IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI - ARCIDIOCESI DI REGGIO CALABRIA-BOVA CARITAS DIOCESANA - 15 NOVEMBRE 2020 Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
ARCIDIOCESI DI REGGIO CALABRIA-BOVA CARITAS DIOCESANA IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 15 NOVEMBRE 2020
LETTERA DI DON ANTONINO PANGALLO DIRETTORE CARITAS DIOCESANA - Ai Rev.mi Parroci - Alle Caritas Parrocchiali Loro Sedi Carissimi, il 15 novembre p.v. si celebrerà la IV Giornata Mondiale dei Poveri. Il periodo difficile e complicato che stiamo vivendo, a causa della pandemia da coronavirus, impone di svolgere le iniziative previste nel rispetto della Legge. Salvaguardare la salute di tutti ci sembra la strada maestra da seguire. Certo ci manca e ci mancherà la possibilità di pregare insieme, di stare insieme nella gioia e nella condivisione specie con chi è solo, con i tanti "amici" che sono sulla strada, con le tante persone che sono accolte nei servizi, con le persone disabili e fragili. I loro volti, le loro storie, il loro vissuto ci '' appartengono'' ora più che mai. Quella che viviamo deve essere una distanza che unisce. La Giornata, quindi, sarà celebrata, quasi esclusivamente, nelle parrocchie. Anche per recuperare il senso di comunità diocesana, la nostra Caritas fornirà dei ''materiali'' che potranno aiutare alla preghiera comune, alla meditazione e alla riflessione personale. Riteniamo, infatti, che la celebrazione della Giornata non si conclude domenica 15 novembre ma possa, invece, essere l'occasione, specie in un tempo di sofferenza e di dolore, per ritrovare il senso autentico del nostro essere cristiani nell'oggi della storia. I nostri ''amici'' riceveranno in dono una sciarpa che le stesse Caritas parrocchiali hanno realizzato coinvolgendo le comunità. La sciarpa vuole significare calore, abbraccio, amicizia. Un oggetto che ordinariamente si regala alle persone care e di famiglia. ''Ogni amo, con la Giornata Mondiale dei Poveri, ritorno su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 2,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell'esistenza quotidiana" (Dal Messaggio del Papa). 1
Questi gli appuntamenti: • 6 novembre 2020 alle ore 16 incontro in streaming in collaborazione con Avvenire di Calabria, sul tema della ricaduta del Magistero di Papa Francesco sulla vita degli Enti di ispirazione cristiana; • 11 novembre 2020 alle ore 19.00 Veglia di preghiera in Cattedrale presieduta dal nostro Arcivescovo; • Nella settimana che precede il 15 novembre Veglia di preghiera nelle comunità parrocchiali. È un tempo di crisi in cui le disuguaglianze sociali si stanno amplificando. Aumentano le povertà non solo economiche ma anche quelle relazionali e di aiuto. Come in ogni crisi, anche in questa, si può uscire o più solidali o con più egoismo. Allo Spirito del Signore chiediamo Grazia e Misericordia per fortificare e vivificare la nostra vocazione cristiana nel servizio delle nostre comunità a partire delle persone più deboli. Maria, Madre della Consolazione, ci aiuti e ci protegga. Reggio Calabria, 28 Ottobre 2020 IL DIRETTORE Don Antonino Pangallo 2
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IV GIORNATA MONDIALE DEI POVERI Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 15 novembre 2020 «Tendi la tua mano al povero» (cfr Sir 7,32) «Tendi la tua mano al povero» (cfr Sir 7,32). La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40). 1. Prendiamo tra le mani il Siracide, uno dei libri dell’Antico Testamento. Qui troviamo le parole di un maestro di saggezza vissuto circa duecento anni prima di Cristo. Egli andava in cerca della sapienza che rende gli uomini migliori e capaci di scrutare a fondo le vicende della vita. Lo faceva in un momento di dura prova per il popolo d’Israele, un tempo di dolore, lutto e miseria a causa del dominio di potenze straniere. Essendo un uomo di grande fede, radicato nelle tradizioni dei padri, il suo primo pensiero fu di rivolgersi a Dio per chiedere a Lui il dono della sapienza. E il Signore non gli fece mancare il suo aiuto. Fin dalle prime pagine del libro, il Siracide espone i suoi consigli su molte concrete situazioni di vita, e la povertà è una di queste. Egli insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui. Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere» (2,2-7). 2. Pagina dopo pagina, scopriamo un prezioso compendio di suggerimenti sul modo di agire alla luce di un’intima relazione con Dio, creatore e amante 3
del creato, giusto e provvidente verso tutti i suoi figli. Il costante riferimento a Dio, tuttavia, non distoglie dal guardare all’uomo concreto, al contrario, le due cose sono strettamente connesse. Lo dimostra chiaramente il brano da cui è tratto il titolo di questo Messaggio (cfr 7,29-36). La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri. 3. Quanto è attuale questo antico insegnamento anche per noi! Infatti la Parola di Dio oltrepassa lo spazio, il tempo, le religioni e le culture. La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione di una vita pienamente umana. La scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto. Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione. Non si tratta di spendere tante parole, ma piuttosto di impegnare concretamente la vita, mossi dalla carità divina. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, ritorno su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 12,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana. 4. Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. Come possiamo contribuire ad eliminare o almeno alleviare la sua emarginazione e la sua sofferenza? Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. Non possiamo sentirci «a posto» 4
quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità. È vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali. 5. Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Quante mani tese si vedono ogni giorno! Purtroppo, accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità. Accade così che, solo quando succedono fatti che sconvolgono il corso della nostra vita, gli occhi diventano capaci di scorgere la bontà dei santi “della porta accanto”, «di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 7), ma di cui nessuno parla. Le cattive notizie abbondano sulle pagine dei giornali, nei siti internet e sugli schermi televisivi, tanto da far pensare che il male regni sovrano. Non è così. Certo, non mancano la cattiveria e la violenza, il sopruso e la corruzione, ma la vita è intessuta di atti di rispetto e di generosità che non solo compensano il male, ma spingono ad andare oltre e ad essere pieni di speranza. 6. Tendere la mano è un segno: un segno che richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, all’amore. In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento, quante mani tese abbiamo potuto vedere! La mano tesa del medico che si preoccupa di ogni paziente cercando di trovare il rimedio giusto. La mano tesa dell’infermiera e dell’infermiere che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati. La mano tesa di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare quante più vite possibile. La mano tesa del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gente. La mano tesa del sacerdote che benedice con lo strazio nel 5
cuore. La mano tesa del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare. La mano tesa di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una litania di opere di bene. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione. 7. Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa. Essa, piuttosto, offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi. 3 Questo momento che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale. Abbiamo maturato l’esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole. Questo è un tempo favorevole per «sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo […]. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà […]. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente» (Lett. enc. Laudato si’, 229). Insomma, le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona. 8. «Tendi la mano al povero», dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: 6
«Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. […] Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). L’Apostolo insegna che la libertà che ci è stata donata con la morte e risurrezione di Gesù Cristo è per ciascuno di noi una responsabilità per mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più deboli. Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo. Il libro del Siracide ritorna in nostro aiuto: suggerisce azioni concrete per sostenere i più deboli e usa anche alcune immagini suggestive. Dapprima prende in considerazione la debolezza di quanti sono tristi: «Non evitare coloro che piangono» (7,34). Il periodo della pandemia ci ha costretti a un forzato isolamento, impedendoci perfino di poter consolare e stare vicino ad amici e conoscenti afflitti per la perdita dei loro cari. E ancora afferma l’autore sacro: «Non esitare a visitare un malato» (7,35). Abbiamo sperimentato l’impossibilità di stare accanto a chi soffre, e al tempo stesso abbiamo preso coscienza della fragilità della nostra esistenza. Insomma, la Parola di Dio non ci lascia mai tranquilli e continua a stimolarci al bene. 9. «Tendi la mano al povero», fa risaltare, per contrasto, l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici. L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano. In questo panorama, «gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete» 7
(Esort. ap. Evangelii gaudium, 54). Non potremo essere contenti fino a quando queste mani che seminano morte non saranno trasformate in strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero. 10. «In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine» (Sir 7,36). È l’espressione con cui il Siracide conclude questa sua riflessione. Il testo si presta a una duplice interpretazione. La prima fa emergere che abbiamo bisogno di tenere sempre presente la fine della nostra esistenza. Ricordarsi il destino comune può essere di aiuto per condurre una vita all’insegna dell’attenzione a chi è più povero e non ha avuto le stesse nostre possibilità. Esiste anche una seconda interpretazione, che evidenzia piuttosto il fine, lo scopo verso cui ognuno tende. È il fine della nostra vita che richiede un progetto da realizzare e un cammino da compiere senza stancarsi. Ebbene, il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore. È questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore. Questo fine appare nel momento in cui il bambino si incontra con il sorriso della mamma e si sente amato per il fatto stesso di esistere. Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo. In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri. La Vergine Maria conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla. Per la minaccia di Erode, con Giuseppe suo sposo e il piccolo Gesù è fuggita in un altro paese, e la condizione di profughi ha segnato per alcuni anni la santa Famiglia. Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata. Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2020, Memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova Francesco 8
RIFLESSIONE A CURA DI SUOR CHIARA GLORIA «Tendi la tua mano al povero» (cfr Sir 7,32) Tendere la mano. Credo che questa, alla fine sia l’unica cosa che conta, l’unica veramente importante, l’unica che ci sarà chiesta e che nel tempo potrà cambiarci il cuore: a quale povero avremo teso la nostra mano, quale volto preciso abbiamo incontrato sulla nostra strada senza girarci indifferenti dall’altra parte inconsapevoli - o forse no - che in quel povero si era fatto presente il volto del Signore Gesù, la sua misericordia! Ed è all’insegna della misericordia che va compresa la passione di papa Francesco per i poveri, gli ultimi, gli scartati della società, ma tutti figli e figlie di Dio, come me, come te, con la stessa dignità, tutti “segno” del Signore Gesù. Da questa passione dovremmo tutti lasciarci contagiare quando sulla nostra strada incontriamo il povero! Il gesto del tendere la mano richiama quell’icona eloquente della Discesa agli inferi: Gesù che scende nel punto più profondo dell’inferno per prendere gli ultimi e così portare fuori tutti, nessuno escluso! Nessuno escluso! Ecco allora che lo sguardo di papa Francesco è quello di un pastore così innamorato delle sue pecore che non può in alcun modo dimenticare i suoi figli più umiliati e abbandonati. Quante volte ci ha ricordato di desiderare una chiesa povera e per i poveri. Questo è ciò che lo Spirito gli ha suggerito quando al momento dell’elezione alla Cattedra di Pietro ha voluto assumere il nome del poverello d’Assisi. San Francesco, grazie all’incontro con un lebbroso, cioè un uomo considerato ai margini della società, vede cambiare la sua vita:” quello che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo” (Testamento FF110). Non escludiamo nessuno dunque dal nostro cuore! Ma san Francesco ci dice anche un’altra grande verità, quella della restituzione. Quando decidiamo di dare al povero non stiamo facendo altro che restituire ciò che a lui per i nostri egoismi è stato tolto. L’unica possibilità per vivere umanamente il nostro rapporto con gli altri e con le cose è proprio quello della restituzione che significa partire dalla convinzione che noi non siamo i padroni di niente e di nessuno. Imparare a restituire significa non porsi in modo egocentrico davanti agli altri, significa 9
condividere quel poco o quel tanto che siamo e abbiamo. Tendere la mano diventa un gesto più ampio del semplice aiuto, perché significa aprirsi alla persona, a quella persona che abbiamo davanti al nostro sguardo e non soltanto ai suoi bisogni perché è facile aiutare qualcuno senza veramente accoglierlo. Fare spazio, nella nostra città, nella nostra casa, nel nostro tempo e nel giro delle proprie amicizie, questo è riconoscere i poveri. Mettere in moto un gesto di carità è molto diverso dal fare beneficenza. La carità ci coinvolge a partire dal cuore e sa creare legami, la beneficenza invece si accontenta e si esaurisce in un gesto. Noi siamo le mani tese di Dio e questo vuol dire che Dio ha bisogno di noi! Forse non sempre siamo consapevoli che abbiamo una ricchezza nel cuore e tra le mani, una ricchezza che ha attraversato duemila anni di storia ed è arrivata fino a noi e ci dice: ama! Amare soprattutto la nostra gente, quella più vicina, e servirla con amore crocifisso. Il nostro modo di rispondere al buon Dio sia sempre più nei fatti concreti, nel gesto fedele del quotidiano, nel compiere il comando del Signore: dare la propria vita. Perché Dio ha la voce, le braccia, le mani di ciascuno di noi per incontrare e dare sollievo ai suoi figli vittime del cuore indurito e indifferente dell’uomo di ogni tempo. Il buon Dio che si è identificato con il povero non può che essere vicino a ciò che è più piccolo, misero e amare ciò che è spezzato -e la vita dei nostri fratelli poveri sappiamo bene quanto lo è. Scriveva Bonhoeffer: “Quando gli uomini dicono 'perduto', egli dice 'trovato'; quando gli uomini dicono 'condannato', egli dice 'salvato'; quando gli uomini dicono 'povero', Dio esclama BEATO!”. Questa pandemia ci ha “spogliati” delle nostre sicurezze che credevamo indistruttibili, ci ha ricordato la nostra fragilità e che l’unica arma che abbiamo è quella di proteggerci l’un l’altro a partire da chi ha più bisogno. Amare l’umanità è facile, mentre amare quell’uomo, quel povero che mi sta di fronte, e più difficile. Eppure è a questo che siamo chiamati: “In tutta la vita non c’è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoci il collo, possa rialzarsi” (Annalena Tonelli). Questo cingere il collo, questo tendere le mani diventa preghiera! E questa preghiera arricchisce, umanizza la nostra vita, perché ci fa ritrovare il vero volto di Dio! In questo tempo è particolarmente necessario “prendersi cura”: del Signore, dei fratelli, non quelli lontani ma quelli della porta accanto, quelli dove si posano i nostri 10
amici, perché l'amicizia e ciò che più ci parla di Dio. E si è amici solo se l'incontro non rimane superficiale, distratto ma diventa condivisione del destino dell'altro, compassione, coinvolgimento che conduce fino a dare la vita per l'altro. Ma una domanda sorge, perché abbiamo così tanta difficoltà a familiarizzare con il povero? Non sarà forse perché ci è difficile riconoscere e accogliere il povero che è in noi? A riconoscere Gesù che è in noi? Quando ci scopriamo feriti, nudi, stranieri a noi stessi, malati e bisognosi di affetto, perché non sappiamo vedere queste fragilità come la presenza di Gesù in noi? Se cominciassimo ad accettare noi stessi ad avere uno sguardo di compassione verso la nostra vita allora certamente questo stesso sguardo si riverbererebbe verso l'altro, su quel fratello portatore del volto bisognoso e compassionevole del Signore Gesù. Senza dimenticare questo: “Il Regno dei cieli il Signore lo promette e dona solo ai poveri” (Santa Chiara). I poveri trovano rifugio presso di Te, a Te affidiamo le loro pene e i loro fallimenti. Essi ti offrono le loro speranze. Noi abbiamo fede in Te, Signore che ti sei fatto uomo, affinché l'uomo non sia più il carnefice dell'uomo e i miseri, i poveri conoscono finalmente il bacio della pace! AMEN Suor Chiara Gloria 11
DON FRANCESCO SODDU DIRETTORE CARITAS NAZIONALE «Tendi la tua mano al povero», il versetto 32 del capitolo 7 del libro del Siracide che invoca un gesto concreto verso chi ha bisogno, è al centro del messaggio di papa Francesco per la IV giornata mondiale dei poveri, in programma il 15 novembre. Il Papa ritorna su temi a lui cari quali l’invito a superare le barriere dell’indifferenza e la globalizzazione dell’indifferenza. L’indagine sulla sapienza condotta dall’autore del libro del Siracide tende alla ricerca di ciò che è capace di rendere gli uomini migliori e questa indagine si svolge in un particolare periodo di criticità del popolo, per cui il primo pensiero, preoccupazione dell’autore è quella di affidarsi a Dio. Anche oggi la pandemia ci sta mettendo a dura prova, eppure in ogni povertà si ha l’opportunità d’incontrare il Signore, come lui stesso ci ha detto. Tutti sentiamo il bisogno di una mano tesa, tutti sperimentiamo povertà e fragilità. Nello stesso tempo tutti comprendiamo che possiamo essere portatori di speranza per gli altri. Come sempre dunque una realtà di crisi può costituire anche, con la grazia di Dio e l’impegno degli uomini, occasione di crescita. Ne è prova il coinvolgimento delle comunità e l’attivazione solidale di fronte ai nuovi, crescenti bisogni, con un moltiplicarsi di iniziative. Sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto. A tutto questo si sono aggiunte le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Merita anche di essere sottolineato l’incremento di attività della rete degli Empori della solidarietà a favore dell’emergenza alimentare, come pure la nascita o il potenziamento in molte diocesi di “fondi” gestiti dalla Caritas 12
destinati a venire incontro a chi per la pandemia ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo. In ogni caso anche in questa situazione è stata decisiva la rete dei Centri di ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali, che pure nelle limitazioni del confinamento, sono stati segno di una Chiesa attenta e accogliente verso i bisognosi. Ecco, il tema della Giornata dei Poveri , ci ricorda che tutto questo, cioè incrociare ad incontrare le tante mani tese, deve essere costante e non legato solo all’emergenza. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia, perciò è necessario un allenamento quotidiano. Per questo papa Francesco dice che “ il grido dei poveri” deve trovare il popolo di Dio in prima linea, non solo per dare risposte immediate che comunque si esauriscono nel tempo quanto piuttosto per dar loro voce, solidarietà e…per includerle e invitarli a partecipare alla vita della comunità. Una comunità dove la scelta dei poveri significa dare dignità al povero, riconoscendone la centralità come persona collocata nel contesto della società e della comunità cristiana che lo accoglie e fa famiglia con lui. Perciò “tendi la mano al povero” è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. Il Pontefice ribadisce anche che la Chiesa, pur non avendo la soluzione, tuttavia ha tanto da mettere in campo, dai gesti di condivisione all’azione di stimolo nei confronti delle istituzioni, nella prospettiva del bene comune. I gesti concreti organizzati in tutte le Diocesi sono come sempre molti, dall’ormai tradizionale pranzo con i poveri, agli “open day” dei centri e dei servizi attivi, dagli incontri di formazione e sensibilizzazione sulle vecchie e nuove forme di povertà del territorio alle proposte di preghiera e di momenti di discernimento comunitario, dalla molteplicità di iniziative legate alle opere di misericordia per quanti vivono nelle più disparate “periferie esistenziali”, alle proposte di economia solidale e di scelte etiche. L’importante è che i tanti semi gettati siano ora coltivati perché possano dare frutti dentro una Chiesa che continua a scrivere la sua storia a partire dalle opere di carità e dalla scelta preferenziale dei poveri. La molta solidarietà emersa a tutti i livelli, va fatta maturare in modo che diventi strutturale. In particolare l’invito ad ogni comunità parrocchiale è di mantenere un’attenzione costante alle iniziative concrete di ascolto e di vicinanza. E soprattutto valorizzare la disponibilità mostrata da decine di migliaia di volontari e operatori, tra cui molti giovani a partire da quelli impegnati nel 13
Servizio Civile Universale, che, da nord a sud del Paese, non hanno fatto mancare il loro impegno quotidiano, la loro prossimità e generosità verso i più poveri. Il coinvolgimento generoso dei giovani è un dato molto confortante e promettente e deve spingere le comunità parrocchiali a potenziare le iniziative e le proposte indirizzate a loro e, soprattutto, a dare spazio a un loro protagonismo nell’ambito della carità. Don Francesco Soddu 14
VEGLIA DI PREGHIERA MOMENTO INTRODUTTIVO “Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore” CANTO INIZIALE ♫ Celebrante: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen. Celebrante: Il Signore che guida i nostri cuori nell’amore e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi. Tutti: E con il tuo Spirito. Guida: In questo cammino di preghiera, ci lasciamo accompagnare dalle parole consegnateci da papa Francesco nel messaggio per la IV Giornata Mondiale dei Poveri. Il titolo scelto per questa giornata è: “Tendi la mano al povero”. Come ci dice il Santo Padre: “La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40).” Celebrante: Accogliamo in questa celebrazione l’invito ad aprire il cuore al vero amore scoprendo, “o riscoprendo”, la bellezza di aiutare chi ha bisogno, e trovare in loro Cristo; a metterci in gioco, ognuno con i propri modi e tempi, per capire quanto sia bello mettersi al servizio dei fratelli con umiltà e semplicità andando loro incontro, tendendo la mano e guardandoli negli occhi, abbracciandoli, per far sentire loro amore e far cessare la loro solitudine. Tutto questo è possibile soltanto se impariamo ad accogliere la grazia e la misericordia di Dio nella nostra vita, così da poterla ridonare al mondo. Accogliamo allora tra noi Gesù Eucarestia ed in ginocchi dinanzi a Lui, Chiediamo a Dio la grazia di spogliarci da qualsiasi forma di egoismo, e che ci sostenga in questo cammino di amore verso il prossimo. CANTO DI ESPOSIZIONE ♫ ESPOSIZIONE DELL’EUCARESTIA 15
PRIMO MOMENTO “Il tuo volto Signore io cerco” Guida: È dal Signore, come da fonte perenne, che scopriamo di essere eternamente amati e a nostra volta impariamo ad amare i fratelli. Ascoltiamo la parola di Dio Lettore: Dal libro del Siracide “Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della seduzione. Sta unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà; segui la via diritta e spera in lui. Quanti temete il Signore, aspettate la sua misericordia; non deviate per non cadere. Voi che temete il Signore, confidate in lui; il vostro salario non verrà meno. Voi che temete il Signore, sperate i suoi benefici, la felicità eterna e la misericordia.” (Sir. 2, 2-7) Guida: “Fin dalle prime pagine del libro, (continua il santo padre), il Siracide espone i suoi consigli su molte concrete situazioni di vita, e la povertà è una di queste. Egli insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio. Pagina dopo pagina, scopriamo un prezioso compendio di suggerimenti sul modo di agire alla luce di un’intima relazione con Dio, creatore e amante del 16
creato, giusto e provvidente verso tutti i suoi figli. Il costante riferimento a Dio, tuttavia, non distoglie dal guardare all’uomo concreto, al contrario, le due cose sono strettamente connesse". Preghiamo insieme il SALMO 8 (intervallato da un ritornello) O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie de mare. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! (Salmo 8) SEGNO: Durante la preghiera viene portata all’altare la Parola di Dio, per dire a Dio il nostro desiderio di cercare il Suo volto. Tempo di silenzio 17
SECONDO MOMENTO “Tendi la mano…” Guida: In questo secondo momento scopriamoci interpellati dal grido del fratello. Ascoltiamo la parola di Dio Lettore: Dal libro del Siracide “Al povero stendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente e al morto non negare la tua grazia. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti mòstrati afflitto. Non indugiare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.” (Sir. 7, 32-36) Guida: “Quanto è attuale questo antico insegnamento anche per noi! Infatti la Parola di Dio oltrepassa lo spazio, il tempo, le religioni e le culture. La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione di una vita pienamente umana. La scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto. Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione. 18
Non si tratta di spendere tante parole, ma piuttosto di impegnare concretamente la vita, mossi dalla carità divina; e questa realtà è fondamentale per la vita della Chiesa, perché i poveri sono e saranno sempre con noi (cfr Gv 12,8) per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana.” Guida: Preghiamo insieme a cori alterni. Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. (Santa Teresa di Calcutta) Durante la preghiera c’è un sottofondo musicale. SEGNO: Durante la preghiera, viene portata all’altare una sciarpa, segno della carità verso il prossimo. Tempo di silenzio 19
TERZO MOMENTO “Vai e anche tu fa lo stesso” Guida: In questo terzo momento riscopriamoci mandati, come comunità, in forza del nostro battesimo, a continuare l’opera di amore di Dio. Ascoltiamo la parola di Dio Lettore: Lettura dal Vangelo secondo Luca “Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». [Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». (Lc 10,25-37) 20
Guida: “Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. Come possiamo contribuire ad eliminare o almeno alleviare la sua emarginazione e la sua sofferenza? Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona". Rivolgiamo adesso al Signore la nostra preghiera, invocando per noi la sua misericordia perché abbiamo generato e ignorato situazioni di povertà. Invochiamolo insieme dicendo dopo ogni invocazione: Signore Pietà. Lettore: - Per i volti segnati dal dolore, ti imploriamo. R/ . - Per i volti segnati dall'emarginazione, ti imploriamo .R/. - Per i volti segnati dal sopruso e dalla violenza, ti imploriamo. R /. - Per i volti segnati dalla guerra, ti imploriamo. R /. - Per i volti segnati dalla privazione della libertà, ti imploriamo. R / . - Per i volti segnati dall'emergenza sanitaria, ti imploriamo. R/. - Per i volti segnati dalla mancanza di lavoro, ti imploriamo. R/. - Per i volti segnati dalle tratte e dalle schiavitù, ti imploriamo. R/. - Per i volti segnati dall'esilio, ti imploriamo. R/. - Per i volti segnati dalla miseria, ti imploriamo. R / . - Per i volti segnati dalla migrazione forzata, ti imploriamo. R/. - Per i volti di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, ti imploriamo. R/. - Per i volti calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro, ti imploriamo. R/. SEGNO: Durante il canto di un ritornello, vengono portati all’altare un paio di sandali, segno del desiderio di mettersi in cammino come Chiesa. Riflessione del Celebrante Padre Nostro 21
Orazione Finale Preghiamo. O Dio, fonte di ogni comunione, nessuno ha nulla da dare ai fratelli se prima non comunica con te; donaci il tuo Spirito, vincolo di perfetta unità, perché ci trasformi nell'umanità nuova, libera e unita nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen. CANTO DI REPOSIZIONE ♫ Reposizione e benedizione eucaristica Guida: Ringraziamenti per la partecipazione CANTO FINALE DI AFFIDAMENTO A MARIA ♫ 22
Puoi anche leggere