La Danza movimento ed Energia - Bosio Isabella 5 B Eco Anno Scolastico 2013/2014

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La Danza movimento ed Energia - Bosio Isabella 5 B Eco Anno Scolastico 2013/2014
La Danza movimento ed Energia

                                              Bosio Isabella

                                                   5^B Eco

                                  Anno Scolastico 2013/2014

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La Danza movimento ed Energia - Bosio Isabella 5 B Eco Anno Scolastico 2013/2014
Danza classica e danza moderna, due mondi

                                                Opposti come USA e URSS

History of dance

                                                                            “Eva”, Giovanni Verga

                                       LA DANZA

                   Glicolisi e Ciclo di Krebs: le reazioni che permettono di ricevere energia

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Indice
       Introduzione……………..4

       The history of dance…………………………………………………..5

       URSS e USA: Guerra Fredda……………………………………….. 7

       Glicolisi e il ciclo di Krebs……………………………………………15

       Giovanni Verga e il romanzo “Eva” ……………………………21

       Bibliografia…………………………………………………………………23

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La Danza movimento ed Energia - Bosio Isabella 5 B Eco Anno Scolastico 2013/2014
INTRODUZIONE

   La danza è un’arte, è il linguaggio del corpo il quale con il suo movimento è capace di
   sprigionare tutta l’energia in suo possesso e di suscitare nel pubblico che osserva emozioni e
   sentimenti.

   Questa espressione artistica è caratterizzata da una coreografia ed è solitamente
   accompagnata da un testo musicale.

   Il movimento della danza è strettamente connesso alla chimica dei processi metabolici del
   corpo; processi che sono in grado di ottenere tutta l’energia della quale la ballerina ha bisogno
   nell’intenso sforzo fisico necessario alla sua performance e che solo la sua bravura riesce a
   occultare in un gesto elegante.

   Ho scelto questo argomento perché frequento un corso di danza fin da quando ero bambina e
   la danza, come la chimica, sono parte della mia vita.

   I due generi più conosciuti sono la danza classica (accademica) e la danza moderna.

   La danza classica si avvale di una tecnica accademica codificata dai maestri dell'Académie royale
   de danse, fondata a Parigi dal re Luigi XIV nel 1661, con l’intento di fissare e sviluppare i principi
   fondamentali dell’arte coreografica.

   La danza moderna è nata come ribellione nei confronti della danza accademica, ritenuta troppo
   rigida e schematica. Il suo intento era di procedere alla ricerca di una danza libera eseguita
   spesso in spazi non teatrali, per marcare un forte contrasto con lo sfarzo dei grandi balletti.

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The history of dance
   o PREHISTORY  Music and movement had a magical function. Primitive dances consisted in
     the imitation of animals movement by the representation of their capture and killing. Other
     times, the rhythmic repetition of gestures and sounds was useful to wizard to reach the
     state of trance and get in touch with the spirits.

   o CLASSICAL ANTIQUITY  In the ancient Greece, we find the choral dances and the dance
     with weapons the Spartans. Very important was the role of the dancing chorus in Greek
     tales used by the choir intervened in the interludes of the drama and it often took part in
     the theatrical action.

   o THE MIDDLE AGES In this period, the estati dances were used a lot. The tales of that
     period reported that during funeral rites and Christian festivities, men and women suddenly
     started dancing and singing in the graveyard. Regarding dance, the more practiced genre
     was that of community dance. It was accompanied by the singing of those who danced and
     by the instrument’s sound.

   o HUMANISM AND THE RENAISSANCE In this age, the figure of the dancing master was
     introduced. He imposed rules and steps which previously arose spontaneously. The court
     dance losed the element of spontaneity and it broke up forever with the folk dance.

   o THE NINENTEENTH CENTURY In the ballet, there was a rigorous professional
     development of dance, especially in Italy and France, where started
     the academic dance. The peak of choreographic art of this period is
     represented by the works of Pëtr Il'ič Čajkovskij for example the
     famous “The Sleeping Beauty” , “The Nutcracker suite” and “The
     Swan Lake”.

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o THE TWENTIETH CENTURY In the early twentieth century new ideas brought by the
      American dancer Isadora Duncan opposed to academic dance. According to her, the body
      have to follow every emotional impulse beyond every rule imposed from the outside. These
      ideas facilitated the birth of modern dance and contemporary dance some years later. New
                                                       ballets were imported from America like
                                                       charleston, foxstrot, blues etc, and later the
                                                       idea of musical: Grease, Hair and Jesus
                                                       Christ Superstar are some of the most
                                                       famous musical. In the last few decades the
                                                       beautiful ballroom dances, like tango, salsa,
                                                       cha cha cha, were introduced in Europe. In
                                                       the end of twentieth century and in the
                                                       beginning of the twenty-first century, new
                                                       types of dance are born: hip hop, break
                                                       dance are the most important.

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USA e URSS hanno ideologie e culture
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                                                        delle Guerre che hanno coinvolto come
                                                        protagonisti USA e URSS.

                                                               GUERRA FREDDA
                                                       Dopo la Seconda Guerra Mondiale due
                                                       superpotenze si ergevano ormai nel mondo:
                                                       gli Stati Uniti, che già avevano affermato il
   loro predominio economico nel periodo fra le due guerre, e l’Unione Sovietica, che poteva
   contare su una grande disponibilità di uomini e di risorse.

   Stati Uniti e Unione Sovietica erano nello stesso tempo entità simili e antiestetiche: entrambi si
   presentavano come Stati territoriali di grandi dimensioni, multietnici, dotati di enormi risorse
   naturali, di grandi potenzialità demografiche e di un solido apparato industriale. Erano anche
   simboli contrapposti di due mondi, di due sistemi politico-economici, di due tipologie
   contrapposte. Da un lato, gli Stati Uniti, il paese dell’individualismo, del libero mercato, del
   capitalismo; dall’altro, l’Unione Sovietica, il Paese del collettivismo, dell’economia di piano, del
   “socialismo reale” definizione che in realtà nascondeva un regime totalitario di particolare
   durezza. Per più di quarant’anni dalla fine della guerra, il mondo sarà dominato
   dall’antagonismo tra USA-URSS, la cui alleanza in funzione antinazista era entrata in crisi già
   nella fase conclusiva del conflitto, dopo la morte di Roosevelt, con l’apertura dei negoziati di
   pace.

   La contrapposizione fra i due Paesi segnò l’inizio della , la quale indica un
   tipo di conflitto non combattuto in modo diretto ma “congelato” in uno stato di latente e
   continua tensione fra le due superpotenze e i due blocchi di cui erano a capo. Il possesso
   dell’arma atomica, da un lato rendeva irrealistico uno scontro frontale, pena l’annientamento
   dell’umanità; dall’altro alimentava la cosiddetta “strategia della deterrenza”, ossia l’aumento
   degli armamenti, convenzionali e non, al fine di tenere l’avversario sempre sotto tiro.

   Lo scontro si giocò in primo luogo nel continente europeo: sovietici ad Est e statunitensi ad
   Ovest. Nell’Europa orientale i primi favorirono la formazione di stati-satellite privi di autonomia;
   nell’Europa occidentale gli statunitensi orientarono la ricostruzione postbellica in base alle
   esigenze della propria egemonia economica e del proprio ruolo di guida politica. Nonostante i
   momenti di tensione, una sorta di tacita intesa e di reciproca “lealtà” formale garantiva gli
   equilibri: nessuna delle due superpotenze tentò di mutare a proprio vantaggio i rapporti di forza
   in Europa.

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La guerra fredda fra Est e Ovest si alimentò attraverso una continua competizione giocata su più
   campi. Strumenti e tatticismi furono la propaganda, lo spionaggio, le rigide prese di posizione in
   politica estera.

   Ciascuna delle due superpotenze indicò nell’antagonista il nemico assoluto: da un lato il
   capitalismo dall’altro il comunismo.

   La logica dei blocchi contrapposti e la necessità per ciascuno di essi di mantenere la coesione
   interna influirono pesantemente sulla vita dei singoli Stati e contribuirono a spegnere spinte
   innovatrici e fermenti politico-culturali che premevano per emergere. Nei Paesi dell’Est
   l’imposizione di sistemi modellati sull’esempio dell’URSS staliniana chiusero ogni possibilità di
   libero sviluppo e repressero in modo cruento ogni tentativo di opposizione.

   Nel mondo occidentale il rifiuto di tutto quanto poteva richiamarsi alla tradizione comunista
   produsse reazioni esasperate: si limitarono la libertà di espressione e ad appoggiare sanguinari
   regimi dittatoriali in varie parti del mondo.

   L’esigenza di contrastare l’espansione comunista fu alla base della “dottrina del contenimento”
   espressa dal Presidente statunitense Harry Truman, nel marzo del 1947, quando chiese al
   Congresso l’approvazione
   di aiuti militari a favore
   della Grecia e della Turchia,
   dove l’Unione Sovietica
   contendeva il controllo
   dello stretto dei Dardanelli.
   La linea di Truman era di
   intervenire a favore dei
   popoli minacciati all’interno
   da minoranze armate o da
   ingerenze straniere.

   Nella strategia statunitense
   ebbe un ruolo decisivo
   l’aiuto economico ai Paesi
   occidentali impegnati ad
   affrontare il dopoguerra.
   Nel 1947 gli Stati Uniti vararono l’European Recovery Program (ERP), più conosciuto come piano
   Marshall che si proponeva di sostenere economicamente la ricostruzione europea. Dal 1948 al
   1952 vennero garantiti ingenti aiuti sotto forma di prestiti a fondo perduto, macchinari e
   prodotti agricoli. Gli obiettivi erano molteplici : rianimare l’economia dei Paesi destinatari,
   attenuare i conflitti sociali, rafforzare le componenti politiche moderate quale garanzia di
   stabilità. La ripresa europea costituiva un fattore importante per l’economia statunitense,
   sempre alla ricerca di mercati di sblocco e di interlocutori economici per le proprie industrie.

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Da parte sovietica, il Piano Marshall venne rifiutato perché ritenuto un mezzo di penetrazione e
   di condizionamento politico da parte degli Stati Uniti. All’enunciazione del piano nel giugno del
   1947 rispose indirettamente la nascita del Cominform, un organo di collegamento e di
   informazione dei partiti comunisti che si richiamava all’esperienza della Terza Internazionale.
   Questo fu l’anno in cui si consumò definitivamente la rottura fra Est e Ovest, che portò alla
   costituzione di sistemi politici omogenei a quelli del Paese leader. Nel corso di quell’anno i
                                              comunisti furono esclusi dal governo in Italia e in
                                              Francia, mentre nelle nazioni dell’Europa orientale si
                                              accelerava il processo di subordinazione all’Unione
                                              Sovietica, sino a caratterizzarle come “Paesi Satellite”.

                                                In seguito alla crisi di Berlino nell’aprile del 1949
                                               venne sottoscritto a Washington il Patto atlantico,
                                               un’alleanza militare siglata dai Paesi occidentali con
                                               l’obbiettivo di scoraggiare le mire aggressive da parte
                                               dell’Unione Sovietica. Questa alleanza prevedeva la
                                               formazione di un organismo militare, la NATO (North
                                               Atlantic Treaty Organization); sottoscrissero il patto
                                               diversi Paesi: Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda,
                                               Lussemburgo, Italia, Portogallo, Norvegia, Danimarca,
                                               Islanda, Stati Uniti e Canada. In seguito aderirono
                                               Grecia e Turchia (nel 1951) e la Repubblica federale
                                               tedesca (1955).

   Nei Paesi dell’Est europeo ci fu la nascita delle “democrazie popolari”, intese come fase di
   transizione dalla democrazia borghese al socialismo. Dal 1944 i rappresentanti dei partiti
   comunisti occuparono come posti chiave nei governi, mandando via i partiti avversari furono
   avviate riforme strutturali e consolidate forme di controllo politico da parte di partiti comunisti.
   Si delineava così il sistema degli Stati-satellite dell’Urss. Nel 1947 gli U.S.A proposero di allargare
   il piano Marshall ai Paesi orientali; ma l’Urss non accettò la possibilità che gli Stati Uniti
   intrattenessero con rapporti di natura economica con gli Stati-satellite.

   Nel 1955 ci fu il Patto di Varsavia, che prevedeva un sistema di difesa unificato sotto il comando
   sovietico; fino alla morte di Stalin (1953) il controllo sovietico sui Paesi dell’Europa orientale, si
   fece più forte e oppressivo.

   Il Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica), istituito nel 1949 per rafforzare la
   collaborazione economica tra i Paesi comunisti, ebbe come conseguenza l’instaurazione di un
   mercato chiuso rispetto alle economie occidentali e vincolato all’economia sovietica.

   La Cortina di ferro e il precipitare della Guerra Fredda chiusero le popolazioni sovietiche e
   dell’Europa orientale entro i confini dei loro Paesi, prive di rapporti con il resto del mondo. Solo

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alle personalità politico-diplomatiche era possibile avere un passaporto e quindi uscire dal
   territorio nazionale.

   Anche se la Guerra Fredda fu solo uno scontro politico più che militare, i due blocchi si
   trovavano a fronteggiarsi attraverso comportamenti che non potevano essere interpretati come
   una semplice minaccia durante la Guerra di Corea (1950), che coinvolse USA, Urss e Cina
   comunista, ci fu la paura che si potesse scatenarsi una 3^Guerra Mondiale.

                                          Simbolo clamoroso della rottura fra i due ex alleati vincitori
                                          della Guerra fu la divisione della Germania. Nel corso del
                                          1947 occidentali e sovietici, si incontrarono a Londra e poi a
                                          Mosca per esaminare la questione. Nella Germania occupata
                                          da quattro forze militari, cominciò una sorta di botta e
                                          risposta fra blocco occidentale e Urss. Nel febbraio del 1948
                                          statunitensi, inglesi e francesi decisero di istituire un governo
                                          provvisorio comune nelle proprie zone. A seguito di questa
                                          decisione fu proposto di inserire la Germania nel Piano
   Marshall e di istituire un Consiglio parlamentare per elaborare una nuova carta costituzionale.
   In queste mosse occidentali, i sovietici intravidero la volontà di ricostruire un forte Stato
   tedesco come avamposto contro l’Urss. In aprile il comando sovietico dichiarò che solo su sua
   autorizzazione sarebbero stati consentiti i passaggi da e per Berlino, luogo simbolo della Guerra
   Fredda. I sovietici, violando gli accordi internazionali, posero a Berlino Est la capitale della
   Germania orientale, mentre Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia decisero di unificare le aree
   della città sotto il loro controllo (Berlino Ovest).

   Nel giugno del 1948 i sovietici isolarono Berlino impedendo il traffico ferroviario, stradale e
   fluviale per impedire la fuga di decine di migliaia di persone dall’Est all’Ovest. Per rifornire
   Berlino Ovest gli statunitensi organizzarono un ponte aereo che, per quasi un anno, collegò al
   mondo la città isolata, dimostrando sia la superiorità dell’aviazione statunitense sia l’inutilità
   della prova di forza sovietica. Il 23 maggio 1949 era stata pubblicata la Repubblica federale
   tedesca, frutto dell’unificazione tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia; il 7 ottobre i sovietici
   affidarono i poteri civili alla nuova Repubblica democratica tedesca: questa divisione durò 40
   anni.

   Negli Stati Uniti l’uomo simbolo del dopoguerra fu Harry Truman (1884-1972) eletto presidente
   nel 1948; al contrario di Roosvelt fu un uomo “comune”, pronto però ad assumersi
   responsabilità e a prendere decisioni non facili. In politica interna egli portò avanti le linee
   essenziali del programma roosveltiano. Nel 1947 fu significativa la legge che limitava l’azione e
   lo sviluppo delle organizzazioni sindacali. Questa legge accentuò nel Paese una netta
   differenziazione fra la classe operaia sindacalizzata da città come Chicago e Detroit e i lavoratori
   del Sud e dell’Ovest privi di organizzazione e tutele sindacali. A partire dagli anni della Guerra
   fredda le spese militari divennero una voce costante della domanda pubblica e furono un
   potente incentivo per la produzione industriale e la ricerca scientifica e tecnologica.

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Sul piano della politica culturale decisive furono la rottura con l’Unione Sovietica e le
   conseguenze che essa comportò nella società statunitense. Nel 1949, il primo esperimento
   atomico sovietico privò gli Stati Uniti del monopolio delle armi nucleari, si sviluppò nel Paese
   una campagna anticomunista, promossa soprattutto
   dal senatore repubblicano Joseph McCarthy. Questi,
   nominato presidente della commissione del Congresso
   sulle attività antiamericane, denunciò presunte
   infiltrazioni comuniste all’interno della società civile
   americana. Fece anche una campagna contro scrittori
   ed intellettuali o contro gli esponenti più progressisti e
   sindacalizzati dell’industria cinematografica di
   Hollywood. Il maccaritismo assunse le sembianze di
   una vera e propria “caccia alle streghe” che colpì numerosi esponenti della cultura e del mondo
   dello spettacolo, colpevoli di reati di opinione, furono privati del lavoro e talvolta messi in
   carcere. Queste campagne portarono al declino della cariera del senatore e alla fine del
   maccaritismo (1954).

   L’Urss uscita vittoriosa ma impoverita dal secondo scontro mondiale, si trovò ad affrontare la
   ricostruzione sullo sfondo della guerra fredda. Nel periodo bellico la produttività industriale era
   calata più del 40%, queste perdite determinate dal conflitto corrispondevano a 5/6 volte al
   reddito nazionale. Si presentava il quadro degli anni Venti, con la differenza che ora il Paese
   poteva contare sulle risorse degli Stati-satellite dell’Europa orientale. All’interno la ricostruzione
   fu attuata attraverso due piani quinquennali (1946-1950;1951-1955) convogliando gli
   investimenti nell’industria pesante. L’esigenza di tenere testa all’Occidente sul piano militare
   indusse Stalin ad una costosa politica di armamenti, che ebbe al centro la corsa alla conquista
   delle armi atomiche.

   Nel 1949 l’Unione Sovietica fece esplodere la prima bomba atomica e nel 1953 la prima bomba
   ad idrogeno, decretando la fine del monopolio statunitense.

   La fine della presidenza Truman (1952) e l’elezione del candidato repubblicano Dwight
   D.Eisenhower non sembrò comportare inizialmente significativi mutamenti di rotta nella politica
   estera. Ben presto cominciarono a maturare le condizioni per un diverso rapporto tra le due
   superpotenze; vi contribuirono da un lato la morte di Stalin e i nuovi orientamenti che si
   stavano affermando nella dirigenza sovietica; dall’altro, la consapevolezza della classe
   statunitense che l’Unione Sovietica e gli Stati-satellite erano una realtà consolidata con la quale
   era necessario confrontarsi. Nel marzo del 1953 la morte di Stalin e l’entrata in scena di una
   nuova dirigenza collegiale non sembrarono produrre immediati cambiamenti, ma in prospettiva
   maturarono spinte innovative di enorme portata. Fra il maggio e il giugno del 1953 in
   Cecoslovacchia ci furono agitazioni per motivi economici; in giugno scoppiò a Berlino Est
   un’insurrezione popolare, dove confluirono ragioni di malcontento economico e di protesta
   politica contro le chiusure burocratiche e il soffocante controllo sovietico. Da Berlino la rivolta si

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allargò ai maggiori centri industriali del Paese; intervennero le truppe sovietiche che repressero
   i moti con la forza.

   Nel gruppo dirigente sovietico si impose come leader Nikita Krusciov, dal 1953 segretario del
   Partito comunista. Si fece strada ad una linea politica di cauta liberalizzazione, dopo la dura fase
   di risanamento postbellico; ora l’Unione Sovietica poteva ora attuare una graduale apertura allo
   sviluppo dell’industria leggera e del settore agricolo. L’avvio di un nuovo corso fu reso visibile
   degli sforzi per sanare la frattura con la Jugoslavia. Una delegazione sovietica si recò a Belgrado
   e riconobbe la responsabilità sovietiche nella rottura fra i due Paesi, affermò il rispetto
   reciproco fra gli Stati e soprattutto accettò l’esistenza di differenti forme di sviluppo socialista,
   su cui ciascun Paese poteva esprimere liberamente le proprie scelte. Sempre nel settore della
   politica estera Krusciov favorì la conclusione del trattato di Vienna, che riconosceva
   l’indipendenza e la neutralità dell’Austria. Era un sintomo di un nuovo atteggiamento delle due
   superpotenze; entrambe le parti avevano buone ragioni per sostituire al chiuso antagonismo,
   che fino a quel momento aveva caratterizzato le loro relazioni, uno stato di coesistenza
   relativamente pacifica.

   La scomparsa dell’ingombrante figura di Stalin consentiva una diversa linea di condotta sia
   all’interno del mondo sovietico sia sul piano internazionale. Nel 1959 l’opinione pubblica
   mondiale ebbe un segno tangibile del nuovo corso, quando il presidente Eisenhower ricevette
   Nikita Krusciov: per la prima volta dopo il 1945 aveva luogo un incontro diretto tra i capi delle
   due superpotenze.

   La piena sconfessione della politica staliniana venne nel febbraio del 1956, quando nella sede
   del XX Congresso del Pcus, Krusciov presentò ai dirigenti del partito un “rapporto segreto”;
   denunciò apertamente i crimini commessi durante il terrore staliniano. Fu l’avvio della
   destalinizzazione , dove fecero ricadere su Stalin e su una ristretta elite di dirigenti le
   responsabilità storiche e politiche della dittatura sovietica. Questo processo non venne
   accettato in modo indolore dalla società sovietica: seguaci di Stalin provocarono diverse
   agitazioni. In aprile venne sciolto il Cominform in omaggio al principio delle vie nazionali. Le
   ripercussioni della politica kruscioviana furono drammatiche nei Paesi satellite, dove le classi
   dirigenti si erano formate proprio durante la stretta staliniana tra il 1947 e il 1953.

   Le ripercussioni della politica kruscioviana furono particolarmente drammatiche negli Stati-
   satellite. In Polonia si verificarono fermenti fra gli intellettuali e fu decretata un’amnistia per
   coloro che erano stati vittime di processi di stampo stalinista. Fra questi vi era Wladislaw
   Gomulka, leader dei comunisti polacchi, accusato nel 1948 di . In
   giugno, nel centro industriale di Poznan, uno sciopero operaio contro le precarie condizioni
   economiche e la mancanza di libertà si trasformò in una rivolta antisovietica. L’opposizione si
   allargò e costrinse la dirigenza dell’Unione Sovietica ad accettare un cambio della guardia al
   vertice polacco. Gomulka divenne Primo ministro: egli attuò una politica di liberalizzazione e
   cercò di migliorare i rapporti con la Chiesa cattolica.

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Più dirompenti furono le conseguenze in Ungheria, dove nell’estete del 1956 si svilupparono
   agitazioni e proteste, guidate da intellettuali e studenti. In ottobre peggiorò la situazione: nelle
   fabbriche i lavoratori diedero vita a consigli operai sganciati dalle organizzazioni politico-
   sindacali ufficiali. La presenza di truppe sovietiche, provocò scontri a fuoco con i manifestanti.
   Alla guida del governo venne richiamato Imre Nagy un comunista che si era dichiarato a favore
   di un’economia aperta sul modello della Nep e che per questo era stato allontanato. Nagy cercò
   di attuare una politica di progressiva liberalizzazione che raccoglieva le spinte antisovietiche
   provenienti dal basso. Quando, il I° Novembre, Nagy annunciò del ritiro dell’Ungheria dal Patto
   di Varsavia e l’adozione di una linea di neutralità, esponenti del Partito comunista ungherese
   invocarono il ritorno delle truppe sovietiche per ristabilire l’ordine. Fra loro vi era il segretario
   del Partito Janòs Kadàr, fautore di tipo polacco, che realizzasse una forma di liberalizzazione nel
   quadro di una sostanziale fedeltà all’Unione Sovietica. L’intervento dell’Armata rossa fu
   durissimo: la resistenza popolare venne stroncata; Nagy e altri comunisti furono arrestati e
   condannati a morte. La guida del Paese passò a Kadàr che cercò di favorire il ritorno alla
   normalità, realizzando alcune riforme.

   Gli avvenimenti polacchi e ungheresi segnarono una nuova fase nei rapporti fra lo Stato guida e
   i Paesi-satellite. All’interno dell’Unione Sovietica la crisi venne utilizzata da Krusciov per
   consolidare la propria linea politica contro i critici che attribuivano i disordini al processo di
   destalinizzazione. La denuncia dei crimini di Stalin e i fatti del 1956 ebbe importanti
   ripercussioni nel mondo comunista occidentale (Francia, Italia) dove si avviarono analisi critiche
   sull’esperienza sovietica, stimolando la ricerca di forme autonome, nazionali, attraverso le quali
   realizzare il socialismo nei Paesi occidentali. La destalinizzazione provocò anche un grave
   contrasto fra i partiti comunisti dell’Unione Sovietica e Cina, che ebbe come esito la rottura fra i
   due Paesi.

   Alla scadenza del secondo mandato presidenziale di Eisenhower, venne eletto il candidato
   democratico John Fitzgerald Kennedy, il più giovane presidente
   degli Stati Uniti e il primo di religione cattolica. Il giovane presidente
   si fece promotore di un programma politico capace di ridare slancio
   al Paese all’insegna di un’idea-guida, quella della “nuova frontiera”
   dove proponeva nuovi traguardi da raggiungere a partire dal
   miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari. I punti
   più importanti del programma del Presidente Kennedy erano la fine
   della segregazione razziale contro i neri, progresso
   economico,scientifico e tecnologico, morale e civile del Paese.
   Questo programma trovò grande favore presso la classe lavoratrice
   delle città industriali del Nord-Est, i giovani e il ceto intellettuale
   progressista. Kennedy sembrava in grado di proporre gli Stati Uniti
   non solo come grande potenza, ma anche come nazione artefice di un nuovo periodo di pace,
   prosperità e progresso per il mondo. Diede quindi avvio a un programma di riforme che
   prevedeva il riconoscimento dei diritti civili dei neri, un aumento di spese per l’assistenza

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sociale e per la ricerca spaziale ma anche l’impegno a realizzare interventi economici, educativi
   e sociali nei Paesi sottosviluppati. Verso l’Unione Sovietica si dimostrò disponibile al confronto.
   Nel suo breve periodo di presidenza concluse il primo accordo per la vendita delle eccedenze di
   grano all’Unione Sovietica, promosse l’istituzione della “linea rossa”, ossia un filo per la
   comunicazione diretta fra i vertici delle due superpotenze, negoziò e sottoscrisse con l’Urss il
   trattato contro gli esperimenti nucleari nell’atmosfera.

   Questi anni non furono però privi di contrasti. Nel 1961 l’incontro a Vienna fra Kennedy e
   Krusciov, per affrontare la divisione di Berlino, si concluse con un fallimento: la Repubblica
   democratica tedesca, appoggiata dall’Urss, costruì il muro di Berlino che divideva la città in due
   e che ribadiva la netta divisione della Germania e dell’Europa in due aree contrapposte. Nello
   stesso anno, il presidente dovette affrontare la crisi di Cuba; i servizi segreti statunitensi, la Cia
   finanziarono e sostennero una spedizione armata di esuli diretti a Cuba nel tentativo di
   abbattere il regime comunista, instaurato nel 1959 da Fidel Castro con una rivoluzione. La
   spedizione nella Baia dei porci non ebbe successo ed i rapporti diplomatici tra Cuba e Stati Uniti
   si interruppero, mentre divennero sempre più stretti con l’Urss. Il giovane avvocato aveva già
   posto nell’isola le basi per uno sviluppo economico e politico di stampo comunista e, dopo
   l’accaduto alla Baia dei porci, era inevitabile l’ingresso di Cuba nel blocco dei Paesi “amici”
   dell’Urss. Nel 1962 esplose però una grave fase di tensione internazionale. Dopo la scoperta di
   una base di missili nucleari sovietici sull’isola, Kennedy decise di porre il blocco navale intorno a
   Cuba. La crisi si risolse però positivamente: Krusciov accettò di togliere le basi nucleari in
   cambio all’impegno statunitense di non bloccare il governo di Castro. Questo compromesso
   creò una coesione pacifica (disgelo) fra le due potenze. Kennedy aveva raccolto ampi consensi,
   ma anche suscitato violenti reazioni nel Paese e all’interno del Congresso. Negli Stati del Sud
   l’integrazione dei neri era fortemente osteggiata. Il 22 novembre 1963, mentre si trovava a
   Dallas, Kennedy venne ucciso in un attentato dai contorni misteriosi, che aprì il Paese ad una
   stagione di forti tensioni politiche e sociali.

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Le ballerine per eseguire determinati movimenti hanno bisogno di energia. In seguito
ci sarà la descrizione del processo della glicolisi e del ciclo di Krebs i quali ottengono
energia per l’organismo.
La bioenergetica è lo studio quantitativo delle trasduzioni energetiche ( i cambiamenti dell’energia
da una forma ad un’altra), che avvengono nelle cellule, della natura e delle funzioni dei processi
chimici alla base di queste conversioni di energia. Il metabolismo è l’insieme di reazioni che
avvengono nelle cellule; le vie metaboliche sono le reazioni che vengono catalizzate tramite enzimi;
si parla di metabolismo intermedio quando vengono coinvolte delle molecole più piccole ed il
catabolismo è un processo degenerativo del metabolismo e consiste nella distruzione di molecole
per crearne altre più piccole, in questo processo viene liberata energia sotto forma di calore (Q)
oppure vengono rilasciate molecole di ATP.

L’adenosin trifosfato (ATP) è formato da una base azotata (adenina), dal ribosio e da tre gruppi
fosfato. Esso viene idrolizzato ad ADP che viene riconvertito in ATP mediante vari processi.

Una delle reazioni più importanti dell’ATP è l’idrolisi.

La scissione idrolitica del legame anidri dico, che impegna il gruppo fosforico terminale dell’ATP,
determina l’allontanamento di uno dei tre gruppi fosforici carichi negativamente e quindi rimuove
dalla molecola alcune delle repulsioni elettrostatiche; il gruppo Pi (HPO4=) rilasciato dalla reazione di
idrolisi viene stabilizzato dalla formazione di alcune forme di risonanza che non sono possibili se il
gruppo è inserito nella molecola dell’ATP. L’ADP2-, l’altro prodotto dell’idrolisi si ionizza

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immediatamente rilasciando uno ione H+. la variazione di energia libera di questa idrolisi è di -30,5
kJmol.

La molecola di ATP è impiegata in vari processi molto importanti: la glicolisi e successivamente il
ciclo di Krebs.

LA GLICOLISI

Nella glicolisi una molecola di glucosio viene degradata mediante una serie di reazioni catalizzate
che produce due molecole di piruvato. Durante questa sequenza della glicolisi parte dell’energia
rilasciata dal glucosio viene recuperata sotto forma di ATP e di NADH (nicotina ammide adenina di
nucleotide). La glicolisi si divide in due fasi:

   o Fase preparatoria
   o Fase di recupero energetico.

Queste due fasi sono costituite da cinque fasi ciascuna. Nella prima fase il glucosio viene fosforilato
in D-glucosio 6-fosfato. Questa molecola viene convertito in D-fruttosio 6-fosfato che viene ancora
fosforilato in D-fruttosio 1,6-bifosfato. Il donatore di gruppi fosforici è l’ATP. Il fruttosio 1,6-

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bifosfato viene scisso in due molecole a tre atomi di carboni: il diidrossiacetone fosfato e la
gliceraldeide 3-fosfato. Il diidrossiacetone fosfato viene poi convertito nella gliceraldeide.

Il guadagno energetico inizia nella seconda fase. Ogni molecola di gliceraldeide 3-fosfato viene
ossidata e fosforilata a 1,3-bifosfoglicerato, l’energia viene rilasciata quando quest’ultima molecola
viene convertita in piruvato. La maggior parte di questa energia viene conservata accoppiandola
alla fosforilazione di quattro molecole ADP e ATP. La resa netta è di due molecole di ATP per
molecola di glucosio entrata nella via metabolica, in quanto due molecole di ATP sono state
utilizzate nella fase preparatoria nella glicolisi. L’energia è conservata nella fase di recupero
energetico mediante la formazione di due molecole di NADH per molecola di glucosio. Durante la
glicolisi parte dell’energia della molecola del glucosio viene conservata sotto forma di ATP, ma la
maggior parte rimane nel piruvato.

La reazione globale della glicolisi è:

Glucosio+ 2 NAD+ + 2 ADP + 2 Pi  2 piruvato + 2 NADH + 2 H+ + 2 ATP + 2H2O

La glicolisi è un processo irreversibile, spinto da una netta diminuzione di energia libera. Le due
molecole di piruvato successivamente entrano nel ciclo di Krebs.

CICLO DI KREBS

1°fase  conversione del piruvato in Acetil-CoA: l’atomo C-1 del piruvato viene rilasciato sotto
forma di CO2 e l’atomo C-2 viene legato dalla TPP (tiammina difosfato) come gruppo idrossietilico.

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2°fase  formazione del citrato: la prima reazione del ciclo è la condensazione dell’acetil-CoA con
l’ossalacetato per formare il citrato. Questa reazione è una condensazione

3°fase  formazione dell’isocitrato: l’enzima aconitasi catalizza la trasformazione reversibile del
citrato in isocitrato. Questo enzima può aggiungere una molecola d’acqua al doppio legame
dell’intermedio legato all’enzima.

4°fase ossidazione dell’isocitrato: questa molecola viene ossidata a -chetoglutarato. Vi sono
due diverse forme di isocitrato deidrogenasi: una richiede NAD+ come accettore di elettroni e
un’altra che utilizza NADP+.

5°fase  ossidazione dell’-chetoglutarato a succinil-CoA e CO2:avviene un’altra
decarbossilazione ossidativa; il NAD+ è l’accettore finale degli elettroni e il CoA è il trasportatore del
gruppo succinile. L’energia liberata dall’ossidazione è conservata mediante la formazione del
legame tioestere del succinil-CoA.

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6°fase  conversione del succinil-CoA a succinato: l’energia rilasciata dalla rottura del legame
tioestere viene usata per favorire la sintesi di un legame fosfoanidride sotto forma di ATP.

7°fase  ossidazione del succinato a fumarato: questa reazione avviene da parte della flavo
proteina succinato deidrogenasi. L’enzima contiene una molecola di FAD. Gli è- estratti dal
succinato passano attraverso il FAD ed entrano nella catena di trasporto degli elettroni della
membrana mitocondriale interna.

8°fase  idratazione del fumarato a malato: questa reazione è catalizzata dalla fumarasi. L’enzima
è altamente stereospecifico e catalizza l’idratazione del fumarato.

9°fase  ossidazione del malato a ossalacetato: l’L-malato deidrogenasi NAD-dipendente catalizza
l’ossidazione dell’L-malato a ossalacetato.

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Da questa reazione riparte il ciclo. Il resoconto dei prodotti ottenuti è il seguente:

   o   3 molecole di NADH;
   o   *1 molecola di ATP;
   o   1 molecola di FADH2;
   o   2 molecole di CO2.

Il ciclo dell’acido citrico produce una sola molecola di ATP per giro, ma nelle quattro reazioni di
ossidazione vengono liberati molti elettroni che sono poi trasferiti dal NADH e dal FADH2 alla catena
respiratoria e determinano la produzione di una gran numero di molecole di ATP nella
fosforilazione ossidativa.

Alla fine del ciclo di krebs avviene la respirazione. Nelle cellule animali si parla di fosforilazione
ossidativa ed avviene nei mitocondri, avviene in qualsiasi momento della giornata ed è
rappresentata dalla seguente reazione di riduzione mediante NADH e FADH2:                O2  H2O

Nelle cellule animali si parla di fotofosforelazione ed avviene nei cloroplasti. Avviene solo di giorno
perché serve la luce solare. E’ rappresentata dalla seguente reazione di ossidazione : H 2O  O2

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La ballerina simbolo della commercializzazione dell’arte
Uno dei romanzi più significativi dedicati alla figura della ballerina è Eva che lo scrittore Giovanni
Verga realizzò poco dopo il suo arrivo a Milano.
Per Giovanni Verga l’arrivo a Milano, allora indiscussa capitale della modernità in Italia, fu un
momento importante per la maturazione delle sue idee artistiche e per la realizzazione delle sue
opere più significative. A Milano Verga arrivava da Firenze, dove aveva vissuto dal 1869 al 1872, il
periodo in cui sicuramente ha inizio la sua vera storia artistica.
Nella città toscana aveva subito l’influenza della letteratura tardo-romantica e filantropico-sociale e
aveva scritto Storia di una capinera (1871), ma è l’arrivo a Milano, alla fine del 1872, ad avviare la
svolta che lo porterà a maturare le sue idee poetiche sul Verismo e alla elaborazione dei suoi
capolavori. Nella capitale morale dell’Italia post risorgimentale, Verga frequenta i salotti letterari e i
caffè dove si ritrovano gli artisti, diventando amico di diversi scapigliati.
Eva fu pubblicato presso Treves, sicuramente il più importante editore italiano del tempo, l’anno
dopo il suo arrivo a Milano, ma a questo romanzo lo scrittore stava già lavorando dal 1869.
L’opera, che racconta la drammatica storia d’amore di Enrico Lanti per la ballerina il cui nome dà il
titolo all’opera, è per lo scrittore siciliano anche
l’occasione per definire alcuni punti fondamentali
della sua poetica di quegli anni.
Enrico Lanti, pittore siciliano in cerca di fortuna a Firenze,
si innamora perdutamente di Eva, una bellissima e
spregiudicata ballerina di successo. Eva, ragazza sincera e
matura, è consapevole che il suo fascino è legato alla
seduzione del palcoscenico e dello spettacolo teatrale e
vorrebb e avere una storia senza impegni, ma Lanti la
convince a rinunciare alla fama nel mondo dello
spettacolo per andare a vivere con lui in una soffitta. Il
loro sogno d’amore, travolgente e romantico, deve però
fare i conti con la realtà quotidiana, fatta di difficoltà
economiche in una società dominata esclusivamente da valori commerciali. In questa realtà
qualsiasi ideale è costretto a soccombere, così la passione di Enrico ed Eva entra progressivamente
in crisi, finché la donna decide di abbandonare il protagonista, che torna ad inseguire il proprio

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sogno di affermarsi come pittore. Quando i due si incontrano nuovamente, Enrico, desideroso di
riconquistare la propria donna, uccide in duello il nuovo compagno di lei ma, respinto da Eva e
ormai minato dalla tisi, non può che rifugiarsi presso la casa familiare, in Sicilia, dove morirà.
Nel romanzo la figura della ballerina diventa il simbolo dell’arte nella società moderna; un’arte
ormai commercializzata, che ha perso la funzione svolta precedentemente nella società antica ed è
costretta a piegarsi alla logica del successo e perciò a inseguire i gusti del pubblico pagante. La
ballerina verso la fine dell’Ottocento è una figura di donna in qualche modo pubblica della quale si
può godere negli spettacoli a pagamento; una figura che i borghesi cercavano negli spettacoli per
assecondare i loro desideri, ma che per l’ipocrisia dei loro valori morali, non avrebbero mai sposato.
È una figura sociale costretta alla miseria appena cessava il favore del pubblico, e la cui condizione
sociale era perciò legata alla durata della sua bellezza, il cui sfiorire dava inizio a tristi situazioni di
marginalità.
Verga avevo inserito nel romanzo un’introduzione che resta un documento importante delle sue
idee sulla società commerciale del tempo conosciuta a Milano e della quale denunciava appunto
tutta l’ipocrisia.
Ecco quanto Verga scriveva all’inizio di questa importante introduzione rivolgendosi ai suoi lettori,
che coincidevano verosimilmente con il pubblico borghese che amava andare a vedere i balletti a
teatro:
               «Eccovi una narrazione - sogno o storia poco importa - ma vera, com'è stata e come potrebbe
      essere, senza retorica e senza ipocrisie. Voi ci troverete qualcosa di voi, che vi appartiene, che è frutto
      delle vostre passioni, e se sentite di dover chiudere il libro allorché si avvicina vostra figlia - voi che
      non osate scoprirvi il seno dinanzi a lei se non alla presenza di duemila spettatori e alla luce del gas, o
      voi che, pur lacerando i guanti nell'applaudire le ballerine, avete il buon senso di supporre che ella non
      scorga scintillare l'ardore dei vostri desideri nelle lenti del vostro occhialetto - tanto meglio per voi,
      che rispettate ancora qualche cosa.
               Però non maledite l'arte che è la manifestazione dei vostri gusti. I greci innamorati ci
      lasciarono la statua di Venere; noi lasceremo il "cancan" litografato sugli scatolini dei fiammiferi. Non
      discutiamo nemmeno sulle proporzioni; l'arte allora era una civiltà, oggi è un lusso: anzi, un lusso da
      scioperati. La civiltà è il benessere; ed in fondo ad esso, quand'è esclusivo come oggi, non ci troverete
      altro, se avete il coraggio e la buona fede di seguire la logica, che il godimento materiale. In tutta la
      serietà di cui siamo invasi, e nell'antipatia per tutto ciò che non è positivo - mettiamo pure l'arte
      scioperata - non c'è infine che la tavola e la donna. Viviamo in un'atmosfera di Banche e di Imprese
      industriali, e la febbre dei piaceri è la esuberanza di tal vita.
               Non accusate l'arte, che ha il solo torto di avere più cuore di voi, e di piangere per voi i dolori
      dei vostri piaceri. Non predicate la moralità, voi che ne avete soltanto per chiudere gli occhi sullo
      spettacolo delle miserie che create, - voi che vi meravigliate come altri possa lasciare il cuore e l'onore
      là dove voi non lasciate che la borsa, - voi che fate scricchiolare allegramente i vostri stivalini
      inverniciati dove folleggiano ebbrezze amare, o gemono dolori sconosciuti, che l'arte raccoglie e che vi
      getta in faccia»

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Bibliografia
    The history of dance
      P.L. Del Nista, J. Parker, A. Tasselli In perfetto equilibrio, pensiero e azione per un corpo
      intelligente Casa editrice G. D’Anna.
      http://www.historyworld.net/

    Guerra Fredda
      M. Manzoni, F. Occhipinti, F. Cereda, R. Innocenti Leggere la storia (vol.3B) Einaudi Scuola
      http://www.scuolaelmas.it/

    Glicolisi e Ciclo di Krebs
      D. L. Nelson, M. M. Cox Introduzione alla biochimica di Lehninger Zanichelli
      http://www.webalice.it/
      http://www.lacellula.net/

    Giovanni Verga e il romanzo “Eva”
      R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese Manuale di letteratura (vol.3) Palumbo
      Editore
      http://it.wikipedia.org/
      http://questopiccolograndemondo.blogspot.it/

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