LA PIANIFICAZIONE DELLA TUTELA DELLE ACQUE IN SARDEGNA - Andrea Saba Andrea Saba - La pianificazione della tutela delle acque in Sardegna

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LA PIANIFICAZIONE DELLA
TUTELA DELLE ACQUE IN
       SARDEGNA

               Andrea Saba

  Andrea Saba - La pianificazione della tutela delle acque in Sardegna
Evoluzione storica della
                     normativa
z   1976 - L. n. 319 (Legge Merli)
      −   Pone le fondamenta per la tutela delle acque. La legge Merli ha
          introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento, il concetto di
          “tutela della risorsa idrica” da fenomeni di inquinamento e di
          sfruttamento, nell’ottica della sua salvaguardia per il soddisfacimento
          dei bisogni delle generazioni future
      −   regola la disciplina degli scarichi in tutte le acque, pubbliche e private,
          sia superficiali che sotterranee, sia interne che marine
      −   organizza i pubblici servizi di acquedotto, fognatura e depurazione
      −   prevede la redazione di un “piano generale di risanamento delle acque”
          sulla base dei piani regionali
      −   si occupa del rilevamento sistematico delle caratteristiche qualitative e
          quantitative dei corpi idrici.

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Evoluzione storica della
                     normativa
z   1989 - L. n. 183 (bacini idrografici)
      −   Riorganizza le competenze degli organi centrali dello Stato e delle
          amministrazioni locali, riconoscendo l’importanza delle dinamiche che
          intercorrono fra gli ambienti terrestri e quelli acquatici e si individua nel
          bacino idrografico l’unità più idonea alla messa in opera di azioni
          finalizzate alla tutela del territorio e alla salvaguardia dei corsi d’acqua
      −   Si definisce il bacino idrografico
      −   Si definisce l’Autorità di bacino
      −   Si prescrive che per ogni bacino idrografico venga elaborato un Piano
          di bacino
      −   Si dà la possibilità di operare per "Piani stralcio" relativamente a
          porzioni di bacino ovvero a tematiche specifiche

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Evoluzione storica della
                     normativa
z   1994 - L. n. 36 (Disp. in materia di risorse idriche - Legge Galli)
      −   Il cardine della legge focalizza il principio dello “equilibrio idrico” fra la
          disponibilità delle risorse ed il fabbisogno per i diversi usi
      −   Per la prima volta vengono unificati all’interno di uno stesso testo
          normativo principi di salvaguardia ambientale e di efficienza economica
      −   La legge, nata per risolvere l’eccessiva frammentazione del servizio
          idrico italiano e per razionalizzare il complesso quadro normativo,
          contiene alcuni principi generali sulla tutela e sull’uso delle risorse
          idriche
      −   Si istituisce il Servizio Idrico Integrato (SII), organizzato per Ambito
          Territoriale Ottimale (ATO) quale servizio costituito dall’insieme dei
          servizi pubblici di captazione, adduzione, e distribuzione di acqua ad
          usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, per una
          gestione unitaria ed integrata dell’intero ciclo idrico
      −   Attraverso il Piano d'Ambito si definisce una la disciplina tariffaria
          che persegue il principio della copertura dei costi

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1999 - D. Lgs. n. 152 (mod. dal
D.Lgs. 258/00) (Tutela delle acque)
z   Recepisce le direttive comunitarie 91/676/CE sull’inquinamento da
    nitrati provenienti da fonti agricole, e la 91/271/CE sul trattamento
    delle acque reflue urbane, e anticipa la 60/2000/CE
z   Si introduce il concetto di “tutela integrata” degli aspetti quantitativi e
    qualitativi nell’ambito di ciascun bacino idrografico, e all’articolo 1,
    indica quale oggetto della materia la “tutela delle acque superficiali,
    marine e sotterranee”
z   Si definiscono i seguenti obiettivi generali:
     −   prevenire e ridurre l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici
         inquinati
     −   conseguire il miglioramento dello stato delle acque e garantire adeguate
         protezioni per quelle destinate a particolari usi
     −   perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per
         quelle potabili
     −   mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici e la
         capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e diversificate
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D.Lgs. 152/1999
z   Per raggiungere gli obiettivi si tracciano i seguenti strumenti attuativi:
     −   l’individuazione di obiettivi di qualità ambientale e di specifica
         destinazione dei corpi idrici
     −   la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi
     −   un adeguato sistema di controlli e di sanzioni
     −   il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, ovvero
         ridefinizione in relazione agli obiettivi di qualità del corpo idrico
         recettore
     −   l’adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e
         depurazione degli scarichi idrici nell’ambito del servizio idrico integrato
     −   l’individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione
         dell’inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili
     −   l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al
         riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche
     −   redazione del Piano di Tutela delle Acque
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La Direttiva Europea 60/2000/CE
z   Era stata anticipata in Italia dal D. Lgs. 152/99, ma contiene alcuni
    elementi aggiuntivi
z   Si prescrive la individuazione di Distretti idrografici
z   Si prevede una ampia consultazione pubblica
z   Si prevede la stesura di Piani di Gestione dei Bacini
z   Introduce elementi economici volti al recupero dei costi complessivi di
    gestione del ciclo globale delle acque

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2006 - D. Lgs. n. 152
            (Testo Unico Ambientale)
z   Abroga e sostituisce praticamente tutta la normativa precedente, che
    viene reinquadrata in questo Testo Unico
z   Si introduce la denominazione di Distretto Idrografico
z   Si ribadisce la necessità di adottare un Piano di Bacino Distrettuale
    (ex Piano di Bacino)
z   Si definisce il Piano di Gestione del Bacino quale Piano stralcio
z   Si conferma la necessità di disporre di un Piano di Tutela delle Acque
    (ancora redatto dalle Regioni) quale Piano di Settore

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2006 - L.R. del 6/12 n. 19
z   Istituzione della Autorità di bacino regionale costituita da:
     −   il Comitato istituzionale
     −   l’Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna
     −   La Regione subentra nella titolarità delle concessioni (si mantiene
         l'utilizzo in corso ove compatibile)
z   L’Agenzia ha la funzione di segreteria tecnico-operativa, di struttura
    di supporto logistico-funzionale dell’Autorità di bacino e di struttura
    tecnica e realizza una attività di ricerca e sviluppo
z   L’Ente autonomo del Flumendosa, dalla data di entrata in vigore della
    presente legge, è trasformato in Ente delle Risorse Idriche della
    Sardegna (ERIS - diventerà poi ENAS) quale ente strumentale della
    Regione per la gestione del sistema idrico multisettoriale regionale

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I Piani derivanti dal quadro
                normativo
z   Piano di Bacino Distrettuale (Autorità
    di Bacino)
z   Piano di Gestione del Bacino (Autorità
    di Bacino)
z   Piano di Tutela delle Acque (Regione)
z   Piano d'Ambito (Autorità d'Ambito
    Territoriale

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Regione 1

                 PdT1
                                                           AdB
                                                           (PGB)
                             ATO1.1
                                                                              ATO2.2
                             PdA1.1
                                                                               PdA2.2
                                              ATO1.2

                                                PdA1.2
                                                                  Regione 2

                                                                       PdT2

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Attività pianificatoria
                   svolta in Sardegna
z   Piano Regolatore Generale Acquedotti (PRGA 1966/1983/2006)
z   Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA 1982/1992)
z   Piano Acque (1988)
z   Accordo di Programma Quadro (APQ 2000)
z   Piano d'Ambito (PdA 2002)
z   Piano di Tutela delle Acque (PTA 2006) - ai sensi del D. Lgs. 152/99
    e Dir. CE 60/2000
z   devono essere redatti (ai sensi della 152/2006):
      −   Piano di Gestione di Bacino
      −   Piano di Tutela delle Acque

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Il Piano di Tutela delle Acque -
                   Finalità
z   Raggiungimento o mantenimento degli obiettivi di qualità fissati dal
    D.Lgs. 152/99 e suoi collegati per i diversi corpi idrici ed il
    raggiungimento dei livelli di quantità e di qualità delle risorse idriche
    compatibili con le differenti destinazioni d’uso
z   Equilibrio del bilancio idrico tra fabbisogni idrici e disponibilità
z   garantire un uso sostenibile della risorsa idrica
z   promozione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al
    riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche

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PTA - Peculiarità dell'approccio
z   Secondo l’impostazione del D.Lgs. 152/99 l’attenzione si sposta dal
    singolo scarico (limiti tabellari applicati uniformemente e slegati dal
    contesto territoriale e ambientale) all’intero corpo idrico e a tutti gli
    aspetti qualitativi e quantitativi che concorrono a definirne lo
    stato di qualità (concetto di carichi massimi ammissibili)
z   Il riferimento al bacino idrografico
z   quadro conoscitivo basato sui risultati del monitoraggio ambientale e
    sui dati delle pressioni antropiche esercitate sul comparto idrico
z   obiettivi di qualità da raggiungere secondo una precisa cadenza
    temporale
z   Analisi integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi per la
    salvaguardia della risorsa.

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PTA - Articolazione
z   Censimento dei corpi idrici (corsi d'acqua, laghi, acque di transizione,
    acque marine costiere, corpi idrici sotterranei) e a specifica
    destinazione (idonei alla vita di pesci e molluschi, per uso potabile,
    acque di balneazione)
z   Classificazione dei corpi idrici significativi
z   Individuazione delle aree sensibili e zone vulnerabili
z   Sintesi delle pressioni e degli impatti significativi sulle acque
    superficiali e sotterranee (da fonti puntuali o diffuse)
z   Reti di monitoraggio e stato quali-quantitativo delle acque
z   Individuazione degli obiettivi e delle criticità esistenti
z   Definizione del programma di misure e linee generali di intervento
      −   misure infrastrutturali
      −   misure normative
      −   misure gestionali
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PTA - Le misure
z   Conferma dell'assetto degli schemi fognario-depurativi definiti
    nelle pianificazioni precedenti, con integrazioni
z   Ridefinizione delle priorità di intervento legate all'impatto sui corpi
    idrici recettori
      −   Eliminazione di tutti gli scarichi di acque reflue non depurate tramite la
          realizzazione o completamento o l’adeguamento dei sistemi di raccolta
          e di depurazione
      −   Adeguamento delle strutture fognario-depurative esistenti alle
          normative vigenti comunitarie, nazionali e regionali
      −   Collettamento ai sistemi di trattamento con grado di depurazione
          almeno secondario di tutti gli agglomerati con oltre 2000 A.E. e
          definizione degli opportuni trattamenti per quelli tra 50 e 2000 A.E.
          secondo la tempistica imposta dal D.Lgs. 152/99 e tenendo conto di
          quanto già previsto dal D.A.D.A. 34/97

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PTA - Le misure
z   designazione delle aree sensibili e perimetrazione dei loro bacini
    drenanti da assoggettare a vincolo più restrittivo per lo scarico dei
    nutrienti
      −   realizzazione di trattamenti volti alla rimozione di azoto e fosforo su tutti
          i depuratori di potenzialità oltre 10000 A.E. e localizzati in bacini
          drenanti in aree sensibili
z   individuazione delle zone vulnerabili e potenzialmente vulnerabili da
    nitrati e conseguente emanazione di specifica normativa e relativi
    programmi d’azione
z   avvio di attività conoscitive specifiche per l’individuazione delle zone
    vulnerabili e potenzialmente vulnerabili da fitofarmaci
z   avvio di attività conoscitive specifiche per l’individuazione degli
    scarichi (puntuali e/o diffusi) che ricadono nell’ambito di applicazione
    della normativa sulle sostanze pericolose

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PTA - Le misure
z   disciplina degli scarichi consistente nell’identificazione di sistemi di
    trattamento dei reflui domestici di insediamenti isolati
    regolamentazione di scarichi in rete fognaria o sul suolo, sottosuolo e
    acque sotterranee, acque superficiali e in corpi idrici ricadenti in aree
    sensibili; regolamentazione degli scarichi lungo la costa ed in sua
    prossimità; individuazione dei trattamenti opportuni cui sottoporre gli
    scarichi di acque reflue urbane in conformità alle date previste dal D.
    Lgs. 152/99
z   contenimento del rischio ambientale e idraulico derivante dalle acque
    meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia
z   avvio di attività conoscitive specifiche per il censimento e
    l’identificazione degli impianti di depurazione destinabili
    all’affinamento dei reflui per il riuso e relativa individuazione dei
    comparti (civile, irriguo, industriale) potenzialmente destinatari di tale
    risorsa non convenzionale. ricorso al riuso dei reflui quale
    strumento di tutela

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La disciplina degli scarichi (D.G.R.
          69/25 del 10/12/2008)
z   Art 10 - Divieti di scarico
      −   sono vietati nuovi scarichi a mare (con poche eccezioni)
      −   per gli scarichi lungo le coste si deve preveder il riutilizzo dei reflui, in
          particolare nel periodo balneare
      −   sono vietati nuovi scarichi a meno di 2 km dalla foce prossima a zone
          balneabili
z   Vincoli meno restrittivi nei casi di:
      −   avvio o riavvio dell'impianto, punte di carico incompatibili (Art. 6)
      −   interruzioni, anche parziali, del ciclo depurativo (Art. 7)
      −   messa a regime di impianti a forte fluttuazione stagionale (Art 15)
z   Art. 21 - Riutilizzo acque reflue depurate
z   Art. 22 - Acque di prima pioggia (primi 5 mm in 15 min)
      −   conferite in fognatura o con pretrattamento

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Caratteristiche peculiari degli
impianti di sollevamento nel sistema
z
   fognario           depurativo            in   Sardegna
  ricorso a impianti di depurazione di grandi dimensioni e abbandono di
    quelli di dimensioni contenute, con necessità di svincolarsi dai vincoli
    orografici
z   imposizione del ricorso al riuso dei reflui in agricoltura
z   obbligo del trattamento delle acque di prima pioggia, con
    sollevamenti per il loro conferimento alla rete fognaria
z   presenza di numerosi centri turistici lungo la costa che comportano:
      −   raccolta dei reflui a gravità lungo numerosi impluvi dotati ognuno di
          autonomo impianto di sollevamento per il conferimento al collettore
          principale
      −   dislocazione di impianti di depurazione (o del solo scarico) a più di 2
          km dalla costa balneabile e conseguente necessità di sollevamento
          verso monte
      −   elevata variabilità delle portate nei centri turistici nei periodi estivi

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Elementi di criticità degli impianti di
          sollevamento
z   necessità di garantire una elevata affidabilità, in particolare in
    prossimità di acque balneabili e acque destinate all'uso potabile
      −   affidabilità elettromeccanica
      −   impianti elettrogeni o vasche di accumulo per superare black-out
      −   sistemi di allarme per interventi di ripristino tempestivi
z   capacità di avviamento repentino anche dopo lunghi periodi di attività
    bassa o nulla (centri turistici e acque di prima pioggia)
z   costi di esercizio e manutenzione contenuti in relazione alle esigenze
    di gestione economica del servizio idrico integrato

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