LA STORIA SIAMO NOI - San Giuseppe Rivoli

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LA STORIA SIAMO NOI - San Giuseppe Rivoli
EDOARDO USAI                                         3^A                                       10/04/2020

                                LA STORIA SIAMO NOI
L’episodio che verrà raccontato vedrà come protagonista il mio bisnonno, Chiaffredo Pansa, papà della mia
nonna paterna, che ha combattuto con l’esercito italiano durante la seconda guerra mondiale in Jugoslavia.

Mio bisnonno era nella prima divisione alpina “Taurinense”, reparto Artiglieria – quarantesima Batteria, e
ha trascorso circa nove anni consecutivi nell’esercito: due anni di leva e sette tra guerra e dopoguerra. È
tornato a casa, da dove era partito per la “naja”, pressappoco alla fine dell’inverno 1946.

                                      CONGEDO DALLA LEVA MILITARE

                                         GLI ANNI DELLA GUERRA
LA STORIA SIAMO NOI - San Giuseppe Rivoli
ARMISTIZIO: 08/09/1943
Dopo la divulgazione dell’armistizio che vede l’Italia passare dalla parte della Germania a quella degli Alleati
(Francia, Regno Unito, USA) il mio bisnonno si è trovato abbandonato a se stesso, come tutti i militari
italiani, e si è dovuto ingegnare per sopravvivere e riuscire a tornare in Italia.

                                                INTERVISTA
EDOARDO: Nonna, come hanno saputo i militari dell’Armistizio?

NONNA: Tutti i soldati sono stati radunati dai loro comandanti. C’era il caos assoluto! Anche i vertici delle
forze armate non avevano avuto disposizioni chiare sul da farsi. Ogni capo dava delle “dritte” ai suoi
sottoposti senza avere avuto degli ordini precisi, in poche parole l’ordine più usato era: .

EDOARDO: E nonno ha provato a tornare in Italia?

NONNA: Purtroppo le Divisioni che tentarono di arrivare al porto di Dubrovnik per rientrare in Italia furono
annientate, non solo dai tedeschi, ma anche dai partigiani che tentavano di appropriarsi degli armamenti e
delle munizioni in dotazione alle truppe. Cominciarono subito i rastrellamenti da parte dei tedeschi che
fucilarono immediatamente gli Ufficiali e i Sottufficiali e inviarono man mano tutti i soldati catturati ai
campi IMI in Germania.

EDOARDO: Nonno riuscì a sfuggire ai rastrellamenti?
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NONNA: Sì, con altri militari si è diretto nell’entro terra dove ognuno ha cercato ospitalità e nascondiglio
presso la popolazione locale.

EDOARDO: E perché andò nell’entro terra?

NONNA: Perché la via verso i porti era sbarrata, tornare al nord per varcare il confine con l’Italia era
impossibile, l’unica speranza era trovare ospitalità dalle famiglie dei paesi vicini.

EDOARDO: Come si viveva lì allora?

NONNA: La popolazione viveva di pastorizia ed agricoltura ed ai soldati dava un posto dove dormire ed un
po’ di zuppa in cambio di mano d’opera, ed era una cosa che andava benissimo per i nostri militari, abituati
ad una vita contadina fin dalla prima infanzia.

EDOARDO: Ma nell’entro terra la vita era tranquilla?

NONNA: Relativamente, molti i soldati lavoravano sparsi nei campi e in casa o sparsi nei campi, quindi
quando arrivavano le truppe tedesche per i rastrellamenti si spargeva subito la voce e tutti cercavano un
nascondiglio. IL giorno di festa poi, per qualche ora, tutti si ritrovavano, anche con i ragazzi e le ragazze del
posto, presso una casa e facevano un po’ di festa o scendevano al fiume a fare il bagno.
                                 MOMENTI DI VITA QUOTIDIANA IN JUGOSLAVIA
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NONNA: Durante queste ore di svago si faceva anche amicizia con nuove persone. Tuo nonno conobbe la
sua futura sposa: tua nonna Maria.
                                         FOTO DI MARIA DA GiOVANE

NONNA: Un giorno, in cui ci fu l’ennesimo rastrellamento, avvenne un episodio molto particolare. Nonno
lavorava nei campi vicino al paese di nonna Maria: Bani. Per sfuggire ai tedeschi nonno non trovò di meglio
che andare a casa di nonna. Nonna, in un attimo, decise di nasconderlo nel fienile della stalla sotto casa,
proprio sotto un mucchio di fieno. Quando arrivarono i tedeschi perquisirono l’intera casa, l’esterno, la
cantina, fino ad arrivare al fienile. Nonna assisteva impietrita e consapevole che se avessero trovato lui
avrebbero ammazzato anche lei. Arrivati davanti al cumulo di fieno, i tedeschi fecero passare da parte a
parte le picche più volte e poi se ne andarono. Mia madre andò in lacrime al cumulo, convinta che ormai
nonno fosse morto, ma lui per fortuna aveva schivato tutte le picche senza accorgersene e ne uscì
completamente illeso. Secondo me qualche Santo l’ha protetto.

EDOARDO: Come tornarono in Italia?

NONNA: Dopo la resa della Germania e la fine della seconda guerra mondiale in Europa, c’era molta
confusione in tutta la Jugoslavia e il ritorno in Italia non era facile, quindi decisero di sposarsi prima di
rientrare, e lo fecero il 6 gennaio 1946.

                                               MATRIMONIO
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NONNA: Come mio papà, anche altri militari si sposarono in Jugoslavia e poi tornarono in Italia con le loro
spose. Tra di loro si ritrovarono spesso per tutta la vita e quando avveniva era sempre una grande festa. Io
ho ancora conservato il vestito da sposa di mia mamma. È stato fatto con un una coperta militare e tinto di
marrone. Nonno poi è morto il 5 maggio 1987 a 70 anni di silicosi dovuta al lavoro negli alti forni FIAT a
Torino e nonna è mancata il 1° dicembre 2019 a 93 anni con 5 figli, 11 nipoti e 18 pronipoti compreso te. I
bisnonni ora sono felici lassù, ci guardano e ci proteggono.

                                ANNIVERSARIO DI MORTE DEL MIO BISNONNO
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