INSEGNAMENTO DIDATTICA SPECIALE E APPRENDIMENTO PER LE DISABILITA' SENSORIALI - A.A. 2019/2020 Corso di specializzazione sostegno
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Corso di specializzazione sostegno A.A. 2019/2020 INSEGNAMENTO DIDATTICA SPECIALE E APPRENDIMENTO PER LE DISABILITA’ SENSORIALI Prof.ssa Patrizia Ninassi
DEFICIT VISIVI L’espressione “minorazione visiva” viene usata per indicare un danno sensoriale a carico delle diverse componenti della funzione visiva. Nell'aggiornamento e revisione del 2006, l'International Classification of Diseases 10 ha stabilito quattro livelli di capacità visiva: • Cecità; • ipovisione grave; • ipovisione media; • visione normale;
• Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un soggetto è considerato cieco quando l’acuità visiva corretta nell’occhio migliore è inferiore a 1/20, mentre è considerato ipovedente quando essa è compresa tra 3/10 e 1/20. • La definizione di cecità non risulta essere internazionalmente condivisa, ma ha indicazioni di soglie limite di capacità visiva differenti da un paese all’altro.
LEGGE N. 138 DEL 3 APRILE 2001 • In Italia la Legge n. 138 del 3 aprile 2001, Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici, ha definito la classificazione delle differenti minorazioni visive, sottolineando che la condizione di cecità non sempre corrisponde alla completa assenza di capacità visiva e che e che risulta indispensabile effettuare una più accurata valutazione comprendente la quantità del visus residuo e la percentuale di percezione del campo perimetrico, ovvero la porzione di spazio che l’occhio è in grado di vedere, a capo fermo, davanti a sé (in una persona normovedente è di circa 180°).
La nuova classificazione opera una suddivisione in 5 livelli: 1. Cecità totale: totale mancanza di vista in entrambi gli occhi; mera percezione dell’ombra e della luce o del moto della mano nell’occhio migliore; residuo perimetrico binoculare inferiore al 3%. 2. Cecità parziale: residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore anche con la migliore correzione; residuo perimetrico binoculare inferiore al 3%. 3. Ipovisione grave: residuo visivo non superiore a 1/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore anche con la migliore correzione; residuo perimetrico binoculare inferiore al 30%. 4. Ipovisione medio-grave: residuo visivo non superiore a 2/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore anche con la migliore correzione; residuo perimetrico binoculare inferiore al 50%. 5. Ipovisione lieve: residuo visivo non superiore a 3/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore anche con la migliore correzione; residuo perimetrico binoculare inferiore al 60%.
QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ NEL DEFINIRE L’IPOVISIONE? Se descrivere e comprendere le caratteristiche di una persona cieca in modo assoluto appare, in qualche modo, più semplice in quanto esprime una condizione fisica e sensoriale accertata, nel caso di una persona con ipovisione questo risulta più complicato e di difficile interpretazione.
• Una persona viene considerata ipovedente se il deficit visivo è irreversibile e non può essere corretto del tutto o in parte, tramite lenti correttive o trattamenti medico - riabilitativi e se tale minorazione la pone in situazione di disabilità nel suo rapporto con l’ambiente e le attività pratiche legate alla quotidianità. • Quindi, nonostante l’importanza dell’indagine diagnostica effettuata dal medico oculista, i dati da lui ricavati risultano poco indicativi rispetto al modo in cui la persona ipovedente utilizza la vista.
IMPORTANZA DI UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE È solo attraverso una valutazione della funzionalità visiva, basata sull’osservazione dell’interazione tra l’individuo e l’ambiente in cui vive, che si possono ampliare le informazioni necessarie e, di conseguenza, attivare modalità di intervento riabilitativo e educativo più efficaci.
La valutazione funzionale indagherà: • a quale distanza individua un oggetto o una persona e se ne coglie dimensione e movimenti; • quali meccanismi compensativi mette in atto in situazioni di difficoltà e negli spostamenti; • quali fonti di illuminazione risultano maggiormente adatte e quali comportano una ulteriore difficoltà percettiva.
• valutazione dell’affaticamento visivo, un’informazione necessaria a stabilire quali situazioni possono essere proposte, in quali momenti e con quali tempi di lavoro. Grazie all’osservazione di queste variabili, molto differenti da soggetto a soggetto, si potrà strutturare un setting di lavoro e un ambiente il più possibile accessibile, accogliente e funzionale alla persona con disabilità visiva.
Perché è importante che un’insegnante conosca la legge 138/2001? La classificazione definita dalla legge n. 138/2001 risulta molto importante nell’ambito scolastico, sia nelle prime fasi organizzative dell’accoglienza, sia nella scelta e nell’utilizzo di metodi e ausili necessari per la didattica.
Documentazione indispensabile per progettare per un bambino con disabilità visiva • La certificazione medica oculistica che descrive dettagliatamente il tipo di minorazione. • Il profilo di funzionamento (PF) sostituisce, ricomprendendoli, la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale.
• Il Piano Educativo Individualizzato (PEI)possiede una fisionomia interistituzionale e rappresenta il tentativo di offrire una risposta valida ai bisogni educativi speciali del bambino disabile. Il Piano Educativo Individualizzato è elaborato e approvato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione.
I SERVIZI DI SUPPORTO • Le figure di supporto che lavorano in ambito scolastico con bambini e ragazzi con disabilità visiva corrispondono, come ruolo, a quelle per gli alunni sordi : • L’insegnante di sostegno • L’assistente alla comunicazione
• Quella dell’assistente alla comunicazione non è una professionalità ben caratterizzata nelle sue competenze e, spesso, coincide con la figura dell’educatore professionale.
Strutturare il setting della disabilità visiva • Una disabilità visiva aumenta sensibilmente le difficoltà di interazione tra la persona e la realtà circostante, per questo vi è la necessità di strutturare un intervento precoce ed efficace sin dai primi mesi di vita. • L’ambiente può divenire occasione reale per un’azione educativa graduale e di personale scoperta.
• La differenza tra il ragazzo vedente e non vedente , in relazione alla conoscenza del mondo circostante, è una questione di metodo più che di contenuti: si tratta di conquistare la realtà mediante osservazioni e attraverso i sensi vicari, che devono essere guidate perché il ragazzo possa costruire le “fondamenta” necessarie al proprio percorso di vita.
Come rendere accessibili e inclusivi gli spazi della scuola • Rendere percettivamente accessibili e inclusivi gli spazi della scuola anche a un bambino con disabilitò visiva, significa creare condizioni ambientali che facilitino lo sviluppo dell’autonomia personale, dell’apprendimento e dell’interazioni sociale.
In un’aula vi sono elementi immediatamente percepibili che suggeriscono un certo modo di pensare l’azione educativa: • l’organizzazione dello spazio, • la disposizione dei banchi e della cattedra, • l’uso delle pareti e la presenza, o meno, di certi strumenti sono alcune delle caratteristiche strutturali che concorrono a influenzare le modalità d’azione e di relazione tra i soggetti che vivono in quel contesto.
Limitazione degli ostacoli al movimento e all’orientamento • Per prima cosa si provvederà a limitare le situazioni che ostacolano il movimento e l’orientamento del bambino intervenendo preventivamente sugli elementi (mobili, oggetti, barriere strutturali, e architettoniche). • Per una persona con disabilità visiva la conoscenza di uno spazio presuppone una rappresentazione mentale che si costruisce attraverso un lungo e faticoso processo di raccolta e rielaborazione di dati acquisiti principalmente attraverso l’esplorazione tattile.
• E’ dunque consigliabile accompagnare il ragazzo alla scoperta dell’ambiente prima dell’inizio delle attività scolastiche ( qualche giorno prima e, possibilmente, più di una volta).
Esplorazione anticipata degli spazi • L’esplorazione anticipata della propria aula e degli spazi della scuola lo aiuterà a sopperire a quelle informazioni che il bambino vedente coglie con un solo sguardo e lo porrà in una condizione emotiva di maggiore tranquillità.
• Programmare la visita degli ambienti negli orari extrascolastici, senza la presenza degli alunni, favorirà sia la concentrazione del ragazzo durante l’esplorazione, sia la possibilità di percepire informazioni di tipo acustico. Tale accorgimento è da replicare in ogni ambiente che pone l’alunno in una situazione nuova (la palestra, la mensa, gli spazi aperti), densa di elementi strutturali e funzionali su cui dovrà intervenire in maniera diretta.
Utilizzo di riferimenti tattili • Importante è anche scegliere l’ubicazione dell’aula più favorevole in modo da promuovere la fruizione e lo spostamento autonomo del ragazzo non vedente o ipovedente. • Se nell’edificio vi sono scale, è consigliabile contrassegnarne l’inizio e la fine con pavimentazioni diversificate. • Nella scuola secondaria di secondo grado si utilizzerà un codice simbolico condiviso, iconico o scritto (sagome in rilievo di persone stilizzate per indicare i servizi igienici di maschi e femmine; scritte in codice Braille e/o scritte ingrandite accento alle comuni scritte “in nero”).
Arredamenti e postazione fissa • La disposizione degli arredamenti e degli oggetti presenti nell’aula dovrebbe essere mantenuta il più possibile stabile, in modo che il ragazzo non debba continuamente modificare i riferimenti, talvolta faticosamente conquistati, riorganizzando le informazioni ottenute e fissate nella propria mappa spaziale.
Etichette in Braille • Un intervento per rendere l’ambiente più accessibile e promuovere l’autonomia è l’applicazione di etichette in codice Braille che riportano il nome dell'oggetto sul quale sono incollate. • Per favorire l’inclusione si potranno affiancare le lettere del nostro alfabeto a quelle scritte in Braille.
Quali accorgimenti alla scuola secondaria di secondo grado? • Nello strutturare un setting adeguato alla scuola secondaria, gli insegnanti predisporranno un ambiente che consolidi e implementi gli spazi di autonomia personale e sociale del ragazzo. • Utile mantenere, come abbiamo detto, una postazione di lavoro fissa (il banco) dalla quale accedere con facilità al materiale tiflodidattico in possesso dalla scuola e dallo studente. Alcuni ausili, particolarmente delicati e costosi, è preferibile che vengono riposti in armadi e contenitori richiudibili.
• Considerando le dimensioni e le modalità d'uso di alcuni sussidi tiflodidattici, risulta opportuno affiancare al banco del bambino con disabilità visiva, un altro banco che servirà come superficie di appoggio e ulteriore postazione di lavoro. • Le figure educative porranno la dovuta attenzione nella disposizione dell'aula, in modo che l'alunno non viva una situazione, anche fisica, di isolamento. Infatti, prediligendo una posizionamento dei banchi "a due a due" il bambino non vedente avrebbe, in questo caso, un compagno al suo fianco.
Considerare le condizioni di illuminazione per gli ipovedenti? • Se il ragazzo è ipovedente necessario, inoltre, considerare le caratteristiche di illuminazione dell'aula e degli altri ambienti che lo accoglieranno. • Si valuteranno, tra l'altro, la presenza di fonti luminose naturali e artificiali, la posizione e l'inclinazione del piano di lavoro e la disposizione del materiale presente nell'aula ( lavagna, Lim, cartine geografiche, supporti metacognitivi).
Il piano gommoso e i riferimenti tattili (etichette in Braille)? • Per consolidare e sviluppare le autonomie personali è necessario aiutare il ragazzo a predisporre il piano di lavoro in modo ordinato e funzionale. Si può valutare se ricoprire la superficie d'appoggio con materiale gommoso un tappetino di gomma morbida per evitare di spostare inavvertitamente il materiale presente sul banco, in modo da limitarne le cadute le conseguente difficoltà nel ritrovare gli oggetti a terra.
Riferimenti tattili, etichette in braille • Per distinguere con facilità libri e quaderni è utile applicare riferimenti tattili, etichette in codice Braille e/o copertine colorate per gli ipovedenti, mentre un quadernone ad anelli con fogli per dattilobraille, su ognuno dei quali verrà posta la data, avrà la funzione di un diario per l'alunno non vedente.
REGISTRATORE VOCALE • Un ragazzo che frequenta la scuola secondaria potrà sostituire il diario cartaceo con un piccolo registratore vocale sul quale annoterà compiti, comunicazioni, e informazioni. • Al bambino ipovedente, invece, si consiglia l’uso di un diario con una disposizione ordinata degli elementi, senza sfondi colorati e con caratteri il più possibile adeguati alle sue caratteristiche visive.
• Se strumenti particolarmente ingombranti, sia fisicamente che «socialmente» (come il videoingranditore o il banco ergonomico), provocando un importante disagio emotivo, è preferibile discuterne direttamente con l'alunno, in modo da non alimentare dinamiche di totale rifiuto e rigidità poco funzionali al suo benessere e alla relazione formativa.
Come intervengono gli insegnanti e gli assistenti? Gli insegnanti e gli assistenti, con accorgimenti funzionali ai differenti ordini di scuola, avranno cura di sensibilizzare e coinvolgere tutti gli alunni nel riconoscimento di alcune esigenze ambientali utili a creare una situazione di benessere comune: • riporre il materiale nel luogo stabilito e nel giusto ordine, evitando di lasciare gli oggetti e zaini lungo il percorso di accesso alla postazione di lavoro del compagno non vedente o lungo quello che conduce ai servizi igienici;
• sollecitare a rendere nota la propria posizione e a dare indicazioni verbali rispetto agli elementi visivi (collocazione degli oggetti, verbalizzazione delle attività che si stanno eseguendo, presenza e posizione di figure di riferimento adulte nell’ambiente); • accompagnare e guidare il compagno negli spostamenti o in attività che risultano semplici per i vedenti, ma complesse per chi non ha la possibilità di usare la vista.
Altri accorgimenti Utile mantenere, come abbiamo detto, una postazione di lavoro fissa (il banco) dalla quale accedere con facilità al materiale tiflodidattico in possesso dalla scuola e dallo studente. Alcuni ausili, particolarmente delicati e costosi, è preferibile che vengono riposti in armadi e contenitori richiudibili.
• riporre il materiale nel luogo stabilito e nel giusto ordine, evitando di lasciare gli oggetti e zaini lungo il percorso di accesso alla postazione di lavoro del compagno non vedente o lungo quello che conduce ai servizi igienici;
• accompagnare e guidare il compagno negli spostamenti o in attività che risultano semplici per i vedenti, ma complesse per chi non ha la possibilità di usare la vista.
LE STRATEGIE DIDATTICHE NELLA DISABILITÀ VISIVA
La scelta di una didattica esperienziale per bambini non vedenti Le strategie didattiche che consentono a un alunno con disabilità visiva di vivere un percorso di apprendimento accessibile e inclusivo fanno riferimento a una prospettiva di tipo esperienziale.
• Per chi non vede, il valore dell’esperienza è tanto più importante perché essa non nasce dal “vedere”, ma dal “fare” diretto, cioè dall’azione: il ragazzo non vedente costruisce l’apprendimento attraverso le azioni che compie e le riflessioni sui risultati del proprio agire.
• Ma la scelta di una didattica che parte dall’esperienza, e da lì si muove in altre direzioni di senso, non si riferisce unicamente alle modalità di intervento maggiormente corrispondenti alle caratteristiche percettive e cognitive del bambino con disabilità visiva, ma anche, in maniera più generale, alla necessità della scuola di ritrovare un contatto differente e più diretto con l’esperienza della realtà.
CHE COSA SONO I CIECHISMI? • Il protarsi della condizione di isolamento sociale e ambientale può portare il bambino a rifugiarsi in stereotipie tipiche della disabilità visiva. • Queste stereotipie sono dette CIECHISMI.
• I ragazzi non vedenti, infatti, hanno la tendenza a mettere in atto comportamenti motori come forma di autostimolazione per compensare l’assenza o la povertà di di stimoli
Quali strategie utilizzare con i ciechismi? • Le strategie più efficaci suggeriscono di proporre al ragazzo un’attività alternativa e/o stimolo percettivo che catturi la sua attenzione e interrompa la sequenza motoria ripetitiva. • Tale attività non deve essere considerata a se stante ma deve essere inserita in un percorso che valorizzi l’esperienza senso-motoria, la ricostruzione immagnativa, la competenza comunicativa e relazionale.
Classificazione dei materiali tiflodidattici • Area linguistica • Area logico-matematica • Area tecnico-espressiva • Area geografica
Area linguistica • TAVOLETTA BRAILLE CON PUNTERUOLO • LIBRO TATTILE
• DATTILO BRAILLE LIBRI IN BRAILLE
• La Dattilobraille è una macchina utilizzata dai non vedenti che permette loro di scrivere avvalendosi del sistema Braille in modo più rapido. • Con essa la scrittura avviene normalmente da sinistra verso destra ed i caratteri risultano immediatamente leggibili. • Diversamente dalle normali macchine per scrivere, una Dattilobraille non ha un tasto per ogni carattere, ma è costituita principalmente da sei tasti per la scrittura, un tasto per lo spazio fra una parola e l'altra, uno per ritornare indietro di una battuta ed eventualmente uno per dare l'interlinea ed avanzare così alla riga successiva. • Ogni tasto di scrittura, se premuto, imprime un punto sulla carta. La combinazione di questi punti costituisce il codice Braille. Per ottenere un carattere è necessario premere contemporaneamente tutti i tasti che corrispondono ai punti necessari a formarlo.
I display braille sono le periferiche di • TASTIERA BRAILLE computer che permettono alle persone cieche di leggere attraverso il tatto nel codice braille il contenuto della videata. I display braille si collegano al computer mediante cavo USB, seriale o collegamento bluetooth. • STAMPANTE BRAILLE Si tratta delle periferiche che realizzano la stampa in braille dei testi ad esse inviate dai computer. Possono essere collegate mediante porta seriale, parallela USB. I testi per essere formattati e impaginati secondo le specifiche braille necessitano di appositi software che quando non sono compresi nella stampante devono essere acquistati a parte.
Area logico-matematica • CASELLARIO ROMAGNOLI
• OBIETTIVI: • - Acquisizione dei concetti spaziali; - Acquisizione dei concetti di ordine e quantità; - Costruzione e lettura di forme, ritmi percorsi, configurazioni semplici e complesse; - Organizzazione spaziale; - Acquisizione di strategie esplorative; - Denominazione dei concetti topologici, algebrici e geometrici; - Verbalizzazione degli esercizi di approccio al sistema Braille; - Verbalizzazione delle strategie operative e delle operazioni effettuate.
• CUBARITMO • Il cubaritmo è un sussidio per il calcolo utilizzato dai non vedenti nello studio dell’aritmetica. Si compone di un piano operatore (casellario) rettangolare in plastica dura, recante piccole cavità cubiche disposte su righe e colonne e corredato da cubetti dello stesso materiale recanti, su cinque delle sei facce, i simboli Braille corrispondenti, a seconda dell'orientamento dei cubetti stessi, alle cifre da 0 a 9. • Con tale strumento è possibile risolvere calcoli aritmetici con numeri interi o decimali e apprendere regole di calcolo
• La sua criticità è data dal fatto che i cubetti, inseriti nel casellario, debbono essere maneggiati con molta cautela e delicatezza, onde non produrre errori di calcolo per una involontaria modificazione della loro posizione. Durante lo svolgimento delle operazioni aritmetiche, normalmente non vengono rappresentati i segni aritmetici delle operazioni stesse, che vengono per semplicità sottintesi. • Attualmente, più che una importanza nell'uso quotidiano per il calcolo – reso per un non vedente più comodo, agevole ed immediato dall'impiego delle calcolatrici parlanti – il cubaritmo mostra la sua utilità in campo didattico, segnatamente nell'apprendimento dei rudimenti del calcolo nella scuola elementare e media di primo grado.
Area TECNICO-ESPRESSIVA • PIANO IN GOMMA È un sussidio di struttura semplicissima, costituito da una base in gomma e corredato di fogli in plastica trasparente. Se, con una comune penna biro o una matita, si traccia un segno con una leggera pressione, si produce un rilievo che risulta immediatamente percepibile senza dover girare il foglio. • PIANO IN LEGNO E FELTRO Spillando un foglio di carta Braille da disegno sul piano è possibile tracciare linee con gli appositi tiralinee, compassi e righe. Con questo sussidio è possibile realizzare disegni tecnici e geometrici di buona precisione senza dover girare il foglio.
CUSCINETTO IN GOMMAPIUMA Cuscinetto rettangolare in gommapiuma con telaio rigido, ricoperto di stoffa ruvida, corredato di cordoncino e spilli. Si disegna tagliando e poi appuntando i pezzi di cordoncino sul piano.
AREA GEOGRAFICA • MAPPAMONDO IN RILIEVO • CARTINA GEOGRAFICA IN RILIEVO
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