L'Architettura del "Real Giardino di Piante" di Napoli

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Delpinoa 50-51: 35-40. 2008-2009

L’Architettura del “Real Giardino di Piante” di Napoli *

B. GRAVAGNuOLO

Dipartimento di Architettura, università degli Studi di Napoli Federico ii, Palazzo Gravina, Via Monteoli-
veto 3, 80134 Napoli, italia.
www.diarc.unina.it

Riassunto. Viene descritta la storia della ideazione,     Abstract. the history of conception, planning and
progettazione e realizzazione del Real Giardino di        preparation of the “Real Giardino di Piante”, at
Piante di Napoli (attualmente Orto Botanico di            present “Orto Botanico di Napoli”, founded in
Napoli) la cui fondazione risale al 1807. Vengono         1807, is outlined. Architectural aspects of the Gar-
discussi gli aspetti architettonici dell’Orto parteno-    den are discussed in the framework of the histori-
peo inquadrandoli nel contesto storico-artistico del-     cal/artistical context of the time and referring to
l’epoca, con riferimenti ad altre strutture architetto-   contemporary architectural structures in europe. in
niche del tempo in europa. Vengono inoltre illu-          addition, the activities of the persons involved in
strate le figure degli artefici dell’Orto napoletano,     the early stages of the Garden's life are reported,
con particolare riguardo a Giuliano De Fazio, idea-       with special mention to Giuliano De Fazio, who
tore dell’impianto architettonico e paesaggistico del     planned the architectural and landscape layout of
Giardino.                                                 the Garden.
Key words: Botanical Garden of Naples, Giuliano De Fazio, Giuseppe Bonaparte

    L’Orto Botanico di Napoli è una delle più             reno sito tra l’Albergo dei Poveri e la piazza di
fulgide testimonianze delle innovative istitu-            Santa Maria degli Angeli alle Croci, apparte-
zioni scientifiche introdotte a Napoli nel corso          nente in parte all’Ospedale della Cava e in par-
del Decennio Francese (1806-1815)1. Al pari               te ai Padri Religiosi della Pace, sarà ridotto a
dell’Osservatorio Astronomico, costruito sul-             Real Giardino di Piante, per l’istruzione del
l’altura di Miradois a Capodimonte dai fratelli           pubblico e per moltiplicarvi le specie utili alla
Stefano e Luigi Gasse tra il 1812 e il 1819, il           salute, all’agricoltura e all’industria”4.
‘Real Giardino di Piante’, ideato, e in parte                 Va chiarito a tal proposito che la colloca-
realizzato, da Giuliano De Fazio tra il 1808 e il         zione, ben calibrata, dell’Orto Botanico in
1812, declina nel dernier cri del raffinato lin-          quell’area amena in leggero declivio a monte
guaggio neoclassico (VeNDitti 1961; De SAN-               dell’asse di Via Foria era stata già individuata
CtiS 1986) il culto della Nuova Scienza (De               da Ferdinado iV di Borbone nel 1796, come
SANCtiS 1986) a Napoli.                                   comprova un progetto di Francesco Maresca
    Si deve a Giuseppe Bonaparte il varo del              (1798), rimasto però irrealizzato, anche a cau-
decreto (datato 28 Dicembre 1807) che sancì               sa della sopraggiunta rivoluzione giacobina del
l’esproprio di 40 moggi2 di terreni agricoli              1799. Peraltro, l’idea di istituire a Napoli un
(pari a circa 13 ettari) nell’area orientale di Na-       pubblico orto destinato alla coltivazione delle
poli, terreni atti ad insediare il nuovo parco3           piante terapeutiche risale al 1615, nel quadro
destinato alla duplice finalità della ricerca bo-         della riforma universitaria delineata dal Vicerè
tanica e della pubblica fruizione divulgativa. Si         Pedro Fernando de Castro, conte di Lemos.
legge nel primo articolo di tale decreto: “il ter-        Non va dimenticato d’altronde che la coltiva-

* Presentato in occasione della Celebrazione del Bicentenario della fondazione dell’Orto Botanico di
  Napoli (Napoli, 14 dicembre 2007).
zione botanica a fini farmacologici affonda le                  Coerentemente all’orientamento suggerito
sue profonde radici nella tradizione medioeva-              dal Ministro Miot, l’allora giovanissimo Mi-
le della Scuola Medica Salernitana, tradizione              chele tenore, nominato primo Direttore del
diffusasi anche a Napoli nella disseminazione               Real Giardino di Piante, pur proveniente da
dei cosiddetti Orti dei Semplici, collocati nei             una formazione medica, conferì all’orto napo-
pressi di conventi e di ospedali o coltivati pri-           letano un’impostazione protesa verso l’autono-
vatamente da singoli studiosi. Nel novero di                mia della ‘scienza botanica’. tant’è che alla
tali laboratori di ricerca ante litteram si staglia,        morte del suo maestro Vincenzo Petagna
per lo straordinario fascino, l’Orto seicentesco            acquisì la Cattedra di Botanica presso l’uni-
di Ferrante imperato, prelevato poi da Nicola               versità di Napoli e, pur avendo deciso di tra-
Cirillo e da questi trasmesso ai suoi discenden-            piantare le essenze arboree dell’Orto di Monte-
ti, tra i quali Domenico Cirillo (celebre botani-           oliveto nel Real Giardino di via Foria per con-
co ‘rivoluzionario’, giustiziato nel 1799). Non             notare una simbolica continuità, si inoltrò lun-
meno significativo resta il piccolo orto di                 go una innovativa linea di ricerca, muovendo
Monteoliveto, impiantato dal medico ed ento-                dalle orme del paradigmatico studio di Lamar-
mologo Vincenzo Petagna (1730-1810), mae-                   ck sulla Flore Française (1778) per dischiu-
stro di Michele tenore (1780-1861) che sarà                 dersi verso altri orizzonti teoretici, dalla ‘scuo-
prescelto da Giuseppe Bonaparte come primo                  la linneana’ al ‘metodo di Jussieu’. Rimasto
direttore del Real Giardino di Piante.                      Direttore per oltre cinquant’anni, fino agli ulti-
     insomma, la ‘novità’ introdotta dai Francesi           mi giorni della sua lunga e laboriosa esistenza,
sta non tanto nell’idea, che come si è accenna-             nel 1861, Michele tenore va considerato il
to era di più antica data ed era stata caldeggia-           padre scientifico dell’Orto Botanico napoleta-
ta anche dalla borbonica Accademia delle                    no, nonché l’antesignano di un’alta tradizione
Scienze (fondata nel 1778), bensì nella fattiva             di studi botanici, esemplarmente attestata dalla
realizzazione di un disegno a lungo caldeggia-              rigorosa ricerca su la Flora Napoletana, pub-
to e soprattutto nell’inedita maniera di intende-           blicata tra il 1811 e il 1838, in cinque monu-
re tale pubblica istituzione. tutt’altro che irri-          mentali volumi in folio illustrati con splendide
levante si rivela in tal senso l’originaria deno-           tavole a colori5. Nel parterre del Real Giardino
minazione di Real Giardino di Piante prescelta              furono pertanto impiantate ab imis, per scelta
dai napoleonidi, non foss’altro perché rinvia               del Direttore, non solo erbe mediche come nel-
con immediatezza al modello del parigino Jar-               la tradizione degli Orti dei Semplici, ma anche
din des Plantes indicato dal nuovo Ministro                 essenze esotiche e rarità botaniche sulle tracce
degli interni, François Miot, come paradigma                del precedente Giardino inglese di Caserta
scientifico referenziale. Aperto al pubblico pa-            (1786-1799), nonché arbusti mediterranei e
rigino fin dal 1650 con la prevalente coltiva-              colture sperimentali atte a migliorare e ad in-
zione di erbe médicinales, l’orto era stato este-           crementare la produzione agricola del Regno.
so alla ricerca nel più ampio campo delle sci-              Al di là delle finalità produttive, lo scopo pre-
enze naturali durante l’illuminata direzione di             cipuo del Real Giardino di Piante restò tuttavia
Georges-Louis Buffon (1739-1788), prima di                  la ricerca botanica incentrata sull’allora accre-
venir rifondato durante la fase post-rivoluzio-             ditata teoria scientifica della ‘analisi compara-
naria con il nome di Jardin des Plantes (nel                ta’. Nella concatenata serie dei successori, e-
1793). Negli anni a cavallo tra il XViii e il               merse in seguito il ligure Federico Delpino
XiX secolo, il Jardin di Parigi aveva acquisito             (Direttore dell’Orto Botanico di Napoli dal
larga fama internazionale grazie al nuovo im-               1893 al 1905), celebre per le sue avanzatissime
pulso esplorativo sulla ‘analisi comparata’                 ricerche sulle ‘evoluzioni’ delle essenze bota-
conferitogli dalla sagace direzione di Georges-             niche calcolate nell’interrelazione con il varia-
Léopold Cuvier, coadiuvato da altri pionieri                re degli ecosistemi, nonché principale interlo-
delle scienze naturali quali Jean-Battiste-Piere-           cutore italiano di Charles Darwin, con il quale
Antoine de Monet de Lamarck e Étienne Geof-                 intrattenne un denso carteggio (PANCALDi
froy Saint-Hilaire.                                         1983; ALiOttA & ALiOttA 2004).

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Come già accennato, invece, l’autore del-                Non era facile dare un’adeguata visibilità
l’originario impianto architettonico e paesag-           all’Orto Botanico, dal momento che il suolo
gistico dell’Orto Botanico (CiARALLO 1983;               del giardino era ubicato ad una quota marcata-
FRAtiCeLLi 1993; StORACe 2004) fu Giuliano               mente più alta rispetto al marciapiede di Via
De Fazio (1773-1835), eminente figura di arti-           Foria. tant’è che Pietro Colletta, all’epoca Di-
sta-scienziato (BuCCARO 1985, 2003; BuCCA-               rettore Generale del Corpo di Ponti e Strade,
RO & De MAttiA 2003), a sua volta protagoni-             proprio al fine di attrarre l’attenzione dei pas-
sta di primo piano nello scenario partenopeo             santi, suggerì di collocare lungo il fronte stra-
agli albori dell’Ottocento. Allievo di Pompeo            dale la facciata del palazzo da destinare alla
Schiantarelli, Giuliano De Fazio fu nominato             Scuola Botanica; palazzo già progettato dal De
nel 1809 ingegnere in Capo del rinnovato Cor-            Fazio con un imponente volume a pianta qua-
po degli ingegneri di Ponti e Strade avendo ri-          drangolare, ma posto in una posizione arretra-
levato notevoli doti in ambito tecnico, prima            ta nell’area mediana del giardino. Sta di fatto
ancora che un’inequivocabile adesione al nuo-            però che il palazzo della Scuola non fu mai fi-
vo linguaggio neoclassico. Ottemperando a ta-            nanziato, per sopraggiunte intenzioni diverse
le prestigioso mandato, De Fazio operò a tre-            di Gioacchino Murat. Benché menomato del
centosessanta gradi nel campo delle opere pub-           magnete percettivo di tale edificio monumen-
bliche del Regno, coniugando la pragmatica               tale, il disegno attuato da Giuliano De Fazio ri-
realizzazione di infrastrutture viarie e portuali        velò tuttavia un fascino discreto nella Gradina-
con un’avanzata ricerca scientifica, che trovò           ta a doppia rampa di grigio piperno, incastona-
eco nella Real Scuola di Applicazione fondata            ta con eleganza nel bianco muro bugnato che
da Murat nel 1811 (RuSSO 1976; BuCCARO &                 funge da terrapieno del Real Giardino, adorna-
D’AGOStiNO 2003). Nel 1814 diede alle stam-              to in alto dalla balaustra dell’ampio terrazzo.
pe il Discorso intorno al Sistema di Costruzio-              Facendo di necessità virtù, il clou della
ne dei Porti (De FAziO 1814), che resta una pie-         composizione architettonica fu scenografica-
tra miliare nello sviluppo dell’ingegneria por-          mente collocato dal De Fazio sul fondale del-
tuale, con un interessante recupero e riattualiz-        l’Orto. Si tratta della Serra Monumentale che
zazione dell’antica tecnica romana dell’opus             si dischiude alla vista dei viandanti in tutto il
piliarum per evitare i rischi di insabbiamento.          suo neoclassico nitore solo alla fine di un lun-
    Già impegnato nell’opera di allineamento             go percorso all’ombra dei viali alberati. La fac-
di Via Foria e di realizzazione del nuovo asse           ciata è cadenzata dall’euritmia di nove semico-
viario di diretto collegamento del largo anti-           lonne doriche che reggono una canonica tra-
stante l’Albergo di Poveri con il Campo di               beazione di triglifi, alternati però a metope
Marte a Capodichino, Giuliano De Fazio con-              scolpite con insoliti bassorilievi fitomorfici,
cepì l’inserimento del Real Giardino di Piante           che raffigurano le principali essenze arboree
come una tessera da incastonare nell’idealizza-          coltivate nella Serra. L’altra singolarità sta nel-
to scenario del nuovo ‘ingresso alla città’ da           la contaminazione del sistema architravato di
nord-est. Ci è pervenuto infatti il Progetto per         questo immaginario frammento di un’ellenica
l’Arco trionfale da ubicarsi innanzi all’Alber-          Stoà con il sistema archivoltato retrostante,
go dei Poveri (De FAziO 1813) nel quale il no-           concluso da alte finestre con infissi di legno
stro ingegnere-capo rivela la perfetta assimila-         bianco, sormontati dal motivo a coda di pavo-
zione della nouvelle vague degli schemi com-             ne al di sotto dell’arco a tutto sesto. traspare in
positivi à la Durand. e, anche se quell’enfati-          filigrana, in questa piccola ma seducente archi-
co Arco trionfale, da porre a cerniera tra la            tettura del De Fazio, l’ispirazione al neopalla-
Strada di Foria e la nuova Strada del Campo di           dianesimo anglosassone, e in particolare alla
Marte, non fu realizzato, la classicità emozio-          Orangery disegnata da William Chambers per
nale del fantasticato contesto ci aiuta a com-           i Kew Gardens a Surrey (1761-62). “the gar-
prendere il senso della sobria aulicità della            deners”, aveva peraltro chiarito William
Gradinata a doppia rampa progettata per l’ac-            Chambers nel suo celebre trattato sull’Oriental
cesso al Real Giardino.                                  Gardening, “are not only botanists, but also

                                                    37
painters and philosophers” (CHAMBeRS 1772).                 gli anni eroici del Decennio Francese prescel-
Nel suggestivo gusto del New-Gardening, dif-                sero il paradigma anglosassone per il prolun-
fusosi in tutt’europa tra il XViii e il XiX seco-           gamento della Villa di Chiaja che resta, per dir-
lo, si fusero l’estetica del pittoresco con più             la con Benedetto Croce, “la migliore di tutte le
profonde motivazioni filosofiche.                           aggiunte” (CROCe 1892). Nell’irregolarità ‘ro-
    Letto da tale angolazione, l’impianto plani-            mantica’ dei boschetti e nei tempietti ‘poetici’
metrico del Real Giardino di Napoli fu con-                 disseminati tra la vegetazione esotica si annidò
trassegnato da un ibrido connubio tra la nitida             l’allegoria dei valori laici, egalitari e libertari .
simmetria geometrica dell’arte dei giardini                     Aperto per la prima volta agli studiosi il 18
d’ascendenza francese e l’informalità romanti-              Maggio 1809, l’Orto Botanico di Via Foria
ca del cosiddetto jardin anglo-chinois. D’al-               venne reinaugurato per il grande pubblico, spa-
tronde, tra i vari primati del Regno Borbonico              lancando i cancelli alla folla attonita il 4 No-
v’era stata la prima realizzazione in italia di un          vembre 1813, in occasione dell’onomastico
emblematico Giardino inglese (GRAVAGNuOLO                   del Re Gioacchino Murat. Animato da un’in-
2008a) presso la Reggia di Caserta (1786-                   contenibile aspirazione alla grandeur, Murat
1799), ideato dal gardener inglese John An-                 caldeggiò allora la velleità di ampliare note-
drew Graefer in collaborazione con l’architet-              volmente l’Orto, acquisendo altri moggi di ter-
to Carlo Vanvitelli, sperimentando la piantu-               reno nella zona tra Sant’efremo Vecchio e
mazione della Camellia japonica e di altre es-              Santa Maria degli Angeli, fino a raggiungere la
senze esotiche. e l’Arte dei Giardini era dive-             collina di Miradois. Nella visionaria estensio-
nuta oggetto di appassionate dispute teoreti-               ne del ridenominato ‘Real Giardino delle Pian-
che, come comprova la trilogia dei saggi dedi-              te Gioacchino’, lungo le alture sarebbero stati
cati da Vincenzo Marulli (MeNNA 2008) al                    collocati, con una conformazione ad anfiteatro,
Ragionamento sulla Mendicità (1802), a L’Ar-                frutteti e vigneti, punteggiati da chioschi, da
te di Ordinare i Giardini (1804) e a Sull’Archi-            case rurali, da fontane e da pittoreschi ruscelli.
tettura e sulla Nettezza delle Città (1808). Con            Se questo ambizioso disegno restò un sogno lo
convincenti argomentazioni logiche, prima                   si deve al rapido precipitare della sua dramma-
ancora che per le sbandierate motivazioni                   tica débâcle.
ideologiche derivanti dalla sua dichiarata ade-                 Dopo l’uscita di scena di Giuliano De Fazio
sione ai valori libertari, nel trattato su L’Arte di        (1812), negli anni della restaurazione borboni-
Ordinare i Giardini, Vincenzo Marulli aveva                 ca si procedette alla ristrutturazione di un pree-
sostenuto l’importanza del disegno dei grandi               sistente Castello, rappresentato con torri qua-
parchi pubblici come elemento decisivo per la               drangolari nella Veduta di Alessandro Baratta
riqualificazione urbana.                                    del 1629, tramutandolo in un eclettico maniero
    Sarebbe d’altronde un errore interpretare in            neo-medioevale, con rosse torri cilindriche
chiave nazionalistica la contrapposizione tra le            (1815-1827), attualmente adibito, tra l’altro, a
due diverse maniere di concepire i parchi. An-              Museo di Paleobotanica ed etnobotanica. L’al-
che in Francia l’ideale ‘inglese’ di una più libe-          tra significativa addizione di architettura fu il
ra e naturalistica composizione dei giardini                Palazzo dell’istituto di Botanica, progettato in
trovò i suoi caldeggiatori, tra i quali, non ulti-          tardivo stile neo-rinascimentale da Camillo
mo, Jean-Baptiste Rousseau, che nel saggio su               Guerra tra il 1913 e il 1920 e realizzato nel
Julie ou La nouvelle Héloise (1760) difese lo               1936.
‘stato di natura’, foriero della libertà del pen-               Pur nelle ineludibili aggiunte e metamorfo-
siero, contro le ‘geometrie’ del potere assoluti-           si dettate nel corso del tempo da esigenze logi-
sta. Nell’antitesi alla configurazione barocca              stiche e funzionali, l’Orto Botanico preserva a
dei parchi regali dell’ancien régime, la filoso-            tutt’oggi l’aura originaria del culto della Scien-
fia estetica del jardin anglo-chinois finì, dun-            za che contraddistinse l’intramontabile appor-
que, con l’intrecciarsi con l’idea di ‘libertà’             to di civiltà dell’Ottocento (ALiSiO 1992,
dell’illuminismo (GRAVAGNuOLO 2008b). Non                   1997).
deve dunque sorprendere se i fratelli Gasse ne-

                                                       38
NOte
1
  L’arco storico del cosiddetto Decennio Francese                2
                                                                     il moggio napoletano corrisponde a circa 4000 m2.
va dalla mattina dell’8 Febbraio 1806, quando le                 3
                                                                  tra i vari vantaggi offerti da tali terreni non irrile-
truppe francesi entrarono trionfalmente a Napoli
                                                                 vante era la possibilità di attingere l’acqua per le
proclamando pochi giorni dopo quale nuovo Re
                                                                 irrigazioni dal Canale di Carmignano, che scorreva
Giuseppe Bonaparte, fino al tragico epilogo della
                                                                 a circa 24 metri al di sotto del livello delle colture.
fucilazione di Gioacchino Murat il 13 Ottobre
1815. in occasione del secondo centenario dell’a-                4
                                                                  il decreto d’esproprio fu firmato, oltre che dal Re,
scesa di Giuseppe Bonaparte al trono del Regno di                anche dal Ministro delle Finanze, Conte Giuseppe
Napoli si sono svolti vari convegni, mostre e appro-             zurlo. Per l’esattezza, nei 40 moggi vanno inclusi,
fondimenti storiografici finalizzati a trarre un bilan-          oltre ai 26 moggi di terreni espropriati all’Ospedale
cio critico della vicenda del Decennio Francese,                 della Cava e in parte ai Padri Religiosi della Pace,
analizzandola da diverse angolazioni interpretative:             anche un piccolo fondo di proprietà di G. Vernucci
a partire dall’ottica politica, a quella economica e             e un terreno incolto detto ‘delle Croci’, già di pro-
sociale, fino alla rilettura culturale in senso lato. Per        prietà del Demanio (StORACe 2004).
inquadrare la vicenda dell’istituzione dell’Orto Bo-             5
                                                                  Per le questioni scientifiche (fin qui solo accenna-
tanico nel più specifico quadro strategico architet-
                                                                 te per economia espositiva) si rinvia all’ampio e ar-
tonico di quella fase, mi permetto di rinviare al mio
                                                                 ticolato volume promosso dal Ministero per i Beni
saggio (GRAVAGNuOLO 2007). Sul tema si veda inol-
                                                                 Culturali e Ambientali (AA.VV. 1992). Si veda
tre il saggio di Marilena MALANGONe (2006) con
                                                                 inoltre il precedente e agile saggio di CAVARA
relativa bibliografia.
                                                                 (1910).

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  Napoli.                                                           no per gli Studi Storici, Napoli.
BuCCARO A. 2003. L’amministrazione dei na-                       De FAziO G. 1813. Discorso intorno all’archi-
  poleonici e i programmi per le spese pub-                         tettura degli Archi di trionfo con l’applica-
  bliche nel Regno di Napoli. in: Rivista Na-                       zione ad un progetto di Giuliano De Fazio.
  poleonica, Napoli.                                                tipografia di Angelo trani, Napoli.
BuCCARO A., D’AGOStiNO S. (a cura di). 2003.                     De FAziO G. 1814. Discorso intorno al sistema
  Dalla Scuola di Applicazione alla Facoltà di                      di costruzione de’ porti proprio a non pro-
  ingegneria. Hevelius, Benevento.                                  muovere il loro arenamento con l’applica-
BuCCARO A., De MAttiA F. 2003. Scienziati-                          zione al ristabilimento dei vari porti del
  Artisti. Formazione e ruolo degli ingegneri                       Regno di Napoli. tipografia di Angelo tra-
  nelle fonti dell’Archivio di Stato e della                        ni, Napoli.
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  poli.                                                             poli tra ‘700 e ‘800. pp. 107-117. Laterza,
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                                                                   Pubblicato nel mese di dicembre 2013

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