L'EVOLUZIONE DEI SETTORI CHIMICI - GENNAIO 2022 - Federchimica
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
L’EVOLUZIONE DEI SETTORI CHIMICI Chimica organica e inorganica di base e tensioattivi pag. 2 Materie plastiche e resine sintetiche pag. 5 Fertilizzanti pag. 7 Fibre artificiali e sintetiche pag. 8 Gas tecnici, speciali e medicinali pag. 9 Agrofarmaci pag. 10 Intermedi di chimica fine e specialità pag. 11 Principi attivi e intermedi farmaceutici pag. 14 Smalti per ceramica, fritte, pigmenti inorganici, inchiostri ceramici e ossidi metallici pag. 15 Pitture e vernici pag. 16 Adesivi e sigillanti pag. 17 Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi pag. 17 Cosmetica pag. 18 Farmaci di automedicazione pag. 19 Prodotti per la salute animale pag. 21 Gas liquefatti pag. 22
CHIMICA ORGANICA E INORGANICA DI BASE E TENSIOATTIVI La ripresa della domanda dei prodotti della chimica di base potrà confermarsi anche nel 2022, in relazione anche alla disponibilità di materie prime e alle soluzioni delle attuali complessità logistiche. Durante il 2021, il settore della chimica di base, a livello internazionale, è in linea con i trend globali di crescita economica. In particolare, il comparto della chimica organica di base ha mostrato nell’insieme un andamento coerente con il macro scenario economico e, con l’affievolirsi degli effetti negativi legati all’evento pandemico, l’industria chimica italiana dovrebbe chiudere il 2021 con un incremento della produzione pari allo 7,7%. L’export chimico italiano, inoltre, ha superato i livelli pre-crisi (+10,9% nei primi nove mesi rispetto allo stesso periodo del 2019). È possibile rappresentare alcuni macro esempi, significativi del trend dei mercati: • Etilene: si mantiene stabile l’attesa di un significativo incremento della disponibilità di prodotto, principalmente in funzione degli investimenti in capacità produttiva in Cina, USA e Medio Oriente. Il mercato rimane molto frammentato, principalmente a causa di player indipendenti in Cina. Quota Quota di etilene di etilene globale globale perper venditore, venditore, 2021-e 2021-e • Butadiene: ancorché in crescita, il mercato del butadiene non è atteso tornare ai livelli pre Covid prima del 2025, a causa delle problematiche che interessano i mercati a valle (automotive, trasporti, tyres, ecc.). • Propilene/Polipropilene: si tratta di un mercato che mostra segni di ripresa dopo un andamento statico nel 2020, influenzato da dinamiche contrastanti, che vedono, da un lato, le incrementate capacità cinesi e, dall’altro, una domanda soggetta a molteplici variabili (crescita dei settori health care, packaging e prodotti per la pulizia; contrazione dell’automotive, ecc.). Tale andamento positivo si presenta tuttavia discontinuo a causa delle persistenti criticità in relazione alla disponibilità/costi di numerose materie prime, aggravate dalle crescenti tensioni anche sul fronte energetico. La disomogeneità, inoltre, si riscontra anche con riferimento ai settori e ai clienti/applicazioni: si assiste infatti alla ripartenza della domanda per i comparti connessi al settore home (costruzioni, elettrodomestici, arredamento), mentre difficoltà si riscontrano nel settore auto a causa della carenza di chip per la relativa elettronica. Si mantiene invece sostenuta la domanda di tutti i prodotti chimici indispensabili per l’igiene e la sicurezza, ancorché sia prevedibile che la domanda dei beni più strettamente connessi all’emergenza sanitaria mostrerà un rallentamento. 2
Costituisce un freno alla ripresa, infine, l’incremento significativo dei costi della logistica nazionale ed internazionale. Rimane centrale il tema circolarità/sostenibilità, con particolare attenzione allo sviluppo di tecnologie correlate a processi di pirolisi, riciclo meccanico e chimico. Dal punto di vista normativo è in essere una vivace dialettica, con obiettivi sfidanti per il 2030. Un esempio è il valore atteso del 30% di prodotti da riciclo nel settore packaging, dove è alta la sensibilità dei clienti finali ai temi della sostenibilità. Relativamente al comparto della chimica inorganica di base, ed in particolare degli impianti di produzione cloro-soda, lo scenario europeo 2021 è stato caratterizzato, sul fronte della domanda, da alcuni effetti negativi dovuti al COVID-19, ancora presenti nel primo semestre dell’anno, e da un’importante ripresa nel secondo semestre. Relativamente ai primi 8 mesi dell’anno, ciò ha portato, al livello globale, ad un valore dell’86% del tasso di utilizzo degli impianti, in aumento di circa il 7% rispetto all’analogo periodo del 2020. In particolare, il mercato italiano di cloro-soda 2021 è stato caratterizzato da tre periodi alquanto dissimili: - un primo trimestre, con domanda debole e prezzi in generale riduzione; - un secondo trimestre, con buona ripresa della domanda, ma con prezzi globalmente stabili, ad eccezione della soda caustica che ha mostrato i primi segnali di ripresa; - un terzo trimestre con prezzi in forte aumento, legati non tanto all’andamento della domanda, che peraltro si è confermata buona, ma all’evoluzione dell’offerta, in Italia più che nel resto d’Europa legata all’andamento dei mercati internazionali; - nel corso dell’attuale quarto trimestre si assiste a un’impennata senza precedenti dei costi energetici, particolarmente impattante sulle produzioni cloro-soda, notoriamente tra i settori industriali più energivori. Nello scenario sopra descritto, i principali prodotti del cloro-soda, soda caustica, acido cloridrico e ipoclorito di sodio, hanno mostrato comportamenti assai differenti. La domanda interna di soda caustica viene soddisfatta per quasi i 2/3 dalle importazioni dall’estero, europeo e non. In presenza di una domanda globalmente stabile, si è assistito a: - una produzione domestica su buoni livelli; - una disponibilità di prodotto importato sui valori del 2020, ma a prezzi via via crescenti. Il diverso “peso” di questi due fattori ha portato a prezzi di vendita sul mercato interno crescenti già a partire dal secondo trimestre, impennatisi poi nel corso del terzo. L’eccezionale aumento del prezzo del MWh a partire dall’ottobre scorso ha trascinato i prezzi di vendita di questo prodotto a livelli record, mai visti negli anni precedenti. Per quanto riguarda l’acido cloridrico, in uno scenario di domanda stabile, si sono manifestate alcune peculiarità: la disponibilità di prodotto nazionale, a seguito di problemi tecnici presso alcuni produttori, è stata globalmente inferiore a quella del 2020, mentre le importazioni, in netta crescita, hanno in generale compensato il gap di disponibilità necessario a soddisfare la domanda interna. Il mercato, in questo scenario, è stato caratterizzato da prezzi stabili, se non in leggero calo, sino ad agosto. A partire da settembre, il calo dei volumi importati e la successiva esplosione dei prezzi energetici, ha portato anche per questo prodotto a un aumento molto elevato dei prezzi di vendita. 3
Il mercato dell’ipoclorito di sodio, così come anche nello scorso 2020, è stato molto colpito dagli effetti della pandemia, non riuscendo a recuperare, se non in parte, lo storico andamento stagionale. La domanda, alquanto debole, è stata soddisfatta essenzialmente dai produttori nazionali, con un sensibile calo (circa il 17%) delle importazioni. In questo scenario i prezzi di vendita sono rimasti stabili per tutto il primo semestre, mostrando poi la tipica crescita estiva, peraltro contenuta, nel terzo trimestre. Anche per questo prodotto l’incremento dei costi energetici nell’ultimo trimestre dell’anno non solo è all’origine della mancata riduzione stagionale dei prezzi, ma al contrario sta provocando importanti aumenti in chiusura d’anno. Lo scenario di quest’ultima parte del 2021, caratterizzato da un aumento senza precedenti dei costi energetici, continuerà presumibilmente nel primo trimestre del 2022, peraltro su livelli difficilmente prevedibili. Se così sarà, e ancor peggio se tali costi dovessero aumentare, questi sono alcuni dei fenomeni che potenzialmente si potrebbero manifestare: - alcuni utilizzatori finali potrebbero “rinunciare” a produrre, non riuscendo a trasferire i costi di acquisto di tali chemicals sui loro prodotti finiti; - la domanda, così ridotta in modo più o meno sensibile, potrebbe portare i produttori ad una “modulazione” dell’utilizzo impianti, per adeguare l’offerta alla domanda reale. Questi tre fenomeni, influenzantesi l’un l’altro, potrebbero gravare sulla stabilità di una ripresa economica che si vorrebbe continuasse nel 2022. L’esposizione finanziaria delle aziende del settore è già oggi molto alta e le meno capitalizzate potrebbero risentire negativamente di tale contingenza. Tutto questo sullo sfondo di uno scenario politico 2022 ricco di “momenti di svolta”, con risvolti ad oggi difficilmente valutabili sulla vita economica del Paese. Ciò considerato, la previsione dei principali operatori del settore cloro-soda non si spingono oltre una valutazione di breve periodo, con un primo trimestre 2022 in linea con l’ultima parte del 2021. Nel corso del 2021, il mercato dell’acido solforico a livello globale è stato influenzato dalla scarsità di prodotto, dovuta sia alla ridotta produzione legata a tensioni sulla disponibilità di materia prima e a manutenzioni, sia all’incremento della domanda sul mercato domestico e internazionale. I grandi consumatori italiani hanno registrato una significativa ripresa nelle produzioni trainando il mercato interno che, in particolar modo nel secondo semestre, ha seguito i trend internazionali anche nei settori più colpiti lo scorso anno come l’automotive, il tessile-conciario e la cosmetica, oltre che settori legati alla chimica di base. Le esportazioni, nonostante la forte richiesta, sono state limitate vista la scarsità di prodotto sul mercato. I mercati trainanti come sempre risultano essere il settore della metallurgia e quello dei fertilizzanti. Le previsioni per il 2022 non si discostano molto dagli andamenti attuali, la carenza di prodotto dovuta a manutenzioni programmate in Europa renderà il mercato molto corto soprattutto per quanto riguarda il primo semestre. Nello specifico, la produzione di acido solforico in Italia, nel corso del secondo semestre 2021, si è attestata attorno a 480.000 tonnellate, con un consumo interno di circa 430.000 tonnellate. Allo stato attuale, è possibile ipotizzare una produzione annua complessiva pari a circa 980.000 tonnellate, con un consumo stimato interno intorno alle 900.000 tonnellate. La disponibilità di zolfo sul mercato italiano è rimasta limitata; per quanto riguarda lo zolfo liquido, le maggiori difficoltà di approvvigionamento si sono verificate soprattutto nel primo semestre, a causa del concomitante fermo manutentivo delle raffinerie sia nel primo sia nel secondo trimestre. Relativamente allo zolfo solido è venuto a mancare in maniera sostanziale l’apporto fornito da una 4
delle maggiori raffinerie della Sicilia, costringendo, di fatto, i consumatori di zolfo a rivolgersi al mercato internazionale - in particolare mediterraneo - per garantirsi le forniture regolari di materia necessarie ad assicurare la continuità produttiva. Per quanto riguarda il costo di acquisto della materia prima, la difficile situazione che già aveva caratterizzato l’anno 2020, conseguente allo scoppio della pandemia di Covid-19, si è confermata anche nel corso dell’anno corrente. Il rialzo più significativo c’è stato nel primo trimestre, quando il costo della materia, nel giro di poche settimane è più che raddoppiato. Successivamente e in particolare nell’ultimo trimestre, gli incrementi sono stati più modesti, ma comunque costanti. Per quanto riguarda l’anno 2022 non vi sono ancora certezze: l’andamento delle raffinerie è stato e rimane piuttosto difficile da prevedere. La produzione complessiva si attesta mediamente intorno al 30/40% della capacità totale. Non sono comunque attesi particolari cambiamenti negli assetti produttivi della raffinazione, almeno nel breve termine. Le produzioni italiane di altre sostanze di chimica inorganica di base nel 2021 hanno registrato un deciso recupero rispetto all’anno precedente, in particolare quei prodotti che più avevano risentito della contrazione dei mercati a valle a seguito della crisi pandemica: in particolare il perossido d’idrogeno (+7%) e il bicarbonato di sodio (+9,5%) seguiti dal carbonato di sodio (+5%) e il cloruro di calcio (+3,5%). Le aspettative per il 2022 sono ad oggi per un ulteriore recupero delle produzioni che, alla luce delle positive aspettative di crescita nazionale, consentirebbe di raggiungere valori anche superiori alla situazione ante Covid-19. Naturalmente queste proiezioni troveranno conferma se la situazione sanitaria si manterrà sotto controllo, senza il ricorso a soluzioni drastiche di contenimento epidemico. Per il settore dei tensioattivi, l’anno 2021 è caratterizzato da consumi costanti rispetto all’anno precedente. La pandemia da Covid-19 influenza positivamente il mercato della detergenza in Italia. L’andamento dei prezzi è stato in forte salita, influenzato dal costo delle principali materie prime e prezzi dell’energia. La stima della produzione italiana rimane ancorata ai consumi. Le previsioni per il 2022 sono pesantemente influenzate dalla disponibilità e prezzi delle materie prime; potrebbe verificarsi un consumo di tensioattivi in lieve calo (il tutto comunque parzialmente condizionato dalla situazione pandemica) rispetto a quanto avvenuto quest’anno. MATERIE PLASTICHE E RESINE SINTETICHE La ripresa post Covid-19 ha mostrato un aumento, variegato, del consumo di materie plastiche che dovrebbe proseguire anche nel 2022. Sulla base delle indicazioni fornite da Plastic Consult, il 2021 si chiuderà con un aumento del consumo di materie plastiche vergini da parte dei trasformatori di oltre il +2% rispetto al 2020. Tale andamento è dovuto alla ripresa della produzione e dei consumi post-pandemia di quasi tutti i settori di destinazione delle materie plastiche. In particolare, il secondo trimestre ha registrato un rialzo in corrispondenza dell’abolizione delle restrizioni relative alla pandemia. Nello specifico, la domanda di LD/LLDPE è prevista sostanzialmente stabile (-0,1%). Nel corso della prima parte dell’anno si è registrato un graduale recupero dei consumi finali, sebbene il comparto 5
Ho.Re.Ca. non si sia del tutto ripreso. Per quanto riguarda le materie prime, persistono prezzi elevati sia per i polimeri vergini che per i riciclati, soggetti anche alla crescita dei costi energetici e logistici. L’HDPE presenta un preconsuntivo favorevole, in crescita del +2,2% grazie in particolare all’evoluzione positiva delle attività edilizie che sono caratterizzate da un importante sviluppo grazie al bonus del 110%, che ha più che bilanciato il rallentamento di altri settori applicativi. Positivo anche l’andamento del PP (+2,3%), grazie a un ottimo recupero della domanda del comparto film e nonostante il recepimento della Direttiva SUP 2019/904 che sta determinando un calo per gli articoli monouso. Per quanto riguarda il PVC, le prospettive risultano positive. Su base annua, si assisterà a un rialzo per il PVC rigido (+3,4%), le cui principali applicazioni (tubi, profilati e canaline) sono trainate dall’intensa attività edilizia supportata dagli ecoincentivi. Anche il PVC plastificato farà registrare un aumento di oltre il +3%; tutti i segmenti, ad eccezione della calandratura, si assesteranno su livelli analoghi o superiori ai livelli pre-pandemici, in particolare la spalmatura (+25% circa). Il PS registra una caduta di oltre il 6%, conseguente, in larga misura, al crollo del mercato degli articoli monouso, provocato dalla Direttiva SUP 2019/904 e dalla competizione da PET, PP e cartoncino in numerose applicazioni dell’imballaggio. Tale caduta è solo parzialmente recuperata dall’andamento positivo del settore degli elettrodomestici. Il consumo di EPS mostra nel complesso una brillante crescita (+16%), sostenuta soprattutto dall’eccezionale richiesta per le riqualificazioni energetiche. In generale, tutti i principali mercati, compresi imballaggio alimentare e industriale, sono in forte crescita. Il PET chiuderà l’anno con un aumento del +2,1%, specialmente grazie alla decisa ripresa del segmento di iniezione/soffiaggio. In crescita anche le poliammidi (+4,4%) e gli altri tecnopolimeri (+6,1%), nonostante le forti difficoltà del comparto automobilistico a causa delle criticità nella catena di fornitura della componentistica. Si assiste a un rialzo degli espansi poliuretanici (+7,0%), per effetto della ripresa della domanda nel comparto del mobile imbottito e della letteria. Il comparto dell’isolamento termico è in sostanziale crescita grazie agli ecoincentivi del super bonus del 110%. Nel 2021, l’impiego da parte dei trasformatori di materie plastiche riciclate post-consumo è previsto in ripresa (+4,8%). Alla base di questo andamento, vi è l’aumento dei consumi del riciclato per prodotti di qualità nel mercato dell’HDPE. Per il PET, vi è un crescente impiego di riciclati, in particolare nel settore delle bottiglie, che ha provocato un corrispondente aumento dei prezzi. Per quanto riguarda le previsioni relative al 2022, si dovrebbe assistere a un ulteriore recupero della domanda di materie plastiche vergini e di quelle riciclate nel loro complesso. 6
FERTILIZZANTI Il 2021 registra un calo rispetto al 2020 imputabile alla carenza di materie prime. Il nuovo Regolamento europeo dei fertilizzanti è vicino al traguardo. Sui dati del primo semestre 2021 risultano rilevanti i seguenti trend di mercato (indagine Federchimica Assofertilizzanti: • i concimi minerali solidi semplici hanno avuto un’inflessione negativa (-8,4%) a differenza dei composti (+8,9%); • i concimi minerali fluidi hanno avuto tutti ottime performance rispetto al primo semestre dello scorso anno chiudendo con un +14%; • i concimi organici solidi hanno avuto un calo del 14% circa, mentre gli organici liquidi hanno avuto un aumento di +1,1%; • gli idrosolubili hanno registrato un aumento del 6,6%. In generale, questo semestre ha chiuso con un -2,6% rispetto allo stesso periodo nel 2020, che corrisponde ad un volume di 1,68 milioni di tonnellate contro 1,72 di milioni di tonnellate dello scorso anno. Si può ipotizzare che il trend negativo degli organici solidi sia da attribuire a carenza di materie prime, fatto che ha portato ad utilizzare maggiormente concimi organo-minerali. Diversamente, per i concimi minerali, il calo della tipologia “semplici” a favore dei “compositi” è imputabile, probabilmente, a dinamiche di mercato che hanno impattato sulle principali commodities. Per la prima volta è stato analizzato anche il settore del biologico, stimando la percentuale di fertilizzati utilizzati in questo settore nel 1° semestre. Secondo le stime, si è passati da 87.540 tonnellate nel primo semestre 2020 a 81.386 tonnellate nel primo semestre 2021 (-7%). Questo dato probabilmente è attribuibile al calo degli organici solidi (-14%) che ha influito sui numeri complessivi del settore. La distribuzione geografica dei consumi di fertilizzanti si mantiene in linea con quella degli scorsi anni (circa il 65% nelle regioni settentrionali, il 15% in quelle centrali e il 20% nel mezzogiorno). Il traguardo del 16 luglio 2022, giorno della piena operatività del Regolamento UE 2019/1009, è sempre più vicino. Assofertilizzanti ha seguito tutto l’iter di approvazione, perseguendo la valorizzazione delle eccellenze dell’industria che opera in Italia e che da anni assicura la massima attenzione alla tutela della salute umana, animale e ambientale. Per consentire la commercializzazione dei fertilizzanti a marchio CE entro il 2022 mancano ancora alcuni step preliminari, tuttavia buona parte dei processi di implementazione stanno per giungere alle loro conclusioni. Ad esempio, il Centro di Normazione europea (CEN) e le relative delegazioni nazionali, tra cui l’Associazione per l'unificazione nel settore dell'industria chimica (UNICHIM), hanno avviato numerosi tavoli tecnici per mettere a punto i metodi analitici che conferiranno alle nuove tipologie di fertilizzanti un robusto apparato analitico di supporto. In questo modo, sarà possibile per le imprese e le Autorità preposte al controllo validare la qualità dei prodotti. Lo scopo è quello di definire nuovi standard e prove sperimentali propedeutiche all’ottenimento del marchio CE, coerenti con le caratteristiche delle nuove tipologie di prodotti. Con la partecipazione a tutti i gruppi di lavoro dedicati si vuole assicurare una transizione che non vada a penalizzare l’industria. Sempre nell’ambito dei processi di implementazione del Regolamento dei fertilizzanti è stato assicurato massimo impegno su altri fronti, di cui due rivestono carattere di urgenza: la nomina degli Enti di certificazione (c.d. Organismi notificati) che dovranno consentire l’utilizzo del marchio CE sui fertilizzanti conformi al Regolamento UE 2019/1009 e la preservazione di tutte le eccellenze nazionali, tra cui i fertilizzanti a base di Sottoprodotti di Origine Animale (SOA). 7
La proficua collaborazione con l’ICQRF del Mipaaf, sancita nel 2011 con l’accordo di programma, giunge al suo decimo anno. L’iniziativa è finalizzata a garantire l’impegno delle aziende nel miglioramento dei processi e della qualità dei prodotti. In tale contesto si configura anche l’assegnazione del Marchio Qualità, riconoscimento quest’anno destinato a ben 28 imprese. L’obiettivo è quello di modificare periodicamente il Disciplinare in un’ottica di miglioramento continuo e per innalzare ulteriormente i traguardi qualitativi delle imprese. FIBRE ARTIFICIALI E SINTETICHE Ripresa graduale della domanda di fibre sintetiche nel 2021, forte preoccupazione per crescita esponenziale dei costi energetici. Il mercato europeo delle fibre sintetiche ha registrato nel 2020 un calo stimato nel 10,1% rispetto al 2019. Il 2021 si è aperto con una significativa ripresa della domanda di fibre in molti settori, trainata dal recupero della domanda finale e da un effetto di ricostituzione di scorte, con una previsione di aumento tra il 10 e il 12% rispetto al 2020. La positiva evoluzione della domanda, con marcate differenza per settori, ha dovuto fare i conti con crescenti perturbazioni dal lato della logistica e dell’offerta. La crisi dei trasporti intercontinentali, che ha visto l’escalation dei costi dei noli a fronte di una carenza di container, e numerosi problemi agli impianti produttivi di intermedi e polimeri hanno avuto un forte impatto sulle catene globalizzate. Diverse filiere delle fibre sintetiche hanno dovuto fronteggiare forti aumenti dei costi e colli di bottiglia nel reperimento delle materie prime. D’altro canto si è ridotta la pressione delle importazioni sui mercati europei, a beneficio dei produttori locali. I recenti fortissimi aumenti dei prezzi dell’energia, che tra l’altro vedono l’Europa svantaggiata rispetto agli altri continenti, sono fonte di grandissima preoccupazione per il settore. Le difficoltà che i filatori incontrano nel trasferire a valle gli incrementi di costo, in una filiera storicamente rigida come il tessile/abbigliamento, rischiano di mettere a repentaglio la sostenibilità stessa di aziende già colpite dalla crisi pandemica. Dal lato del consumatore, il timore è che l’inflazione dei prezzi al consumo possa rallentare o fermare il recupero della domanda. Per quanto riguarda i settori di riferimento, il medicale/igienico, dopo la fortissima crescita del 2020, si è mantenuto nel 2021 su volumi di domanda elevati, pur registrando una sensibile discesa dopo il picco dei mesi centrali del 2020. L’arredamento, che nel 2020 ha mostrato una forte resilienza, beneficiando della maggiore attenzione del consumatore alla casa, ha continuato su buoni livelli nel 2021, trainato dal trend positivo dell’edilizia. Contrastato l’andamento del contract che vede da un lato una tendenza alla riduzione degli spazi per uffici, a causa dell’aumento strutturale dello smart working, e degli spazi di vendita, secondo un trend accelerato dall’aumento dell’e-commerce in pandemia; dall’altro, la ristrutturazione degli spazi finalizzata ad ambienti più sicuri e accoglienti. La domanda di fibre sintetiche per abbigliamento ha registrato un rafforzamento in corso d’anno, da attribuire, da un lato, ad un effetto di ricostituzione delle scorte, dall’altro, alla ripresa della domanda finale, favorita dal progressivo allentamento delle misure di contenimento della pandemia nel secondo semestre dell’anno. 8
Se la calzetteria rimane sottotono, i settori che più avevano sofferto delle restrizioni (abbigliamento esterno e formale) hanno mostrato un moderato recupero. L’abbigliamento sportivo e informale ha continuato su buoni livelli. La domanda di fibre per automotive, dopo la ripresa dell’ultimo trimestre del 2020, nel 2021 è stata condizionata dal progressivo deterioramento in corso d’anno dei livelli di produzione di veicoli leggeri, legato alla carenza globale di semiconduttori, situazione per cui una normalizzazione non è prevedibile prima della seconda metà del 2022. GAS TECNICI, SPECIALI E MEDICINALI Il faticoso recupero dell’attività produttiva dell’industria dei gas tecnici e medicinali è minato da fattori di ostacolo alla produzione dei settori utilizzatori e dai forti rincari energetici In uno scenario caratterizzato, oltre che dalle minacce di un’ulteriore ondata pandemica, anche da importanti fattori limitativi della produzione, l’industria dei gas tecnici e medicinali sta lentamente recuperando i livelli produttivi pre-pandemia. Le prospettive di medio termine suggeriscono una dinamica espansiva dell’attività del settore, ma sussistono gravi preoccupazioni in merito alla sostenibilità di tale crescita e alla stessa competitività del comparto in relazione all’impennata dei costi dell’energia elettrica e del gas (impiegato anche nei processi di reforming). Nella prima metà del 2021 la produzione di gas industriali ha segnato alcuni risultati positivi seppur con andamento altalenante. A partire da luglio, invece, il settore ha iniziato a registrare importanti cali produttivi che, per i primi nove mesi del 2021, si sono attestati all’1,5% per il comparto dei gas tecnici e speciali (fonte Istat). La produzione industriale del comparto manifatturiero e la fiducia delle imprese hanno di fatto subito una certa attenuazione dal momento che l’insufficienza di materiali è diventata un fattore di crescente ostacolo alla produzione. Lo scenario internazionale, caratterizzato fin dagli ultimi mesi del 2020 da forti aspettative di ripresa, ha indotto enormi aumenti nei prezzi delle commodity. Si è quindi osservato un certo rallentamento produttivo dei principali comparti a valle, penalizzati da alcuni fattori quali l’insufficienza di materiali, l’aumento dei costi di esportazione, l’allungamento dei tempi di consegna, la scarsità di manodopera e lo stallo dell’attività economica di alcuni importanti partner commerciali europei. Le tensioni internazionali sul fronte dell’energia inoltre, stanno avendo un impatto estremamente pesante sul settore dei gas tecnici e medicinali, i cui impianti di produzione sono altamente energivori. L’energia elettrica, che negli ultimi mesi ha subito un aumento di prezzo senza precedenti, costituisce infatti una vera e propria materia prima per gli impianti di frazionamento dell’aria, da cui si ottengono l’ossigeno e l’azoto. In questa fase è quindi auspicabile che si mantenga alta l'attenzione sui temi dell'energia e che si attui una politica energetica tale da mantenere l'energia elettrica a prezzi competitivi. In questo contesto ancora incerto e denso di preoccupazioni si distingue il comparto dei gas medicinali che ha dovuto, come noto, affrontare l’impennata della domanda di ossigeno medicinale, farmaco essenziale nei protocolli di cura per il trattamento dei pazienti affetti da SARS-CoV-2 per far fronte alle gravi insufficienze respiratorie causate dal virus. Il comparto ha registrato incrementi dei volumi e soprattutto ha avviato un importante programma di investimenti produttivi e distributivi. L’eccezionalità del contesto sanitario ha 9
imposto alle aziende del settore uno sforzo rilevante in termini produttivi, in relazione alla necessità di consegnare grandi quantità di bombole, e distributivi. Parimenti, sono cresciuti gli investimenti volti a incrementare la dotazione di serbatoi, bombole e unità base per ossigeno medicinale. La redditività è tuttavia fortemente diminuita negli ultimi anni, come conseguenza dei meccanismi di gara, e risulta in calo anche nel 2021 (di quasi il 27% nei primi sei mesi). Inoltre, proprio il fatturato dell’ossigeno medicinale, correlato all’emergenza Covid, è messo a rischio a causa dello specifico tetto di spesa farmaceutica, che in caso di superamento porterebbe al noto meccanismo di payback. Nel complesso, la previsione per l’anno prossimo suggerisce una ripresa dei volumi: il gap produttivo rispetto ai livelli pre-Covid è ancora importante e di conseguenza ci si aspetta un progressivo recupero dei volumi pre-pandemia. Si confida inoltre negli effetti benefici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e della politica di bilancio espansiva, che alimenteranno ulteriormente gli investimenti. Col tempo, l’attuazione del Piano dovrebbe portare anche a un innalzamento del potenziale di crescita, specie per alcuni comparti, quali l’idrogeno, che dovrebbe godere di importanti sostegni allo sviluppo di nuove applicazioni e investimenti. In base alle previsioni di un graduale recupero del comparto manifatturiero, l’intero settore dei gas industriali e medicinali dovrebbe registrare un significativo incremento della produzione, nell’ordine del 3-4%, trainato in particolare da comparti – come il chimico-farmaceutico, le costruzioni e il food & beverage – in maggiore ripresa rispetto ai livelli pre Covid. Tale previsione si basa sull’assunzione che le carenze importanti di materie prime e semilavorati siano di natura temporanea, ma vi è il rischio che non siano del tutto transitorie e che quindi diventino più strutturali, rallentando in modo più significativo e prolungato l’attività economica generale e di conseguenza anche i principali comparti industriali utilizzatori. Di contro, un impulso importante alla ripresa, nel corso del prossimo anno, potrebbe essere rappresentato dagli effetti positivi derivanti dalle misure di sostegno all’economia già approvate a livello europeo. AGROFARMACI Il mercato totale ad ottobre 2021 risulta in leggero calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma con forti differenze tra i macro-segmenti. Nei primi dieci mesi dell’anno 2021 il mercato degli agrofarmaci italiano ha registrato una perdita in valore pari circa al -1,1% (fonte GRIF) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo andamento è il risultato della sommatoria di mercati in crescita – quali quello degli agrofarmaci per applicazione su cereali, mais ed oleaginose in primis – e di altri mercati che, al contrario, chiudono la stagione con un segno negativo come quello della vite, del pero ed alcune orticole. Analizzando il mercato da un punto di vista dei macro-segmenti, la decrescita maggiore si registra nei fungicidi, pari al -3,6% rispetto all’anno precedente, dovuta principalmente ad un andamento meteorologico primaverile caratterizzato da condizioni non idonee allo sviluppo di malattie fungine e al conseguente utilizzo di prodotti fitosanitari specifici. In particolar modo, le colture specializzate ne hanno risentito in maniera più marcata guidando una forte riduzione di volumi utilizzati con conseguente perdita in valore: antiperonosporici (-9,6%), antibotritici (-18%) e antioidici frutta e vite (-3,4%). Inoltre, eventi metereologici estremi quali gelate primaverili insieme a numerose grandinate nel Nord Italia, seguiti da periodi di forte siccità nelle regioni meridionali, hanno creato situazioni in cui le produzioni sono state del tutto compromesse. 10
Il valore del mercato degli insetticidi cumulato ad ottobre mostra una leggera flessione negativa attestandosi intorno al -1,8%. A determinare questo trend hanno contribuito il calo del segmento dei fosforganici dovuto alla revoca delle registrazioni di prodotti a base di clorpirifos e dimetoato, seguito in minor misura dai piretroidi e gli altri segmenti. Unico segmento che segna una discreta crescita (+12,2%) risulta essere quello degli acaricidi che cresce verosimilmente per la presenza di nuove soluzioni offerte sul mercato, le quali hanno in parte sostituito molecole con ridotta efficacia, soprattutto in situazioni di maggior pressione dei patogeni. Viceversa, il segmento degli erbicidi si attesta in controtendenza rispetto ai precedenti: il comparto infatti registra a fine ottobre 2021 un incremento pari al +7% (escluso il segmento Escluso il segmento 3.11 - Diserbo arboree e letti di semina + Altri erbicidi per uso agricolo) circa del valore riportato l’anno precedente. Un aumento significativo delle superfici investite alla coltivazione delle commodities agricole, anche trainato da prezzi di mais e soia che hanno toccato i massimi storici sui mercati globali, si è tradotto in un aumento delle superfici dedicate e, di conseguenza, dell’utilizzo dei relativi volumi di diserbi necessari. Infine, nel gruppo degli altri prodotti, i nematocidi-fumiganti riscontrano un forte calo (-26,8%) dovuto al phase-out di diverse molecole tradizionalmente utilizzate. I vari coadiuvanti (bagnanti, antideriva, antievaporanti e antischiuma) utilizzati in miscela con i trattamenti fitosanitari, registrano complessivamente una crescita del +10,9% vs PY, mentre i fitoregolatori una perdita in valore pari al 5,3%. Quanto alla previsione di chiusura del corrente anno, il valore complessivo del mercato degli agrofarmaci può essere stimato in decrescita del 1%. INTERMEDI DI CHIMICA FINE E SPECIALITA’ L’emergenza da Covid-19 ha avuto effetti diversificati sui settori della chimica fine e specialistica Il settore degli ausiliari e additivi chimici presenta strutturalmente un trend analogo a quello delle principali filiere industriali italiane, a volte anche in maniera amplificata; dopo la difficile situazione del 2020 con l’emergenza Covid-19, anche per il 2021 sono emersi alcuni aspetti particolarmente critici per tutte filiere, come l’aumento dei prezzi delle materie prime, la scarsa disponibilità di prodotti provenienti da produzioni extraeuropee, l’aumento dei costi energetici e le difficoltà logistiche. Il problema della carenza di materie prime o l’aumento di prezzo di quelle disponibili si ripercuote in modo chiaro sui fornitori di prodotti specialistici, formulati e intermedi, poiché le imprese si trovano nella difficile situazione di dover trasferire sui settori a valle alcuni aumenti di costo, anche se ciò non sempre è possibile a causa della difficile situazione congiunturale generale. Diviene quindi fondamentale riuscire a capire e anticipare gli andamenti del mercato, adattarsi alla situazione di crisi e, quando possibile, diversificare il business o aprirsi a nuove opportunità. Tra i settori particolarmente colpiti dalla crisi in atto c’è quello dell’automotive, la cui produzione fortemente rallentata e il sensibile calo degli ordini influisce su tutte le differenti catene di fornitura, dalle plastiche alla produzione meccanica, con tutti i formulati e intermedi chimici a 11
queste dedicate, ma anche la pelle o gli altri materiali utilizzati per gli interni, con conseguenze evidenti per tutti gli ausiliari necessari alla produzione e alla nobilitazione dei materiali. Il settore del tessile e di conseguenza quello di tutti i prodotti e formulati ad esso dedicati, sta segnando nel 2021 un trend positivo rispetto al 2020 (che soprattutto nel secondo semestre aveva registrato un’importante flessione), tuttavia con un andamento altalenante fatto di riprese e rallentamenti alternati, tuttavia senza registrare fasi particolarmente negative. Per questo e per tutti gli altri settori rimane l’incognita di come il mercato potrà evolvere nel 2022, se dovessero permanere le criticità attuali già citate su materie prime, energia e logistica. In qualche caso è anche possibile che alcune supply chain si spostino dal Far East all’Europa. Rimane fondamentale, anche alla luce delle politiche e delle strategie comunitarie (Green New Deal, Chemical Strategy for Sustainablity, Textile Strategy) l’approccio a progetti di innovazione legati alla sostenibilità in tutti i suoi aspetti: ambientale, etica e sociale. L’attuazione di politiche di sostenibilità rappresenta un costo importante, derivante non solo dalle sempre più pressanti richieste dei capitolati e delle certificazioni private di alcuni settori clienti, ma anche da scelte di sostenibilità non generiche, ma guidate da indicatori concreti (come la Life Cycle Analysis). Il contesto descritto riguarda non solo il mercato italiano, ma si riflette anche su scala più globale, poiché la delocalizzazione di molte produzioni in Far East ha fatto sì che alcune materie prime siano disponibili solo da quei mercati, spesso soggetti anche a peculiari politiche di produzione legate ai problemi di emissioni o di fornitura del mercato interno. La chimica per l’alimentare (additivi, coadiuvanti tecnologici, aromi, amidi, enzimi e ingredienti nutrizionali) è strutturalmente legata all’andamento dei settori e delle applicazioni dei clienti a valle. Dopo le fasi iniziali della crisi da Covid-19, che ha inevitabilmente limitato nel 2020 tutti i consumi “out of home” e l’Ho.Re.Ca. (Hotel, Restaurant, Catering), nel 2021 si è registrato un rimbalzo dei consumi che sono tornati ad aumentare in maniera abbastanza vivace. Si riscontra, nel settore degli additivi alimentari, una difficoltà negli approvvigionamenti per le materie prime prodotte fuori UE, che ne ha provocato un inevitabile aumento dei prezzi, senza presentare però situazioni di shortage evidenti, che tuttavia potrebbero presentarsi nel 2022 se la situazione non evolverà in meglio. I mercati di riferimento mantengono comunque un trend di crescita generalizzata, con le particolari eccezioni del settore della gelateria e dei prodotti destinati al “vending”. Di conseguenza anche gli ingredienti destinati a tali settori presentano trend analoghi. Il comparto degli amidi e dei lieviti registra anche nel 2021 una costante ed elevata domanda. Essendo tuttavia un settore che impiega molta energia, sta affrontando le difficoltà legate alla recente impennata dei costi di gas e elettricità. A ciò si aggiungono anche le criticità legate alla materia prima, non solo per via degli alti costi sia della logistica sia della materia prima stessa, ma anche a causa della difficoltà di reperimento sui mercati. Per gli aromi si è registrato nel 2021 un buon andamento della domanda che, purtroppo anche in questo comparto, è accompagnata da forti e costanti aumenti delle materie prime, i quali obbligano a dover definire i contratti di vendita fornitura per fornitura. Si è consolidato il trend positivo del 2020 relativo alle produzioni destinate agli alimenti distribuiti dalla GDO e in ogni caso 12
al dettaglio, mentre, seppur migliorata, è ancora sotto i livelli pre-Covid la domanda dei settori dell’Ho.Re.Ca. e del consumo “out of home”, complice anche, nelle città, il forte incremento dei servizi di food delivery. Questa particolare situazione ha spinto anche verso una certa innovazione e riformulazione dei prodotti per incontrare i desideri dei consumatori. Il settore degli ingredienti nutrizionali presenta un andamento peculiare: sono in crescita le materie prime “branded”, con solidi studi scientifici a supporto della loro funzionalità, a dispetto delle commodities più ampiamente disponibili. Crescono in modo particolare le materie prime prodotte in UE (probiotici e alcuni estratti vegetali), mentre per quelle prodotte nel Far East la situazione è analoga a quella degli altri settori anche non alimentari con rischio shortage, aumento dei prezzi, problemi logistici e richieste di stock. Per tutto il settore nutrizionale/integrazione è in calo la domanda estera di prodotti italiani, mentre è in crescita la domanda interna. Il Covid-19 ha imposto ai consumatori nuove regole per quanto riguarda l’igiene e la cura casa pertanto il 2021 è stato ancora caratterizzato da una domanda sostenuta di prodotti detergenti, non a livelli del 2020, ma ancora molto interessante, soprattutto nel settore professionale e disinfettanti. Questo fenomeno è in parte dovuto al fatto che purtroppo non siamo ancora fuori dall’emergenza sanitaria e quindi permane l’attenzione a 360° verso l’igiene e la protezione della propria persona e degli ambienti in cui si vive. Tuttavia il comparto degli additivi e ausiliari per la detergenza e tensioattivi a fronte di ordinativi elevati si trova a fronteggiare una carenza di molte materie prime, un’impennata dei prezzi e tempi di consegna molto lunghi, fenomeni questi comuni non solo all’industria chimica ma a tutto il comparto industriale. Le ragioni sono da ricercare in molteplici fattori; da una lato non vi è proprio disponibilità di alcune materie prime, in quanto non più prodotte o prodotte in quantitativi ridotti (per esempio in Cina molte fabbriche sono state chiuse o hanno dovuto ridurre la produzione per ordine governativo al fine di ridurre l’inquinamento in vista delle Olimpiadi invernali), oppure per cause di forza maggiore per gli impianti in Europa e America che a causa dell’emergenza sanitaria dell'anno precedente hanno dovuto rimandare a quest'anno le manutenzioni programmate. A questo fenomeno si aggiungono le criticità logistiche principalmente verso Far East e Stati Uniti, dovute a poca disponibilità di container ed aumento del prezzo dei noli marittimi. Infine, nell’ultimo periodo il comparto, essendo costituito da molte imprese energivore, sta risentendo anche dell’aumento del costo del gas e in più in generale dell’elettricità. Con riferimento alle materie prime cosmetiche, fenomeni di incertezza, di discontinuità e di frammentazione degli ordini continuano a caratterizzare anche questo periodo post emergenza da Covid-19. Le principali difficoltà del settore sono comuni a tutta l'industria chimica e riguardano in primis i costi delle materie prime, la disponibilità delle stesse e problemi logistici, in particolare per quelle materie prime che provengono da fuori Europa. Questi elementi spingono le imprese a gestire gli ordini in modo elastico e versatile. Seppur non si registri ancora una propensione alla programmazione degli ordini, in alcuni casi per materie prime cosmetiche che trovano impiego in diversi tipi di formulazioni c’è una tendenza a richiedere quantitativi elevati con finalità di scorta. Sono i derivati naturali provenienti principalmente da fuori Europa a risentire maggiormente di incrementi dovuti a difficoltà logistiche: difficoltà a trovare container e spazi su navi e aerei. Nel comparto si è in generale registrato un incremento del fatturato dovuto a un aumento degli ordini, favorito anche dall’imminente periodo natalizio, che invita i produttori di cosmetici finiti a pianificare scorte di ingredienti al fine di soddisfare le richieste dei consumatori. 13
Gli investimenti in progetti di ricerca e innovazione, la continua e crescente richiesta di materie prime sempre più sostenibili e rispettose dell’ambiente, per soddisfare i nuovi "desiderata" dei consumatori, contribuiscono all'andamento positivo del settore. Nei primi mesi del 2021 il mercato delle fragranze è partito con lentezza, perché i settori utilizzatori ne avevano accumulato stock elevati nel finale del 2020. Poi ha generalmente ripreso, ma scontando alti costi delle materie prime, provenienti per il 70% dal Far East, e forti difficoltà di approvvigionamento, ancora più acuite dal successivo rincaro dei costi energetici. Per quanto riguarda i prodotti specifici si è registrata una ripresa del trend della profumeria alcolica a seguito del riavvio dei viaggi aerei e all’allentamento delle misure anti-Covid, viceversa si è verificata una riduzione dei prodotti sanitizzanti e per l’igiene delle mani. Rispetto al boom del 2020 si registra anche un ridimensionamento delle fragranze destinate alla detergenza e alla pulizia della casa. Infine si è registrata una generale ripresa dei commerci con l’estero. PRINCIPI ATTIVI E INTERMEDI FARMACEUTICI La buona crescita del 2021 influenzerà anche la prima parte del 2022 grazie alla capacità organizzativa e produttiva delle imprese ulteriormente sviluppata durante la pandemia. Le imprese del settore si avviano a chiudere il 2021 con un risultato ancora migliore di quello dell’anno precedente. L’evoluzione socio-sanitaria ed economica provocata dall’emergenza Covid-19, in particolare con riferimento alle ripercussioni sull’attività produttiva, ha incluso il settore tra i servizi pubblici essenziali a tutela della salute, in stretta collaborazione con la filiera di produzione del farmaco. Il ruolo che le imprese hanno avuto nella fase più acuta della pandemia è stato di grande valore in quanto sono state in grado di utilizzare tutta la capacità produttiva per supplire alla carenza di forniture, provenienti dall’Asia, di starting materials (materie prime) e intermedi per la produzione di API, carenza dovuta sia alla ridotta attività delle imprese estere sia al blocco dei trasporti a livello doganale. Inoltre, il contributo dei produttori di principi attivi farmaceutici è stato determinante anche per la lotta al Covid-19, in quanto il settore sintetizza parti delle molecole che sono destinate alle multinazionali che producono farmaci inseriti nelle terapie anti Covid-19. Qualità e sicurezza nella produzione, attività di ricerca e innovazione superiore alla media manifatturiera, rispetto dell'ambiente sono sempre stati i criteri distintivi dei produttori italiani. Ed è questo il motivo per il quale le multinazionali del farmaco affidano sempre più incarichi di custom synthesis, CDMO (Contract Development and Manufacturing Organization) e CMO (Contract Manufacturing Organization) alle imprese del comparto. Il settore, con circa 12.000 addetti, investe oltre il 3% in Ricerca e Sviluppo per utilizzare tecnologie sempre più innovative con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, aumentare la sicurezza per i dipendenti e i cittadini e, non da ultimo, ridurre i costi per poter garantire i farmaci a tutti i pazienti. Il fattore costo è determinante per la competitività ed è per questo motivo che oltre l’80% degli API utilizzati in Europa vengono dalla Cina. Se in tutti gli Stati continua la ricerca spasmodica a ridurre con ogni mezzo il prezzo dei farmaci, soprattutto quelli equivalenti (generici), lo sforzo di diminuire l’importazione di farmaci dall’Asia è destinata al fallimento: infatti tutti gli API a basso costo vengono prodotti quasi interamente in Asia, ma la qualità dei produttori asiatici non è 14
paragonabile a quella dei produttori europei, che devono affrontare procedure ambientali e regolatorie molto stringenti e costose. Per sopravvivere, il mondo farmaceutico necessita che si realizzi un’armonizzazione mondiale del sistema qualità e del sistema regolatorio. Attualmente, tutti i farmaci del mercato europeo devono essere in regola con standard regolatori, di qualità ed ambientali monitorati regolarmente dalle agenzie/organizzazioni europee, sia sanitarie che industriali. Per i farmaci di importazione invece, la garanzia di qualità viene data dagli audit degli importatori e dai certificati GMP emessi dai paesi di esportazione. Si ritiene quindi necessario che le agenzie europee effettuino le stesse ispezioni GMP ed ambientali anche al di fuori dell’Europa, specialmente presso i siti produttori di API. Molto importanti per la sburocratizzazione a livello europeo sono i processi autorizzativi per il cambio del fornitore di starting materials e per il cambio di processo, tenendo presente che questo implica un diverso profilo di impurezze. Questi interventi sono importanti, soprattutto in questo momento in cui si chiedono processi innovativi per la produzione di API. Le cose stanno cambiando anche in Cina ed è cresciuta la sensibilità per l’ambiente e la sicurezza portando alla chiusura di impianti per la produzione di starting materials. Sono recenti le misure che la Cina sta prendendo sul consumo dell’energia, riducendo quella proveniente dalle centrali a carbone per ridurre le emissioni di CO2. Questo porterà alla chiusura di altre imprese che faranno crescere i problemi di fornitura di alcuni prodotti. I produttori di API condividono in pieno gli obiettivi della “EU Chemical Strategy for Sustainability” (CSS), pubblicata dalla Commissione Europea il 14 ottobre 2020. La CSS si pone, tra gli altri, l’obiettivo di favorire una transizione verso sostanze chimiche sicure e sostenibili fin dalla progettazione e risponde ad un'urgenza sociale che dovrebbe offrire grandi opportunità sia economiche che in termini di occupazione. Quindi nel settore si deve continuare ad investire in ricerca e tecnologia per avere anche in futuro un gap di competitività che consenta di mantenere l’eccellenza del comparto, potendo contare su una supply chain meno dipendente dalle forniture asiatiche, soprattutto per i prodotti ritenuti essenziali. SMALTI PER CERAMICA, FRITTE, PIGMENTI INORGANICI, INCHIOSTRI CERAMICI E OSSIDI METALLICI 2021 in netto miglioramento rispetto al 2020 e in crescita anche rispetto al periodo pre- pandemia. Forti preoccupazioni per gli aumenti dei costi delle materie prime, della logistica e dell’energia che potrebbero vanificare una ripresa promettente. Dopo un 2020 segnato dalla pandemia, il settore fa registrare un 2021 in netta crescita sia in Italia, sia sui mercati esteri. Anche a confronto con il 2019, che non era comunque stato un anno particolarmente positivo, la crescita è consistente e si attesterà probabilmente intorno ad un +10% in termini di fatturato. La crescita è trainata dalle agevolazioni finanziarie per il settore dell’edilizia e delle costruzioni che sono state pianificate, non solo in Italia, per agevolare e sostenere la ripresa. Pesa però in modo molto preoccupante l’aumento dei costi. Si riscontra una crescente difficoltà nel reperire materie prime che hanno ormai costi molto elevati. Questi limiti nella reperibilità obbligano le imprese ad approvvigionarsi da tutte le fonti disponibili sul mercato che a volte hanno specifiche qualitative inadeguate che ne impediscono l'uso. 15
Un ulteriore fonte di preoccupazione riguarda anche il forte aumento dei costi di energia e logistica. Questi aspetti, che si sommano a quelli degli altri attori della filiera ceramica, rischiano di compromettere la continuità produttiva di un comparto molto importante per l’industria italiana e vanificare una ripresa promettente. Le imprese, seppur di fronte di queste incognite, continuano ad investire in modo rilevante in ricerca e sviluppo, per fornire alla ceramica un vero valore aggiunto, anche grazie al quale il prodotto italiano eccelle su tutti i mercati mondiali. Il settore sta costantemente investendo nello sviluppo di nuove colorazioni e nuovi sistemi d'applicazione che favoriranno i sempre più complessi processi di abbellimento della lastra ceramica industriale. Viste le incognite e le discontinuità che si registrano in questo periodo non è facile fare previsioni. Probabilmente i mercati saranno ancora in espansione nei primi due trimestri del 2022, mentre appare più complicato fornire indicazioni per la parte restante dell’anno. PITTURE E VERNICI 2021 positivo ma molte nuvole all’orizzonte per l’industria dei prodotti vernicianti Per l’industria dei prodotti vernicianti il 2021, in Italia, è stato un anno di ripresa generale dopo le difficoltà generate nel 2020 dall’emergenza sanitaria internazionale che ha di fatto sconvolto lo scenario economico. Le performance generali sono state piuttosto incoraggianti, trascinate dal settore edilizia che ha riscontrato risultati ben superiori anche al 2019; dall’industria italiana delle costruzioni, infatti, sono emersi segnali molto positivi dopo diversi anni difficili. In particolare, dal settore ristrutturazioni, spinto dagli strumenti di agevolazione fiscale, più che delle nuove edificazioni, ma anche dalla manutenzione straordinaria di ponti e viadotti, sono giunti stimoli positivi per il comparto dei prodotti vernicianti per edilizia, che vale quasi il 50% dell’intero mercato delle pitture e vernici. Anche tutti i vari comparti delle vernici industriali hanno evidenziato nel 2021 risultati migliori rispetto al 2020, compresi i settori legati ai trasporti (auto primo impianto e car refinish in primis) particolarmente penalizzati dai lockdown. L’anno è stato condizionato dal forte rincaro di tutte le materie prime e anche dalla loro scarsità, tanto da rallentare, e in alcuni casi bloccare, i cantieri edili, così come frenare le immatricolazioni di automobili. Il perdurare della difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime ha inoltre indotto le imprese a investire in nuovi magazzini per alimentare la disponibilità delle scorte. L’emergenza Covid ha comportato, inoltre, cambiamenti operativi e organizzativi nelle aziende con una forte spinta alla digitalizzazione e all’utilizzo del lavoro a distanza; iniziano a emergere lungo la filiera anche difficoltà di reperimento della manodopera. Il 2021 si chiuderà con un aumento delle performance di due cifre rispetto al 2020. Per il 2022 si teme una frenata della produzione dovuta al perdurare del rincaro e della mancanza delle materie prime, dell’aumento dei costi dell’energia e dalle dinamiche inflattive. 16
Puoi anche leggere