Impressioni di viaggio - 22/31 agosto 2018
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Impressioni di viaggio 22/31 agosto 2018 Avendo avuto il piacere di conoscere Don Maurizio in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anniversario del nostro matrimonio, io e Paola siamo venuti a conoscenza delle iniziative turistiche da Lui promosse e in particolare dello splendido viaggio che intendeva fare visitando alcuni Monasteri in Carelia, a parer suo di una bellezza sconvolgente. La notizia ci ha subito coinvolto, suscitando in noi un interesse profondo misto a un desiderio inarrestabile di una spontanea partecipazione al viaggio. E così fu !!! Superate tutte le formalità di Visti, fotografie su sfondo bianco, biglietti aerei, quantità del bagaglio, informazioni sanitarie, qualità del vitto, degli alberghi, previsioni sul tempo e sul modo di vestirsi ecc, ecc, in men che non si dica ci siamo trovati a mattinata inoltrata all’aeroporto di Milano Malpensa il 22 agosto dell’anno D:S: 2018. Il gruppo prevalentemente formato da Parrocchiani di Don Maurizio, si era incrementato con la presenza nostra e di altre persone desiderose di esplorare nuove parti della sconfinata nazione russa, il paese più grande del mondo. La prima tappa del lungo viaggio è stata la città di San Pietroburgo con tutte la sue meravigliose opere d’arte; subito dopo l’arrivo in un ottimo albergo dove per inciso, ci hanno ritirato i passaporti che abbiamo rivisto solo prima di partire, tutti felici e desiderosi di vedere ogni cosa, ci siamo immersi, accompagnati dalla nostra guida nella grandiosa Nevsky Prospekt, i Champs-Elyseés di San Pietroburgo, e con questo ho detto tutto!! Dobbiamo però fare alcune premesse doverose; innanzitutto è stata la capacità di comunicazione di Don Maurizio a far nascere tra i partecipanti un’atmosfera di viva cordialità e simpatia che è perdurata per tutto il Tour; ed ancora devo ricordare la fortunata combinazione di essere stati accompagnati per tutto il viaggio, da “Nico” guida stupenda, colta, esperta del territorio, mirabile conoscitore del russo, in una parola il meglio che si possa avere per apprezzare e conoscere luoghi nuovi. A integrare la già esperta guida “italiana”, all’aeroporto “Pulkovo“ abbiamo incontrato la guida “russa” nelle vesti di una giovane signora dall’aspetto severo ma molto preparata culturalmente e con una padronanza della lingua italiana non comune. La maestosa città di San Pietroburgo, fondata da Pietro il Grande, città che definirei la Parigi della Russia, ci ha meravigliato non poco a confronto con l’allora Leningrado da noi visitata nel lontano 1990. Allora, tutti i palazzi, i monumenti, le chiese, i quartieri, le strade, gli abitanti sembravano ricoperti di una patina grigia come una velatura che si forma col tempo sugli oggetti alterandone l’aspetto. Oggi è tutto diverso, tutto è ripristinato, recuperato, ripulito, ristrutturato. La tappa a San Pietroburgo oltre ad essere una sosta obbligata per poter poi proseguire verso i Monasteri della Carelia, è servita a noi viaggiatori ad avere un’immagine di una città splendente di colori e di luci. Abbiamo visitato quasi tutti i monumenti che San Pietroburgo offre ai turisti nel loro splendore
originario; ne cito solo i più significativi, dal palazzo dell’Ermitage alla cattedrale di Sant’Isacco, dal Museo Russo alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dalla Chiesa sul sangue versato alla cattedrale di Nostra Signora di Kazan, per non parlare dei superbi ponti sulla Neva e sulla Fontanka, gioielli di ingegneria e di indicibile architettura. Abbiamo percorso la imperiale Nevskiy Prospekt a bordo di un moderno filobus dove salendo c’era ad attenderci una ben nutrita bigliettaia, che prontamente ha dispensato biglietti a tutto il gruppo; ma ciò che più ricordiamo con grande soddisfazione, è certamente la gita non prevista nel programma, sul bateau mouche , lungo la Neva e sui canali interni. Potremmo continuare ancora per molto a narrare le meraviglie della Città Imperiale, ma questa breve visita ci ha donato uno spaccato lussureggiante di colori e pieno di emozioni, rendendoci quasi attivi spettatori di un tempo passato dove assumeva un ruolo fondamentale l’appartenenza a una classe sociale qualificata!! Ma non possiamo lasciare la parte storica del viaggio, senza ricordare brevemente il tour a Puskin per ammirare lo sfarzoso palazzo imperiale di Tsarskoe Selo, progettato dall’architetto italiano Rastrelli per la Zarina Elisabetta. Un tripudio di colori bianco azzurro e oro, di stucchi capitelli fregi ferri battuti, splendenti e luccicanti, il tutto sormontato da timpani con le insegne imperiali. Permettetemi solo un breve flash, citando ancora la Cattedrale di San Nicola che conserva la famosa icona raffigurante “ La Vergine dalle tre mani” icona legata alla vicenda dell’iconoclastia e alla figura del teologo Giovanni Damasceno, ed anche ripensando ai colori bianco e azzurro della Cattedrale di Smolnyj con i vicini edifici del convento, e da ultimo l’insolita Chiesa Di Cesme con la sua fantasiosa facciata color terra di Siena e decorata da sottili modanature verticali bianche. Ed eccoci tutti disposti in fila ordinata sulla banchina di una delle stazioni ferroviarie di San Pietroburgo, ansiosi di salire sul treno cuccette che ci porterà a Kem cittadina nel nord della Carelia adagiata sulle rive del Mar Bianco. Il trasferimento su vagoni delle ferrovie sovietiche.. simili ai nostri vagoni- cuccette degli anni novanta, si protrae per ben 13 ore ad una andatura di circa 70 km. orari. All’arrivo ci attende un nuovo trasferimento in nave di due ore per raggiungere le Incontaminate isole Solovky, la prima tappa veramente eccezionale del nostro itinerario. Siamo nella Russia europea settentrionale e precisamente nelle remote isole del Mar Bianco che furono definite da Solzhenitsyn nel suo libro “Arcipelago Gulag” come un luogo talmente remoto che un urlo non sarebbe stato udito da nessuno; infatti le isole Solovky furono trasformate da Stalin in uno dei campi di prigionia più terribili dell’exUnione Sovietica. Il cielo è plumbeo, scende una leggera pioggerellina, per le strade sterrate non si vede nessuno, .. sembra di essere arrivati in un luogo abbandonato dimenticato da “Dio”….,ma voltando lo sguardo ecco comparire maestoso, imponente, superbo..nelle forme, il grande Monastero con le sue cupole sormontate dalla Croce ortodossa russa, tutto circondato da possenti mura, quasi fossero state erette per difendere un prezioso gioiello; a noi si avvicina in maniera “soft” la guida locale che ci accompagna all’albergo, deliziosa costruzione in legno a più padiglioni..con ampie e spaziose camere. Ci abbandoniamo a un meritato riposo, pronti per la mattina successiva ad iniziare il gran tour sull’isola.Entriamo nel Cremlino (in russo fortezza) e superato
un ampio cortile ci avviamo versoLa Cattedrale della Trasfigurazione, il capolavoro dell’intero complesso.Al piano superiore dell’edificio si trova il refettorio, collegato agli altri edifici da corridoi coperti; accanto si erge la Chiesa dell’Assunzione attualmente in restauro come del resto tutto il complesso monastico dopo il ritorno nello stesso, delle reliquie dei Santi fondatori Zosima, Savvaty e Herman. Siamo nell’anno 1992.Non è mancata certo, la visita alla prigione, usata per punire chi si era macchiato di un delitto contro lo Stato; le punizioni somministrate erano durissime e venivano riservate ai prigionieri “ segreti “ che arrivavano accompagnati solo da un documento nel quale si specificava come trattarli. Siamo rimasti veramente molto scioccati della narrazione fatta dalla guida, che quasi involontariamente si compiaceva di descrivere i dettagli più macabri!! Certamente ogni tipo di rivoluzione sia essa più o meno cruenta, porta con sè conseguenze molto dolorose e destabilizzanti per coloro che la subiscono, lasciando dietro di sé ingiustizie, soprusi e soprattutto privando gli individui del bene supremo “ la libertà “. Riprendiamo il viaggio verso sud in direzione dei Grandi Laghi Onega e Ladoga, quest’ultimo il più esteso d’Europa e ci immergiamo nella grandiosa foresta di abeti rossi e betulle ricca di fiumi pescosi, paradiso ideale per gli appassionati di pesca e di escursioni in canoa; la Carelia è costituita prevalentemente da estese foreste e numerosi laghi. Prima di arrivare a Petrozavodsk la città più importante della Carelia, facciamo una breve sosta lungo il Canale Belomorsky voluto da Stalin per mettere in comunicazione il Mar Bianco con i Grandi Laghi. Il Canale fu realizzato dai detenuti del Gulag delle Solovki, costretti a fatiche inenarrabili lavorando a mani nude senza l’ausilio di macchine. Mentre stavamo guardando le chiuse del Canale armati di macchine fotografiche, un - militare di guardia si avvicina con fare minaccioso, tenendo ben stretto fra le mani un kalashnikov, agitandolo verso il gruppo, con il chiaro intento di proibirci qualsiasi scatto con la macchina fotografica. Petrozavodsk adagiata in una baia del vasto Lago Onega è il punto ideale di partenza per visitare durante il periodo estivo, l’isola di Kizhi con i suoi monasteri, e il Monastero di Valaam. Il suo nome ( fabbrica di Pietro ) si riferisce alla fabbrica di armi fatta costruire da Pietro il Grande nel 1703. Tuttavia la città al giorno d’oggi non è una brutta città industriale come potrebbe far credere il suo passato, ma è ricca di giardini che circondano eleganti edifici neoclassici e anche edifici tipici del Regime, ed è anche punto di partenza dei collegamenti con la vicina Finlandia. Un datato aliscafo a forma di siluro, ci trasferisce..alla velocità di un bolide, sulla lunga e stretta verdeggiante isola di Kizhi, nelle prime ore del mattino di un giorno in cui il sole e il cielo azzurro offrivano ai turisti colori e ombre inenarrabili. Arrivando a Kizhi di gran lunga la più visitata tra le 1600 isolette che punteggiano il Lago Onega, appare la magnifica Chiesa della Trasfigurazione, uno degli edifici in legno più caratteristici di tutta la Russia. Incoronata da trenta cupole in miniatura la magnifica Chiesa è l’indiscussa protagonista della riserva- museo di Kizhi. Nell’ammirare le cupole in miniatura, viene spontaneo paragonare la loro forma a una “ cipolla “, ma non è assolutamente vero, perché il significato simbolico della loro forma è quello di rappresentare una candela
accesa che lentamente brucia consumandosi e formando con la cera liquefatta una sorta di corona attorno al cero. Purtroppo la bellezza del Monastero si è limitata ad essere apprezzata soltanto all’esterno, poiché l’intero complesso è oggetto di restauri in corso che dovrebbero terminare entro Il 2020. Il verde intenso del paesaggio, la presenza di costruzioni in legno riccamente decorate, Il piccolo mulino a vento posizionato su una piattaforma girevole che si sposta secondo la direzione del vento, la presenza di uomini che intagliano il legno, di giovani donne in costume locale, di una capanna in legno adibita a sauna detta “banya nera” per il fatto di essere sprovvista di un camino che permettesse la fuoriuscita del fumo della stufa, tutte queste caratteristiche rendono l’sola di Kizhi in una giornata di pieno sole e con una temperatura gradevole, un luogo ideale per ritemprare lo spirito ringraziando il SIGNORE per tutte le ore che ci concede di essere presenti nel Suo Creato. Siamo nuovamente su un aliscafo che sfreccia non più sul lago Onega ma sul lago più esteso d’Europa, l’immenso Ladoga solcato anche da navi da crociera provenienti da Mosca o da San Pietroburgo. Dopo un’ora circa di navigazione sbarchiamo sull’isola principale del- l’arcipelago a Valaam, sulla quale sorge il Monastero della Trasfigurazione. Verso la fine del XIV secolo venne fondato in questa zona un Monastero con il duplice Ruolo di luogo di culto e di fortezza contro gli invasori svedesi, che nel 1611 lo rasero completamente al suolo. Ricostruito nel XVIII secolo grazie ad una donazione di Pietro il Grande, nel 1754 il Monastero fu devastato da un incendio; nel corso del XIX secolo Valaam divenne uno dei primi “skete”, una sorta di via di mezzo tra un eremo e un Monastero, dove i novizi potevano ritirarsi in preghiera e fare tesoro dell’esperienza dei monaci anziani. Oggi ospita una comunità religiosa formata da circa 200 monaci. La possente costruzione dalle pareti color terra di Siena, sormontata da cupole azzurre e da un alto campanile a tre ordini di archi sovrapposti, giustifica l’importanza del monastero come luogo sacro per i fedeli di rito Ortodosso, meta di grandi pellegrinaggi pro- venienti da tutta la Russia. Camminando fra gli edifici monastici abbiamo avvertito una spiritualità e religiosità nei pellegrini che in raccoglimento e in silenzio si muovevano da un luogo all’altro. Tre Monasteri Solovki, Khizi, Valaam, tre costruzioni diverse, tre paesaggi diversi, ma tutti e tre espressioni di una ricerca di spiritualità totale e assolutamente rivolta aduna comune esaltazione della creazione. La ricerca del silenzio, della solitudine, del distacco completo dai beni materiali da parte dei Monaci, ci lascia stupefatti quasi incapaci di trovare una motivazione della scelta di una vita durissima priva di conforti materiali, vita dedicata unicamente alla ricerca del soprannaturale. Non si può lasciare la Russia senza fare una breve riflessione sul significato delle Icone. L’Icona è una raffigurazione sacra dipinta su tavola, prodotta nell’ambito della cultura Cristiano bizantina e slava. Il termine Icona deriva dal greco e significa immagine. Non mi dilungo ulteriormente nella spiegazione che richiederebbe un vero e proprio trattato, ma voglio solo ricordare le superbe Icone conservate nel Museo russo dai colori chiari con figure dai contorni ben definiti e volti delicati, le Icone incontrate nella Chiesa del Sangue versato, nei Monasteri in Carelia , tutte portatrici di un “ messaggio Teologico”,non facilmente
riscontrabile da semplici e comuni viaggiatori, ma magistralmente evidenziato e spiegato nei dettagli figurativi dalla profonda conoscenza di Don Maurizio.A proposito vorrei ricordare che sull’isola di Solovki nel gelido Mar Bianco, Don Maurizio Nella giornata dedicata al Signore, ha celebrato la Santa Messa, permettendo a noi “viandanti” di rispettare il precetto festivo. E’ stato un viaggio stupendo e particolare che ci ha rivelato una Russia sconosciuta e in particolar modo dalle grandi sorprese nel verdeggiante paesaggio della Carelia, terra sempre oggetto di contese fra la Svezia la Finlandia e l’Impero Russo, quest’ultimo ovvia- mente aggiudicatario finale. Fin dal primo incontro con gli altri partecipanti “ all’avventura” si è instaurato un rapporto di reciproca cordialità che è continuato fino al ritorno a Mal- pensa. Grazie grazie Don Maurizio per “ Tutto…” Adalberto Ferrari
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