La situazione demografica nell'Unione europea - COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE - EUR-Lex

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COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE
                                 COM(94) 595   def.

                                 Bruxelles, 13.12.1994

      La situazione demografica
         nell'Unione europea

                Relazione 1994

             (présentât» dalla Coaalsslone)

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Indice

Introduzione                                                                                                            7

C a p i t o l o 1 — il m o d e l l o d e m o g r a f i c o d e l l ' U n i o n e e u r o p e a                          9

1.1.    L'Unione europea nel mondo                                                                                     10
         1.1.1.    Il peso demografico dell'Unione: ferzo posto nel mondo, primo posto nel mondo avanzato              10
         1.1.2.    La crescita naturale: quasi inesistente nel mondo sviluppato, ancora elevata altrove                11
         1.1.3.    L'invecchiamento delle strutture d'età: ben presto un fenomeno mondiale                             11

1.2.    L'Unione europea tra i paesi avanzati                                                                          12
         1.2.1.    Ripartizione geografica delia popolazione                                                           12
         1.2.2.    Crescita demografica moderata                                                                       13

1.3.    Similitudini fra Stati membri                                                                                  13
         1.3.1.    Il modello migratorio: la fine dell'emigrazione e una quota di popolazione straniera                14
         1.3.2.    Simultaneità di alcuni comportamenti legati al ciclo di vita familiare                              14
        1.3.3.     Evoluzione della mortalità                                                                          16

1.4.    Le variabili che determinano un asse Nord-Sud all'interno dell'Unione                                          18
        1.4.1.     I recenti comportamenti congiunturali della fecondità                                               18
        1.4.2.     L'attività delle donne                                                                              19
        1.4.3.     I modelli familiari                                                                                 20

1.5.    Disparità fra Stati membri                                                                                     20
        1.5.1.     L'invecchiamento differenziale degli Stati membri                                                   20
        1.5.2.     La popolazione attiva                                                                               21
         1.5.3.    Specificità riguardo agli stock e ai flussi migratori                                               22

1.6.    Scenari dell'evoluzione futura                                                                                 22

C a p i t o l o 2 — E v o l u z i o n e d e l l e strutture p e r e t à                                                29

2.1.    Le strutture per età nell'Unione europea                                                                       29
        2.1.1.     Il processo d'invecchiamento delle strutture                                                        29
        2.1.2.     La struttura invecchiata dell'Unione europea: bilancio e prospettive                                30
                   2.1.2.1. La piramide delle età, una base sempre più stretta                                         30
                   2.1.2.2. Rapporti di dipendenza stabili, ma considerevole invecchiamento della popolazione attiva   31
        2.1.3.     Le disparità tra Stati membri                                                                       31
                   2.1.3.1. Piramidi delle età dalle forme molto diverse                                               32
                   2.1.3.2. I coefficienti di invecchiamento                                                           33

2.2.    Le cause dell'invecchiamento                                                                                   34
        2.2.1.     La caduta della fecondità, responsabile dell'invecchiamento dalla base                              35
        2.2.2.     Il continuo allungarsi della vita, ovvero l'invecchiamento «dal vertice»                            35
                   2.2.2.1. La speranza di vita: ascesa generalizzata e convergenza dei livelli nell'Unione            35
                   2.2.2.2. Previsioni per l'allungamento della vita                                                   35
Indice

2.3.   L'impatto economico e sociale dell'invecchiamento                                                    36
       2.3.1.   Il profondo mutamento del ciclo di vita: l'allungamento del tempo non imposto               37
       2.3.2.   L'organizzazione del mercato del lavoro                                                     38
                2.3.2.1. Il rapporto tra il numero degli attivi ed il volume dei posti di lavoro            38
                2.3.2.2. La coincidenza tra la natura dell'occupazione e la qualificazione dei lavoratori   40
       2.3.3.   La spesa per la protezione sociale                                                          41
                2.3.3.1. Il finanziamento delle pensioni                                                    41
                2.3.3.2. La spesa sociale destinata agli anziani                                            41
       2.3.4.   Situazione economica e sociale dei pensionati                                               42
                2.3.4.1. Livelli di vita e fonti di reddito                                                 42
                2.3.4.2. Lo stato di salute degli anziani                                                   43
       2.3.5.   L'utilità economica e sociale degli anziani                                                 43

Capitolo 3        La disgregazione delle strutture familiari                                                47

3.1.   Il nucleo domestico, spazio della famiglia                                                           47
       3.1.1.   Le grandi categorie di nuclei domestici                                                     47
                3.1.1.1. I nuclei familiari senza figli costituiscono un quinto dei nuclei familiari        48
                3.1.1.2. I nuclei familiari con figli, disparità negli Stati membri                         48
                3.1.1.3. Nell'85% dei casi le famiglie monoparentali sono a carico della madre              49
                3.1.1.4. I nuclei unipersonali sono in forte aumento                                        49
       3.1.2.   La dimensione dei nuclei domestici                                                          50

3.2.   Le biografie familiari                                                                               50
       3.2.1.   La complessa evoluzione degli itinerari familiari                                           50
       3.2.2.   Le spie    della discontinuità delle biografie familiari                                    51
                3.2.2.1.    La convivenza generalizzata al nord, ancora limitata al sud                     52
                3.2.2.2.    Nuzialità: ovunque il matrimonio ò rinviato, ma il Nord e in anticipo?          53
                3.2.2.3.    La coabitazione dei figli maggiorenni con i genitori                            53
                3.2.2.4.    Una nuova fase tra pensione e vera e propria vecchiaia                          54
                3.2.2.5.    Unioni concluse e unioni ricostituite                                           55

3.3.   Le implicazioni del mutamento familiare                                                              56
       3.3.1.   Il nuovo modello familiare del nostro tempo: la «famiglia-patto»                            56
       3.3.2.   Conseguenze sociodemografiche del mutamento familiare                                       56
                3.3.2.1. L'ingresso delle donne nella vita attiva                                           56
                3.3.2.2. Il calo della fecondità                                                            59
                3.3.2.3. L'uguaglianza tra uomini e donne                                                   61
                3.3.2.4. Le nascite al di fuori del matrimonio                                              61
       3.3.3.   Le prospettive di evoluzione                                                                61

Capitolo 4 — Le m i g r a z i o n i                                                                         65

4.1.   Le limitazioni dell'analisi                                                                          65
       4.1.1.   Le fonti dei dati                                                                           65
       4.1.2.   Gli stock di migranti                                                                       65
       4.1.3.   I flussi migratori                                                                          66

4.2.   La popolazione straniera nell'Unione europea                                                         66
       4.2.1. Composizione e evoluzione della popolazione secondo la nazionalità                            67
       4.2.2.   Ripartizione e origine della popolazione straniera                                          68
       4.2.3.   Caratteristiche demografiche della popolazione straniera                                    70
       4.2.4.   I lavoratori stranieri                                                                      71

4.3.   I flussi migratori                                                                                   73
       4.3.1.   Le componenti della crescita demografica                                                    73
       4.3.2.   Le caratteristiche dei migranti 65                                                          74
Indice

4.4.   Le conseguenze demografiche delle migrazioni                             76
       4.4.1. Il ruolo della migrazione nell'invecchiamento della popolazione   76
       4.4.2. La prospettiva in materia di migrazioni                           77
       4.4.3. La libera circolazione                                            77

Glossario                                                                       81

Allegato                                                                        85
Introduzione

               L'articolo 7 del protocollo sulla politica sociale del trattato di Maastricht sull'Unione europea pre-
               vede quanto segue: «La Commissione elabora una relazione annuale sugli sviluppi nella realizza-
               zione degli obiettivi dell'articolo 1, compresa la situazione demografica nella Comunità». (L'arti-
               colo 1, per sua parte, dispone che ala Comunità e gli Stati membri hanno come obiettivi la
               promozione dell'occupazione, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, una protezione
               sociale adeguata, il dialogo sociale, lo sviluppo delle risorse umane atto a consentire un livello oc-
               cupazionale elevato e duraturo e la lotta contro le esclusioni»).

               È intenzione della Commissione pubblicare dopo la fine del 1994 una relazione relativa agli obiet-
               tivi indicati nell'articolo 1. Tuttavia, dato che la relazione sulla demografia è la prima del suo tipo
               per l'Unione e dato che l'articolo 7 del protocollo la pone in particolare risalto, la Commissione ri-
               tiene opportuno nel momento attuale pubblicare tale relazione separatamente.

               La relazione ò stata preparata valendosi del materiale e dell'assistenza tecnica forniti da Eurostat,
               nonché dell'assistenza di esperti privati nel campo della demografia.

               L'odierna demografia europea individua in principio quattro questioni prioritarie, ognuna delle
               quali viene sviluppata in un capitolo a sé.

               Il primo capitolo presenta i grandi movimenti della demografia europea nel mondo, nonché le re-
               lative implicazioni. Esiste forse un modello demografico «all'europea»? I Dodici si confrontano
               forse tutti assieme con gli stessi processi demografici e, di conseguenza, con le stesse sfide sociali
               ed economiche che ne conseguono? Per quanto riguarda in particolar modo le sfide economiche,
               quali sono i cambiamenti intervenuti nella popolazione attiva? La popolazione dell'Unione si
               orienta forse verso comportamenti demografici ed una struttura per età a lei propri? Le previsioni
               lasciano forse scòrgere nuovi sviluppi?

               Oggi, l'invecchiamento della popolazione s'impone come una questione di fondamentale impor-
               tanza per l'evoluzione demografica. Dietro questo impulso, nel prossimo secolo la popolazione
               mondiale dovrebbe giungere ad una situazione stazionaria. Tale fenomeno influenza numerosi
               aspetti della nostra organizzazione economica e sociale. Il secondo capitolo affronta l'evoluzione
               delle strutture per età nell'Unione europea ed apre il dibattito sulle sue conseguenze nei confron-
               ti, tra l'altro, della situazione degli anziani, dell'organizzazione del lavoro e del finanziamento
               delle pensioni.

               Parallelamente all'invecchiamento della popolazione, si vengono a differenziare le forme di vita
               in nucleo domestico ed in famiglia. L'analisi di tale fenomeno, esposta nel terzo capitolo, ò impor-
               tante perdue motivi. Innanzitutto, perché la famiglia è il luogo della riproduzione demografica, e
               a tale riguardo si trova strettamente coinvolta nella costruzione dei modelli demografici. In secon-
               do luogo, perché la famiglia rappresenta l'anello fondamentale che unisce individuo e società,
               tant'è vero che attraverso la sua analisi si osserva proprio l'evoluzione di tutto un sistema socioe-
               conomico.

               L'ultimo capitolo, infine, tratta del fenomeno migratorio. Il calo della crescita naturale, vale a dire
               dell'eccedenza delle nascite sui decessi, fa aumentare, attraverso il suo stesso meccanismo, la
               crescita dovuta alle migrazioni. Detto questo, le migrazioni contribuiscono forse a modificare l'e-
               voluzione demografica e segnatamente il processo d'invecchiamento?
Introduzione

CI troviamo di fronte od ampie questioni che implicano interrelazioni complesse. Va innanzi-
tutto conferita all'analisi una dimensione globale, in quanto l'evoluzione demografica fa parte
di un insieme più ampio di profondi mutamenti, in particolare la rivoluzione tecnologica ed
economica, la rivoluzione familiare e sociale ed infine la rivoluzione politica e culturale.

In questa prima relazione, quindi, invece di procedere ad un'analisi approfondita delle vere
e proprie cause di taluni aspetti, descriveremo in un'ampia prospettiva soprattutto i fenomeni
demografici.

L'approccio, prima di tutto, si sviluppa nel tempo, visto che i fenomeni demografici si mani-
festano più degli altri in un lungo spazio temporale. L'attuale situazione demografica è in buo-
na parte il risultato dei comportamenti demografici del passato, così come i comportamenti
demografici di oggi determineranno la popolazione del secolo a venire.

Lo stesso approccio si sviluppa anche nello spazio, dato che gli equilibri demografici mon-
diali sono in costante mutamento, al pari degli equilibri economici.

Si sviluppa, infine, nel campo delle indagini, tanto sono complesse le questioni che riguar-
dano la vita degli uomini. Infatti, l'economia, la politica, i modi di pensare e la struttura sociale
sono altrettanti fattori che agiscono sui comportamenti demografici.

In definitiva, questa prima relazione analizza lo stato delle conoscenze in materia di evolu-
zione demografica. A priori l'approccio può sembrare riduttivo. Non è forse una visione del fu-
turo, infatti, che ci aspettiamo da una simile impresa? Vero, ma la scelta di tale procedimen-
to non è infondata. In un primo tempo, era fondamentale identificare bene le tendenze deter-
minanti e societarie connesse all'evoluzione demografica. Bisognava comprendere i mecca-
nismi alla base di tale evoluzione per poter evidenziare i movimenti ineluttabili dei fenomeni
congiunturali, per essere così in grado di distinguere gli elementi facilmente modificabili da
quelli che, invece, non lo sono. Alla fine di ogni capitolo vengono presentate in un riquadro le
tendenze determinanti evidenziate da questa analisi. Solo a tale condizione si potranno pre-
sentare gli adeguati scenari dell'evoluzione futura, il tutto in una visione orientata verso il fu-
turo, seria e costruttiva, che eviti ipotetiche valutazioni congiunturali. Tale visione rappre-
senterà il filo conduttore delle successive relazioni.
Capitolo 1

Il modello demografico dell'Unione europea

             Cosa ci spinge a descrivere i principali parametri demografici dell'Unione europea se non la
             volontà di spiegare questioni più vaste ad essi strettamente correlate? È proprio questo l'inten-
             to della nostra relazione, che vuole analizzare le conseguenze dell'invecchiamento della po-
             polazione e le implicazioni dovute ai mutamenti familiari e ai fenomeni migratori. Tuttavia, per
             comprendere più a fondo tali studi dobbiamo dapprima porci una domanda più generale:
             l'Unione europea, attraverso le differenti politiche comuni che essa comporta, spinge forse ad
             una convergenza di comportamenti demografici, oppure questi ultimi ne sono indipendenti?
             Questo primo capitolo tenta di fornire alcune precisazioni, cercando di tracciare il modello de-
             mografico che è proprio all'Unione europea. Di capire, per quanto possibile, quali ne siano i
             principi essenziali e di valutare, su tali basi, il futuro demografico dell'Unione.

             Tutti gli indicatori demografici che riguardano l'Unione europea possono, se analizzati nel
             lungo periodo, venire classificati secondo il potere discriminante che essi possiedono a livello
             geografico, vale a dire la loro capacità di individuare affinità o differenziazioni fra l'Unione e
             le altre regioni del mondo, da una parte, e fra gli stessi Stati dell'Unione, dall'altra. Ne possia-
             mo elencare cinque:

             1 ) a livello mondiale, la crescita naturale (eccedenze delle nascite sui decessi) e l'invecchia-
                mento delle strutture d'età separano paesi avanzati e paesi in via di sviluppo;

             2) nei confronti degli altri paesi avanzati, l'Unione europea forma un tutt'uno con gli altri
                paesi del continente europeo quanto a densità di popolamento e ritmo di crescita. Da
                una parte, la densità delia popolazione è ridotta della metà rispetto al Giappone, ma netta-
                mente superiore a quella degli Stati Uniti o dell'Australia; dall'altra, la crescita demogra-
                fica è più forte che in Giappone, ma inferiore a quella dell'America del Nord;

             3) su scala europea, inoltre, tre elementi isolano in modo distinto l'Unione europea e i pae-
                si dell'EFTA dagli altri Stati: il modello migratorio, la simultaneità dei cambiamenti di
                comportamento nella fecondità e altri elementi familiari, oltre ai livelli di mortalità;

             4) all'interno stesso dell'Unione europea, alcune variabili demografiche fortemente legate
                alla condizione della donna delineano un asse Nord-Sud: si tratta dei livelli congiunturali
                di fecondità, dei modelli familiari e delle attività delle donne;

             5) infine, alcune variabili non permettono di effettuare raggruppamenti e richiedono un'at-
                tenta osservazione a livello degli Stati membri. È il caso dell'effetto dell'invecchiamento
                ed in particolare della struttura della popolazione attiva, le cui differenze vengono alimen-
                tate dalle politiche sociali e occupazionali che caratterizzano ogni Stato membro. La
                composizione degli stock migratori, a forte componente storica, caratterizza anch'essa ogni
                Stato dell'Unione.
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

1,1. L'Unione europea tifi mondo
1.1.1. Il peso demografico dell'Unione: terzo posto nel mondo, primo posto nel mondo
       avanzato
                     Con i suoi 348 milioni e mezzo di abitanti al primo                        questo breve lasso di tempo, la popolazione mondiale è
                     gennaio 1994, l'Unione europea costituisce la terza po-                    raddoppiata, passando da 2,5 a 5,5 miliardi di abitanti.
                     tenza demografica mondiale dopo la Cina (1,188 miliar-                     Una grande differenza separa tuttavia i paesi in via di
                     di) e l'India (870 milioni). Supera la CSI (290 milioni) e                 sviluppo dai paesi avanzati. Non sembra esagerato parla-
                     gli Stati Uniti (255 milioni). Più lontano nella classifica                re rispetto ai primi di esplosione demografica: sono pas-
                     ecco l'Indonesia (180 milioni), il Brasile (156 milioni), il               sati da 1,7 a 4,2 miliardi. I secondi hanno registrato una
                     Giappone, il Pakistan ed il Bangladesh (ciascuno con 120                   crescita molto più modesta: da 832 milioni a 1,2 miliardi.
                     milioni) e, ultima, la Nigeria (circa 116 milioni).                        Vale a dire il 147% contro il 44%. Ci dobbiamo allora
                                                                                                meravigliare se la popolazione dei paesi avanzati, circa
                     La proiezione media delle Nazioni Unite mantiene l'U-
                                                                                                 un terzo di quella mondiale alla fine della guerra, ne
                     nione al terzo posto nel 2025, fra il gruppo di popolazioni
                                                                                                costituisce oggigiorno soltanto un quinto? La sua diminu-
                     appena citato in testa alla classifica.
                                                                                                zione sarebbe stata ben più drastica se non fosse stata
                     Queste cifre mostrano quanto sia cambiata la situazione                    frenata dal positivo apporto del baby-boom, dell'immi-
                     della demografia mondiale negli ultimi quarant'anni. In                     grazione e della riduzione della mortalità.

                     Tabella 1

                     L'Unione europea nel mondo

                                                                                                Popolazione I1)

                                                      1950                     1970                     1992                      2000                      2025
                             Regione
                                            Grandezza      %n»l      Grandezza    %nel         Grandezza       %nel      Grandezza      %nel        Grandezza      %nel
                                             (milioni)     mondo      (milioni)   mondo         (milioni)     mondo       (milioni)    mondo         (milioni)    mondo

                     Mondo                   2 516           100,0    3 697           100,0     5 479            100,0 6 228,3           100,0 8 472,4             100,0
                     Paesi sviluppati           832           33,1     1048            28,3      1 224,7          22,4     1278              20,5      1403,3        16,6
                     di cui
                     EUR 12                     278           11,0       320,3          8,7        347,3           6,3        353,5           5,7        358.7        4,2
                     USA                        152,3          6,1       205,1          5,5        255,2           4,7        275,3           4,4        322          3,8
                     Giappone                    83,6          3,3       104,3          2,8        124,5           2,3        128,1           2,1        127          1,5
                     Repubblica Russa                                    130,1          3,5        149

                     Paesi in via
                     di sviluppo              1684            66,9     2 649           71,7      4 254,3          77,6     4 950,3           79,5      7 069,2       83,4
                     di cui
                     Cina                       554,8         22,1       830,7         22,5      1 188            21,7       1 309,7         21,0      1 539,8       18,2
                     India                      357,6         14,2       554,9         15,0       879,5           16,1       1 018,7         16,4      1 393,8       16,5
                     Nigeria                     32,9          1,3        56,6          1,5        115,7           2,1         147.7          2,4        285.8        3,4
                     Brasile                     53,4          2,1        95,8          2,6        154,1           2,8         172.8          2,8        219,7        2,6

                                                         Tasso d'accrescimento (')                                  Alcuni indicatori demografici
                                                                                                                             nel 1993 I2)
                     Regione
                                            1950-1971 1970-1993 1992-2001 2000-2026                  Mortalità      Speranza      Fecondità          Popola-      Popola-
                                                 %                                                   infantile       di vita                          zione        zione
                                                               %            %             %                                                         < 15 anni    > 65 anni
                                                                                                        %                %                             %            %
                                                                                                                     U/D
                     Mondo                    46,9           48,2        13,7           36,0            7,0        63/67               3,3             33            6

                     Paesi sviluppati          26,0          16,9          4,4           9,8            M             71/78            1,8             21           12
                     di cui
                     EUR 12 (')                15.2           8,4          1,8            1,5           0,7           73/80            1,5             18           15
                     Stati Uniti               34.7          24,4          7,9          17,0            0,9           72/79              2             22           13
                     Giappone                  24.8          19,4          2,9          -0,9            0,4           76/82            1,5             18           13
                     Repubblica Russa                        14,5                                       2.0           64/74            1,7             23           11

                     Paesi in via
                     di sviluppo               57.3          60,6         16/4          42,8            7,7           61/64            3,7             36            4
                     di cui
                     Cina                      49,7           43,0        10,2          17,6            5.3           68/71            1,9             28            6
                     indio                     55,2 '         58,5        15,8          36,8            9.1           58/59            3,9             36            4
                     Nigeria                   72,0          104,4        27,7          93,5            8.4           52/54            6,6             45            3
                     Brasile                   79.4           60,9        12,1          27,1            6,3           64/71            2,6             35            5

                      C ) Eurostat — Statistiche demografiche 1994.
                      (J) Population Reference Bureau — World Population Dola Sheet 1993.

10
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

                      La popolazione mondiale: gruppi in movimento

                      Por metterò a confronto l'evoluzione dei paesi in via di sviluppo con quella dei paesi avanzati nel perio-
                      do che va dal 1960 al 2025, o necessario che i due gruppi mantengano un'identica composizione Cosa vi
                      può essere di più incerto? Altrimenti, cosa significherebbe il termine «in via di sviluppo»? Fra i paesi del
                      terzo mondo nel 1960, alcuni, come la Corea del Sud e gli altri «draghi», dell'Asia, sono oggi avanzati. A l -
                      tri lo saranno con forte probabilità nel 2025 II Brasile e tutta l'America del Sud, la Turchia e parte del
                      Vicino Oriente, la Thailandia, la Malesia, l'Indonesia — e perché no, la Cina e il Vietnam               raggiungeran-
                      no nel 2025 l'insieme dei paesi avanzati. Notiamo che tale previsione viene confermata indipendente-
                      mente dal criterio di sviluppo adottato, reddito pro capite, indice di sviluppo umano del Programma delle
                      Nazioni Unite per lo sviluppo, oppure livello di fecondità A! contrario, è lecito temere che alcuni paesi
                      attualmente sviluppati possano retrocedere dai primi posti della classifica se perdurano i loro problemi po-
                      litici ed economici. Q u i n d i , non risulta pertinente la costatazione fondata sulle proiezioni delle Nazioni
                      Unite, secondo la quale una parte dei paesi sviluppati sul totale della popolazione mondiale risulterà ulte-
                      riormente ridotta all'alba del 2025. E ciò proprio perché non tiene conto dell'accesso di nuovi paesi a
                      questa nuova condizione.

                      Una simile tendenza vale anche per il futuro dell'Unione europea: le previsioni dovrebbero tener conto
                      sia dei cambiamenti demografici che di quelli politici. Successivamente alla stesura della presente relazio-
                      ne, tre nuovi Stati si sono pronunciati a favore della loro adesione all'Unione europea. All'inizio del
                      prossimo secolo, altri paesi EFTA e un certo numero di paesi dell'Europa centrale e orientale potrebbero
                      aver aderito all'Unione europea. Si può essere certi che il gruppo «dall'Atlantico agli Urali» così costitui-
                      to conserverebbe nel mondo intero non solo il suo peso demografico di cinquanta anni prima, ma lo po-
                      trebbe addirittura aumentare È anche vero che simili trasformazioni avrebbero importanti conseguenze
                      sulle conclusioni che potremmo in questa sede trarre sul «modello demografico» dell'Unione europea at-
                      tuale.

1.1.2. La crescita naturale: quasi inesistente nel mondo sviluppato, ancora elevata
       altrove
                      L'ONU ha stimato all' 1,6% la crescita mondiale della           libertà delle coppie di decidere quanti figli avere e come
                      popolazione nel 1993. Se tale percentuale rimanesse fissa       distanziarne nel tempo lerispettivenascite. Il piano d'a-
                      nel tempo, la popolazione del pianeta si vedrebbe raddop-       zione adottato dalla conferenza si focalizza dunque sui
                      piata in 42 anni, vaia a dire entro il 203S. Ma tale crescita   mezzi volti a favorire questa libera scelta. Fra questi,
                      è mal ripartita sul pianeta: è quasi inesistente nei paesi      essenziali sono i seguenti: rafforzamento della condizione
                      più sviluppati (0,4%), mentre è ancora rilevante nei paesi      della donna, uguaglianza uomo-donna nella società, so-
                      meno sviluppati (2,3%, se si esclude la Cina che mantie-        stegno alla famiglia, oltre alle conseguenti implicazioni
                      ne la propria crescita all'1,2%).                               in materia di servizi dell'informazione, dell'istruzione e
                                                                                      della sanità.
                      I problemi demografici legati allo sviluppo sono stati al
                      centro della terza conferenza mondiale sulla popolazione        La crescita mondiale ha registrato un rallentamento (negli
                      e lo sviluppo tenutasi al Cairo nel settembre scorso. Tutti     ultimi tempi), eccezion fatta per due grandi regioni dell'A-
                      oggi sembrano essere d'accordo sulla necessità di rallen-       frica. Nell'Africa subsahariana, le donne hanno ancora in
                      tare la crescita naturale dei paesi in via di sviluppo. Dato    media 6,7 figli. Qui la crescita demografica supera il 3%.
                      che la diminuzione della fecondità dipende da decisioni         Tale percentuale è vicina a quella dell'Africa del Nord e
                      personali, è stata considerata principio fondamentale la        del Medio Oriente, seconda regione ad alta fecondità.

1.1.3. L'invecchiamento delle strutture d'età: ben presto un fenomeno mondiale
                      Le diversità tra i livelli di fecondità e di mortalità nei      po non supera il 40%. Tuttavia, gli indicatori demografici
                      paesi avanzati e in via di sviluppo hanno comportato una        mostrano che alcuni paesi sono entrati decisamente nella
                      differenziazione dellerispettivestrutture d'età. Nei paesi      loro fase di transizione demografica, registrando una di-
                      in via di sviluppo il 40% della popolazione ha meno di 15       minuzione della fecondità e della mortalità, quest'ultima
                      anni. Tale proporzione raggiunge addirittura quasi il 50%       ancora precoce. Quindi, l'invecchiamento demografico è
                      nei paesi africani ad alta fecondità, mentre è solo del 20%     diventato — e diventerà sempre più — un fenomeno
                      nei paesi avanzati. Per contro, la popolazione anziana          mondiale che si estenderà a tutti i paesi del pianeta, man
                      (più di 65 anni) registra, in questi ultimi, percentuali che    mano che progrediranno nel loro processo di transizione
                      vanno dal 12% al 15%, mentre nei paesi in via di svilup-        demografica.

                                                                                                                                               11
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

                      In poche parole, la separazione classica — da una parte i       tale tendenza potrà soltanto accentuarsi nei prossimi
                      paesi sviluppati, ricchi e vecchi e dall'altra i paesi in via   decenni.
                      di sviluppo, poveri e giovani — perderà sempre più la
                      sua fondatezza, non solo sul piano economico, ma anche          Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, all'alba del
                      sul piano demografico. Resta comunque vero che a lungo          2025 i paesi sviluppati, Europa e America del Nord
                      sussisteranno notevoli diversità fra questi due gruppi di       incluse, possiederanno circa un quarto di tutti i «vecchi»
                      paesi quanto al livello di invecchiamento, pur esistendo        del mondo (60 anni e più), meno che in tutta quanta
                      processi di ripresa. A meno che la transizione demografi-       l'Asia del Sud. Alla stessa data, la Cina e l'India avranno
                      ca non si riveli più rapida al Sud di quanto non lo sia         forse un maggior numero di ottantenni (80 anni ed oltre:
                      stata al Nord.                                                  36 milioni) rispetto all'Europa, l'ex URSS, gli Stati Uniti
                                                                                      ed il Giappone, ma con una differenza in più: in tre quarti
                      È proprio questa la difficoltà maggiore, in quanto i paesi      di secolo, a partire dal 1950, questi effettivi di «molto
                      in via di sviluppo dovranno raccogliere la sfida dell'in-       anziani» si quintuplicheranno nei due giganti, mentre in
                      vecchiamento e allo stesso tempo risolvere una serie di         Europa saranno appena raddoppiati (')•
                      problemi: integrazione dei giovani, ammodernamento
                      dell'economia, estinzione dei debiti, miglioramento dei         Il peso dell'invecchiamento sarà dunque di gran lunga
                      sistemi sanitario e scolastico, salvaguardia dell'ambiente.     maggiore in quelle parti del mondo dove più urgente sarà
                      Ora, anche se caratterizzati tuttora da indici di invecchia-    la necessità di svilupparsi. Bisognerà affrontare il feno-
                      mento abbastanza deboli, molti paesi dell'emisfero Sud si       meno dell'esplosione demografica e questo anche quando
                      trovano già a dover sopportare una quantità crescente di        già da tempo la fecondità avrà cominciato a diminuire. La
                      popolazioni anziane, nelle grandi città e talvolta anche        difficoltà sarà aggravata dall'inadeguatezza delle strutture
                      nelle campagne, disertate dai giovani.                          amministrative, sanitarie e sociali destinate ad accogliere
                                                                                      le persone anziane più bisognose.
                      Fin da adesso, gli anziani sono più numerosi, in nume-
                      ro assoluto, nei paesi del Sud che nei paesi del Nord e

1.2. L'Unione europea tra i paesi avanzati
1.2.1. Ripartizione geografica della popolazione

                      L'Unione europea, assieme all'Asia, è una delle zone più        pea. L'epicentro della popolazione si trova nel Benelux,
                      densamente popolate del pianeta: 140 abitanti per km2           con più di 300 abitanti per km2. Tutt'intorno, troviamo
                      contro 40 nel mondo e 110 nell'insieme dell'Europa:             densità con 200 abitanti o più, come in Inghilterra, in
                      infatti il ridotto popolamento della Scandinavia ne abbas-      Germania e in Italia. Poi, un po' più lontano, tali cifre
                      sa la media.                                                    diminuiscono: meno di 100 abitanti al di là dei Pirenei, in
                                                                                      Scandinavia, oltre la frontiera russo-polacca e a sud dei
                      Negli altri paesi avanzati — eccezion fatta per il Giappo-      Balcani.
                      ne, con 330 abitanti per km2 — le densità risultano molto
                      deboli. Ad esempio, nella CSI ed in America del Nord si         Questa uniformità di popolamento sparisce allorché si
                      contano solo 13 abitanti per km2, mentre in Australia           effettua una più sottile suddivisione nelle grandi regioni
                      soltanto 3.                                                     all'interno dell'Unione. Vi si ritrova tuttavia una certa
                                                                                      coerenza, dato che regioni contigue presentano gli stessi
                      Nel 2025 la situazione di questi due poli non dovrebbe          caratteri. Da Manchester a Milano si stende una lunga
                      subire variazioni, a meno che non intervengano disordini        fascia densamente popolata. Da questa colonna vertebrale
                      o epidemie a cambiare le proiezioni delle Nazioni Unite.        partono strisce di popolazioni che raggiungono le coste
                      Tant'è vero che il polo europeo ad alta densità raggiunge-      italiane, francesi e addirittura spagnole, altre si dirigono
                      rebbe il Vicino Oriente, mentre il polo asiatico aumente-       invece verso l'Europa centrale.
                      rebbe le sue dimensioni. Inoltre, due zone secondarie di
                      concentrazione demografica farebbero la loro comparsa
                      sulla costa della Guinea e in Africa orientale.
                                                                                      (') Fonte: Tabutin, D.: «L'âge vermeil du tiers monde: perspecti-
                                                                                          ves des populations âgées dans les pays jeunes», in M„
                      A livello nazionale, la carta delle densità rivela una              Loriaux, D., Remy, D. e E., Vilquin (1990), Populations
                      geografia a carattere concentrico in tutta l'Unione euro-           âgées et révolution grise, pagine 1087-1103.

12
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

                     Mappa 1

                     Densità della popolazione per regione, Europa, 1992

                                                                                                                             % della popolazione total». 1992

                                                                                                                                             28.6

                     Fonti: Eurostat: «Competitività • coesione: le tendente nelle regioni». Quinta relazione periodica sulla situazione socio-economica e sullo
                     sviluppo delle regioni nella Comunità (CEE 1994).

1.2.2. Crescita demografica moderata
                     Se paragonata a quella degli USA, molto più elevata, e a               forte densità sono le due caratteristiche principali del-
                     quella del Giappone, più debole, la crescita totale della              l'Europa, distinguendola dagli altri paesi avanzati —
                     popolazione dell'Unione può considerarsi moderata, e                   CSI, Stati Uniti, Giappone — senza per questo segnare
                     anche più stabile. Tale fenomeno è causato da due fattori.             una netta divisione fra i paesi dell'Unione e gli altri paesi
                     In Giappone, la struttura della popolazione è più vecchia              europei. Tuttavia, questa divisione esiste. Per individuar-
                     di quella dell'Unione. Essendo la fecondità (1,5 figli per             la è necessario avvalersi di indicatori più precisi, che
                     donna) e i saldi migratori molto bassi, la crescita è in               descrivano la dinamica caratterizzante la specificità del-
                     declino, e sarà addirittura negativa all'inizio del prossimo            l'Unione. In poche parole, è necessario centrare il nostro
                     millennio. Al contrario, gli Stati Uniti conoscono ancora               interesse sui movimenti che danno forma a questo o quel
                     una fecondità prossima alla soglia di rinnovamento delle                sistema demografico, conferendogli la sua originalità.
                     generazioni (2 figli per donna) e flussi migratori positivi.           Poiché un sistema demografico che caratterizza l'Europa
                     Come possiamo vedere, crescita demografica moderata e                  occidentale esiste davvero.

1.3. Similitudini fra Stati membri
                     Se, avendo paragonato il continente europeo al resto del               determinano in parte i suoi flussi di popolazione: 1.3.1.) i
                     mondo, restringiamo il campo d'osservazione all'Europa                  modelli migratori, 1.3.2.) alcuni comportamenti familiari,
                     soltanto, si scopre che l'Unione europea si distingue dal               1.3.3.) la mortalità.
                     resto del continente per una convergenza di processi che

                                                                                                                                                                13
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

1,3.1. Il modello migratorio! la fine dell'emigrazione e una quota di popolazione
       straniera
                       All'inizio degli anni sessanta, all'interno dei paesi del-          stranieri per il terzo. Anche Paesi Bassi, Regno Unito e
                       l'Unione vi erano migrazioni molto diverse fra loro. La             Lussemburgo accoglievano numerosi immigranti. Altri
                       Grecia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo fornivano nume-         paesi, come la Scandinavia, rimanevano lontani da tale
                       rosi immigrati. I flussi migratori verso la Francia, il             fenomeno, dopo aver conosciuto un'intensa emigrazione
                       Belgio e la Germania erano di notevole consistenza:                 verso gli Stati Uniti all'inizio del secolo.
                       riflusso degli imperi coloniali per i primi due, lavoratori

                       Tabella 2

                       Tenderne della migrazione netta in Stati membri selezionati (medie annuali in migliaia)

                               Paesi             1950-1959              1960-1969             1970-1979             1980-1985               1992 I1)

                       Belgio                           9                     12                     9                     3                    26
                       Danimarca                       -6                      1                     3                     4                    11
                       Germania (RFT)                 275                    191                   178                   -2                    788
                       Germania (RDT)                -187                   -64                   -10                    27
                       Grecia                         -21                   -40                     20                    13                    60
                       Spagna                         -78                   -61                     14                     0                     9
                       Francia                         96                    197                  262                    66                     90
                       Irlanda                                                                                                                 -6
                       Italia                        -101                   -95                      1                    72                   173
                       Lussemburgo                                                                                                               4
                       Paesi Bassi                    -15                     7                    33                     10                    58
                       Portogallo                     -66                   -86                    -6                     27                  -10
                       Regno Unito                    -54                    -8                   -22                    -16                  -11

                       font»: Consiglio d'Europa «L'avenir de la population en Europe», coli. «Démographie», Robert Cliquet, Etudes démographiques n. 26,1993.
                       {') furaste* Statistiche demografiche, 1994.

                       Oggi, il numero degli stranieri cresce più in fretta in             mici. In un sistema democratico una comunità economica
                       Italia, in Grecia e in Spagna, paesi di recente immigrazio-         porta a poco a poco ad una somiglianza dei flussi migra-
                       ne. Sì stabilizza invece in Francia, in Belgio, nei Paesi            tori per via del riavvicinamento dei livelli di vita: la
                       Bassi, nel Regno Unito e in Lussemburgo, paesi di immi-              migrazione diventa quindi frutto di una decisione ragio-
                       grazione più antica. Ma nonostante questa differenza nel             nata e di una libera scelta personale. La recente storia del
                       tempo lutti i paesi dell'Unione tendono verso lo stesso              blocco dell'Est indica il sorgere di comportamenti migra-
                       modello: emigrazione debole, immigrazione da Stati terzi             tori analoghi. Fino a che il blocco era impenetrabile, le
                       controllata, tendenza a consolidare la popolazione stra-             migrazioni al suo interno erano praticamente inesistenti.
                       niera. Non vi è niente di strano in questa convergenza: le          Ma dopo la sua caduta assistiamo ad una migrazione più
                       migrazioni internazionali sono sensibili ai fattori econo-           accentuata.

1.3.2. Simultaneità di alcuni comportamenti legati al ciclo di vita familiare
                       La similitudine dei comportamenti familiari ci offre un              antagonisti in vigore fino a poco tempo fa? Ad Est, se si
                       esempio molto più curioso, poiché non è possibile attri-             voleva un appartamento statale era necessario sposarsi.
                       buirlo ad una politica europea comune della famiglia,                Ad Ovest, bisognava — e bisogna tuttora — sistemarsi
                       dato che questa non esiste. Tuttavia, questa similitudine            per potersi sposare. In altre parole, ad Ovest è necessario
                       esiste per davvero. L'Europa occidentale, l'Unione in                disporre di risparmi o di redditi sufficienti, il che implica
                       particolare, si distingue, in questo settore, in modo netto          una attesa più o meno lunga.
                       dall'Europa orientale. Per rendersene conto, basta consul-
                       tare due dati: l'età media delle donne al loro primo                 Per di più, questo storico contrasto fra Est ed Ovest —
                       matrimonio e alla loro prima maternità.                              alimentato da sistemi economici opposti — rivela una
                                                                                            differenza ancor più fondamentale nei cicli di vita fami-
                       Per ambedue queste variabili, una linea precisa divide               liari, come pure nei rapporti individuali con la società e
                       l'Europa in due parti: ad Ovest, l'età media delle donne             all'interno della famiglia. Le modalità di controllo e
                       al primo matrimonio supera i ventiquattro anni, ad Est è             l'evoluzione dei comportamenti volti alla procreazione ne
                       sempre inferiore a ventidue anni e mezzo.                            sono un ulteriore esempio.

                       La differenza delle età fra Est ed Ovest al momento del              Per quanto riguarda l'aborto volontario, sono veramente
                       matrimonio non trova forse spiegazione nei due sistemi               esigui i dati affidabili. Quindi, i pochi dati ufficiali di cui

14
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

Mappa 2

Età media delle donne alla nascita del primo figlio verso il 1993

Mappa 3

Età media delle donne al primo matrimonio verso il 1993

 Fonti: Consiglio d'Europa: Evoluzione demografica recente in Europa, 1994.

                                                                              15
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

                      disponiamo, quelli degli aborti praticati in ambito medi-         Certo, mantenevano la loro differenza di livello come
                      co, risultano sottostimati e in proporzione variabile. No-        traccia del passato, ma erano oramai soggette agli stessi
                      nostante tutto, tali dati indicano che l'aborto viene prati-      determinismi. A questo stadio, non possiamo ancora par-
                      cato all'Est tre, quattro e talvolta anche cinque volte più       lare di convergenza, ma solo di parallelismo.
                      che all'Ovest. Nell'Unione europea, le proporzioni non
                      superavano, verso il 1990, 35 aborti su 100 nascite,              L'età decisamente avanzata in cui le donne partoriscono
                      mentre i paesi dell'Europa centrale e orientale registrava-       il loro primo figlio ci permette di fare una costatazione
                      no da 60 a 150 aborti ogni cento nascite. Ragioni a parte,        importante. Un periodo di vita che separa l'infanzia, e
                      la costatazione è una sola: le donne dell'Unione, facendo         anche la gioventù, dall'essere genitore viene così ad
                      uso di moderni mezzi di contraccezione, controllano me-           allungarsi. Convivenza più lunga con i genitori, unioni
                      glio la loro fecondità di quanto non facciano le donne dei        senza matrimonio, studi più avanzati nella speranza di
                      paesi dell'Est e del centro dell'Europa. E ciò conferisce         ottenere un migliore impiego ne sono le conseguenze. La
                      loro una maggiore autonomia nella scelta del modello              disoccupazione ha rallentato tale percorso. Oggi, in nu-
                      familiare. Indubbiamente, è questo il fattore che ha indot-       merosi Stati membri, solo la metà dei giovani riesce a
                      to la famiglia dell'Ovest a differenziarsi da quella del-         trovare una situazione stabile dopo i 25 anni: solamente a
                      l'Est.                                                            quell'età ottengono un lavoro, una residenza diversa da
                                                                                        quella dei genitori ed una relazione con un partner fisso.
                      Prima dell'avvento dei moderni mezzi di contraccezione,           Quello che da alcuni è stato chiamato «nuova epoca della
                      tale differenza era già visibile nella straordinaria simulta-     vita» è apparso allora come terreno di sperimentazione
                      neità dei cambiamenti di tendenza riguardo alla fecondità         più che di attesa, modificando profondamente le abitudini
                      di tutti i paesi occidentali. Per rendersene conto, basta         ed in particolare i rapporti fra i sessi e le generazioni. È
                      tralasciare i livelli di fecondità, variabili da paese a paese,   fortemente probabile che molti giovani europei risultino
                      per concentrare la nostra attenzione sulle evoluzioni.            così provvisti di un profilo diverso dai giovani dell'Ame-
                                                                                        rica, dell'Europa dell'Est e del Giappone.
                      Se poniamo su una linea del tempo che va dal 1900 ai
                      giorni nostri le date corrispondenti all'inversione di ten-       L'indice di fecondità è molto sensibile alle variazioni di
                      denza nell'ambito della fecondità nei paesi del continente        calendario, vale a dire agli anticipi ed ai ritardi dei
                      europeo, il raggruppamento risulta incredibilmente rego-          matrimoni e dei concepimenti, avvenimenti che ritmano
                      lare per l'Europa dell'Ovest a partire dagli anni '20 e           la costruzione della famiglia. Ecco perché esso non riesce
                      totalmente instabile per l'Europa centrale e orientale. In        a dare una misura della dimensione della famiglia, una
                      tutti i paesi dell'Ovest, dalla Finlandia alla Spagna, dal-       volta che questa si è completamente formata. La conco-
                      l'Islanda all'Italia, dall'Irlanda all'Austria, la fecondità è    mitanza dei processi evolutivi nei paesi dell'Europa occi-
                      diminuita tra il 1920 e la metà degli anni trenta. È in           dentale è ancor più sbalorditiva. Infatti, questi paesi han-
                      seguito risalita, a partire da una data compresa tra il 1934      no reagito allo stesso modo agli avvenimenti storici,
                      e il 1939. Dopo una pausa durante la guerra, ha conosciu-         nonostante avessero strutture familiari assai diverse. Gli
                      to ancora una netta ripresa, mentre, dopo aver raggiunto          abitanti hanno rimandato o accelerato la formazione delle
                      un'impennata negli anni cinquanta, ha subito un capovol-          famiglie negli stessi momenti. Divenuti prudenti dopo la
                      gimento tra il 1961 e il 1964, per poi iniziare un lungo          crisi del 1929, hanno, ad esempio, rinviato i concepimen-
                      ribasso. L'America del Nord e l'Australia conoscono le            ti, per poi riprendere il loro comportamento abituale
                      stesse fluttuazioni dell'Europa Occidentale, ma con cin-          cinque o sei anni dopo. In altre parole, più che una
                      que anni di anticipo. Quanto al Giappone, inutile dire che        convergenza di strutture ci sembra avere qui la prova di
                      sfugge a questo schema: la sua fecondità è semplicemen-           una identità di influenze e reazioni.
                      te passata da oltre quattro figli a meno di due negli anni
                      immediatamente successivi alla guerra. Pare tuttavia che          L'analisi dell'Unione europea rivela dunque un insieme
                      a partire dagli anni '80 una nuova tendenza provochi un           di comportamenti che riguardano i mezzi di contraccezio-
                      distacco Nord-Sud nell'Europa occidentale stessa.                 ne, l'età per il matrimonio e i tassi di fecondità, distin-
                                                                                        guendo in tal modo gli Stati membri dagli altri paesi
                      È quindi probabile che società differenti abbiano preso ad        europei e dal resto dèi mondo.
                      evolvere di concerto dopo la prima guerra mondiale.

1.3.3. Evoluzione della mortalità

                      L'evoluzione della speranza di vita e quella della morta-         cambiamenti all'Est sono così rapidi che nel 1970 la
                      lità infantile in Europa a partire dal 1945 si costruiscono       situazione appare totalmente diversa: viene a formarsi
                      entrambe sullo stesso scenario. Alla fine della guerra, la        uno scaglionamento della mortalità Nord-Sud, dato che
                      mortalità infantile è scesa al cinquanta per mille in tutta       l'URSS, la Cecoslovacchia e la RDT si affiancano ai
                      l'Europa del Nord. Risulta leggermente superiore in               deboli livelli dell'Ovest. La Scandinavia e i Paesi Bassi
                      Francia, Belgio, Germania, Austria e Italia; ancora di più        rimangono in testa con tassi ormai inferiori al quindici
                      — 70 per mille — ad est dell'Elba e a sud dei Pirenei. I          per mille, mentre tutto il Sud dell'Europa accumula ritar-

16
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

do con livelli sempre superiori al venticinque per mille,             Assistiamo così ad un nuovo cambiamento geografico: la
addirittura vicini al 50 per mille in Romania e del 55 per            mortalità infantile attraversa una stagnazione all'Est,
mille in Portogallo.                                                  mentre altrove diminuisce rapidamente. Così, nel 1980, si

Tabella 3

Evoluzione della mortalità infantile (1970-1992), e speranza di vita in Europa verso il
1993
                             Tasso di mortalità                                Speranza di vita verso il 1993
                                 infantile
                                                                       Uomini
                               1970          1992
                                                       + di 73 anni 70-73 anni - di 70 anni + di 79 anni         77-79       - di 77 anni

                                      (%•)
Belgio                         21.1           8,2                         X                          X

Danimarca                      14.2           6,6                         X                                        X

Germania                       22.5           6,2                         X                           X

Grecia                         29.6           8,4           X                                         X

Spagna (1991)                  28.1           7,2           X                                         X

Francia                        18.2           6,8           X                                         X

Irlanda                        19.5           6,7                         X                                        X

Italia                         29.6           8,3           X                                         X

Lussemburgo                    24,9           8,5                         X                                        X

Paesi Bassi                    12.7           6,3            X                                        X

Portogallo                     55,5           9,3                         X                                         X

Regno Unito                    18,5           6,6            X                                                      X

Austria                        25,9            7,5           X                                        X

Finlandia                      13,2            5,2                        X                           X

Norvegia                       12,7            5,8           X                                        X

Svezia                         11.0            5,3           X                                        X

Svizzera                       15.1            6,4           X                                        X

Bulgaria                       27,3          15,9                                       X                                         X

Republica ceca                 20.2           9,9                                       X                                          X

Estonia                        17,7          15,8                                       X                                          X

Ungheria                       35,9          14,1                                       X                                         X

Lituania                       19.3          16,5                                       X                                          X

Polonia                        33,2          14,5                                       X                                          X

Romania                        49.4          23,3                                       X                                          X

Repubblica Slovacca            25,7          12,6                                       X                                          X

Slovenia                       24.5           8,9                          X                                        X

Federazione Russa              22,9          17,6                                                                                 X

Albania                        97,9          32,9                                                                                  x
Foni»: Eurostat, Speranza di vita al di fuori dell'UE: Consiglio d'Europa, Evoluzione demografica recente in Europa, 1994.

arriva ad una divisione Est-Ovest che coincide quasi con               demografica dell'Europa occidentale. Una migrazione
la ripartizione dell'età media per il matrimonio o della               moderata assieme a una fecondità tardiva, per non parlare
prima maternità. Oggigiorno, il contrasto si acuisce sem-              di una mortalità diversa da quella dell'Est, hanno coin-
pre più. Segnaliamo brevemente che otterremmo la stessa                volto la popolazione europea in uno sviluppo e in una
sequenza se osservassimo l'evoluzione della speranza di                struttura d'età peculiari. Alla base della struttura pirami-
vita degli uomini o l'evoluzione della mortalità degli                 dale delle età vi è un vuoto che le è proprio; ha una
adulti.                                                                crescita demografica lenta e un più accentuato fenomeno
                                                                       di invecchiamento rispetto ad altri paesi avanzati e rispet-
Così, i grandi flussi demografici hanno concorso alla                  to all'Est europeo.
creazione di un'identità o, meglio, di una specificità

Il cambiamento demografico nella vita degli individui negli ultimi due
secoli sul territorio dell'Unione europea

 I cambiamenti demografici profondi evolvono con lentezza: è necessario che passino più generazioni
per avvertirne gli effetti. Tuttavia, dietro questa falsa inerzia dei fenomeni riguardanti le popolazioni, si
sono verificate profonde mutazioni nei grandi parametri demografici che appartengono alla storia re-
cente dei paesi occidentali Non solo: nell'arco di duecento-duocentocinquant'anni è stata sconvolta la
vita di uomini e donne, come risulta attraverso il progredire nei secoli di tali parametri.

                                                                                                                                        17
Capitolo 1 —11 modello demografico dell'Unione europea

                      Grosso modo, la speranza di vita alla nascita è come minimo triplicata (passando da 25 a 75 anni),
                      mentre la fecondità si è ridotte) di 3 o 4; la mortalità infantile è di 25 voltp inferiore; la durata della vita
                      dopo il matrimonio è più che raddoppiata, mentre l'età in cui i figli rimangono orfani di almeno un geni-
                      tore si è spostata di una trentina d'anni (da 15 a 45 anni).

                      In altre parole, dietro cifre relativamente austere e poco esplicite, le condizioni di vita individuale e di
                      organizzazione collettiva sono state rovesciate ed hanno dovuto adattarsi alle nuove situazioni sociali
                      create dal cambiamento demografico. Vivere più a lungo non significa soltanto guadagnare anni di vita,
                      ma anche vivere diversamente, coabitando con i genitori ed i nonni per un periodo più lungo (anche se
                      questo spesso significa ereditare più tardi) o sopportare ulteriormente il proprio coniuge (fatto che in
                      parte «spiega» l'aumento dei divorzi). Inoltre, gli Stati devono intervenire modificando le proprie legisla-
                      zioni oppure organizzando diversamente i rapporti fra le generazioni e questo tramite le politiche socia-
                      li, fiscali, sanitarie e occupazionali.

                      Allo stesso tempo, se le condizioni demografiche modificano le condizioni economiche, sociali e politi-
                      che, non per questo devono considerarsi esogene, dovute cioè a cause esterne, ma invero il prodotto delle
                      trasformazioni delle altre grandi strutture della società, come la tecnica, i modi di produzione, i rapporti
                      sociali, le ideologie poliliche, ecc. In tal modo i grandi settori delle nostre società evolvono mediante com-
                      plessi processi di interdipendenza e reciproche interazioni.

                      Tabella 4

                      I cambiamenti storici del calendario demografico del cittadino europeo

                                                                                                Al XVIII sec.    Verso il 1945 Verso i l i 992

                      Durala media di vita (donne)                                                   25,0              65,0               80,0
                      Mortalità infantile (su 1 000 nati vivi)                                      250,0              70,0                7,0
                      Età media al primo patrimonio (donne)                                          25,0              24,0               25,0
                      Numero di persone sopravvissuti? (su 1 000 nati vivi)                         450,0             920,0              980,0
                      Duicilo niodia di vilo dopo il mot'uncino                                      25,0              50,0               55,0
                      Durata media della coppia (non iileirotla dal divorzio)                        17,0              38,0               46,0
                      % di matrimoni interrotti dal divorzio                                          0,0              10,0               20,0
                      Numero di nascite per donna                                                     6,5               2,5                1,8
                      Età media in cui il bambino diventa orfano di almeno un genitore               15,0              35,0               45,0
                      Durato media di vita dopo il pen .lonamento (60 anni)                           8,0              15,0               23,0

                      Fonie: Eurostat.

1.4. Le variabili che determinano un asse Nord-Sud all'interno dell'Unione

                      Tuttavia, se è vero che si sono accentuate le differenze           terno di questo grande movimento che porta l'Unione
                      con l'Est e, in certa misura, con l'America e il Giappone,         europea verso un modello demografico particolare, resta-
                      non si dovrebbe sottovalutare la diversità esistente all'in-       no molto attivi i germi di differenziazione. D'altronde,
                      terno dell'Unione. Niente è più fragile della convergenza          alcuni si manifestano con vigore da alcuni anni.
                      di più Stati indipendenti verso abitudini comuni. All'in-

1.4.1.1 recenti comportamenti congiunturali della fecondità

                      Dopo aver raggiunto il suo livello più basso, la fecondità         Lussemburgo. Per contro, ha registrato un ribasso, tra il
                      ha conosciuto una nuova ripresa in alcuni paesi europei            198S e il 1991, in Grecia, Spagna, Italia e Portogallo.
                      tra il 1983 e il 1987. Tale fenomeno non è stato tuttavia          Infine, in Francia, Svizzera e Austria è stata osservata una
                      uniforme: per la prima volta dal primo dopoguerra i                tendenza incerta: al ribasso per la prima, al rialzo per le
                      comportamenti della fecondità sono divergenti. A partire           altre due.
                      dalla seconda metà degli anni ottanta, la fecondità è
                      aumentata in modo regolare in Danimarca, Islanda, Nor-             Che i paesi interessati facciano parte o meno dell'Unione,
                      vegia e Svezia. Ha segnato una ripresa più debole nei              viene delineandosi un quadro coerente, che in Europa
                      Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Germania, in Belgio e in          contrappone Nord e Sud, annunciando in modo certo la

18
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

                       futura classificazione dei livelli di discendenza finale.            Tabella 5
                       L'Europa del Nord ha già superato quella dell'Ovest e
                       soprattutto quella del Sud. Al di là di una simile costata-          Indicatore congiunturale di fecondità
                       zione, prende forma la seguente ipotesi: la separazione
                                                                                                   Paesi              1960    1970       1980    1990          1992
                       registratasi tra il Nord e il Sud dell'Unione fin dagli anni
                       '80 non sarebbe forse, in realtà, un effetto della conver-           EUR 12                    2,61     2,40      1,82     1,54         1,48
                                                                                            Belgio                    2,56     2,25      1,68     1,62         1,56
                       genza tra comportamenti demografici? Non è escluso che               Danimarca                 2,54     1,95      1,55     1,67         1,76
                       tale differenza dipenda dai diversi ruoli che le società del         Germania                  2,37     2,03      1,56     1,45         1,30
                                                                                            Grecia                    2,28     2,39      2,21     1,42         1,39
                       Nord e del Sud dell'Unione attribuiscono alle donne. In
                                                                                            Spagna                    2,86     2,90      2,20     1,33         1,23
                       effetti, sono proprio le variabili riguardanti le donne ad           Francia                   2,73     2,47      1,95     1,78         1,73
                       intervenire nella suddetta separazione.                              Irlanda                   3,76     3,93      3,23     2,19         2,03
                                                                                            Italia                    2,41     2,42      1,64     1,30         1,25
                                                                                            Lussemburgo               2,28     1,98      1,49     1,61         1,64
                       Il tutto avviene come se si stesse attuando un «recupero»            Paesi Bassi               3,12     2,57      1,60     1,62         1,59
                                                                                            Portogallo                3,10     2,83      2,18     1,54         1,55
                       riguardo ai comportamenti demografici femminili, recu-
                                                                                            Regno Unito               2,72     2,43      1,90     1,84         1,79
                       pero che sfocerebbe, alla fine del suo percorso, in una
                       maggiore affinità demografica tra gli Stati membri.                  Fonte: Eurostat: Statistiche demografiche, 1994.

1.4.2. L'attività delle donne
                        In tutti i paesi europei, le donne attive hanno meno figli          Bisogna forse parlare, a tale riguardo, di reazione con-
                       delle altre. Ci potremmo quindi aspettare che la fecondità           giunturale, oppure bisogna sperare in un cambiamento
                        risulti maggiore laddove la proporzione delle donne atti-           strutturale più profondo che modifichi la discendenza
                        ve è minore. Invece succede proprio il contrario. Nel               delle generazioni in questione? Forse non bisogna porre
                        Nord dell'Europa, in cui la fecondità raggiunge una per-            la domanda in questi termini. Infatti, la recente evoluzio-
                        centuale di quasi due figli per donna, la stragrande mag-           ne della fecondità sembra suggerire che i comportamenti
                        gioranza della popolazione femminile è attiva tra i 20 e i          non possono più essere spiegati in termini di «calenda-
                        50 anni. Al Sud, per contro, la maggior parte delle donne           rio» e di «intensità», quanto piuttosto da una combinazio-
                        rimane esclusa dal mondo del lavoro, con una fecondità              ne di entrambi. Se, ad esempio, le donne del Sud, veden-
                        in diminuzione sempre al di sotto di 1,5 figli. Probabil-           do mortificate le loro aspirazioni sociali, continuassero a
                        mente, in questo caso, è necessario parlare di aspirazioni,         rinviare il momento della maternità, potrebbero vedere
                        invece di prendere come spiegazione di tale contrasto la            ridotte le loro aspirazioni familiari.
                        condizione femminile.

                        Tabella 6

                        Diversi indicatori collegati all'attività delle donne e alla famiglia
                                                  Nascite          Giovani che          Giovani che                 Tassi di attività delle donne (%)
                                             fuori matrimonio   non appartengono         hanno un
                                                 1992(%)            a nessuna          lavoro grazie          15-19              20-24              25-29
                               Paesi
                                                                 associazione (%)    alla famiglia (%)        anni                anni               anni
                                                    (')
                                                     1                   2                   3                  4                    5                   6

                        Belgio                      11                  41                  28                 7,2                60,6                  80,0
                        Danimarca                   46                  15                  19                64.1                77,6                  86,1
                        Germania                    15                  41                  21                34.8                72,2                  74,3
                        Grecia                       3                  74                  69                16.2                51,7                  59,6
                        Spagna                      10                  67                  61                20.9                58,7                  66,6
                        Francia                     33                  59                  35                11,0                62,1                  78,7
                        Irlanda                     18                  41                  33                19.2                69,1                  70,9
                        Halia                        7                  54                  65                22.3                52,2                  60,6
                        Lussemburgo                 13                  24                  27                23,6                70,4                  70,1
                        Paesi Bassi                 12                  26                  18                43.3                75,0                  74,3
                        Portogallo                  16                  76                  58                29,5                64,0                  79,7
                        Regno Unito                 31                  41                  28                50.4                72,6                  70,5

                        Fonti: Per la colonna 1, Eurostat: Statistiche demografiche, 1994; per le colonne 2 e 3, Commissione delle Comunità Europee, Eurobarome-
                                tro: «I giovani europei nel 1990», n. 34-2,1991; per la colonna 5, Eurostat: Indagini comunitarie tulle forze lavoro, 1992.
                        (') Belgio - 1989 e Spagna - 1991.

                                                                                                                                                                 19
Capitolo 1 — Il modello demografico dell'Unione europea

1.4,3,1 modelli familiari

                       Le stesse tendenze si ritrovano nei diversi aspetti legati             li al Sud: convivenza prematrimoniale, nascite al di fuori
                       alla costituzione della famiglia. Fenomeni che al Nord                 del matrimonio, alta percentuale dei divorzi, famiglie
                       appaiono del tutto normali sono invece ancora ecceziona-               monoparentali e ricostituite.

1.5. Disparità fra Stati membri
                       L'invecchiamento delle popolazioni è oggi un fenomeno                  lavoro (durata degli impieghi, livello dei redditi, tasso di
                       comune a tutti i paesi avanzati. Ma i suoi effetti, sia                attività secondo età e sesso, numero di disoccupati).
                       demografici che economici, non sono gli stessi negli Stati             Niente di strano, dunque, di fronte alla costatazione che
                       membri dell'Unione europea. Sul piano demografico,                     esiste una disparità conseguente all'osservazione del fe-
                       l'invecchiamento dipende dalle strutture d'età di partenza             nomeno.
                       sulle quali si appoggia. Ora, queste strutture cambiano da
                       uno Stato membro all'altro. Sul piano economico e finan-               In particolare, eravamo giunti ad una convergenza dei
                       ziario, l'effetto dell'invecchiamento della popolazione è              modelli migratori, nel senso che tutti gli Stati membri
                       dovuto alle pratiche di gestione delle età che definiscono             sono divenuti paesi di immigrazione. Il calendario, l'in-
                       economicamente tale invecchiamento. Dipende anche                      tensità e la composizione dei flussi migratori sono tutta-
                       dall'insieme delle regolamentazioni e legislazioni in ma-              via fattori di dispersione fra gli Stati membri, per ragioni
                       teria di protezione sociale legate all'età (salute, pensioni,          di storia geopolitica.
                       vecchiaia), come pure dalla struttura del mercato del

1.5.1. L'invecchiamento differenziale degli Stati membri

                       Nell'osservare l'invecchiamento delle strutture all'inter-             da venti a cinquantanove anni, otteniamo, per i Dodici,
                       no dell'Unione, si impone la costatazione di due tenden-               un indice di 0,82. Sette Stati membri hanno un indice
                       ze, in apparenza contraddittorie: la disparità che oggi                superiore a questa media comunitaria..L'Irlanda possiede
                       esiste fra gli Stati membri, ampiamente illustrata dalle               l'indice più elevato (1,01), perché fondamentalmente la
                       differenze di calendario e di intensità dell'invecchiamen-             sua popolazione ha una struttura ancora molto giovane, e
                       to, produrrà, entro quindici-venti anni, un riavvicinamen-             quindi una notevole percentuale di persone giovani (0-
                       to dei rapporti di dipendenza delle persone anziane. Tali              19anni). Il Portogallo, la Spagna e la Francia, anche loro
                       rapporti sono destinati ad aumentare, indipendentemente                con indici superiori alla media, si trovano decisamente
                       dalle ipotesi di evoluzione che possono essere formulate.              nella stessa situazione. Gli altri due Stati membri che
                                                                                              hanno invece un indice superiore alla media a causa della
                       Se rapportiamo i gruppi estremi, quelli cioè con meno di               forte percentuale di anziani sono il Regno Unito ed il
                       venti e più di sessanta anni, agli effettivi totali che vanno          Belgio.

                       Tabella 7

                       Indicatori di invecchiamento nel 1993 e dipendenza demografica nel 1991
                                                                          Indicator* di invecchiamento                                 Dipendenza
                                                                                                                                       demografica
                                                          0-19 anni                20-59 anni                  60 anni • +                  T
                                                                                                                                            ()
                       EUR 12                                                                                                              48,7
                       Belgio                                24,3                      54,6                        21,1                    49,6
                       Danimarca                             23,8                      56,1                        20,1                    48,3
                       Germania                              21.5                      58,1                        20,4                    45,3
                       Grecia                                24.6                      54,6                        20,8                    49,0
                       Spagna                                26.5                      53,9                        19,6                    49,1
                       Francio                               26.8                      53,5                        19,7                    51,9
                       Irlanda                               34.9                      49,8                        15,3                    62,2
                       Italia                                22.6                      56,1                        21,3                    45,1
                       Lussemburgo                           23.3                      57,5                        19,2                    44,7
                       Poesi Bassi                           24,6                      57,8                        17,6                    45,2
                       Portogallo                            27.4                      53,1                        19,5                    51,6
                       Regno Unito                                                                                                         53,4

                       Fonti: Eurostat: Statistiche demografiche, 1994.
                       I1) Nel 1991: [0-14 anni]+[65 anni e +J/[15-64 anni].

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