FICO, un anno di vita per il parco del cibo italiano - Econerre

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FICO, un anno di vita per il parco del cibo italiano - Econerre
FICO, un anno di vita per il parco del cibo
italiano

Il bilancio di FICO, un anno dall’apertura. Vocazione internazionale e vicinanza al territorio per la
struttura di Bologna che ha attirato quasi tre milioni di visitatori. Nel 2019 investimenti e
innovazioni

di Lisa Bellocchi

Molte cifre, molta soddisfazione, importanti novità. Il primo compleanno di FICO Eataly World è
stato solennemente festeggiato nell’Arena centrale della cittadella del cibo.
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La scommessa immaginata da Oscar Farinetti e Andrea Segrè (nel video il suo il bilancio e
prospettive) chiude il primo anno con 2.800.000 visitatori (il 20 per cento dall’estero negli ultimi
mesi), un fatturato di 50 milioni di euro e un forte accreditamento internazionale. “Ci abbiamo
messo tanta passione” garantisce soddisfatta Tiziana Primori, amministratore delegato.

                                           Al ruolo del “parco del cibo più grande del mondo”
rende omaggio, in collegamento da Roma, il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese,
Vincenzo De Luca, impegnato nell’avvio della Settimana della cucina italiana nel mondo.

Phil Kafarakis e Daniel W.Dowe, rispettivamente presidente e chairman dell’Associazione
Specialty Food (che a New York promuove Fancy Food, la fiera agroalimentare più grande del
mondo), confermano che FICO è un’idea vincente perché raduna in un’unica area la migliore
produzione agroalimentare tricolore, le attività educative e le esperienze gastronomiche.

 FICO, un anno per tessere costruttivi rapporti internazionali

                                              Come l’intervento al primo Forum Italia Cina sui
prodotti alimentari e la partecipazione alla Fiera di Cheng Du, in cui l’Italia è stata “ospite d’onore”.
La Cina oggi guarda con interesse alla qualità – garantisce da Pechino l’ambasciatore Ettore
Francesco Sequi– e molti cinesi vorrebbero replicare il modello FICO. “Non ci sono ancora atti
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concreti in questo senso– chiarisce Tiziana Primori, ma anche questo è un passo nel ruolo di
facilitatore internazionale del b2b che FICO sta svolgendo quotidianamente ricevendo delegazioni
istituzionali e commerciali da tanti Paesi”.

Le preoccupazioni della vigilia, sull’impatto che la nuova realtà avrebbe avuto nei confronti della
città, risultano azzerate; soddisfatti Matteo Lepore, assessore al Turismo e Promozione di Bologna
e il direttore generale di Ascom, Giancarlo Tonelli.

Complessivamente, secondo Nomisma, il Parco del cibo ha generato un indotto diretto per la
città di Bologna di 23,1 milioni.

Il Quadrilatero e FICO non si sono fatti una concorrenza
dannosa

                                              Le cifre dicono che contemporaneamente sono cresciuti
i dati del turismo culturale e che 170.000 persone che hanno raggiunto Bologna per visitare FICO
poi si sono fermate per una o due notti in più.

Anche per loro a inizio 2019 verranno avviati i lavori del già annunciato hotel 4stelle Superior da
200 stanze, con cui verrà riqualificato un altro edificio dismesso adiacente a FICO. La nuova
struttura sarà operativa nei primi mesi del 2020.

Una voce in più per quello che Alessandro Bonfiglioli, direttore generale di CAAB, chiama
l’ecosistema imprenditoriale all’interno del Parco: un centinaio di imprese, tutte le aree occupate,
900 posti di lavoro diretti più circa 3.000 nell’indotto. Un “ecosistema” che paga 55-60 milioni annui
di salari: valori difficilmente eguagliabili in altre esperienze nazionali.

Per il presidente di FICO, Francesco Farinetti, gli ultimi 12 mesi hanno mostrato una “creatività
collettiva contagiosa” che ha dato eccellenti risultati.

Il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini ricorda che anche grazie a FICO
l’appeal complessivo del territorio è cresciuto presso i player turistici internazionali, aggiungendo
una perla alle già note food valley, motor valley e wellness valley.

“Ma non bisogna dimenticare – richiama l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli– che
FICO è nato come parco della biodiversità: un bene pubblico che occorre salvare e tramandare e che
è la chiave per prodotti d’eccellenza, con effetti economici estremamente positivi, che garantiscono
vivacità al comparto agroalimentare, che in Emilia-Romagna occupa 300.000 addetti.

Agli investitori che hanno creduto in FICO dà voce Andrea Cornetti, direttore generale di Prelios
Sgr: nei primi 12 mesi i dati hanno sostenuto il piano iniziale, che comunque è progettato con un
obiettivo economico quarantennale.
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Nel futuro di FICO ci sono due filoni importanti di sviluppo

                                             Dal punto di vista culturale, il presidente della
Fondazione FICO, Andrea Segrè, annuncia che, in collaborazione con l’università Suor Orsola
Benincasa di Napoli ed il Politecnico di Milano (due dei quattro Atenei con cui FICO collabora
stabilmente), nascerà una “Digital Foodpedia” della Fondazione, che metterà elettronicamente a
disposizione un canale webinar di alta formazione.

Ma FICO è anche luogo per divertirsi; valorizzerà questo obiettivo il grande parco divertimenti
che realizzerà il Gruppo veneto Zamperla, leader mondiale nel settore, che ha costruito e gestisce
anche il parco di Coney Island, a New York. Lo spiega Andrea Caldonazzi: una monorotaia
collegherà l’interno di FICO al park, pensato come una fattoria buffa e strana, di fianco a quella
autentica che già viene offerta ai visitatori. Il progetto comporta un investimento di circa 11 milioni
di euro e creerà 60 nuovi posti di lavoro.

La dignità umana legata al lavoro sta molto a cuore all’arcivescovo Matteo Maria Zuppi, a nome
del quale ha portato il saluto il vicario episcopale Roberto Mastacchi, che ha benedetto il futuro
della struttura e di chi vi opera.

Nel video le immagini in veloce rassegna di un anno di Fico
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