta-
                mento col dentista. Dio, quanto odio andare dal dentista!
         OSCAR  - Passalo a me. Mi farò strappare una radice, che mi
                frega!
         FELIX  - Va bene, ti capiamo, Oscar.
         MURRAY - (mette la giacca) Forza, ragazzi! Liberi di andare e
                venire quando volete. Liberi di essere soli o in
                compagnia. Vi stancate di una, ve ne trovate un’altra.
                Così sarà la vita nel terzo millennio. Speriamo di non
                vederne la fine.
                       (tutti escono)
         FELIX  - (fissando la porta) Strano, vero, Oscar? Credono che ce
                la spassiamo. Credono di darci una gioia. (si alza e mette
                a posto le sedie) Non hanno un’idea di quello che è
                veramente la nostra vita.
         OSCAR  - Davvero? Allora perché tanta fretta di andarsene di qui?
         FELIX  - (spolvera le sedie con uno straccio e comincia a
                togliere i piatti) Hai sentito Murray? Una donna diversa
                ogni notte, se vuoi. I bei frutti della fantasia! Ma a chi

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“LA STRANA COPPIA 2” di Neil Simon
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                      piacerebbe veramente una vita così? (Oscar alza la mano
                      per dire: “a me!”) Te ne stancheresti, Oscar, credi a me.
         OSCAR        - Se mi stancassi, mi riposerei. E non è pura fantasia. Ce
                      ne sono tanti che campano così.
         FELIX        - Chi?
         OSCAR        - I ragazzi nei college.
         FELIX        - Vorrebbero. (spolvera la sedia con lo straccio, poi lo
                      struscia anche sulle gambe della sedia)
         OSCAR        - Felix, lascia perdere le gambe delle sedie. Sa di osceno.
                      Che penserà la gente se ti vede attraverso la finestra? Che
                      siamo dei mobilio-pervertiti.
         FELIX        - La tua mente va sempre al sesso, vero?
         OSCAR        - Se il mio corpo non può, la mia mente deve!
         FELIX        - Ti dirò una cosa: amare una donna, vivere con una don-
                      na, dividere la tua vita con una donna, può essere la cosa
                      più meravigliosa del mondo.
         OSCAR        - Come si chiama?
         FELIX        - Chi?
         OSCAR        - La sedia. (Felix ora toglie le macchie dal tappeto)
                      Felix, lascia perdere le macchie. Quel tappeto l’ho
                      comprato proprio per le macchie. Lascia perdere tutto.
                      Non ho finito di sporcare per stanotte. (getta patatine sul
                      tappeto)
         FELIX        - (raccogliendole) Non molli mai, eh? La mia vita con
                      Frances non era così dura. Anzi, perlopiù andava bene.
         OSCAR        - Che è successo? Il vostro matrimonio aveva superato la
                      data di scadenza?
         FELIX        - È vero. Tutti i matrimoni ne hanno una. Frances l’aveva
                      scelta precedente alla mia.
         OSCAR        - Forse era gelosa delle gambe delle sedie.
         FELIX        - Vuoi piantarla?! È solo la seconda volta che lo faccio.
         OSCAR        - Bè, tutte le notti fai qualcosa. Specie quando dormo. Ti
                      arrampichi sulla scala in cucina cercando dov’è che i
                      ragni fanno le uova.
         FELIX        - (sorride) Hai visto ragni in giro ultimamente?
         OSCAR        - Non te ne sei liberato. Se ne sono andati spontaneamen-
                      te. Ho visto una fila di formiche che cercavano di
                      premere il tasto dell’ascensore.
         FELIX        - Ehi, Oscar. Io… non mi rendevo conto di irritarti tanto
                      così. Perché hai aspettato tanto per dirmelo?

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         OSCAR        - Te lo dico sempre: non lucidare la frutta. Neanche
                      grandi pittori come Cezanne e Monet lucidavano la
                      frutta. La dipingevano come era uscita dalla borsa della
                      spesa.
         FELIX        - Capisco. Allora ti sto sulle corna. È così?
         OSCAR        - Non ti ho detto che mi stai sulle corna. Ho detto che mi
                      irritavi. Anzi, non l’ho detto io. L’hai detto tu. Santiddìo,
                      sei esasperante!
         FELIX        - Sapevo che qualcosa avevi detto.
         OSCAR        - Erano questi i discorsi che facevate con Frances? Mi
                      stu-pisce che già da anni non abbia messo le ruote al tuo
                      letto e non ti abbia spinto fin dentro l’ascensore. Tu non
                      hai idea di quanto sia difficile vivere con te, vero?
         FELIX        - Solo perché ho raccolto i cetrioli col mestolo? Tu che
                      avresti fatto?
         OSCAR        - Li avrei lanciati fuori dalla finestra cercando di colpire
                      un’auto della polizia.
         FELIX        - Non lo avresti fatto.
         OSCAR        - Prendi un cetriolo e apri la finestra.
         FELIX        - Ora ho capito. In me non c’è il senso dell’avventura.
                      Tutto quello che dici di me è di un giusto...
         OSCAR        - E non darti per vinto tanto facilmente. Non ho sempre
                      ragione. A volte hai ragione tu.
         FELIX        - Hai ragione. Io penso sempre di aver torto.
         OSCAR        - Solo che questa volta tu hai torto ed io ho ragione.
         FELIX        - Oh, lasciami in pace, dài! (arrabbiato impugna una taz-
                      za sul tavolo, sta per lanciarla, ci ripensa e non lo fa)
         OSCAR        - Perché non la getti?
         FELIX        - Ero lì lì. Non sai quante volte voglio spaccare qualcosa.
         OSCAR        Chi no? Anch’io, tante. Voglio sempre spaccare
                      qualcosa. Potrei farlo anche adesso. Così… (afferra la
                      tazza e la manda in pezzi gettandola sul pavimento)
         FELIX        - Ma sei pazzo?!!!! Hai spaccato una tazza e non sei
                      neanche arrabbiato. Era una tazza buona?
         OSCAR        - Le ho comprate a Chinatown a 4 dollari la dozzina.
         FELIX        - Non sono i soldi. È che l’hai rotta. Questo mi manda in
                      bestia.
         OSCAR        - Magnifico, Felix! Sfrutta la cosa. Arràbbiati con me, ar-
                      ràbbiati per la tazza che ho rotto. Arràbbiati con te perché
                      non hai spaccato la tua. Smetti di tenerti tutto dentro,

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