La buona scuola: ecco dove si nasconde il gender

Pagina creata da Marco Cavalli
 
CONTINUA A LEGGERE
La buona scuola: ecco dove si nasconde il gender
       In reazione alla sempre maggiore diffusione di informazioni sull'ideologia gender – o
identità di genere – da più parti vengono sollevati dubbi sulla sua reale esistenza; si afferma, infatti,
che la recente riforma della scuola (legge n. 107 del 2015 1, cosiddetta “la buona scuola”), non
prevede alcuna introduzione del gender negli istituti scolastici.
       In realtà l'ideologia gender, come vedremo, è ben nascosta all'interno di un ingarbugliato
sistema di rinvii e collegamenti – tra leggi, dichiarazioni di principi, organi del governo,
associazioni omosessuali, documenti programmatici, ecc. – che scoraggia il cittadino comune
dall'intraprendere quel necessario percorso conoscitivo che collega una legge apparentemente
innocua alla progettata diffusione di una ideologia alquanto preoccupante.

              Il contenuto della legge “la buona scuola” e il rinvio ad un'altra legge
       L'art. 1, comma 16, della legge “la buona scuola” prevede che
       “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari
opportunita' promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parita' tra i sessi,
la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di
sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2,
del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre
2013, n. 119”.
       La legge “la buona scuola” prevede dunque l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione
della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, attraverso l'informazione e la sensibilizzazione
degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
       Se ci fermassimo qui potremmo pensare che questa legge preveda semplicemente una
educazione basilare volta ad inculcare ai bambini l'ovvio principio che ogni persona, a prescindere
dall'appartenenza all'uno o all'altro genere (o sesso) o ad altre determinate categorie, non deve
diventare oggetto di violenza o di discriminazione; ci rimarrebbe comunque il dubbio che la parola
“genere” indichi qualcosa di diverso dalla parola “sesso”, dato che vengono utilizzate entrambe.
       Ad ogni modo, troviamo il rinvio ad un'altra legge: per conoscere le tematiche oggetto di
informazione e di sensibilizzazione dobbiamo consultare la legge n. 119 del 2013 2, sul contrasto alla
violenza di genere.

1 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg
2 http://www.diritto24.ilsole24ore.com/content/dam/law24/Gad/Documenti/2013/Febbraio/Testo%20coordinato
  %20del%20decreto-legge%2014%20agosto%202013%20n.%2093.pdf
La legge sul contrasto alla violenza di genere ed il suo collocamento all'interno di un “piano”
          Leggiamo al comma 2 dell'art. 5, della legge sul contrasto alla violenza di genere,
esplicitamente richiamato dalla legge “la buona scuola”, che:
          “Il Piano, con l'obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale, persegue le
seguenti finalita':”
          [...]
          “c) promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro
la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell'ambito delle indicazioni nazionali
per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali
per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica
curricolare ed extra-curricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione,
l'informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle
donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica
nei libri di testo”.
          Scopriamo dunque che oltre all'informazione e alla sensibilizzazione – di cui alla legge “la
buona scuola” – si aggiunge anche la formazione: i bambini, anche dell'asilo, non devono soltanto
essere informati e sensibilizzati, ma devono anche essere formati, il che implica, dunque, una
determinata educazione ritenuta utile e necessaria per combattere la violenza e la discriminazione di
genere.
          Fin qui non abbiamo ancora ottenuto elementi per fugare il nostro dubbio che dietro la
parola “genere” si faccia riferimento non soltanto ai due generi, maschile o femminile, ma anche a
qualcos'altro.
          Tuttavia, non possiamo ancora fermarci, perchè il titolo dell'art. 5 e anche il testo del comma
2, fanno riferimento ad un misterioso “piano”, e leggendo il comma 1 dello stesso articolo, ci
rendiamo conto che la legge “la buona scuola” e la legge sul contrasto alla violenza di genere sono
parte di un progetto più ampio:
          “Il Ministro delegato per le pari opportunita', [...] elabora [...] un «Piano d'azione
straordinario contro la violenza sessuale e di genere»”.

        Il Dipartimento per le Pari Opportunità, l'UNAR e la Strategia Nazionale LGBT
          A questo punto le leggi esaminate ci hanno condotto direttamente al Dipartimento per le Pari
Opportunità, e all'Ufficio creato nell'ambito dello stesso: l'UNAR, l'Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali.
Consultando il sito internet ufficiale dell'UNAR 3 troviamo maggiori informazioni su questo
“piano d'azione”, su cosa sia il “genere” e su molto altro.
        Accedendo alla sezione “biblioteca” del sito, troviamo un articolo denominato “Strategia
Nazionale LGBT”4 (la sigla LGBT sta per lesbiche, gay, bisessuali e transessuali), nel quale si
dichiara apertamente che “si tratta di un piano di azioni integrate e multidisciplinari in grado di
fornire una risposta dinamica e coordinata al contrasto delle discriminazioni fondate
sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere [...]. In questa prospettiva si è deciso quindi di
individuare, secondo una selezione di priorità che parte da un'analisi delle maggiori criticità,
quattro ambiti strategici di intervento nei settori del lavoro, della scuola, dei media, della sicurezza
e carceri”.
        Esiste, dunque, una strategia nazionale LGBT, che l'UNAR fa propria, alla quale la legge “la
buona scuola” fa riferimento indiretto, attraverso i vari passaggi fin qui esaminati, e che mira ad
intervenire anche nel settore della scuola.
        Otteniamo, inoltre, ulteriori informazioni sul tipo di discriminazioni da combattere: quelle
fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
        In calce all'articolo troviamo poi i link a tre allegati, denominati “Strategia Nazionale LGBT
italiano”, “Estratto Strategia Nazionale LGBT versione italiana” e “Linee Guida per
un'informazione rispettosa delle persone LGBT”.
        In queste pagine troviamo l'inquietante passaggio dal tricolore del governo italiano
all'arcobaleno delle associazioni omosessuali: partendo dalle leggi italiane sul contrasto alla
violenza e alla discriminazione di genere siamo arrivati alle associazioni di lesbiche, gay, bisessuali
e transessuali, con i loro concetti di “genere” e di “identità di genere”, che diventano, a questo
punto, quasi delle fonti del diritto del nostro ordinamento giuridico.

                          La Strategia Nazionale LGBT e l'ideologia gender
        Giunti al termine di questa catena di rinvii, sappiamo finalmente dalle associazioni LGBT (e
non dal nostro legislatore o dal nostro governo, che si limitano a recepire) cosa sono il “genere” e
l'“identità di genere”, leggendo le “Linee Guida per un'informazione rispettosa delle persone
LGBT”5.
        A pag. 24, troviamo la definizione di genere come: “categoria sociale e culturale costruita
sulle differenze biologiche dei sessi (genere maschile vs. genere femminile)”.

3 http://www.unar.it/unar/portal/?lang=it
4 http://www.unar.it/unar/portal/?p=1921
5 http://www.unar.it/unar/portal/wp-content/uploads/2014/01/lineeguida_informazionelgbt.pdf
A pag. 7, si afferma che l'identità di genere: “è il senso intimo, profondo e soggettivo di
appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e donna, ovvero ciò che permette a un
individuo di dire: “Io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso
anatomico di nascita”.
        Abbiamo ora la prova che l'ideologia gender nella scuola esiste e che essa si propone di:
        1) inculcare nei bambini l'idea che la loro considerazione di sè come maschi o come
femmine è una costruzione sociale e culturale, che non dipende affatto dal loro sesso biologico;
        2) insegnare ai bambini ad indagare la propria identità di genere, e cioè a sviluppare
una percezione di sè come maschi o come femmine indipendentemente dal sesso biologico.
        Appare evidente a qualsiasi persona di buon senso che l'applicazione di questa ideologia
mira a gettare i bambini in una grave confusione identitaria, e persegue l'evidente obiettivo di
aumentare il numero di persone che in futuro si riconosceranno nelle categorie delle lesbiche, dei
gay, dei bisessuali o dei transessuali.
        Qualcuno potrebbe obiettare (o sperare) che le definizioni contenute nelle “Linee Guida per
un'informazione rispettosa delle persone LGBT”, e le stesse associazioni di lesbiche, gay, bisessuali
e transessuali, rimarranno estranee all'educazione di genere che verrà impartita negli istituti
scolastici di ogni ordine e grado, ma purtroppo il Dipartimento per le Pari Opportunità e l'Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali hanno pensato anche a questo.
        Un altro dei tre allegati citati, l'“Estratto Strategia Nazionale LGBT versione italiana” 6, alle
pagine 9 e 10, addirittura prevede la “realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di
aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un
particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico, nonché sul
cyber-bullismo, prevedendo il riconoscimento di crediti formativi” nonchè l'“accreditamento
delle associazioni LGBT, presso il MIUR [Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca], in qualità di enti di formazione”!
        Ne consegue che la formazione dei bambini sarà effettuata anche tramite corsi di formazione
sul tema LGBT, curati dalle associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, le quali saranno
accreditate presso il Ministero dell'Istruzione in qualità di enti di formazione, e che si potranno
avvalere di materiale proveniente dalle associazioni stesse, propagandando liberamente i loro
discutibili concetti di “genere” e di “identità di genere”.
        Il rendimento scolastico dei bambini dipenderà quindi anche dalla loro proficua
partecipazione ai corsi tenuti dalle associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, e c'è da

6 http://www.unar.it/unar/portal/wp-content/uploads/2014/02/LGBT-strategia-unar-pocket.pdf
immaginare che l'espressione di qualsiasi forma di dissenso di un bambino rispetto all'ideologia
gender si ripercuoterà negativamente sulla sua valutazione.

                  Gli Standard dell'OMS per l'Educazione Sessuale in Europa
       Non possiamo trascurare di esaminare anche il contenuto degli Standard dell'OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) per l'Educazione Sessuale in Europa7, perchè non abbiamo
ancora visto le potenzialità applicative del gender.
       Il documento è disponibile nel sito ufficiale della FISS (Federazione Italiana Sessuologia
Scientifica), e si legge nella penultima pagina che questi Standard “sono stati messi a punto
congiuntamente dal Centro Federale per l'Educazione alla Salute (BZgA), l'Ufficio Regionale per
l'Europa dell'OMS e da un gruppo di lavoro internazionale”.
       Si obietterà che tutto ciò che è stato fin qui citato (i testi normativi, i soggetti istituzionali
coinvolti e le associazioni LGBT) non fa riferimento a questi Standard; tuttavia gli Standard si
chiamano in causa da soli.
       Si legge nella prefazione del documento, alle pagg. 5 e 7 (seguendo la numerazione riportata
dal documento stesso):
       “Attualmente, la maggioranza dei paesi dell’Europa occidentale ha delle linee guida o degli
standard minimi per l’educazione sessuale a livello nazionale, ma non era stato fatto finora alcun
tentativo di definire degli standard raccomandati a livello di Regione Europea dell’OMS o di
Unione Europea.
       Questo documento vuole quindi essere un primo passo per colmare tale lacuna per tutti i
paesi compresi nella Regione Europea dell’OMS.
       [...].
       Il gruppo ha concordato i presenti Standard per l’Educazione Sessuale che si auspica
possano costituire delle linee guida per gli Stati nazionali ai fini dell’introduzione
dell’educazione sessuale olistica.
       [...].
       Gli Standard offriranno un supporto concreto nella definizione di idonei programmi
curriculari. Allo stesso tempo, gli Standard potranno essere di ausilio nel sostenere la causa
dell’introduzione dell’educazione sessuale olistica in ogni stato nazionale”.
       Ne consegue che la citata “Strategia Nazionale LGBT”, che certamente non trova ostacoli
nella legge “la buona scuola”, ben potrà ispirarsi agli Standard dell'OMS per sostenere la propria

7 http://www.aispa.it/attachments/article/78/STANDARD%20OMS.pdf
causa del gender, ritenendosi ulteriormente legittimata e incoraggiata.
        Alle pagg. 38-50 degli Standard dell'OMS per l'Educazione Sessuale in Europa troviamo
delle tabelle che, in base alle varie fasce d'età dei bambini (0-4 anni, 4-6 anni, 6-9 anni, 9-12 anni,
12-15 anni, 15 anni e oltre), stabiliscono gli insegnamenti sessuali e affettivi da impartire.
        A noi basterà citare alcuni contenuti delle prime due fasce d'età per prendere coscienza dei
rischi derivanti dall'applicazione di questi Standard.
        Per i bambini da 0 ai 4 anni, è previsto che siano trasmesse informazioni su “gioia e piacere
nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce”, che essi siano messi in grado di
“acquisire consapevolezza dell'identità di genere”, di “esprimere i propri bisogni, desideri e
limiti, ad esempio nel “gioco del dottore””, di “dire “sì” e dire “no””, e che essi siano aiutati a
sviluppare “la consapevolezza che possono decidere per se stessi” (pagg. 38-39).
        Per i bambini da 4 a 6 anni, è previsto che essi siano aiutati a sviluppare “un'identità di
genere positiva”, che siano trasmesse informazioni su “gioia e piacere nel toccare il proprio
corpo, masturbazione infantile precoce” (di nuovo), che essi siano messi in grado di “consolidare
la propria identità di genere”, che siano trasmesse informazioni su “amicizia e amore verso
persone dello stesso sesso” (pag. 40).
        Alla luce di quanto è emerso, non si può assolutamente escludere che gli insegnanti –
compresi tra essi anche le associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali – e i dirigenti
scolastici, avvalendosi delle previsioni normative esaminate e degli Standars dell'OMS, e
ritenendoli ideologicamente condivisibili, insegnino ai bambini (anche dell'asilo), i discutibili
concetti di “genere” e di “identità di genere”, nonchè: come masturbarsi, come esprimere desideri e
bisogni nel gioco del dottore, come acquisire la consapevolezza della propria identità di genere,
come consolidare questa identità di genere, in cosa consiste l'amore verso persone dello stesso
sesso, a cosa “dire sì” e a cosa “dire no”, ecc.
        Si può ragionevolmente concludere che i timori dell'applicazione del gender nelle scuole
sono fondati, e il fatto che il legislatore ed il governo abbiano escogitato un intricato sistema di
richiami e collegamenti tra la riforma della scuola e l'ideologia sostenuta dalle associazioni LGBT,
dimostra la ferma intenzione di diffonderla scavalcando le famiglie e tentando di privarle del loro
diritto di priorità nell'educazione dei propri figli.
                                                                                    Salvatore Tarantino
SCHEMA DEI RINVII E DEI COLLEGAMENTI

                                 Legge “la buona scuola”
                Prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni

                                                ↓
                    Legge sul contrasto alla violenza di genere
    Piano per la prevenzione della violenza contro le donne e della discriminazione di genere

                                                ↓
Dipart. Pari Opportunità e Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali
                          Organi istituzionali per l'attuazione del piano

                                                ↓
                               Strategia Nazionale LGBT
                                         Ideologia gender:
Definizioni ideologiche di “genere” e di “identità di genere”: la considerazione di se stessi come
   uomo o come donna prescinde dal sesso biologico ed è una costruzione sociale e culturale
  Corsi formativi sul tema LGBT in ambito scolastico con riconoscimento di crediti formativi
   Associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali accreditati come enti di formazione

           Standard dell'OMS per l'Educazione Sessuale in Europa
 Linee guida per gli Stati nazionali per favorire l'introduzione dell'educazione sessuale olistica
 Insegnamenti ai bambini da 0 a 6 anni: sulla masturbazione, sull'identità di genere, sull'amore
omosessuale, delle capacità di consolidare l'identità di genere, di esprimere desideri e bisogni nel
  gioco del dottore, a dire “sì” e dire “no”, ad essere consapevoli di poter decidere per se stessi
Puoi anche leggere