"L'ultima catechesi di don Alberto". Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte - Diocesi di Cremona

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"L'ultima catechesi di don Alberto". Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte - Diocesi di Cremona
«L’ultima catechesi di don
Alberto». Domenica il ricordo
mons. Franzini in Cattedrale
a due anni dalla morte
La Cattedrale di Cremona ricorda don Alberto Franzini nel
secondo anniversario della sua morte, avvenuta il nella notte
tra il 3 e il 4 aprile 2020, a causa del Covid. Proprio
domenica 3 aprile alle ore 16 nella Cattedrale, di cui negli
ultimi anni del suo ministero e della sua vita don Alberto era
stato parroco e rettore, sarà infatti proposto un incontro dal
titolo «L’ultima catechesi di don Alberto» in cui la vita e il
pensiero del sacerdote e raffinato teologo sarà ripercorsa
attraverso la lettura di alcuni testi tra quelli raccolti in
un piccolo volume che sarà distribuito durante la serata, con
una raccolta di offerte per la San Vincenzo.

Durante la serata in Duomo le letture curate dagli attori
della Compagnia dei Piccoli saranno inframmezzate da alcuni
momenti musicali a cura del coro delle Voci Virili diretto
da don Graziano Ghisolfi e accompagnato da Fausto Caporali
all’organo.

Biografia

Monsignor Alberto Franzini è nato il 7 aprile 1947, originario
della parrocchia di Bozzolo negli anni di don Primo Mazzolari,
cui da chierichetto ha assistito ai funerali nella chiesa
intitolata a San Pietro Apostolo.

Ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal vescovo Bolognini, fu
inviato subito a Roma a perfezionare gli studi in Teologia
presso la Pontifica Università Lateranense dove conseguì la
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laurea.

Rientrato in diocesi nel 1975 è stato nominato vicario nella
parrocchia cittadina di Sant’Imerio (fino al 1984), oltre che
insiegnante in Seminario (fino al 1999) con anche l’incarico,
dal 1985, di preside dell’istituto teologico.

Per un anno, dal 1984 al 1985, ha diretto il settimanale
diocesano “La Vita Cattolica”.

Nel 1990 è stato nominato dal vescovo Enrico Assi direttore
del Centro pastorale diocesano “Maria Sedes Sapientiae” di
Cremona, ricoprendo anche, tra il 1994 e il 1996, l’incarico
di responsabile della pastorale del mondo politico e
amministrativo. Mentre dal 1995 al 1996 è stato presidente
diocesano del Gris (Gruppo di ricerca e di informazione sulle
sette).

Nel 1997 il vescovo Giulio Nicolini lo ha nominato parrocco
della parrocchia Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore.
Nel 2012 il vescovo Dante Lafranconi gli ha affidato anche la
guida pastorale della comunità di San Leonardo, l’altra
parrocchia di Casalmaggiore.

Nell’estate 2014 il trasferimento a Cremona come parroco della
Cattedrale di Cremona e membro del Capitolo della Cattedrale.

Monisgnor Franzini, molto attento alla realtà culturale,
sociale e politica, è stato sempre un apprezzato
conferenziere, oltre che un fine scrittore. L’editrice Lateran
University Press, ad esempio, aveva riproposto, nella collana
“Vivae Voces”, la sua tesi di dottorato in Teologia, già
editata nel 1978 dalla casa editrice Morcelliana di Brescia.
Titolo dell’opera: «Tradizione e Scrittura. Il contributo del
Concilio Vaticano II».

In occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo (20
giugno 2017) ha pubblicato con l’allora editrice diocesana
Nuova Editrici Cremonese il volumetto “Il mio parroco don
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Primo. Una introduzione alla figura e al pensiero di don Primo
Mazzolari”.

Tra il 2016 e il 2017 aveva anche ricoperto il ruolo di
coordinatore dell’area pastorale “Capaci di comunicazione e
cultura” e, sin dall’inizio, era parte del gruppo di ideazione
di Riflessi, il magazine online prodotto da TeleRadio Cremona
Cittanova, della quale in passato era stato anche membro del
Consiglio di amministrazione.

   «Ma Dio cos’è?». Il ricordo di don Alberto in una video-
               intervista con Riflessi Magazine

Il tempo giusto in famiglia,
in equilibrio tra coppia,
figli e fede
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Biberon, passeggini e seggioloni hanno invaso, da venerdì 1° a
domenica 3 aprile, l’albergo Casa di Nostra Signora di
Tonfano, in Versilia, per il weekend organizzato dalla
Pastorale familiare diocesana per le coppie con bimbi da 0 ai
6 anni.

Era infatti sembrato importante creare un’occasione perché
famiglie con figli di questa fascia di età avessero
l’opportunità di incontrarsi, confrontarsi e poter riflettere
insieme su quanto caratterizza la loro esperienza familiare.
Spesso, infatti, nei vissuti delle parrocchie c’è poco spazio
per le giovani famiglie che, d’altro canto, fanno fatica a
partecipare a quanto viene proposto per i ritmi cui spesso la
vita lavorativa obbliga.

Il tema era stato scelto proprio da alcune giovani coppie: “Il
tempo giusto: in equilibrio tra coppia, figli e fede”. A
sottolineare la necessità di dare un nuovo valore al tempo
nella complessa e affascinante avventura di ridefinire la
propria esperienza di coppia con l’arrivo dei figli.

I   partecipanti   sono   stati   guidati   nei   lavori   dallo
psicoterapeuta Ettore De Angeli che ha dato ai genitori alcuni
stimoli per ripensare al funzionamento della coppia e della
famiglia. Lavori di coppia ed in gruppo, fatti di parole,
disegni, poesie e canzoni hanno dato a tutti la possibilità di
esprimersi e di riportare nella propria specifica realtà i
pensieri che emergevano dalle altre coppie e dal relatore.

La possibilità di stare insieme e confrontarsi è stata ancor
più bella per queste giovani coppie che avevano vissuto
nell’isolamento della pandemia momenti così delicati della
loro vita ed hanno trovato un momento in cui ridare nuovi
significati alla loro vita familiare.

Davvero indispensabile è stata la presenza di un gruppo di
giovani che con competenza si sono presi cura dei piccoli
durante i lavori dei genitori: i bambini hanno giocato sereni
"L'ultima catechesi di don Alberto". Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte - Diocesi di Cremona
con nuovi amici ed i genitori hanno potuto stare rilassati a
dedicare del tempo alla cura della loro coppia.

La struttura molto accogliente e la disponibilità di ciascun
partecipante a mettersi in gioco, hanno fatto di questo
weekend una esperienza di vera vita familiare vissuta insieme:
il piacevole caos dei piccoli è diventato festa condivisa
nella Eucarestia celebrata insieme.

Visita pastorale, nel weekend
l’ultima tappa dell’anno a
Cassano
Un’attesa lunga, finalmente sul punto di concludersi.
Annunciata in più occasioni e rinviata ben due volte a causa
dell’emergenza sanitaria, nel fine settimana da venerdì 1 a
domenica 3 aprile si realizzerà la visita pastorale del
vescovo Antonio Napolioni a Cassano d’Adda. Variegato è il
programma della visita, la prima dopo la riunione sotto una
sola guida pastorale delle quattro parrocchie milanesi,
precedentemente affidate a distinti parroci.

Oratori, scuola, famiglie, associazioni di volontariato, forze
dell’ordine e Amministrazione comunale, senza dimenticare i
fragili e i bisognosi con le visite presso la RSA Belvedere e
i rifugiati ucraini, saranno al centro dei principali
appuntamenti. Un calendario fitto quello che attende monsignor
Napolioni nel lembo milanese della diocesi e che intende
coinvolgere – tra ascolto, preghiera e meditazione – una
comunità da poco avviata sul percorso dell’unità pastorale.

«Consegneremo al Vescovo il percorso iniziato, chiedendo lumi
"L'ultima catechesi di don Alberto". Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte - Diocesi di Cremona
e ispirazione per il cammino futuro – commenta a tale
proposito, con schietta semplicità, il parroco don Vittore
Bariselli –. Ci porremo reciprocamente in ascolto, con la
prospettiva di una ripartenza in tempi sicuramente assai
problematici e che sembrano lasciare spazio a poche certezze».
E ancora: «Con fiducia attendiamo l’incoraggiamento a
continuare nella nostra marcia. Accogliamo il nostro Vescovo
con gratitudine e speranza, in attesa delle nuove sfide che ci
attendono, come la costituzione del nuovo e unico consiglio
pastorale».

Il 2 aprile a S. Agata la
presentazione
dell’epistolario tra mons.
Astori e don Mazzolari
Nel 40° anniversario della morte di mons. Guido Astori,
parroco di S. Agata dal 1940 al 1964, l’unità pastorale
Cittanova ne onora la memoria, in collaborazione con la
Fondazione Don Primo Mazzolari.

Nel pomeriggio di sabato 2 aprile, alle 17, nella chiesa di S.
Agata sarà presentato il libro “Ho bisogno di amicizia”, edito
dalla Fondazione don Primo Mazzolari. Il testo, curato da don
Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, raccoglie le lettere tra
don Mazzolari e don Astori, amici fin dai primi anni del
Seminario: compagni di ordinazione, i due preti cremonesi
condivisero l’esperienza di cappellani militari nella prima
guerra mondiale prima di occuparsi di alcune parrocchie del
territorio: Mazzolari a Cicognara e Bozzolo, nel Mantovano,
Astori a Bordolano, Casalbuttano e Cremona a Sant’Agata.

Interverranno, per l’occasione, la presidentessa della
Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo, Paola Bignardi, e
don Andrea Foglia, storico e parroco di S. Abbondio. Durante
la presentazione saranno proposte alcune letture delle lettere
tratte dal testo.

                     Scarica la locandina

Biografia di mons. Guido Astori

Guido Astori nasce il 21 marzo 1888 a Carpenedolo (Brescia).
Entra nel seminario vescovile di Cremona nell’autunno del
1900. È ordinato sacerdote dal vescovo Geremia Bonomelli il 23
dicembre 1911, con alcuni mesi di anticipo sui compagni di
studi per rispondere alla domanda del parroco di S. Agostino,
mons. Emilio Lombardi, che lo desidera vicario.

Nella primavera del 1916 chiede ed ottiene di essere arruolato
come cappellano degli Alpini, Battaglione Monte Saccarello.
Catturato in un’azione bellica, è internato in un campo di
prigionia militate in Ungheria. Liberato il 22 gennaio 1918,
rientra in Italia dove viene congedato il 25 novembre 1919.
Riprende il ministero parrocchiale a S. Agostino. Nel contempo
si iscrive all’Accademia letteraria e scientifica di Milano,
Facoltà di lettere e filosofia moderna, presso la quale si
laurea nel 1921.

Per sette anni è insegnante nel Seminario vescovile, fino alla
nomina di parroco a Bordolano. Iniziano le frequenti “missioni
popolari” con don Primo Mazzolari e altri sacerdoti bresciani
e cremonesi. Così come è stata intensa la sua attività
editoriale, altrettanto ricca è stata l’attività oratoria in
varie città d’Italia, accompagnata da numerosi interventi
sulla stampa periodica cremonese.
Nel 1934 è promosso arciprete vicario foraneo a Casalbuttano,
come successore di mons. Carlo Gamba, una delle più distinte
figure del presbiterio cremonese per i molteplici meriti
acquisiti nella direzione del movimento cattolico diocesano.
Nel 1940 l’ultima promozione: parroco abate dell’insigne
chiesa cittadina di S. Agata. Nel 1943 è eletto esaminatore
prosinodale e poi sinodale. Nel 1951 pronuncia il discorso
ufficiale in chiusura del Sinodo diocesano, il terzo, del
vescovo Cazzani.

È presidente della Società di Mutuo soccorso tra il clero
cremonese e presidente regionale della Faci (Federazione
assistenza clero italiano) e membro di commissioni diocesane
quali il Consiglio per la dottrina cristiana e la Commissione
di conciliazione. È anche delegato per il Comitato per
l’emigrazione.

Nel 1964 rinuncia alla parrocchia in ossequio alla norma
conciliare e si ritira presso la Casa Tinti-Lanfranchi, dove
abita fino alla morte, avvenuta il 13 aprile 1982. La salma
riposa nel Cimitero di Cremona.

Molto amato dai suoi parrocchiani e dalla gente del popolo,
era soprannominato l’Alpino di Dio in quanto, in occasione di
cerimonie militari, era solito sfilare lungo le vie cittadine
con il suo cappello da alpino.

“La notte dell’Innominato”,
il 2 aprile a Casalmaggiore
spettacolo di solidarietà per
l’Ucraina
Due diverse angosce, due stati d’animo dell’essere umano di
fronte ai sussulti della propria coscienza. Il capitolo XXI
dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, l’incontro tra Lucia
e l’Innominato, rappresenta un punto di svolta nella vicenda e
uno dei passaggi più intensi del romanzo. La tormentata notte
dei due protagonisti dove preghiera e riconciliazione, attesa
e confronto diventano messaggio universale di speranza
nell’ora più oscura, è allora occasione per riflettere anche
sull’attualità e sul conflitto in Ucraina. Da qui la proposta
delle parrocchie di Casalmaggiore di assistere allo spettacolo
La notte dell’Innominato, interpretato da Alfonso Alpi, in
programma sabato 2 aprile alle 21 in Duomo. L’ingresso è a
offerta libera e il ricavato della serata sarà interamente
devoluto ad Avsi per l’Ucraina.

Avsi è un’organizzazione non profit, nata nel 1972. Realizza
progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in
trentotto Paesi, inclusa l’Italia. La sua vision è lavorare
per un mondo in cui ogni persona sia protagonista dello
sviluppo integrale suo e della sua comunità, anche in contesti
di emergenza. Nell’ultimo anno ha aiutato circa cinque milioni
di persone in difficoltà di cui 21.412 bambini, attraverso il
sostegno a distanza.

Dall’inizio del conflitto in Ucraina, Avsi si è subito
attivata per la popolazione in fuga. Operativa su quel
territorio dal 2014, grazie alla collaborazione con Emmaus,
un’organizzazione locale, per questo allo scoppio della guerra
ha organizzato subito interventi di emergenza nelle zone di
confine: in Polonia, Romania, Ucraina e Moldavia. Il 16 marzo
è stato attivato un punto di informazione e coordinamento per
rispondere alle numerose richieste dei profughi in arrivo
dall’Ucraina e per coordinare l’offerta di accoglienza di
famiglie italiane.

Questa iniziativa si aggiunge, dunque, a tutti gli altri gesti
di solidarietà che il territorio ha saputo esprimere finora.

Don Nicolas e don Patsilver,
due      sacerdoti       per
accompagnare   le  comunità
cristiane africane
La diocesi di Cremona ha dato il benvenuto, nei mesi scorsi, a
due nuovi sacerdoti, don Nicolas Diene, nominato cappellano
della comunità africana francofona, e don Patsilver Okah, per
quella anglofona. E le due comunità sono state accolte
unitamente dalla parrocchia del Migliaro, che ha accettato di
condividere con loro la propria chiesa, mettendola a
disposizione per le celebrazioni.

«La richiesta ai parrocchiani di condividere la loro chiesa
con le comunità etniche ha riscosso una risposta positiva –
spiega don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto e Migliaro
e Incaricato Pastorale Migrantes –; le comunità etniche hanno
quindi iniziato ad utilizzare la chiesa del Migliaro come
punto di riferimento e celebrano solitamente la terza domenica
del mese la comunità francofona e la quarta domenica del mese
la comunità anglofona».

L’arrivo dei due cappellani si è rivelato essere un importante
punto di svolta per queste comunità, perché possano usufruire
di una guida    sicura   nel   loro   percorso   di   fede   e   di
integrazione.

Don Patsilver
Okah,
cappellano
comunità
africana
anglofona

Già collaboratore nelle parrocchie di S. Maria Annunciata, S.
Ambrogio vescovo, Ss. Nazario e Celso in S. Giuseppe e S.
Maria Nascente, don Diene, senegalese originario di Dakar, si
presenta come pastore esperto, pronto a guidare la comunità
francofona. Di rilievo anche la figura di don Patsilver,
nigeriano, il quale sta svolgendo un importante ruolo
comunitario. La comunità africana anglofona, infatti, dopo
anni fiorenti, soprattutto nella zona mantovana della diocesi
di Cremona, si stava pian piano disperdendo, ma si sta ora
ritrovando e ricomponendo grazie all’opera di don Okah; il
lavoro del cappellano, dunque, non è solo limitato alla
funzione di guida per la propria comunità, ma consiste anche
nel saper conoscere e contattare le persone all’interno del
territorio della diocesi.

«Non da subito abbiamo avuto i cappellani per entrambe le
comunità, ma da qualche mese a questa parte abbiamo la
possibilità di avere con noi don Nicolas e don Patsilver –
prosegue don Maurizio –. Avere delle figure di riferimento
come cappellani etnici significa sentirsi ancora comunità,
significa non sentirsi completamente dispersi, ma nel
frattempo non devono nemmeno essere esclusive, ma capaci di
inserirsi nel territorio diocesano. Avere un attimo un momento
di ritrovo significa poter parlare la propria lingua, poter
condividere informazioni rispetto al proprio        Paese di
provenienza. È importante avere anche chi           presiede
l’Eucaristia con un linguaggio e una modalità che ovviamente
si avvicina alla loro».

Don Nicolas
Diene,
cappellano
comunità
africana
francofona

Le due comunità, alle quali si è aggiunta, date le circostanze
dell’ultimo periodo, quella ucraina, risultano quindi essere
un punto di unione e di ritrovo, ma anche di collaborazione,
sia interna che con la parrocchia del Migliaro. I fedeli, per
la maggior parte ivoriani nella comunità francofona e
nigeriani e ghanesi in quella anglofona, hanno avuto un’ottima
accoglienza da parte dei parrocchiani, che si sono subito resi
disponibili alla collaborazione e alla condivisione.

Ma le esperienze di comunità straniera all’interno alla
diocesi cremonese non si limitano a queste: in città, infatti,
risiede la comunità cattolica romena, guidata dall’ormai
storico don Anton Jicmon, mentre a Casalmaggiore è viva da
quasi tredici anni la comunità cattolica ghanese, una vera e
propria associazione di fedeli accompagnata da don Prince
Ampong, cappellano “preso in prestito” dalla diocesi di Reggio
Emilia.
«La pastorale la facciamo
tutti insieme», il vescovo in
visita alle parrocchie unite
di Cassano d’Adda
“Una città, una fede, una Chiesa”: il motto che ha annunciato
la visita pastorale del vescovo Napolioni a Cassano d’Adda si
rivela la migliore sintesi dei tre giorni vissuti intensamente
nella periferia milanese della diocesi. Un fitto e variegato
programma di incontri ha guidato mons. Napolioni nell’incontro
con le quattro comunità cassanesi, ora avviate in un rinnovato
percorso di unità. «Il vescovo viene per conoscere, per
confermare la comunità nell’orientamento – ha più volte
evidenziato nel corso degli incontri con i fedeli –. Più che
per fare discorsi, sono venuto per capire e comprendere. La
pastorale la facciamo tutti insieme, nella semplicità e
nell’attenzione reciproca che il Signore ci suggerisce».

L’esordio della visita è significativamente avvenuto, venerdì
1° aprile, al cimitero, per pregare per i defunti, «per la
memoria e il ringraziamento di chi ci ha preceduto». Intensi e
partecipati sono stati i successivi appuntamenti con le scuole
dell’infanzia, la celebrazione eucaristica presso la Rsa
Belvedere e il proficuo incontro con le tante sigle che
compongono il mondo dell’associazionismo locale, nel quale
sono stati evidenziati i tanti bisogni (vecchi e nuovi) di una
città che vive le difficoltà dell’oggi ma guarda anche al
futuro «con spirito di grande solidarietà».

Molto apprezzati e partecipati sono risultati inoltre gli
incontri con le realtà educative, la comunità ortodossa (che
da anni si ritrova per il culto nella chiesa di Sant’Aquilino)
e, soprattutto, i quattro momenti di “ascolto della Parola” –
svoltisi in ciascuna delle principali chiese cassanesi –
incentrati sul tema della misericordia e del perdono. Quattro
incontri di ascolto nel corso dei quali, con semplicità, il
vescovo ha sollecitato i partecipanti a far propria la Parola,
in uno spirito di reciproco ascolto e condivisione.

In Municipio l’aula del Consiglio Comunale, quasi al gran
completo, ha accolto, la mattina di sabato 2 aprile, il
vescovo per un confronto con sindaco, assessori e consiglieri.
«La sua presenza tra noi è un segnale importante – l’indirizzo
di saluto del Primo cittadino Fabio Colombo –. Occorre
collaborare per il bene di tutti e il rapporto tra Comune e
parrocchie è fondamentale e particolarmente proficuo,
soprattutto in un tempo di forti bisogni come quello attuale».
Gli interventi del presidente del Consiglio comunale Giovanni
Albano e dei consiglieri Francesco Testa, Elena Bornaghi,
Vittorio Caglio e Valerio Brambilla hanno voluto evidenziare
il ringraziamento per l’attenzione posta dal vescovo alla
politica cittadina, nonché mettere in luce le tante
potenzialità di una comunità vivace e laboriosa. Mons.
Napolioni non ha mancato di ricordare la grande capacità di
accoglienza della comunità cassanese: «Tutti i sacerdoti
diocesani transitati per Cassano conservano un ottimo ricordo:
gente generosa, una comunità che vive della particolarità di
essere a cavallo tra tre provincie e due diocesi». La visita
pastorale ha insomma risvegliato molti entusiasmi e
riorientato le comunità parrocchiali cittadine, rinforzandole
nello spirito di unitarietà e condivisione.

Ricco di speranza e ringraziamento il commento del parroco don
Vittore Bariselli: «I numeri non sono importanti ma apre il
cuore constatare come sia stata importante la partecipazione
dei cassanesi: è confortante e significa che nella nostra
città c’è voglia di fare comunità cristiana».    «Abbiamo
cercato di raccogliere alcune fotografie delle comunità
cristiane di Cassano: ora attendiamo cosa ci dirà il vescovo,
quali indicazioni vorrà fornire per proseguire nel percorso
avviato dell’unirà pastorale – prosegue don Vittore –. Ci
aiuterà sicuramente a costruire nuovi orizzonti per poter
vivere e testimoniare la nostra fede e soprattutto per dare
risposta a un interrogativo: quale comunità cristiana vogliamo
costruire per il futuro? I muri raccontano la bellezza della
fede del passato e delle generazioni che ci hanno preceduto.
Noi dobbiamo trovare nuove forme e un nuovo modo di vivere la
fede che Dio ci ha consegnato, costruendo relazioni ancora più
intense e guardando in faccia alle paure e ai timori che
caratterizzano questi tempi. Forza Cassano dobbiamo andare
avanti!».

«Cassano d’Adda è in cima alla diocesi ed è quindi in cima
alle preoccupazioni e trepidazioni del vescovo – ha
evidenziato mons. Napolioni alla fine della Messa di domenica
mattina, cgelebrata nella chiesa di San Zeno –. Ci si attende
che voi fedeli cassanesi diventiate per tutti un esempio di
rinnovamento, di unità e di speranza. Continuerò a darvi
fastidio, a sollecitarvi e spronarvi per la prosecuzione del
cammino che ha visto in queste giornate i suoi momenti di
grazia». La strada è ormai tracciata: tocca alla comunità
cassanese percorrerla con fiducia e speranza.

Venerdì     Santo,    nella
Preghiera        Universale
un’intenzione per la pace
Quest’anno, la Preghiera Universale, recitata durante la
celebrazione del Venerdì Santo, non dimenticherà la tragedia
che si sta vivendo in Ucraina. Di seguito l’intenzione di
preghiera per la pace che potrà essere usata durante l’azione
liturgica del prossimo 15 aprile, la stessa che Papa Francesco
eleverà al Padre durante la celebrazione della Passione del
Signore.

X. Per quanti soffrono a causa della guerra.

Preghiamo per i popoli dilaniati dalle atrocità delle guerre.
Le loro lacrime e il sangue delle vittime non siano sparsi
invano,
ma affrettino un’era di pace
che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo Gesù.

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice:
Dio misericordioso e forte,
che annienti le guerre e abbassi i superbi,
allontana al più presto dall’umanità orrori e lacrime,
perché tutti possiamo essere chiamati veramente tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore.
R/. Amen.

Santa Teresa di Lisieux,
mons. Follo: «Una vocazione
riconosciuta dalla Chiesa e
dal mondo»
L’11 novembre 2021, la Conferenza generale dei paesi membri
dell’Unesco iscriveva Teresa di Lisieux tra le 67 persone i
cui anniversari di nascita sono da onorare e celebrare per il
biennio 2022-2023. Noi abbiamo chiesto a mons. Francesco
Follo, cremonese che è stato Osservatore permanente della
Santa Sede all’Unesco dal 2002 al 2021, di condividere con noi
la sua riflessione a proposito di tale nomina.

“Sento in me la vocazione a essere dottore” (Ms B 2v).
“Malgrado la mia piccolezza vorrei illuminare le anime come i
Profeti e i Dottori …” (Ms B 3) scriveva Santa Teresa del
Santo Volto. Il 19 ottobre del 1997 il Santo Padre Giovanni
Paolo II confermò questa vocazione, proclamandola dottore
della Chiesa. Il 12 novembre 2021, i 193 paesi membri
dell’Unesco hanno riconosciuto il valore eccezionale e
universale degli scritti di questa giovane e santa
ricercatrice, inserendo il 150º della sua sua nascita tra gli
anniversari da onorare sopratutto nel 2023.

Dottore universalmente riconosciuta

Questa piccola santa è la più giovane tra tutti i dottori
della Chiesa – lei che ha vissuti su questa terra solo 24 anni
(2 gennaio 1873 – 30 settembre 1897). Ella ha condotto la sua
breve vita in modo molto semplice e nascosto, ma, dopo la sua
morte e dopo la pubblicazione dei suoi scritti, è divenuta una
delle sante più conosciute nella Chiesa cattolica e nel mondo
intero.

La “piccola Teresa” ha risposto alla vocazione ad essere
dottore perché non ha fatto he aiutarti le anime le più
semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano.
Attraverso la sua profonda dottrina ha rischiarato tutta la
Chiesa, arricchendo i lavori di teologia tra i quali noi
troviamo: H. Petitot, o.p., G. Desbuquois, s.j., E. Przywara,
s.j., Marie-Eugène de l’Enfant-Jésus, o.c.d., A. Combes, S.
Piat, o.f.m., Philippe de la Trinité, o.c.d., H. Urs von
Balthasar, M.M. Labourdet, o.p. Si tratta di una lista
parziale perché ho messo solo i teologi francesi e
germanofoni. A questa lista di teologi bisogna aggiungere
degli scrittori e dei filosofi: G. Bernanos, H. Bergson, P.
Claudel, G. Cesbron, A. Combes, H. Ghéon, J. Guitton, C.
Journet, J. Mélégue, F. Mauriac, M. Van der Mersch, D.S.
Merezkovkji, E. Merch, E. Mounier, D. Rops, J. Roth, J. Wu.

Un cammino di verità

Dottore, “esperta della scientia amoris” (San Giovanni Paolo
II), Teresa ha fatto risplendere nell’amore la verità della
fede. Si vede questo soprattutto nella storia della sua vita,
pubblicata un anno dopo la sua morte con il titolo: Storia di
un’anima. Si tratta di un libro che, tutto subito, ebbe un
enorme successo e fu tradotto in molte lingue. Per cui è
importante e utile scoprire o riscoprire questo piccolo,
“grande” tesoro, questo commento luminoso del Vangelo
pienamente vissuto! La Storia di un’anima, in effetti, è una
meravigliosa storia di amore che introduce nella verità.
Questo cammino verso la verità attraverso la carità è
raccontato con una tale autenticità, semplicità e freschezza
che il lettore non può non essere affascinato. Ma qual è
questo amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dalla
sua infanzia fino alla morte? Questo amore ha un volto. Ha un
nome: Gesù.

Vita e scritti sono legati

Tuttavia, per conoscere l’insegnamento di questa santa, è
necessario metterei alla scuola della sua vita, e non soltanto
lettere i suoi scritti. La sua vita, anche se molto breve, “è”
un libro da leggere insieme agli scritti. L’una, infatti,
chiarisce gli altri e viceversa.

Teresa del Bambin Gesù “è” una dottrina. Questa dottrina, di
così grande natura e valore, non è stata sufficientemente
rimarcata né nel suo ambiente, né dai numerosi teologi e
esponenti della cultura che abbiamo appena citato. Con il
dottorato, la Chiesa è andata oltre la canonizzazione delle
virtù. Essa ha “canonizzato” la dottrina di questa “piccola”
suora. “Assime la Santo Curato d’Ars, Teresa è l’esempio
lampante della missione teologica del XX secolo … Ella prevede
il ruolo della sua missione all’interno della Chiesa e non
soltanto la canonizzazione dovuta alla pratica eroica delle
virtù, ma anche la canonizzazione – se così possiamo dire –
della sua dottrina. le due cose non sono separabili : la sua
dottrina è data sia dai suoi scritti che dalla sua vita. Nella
sua esistenza essa scopre questa dottrina che può fare molto
bene alle anime e che non esita a proporre come modello per la
Chiesa”.

In questa santa la dottrina è unita alla vita e la vita si
identifica con la sua dottrina, a tal punto che noi ne
percepiamo congiuntamente la realizzazione sempre più fedele
assieme alla profonda sorgente sempre zampillante.
La Chiesa ha proclamato Teresa di Lisieux dottore, sapendo che
la maggior parte dei suoi scritti sono dei “ricordi di
infanzia” o delle riflessioni legate alla vita quotidiana di
una ragazza della piccola borghesia francese divenuta monaca.
: vita fatta i piccole cosa quotidiane e dimmeli afflati.

Una scrittura teologica

Nei suoi scritti non si trova la cronaca minuziosa della sua
umile esistenza nascosta, ma i suoi pensieri sulle grazie che
Dio ha donato per apportargli la saggezza dell’amore che
conduce alla verità. Noi possiamo parlare, dunque, di una
lettura teologica di Teresa attraverso la quale essa propone
un’acuta comprensione dell’infanzia del Verbo fatto carne: dal
“nido” della Trinità alla culla di Betlemme, dell’abbandono
sulla Croce, all’Eucaristia.

Teresa condivide anche la sua comprensione della natura di dio
come amore misericordioso ch per essere pienamente
soddisfacente deve abbassarsi “fino al niente delle sue
creature per trasformare in fuoco” (Cf. Ms B 3).

Ci sono anche molti altri contributi teologici che ci vengono
da questo dottore. Per esempio:

     la sua visione di grazia come oceano in cui tutto è
     immerso;
     il superamento della contrapposizione tra fede e opere
     (perché una fede che non ha le opere è morta);
     la visione della Chiesa, Copro e Sposa di Cristo,
     considerata in tutte le sue dimensioni visibili e
     invisibili, terrestri e celesti, temporali e eterne.;
     la sua teologia del nuovo comandamento dell’amore
     praticato offrendo a Cristo lo spazio della sua fragile
     umanità al fine che Egli possa amare ed essere amato in
     ogni creatura (Cf. Ms C 11v et ss);
     Un nuovo modo di intendere la contemplazione non
     soltanto come motore dell’azione, ma come azione nella
contemplazione;
     Di conseguenza Teresa scopre e fa scoprire in modo nuovo
     che ogni azione apostolica ha la sua unica radice nella
     contemplazione. Per questo è stata proclamata patrona
     delle missioni.

Attualità di Teresa

Ma la “vita-opera” di Teresa può essere considerata come
l’alternativa al pensiero di Nietzsche. Questo filosofo ha
proclamato la morte di Dio. La nostra Santa ha mostrato che
Dio è vivo e che la sua gloria risplende nella vita di una
suora che irradia lice dal Signore. La Santa di Lisieux è
stata una risposta alla cultura del suo secolo. Ma Teresa è
ancora attuale. Ci aiuta a dialogare anche con la cultura
contemporanea perché , con la sua “vita opera”, ci mostra che
la risposta alla questione dell’esistenza di Dio non è solo :
“Si esiste”, ma che Egli viene verso di noi perché ci ama e
che noi possiamo amarLo, perché è un Dio di amore. È il senso
della vita ed è la verità amabile nella semplicità della vita
quotidiana.

Teresa ha mostrato che neo possiamo incontrare il Cristo,
saggezza di Dio, Santo Volto d’amore, amate, amabile e amato.

La Santa di Lisieux è stata donna di cultura, non perché
avesse una grande erudizione, ma perché ha coltivato in essa,
nelle sue consorelle e nelle persone con cui era in relazione
non “avere di più” ma un “essere di più” con una capacità di
esaminare tutto e di conservare quello che ha del valore (Cf.
Ts 5,21). In effetti la persona di cultura non s distingue
perché conosce molte cose, ma perché sapendo cogliere il
bello, il bene e il vero, essa conduce una vita pienamente
umana, e pienamente riuscita nella pratica delle virtù e della
conoscenza.

Una educatrice

Santa Teresa ha anche operato nell’ambito dell’educazione. È
stata educatrice delle sue sorelle e particolarmente delle
novizie a cui ha voluto insegnare la libertà introducendole
nella vita delle persone adulte in Cristo, per aiutarle a
rispondere meglio alla chiamata del Signore. Questa dimensione
educativa è presente nei suoi manoscritti, compresa la sua
crriposndenza. Si tratta di 266 lettere, 54 poesie e 8
spettacoli teatrali, senza dimenticare la Storia di un’anima,
che è stata tradotta in più di 80 lingue. I suoi scritti, di
qualità così alta, hanno spinto l’Accadémie française a
attribuirgli il Premio della lingua francese nel 1940.

Ancora oggi attraverso una vita breve ma intensa e attraverso
la grande profondità della sua dottrina che la rendono dottore
dell’amore attraverso la scienza dell’amore, Santa Teresa
educa ancora insegnando come andare verso Dio attraverso la
semplicità dei piccoli gesti della vita normale, pressoché
banale, attraverso la “piccola vita” che è il suo metodo per
imparare e insegnare Dio amore, Senso della vita con amore
semplice e sincero.

Teresa del Bambin Gesù e del Santo Volto

È, dunque, importante e utile sottolineare la coerenza di una
“vita-opera” che la semplice analisi delle opere non sarebbe
in grado di mettere in risalto con la dovuta enfasi. La chiave
dell’universo di Teresa esplora e edifica al ritmo della sua
lettura e della sua interpretazione le Scritture è la doppia
centralità che si stabilisce nel stesso nome: Bambin Gesù,
figura del bambino eterno, attorniato della perseveranza
dell’amore paterno, e del Santo Volto, “paradossale” epifania
del Cirsto pasquale. Attraverso la sua dottrina strettamente
unita alla sua vita – si potrebbe dire che l’una derivi
dall’altra – la santa di Lisieux mostra un’attualità
sconcertante : in una società che dichiara la morte di Dio,
Teresa mostra che Dio è vivo, che può essere incontrato e
amato da tutti nel mondo intero. Teresa non è solo un
messaggio, la sua vita è un libro che ognuno può leggere,
comprendere e mettere in pratica.
Cei, proposta di celebrazione
per la pace in occasione
delle Palme
La Conferenza episcopale italiana ha presentato una sussidio
di preghiera per la pace, invitando tutti i giovani e le
comunità a sfruttare questo strumento nella circostanza della
Domenica delle Palme.

Una proposta di celebrazione che dunque, potrebbe essere
vissuta nella sera di sabato 9 o domenica 10 aprile, ma anche
durante la settimana, comunque fuori della celebrazione
eucaristica e della Commemorazione dell’ingresso del Signore
in Gerusalemme.

             Scarica lo schema della celebrazione
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