Intervista a Bruna Capoferri (EFP Sacra Famiglia)

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L’IEFP DI FRONTE ALLA PANDEMIA

Intervista a Bruna Capoferri
(EFP Sacra Famiglia)
A cura della Redazione

L’Ente di Formazione Professionale Sacra Famiglia di Comonte, frazione di Seriate in
provincia di Bergamo, è accreditato regionale per l’erogazione di servizi alla formazione e
al lavoro. Il centro è nato undici anni fa e conta oggi circa 220 allievi. Esso offre corsi Iefp
nel settore agricolo, commerciale e della moda, diversi corsi per la formazione degli adulti
ed è anche sede di un Ifts. Dalle parole della sua direttrice, Bruna Capoferri, apprendiamo il
modo con cui questo ente ha affrontato la pandemia e la ripresa del nuovo anno formativo.

Che impatto ha avuto la pandemia sulle vostre attività formative?

L’impatto che ha avuto sulle nostre attività formative non si può comprendere,
se non si considera quel che è successo in terra bergamasca. L’impatto sulla
vita delle persone che lavorano e sui ragazzi che frequentano la nostra scuola è
stato fortissimo. Abbiamo vissuto quei momenti davvero con tanta apprensione;
purtroppo diversi dei nostri ragazzi hanno avuto lutti in famiglia, una ragazza
ha perso il papà di 55 anni, operatore sociale.
Come ha impattato la pandemia sulle nostre attività formative? Come sempre
abbiamo pensato fin da subito ai ragazzi; le nostre prime lezioni a distanza sono
state faticose: ci siamo tutti riconosciuti nel bisogno di ascoltarci, di condividere
e di unire le nostre forze per dare un forte significato a quei momenti di
apprendimento. Grazie ad un bando di regione Lombardia abbiamo dotato
quei ragazzi che erano sprovvisti di device digitale di un iPad. In brevissimo
tempo ci siamo accertati che tutti fossero connessi. A qualcuno abbiamo
comprato una sim card che permettesse di collegarsi stabilmente ad internet.
Insomma, l’aspetto tecnico per noi non è stato un grosso problema. Lo è stato
invece il risvolto emotivo, psicologico della difficile situazione che stavamo
attraversando: spesso durante i collegamenti i ragazzi ci comunicavano le loro
ansie, oppure ci mettevano a conoscenza della perdita di un parente o di un
amico. È stato faticoso.
In risposta a questo diffuso disagio abbiamo aperto uno sportello di ascolto
rivolto ai formatori per aiutarli a trovare un “diverso” modo per rapportarsi

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empaticamente con i ragazzi, non solo sul piano formativo, ma anche personale.
Finalmente, a giugno, in occasione degli esami, siamo riusciti ad incontrare
in presenza gli studenti: l’impressione è che fossero troppo provati da questa
esperienza e anche spaventati all’idea di dover ritornare alle abitudini della vita
sociale di prima. I mesi estivi ci sono serviti per ri-progettare spazi, tempi, modi,
competenze e abilità per ri-significare la ripresa della scuola e dare il giusto
senso al cambiamento che oggi ci sentiamo di affermare.

Come avete organizzato la didattica? Quali strategie e metodologie avete
adottato per portare avanti, pur a distanza, i percorsi formativi?

Secondo quanto concesso dalla Regione, abbiamo fatto ricorso alla didattica
integrata: formazione a distanza (Fad) svolta in modalità sincrona, formazione in
contesto lavorativo (tirocinio formativo curriculare e alternanza scuola-lavoro)
attraverso il project work e per qualcuno l’attivazione dello smart working.
Abbiamo messo a frutto anche elementi già presenti nella didattica della nostra
scuola, che hanno dato valore all’apprendimento nonostante le difficoltà
organizzative e ci hanno indicato la strada per il nuovo anno.
Sto parlando di una forte collaborazione a livello progettuale con le aziende,
che già dallo scorso anno è sfociata nella collaborazione con due Academy,
una per l’indirizzo agricolo (Coldiretti) e una per l’indirizzo commerciale (Mirai
Bay srl e Ivica srl). Una didattica fortemente proiettata sulla realizzazione di
commesse di lavoro.

Cosa intende per “commesse di lavoro”?

Faccio un esempio. Per gli studenti del quarto anno del corso Tecnico
commerciale delle vendite, abbiamo lavorato in partnership con due aziende
operanti nell’ambito dello sviluppo della comunicazione aziendale digitale
(Mirai Bay e Ivica Studio) - costituite in academy- che hanno creato uno spazio
professionalizzante che si è trasformato in uno spazio virtuale dentro il quale
operare con la logica dell’organizzazione aziendale per favorire la maturazione
di abilità Job ready.
La formazione è stata pensata per far emergere le capacità tecniche e la
creatività, per assimilare i processi della comunicazione globale, per favorire
la conoscenza delle piattaforme multimediali e delle tecniche di sviluppo del
brand. Lo svolgimento di lavori per clienti “veri” ha portato allo sviluppo delle
dinamiche relazionali con conseguente consolidamento delle tecniche di
vendita. La finalità è stata quella della maturazione di una piena consapevolezza
delle proprie capacità e attitudini.

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L’academy per i Tecnici agricoli, progettata con Coldiretti Bergamo, durante
il lockdown ha permesso agli studenti di cerare un’impresa agricola simulata,
lavorando con i professionisti e con imprenditori associati che hanno costruito
con i ragazzi un pensiero critico per ogni area di competenza affrontata. In
entrambi i casi il percorso è stato progettato dalla scuola e dalle aziende/
associazione di categoria coinvolte, individuando snodi formativi concreti e
realistici per la valutazione delle competenze indicate nel repertorio regionale.
Durante il lockdown l’interazione con il know how aziendale di imprenditori
lungimiranti ed il tutoraggio costante dei docenti del nostro centro, ha consentito
di dare un significato sostanziale alla crescita integrale dei ragazzi e di erogare
tutto il monte ore previsto dagli standard regionali.

Come avete fatto con i tirocini?

I tirocini sono stati interrotti perché molte aziende non hanno più potuto
ospitare i ragazzi. In realtà, il settore agricolo non si è quasi mai fermato, ma
gli imprenditori e le famiglie ci hanno chiesto comunque di pazientare per la
ripresa.
Secondo le modalità indicate dalla Regione la formazione on the job è stata
sostituita da project work, una modalità didattica che permette all’allievo di
sperimentare in modo concreto e attivo quanto appreso durante le lezioni
d’aula e di laboratorio. Durante il project work gli allievi hanno realizzato anche
in forma di progetto, un manufatto, un prodotto multimediale, un documento,
concreto e valutabile, rappresentativo dei contesti produttivi e organizzativi
reali e delle professionalità in esito al percorso. In sostanza i ragazzi sono stati
stimolati nella loro capacità di problem solving di situazioni lavorative.

Hanno risposto bene i ragazzi?

Direi di sì, abbiamo avuto un’alta percentuale di frequenza. Ognuno si è
impegnato secondo le proprie attitudini e capacità espressive.
L’esperienza è piaciuta così tanto che in alcuni casi ha avuto un seguito anche
dopo la fine delle lezioni. Per esempio, alcuni ragazzi dell’indirizzo agricolo
invitati dai loro formatori a realizzare dei video sui temi studiati durante il
periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza, hanno aperto un
loro canale Youtube che ancora oggi continuano a curare presentando le specie
arboree autoctone e dando consigli sulla coltivazione dell’orto biologico.

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Come vi siete organizzati per la ripartenza? Come procedono adesso le
attività?

Abbiamo cercato un equilibrio fra la gestione della didattica integrata, i
bisogni degli studenti e le procedure di sicurezza, nel rispetto delle indicazioni
normative.
Ovviamente l’emergenza sanitaria ha dettato regole sulla riduzione quotidiana
del carico di presenze sia degli studenti che degli adulti. Abbiamo garantito la
presenza continuativa per i più piccoli e un’organizzazione della settimana per
i più grandi con didattica in presenza, a distanza e tirocinio.
Per ovvie ragioni, abbiamo dovuto potenziare lo staff di supporto “fuori aula”
e i tecnici per la regia di tutte le operazioni informatiche e di digitalizzazione.
Nel frattempo, abbiamo consolidato il ruolo dei certificatori delle competenze
all’interno del nostro ente.

Di cosa si tratta?

Abbiamo sentito la necessità di rafforzare il sistema di monitoraggio delle
competenze acquisite per tenere conto della complessità della didattica
integrata. Lo staff che si occupa della certificazione delle competenze ha
studiato un nuovo impianto valutativo in grado di restituire ai nostri formatori
un feedback puntuale rispetto agli obiettivi raggiunti.

Tornando all’offerta formativa, lo stravolgimento che ha subìto il mondo
del lavoro a seguito della pandemia vi ha spinto ad inserire competenze
nuove nei vostri percorsi?

Sì. Prendiamo, ad esempio, l’indirizzo agricolo, dove formiamo operatori e tecnici
che dovranno prendersi cura delle aree verdi, dei parchi, dei giardini privati,
ecc, sapendo anche coltivare in serra le colture. Pure in questo indirizzo così
pratico, la pandemia ha fatto emergere la necessità di acquisire competenze
comunicative in ambito multimediale: senza una buona comunicazione sui
canali digitali, anche un’impresa di giardinaggio oggi non è più competitiva.
Per quanto riguarda gli altri indirizzi, posso dire che importanti trasformazioni
erano in atto già prima della pandemia. In un certo senso, l’esperienza del
contagio ha reso ancora più urgenti quelle competenze che volevamo coltivare
in alcune nuove proposte formative.

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Ad esempio, nel corso Operatore dell’abbigliamento, partito proprio quest’anno,
nel settembre 2020, è stato inevitabile inserire unità formative dedicate alla
comunicazione digitale multicanale. Lo stesso discorso vale per i percorsi Iefp
in ambito commerciale e per il nostro corso Ifts.

Parliamo dell’istruzione e formazione professionale in generale. Secondo
lei, l’Iefp può giocare un ruolo nel rilancio dell’economia che ci attende?

Certo che sì. Lo dico alla luce della mia esperienza lavorativa in contesto
aziendale. Le imprese hanno bisogno dei nostri giovani qualificati e diplomati
che consentono il ricambio generazionale delle maestranze.
Strategica sarà la diffusione dell’apprendistato di primo livello, un istituto che
offre la possibilità sia ai ragazzi che agli imprenditori di entrare in contatto in
modo facilitato e tutelato, e che potrebbe fare la differenza per l’occupazione
giovanile, oggi così bassa nel nostro Paese.

Cosa pensa dell’opportunità, invece, di accogliere anche gli adulti nei
vostri percorsi di Iefp?

Abbiamo avuto diverse richieste. Per il momento ci limitiamo ad offrire corsi per
disoccupati. Mi piace ricordarne uno in particolare nato durante il lockdown. Si
tratta di un percorso formativo in “Gestione dell’impresa”, fortemente voluto e
finanziato dagli imprenditori bergamaschi, per giovani in difficoltà, un’occasione
per fare un’esperienza con un team di formatori in materia di Design thinking,
Finanza, Marketing di posizionamento, Operations, Logistica e Risorse umane.

Visto che l’offerta formativa dei centri di formazione come il vostro è così
importante per il territorio, perché l’offerta di istruzione e formazione
professionale è ancora così limitata?

La formazione professionale non è una strada “comoda”: al secondo anno i
ragazzi entrano nel mondo del lavoro e al quarto anno decidono magari di
concludere il percorso scolastico in apprendistato. Non è usuale essere
studenti-lavoratori in età adolescenziale e questo appare a molti come un
carico eccessivo.
Forse, dovremmo puntare di più sulla comunicazione di ciò che avviene negli
enti di formazione professionale dove il valore dell’apprendimento motivante
è incentrato sul pensiero critico di ciascuno e dove la libertà di sbagliare è
occasione di sperimentazione, anticamera necessaria dell’innovazione.
Dovremmo comunicare il Lavoro come ambito di costruzione della dimensione

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umana quale opportunità per il futuro e non solo come soluzione per
l’autonomia personale in età adulta; dare sostanza alla formazione continua
e alla continua specializzazione delle competenze per il miglioramento della
dimensione umana e, quindi, anche di quella lavorativa.

E allora, per concludere la nostra intervista, se si rivolgesse ai ragazzi delle
scuole medie e alle loro famiglie, come risponderebbe a questa domanda:
“Perché scegliere l’istruzione o la formazione professionale oggi, e magari
anche in futuro?”

La formazione professionale è la “Scuola contemporanea” dove riporre le
aspettative e le promesse per il futuro. La scuola che pensa globalmente in
termini qualitativi e non più quantitativi, dinamica e reattiva, capace di riflettere
i cambiamenti e le innovazioni del mondo. Tutto questo a partire da un continuo
miglioramento dei sistemi formativi a livello di governance, dall’introduzione
di modelli pedagogici innovativi nei quali la figura del formatore agisce come
mentore che esalta le peculiarità dei ragazzi superando le tendenze omologatrici
di un tempo.
La formazione professionale ha l’ambizione di formare dei giovani professionisti,
cittadini del mondo con un atteggiamento aperto ai rapidi cambiamenti socio-
economici. I progetti formativi hanno l’obiettivo di superare l’insegnamento
per singole materie creando una visione globale delle problematiche e delle
rispettive soluzioni. Un nuovo modus opernadi articolato e globale che stimola
la creatività e la visione dei ragazzi. Uno degli obiettivi più importanti che l’Iefp si
propone di raggiungere è quello della maturazione della consapevolezza di se
stessi all’interno della società, con conseguente valorizzazione delle attitudini e
delle aspirazioni dei singoli.

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