INDIA STUDIO PAESE - Examarketing
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Benvenuti in India Pensate all‟India come a un mondo a parte, così diverso che da solo può offrirvi tutto: un mondo così antico che conserva millenni di storia, di arte e di cultura; un mondo cosi permeato di religiosità che fa dei suoi Dei e delle cerimonie religiose una presenza costante nella propria vita. Un mondo dove passato e presente convivono, le industrie con i festival e le fiere, con i satelliti lanciati nello spazio. Per quanto abbiate letto e sentito raccontare, l‟esperienza di un viaggio in India non si può trasmettere appieno: dovete viverla direttamente, assaporarla con tutti i vostri sensi. Sentirete nelle strade la fragranza del legno di sandalo o dei gelsomini che il venditore vi offre con grazia, vedrete i picchi dell‟ Himalaya e le infinite spiagge di Goa e della costa meridionale, gli atolli corallini e le "backwaters" del Kerala, i fiumi, i villaggi e le foreste tropicali. Dovunque sarete accolti dalla dolce parola "Namaste", il saluto pronunciato a mani giunti e a capo chino, che esprime il grande senso di ospitalità che troverete in tutto il paese. Scendete nei fastosi palazzi dei Maharajah o alloggiate nei bungalow delle grandi riserve faunistiche, godetevi i coloratissimi mercati e i concertini dei musicanti per le strade, visitate i templi grandiosi... La diversità di razze, di culture, di linguaggi, di ambiente, disegnano in India scenari sempre diversi. Nel deserto del Rajasthan vedrete processioni di cammelli che trasportano pesanti carichi; nelle riserve vedrete tigri, leopardi, elefanti, uccelli di ogni sorta; lungo le strade incontrerete lente, indolenti vacche sacre. Gusterete un autentico tè inglese nei grandi alberghi, sarete catturati dalla grazia delle danzatrici, vi unirete alla folla gioiosa che celebra i suoi festival... gli splendori dell‟India non hanno fine.
Informazioni Generali Superficie: 3.287.263 km2 (inclusa la zona del Kashmir sottoposta all‟amministrazione indiana). Popolazione: 1.258.350.971 ab. (stima 2012) Capitale: New Delhi: 249.998 AB. (2011) Città principali: Mumbai Maharashtra, Delhi Delhi, Madras Tamil Nadu, Calcutta Bengala Occidentale, Bengalore Karnataka Lingua ufficiale: Hindi, parlata dal 30% della popolazione; l‟inglese, seconda lingua ufficiale, è usata soprattutto per le attività economico-commerciali. La Costituzione riconosce inoltre 14 lingue ufficiali, delle quali le più importanti sono: Bengali, Marathi, Telegu, Tamil e Urdu. Valuta: Rupia Indiana (INR), suddivisa in 100 Paisa Tasso di cambio: 1 euro=78.9806 INR Festa nazionale: 26 GENNAIO Republic Day, nascita della Costituzione IndianaReligioni principali: Induisti (80,5% nel censimento 2001); Musulmani (13,4%); cristiani (2,3%); Sikh (1,9%); Buddisti (0,8%); Giainisti (0,4%). Principali voci dell’export italiano: macchinari e apparecchi, tessile, abbigliamento, accessori in pelle, agroalimentare.
Sistema politico In base alla costituzione del 1950, l‟Unione Indiana è una Repubblica parlamentare con assetto federale, composta da 28 Stati e 7 territori dell‟Unione. Il Presidente, eletto dai membri dell'assemblea centrale e di Stato, ha un mandato quinquennale rinnovabile. Capo dello Stato: Pratibha Patil. È la tredicesima persona a ricoprire la carica di capo dello Stato indiano, la prima di origine marathi, nonché la prima donna. L'insediamento è avvenuto il 25 luglio 2007, succedendo ad Abdul Kalam. La Patil godeva dell‟appoggio del Partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi, alla quale è legata da un‟alleanza politica e personale di vecchia data. Le prossime elezioni nazionali si svolgeranno nel maggio del 2014. Il potere Legislativo spetta al Parlamento bicamerale composto dalla Camera del Popolo (Lok Sabha, o Camera bassa, 545 membri di cui 543 eletti a suffragio universale diretto ogni cinque anni e due rappresentanti degli anglo-indiani eletti dal presidente) e dal Consiglio degli Stati (Raiya Sabha, o Camera alta, 245 membri di cui 12 di nomina presidenziale e i rimanenti eletti dalle Assemblee degli Stati e dei Territori e rinnovati per 1/3 ogni due anni). Il potere esecutivo è affidato al Consiglio dei Ministri, scelto dai membri del parlamento e di nomina presidenziale; Primo Ministro viene nominato il Capo del partito di maggioranza. Ciascuno Stato ha un proprio Parlamento e un proprio Governo, la cui composizione politica può essere diversa da quella del Governo centrale di New Delhi. In ogni Stato vi è un Governatore nominato dal Presidente. Primo Ministro: Manmohan Singh Il sistema giudiziario è basato sul modello inglese. Al vertice della gerarchia giudiziaria si trova la Corte Suprema, con sede a Delhi, presieduta dal Chief Justice of India. La Corte rappresenta l‟ultimo grado del giudizio possibile in India e si occupa dei rapporti tra Stati e tra questi e lo Stato centrale. Si riunisce in diverse sezioni, a seconda della materia cui è chiamata ad occuparsi, la più importante delle quali è la Sezione Costituzionale, composta da 5 o 7 giudici. La Corte può essere adita solo per materie costituzionali che riguardino i diritti fondamentali ed in caso di importanti interpretazioni di leggi. Inoltre si può ricorrere alla Corte avverso alle sentenze della Corte Marziale e del Tribunale Amministrativo Centrale.
Al livello inferiore si trovano le High Court, una per ogni Stato, che agiscono sotto il diretto controllo della Corte Suprema e davanti alle quali è possibile agire in ultimo grado di appello. Ogni High Court è suddivisa in varie sezioni dislocate in diversi punti dello Stato. In alcuni casi posso rivestire anche il ruolo di tribunali civili di primo grado. Partiti politici I principali Partiti politici a livello nazionale sono: Indian National Congress (Congresso), che ha la maggioranza dei seggi al governo; All India Dravida Munnetra Kazhagam (AIADMK); Baratija janata Party (BJP); Communist Party of India (Marxist); Samajwadi Party; Rashtriya Janata Dal (RJD); Bahujan Samaj Party (BSP); Dravida Munnetra Kazhagam (DMK); Biju Janata Dal (BJD); Nationalist Congress Party (NCP); Janata Dal (United). Governatore della Banca Centrale: Duvvuri Subbara Principali Indicatori Economici 2010 2011 2012 2013 PIL PIL nominale in (US$ bn) 1,673.1 1,883.8 1,987.1 2,363.9 PIL nominale (Rs bn) 76,742 89,122 101,076 118,643 Crescita reale del PIL (%) 9.6 7.2 6.9 8.5 Spesa sul PIL (% reale) Consumi privati 8.7 5.9 6.9 7.5 Consumi del Governo 4.8 5.3 7.5 8.7 Investimenti lordi fissi 7.2 6.2 5.5 11.4 Export di beni e servizi 17.5 18.4 13.0 13.8 Import di beni e servizi 9.1 11.3 7.8 13.5 Origine del PIL (% reale) Agricoltura 7.0 3.7 3.5 3.0 Industria 7.2 4.6 4.0 8.0 Servizi 9.3 9.2 8.8 9.2 Demografia e reddito Popolazione (m) 1,184.1b 1,202.1 1,220.0 1,237.9 PIL pro-capite (US$ a PPA) 3,488b 3,741 4,035 4,4 Tasso di disoccupazione (media %) - - - - Indicatori fiscali (% del PIL) Reddito del Governa centrale 10.8 10.6 10.4 11.2 Spesa del Governo centrale 15.6 15.9 16.2 16.1
Bilancio di Governo -4.8 -5.3 -5.8 -4.9 Debito netto pubblico 51.7 50.9 51.7 49.8 Prezzi e indicatori finanziari Tasso di cambio Rs-US$ (media) 45.73 46.67a 50.93 50.51 Prezzi al consumo (media; %) 12.0 8.9a 8.1 8.0 Prezzi alla produzione (media; %) 9.6 9.4a 6.4 7.6 Tasso di interesse di prestito (media; %) 10.2 9.6 9.9 9.3 Conto corrente (US$ m) Bilancia commerciale -131,895 -140,17 -157,066 -178,154 Merci: export fob 225,647 302,841 326,022 382,578 Merci: import fob -357,438 -443,012 -483,088 -560,732 Bilancia dei servizi 41,825 57,8 60,534 78,02 Bilancia dei redditi -13,759 -18,15 -20,614 -22,548 Bilancia dei trasferimenti di conto 52,155 59,394 61,207 75,179 Bilancia in conto corrente -51,821 -41,126 -55,938 -47,504 Riserve internazionali (US$ m) Totale delle Riserve internazionali 297,747 297,905a 326,305 369,83 a b c Attuale. Stime Economist Intelligence Unit. Previsioni Economist Intelligence Unit. Fonte: IMF, International Financial Statistics. L‟India è il secondo paese più popolato del mondo, dopo la Cina. Nonostante la diminuzione della fecondità media, la crescita rimane sostenuta soprattutto per il decremento della mortalità. La pratica clandestina ma diffusa di abortire per evitare la nascita di figlie femmine sta provocando un consistente squilibrio di genere nelle fasce di età più giovani. Gran parte della popolazione vive in villaggi rurali, ma la tendenza all‟inurbamento è sempre più forte. Il gruppo etno-linguistico più consistente è quello indù, che comprende diversi sottogruppi; nel Deccan meridionale prevale il gruppo dravidico dei tamil e dei telugu. Lingua ufficiale è l‟hindi (lingua madre di 1/3 degli abitanti); le lingue riconosciute sono 22, tra cui il sanscrito e il tamil (considerati lingue classiche); l‟inglese è usato nei documenti pubblici. A marzo 2012 la SACE colloca l'India nella categoria OCSE 3 su 7 (dove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il rischio massimo).
Rischio politico: La coalizione di centro-sinistra, United Progressive Alliance (UPA) è al potere dal 2004. All‟interno della maggioranza il partito principale è il Congress di Sonia Gandhi, mentre non fa più parte dell‟UPA l‟ala più a sinistra della coalizione, i comunisti del Left. Il governo, guidato dal primo ministro Manmohan Singh, gode di consenso, confermato in diverse elezioni degli stati federali. I rapporti con il Pakistan, storicamente piuttosto complessi, si sono inaspriti ulteriormente a seguito degli attentati di Mumbai del 2008 e della morte di Osama Bin Laden a maggio 2011. I due Paesi hanno, però, ripreso i colloqui di pace con l‟intenzione di migliorare le relazioni bilaterali. Rischio economico: La crescita del Pil del secondo trimestre (luglio – settembre 2011) si è attestata al 6,9%, al di sotto delle stime, ed è scesa sotto il 7% per la prima volta negli ultimi due anni. L‟economia presenta elementi di squilibrio quali l‟elevata inflazione e il deficit fiscale, come conseguenze di una crescita molto sostenuta negli anni passati. Il deficit delle partite correnti è stato finanziato dal robusto afflusso di capitali esteri negli anni recenti, ma il sentimenti di mercato verso l‟economia indiana sta peggiorando. L‟inflazione rimane elevata e rappresenta un serio problema per l‟economia indiana e per la sua abilità di crescere a tassi vicini elevati senza incorrere in una spirale inflazionistica. Rischio finanziario: La salute del settore bancario è migliorata notevolmente nel tempo, ma il credito bancario è ancora principalmente rivolto all‟attività statale piuttosto che ai privati; il credito al settore privato rappresenta infatti solo il 40% del totale. La quota dei Non performing loans è contenuta ma è cresciuta nell‟ultimo anno, complice l‟elevata esposizione del settore bancario (specialmente banche pubbliche) verso le imprese statali operanti in settori critici, come il trasporto aereo e l‟energia. La liberalizzazione dei tassi sui depositi, in vigore da fine ottobre 2011, dovrebbe favorire la crescita del credito al settore commerciale. La Banca Centrale ritiene che i rischi sulla crescita siano al ribasso e in aumento rispetto a qualche mese fa ed ha pertanto deciso di non agire sui tassi d‟interesse per i prossimi mesi, con possibilità di inversione del ciclo in caso di deterioramento dello scenario macro. Rischio operativo: Il complesso sistema burocratico inibisce l‟interesse delle piccole e medie imprese straniere e costituisce un ostacolo all‟attività estera nel paese. L‟elevato livello di corruzione resta uno dei maggiori problemi dell‟apparato pubblico e privato, sebbene, in seguito alle recenti manifestazioni popolari guidate dall‟attivista Anne Hazare, il governo si sia impegnato ad implementare leggi più stringenti per combattere il fenomeno. Dal punto di vista della sicurezza, le fonti di rischio sono rappresentate dai gruppi di rivendicazione locale di matrice islamica, dal separatismo in Kashmir, dalle tensioni con il Pakistan e dall‟organizzazione terroristica di matrice maoista Naxalite, considerata dal governo il maggior problema di sicurezza interna del Paese, data la sua numerosità ed estensione geografica.
Settori produttivi L'economia dell'India è una delle maggiori al mondo, decima per prodotto interno lordo nominale, terza secondo la teoria della parità dei poteri di acquisto (PPP),e una delle maggiormente in crescita. È costituita da elementi intensamente diversificati, che spaziano dall'agricoltura di sussistenza ai settori industriali più avanzati. I settori trainanti, in particolare nell'esportazione, sono comunque quelli dei servizi e il terziario avanzato, anche se due terzi della popolazione indiana ricava ancora il proprio reddito direttamente o indirettamente dall'agricoltura. Il settore tessile indiano risulta essere particolarmente attraente per gli investimenti grazie alle tipiche capacità artigianali e “artistiche”, al basso costo della manodopera e alla vasta disponibilità di fibre naturali. I punti di forza sono rappresentati dalla produzione di cotone (se ne contano circa 80 varietà), in particolare del tessuto denim, utilizzato per la realizzazione di jeans, dal settore della seta (ponendo l‟India al secondo posto dopo la Cina) e dalla capacità di realizzare ricami e miglioramenti stilistici. Il mercato indiano occupa una posizione importante anche nel settore dell‟arredamento: la produzione di cuscini, tendaggi e moquette, non soltanto ha successo sul mercato locale, ma guarda anche con interesse i paesi occidentali. Per poter avvicinarsi al gusto europeo, il “tessile casa” indiano cerca di distaccarsi da disegni troppo legati alla tradizione mantenendo comunque la vivacità dei colori delle sete e dei tessuti Nonostante l‟agricoltura del Paese indiano sia caratterizzata da un sistema ancora arretrato, costituisce uno dei settori rilevanti del mercato, poiché, non soltanto riveste una quota importante nella formazione del Pil, ma anche accoglie il 50% della forza lavoro indiana. Le principali colture sono quelle del miglio, del tè, della canna da zucchero, del grano, del riso e del cotone. È un settore strettamente legato alle condizioni climatiche, in particolare nel periodo dei monsoni.
L‟obiettivo del governo indiano, per il quinquennio 2013-2017, è quello di focalizzarsi sulla costruzione di strade, ferrovie, aeroporti, infrastrutture urbane, edilizia pubblica e privata, strutture per l‟energia e l‟assistenza sanitaria. Il progetto previsto dal governo indiano è stato pensato per le aziende italiane che rientrano nei settori dei materiali di costruzione, attrezzature e macchinari e consulenza tecnica, come studi di ingegneria e architettura. Una parte importante del progetto prevede la formazione di un Consiglio Italo-Indiano per le infrastrutture e l‟edilizia, al fine di sostenere le aziende che fanno parte del networking con compagnie indiane ed enti locali operanti in tali settori. Nonostante siano previsti 18 miliardi di euro in investimenti provenienti dall‟estero, la presenza di imprese italiane in India è ancora estremamente limitata. Il settore delle costruzioni risulta essere favorevole per le imprese italiane, che avranno l‟opportunità di operare anche in altri settori, come quello dell‟acciaio e del cemento. Significativo è anche il settore dei macchinari da costruzione, considerando che il numero di macchine pro capite è molto basso: 13 ogni milione di abitanti, rispetto, ad esempio, alle 96 della Cina. Il settore automotive indiano presenta numerose opportunità di investimento, se si considera anche la crescente domanda interna legata alla componentistica (secondo le stime entro il 2020 il settore della componentistica costituirà il 3,5% del Pil). Numerosi partner stranieri sono stati attirati da una base produttiva a basso costo e altamente specializzata, ma anche da una produzione nazionale che si caratterizza per la presenza di aziende capaci di fornire prodotti di standard e qualità certificati. Il settore dei mezzi di trasporto (auto, veicoli commerciali e moto), la componentistica auto e le macchine utensili nel comparto automobilistico rappresentano le aree di interesse per il sistema italiano delle imprese.
Il Governo Indiano ha annunciato un grande piano di adeguamento infrastrutturale, che prevede il raddoppio della spesa per le infrastrutture nel dodicesimo piano quinquennale (dal 2012 al 2016), per un valore complessivo pari a 1.000 mld $: l‟obiettivo è di portare la spesa complessiva in infrastrutture dall‟attuale 6,5% al 9% del Pil entro il 2014. Si assisterà a un incremento della spesa pubblica per trasporti ed energia, ma è sul maggiore afflusso di capitali privati che il Governo conta. Nel dettaglio gli investimenti maggiori saranno stanziati per: strade e autostrade: è prevista la realizzazione di 35mila km di nuove strade e 17mila km di autostrade; aeroporti: è in programma la modernizzazione di 35 aeroporti non metropolitani e tre aeroporti del Nord Est del Paese; ferrovie: sono previsti interventi tra cui l‟ammodernamento di 236 stazioni, la costruzione di nuovi terminal, la posa in opera di 1.300 km di nuove linee ferroviarie, l‟utilizzo di energia solare, eolica e biodiesel in stazioni e passaggi a livello; porti: al fine di potenziare le capacità portuali verranno realizzati 254 progetti che comprendono interventi mirati a una maggiore dotazione di macchinari ed equipaggiamenti per la gestione dei cargo, dell‟informatizzazione delle operazioni e delle connessioni con le vie di trasporto terrestre; sviluppo urbano: nei prossimi dieci anni 40/60 miliardi di dollari all‟anno verranno impiegati per finanziare lo sviluppo urbano; è prevista inoltre la costruzione di metropolitane in 8 tra i maggiori centri dell‟India. Sul piano delle infrastrutture la costruzione di autostrade, porti; la gestione dei rifiuti; le attrezzature per l‟edilizia; i materiali da costruzione, rappresentano i settori di maggiore interesse per le imprese italiane. L‟India esprime, inoltre, un fabbisogno sul piano dei servizi per i seguenti settori: architettura, ingegneria strutturale, formazione, certificazione, monitoraggio. Per quanto riguarda le macchine utensili, le possibilità offerte sono molte soprattutto nel comparto delle macchine per la lavorazione e il taglio dei metalli e delle pietre. L‟India rappresenta infatti il più grande consumatore di gioielli a livello mondiale, con una quota del 20% sul consumo complessivo Per quanto riguarda il settore del cuoio e della pelletteria, l‟industria indiana, la sesta al mondo per dimensione in questo comparto, presenta diverse opportunità per le imprese italiane: nel dettaglio il contributo delle calzature risulta essere particolarmente significativo, visto che l‟India è diventata il secondo produttore di calzature al mondo. Allo stesso modo l‟India ha dimostrato e dimostra di essere molto attenta alle competenze maturate in Italia nel settore dell‟agro-food, e in particolare nelle tecnologie di trasformazione e conservazione dei prodotti alimentari, nelle infrastrutture logistiche, nel packaging e nella catena del freddo, nelle biotecnologie e nei laboratori per il controllo qualità.
Percentuale di cambiamento per settore economico Settori % di cambiamento sull’anno precedente Ai prezzi 2004-05 A prezzi correnti 2010-11 2011-12 2010-11 2011-12 1 Agricoltura, silvicoltura e pesca 7,0 2,5 17,7 12,6 2 Estrazione e cava 5,0 -2,2 21,5 15,0 3 Produzione 7,6 3,9 14,7 11,9 4 Fornitura di elettricità, gas e acqua 3,0 8,3 10,2 9,2 5 Costruzioni 8,0 4,8 16,5 14,6 6 Commercio, hotel, trasporti e comunicazioni 11,1 11,2 18,2 18,7 7 Servizi finanziari, assicurativi, immobiliari e 10,4 9,1 21,7 19,3 commerciali 8 Servizi sociali, alla comunità e alla persona 4,5 5,9 15,3 15,6 Pil totale 8,4 6,9 17,5 15,7 Fonte: Central Statistics Office (CSO), Ministry of Statistics & Programme Implementation, Government of India Materie prime Il paese è dotato di ingenti risorse di minerali metallici e non metallici. Il settore minerario è un segmento importante dell'economia indiana. Dopo l'indipendenza c'è stata una forte crescita della produzione mineraria sia in termini di quantità che di valore. L‟India produce ben 87 minerali, tra cui 4 di carburante, 10 metallici, 47 non metallici, 3 atomici e 23 minerali minori (compresi i materiali da costruzione).
L‟olio e gas è uno dei sei settori principali dell‟India e ha legami molto significativi con l'intera economia. L‟India è cresciuta ad un ritmo sorprendente e si è impegnata ad accelerare tale ritmo di crescita negli anni a venire. Questo si traduce in un crescente bisogno energetico che ha reso necessaria una più intensa esplorazione, una evoluzione dei metodi di estrazione, raffinazione e distribuzione, un più razionale bilanciamento dei prezzi globali - tenendo a mente l‟allarmante fluttuazione dei prezzi del recente passato - e un maggiore spirito di cooperazione internazionale. La crescente domanda di petrolio greggio e gas nel paese accompagnata dall'iniziativa politica del governo indiano verso l'attività di esplorazione e produzione hanno dato un grande impulso al settore alimentando le speranze di una maggiore crescita. Oil and Natural Gas Corporation Limited (ONGC) e Oil India Ltd. (OIL), le due compagnie petrolifere nazionali, oltre ad aziende private e joint-venture hanno intensificato l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas naturale nel paese. Il gas naturale è uno dei combustibili migliori per la sua maggiore efficienza, economicità e impatto ambientale. Allo stato attuale, i principali produttori di gas naturale in India sono Oil and Natural Gas Corporation Limited (ONGC), Oil India Limited (OIL) e le joint venture di Panna & Mukta Tapti e Ravva. Oltre alla produzione totale di circa 96 Million Metric Standard Cubic Meter Per Day (MMSCMD) per il consumo interno, circa 73 MMSCMD sono disponibili per la vendita. Inoltre, circa 23 MMSCMD di gpl rigassificato) vengono forniti alle utenze domestiche. Il gas prodotto da ONGC e OIL dai lotti esistenti viene venduto a prezzi amministrati stabiliti dal governo. A fronte di uno stanziamento complessivo di 150 MMSCMD di gas, la fornitura attuale è attualmente circa 53 MMSCMD. A metà del 2006, il governo ha deciso di considerare una progressiva liberalizzazione del settore, modificando il Mines and Minerals Act del 1957 per andare incontro al consumo locale dei vari prodotti minerari. La deregulation di tutto il settore, e in particolare del comparto petrolifero, da tempo si trova in una situazione tale da aver indotto gli investitori stranieri a ritirarsi dal settore energetico, esasperati per il lento progresso delle procedure necessarie ad assicurarsi pagamenti affidabili. Il nuovo ciclo dell‟economia indiana potrebbe tuttavia invertire questo andamento, riportando gli investitori esteri anche nel settore estrattivo e minerario. Sono ancora in corso diverse iniziative volte alla liberalizzazione del settore petrolifero, mentre le compagnie di stato, finora preposte alla gestione del settore, hanno ipotizzato una loro fusione.
Agricoltura L'agricoltura fornisce un importante sostegno per la crescita economica e la trasformazione sociale del paese. L‟india è una delle più grandi economie agrarie del mondo e il settore agricolo indiano è uno dei più grandi al mondo sia in termini di produzione che di consumo (l‟India è il secondo produttore di frutta al mondo).La produzione alimentare indiana costituisce l‟8% di quella mondiale ma rappresenta solo il 16% del PIL nazionale. Il settore agricolo rappresenta anche il 58% dell'occupazione nel paese oltre a fornire cibo, formaggio e materie prime per un segmento vasto dell'industria. Per questi motivi la crescita dell'agricoltura indiana può essere considerata una condizione necessaria per la crescita inclusiva. Più recentemente, il settore rurale (compresa l'agricoltura) viene visto come una potenziale fonte di domanda interna, fatto che influenza le strategie di marketing degli imprenditori che desiderano ampliare la domanda di beni e servizi. Le opportunità d‟affari più interessanti per gli operatori italiani si presentano nel comparto dei macchinari. I macchinari agricoli italiani sono, infatti, molto apprezzati in India in quanto rispondono al meglio alla domanda locale di attrezzature di piccole/medie dimensioni (dovuta alla ridotta dimensione delle proprietà terriere) ed adattabili alle necessità locali (semplicità d‟uso, costi ridotti, tipologia del terreno/raccolto, ecc.). Ulteriori opportunità si presentano nel campo delle tecnologie post-raccolto, di trasformazione alimentare ed imballaggio, nonché nella predisposizione di supply chain catena del freddo per evitare sprechi di prodotti alimentari. Da sottolineare che l‟India: sia il maggiore produttore di latte in tutto il mondo (105 milioni di tonnellate l'anno); abbia la popolazione di bestiame più grande del mondo (485 milioni di tonnellate l'anno); sia il secondo più grande produttore di frutta e verdura (150 milioni di tonnellate l'anno); sia il terzo più grande produttore di grano per alimentazione umana (230 milioni di tonnellate l'anno); sia il terzo più grande produttore di pesce (7 milioni di tonnellate l'anno); abbia il 52% di terre coltivabili rispetto alla media mondiale dell‟11%; possieda tutti i 15 climi più importanti nel mondo; abbia 46 dei 60 tipi di terreno esistenti; abbia 20 regioni agro-climatiche.
Industria Sulla tela dell'economia indiana, l'industria automobilistica occupa un posto di rilievo. Grazie al suo profondo legame con diversi segmenti chiave dell'economia e la grande capacità di generare lavoro, l'industria automobilistica ha un forte effetto moltiplicatore sulla crescita economica. Negli ultimi decenni il settore è stato in grado di ristrutturarsi, assorbire nuova tecnologia, allinearsi agli sviluppi globali e sfruttare il suo potenziale. Attualmente in India si producono una vasta gamma di veicoli: autovetture,
veicoli commerciali leggeri, medi e pesanti, veicoli multi-utility come jeep, scooter, motocicli, ciclomotori, motocarri, ecc., trattori. Nessuna licenza industriale è necessaria per la costituzione di una qualsiasi unità per la fabbricazione di automobili, tranne in alcuni casi particolari. Le norme per gli investimenti esteri e l'importazione di tecnologia sono state progressivamente liberalizzate nel corso degli anni al fine di rendere questo settore competitivo a livello mondiale. Il 100% degli investimenti esteri diretti è ammissibile in via automatica in questo settore, tra cui il segmento delle autovetture. L'industria indiana del cemento è ad alta intensità energetica ed è il terzo più grande utilizzatore di carbone nel paese. È moderna e utilizza la più recente tecnologia. Inoltre, il settore ha un potenziale enorme di sviluppo come ad esempio il calcare di ottima qualità che si trova in quasi tutto il paese. L'industria del cemento occupa un posto importante nell'economia nazionale a causa dei suoi forti legami con altri settori quali l'edilizia, i trasporti, il carbone e l‟energia. L'industria del cemento è anche uno dei maggiori contribuenti al fisco attraverso imposte indirette. Una delle più antiche industrie indiane è quella chimica, che nell'ultimo decennio è passata da una produzione di base ad una altamente innovativa. Il settore chimico e petrolchimico rappresenta oggi il 14% dell'attività industriale nazionale ed è destinato a raggiungere un valore di 100 miliardi di dollari entro il 2015. Quello delle gemme e dei gioielli è un altro importante settore emergente dell'economia indiana. Tra i settori a più rapida crescita, è anche un‟industria trainante per la generazione di valuta estera. Attualmente l'India esporta il 95% dei diamanti del mondo. L'industria tessile indiana ha una presenza schiacciante nella vita economica del paese. Oltre a fornire una delle necessità primarie nella cultura indiana, l'industria tessile svolge un ruolo fondamentale nella produzione industriale, generando occupazione e proventi dalle esportazioni. L‟industria indiana del tessile-abbigliamento si colloca al secondo posto al mondo in termini di produzione: in base ai dati forniti dall‟IBEF (Indian Brand Equity Foundation), il valore di tale mercato nel 2011 ha raggiunto gli 89 miliardi di USD e si prevede possa attestarsi attorno ai 143 miliardi nel 2016 e ai 223 miliardi di USD entro il 2020. Attualmente, il settore contribuisce con una cifra pari al 14% della produzione industriale nazionale, al 4% del PIL e al 17% delle esportazioni e dà lavoro a più di 35 milioni di persone. La crescita della classe media, l‟aumento dei redditi e i cambiamenti degli stili di vita locali hanno rappresentato e tuttora rappresentano formidabili driver in grado di trainare la domanda: il consumatore indiano oggi si mostra sempre più attento e ricettivo nei confronti dei prodotti di qualità. New Delhi sta prendendo importanti misure al fine di incentivare ulteriormente lo sviluppo di tale mercato e, a tal proposito, intende attrarre investimenti stranieri attraverso visite promozionali in alcuni Paesi tra cui Giappone, Germania, Italia e Francia. A conferma dell‟importanza rivestita dal comparto in India, va evidenziato come il Governo nel 12.mo Piano Quinquennale (2012-2017) abbia deciso di destinarvi circa 9.1 miliardi di USD, rispetto ai 4 miliardi dell‟11.mo Piano Quinquennale Servizi Secondo i dati della National Association of Software and Services Companies (NASSCOMM) indiana, il settore dell‟Information technology (IT) e del Business process outsourcing (BPO) ha generato ricavi per 88,1 miliardi di US $ nell‟anno anno fiscale 2011, generando occupazione diretta per oltre 2,5 milioni di persone. La spesa in IT dovrebbe aumentare in modo significativo nei mercati verticali quali automotive e assistenza sanitaria, mentre il governo, con il suo focus sulla e-governance, continuerà ad essere il maggior finanziatore. La Federal Riserve of India è la banca centrale indiana. Ci sono quattro tipi di banche commerciali: nazionalizzate, private, cooperative e straniere. Le principali borse valori sono a Bombay, Calcutta e Nuova Delhi.
Sebbene il paese sia considerato uno delle 12 potenze industriali mondiali, contribuisce al PIL del pianeta con meno dell‟1%. Sono negli ultimi anni aumentate le importazioni di petrolio, minerali e macchinari. Mentre sono aumentate le esportazioni di diamanti, filati e tessuti, crostacei, tappeti e pesticidi. Il settore assicurativo indiano ha subito diversi cambiamenti nelle tendenze e nelle politiche a partire dal 2010, offrendo grandi opportunità di investimento grazie alla grande popolazione e al potenziale non sfruttato. La maggior parte delle compagnie di assicurazione private sono joint venture con istituzioni estere riconosciute in tutto il mondo. La saturazione dei mercati in molte economie sviluppate ha reso il mercato indiano ancora più attraente per le major di assicurazione a livello mondiale. Con 41 miliardi di US $ il settore assicurativo nel ramo vita è considerato il quinto mercato al mondo, e sta crescendo ad un ritmo rapido del 32-34% annuo. La Insurance Regulatory and Development Authority (IRDA), regola e sviluppa il settore assicurativo in India attraverso iniziative politiche calibrate. Gli investimenti diretti esteri sono permessi fino al 26% nel settore assicurativo. Questo è tuttavia subordinato all‟ottenimento della licenza da parte della Insurance Regulatory & Development Authority (IRDA) per intraprendere l‟attività di assicurazione. I principali indicatori di salute dell‟India sono di gran lunga peggiori rispetto ad altri paesi asiatici con livelli simili di sviluppo. E all‟interno del paese – segnato da profonde diseguaglianze socio-economiche e dalla divisione in caste – si registrano altrettanto profonde diseguaglianze nella salute; anche nell‟accesso e nell‟utilizzazione dei servizi sanitari si registrano macroscopiche diseguaglianze. Solo il 10% della popolazione indiana è coperta da una qualche forma di assicurazione sanitaria(pubblica o privata). Di conseguenza la forma più diffusa di finanziamento dell‟assistenza sanitaria è quella del pagamento diretto delle prestazioni (out-of-pocket). Molte persone povere non si rivolgono ai servizi sanitari perché sanno già di non poterne sostenere i costi.
Infrastrutture Trasporto aereo L'aviazione civile è una parte importante delle infrastrutture nazionali dell‟India e uno dei motori principali per la crescita economica oltre che un importante elemento strategico per la creazione di occupazione. L'India è il mercato del trasporto aereo in più rapida crescita e si prevede che entri tra i principali 4-5 grandi mercati dell'aviazione entro il 2020. Nel corso degli ultimi due decenni, da una flotta di soli circa 100 velivoli, gli operatori di linea oggi hanno raggiunto un totale di 435 aerei che collegano la nazione e il mondo. Si prevede anche una crescita del traffico aereo interno, del 17-18% nel 2011-12. Attualmente, l'India ha 136 aeroporti, di cui 128 di proprietà della Airports Authority of India (AAI). Il governo indiano ha riconosciuto la necessità di coinvolgere gli attori privati nello sviluppo delle infrastrutture aeroportuali, sulla base della forte crescita del traffico gestito negli aeroporti negli ultimi anni. Air India e Indian Airlines sono le compagnie aeree del settore pubblico impegnate in voli internazionali e nazionali in India. Oltre a queste, una pletora di compagnie aeree private operano nel cielo indiano, tra cui: GoAir, IndiGo, Jet Airways, Jet Konnect, JetLite, Kingfisher Airlines, SpiceJet, Paramount Airways e Jagson Airlines. Rete ferroviaria La rete ferroviaria, che rappresenta il principale mezzo per il trasporto merci (il 40% circa del traffico complessivo si svolge su rotaia) e passeggeri (circa il 65%), si estende per 62.486 km; si tratta della rete più grande dell‟Asia e la quarta rete per importanza nel Mondo; il suo sviluppo è particolarmente elevato nella valle del Gange e nel Gujarat mentre è quasi del tutto inesistente nelle regioni montuose di confine (Kashmir e Assam). La necessità di una maggiore sicurezza nel trasporto ferroviario è diventata un‟istanza sempre più pressante, in considerazione dei frequenti incidenti avvenuti negli ultimi anni, sottolineando la scarsità di investimenti finora implementati. Nel tentativo di aumentare le entrate del settore, oggi è fortemente incoraggiata la partecipazione del settore privato, con iniziative volte a fornire containers per occasionali trasporti di merci attraverso la Container Corporation of India, e attraverso la fornitura di vagoni merci nell‟ambito dello Schema Own-Your Wagon. Progetti pubblici per il collegamento ferroviario dei porti locali sono stati anche introdotti, così come joint venture tra lo stato ed i governi centrali. Le ferrovie stanno anche sperimentando in maniera crescente iniziative alternative per aumentare le entrate del settore, come ad esempio l‟affitto del diritto di utilizzo della rete dei cavi a fibre ottiche.
Porti L'India ha una linea costiera lunga circa 7.517 km, che si sviluppa sui tratti occidentali e orientali del continente asiatico e anche lungo le isole. Vi sono 12 porti principali e 187 porti minori. L‟India si colloca al sedicesimo posto tra i paesi marittimi ed ha una delle più grandi flotte di trasporto mercantile. Circa il 95% del commercio del paese in volume e il 70% in valore si sposta attraverso il trasporto marittimo. I principali porti rappresenteranno il 75% del carico totale in volume trattato nei porti indiani. La maggior parte della crescita prevista è basata su driver della domanda interna che sono fondamentalmente più forti e più stabili rispetto alla domanda del commercio internazionale, che può essere volatile e incerta. In un ambiente così favorevole, il sistema portuale dovrebbe stimolare anche la crescita dei vari settori ad esso collegati come le attività di logistica e di servizio, anche se le pressioni concorrenziali in quest‟ambito sono elevate. I porti principali sono: Chennai, Ennore e Tuticorn (nel Tamil Nadu), Cochin (nel Kerala), Kandla (nel Gujarat), Kolkata (nel West Bengal); Mumbai e Jawaharlal Nehru Port Trust [JNPT] (nel Maharashtra); Mormugao (nel Goa); New Mangalore (nel Karnataka); Paradip (nell‟Orissa); Vishakhapatnam (nell‟Andhra Pradesh) e Port Blair (nelle isole Andaman e Nicobar). Tra questi, Kandla è il principale porto in termini di volumi di carico seguito da Vishakhapatnam (68 milioni di tonnellate). Nel 2010 è stata completata la prima fase di alcuni progetti importanti, tra cui il mega terminal di trasbordo container a Vallarpadam (Kochi) e i terminali per rinfuse a Dahej, Mundra e Hazira (tutti nel Gujarat), mentre la prima fase della costruzione di un nuovo porto a Dhamra (Orissa), è stata completata nel maggio 2011. Tutti i maggiori porti del paese hanno buone connessioni stradali e ferroviarie.
Strade: L'India ha 3,34 milioni di chilometri di rete stradale, la seconda più grande al mondo. Di questa, le strade nazionali coprono 65.569 chilometri di lunghezza, le strade statali 130.000 km di lunghezza mentre le strade dei maggiori distretti, quelle rurali e urbane, collettivamente, hanno una lunghezza di 3,14 milioni di chilometri. Secondo il Ministry of Road Transport and Highways, le strade rimangono il più importante mezzo di trasporto, rappresentando l'85% e il 65% del traffico passeggeri e merci, rispettivamente. In generale, la rete stradale indiana si divide in sistema primario costituito dalle strade nazionali e in sistema secondario costituito dalle strade statali e dalle strade dei distretti. Le strade nazionali rappresentano solo il 2% della lunghezza totale da percorrere, ma sopportano il 40% del traffico totale. Tra il 2006 e il 2009, la rete delle strade nazionali è aumentata di 4.000 km e la rete autostradale di 170.000 km. Della lunghezza totale della rete autostradale nazionale, circa il 27% è a corsia unica, il 54% è a due corsie e il 19% è a quattro corsie. Oltre il 50% della rete stradale è costruita dal Governo. Tuttavia, quest‟ultimo, attraverso politiche proattive, sta sostenendo il coinvolgimento del settore privato nella costruzione di strade.
Interscambio con l'Italia L‟India rappresenta oggi un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l‟ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. Il ritmo di crescita dell‟economia indiana resta tra i più elevati su scala globale, nonostante il rallentamento dell‟ultimo biennio. Nei venti anni dal 1991 al 2011 l‟interscambio commerciale Italia-India è cresciuto di 12 volte, passando dal 708 milioni di euro a 8,5 miliardi di Euro. A partire dal 2012 è tuttavia iniziato un trend decrescente, che ha portato il commercio bilaterale a 7,1 mld di € nel 2012 (-16,6%) e a 6,95 mld di € nel 2013 (fonte Eurostat). Nel 2013, dunque, l‟interscambio tra Italia ed India e‟ diminuito del 2% rispetto al precedente anno. Tale decrescita è tuttavia in linea con l‟andamento complessivo del commercio tra India ed UE, che nell‟anno considerato si è contratto del 4,3%, assestandosi sui 72,7 mld di €. Negativo, infatti, anche il dato commerciale riferito agli altri principali partner europei dell‟India, tra i quali solo il Regno Unito ha registrato una crescita del proprio interscambio con il Subcontinente. Nel complesso, l‟Italia rimane il quarto partner commerciale dell‟India tra i Paesi UE (dopo Germania, Regno Unito e Belgio, seguita da Francia e Paesi Bassi), con una quota pari a circa il 9% del commercio totale UE-India. Macchinari e apparecchi continuano a rappresentare la prima voce dell‟export italiano in India, con una quota attorno al 40%; oltre un quarto delle importazioni italiane dall‟India rientrano invece nella categoria tessile-abbigliamento-accessori in pelle. Si può stimare un numero totale di circa 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti in diverse forme, raggruppabili in tre categorie principali: sussidiarie possedute al 100% dalla casa madre italiana, Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d‟obbligo nei settori in cui sono ancora previsti tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza. Le principali aree geografiche di insediamento delle imprese italiane in India sono i poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida (c.d. Capital Belt) e di Mumbai-Pune. Il terzo e quarto polo di concentrazione fanno riferimento rispettivamente alla città di Chennai, capitale dello Stato del Tamil Nadu e alla citta‟ di Bangalore, capitale dello Stato del Karnataka. Di rilievo minore la città di Calcutta ed i suoi dintorni. Grazie alla sua politica di facilitazione degli investimenti e al buono stato delle infrastrutture, il Gujarat e‟ candidato a diventare nel prossimo futuro un nuovo importante polo di attrazione di investimenti produttivi, nazionali e stranieri. Interessante in prospettiva anche lo Stato del Rajasthan, ove cominciano a registrarsi i primi stabilimenti italiani. Nonostante marchi come FIAT e Piaggio fossero già presenti sul mercato indiano, la prima vera ondata di investimenti italiani in India si è avuta negli anni 90, come diretta conseguenza della stagione di liberalizzazioni economiche attuata in quegli anni dal Governo indiano. Da allora le imprese italiane hanno continuato a guardare con estremo interesse al mercato indiano, anche se la loro presenza rimane ancora al di sotto delle potenzialità. Tra i grandi gruppi italiani presenti in India si segnalano: Fiat (oltre alla casa automobilistica, anche New Holland e Magneti Marelli), Carraro, Maschio Gaspardo, Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint, Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia, Snamprogetti/Saipem, Oerlikon Graziano, Brembo, StMicroelectronis, Salini Impregilo, CMC di Ravenna, Bonfiglioli, Mapei, Italcementi, Maccaferri, Ferrero, Bauli, Perfetti Van Melle, Tessitura Monti, Artsana/Chicco, Benetton, Gruppo Coin, etc. La presenza di grandi gruppi industriali italiani certamente funge da traino per la nostra piccola e media impresa. Sono inoltre operative in India numerose case italiane del design d‟interni, moda e segmento lusso (tra cui Artemide, Poltrona Frau, Natuzzi, Damiani, Ermenegildo Zegna, Armani, Cavalli, Versace, Missoni ecc.), se pure con un numero di punti vendita ancora limitato. Particolarmente attente al mercato indiano sono le nostre aziende del settore difesa, tra cui certamente il Gruppo Finmeccanica, Fabbrica d‟Armi Beretta, Elettronica, Fincantieri. Quanto al segmento finanziario, oltre al Gruppo Assicurazioni Generali, sono presenti in India con uffici di rappresentanza una dozzina di banche italiane, principalmente localizzate nel polo finanziario di Mumbai.
Export italiano verso il paese: 2011 2012 2013 nd nd INDIA Totale 3.759,1 mln. € 3.383,2 mln. € 2.975 mln. € nd mln. € nd mln. € Merci (mln. €) 2011 2012 2013 Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura 10,67 14,97 12,8 Prodotti delle miniere e delle cave 62,67 72,1 70,6 Prodotti alimentari 30,44 39 42 Bevande 3,2 2,3 4 Prodotti tessili 41,78 40,38 37 Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 18,78 18,48 18 Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 75,36 75,46 73 Legno e prodotti in legno e sugheri (esclusi i mobili); articoli in paglia e 9,28 8,43 11 materiali da intreccio Carta e prodotti in carta 68,81 42,86 68 Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati 0,37 0,55 0 Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 10,27 19,45 13 Prodotti chimici 283,13 298,02 317 Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 82,78 108,85 101 Articoli in gomma e materie plastiche 85,31 82,57 83 Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 62,11 61,96 53 Prodotti della metallurgia 269,57 208,66 155 Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature 152,89 208,51 154 Computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, 162,86 113,77 106 apparecchi di misurazione e orologi Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non 165,94 162,22 140 elettriche Macchinari e apparecchiature 1.659,18 1.448,3 1.198 Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 179,81 149,23 131 Altri mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale 155,48 22,84 29 rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari) Mobili 50 52,36 51 Prodotti delle altre industrie manufatturiere 61,64 60,73 60 Altri prodotti e attività 36,05 31,32 31,74 La performance commerciale italiana con l’India nel 2013 (-2%) è dunque stata migliore di quella dell’UE nel suo complesso (-4,3%) e degli altri principali partner europei quali Germania (-8,5%), Francia (- 11,3%), Paesi Bassi (-8,3%). Quanto ai dati settoriali 2013, le statistiche ISTAT confermano i macchinari quale principale voce del nostro export verso l’India, con una quota poco sopra al 40%, se pure in declino. Seguono prodotti chimici e metalli, rispettivamente pari al 10,7% e 10,4% del nostro export in India. Dal lato importazioni, prodotti tessili, in pelle e per l’abbigliamento continuano a rappresentare quasi un quarto dell’import italiano dall’India (24%). Seguono metalli (14,2%), sostanze e prodotti chimici (12,6%) coke e prodotti petroliferi raffinati (12,4%). Nel complesso l’Italia ha un peso dell’1,15% sul totale del commercio indiano (fonte Dipartimento indiano del Commercio).
Di seguito alcuni dei principali accordi economico-commerciali con l’Italia: 1988 MEMORANDUM DI INTESA PER LO SVILUPPO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. Il Memorandum prevede la promozione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Accordo bilaterale, firmato a New Delhi il 06.01.1998 entrato in vigore il 06.01.1998 1995 CONVENZIONE PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO, CON PROTOCOLLO AGGIUNTIVO. Convenzione per evitare la doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito tra l'Italia e l'India. Accordo bilaterale firmato a New Delhi il 19.01.1993 Entrato in vigore il 23.11.1995 Ratificato con Legge n. 319 del 14/07/95. Il testo della convenzione bilaterale e la relativa modulista per ottenere esenzioni e rimborsi sono disponibili on line sul sito del Min. finanze: line: http://www.finanze.it/export/finanze/Per_conoscere_il_fisco/fiscalita_Comunitaria_Internazionale/convenzioni_e_ accordi/convenzioni_stipulate.htm 1998 ACCORDO SULLA PROMOZIONE E PROTEZIONE DEGLI INVESTIMENTI. L'Accordo intende creare condizioni favorevoli per gli investimenti indiani in Italia e italiani in India. Bilaterale, firmato a Roma il 23.11.1995. entrato in vigore il 26.03.1998 Ratificato con legge 19/01/98 n. 12. Il testo e' disponibile online sul sito del Ministero Sviluppo Economico (ex-Min. Commercio Estero): http://www.mincomes.it/protinv/india.htm 2000 MEMORANDUM DI INTESA SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. Accordo bilaterale, firmato a New Delhi il 17.10.2000 entrato in vigore il 17.10.2000
Normativa societaria L‟India ha approvato, nell‟agosto 2013, la legge di riforma del Diritto societario. Il nuovo Company Act 2013 sostituisce il precedente Company Act del 1956. Le principali novità sono sostanzialmente che la normativa prevede ora l‟obbligo, per le aziende straniere operanti nel Subcontinente, di avere all‟interno del proprio Consiglio di Amministrazione almeno un amministratore la cui permanenza in India sia non inferiore ai 182 giorni, nel corso del precedente anno civile; in tal maniera, sarà più facile per il Cda monitorare la gestione della società in maniera regolare e continuativa. Le aziende che abbiano iniziato le proprie operazioni in India prima dell‟entrata in vigore della presente legge, devono conformarsi ai requisiti e alle disposizioni presenti nella nuova legge entro un anno di tempo. Sono state, inoltre, apportato ulteriori modifiche riguardanti la comunicazione degli estremi di ogni singola azienda all‟interno delle documentazioni ufficiali inviate e degli strumenti finanziari utilizzati. Per “amministratore indipendente” di una società, si intende un amministratore che non abbia il ruolo di amministratore delegato, che non sia un amministratore che operi a tempo pieno o che non sia un amministratore eletto da una organizzazione avente interessi diretti con l‟azienda (banca, finanziatore, ecc.). Molte novità riguardano in special modo le società quotate mentre la maggior parte delle imprese italiane che procedono alla costituzione di società in India utilizzano spesso la figura della “Private Company “ o della “Public Company” non quotata. Il Company Act 2013 consente l‟ottenimento dello status di “Dormant Company” per una società creata ad hoc (o già esistente) ad esempio per lo sviluppo di un progetto futuro e/o per mantenere assets di diritti di proprietà intellettuale. Lo status di “società dormiente” viene concesso dal ROC (Register of Company). tali azioni. In tema di processi di acquisizione e fusione (M&A) la riforma è invece intervenuta disciplinando dettagliatamente le regole da seguire e rimuovendo alcuni ostacoli previsti dal vecchio Company Act del 1956. Sarà possibile infatti procedere alla fusione (prima non consentita) di una società indiana con una società straniera, a patto che la società straniera sia residente in un paese rientrante nella lista di Paesi emanata dal Governo. Si segnala inoltre che, qualora il progetto di fusione riguardi una fusione tra PMI oppure tra una holding ed una società controllata, il Company Act 2013 prevede delle procedure semplificate e più veloci rispetto alla procedura ordinaria. Da quanto sinora riportato, nonostante i tempi non siano maturi per poter esprimere un giudizio completo sull‟effettiva incisività della riforma, è evidente l‟ampia portata delle modifiche intervenute con il Company Act 2013 che, come più volte chiarito dal Legislatore indiano durante il lungo iter di approvazione, si prefigge lo scopo di ravvicinare il diritto societario indiano al diritto dei sistemi giuridici più evoluti, soprattutto di matrice anglosassone.
Mercato del lavoro In un primo quadro sulle condizioni occupazionali prevalenti in India si richiama la diffusione di gravi livelli di sotto-occupazione in agricoltura (settore da cui continua a dipendere oltre il 50% della popolazione attiva), l‟incremento relativamente modesto della percentuale di popolazione impiegata nell‟industria, e la conseguente espansione del fenomeno dei cosiddetti “impieghi rifugio” nel terziario( una fonte di sopravvivenza ben lontana dall‟assicurare condizioni di lavoro e vita dignitose). E‟ importante aggiungere che la maggioranza della forza lavoro indiana, che conta 400 milioni di persone, fa capo al cosiddetto settore informale o non organizzato dell‟economia, tale realtà comprende tutte le imprese private non registrate, possedute da individui o unita familiari che impiegano meno di dieci lavoratori. Facendo uno sguardo generale, se si osserva la seconda metà degli anni Novanta, il declino del tasso di crescita dell‟occupazione ha riguardato tute le modalità di impiego, e in particolare, quello a tempo indeterminato, il cui tasso di crescita si è attestato vicino allo zero. Nei primi anni 2000, invece, l‟incremento del tasso di generazione di impiego si è accompagnato a una crescita estremamente significativa dell‟auto-impiego sia nelle aree urbane sia in quelle rurali. Oggi si tende a pensare che tale incremento sia stato in gran parte una conseguenza dell‟intensificarsi delle condizioni di difficoltà nelle campagne indiane a seguito della crisi agraria, che in misura maggiore rispetto al passato ha spinto parte della forza lavoro, in specie femminile, a rifugiarsi in attività non agricole a bassissimo reddito. Il successivo declino del tasso di generazione di impiego sembra dunque da porsi almeno parzialmente in relazione con il recente miglioramento della produttività agricola, che avrebbe indotto parte della forza lavoro femminile rurale a lasciare gli impieghi autonomi scarsamente redditizi accettati quando le condizioni economiche erano estremamente difficili. Se ciò rende meno drammatiche di quanto potrebbero apparire a prima vista le ultime tendenze nell‟andamento dell‟occupazione, è altresì vero che lo scenario occupazionale per ampie fasce della popolazione continua ad apparire fortemente preoccupante, in specie nelle campagne, dove il fenomeno della sottoccupazione continua a dimostrare una notevole incidenza. Se poi si guarda all‟economia indiana nel suo complesso, è importante ricordare che il fenomeno dell‟auto-impiego scarsamente remunerativo continua oggi a interessare oltre il 50% della popolazione attiva, il che costituisce una spia della carenza di impiego salariato capace di garantire condizioni di vita
dignitose. A completamento di questo quadro, è necessario segnalare un incremento della disoccupazione fra le fasce di lavoratori più giovani (15-19 anni) sia nel mondo rurale sia in quello urbano. Il fenomeno della migrazione stagionale, poi, è sempre più comune. Le occupazioni stagionali possono essere agricole o non agricole; afferire alla sfera del lavoro dipendente o a quella dell‟auto-impiego; portare il lavoratore in villaggi diversi da quello di origine o nelle città (dove spesso questi abiterà in uno slum), contribuendo così al delinearsi di uno scenario in cui i confini fra campagna e città divengono sempre più permeabili. La migrazione può anche divenire una modalità di vita permanente. Ciò accade quando le famiglie migranti impiegate nel settore delle costruzioni cominciano a trascorrere lunghi periodi spostandosi, attraverso un intermediario, di sito in sito, facendo ritorno nel villaggio di origine soltanto in occasione delle festività più importanti. In termini generali, il fenomeno migratorio coinvolge più intensamente la popolazione degli stati dell‟Unione maggiormente colpiti da stagnazione economica e/o gravi livelli di incidenza della povertà: qui, più che in altre zone dell‟India, la sopravvivenza di interi nuclei familiari dipende dalla possibilità di trovare lavoro altrove almeno per alcuni periodi dell‟anno. Facciamo riferimento ad una disposizione sull‟occupazione delle donne quale la Maternity Benefit Act (1961) - regola l'occupazione delle donne in alcune attività per un certo periodo prima e dopo il parto e prevede sussidi di maternità e altri benefici. La legge è applicabile alle miniere, alle fabbriche, all‟industria circense, alle piantagioni, ai negozi e agli stabilimenti che impiegano dieci persone o più, ad eccezione dei dipendenti coperti dall‟Employees‟ State Insurance Act. Può essere estesa ad altre attività dai governi statali. Le disposizioni principali della legge sono: nessun datore di lavoro deve consapevolmente assumere una donna in uno stabilimento durante le sei settimane immediatamente successive al giorno del parto o aborto spontaneo. ogni donna ha diritto ad una indennità di maternità al tasso del salario medio giornaliero per il periodo di sua assenza effettiva immediatamente precedente al giorno del parto e per le sei settimane subito dopo quel giorno. Il periodo massimo per cui ogni donna ha diritto all'indennità di maternità è di dodici settimane, vale a dire, sei settimane fino al giorno del parto e sei settimane immediatamente successive. La nuova normativa, promulgata con l'obiettivo di fornire ai dipendenti di sesso femminile protezione contro le molestie sessuali e al fine di tutelare la presentazione di denunce di molestie sessuali, prevede pene severe (tra cui il licenziamento e il risarcimento in termini economici nei confronti del denunciante) per coloro che dovessero infrangere le regolamentazioni contenute all‟interno della stessa .
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