"L'ultima catechesi di don Alberto". Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte - Diocesi di Cremona
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
«L’ultima catechesi di don Alberto». Domenica il ricordo mons. Franzini in Cattedrale a due anni dalla morte La Cattedrale di Cremona ricorda don Alberto Franzini nel secondo anniversario della sua morte, avvenuta il nella notte tra il 3 e il 4 aprile 2020, a causa del Covid. Proprio domenica 3 aprile alle ore 16 nella Cattedrale, di cui negli ultimi anni del suo ministero e della sua vita don Alberto era stato parroco e rettore, sarà infatti proposto un incontro dal titolo «L’ultima catechesi di don Alberto» in cui la vita e il pensiero del sacerdote e raffinato teologo sarà ripercorsa attraverso la lettura di alcuni testi tra quelli raccolti in un piccolo volume che sarà distribuito durante la serata, con una raccolta di offerte per la San Vincenzo. Durante la serata in Duomo le letture curate dagli attori della Compagnia dei Piccoli saranno inframmezzate da alcuni momenti musicali a cura del coro delle Voci Virili diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato da Fausto Caporali all’organo. Biografia Monsignor Alberto Franzini è nato il 7 aprile 1947, originario della parrocchia di Bozzolo negli anni di don Primo Mazzolari, cui da chierichetto ha assistito ai funerali nella chiesa intitolata a San Pietro Apostolo. Ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal vescovo Bolognini, fu inviato subito a Roma a perfezionare gli studi in Teologia presso la Pontifica Università Lateranense dove conseguì la
laurea. Rientrato in diocesi nel 1975 è stato nominato vicario nella parrocchia cittadina di Sant’Imerio (fino al 1984), oltre che insiegnante in Seminario (fino al 1999) con anche l’incarico, dal 1985, di preside dell’istituto teologico. Per un anno, dal 1984 al 1985, ha diretto il settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Nel 1990 è stato nominato dal vescovo Enrico Assi direttore del Centro pastorale diocesano “Maria Sedes Sapientiae” di Cremona, ricoprendo anche, tra il 1994 e il 1996, l’incarico di responsabile della pastorale del mondo politico e amministrativo. Mentre dal 1995 al 1996 è stato presidente diocesano del Gris (Gruppo di ricerca e di informazione sulle sette). Nel 1997 il vescovo Giulio Nicolini lo ha nominato parrocco della parrocchia Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore. Nel 2012 il vescovo Dante Lafranconi gli ha affidato anche la guida pastorale della comunità di San Leonardo, l’altra parrocchia di Casalmaggiore. Nell’estate 2014 il trasferimento a Cremona come parroco della Cattedrale di Cremona e membro del Capitolo della Cattedrale. Monisgnor Franzini, molto attento alla realtà culturale, sociale e politica, è stato sempre un apprezzato conferenziere, oltre che un fine scrittore. L’editrice Lateran University Press, ad esempio, aveva riproposto, nella collana “Vivae Voces”, la sua tesi di dottorato in Teologia, già editata nel 1978 dalla casa editrice Morcelliana di Brescia. Titolo dell’opera: «Tradizione e Scrittura. Il contributo del Concilio Vaticano II». In occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo (20 giugno 2017) ha pubblicato con l’allora editrice diocesana Nuova Editrici Cremonese il volumetto “Il mio parroco don
Primo. Una introduzione alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari”. Tra il 2016 e il 2017 aveva anche ricoperto il ruolo di coordinatore dell’area pastorale “Capaci di comunicazione e cultura” e, sin dall’inizio, era parte del gruppo di ideazione di Riflessi, il magazine online prodotto da TeleRadio Cremona Cittanova, della quale in passato era stato anche membro del Consiglio di amministrazione. «Ma Dio cos’è?». Il ricordo di don Alberto in una video- intervista con Riflessi Magazine Il tempo giusto in famiglia, in equilibrio tra coppia, figli e fede
Biberon, passeggini e seggioloni hanno invaso, da venerdì 1° a domenica 3 aprile, l’albergo Casa di Nostra Signora di Tonfano, in Versilia, per il weekend organizzato dalla Pastorale familiare diocesana per le coppie con bimbi da 0 ai 6 anni. Era infatti sembrato importante creare un’occasione perché famiglie con figli di questa fascia di età avessero l’opportunità di incontrarsi, confrontarsi e poter riflettere insieme su quanto caratterizza la loro esperienza familiare. Spesso, infatti, nei vissuti delle parrocchie c’è poco spazio per le giovani famiglie che, d’altro canto, fanno fatica a partecipare a quanto viene proposto per i ritmi cui spesso la vita lavorativa obbliga. Il tema era stato scelto proprio da alcune giovani coppie: “Il tempo giusto: in equilibrio tra coppia, figli e fede”. A sottolineare la necessità di dare un nuovo valore al tempo nella complessa e affascinante avventura di ridefinire la propria esperienza di coppia con l’arrivo dei figli. I partecipanti sono stati guidati nei lavori dallo psicoterapeuta Ettore De Angeli che ha dato ai genitori alcuni stimoli per ripensare al funzionamento della coppia e della famiglia. Lavori di coppia ed in gruppo, fatti di parole, disegni, poesie e canzoni hanno dato a tutti la possibilità di esprimersi e di riportare nella propria specifica realtà i pensieri che emergevano dalle altre coppie e dal relatore. La possibilità di stare insieme e confrontarsi è stata ancor più bella per queste giovani coppie che avevano vissuto nell’isolamento della pandemia momenti così delicati della loro vita ed hanno trovato un momento in cui ridare nuovi significati alla loro vita familiare. Davvero indispensabile è stata la presenza di un gruppo di giovani che con competenza si sono presi cura dei piccoli durante i lavori dei genitori: i bambini hanno giocato sereni
con nuovi amici ed i genitori hanno potuto stare rilassati a dedicare del tempo alla cura della loro coppia. La struttura molto accogliente e la disponibilità di ciascun partecipante a mettersi in gioco, hanno fatto di questo weekend una esperienza di vera vita familiare vissuta insieme: il piacevole caos dei piccoli è diventato festa condivisa nella Eucarestia celebrata insieme. Visita pastorale, nel weekend l’ultima tappa dell’anno a Cassano Un’attesa lunga, finalmente sul punto di concludersi. Annunciata in più occasioni e rinviata ben due volte a causa dell’emergenza sanitaria, nel fine settimana da venerdì 1 a domenica 3 aprile si realizzerà la visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni a Cassano d’Adda. Variegato è il programma della visita, la prima dopo la riunione sotto una sola guida pastorale delle quattro parrocchie milanesi, precedentemente affidate a distinti parroci. Oratori, scuola, famiglie, associazioni di volontariato, forze dell’ordine e Amministrazione comunale, senza dimenticare i fragili e i bisognosi con le visite presso la RSA Belvedere e i rifugiati ucraini, saranno al centro dei principali appuntamenti. Un calendario fitto quello che attende monsignor Napolioni nel lembo milanese della diocesi e che intende coinvolgere – tra ascolto, preghiera e meditazione – una comunità da poco avviata sul percorso dell’unità pastorale. «Consegneremo al Vescovo il percorso iniziato, chiedendo lumi
e ispirazione per il cammino futuro – commenta a tale proposito, con schietta semplicità, il parroco don Vittore Bariselli –. Ci porremo reciprocamente in ascolto, con la prospettiva di una ripartenza in tempi sicuramente assai problematici e che sembrano lasciare spazio a poche certezze». E ancora: «Con fiducia attendiamo l’incoraggiamento a continuare nella nostra marcia. Accogliamo il nostro Vescovo con gratitudine e speranza, in attesa delle nuove sfide che ci attendono, come la costituzione del nuovo e unico consiglio pastorale». Il 2 aprile a S. Agata la presentazione dell’epistolario tra mons. Astori e don Mazzolari Nel 40° anniversario della morte di mons. Guido Astori, parroco di S. Agata dal 1940 al 1964, l’unità pastorale Cittanova ne onora la memoria, in collaborazione con la Fondazione Don Primo Mazzolari. Nel pomeriggio di sabato 2 aprile, alle 17, nella chiesa di S. Agata sarà presentato il libro “Ho bisogno di amicizia”, edito dalla Fondazione don Primo Mazzolari. Il testo, curato da don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, raccoglie le lettere tra don Mazzolari e don Astori, amici fin dai primi anni del Seminario: compagni di ordinazione, i due preti cremonesi condivisero l’esperienza di cappellani militari nella prima guerra mondiale prima di occuparsi di alcune parrocchie del territorio: Mazzolari a Cicognara e Bozzolo, nel Mantovano,
Astori a Bordolano, Casalbuttano e Cremona a Sant’Agata. Interverranno, per l’occasione, la presidentessa della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo, Paola Bignardi, e don Andrea Foglia, storico e parroco di S. Abbondio. Durante la presentazione saranno proposte alcune letture delle lettere tratte dal testo. Scarica la locandina Biografia di mons. Guido Astori Guido Astori nasce il 21 marzo 1888 a Carpenedolo (Brescia). Entra nel seminario vescovile di Cremona nell’autunno del 1900. È ordinato sacerdote dal vescovo Geremia Bonomelli il 23 dicembre 1911, con alcuni mesi di anticipo sui compagni di studi per rispondere alla domanda del parroco di S. Agostino, mons. Emilio Lombardi, che lo desidera vicario. Nella primavera del 1916 chiede ed ottiene di essere arruolato come cappellano degli Alpini, Battaglione Monte Saccarello. Catturato in un’azione bellica, è internato in un campo di prigionia militate in Ungheria. Liberato il 22 gennaio 1918, rientra in Italia dove viene congedato il 25 novembre 1919. Riprende il ministero parrocchiale a S. Agostino. Nel contempo si iscrive all’Accademia letteraria e scientifica di Milano, Facoltà di lettere e filosofia moderna, presso la quale si laurea nel 1921. Per sette anni è insegnante nel Seminario vescovile, fino alla nomina di parroco a Bordolano. Iniziano le frequenti “missioni popolari” con don Primo Mazzolari e altri sacerdoti bresciani e cremonesi. Così come è stata intensa la sua attività editoriale, altrettanto ricca è stata l’attività oratoria in varie città d’Italia, accompagnata da numerosi interventi sulla stampa periodica cremonese.
Nel 1934 è promosso arciprete vicario foraneo a Casalbuttano, come successore di mons. Carlo Gamba, una delle più distinte figure del presbiterio cremonese per i molteplici meriti acquisiti nella direzione del movimento cattolico diocesano. Nel 1940 l’ultima promozione: parroco abate dell’insigne chiesa cittadina di S. Agata. Nel 1943 è eletto esaminatore prosinodale e poi sinodale. Nel 1951 pronuncia il discorso ufficiale in chiusura del Sinodo diocesano, il terzo, del vescovo Cazzani. È presidente della Società di Mutuo soccorso tra il clero cremonese e presidente regionale della Faci (Federazione assistenza clero italiano) e membro di commissioni diocesane quali il Consiglio per la dottrina cristiana e la Commissione di conciliazione. È anche delegato per il Comitato per l’emigrazione. Nel 1964 rinuncia alla parrocchia in ossequio alla norma conciliare e si ritira presso la Casa Tinti-Lanfranchi, dove abita fino alla morte, avvenuta il 13 aprile 1982. La salma riposa nel Cimitero di Cremona. Molto amato dai suoi parrocchiani e dalla gente del popolo, era soprannominato l’Alpino di Dio in quanto, in occasione di cerimonie militari, era solito sfilare lungo le vie cittadine con il suo cappello da alpino. “La notte dell’Innominato”, il 2 aprile a Casalmaggiore
spettacolo di solidarietà per l’Ucraina Due diverse angosce, due stati d’animo dell’essere umano di fronte ai sussulti della propria coscienza. Il capitolo XXI dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, l’incontro tra Lucia e l’Innominato, rappresenta un punto di svolta nella vicenda e uno dei passaggi più intensi del romanzo. La tormentata notte dei due protagonisti dove preghiera e riconciliazione, attesa e confronto diventano messaggio universale di speranza nell’ora più oscura, è allora occasione per riflettere anche sull’attualità e sul conflitto in Ucraina. Da qui la proposta delle parrocchie di Casalmaggiore di assistere allo spettacolo La notte dell’Innominato, interpretato da Alfonso Alpi, in programma sabato 2 aprile alle 21 in Duomo. L’ingresso è a offerta libera e il ricavato della serata sarà interamente devoluto ad Avsi per l’Ucraina. Avsi è un’organizzazione non profit, nata nel 1972. Realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in trentotto Paesi, inclusa l’Italia. La sua vision è lavorare per un mondo in cui ogni persona sia protagonista dello sviluppo integrale suo e della sua comunità, anche in contesti di emergenza. Nell’ultimo anno ha aiutato circa cinque milioni di persone in difficoltà di cui 21.412 bambini, attraverso il sostegno a distanza. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, Avsi si è subito attivata per la popolazione in fuga. Operativa su quel territorio dal 2014, grazie alla collaborazione con Emmaus, un’organizzazione locale, per questo allo scoppio della guerra ha organizzato subito interventi di emergenza nelle zone di confine: in Polonia, Romania, Ucraina e Moldavia. Il 16 marzo è stato attivato un punto di informazione e coordinamento per rispondere alle numerose richieste dei profughi in arrivo dall’Ucraina e per coordinare l’offerta di accoglienza di
famiglie italiane. Questa iniziativa si aggiunge, dunque, a tutti gli altri gesti di solidarietà che il territorio ha saputo esprimere finora. Don Nicolas e don Patsilver, due sacerdoti per accompagnare le comunità cristiane africane
La diocesi di Cremona ha dato il benvenuto, nei mesi scorsi, a due nuovi sacerdoti, don Nicolas Diene, nominato cappellano
della comunità africana francofona, e don Patsilver Okah, per quella anglofona. E le due comunità sono state accolte unitamente dalla parrocchia del Migliaro, che ha accettato di condividere con loro la propria chiesa, mettendola a disposizione per le celebrazioni. «La richiesta ai parrocchiani di condividere la loro chiesa con le comunità etniche ha riscosso una risposta positiva – spiega don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto e Migliaro e Incaricato Pastorale Migrantes –; le comunità etniche hanno quindi iniziato ad utilizzare la chiesa del Migliaro come punto di riferimento e celebrano solitamente la terza domenica del mese la comunità francofona e la quarta domenica del mese la comunità anglofona». L’arrivo dei due cappellani si è rivelato essere un importante punto di svolta per queste comunità, perché possano usufruire di una guida sicura nel loro percorso di fede e di integrazione. Don Patsilver Okah, cappellano comunità africana anglofona Già collaboratore nelle parrocchie di S. Maria Annunciata, S. Ambrogio vescovo, Ss. Nazario e Celso in S. Giuseppe e S.
Maria Nascente, don Diene, senegalese originario di Dakar, si presenta come pastore esperto, pronto a guidare la comunità francofona. Di rilievo anche la figura di don Patsilver, nigeriano, il quale sta svolgendo un importante ruolo comunitario. La comunità africana anglofona, infatti, dopo anni fiorenti, soprattutto nella zona mantovana della diocesi di Cremona, si stava pian piano disperdendo, ma si sta ora ritrovando e ricomponendo grazie all’opera di don Okah; il lavoro del cappellano, dunque, non è solo limitato alla funzione di guida per la propria comunità, ma consiste anche nel saper conoscere e contattare le persone all’interno del territorio della diocesi. «Non da subito abbiamo avuto i cappellani per entrambe le comunità, ma da qualche mese a questa parte abbiamo la possibilità di avere con noi don Nicolas e don Patsilver – prosegue don Maurizio –. Avere delle figure di riferimento come cappellani etnici significa sentirsi ancora comunità, significa non sentirsi completamente dispersi, ma nel frattempo non devono nemmeno essere esclusive, ma capaci di inserirsi nel territorio diocesano. Avere un attimo un momento di ritrovo significa poter parlare la propria lingua, poter condividere informazioni rispetto al proprio Paese di provenienza. È importante avere anche chi presiede l’Eucaristia con un linguaggio e una modalità che ovviamente si avvicina alla loro». Don Nicolas
Diene, cappellano comunità africana francofona Le due comunità, alle quali si è aggiunta, date le circostanze dell’ultimo periodo, quella ucraina, risultano quindi essere un punto di unione e di ritrovo, ma anche di collaborazione, sia interna che con la parrocchia del Migliaro. I fedeli, per la maggior parte ivoriani nella comunità francofona e nigeriani e ghanesi in quella anglofona, hanno avuto un’ottima accoglienza da parte dei parrocchiani, che si sono subito resi disponibili alla collaborazione e alla condivisione. Ma le esperienze di comunità straniera all’interno alla diocesi cremonese non si limitano a queste: in città, infatti, risiede la comunità cattolica romena, guidata dall’ormai storico don Anton Jicmon, mentre a Casalmaggiore è viva da quasi tredici anni la comunità cattolica ghanese, una vera e propria associazione di fedeli accompagnata da don Prince Ampong, cappellano “preso in prestito” dalla diocesi di Reggio Emilia.
«La pastorale la facciamo tutti insieme», il vescovo in visita alle parrocchie unite di Cassano d’Adda
“Una città, una fede, una Chiesa”: il motto che ha annunciato la visita pastorale del vescovo Napolioni a Cassano d’Adda si rivela la migliore sintesi dei tre giorni vissuti intensamente nella periferia milanese della diocesi. Un fitto e variegato
programma di incontri ha guidato mons. Napolioni nell’incontro con le quattro comunità cassanesi, ora avviate in un rinnovato percorso di unità. «Il vescovo viene per conoscere, per confermare la comunità nell’orientamento – ha più volte evidenziato nel corso degli incontri con i fedeli –. Più che per fare discorsi, sono venuto per capire e comprendere. La pastorale la facciamo tutti insieme, nella semplicità e nell’attenzione reciproca che il Signore ci suggerisce». L’esordio della visita è significativamente avvenuto, venerdì 1° aprile, al cimitero, per pregare per i defunti, «per la memoria e il ringraziamento di chi ci ha preceduto». Intensi e partecipati sono stati i successivi appuntamenti con le scuole dell’infanzia, la celebrazione eucaristica presso la Rsa Belvedere e il proficuo incontro con le tante sigle che compongono il mondo dell’associazionismo locale, nel quale sono stati evidenziati i tanti bisogni (vecchi e nuovi) di una città che vive le difficoltà dell’oggi ma guarda anche al futuro «con spirito di grande solidarietà». Molto apprezzati e partecipati sono risultati inoltre gli incontri con le realtà educative, la comunità ortodossa (che da anni si ritrova per il culto nella chiesa di Sant’Aquilino) e, soprattutto, i quattro momenti di “ascolto della Parola” – svoltisi in ciascuna delle principali chiese cassanesi – incentrati sul tema della misericordia e del perdono. Quattro incontri di ascolto nel corso dei quali, con semplicità, il vescovo ha sollecitato i partecipanti a far propria la Parola, in uno spirito di reciproco ascolto e condivisione. In Municipio l’aula del Consiglio Comunale, quasi al gran completo, ha accolto, la mattina di sabato 2 aprile, il vescovo per un confronto con sindaco, assessori e consiglieri. «La sua presenza tra noi è un segnale importante – l’indirizzo di saluto del Primo cittadino Fabio Colombo –. Occorre collaborare per il bene di tutti e il rapporto tra Comune e parrocchie è fondamentale e particolarmente proficuo, soprattutto in un tempo di forti bisogni come quello attuale».
Gli interventi del presidente del Consiglio comunale Giovanni Albano e dei consiglieri Francesco Testa, Elena Bornaghi, Vittorio Caglio e Valerio Brambilla hanno voluto evidenziare il ringraziamento per l’attenzione posta dal vescovo alla politica cittadina, nonché mettere in luce le tante potenzialità di una comunità vivace e laboriosa. Mons. Napolioni non ha mancato di ricordare la grande capacità di accoglienza della comunità cassanese: «Tutti i sacerdoti diocesani transitati per Cassano conservano un ottimo ricordo: gente generosa, una comunità che vive della particolarità di essere a cavallo tra tre provincie e due diocesi». La visita pastorale ha insomma risvegliato molti entusiasmi e riorientato le comunità parrocchiali cittadine, rinforzandole nello spirito di unitarietà e condivisione. Ricco di speranza e ringraziamento il commento del parroco don Vittore Bariselli: «I numeri non sono importanti ma apre il cuore constatare come sia stata importante la partecipazione dei cassanesi: è confortante e significa che nella nostra città c’è voglia di fare comunità cristiana». «Abbiamo cercato di raccogliere alcune fotografie delle comunità cristiane di Cassano: ora attendiamo cosa ci dirà il vescovo, quali indicazioni vorrà fornire per proseguire nel percorso avviato dell’unirà pastorale – prosegue don Vittore –. Ci aiuterà sicuramente a costruire nuovi orizzonti per poter vivere e testimoniare la nostra fede e soprattutto per dare risposta a un interrogativo: quale comunità cristiana vogliamo costruire per il futuro? I muri raccontano la bellezza della fede del passato e delle generazioni che ci hanno preceduto. Noi dobbiamo trovare nuove forme e un nuovo modo di vivere la fede che Dio ci ha consegnato, costruendo relazioni ancora più intense e guardando in faccia alle paure e ai timori che caratterizzano questi tempi. Forza Cassano dobbiamo andare avanti!». «Cassano d’Adda è in cima alla diocesi ed è quindi in cima alle preoccupazioni e trepidazioni del vescovo – ha
evidenziato mons. Napolioni alla fine della Messa di domenica mattina, cgelebrata nella chiesa di San Zeno –. Ci si attende che voi fedeli cassanesi diventiate per tutti un esempio di rinnovamento, di unità e di speranza. Continuerò a darvi fastidio, a sollecitarvi e spronarvi per la prosecuzione del cammino che ha visto in queste giornate i suoi momenti di grazia». La strada è ormai tracciata: tocca alla comunità cassanese percorrerla con fiducia e speranza. Venerdì Santo, nella Preghiera Universale un’intenzione per la pace Quest’anno, la Preghiera Universale, recitata durante la celebrazione del Venerdì Santo, non dimenticherà la tragedia che si sta vivendo in Ucraina. Di seguito l’intenzione di preghiera per la pace che potrà essere usata durante l’azione liturgica del prossimo 15 aprile, la stessa che Papa Francesco eleverà al Padre durante la celebrazione della Passione del Signore. X. Per quanti soffrono a causa della guerra. Preghiamo per i popoli dilaniati dalle atrocità delle guerre. Le loro lacrime e il sangue delle vittime non siano sparsi invano, ma affrettino un’era di pace che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo Gesù. Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice:
Dio misericordioso e forte, che annienti le guerre e abbassi i superbi, allontana al più presto dall’umanità orrori e lacrime, perché tutti possiamo essere chiamati veramente tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. R/. Amen. Santa Teresa di Lisieux, mons. Follo: «Una vocazione riconosciuta dalla Chiesa e dal mondo» L’11 novembre 2021, la Conferenza generale dei paesi membri dell’Unesco iscriveva Teresa di Lisieux tra le 67 persone i cui anniversari di nascita sono da onorare e celebrare per il biennio 2022-2023. Noi abbiamo chiesto a mons. Francesco Follo, cremonese che è stato Osservatore permanente della Santa Sede all’Unesco dal 2002 al 2021, di condividere con noi la sua riflessione a proposito di tale nomina. “Sento in me la vocazione a essere dottore” (Ms B 2v). “Malgrado la mia piccolezza vorrei illuminare le anime come i Profeti e i Dottori …” (Ms B 3) scriveva Santa Teresa del Santo Volto. Il 19 ottobre del 1997 il Santo Padre Giovanni Paolo II confermò questa vocazione, proclamandola dottore della Chiesa. Il 12 novembre 2021, i 193 paesi membri dell’Unesco hanno riconosciuto il valore eccezionale e universale degli scritti di questa giovane e santa ricercatrice, inserendo il 150º della sua sua nascita tra gli
anniversari da onorare sopratutto nel 2023. Dottore universalmente riconosciuta Questa piccola santa è la più giovane tra tutti i dottori della Chiesa – lei che ha vissuti su questa terra solo 24 anni (2 gennaio 1873 – 30 settembre 1897). Ella ha condotto la sua breve vita in modo molto semplice e nascosto, ma, dopo la sua morte e dopo la pubblicazione dei suoi scritti, è divenuta una delle sante più conosciute nella Chiesa cattolica e nel mondo intero. La “piccola Teresa” ha risposto alla vocazione ad essere dottore perché non ha fatto he aiutarti le anime le più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano. Attraverso la sua profonda dottrina ha rischiarato tutta la Chiesa, arricchendo i lavori di teologia tra i quali noi troviamo: H. Petitot, o.p., G. Desbuquois, s.j., E. Przywara, s.j., Marie-Eugène de l’Enfant-Jésus, o.c.d., A. Combes, S. Piat, o.f.m., Philippe de la Trinité, o.c.d., H. Urs von Balthasar, M.M. Labourdet, o.p. Si tratta di una lista parziale perché ho messo solo i teologi francesi e germanofoni. A questa lista di teologi bisogna aggiungere degli scrittori e dei filosofi: G. Bernanos, H. Bergson, P. Claudel, G. Cesbron, A. Combes, H. Ghéon, J. Guitton, C. Journet, J. Mélégue, F. Mauriac, M. Van der Mersch, D.S. Merezkovkji, E. Merch, E. Mounier, D. Rops, J. Roth, J. Wu. Un cammino di verità Dottore, “esperta della scientia amoris” (San Giovanni Paolo II), Teresa ha fatto risplendere nell’amore la verità della fede. Si vede questo soprattutto nella storia della sua vita, pubblicata un anno dopo la sua morte con il titolo: Storia di un’anima. Si tratta di un libro che, tutto subito, ebbe un enorme successo e fu tradotto in molte lingue. Per cui è importante e utile scoprire o riscoprire questo piccolo, “grande” tesoro, questo commento luminoso del Vangelo
pienamente vissuto! La Storia di un’anima, in effetti, è una meravigliosa storia di amore che introduce nella verità. Questo cammino verso la verità attraverso la carità è raccontato con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non essere affascinato. Ma qual è questo amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dalla sua infanzia fino alla morte? Questo amore ha un volto. Ha un nome: Gesù. Vita e scritti sono legati Tuttavia, per conoscere l’insegnamento di questa santa, è necessario metterei alla scuola della sua vita, e non soltanto lettere i suoi scritti. La sua vita, anche se molto breve, “è” un libro da leggere insieme agli scritti. L’una, infatti, chiarisce gli altri e viceversa. Teresa del Bambin Gesù “è” una dottrina. Questa dottrina, di così grande natura e valore, non è stata sufficientemente rimarcata né nel suo ambiente, né dai numerosi teologi e esponenti della cultura che abbiamo appena citato. Con il dottorato, la Chiesa è andata oltre la canonizzazione delle virtù. Essa ha “canonizzato” la dottrina di questa “piccola” suora. “Assime la Santo Curato d’Ars, Teresa è l’esempio lampante della missione teologica del XX secolo … Ella prevede il ruolo della sua missione all’interno della Chiesa e non soltanto la canonizzazione dovuta alla pratica eroica delle virtù, ma anche la canonizzazione – se così possiamo dire – della sua dottrina. le due cose non sono separabili : la sua dottrina è data sia dai suoi scritti che dalla sua vita. Nella sua esistenza essa scopre questa dottrina che può fare molto bene alle anime e che non esita a proporre come modello per la Chiesa”. In questa santa la dottrina è unita alla vita e la vita si identifica con la sua dottrina, a tal punto che noi ne percepiamo congiuntamente la realizzazione sempre più fedele assieme alla profonda sorgente sempre zampillante.
La Chiesa ha proclamato Teresa di Lisieux dottore, sapendo che la maggior parte dei suoi scritti sono dei “ricordi di infanzia” o delle riflessioni legate alla vita quotidiana di una ragazza della piccola borghesia francese divenuta monaca. : vita fatta i piccole cosa quotidiane e dimmeli afflati. Una scrittura teologica Nei suoi scritti non si trova la cronaca minuziosa della sua umile esistenza nascosta, ma i suoi pensieri sulle grazie che Dio ha donato per apportargli la saggezza dell’amore che conduce alla verità. Noi possiamo parlare, dunque, di una lettura teologica di Teresa attraverso la quale essa propone un’acuta comprensione dell’infanzia del Verbo fatto carne: dal “nido” della Trinità alla culla di Betlemme, dell’abbandono sulla Croce, all’Eucaristia. Teresa condivide anche la sua comprensione della natura di dio come amore misericordioso ch per essere pienamente soddisfacente deve abbassarsi “fino al niente delle sue creature per trasformare in fuoco” (Cf. Ms B 3). Ci sono anche molti altri contributi teologici che ci vengono da questo dottore. Per esempio: la sua visione di grazia come oceano in cui tutto è immerso; il superamento della contrapposizione tra fede e opere (perché una fede che non ha le opere è morta); la visione della Chiesa, Copro e Sposa di Cristo, considerata in tutte le sue dimensioni visibili e invisibili, terrestri e celesti, temporali e eterne.; la sua teologia del nuovo comandamento dell’amore praticato offrendo a Cristo lo spazio della sua fragile umanità al fine che Egli possa amare ed essere amato in ogni creatura (Cf. Ms C 11v et ss); Un nuovo modo di intendere la contemplazione non soltanto come motore dell’azione, ma come azione nella
contemplazione; Di conseguenza Teresa scopre e fa scoprire in modo nuovo che ogni azione apostolica ha la sua unica radice nella contemplazione. Per questo è stata proclamata patrona delle missioni. Attualità di Teresa Ma la “vita-opera” di Teresa può essere considerata come l’alternativa al pensiero di Nietzsche. Questo filosofo ha proclamato la morte di Dio. La nostra Santa ha mostrato che Dio è vivo e che la sua gloria risplende nella vita di una suora che irradia lice dal Signore. La Santa di Lisieux è stata una risposta alla cultura del suo secolo. Ma Teresa è ancora attuale. Ci aiuta a dialogare anche con la cultura contemporanea perché , con la sua “vita opera”, ci mostra che la risposta alla questione dell’esistenza di Dio non è solo : “Si esiste”, ma che Egli viene verso di noi perché ci ama e che noi possiamo amarLo, perché è un Dio di amore. È il senso della vita ed è la verità amabile nella semplicità della vita quotidiana. Teresa ha mostrato che neo possiamo incontrare il Cristo, saggezza di Dio, Santo Volto d’amore, amate, amabile e amato. La Santa di Lisieux è stata donna di cultura, non perché avesse una grande erudizione, ma perché ha coltivato in essa, nelle sue consorelle e nelle persone con cui era in relazione non “avere di più” ma un “essere di più” con una capacità di esaminare tutto e di conservare quello che ha del valore (Cf. Ts 5,21). In effetti la persona di cultura non s distingue perché conosce molte cose, ma perché sapendo cogliere il bello, il bene e il vero, essa conduce una vita pienamente umana, e pienamente riuscita nella pratica delle virtù e della conoscenza. Una educatrice Santa Teresa ha anche operato nell’ambito dell’educazione. È
stata educatrice delle sue sorelle e particolarmente delle novizie a cui ha voluto insegnare la libertà introducendole nella vita delle persone adulte in Cristo, per aiutarle a rispondere meglio alla chiamata del Signore. Questa dimensione educativa è presente nei suoi manoscritti, compresa la sua crriposndenza. Si tratta di 266 lettere, 54 poesie e 8 spettacoli teatrali, senza dimenticare la Storia di un’anima, che è stata tradotta in più di 80 lingue. I suoi scritti, di qualità così alta, hanno spinto l’Accadémie française a attribuirgli il Premio della lingua francese nel 1940. Ancora oggi attraverso una vita breve ma intensa e attraverso la grande profondità della sua dottrina che la rendono dottore dell’amore attraverso la scienza dell’amore, Santa Teresa educa ancora insegnando come andare verso Dio attraverso la semplicità dei piccoli gesti della vita normale, pressoché banale, attraverso la “piccola vita” che è il suo metodo per imparare e insegnare Dio amore, Senso della vita con amore semplice e sincero. Teresa del Bambin Gesù e del Santo Volto È, dunque, importante e utile sottolineare la coerenza di una “vita-opera” che la semplice analisi delle opere non sarebbe in grado di mettere in risalto con la dovuta enfasi. La chiave dell’universo di Teresa esplora e edifica al ritmo della sua lettura e della sua interpretazione le Scritture è la doppia centralità che si stabilisce nel stesso nome: Bambin Gesù, figura del bambino eterno, attorniato della perseveranza dell’amore paterno, e del Santo Volto, “paradossale” epifania del Cirsto pasquale. Attraverso la sua dottrina strettamente unita alla sua vita – si potrebbe dire che l’una derivi dall’altra – la santa di Lisieux mostra un’attualità sconcertante : in una società che dichiara la morte di Dio, Teresa mostra che Dio è vivo, che può essere incontrato e amato da tutti nel mondo intero. Teresa non è solo un messaggio, la sua vita è un libro che ognuno può leggere, comprendere e mettere in pratica.
Cei, proposta di celebrazione per la pace in occasione delle Palme La Conferenza episcopale italiana ha presentato una sussidio di preghiera per la pace, invitando tutti i giovani e le comunità a sfruttare questo strumento nella circostanza della Domenica delle Palme. Una proposta di celebrazione che dunque, potrebbe essere vissuta nella sera di sabato 9 o domenica 10 aprile, ma anche durante la settimana, comunque fuori della celebrazione eucaristica e della Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme. Scarica lo schema della celebrazione
Puoi anche leggere