Il welfare del futuro: quali prospettive di sostenibilità? - Marco Riva Coordinatore Finanza e Politiche Pubbliche Fondazione Rosselli - Camera di ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
1 Il welfare del futuro: quali prospettive di sostenibilità? L’innovazione sociale in Piemonte Camera di Commercio di Torino 4 luglio 2014 Marco Riva Coordinatore Finanza e Politiche Pubbliche Fondazione Rosselli
Squilibri finanziari e diseguaglianza 2 Ingredienti della crisi mondiale iniziata nel 2008: Boom creditizio (bolla subprime) Lack of Financial Education Il peso della finanza sull’economia reale
Economia reale VS Mercati finanziari 3 Ammontare di scambi tra valute 4.000.000.000.000 $ al giorno Ammontare scambi nell'economia reale 55.000.000.000 $ al giorno 1% Fonte: Frankfurter Allgemeine Zeitung
Squilibri finanziari e diseguaglianza 4 Ingredienti della crisi mondiale iniziata nel 2008: Boom creditizio (bolla subprime) Lack of Financial Education Il peso della finanza sull’economia reale Il ritorno dello Stato
Crisi e debito pubblico 5 La risposta dei governi alla crisi è stato un massiccio salvataggio del sistema finanziario con fondi pubblici Problemi: Deterioramento dei bilanci pubblici Aumento del debito pubblico La questione dell' “azzardo morale” (moral hazard)
Squilibri finanziari e diseguaglianza 9 Ingredienti della crisi mondiale iniziata nel 2008: Boom creditizio (bolla subprime) Lack of Financial Education Il peso della finanza sull’economia reale Il ritorno dello Stato La velocità delle trasformazioni
La velocità delle trasformazioni 10 Ci sono voluti circa 154 anni per raddoppiare il reddito procapite nell’Inghilterra del 18° secolo (dal 1700 al 1850) Ci sono voluti poco più di 50 per Stati Uniti e Germania della metà del 19° secolo (1830-1880) Ci sono voluti 10 anni alla Corea del XX secolo Dal 2007 al 2010 il reddito procapite delle grandi città cinesi è passato dal 20% di quelle americane al 37%. Nello stesso triennio il reddito procapite delle città latino americane è passato dal 26% al 37% di quello delle città europee
Squilibri finanziari e diseguaglianza 11 Ingredienti della crisi mondiale iniziata nel 2008: Boom creditizio (bolla subprime) Lack of Financial Education Il peso della finanza sull’economia reale Il ritorno dello Stato La velocità delle trasformazioni Crescente diseguaglianza nella distribuzione del reddito Impoverimento del ceto medio Crescita dell’indebitamento delle famiglie
La distribuzione del reddito e della ricchezza 12
Il declino del ceto medio 13
16 luglio 2011 Sull’orlo Perché la crisi dell’euro è solo peggiorata di molto 14
1 ottobre 2011 Fino a quando i politici fanno davvero qualcosa per l’economia mondiale … Abbiate paura 15
9 giugno 2012 L’economia mondiale Per favore Sig.ra Merkel, possiamo accendere i motori adesso? 16
16 febbraio 2013 Chi può salvare l’Italia? 17
10 settembre 2011 In cerca di lavoro America, Europa e la generazione perduta 18
22 gennaio 2011 I ricchi e il resto del mondo 19
26 aprile 2014 Un miliardo di sfumature di grigio 20
9 aprile 2011 A 70 anni o falliti! Perché l’età di pensionamento deve salire 21
La crisi è strutturale 22 Le questioni da affrontare sono molte fra cui: invecchiamento progressivo dei paesi occidentali scarsità delle risorse distribuzione dei redditi all’interno dei paesi e fra paesi sviluppati e non crescita? La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l'altro rappresenta l'opportunità. John Fitzgerald Kennedy, Discorso a Indianapolis, 1959
Cosa è cambiato? 23
Overpopulation 24 OGNI ANNO OGGI 1800 1920 2050 1920 1960 31 ottobre 2011
Overpopulation 25 Una persona nata nel 1950, all’età di 80 anni avrà visto la popolazione mondiale triplicare
Overpopulation 26
Welfare: è ancora possibile? 27 Il welfare contraddistingue il tessuto culturale e l’architettura istituzionale EU Nasce in Germania circa 100 anni fa: introduzione dell’assicurazione obbligatoria contro la malattia, gli infortuni e la vecchiaia Originariamente viene concepito per rispondere ai problemi posti dalla rivoluzione industriale e dal venir meno delle reti familiari delle società contadine Welfare ha dato notevole contributo allo sviluppo dell’economia europea, garantendo più elevati livelli di benessere, una più equa ripartizione della ricchezza e la formazione di una solida classe media.
Alcuni dati... 28 La spesa pubblica per la protezione sociale – che comprende previdenza, sanità e assistenza – assorbe mediamente in Europa il 27% del prodotto lordo, contro il 16% degli Stati Uniti, il 17% del Canada e il 18% del Giappone. Tradotto in termini pro capite, questo significa che l’Europa spende mediamente per ogni abitante il 21% in più degli altri maggiori paesi OCSE.
Alcuni dati... 29 13 punti di maggiore pressione fiscale che separano l’Europa dall’economia americana: l’85% di questa differenza è conseguenza delle maggiori spese per le prestazioni assistenziali. Il welfare europeo vale il 58% del welfare mondiale, nonostante gli europei siano solo l’8% della popolazione mondiale.
Una spesa insostenibile: sanità 30 Es. assistenza sanitaria, la cui incidenza sul prodotto lordo è quasi triplicata nel corso degli ultimi 50 anni in UE, portandosi vicino alla soglia del 9% del PIL. Fonte: Eurostat Fonte: OCSE
Una spesa insostenibile: pensioni 31
3 cause principali 32 1. Benessere economico diversi studi hanno dimostrato che la domanda di assistenza tende a crescere più che proporzionalmente rispetto alla crescita del Pil, esercitando così una pressione via via maggiore sulle finanze pubbliche secondo le stime effettuate dall’OCSE, un incremento dell’1% del reddito pro capite determina in Europa un incremento di oltre un punto percentuale della spesa per la tutela della salute. 2. Progresso scientifico il progresso scientifico e tecnologico ha ampliato notevolmente le possibilità di intervento, in particolare in campo sanitario. La sanità è uno dei pochi settori in cui le innovazioni, consentendo di trattare un numero maggiore di patologie o prestazioni migliori, determinano un aumento, anziché una diminuzione, dei costi medi di produzione. 3. Invecchiamento demografico
Invecchiamento demografico 33 La sproporzione tra popolazione europea (8%) e peso del welfare è destinata a crescere: fra 30 anni la popolazione europea rappresenterà solo il 4% di quella globale In EU su 500 milioni di persone solo 75 milioni hanno meno di 25 anni In Italia gli ultrasessantenni sono passati dal 3% degli anni ‘90 al 6% del 2010 e arriveranno ad essere il 7% nel 2020 (circa 4,5 milioni di persone) La quota di anziani assistiti in strutture residenziali in Italia è oggi del 2%, contro Belgio al 8,1%, Svezia al 7,5%, la Francia al 6.3 e l’Inghilterra al 5,1% Circa 1/5 degli anziani che vive oggi in famiglia è affetto da gravi disabilità e che oltre il 67% soffre di almeno una patologia cronica Il tutto è aggravato da un contesto che vede famiglie sempre più piccole, che faticano a far scattare il tradizionale sistema di “welfare familiare”
Invecchiamento demografico In Italia l’età media degli uomini è passata da 77,2 nel 2001 a 79,8 nel 2012. In IT ogni 5 anni l’età media aumenta di 1 anno In UE l’età media degli uomini è passata da 74,5 nel 2002 a 77,5 nel 2012 In UE ogni 5 anni l’età media aumenta di 1,5 anni
Invecchiamento demografico 35 OCSE: Pension at a glance 2013
Old dependency ratio 36 Popolazione inattiva in età 65+ in rapporto agli occupati 15-64 (European Commission Ageing Report 2012)
Le disabilità in Italia 37 La progressione della disabilità in Italia (Stime Censis, 2010 – 2040)
Modelli di welfare 38 1. il modello socialdemocratico dei paesi scandinavi: universalità delle prestazioni, elevato livello della spesa pubblica e incisività degli effetti redistributivi, dato il rilevante contributo della fiscalità generale alla copertura dei costi; 2. il modello selettivo dei paesi anglosassoni, che prevede l’erogazione dei servizi differenziati sulla base di una verifica delle condizioni economiche e patrimoniali degli utenti; 3. il modello corporativo, tipico dei paesi dell’Europa centrale, centrato sui contributi versati ai fondi e alle casse mutue professionali; 4. il modello mediterraneo, che si caratterizza per il fatto di essere prevalentemente rivolto alla copertura dei rischi connessi con l’invecchiamento e per il minore impatto redistributivo dei programmi.
Un mondo che non c’è più... 39 Il welfare è stato concepito in un contesto caratterizzato da: scarsa incidenza della popolazione anziana elevati tassi di sviluppo stabilità dei rapporti di lavoro minore pressione concorrenziale “il sistema di welfare presuppone il superamento di ogni forma di discriminazione, perché la sua esistenza poggia su un patto di solidarietà tra le varie categorie economiche, tra le diverse realtà territoriali, tra le generazioni presenti e quelle future. Patto la cui salvaguardia impone al sistema di adeguarsi alle trasformazioni dell’economia e della società, pena il venir meno della sua funzione originaria: il sostegno a chi si trova davvero in una situazione di bisogno” (Prof. Monorchio)
Nuove tensioni sociali 40 tensione tra flessibilità del lavoro richiesta dalle imprese e domanda di prospettive stabili di reddito e occupazione delle persone precarietà del lavoro per i giovani e obsolescenza delle qualifiche per i lavoratori anziani polarizzazione nella distribuzione del reddito e fenomeno dei lavoratori poveri peso crescente che ricade sulla famiglia come ammortizzatore delle cadute di reddito dei suoi componenti difficoltà per i giovani nel formare nuove famiglie stress finanziario sui sistemi pensionistici e sanitari derivante dai processi di invecchiamento problematiche della non autosufficienza che, con l’invecchiamento, investono una quota crescente della popolazione nuovi rischi di povertà che derivano dai fenomeni indicati processi integrazione dell’immigrazione
Nuove tensioni sociali 41 Premesse dei modelli di Trasformazioni socio- Nuove sfide per i welfare state welfare state (anni’50-’60) economiche(anni ’70-’80) maturi Economia in rapida crescita Sviluppo lento o nullo Contenimento dei costi Instabilità del lavoro, Società industriale Società post-industriale flessibilità forme di impiego, nuovi “ammortizzatori sociali” Partecipazione femminile al Servizi alla famiglia, Stabilità familiare e divisione lavoro e ridefinizione dei conciliazione tra lavoro e di genere del lavoro rapporti di genere; aumento riproduzione sociale della instabilità familiare Invecchiamento della Contenimento dei costi Strutture demografiche in popolazione (tassi di fecondità pensionistici e sanitari; relativo equilibrio bassi e elevate speranze di protezione sociale per gli vita); immigrazione immigrati Ridefinizione degli standard di “Rivoluzione delle aspettative Aspettative morigerate e stabili prestazione; risposte crescenti” (più istruzione, più di protezione sociale differenziate a bisogni salute e prevenzione, ecc.) differenziati Integrazione europea, Adattamento alle nuove Solidità e centralità dello globalizzazione dei mercati, condizioni “aperte” di società Stato-nazione internazionalizzazione ed economie Prof.ssa S. Lucciarini, Università La Sapienza
Altri due elementi di preoccupazione 42 1. Proiezione al futuro della spesa 2. L’impatto sulla finanza locale
Proiezione della spesa al 2060 Con scenari "baseline" 2010 2060 var. Italia Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 20,52% 26,69% 6,17% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 22,40% 28,64% 6,24% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 58,34% 67,29% 8,95% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 63,69% 72,20% 8,50% Fonte: N. Salerno, Costruire il welfare di domani, in “II Francia Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 22,83% 27,34% 4,51% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 25,07% 29,37% 4,30% Rapporto Finanza Pubblica”, Fondazione Rosselli Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 55,51% 63,56% 8,04% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 60,96% 68,27% 7,31% Germania Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 19,24% 29,85% 10,61% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 20,70% 31,76% 11,06% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 41,34% 61,85% 20,51% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 44,48% 65,80% 21,32% Spagna Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 14,83% 21,94% 7,11% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 18,41% 23,59% 5,18% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 35,35% 54,26% 18,91% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 43,88% 58,33% 14,45% Regno Unito Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 19,90% 26,16% 6,26% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 21,39% 27,49% 6,10% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 38,96% 51,62% 12,66% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 41,87% 54,24% 12,37% Stati Uniti Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 11,91% 30,43% 18,52% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 13,15% 32,03% 18,88% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 21,70% 41,18% 19,48% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 23,95% 43,35% 19,40% Per gli Us la spesa sanitaria è quella dell'assistenza M edicare, M edicaid e CH IP
Proiezione della spesa al 2060 Con scenari "alti" 2010 2060 var. Italia Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 20,52% 35,87% 15,35% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 22,40% 38,49% 16,09% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 58,34% 76,47% 18,12% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 63,69% 82,04% 18,35% Fonte: N. Salerno, Costruire il welfare di domani, in “II Francia Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 22,83% 42,45% 19,62% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 25,07% 45,60% 20,53% Rapporto Finanza Pubblica”, Fondazione Rosselli Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 55,51% 78,66% 23,15% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 60,96% 84,50% 23,54% Germania Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 19,24% 41,07% 21,84% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 20,70% 43,70% 23,00% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 41,34% 73,07% 31,74% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 44,48% 77,74% 33,26% Spagna Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 14,83% 29,02% 14,18% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 18,41% 31,20% 12,79% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 35,35% 61,34% 25,98% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 43,88% 65,94% 22,06% Regno Unito Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 19,90% 32,53% 12,62% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 21,39% 34,18% 12,79% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 38,96% 57,98% 19,03% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 41,87% 60,93% 19,05% Stati Uniti Peso Paygo sanitario per attivo/Pil pro-capite 11,91% 33,86% 21,95% Peso Paygo sanitario per occupato/Pil procapite 13,15% 35,64% 22,49% Peso Paygo complessivo per attivo/Pil pro-capite 21,70% 44,61% 22,92% Peso Paygo complessivo per occupato/Pil pro-capite 23,95% 46,96% 23,01% Per gli Us la spesda sanitaria è quella dell'assistenza M edicare, M edicaid e CH IP
Il peso sulla finanza locale 45 Se pensiamo ai servizi offerti che coinvolgono anziani, persone con problemi di salute e/o non autosufficienti, disabili fisici e psichici, bambini, minori, persone in gravi condizioni sociali ed economiche, housing sociale... Il 70% dei servizi è in capo alle amministrazioni comunali. Sul welfare locale pesano i tagli delle fonti di finanziamento statale, che sono stati drastici: le risorse sono passate dai 2,1 miliardi del 2008 ai 0,55 miliardi di euro del 2011 (- 74%), Totale azzeramento di alcuni fondi (politiche giovanili, inclusione degli immigrati, pari opportunità, non autosufficienza) e la riduzione del Fondo per le politiche sociali, passato da 930 a 43 milioni di euro. Situazione che a queste condizioni tenderanno ancora ad aggravarsi. Già oggi un anziano che percepisce una pensione media non è in grado di sostenere economicamente la retta di una residenza socio-assistenziale; tra poco meno di cinquant’anni, come stimato da una ricerca dell’Università di Bologna e della Fondazione Unipolis, il 31% degli anziani percepirà una pensione da lavoro inferiore all’assegno sociale (oggi la percentuale è pari all’8%). Terzo settore in grave crisi
Il peso sulla finanza locale 46 Utenti dei servizi sociali nell’area metropolitana torinese 60000 50000 40000 Bambini 30000 Adulti Anziani 20000 10000 0 2001 2006 2012 Rapporto “Giorgio Rota” 2014
Fondi statali di carattere sociale 47 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Fondo politiche della famiglia 346,5 186,6 185,3 51,5 32 19,8 21,2 21,4 Fondo pari opportunità 64,4 30 3,3 17,2 10,5 10,8 11,6 11,7 Fondo politiche giovanili 137,4 79,8 94,1 12,8 8,2 6,2 6,9 6,7 Fondi infanzia e adolescenza 43,9 43,9 40 39,2 40 39,6 39,4 38,8 Fondo per le politiche sociali 929,3 583,9 435,3 274 70 344 43,9 43,3 Fondo non autosufficienti 300 400 400 0 0 275 0 0 Fondo affitto 205,6 161,8 143,8 32,9 0 0 0 0 Fondo inclusione immigrati 100 0 0 0 0 0 0 0 Fondo servizi infanzia 100 100 0 0 0 0 0 0 Fondo servizio civile 299,6 171,4 170,3 111 68,8 71,2 76,3 77 TOTALE 2.526 1.757 1.472 538 229 767 199 199 Fonte: AUSER, VI Rapporto Enti Locali e Terzo settore
Il contributo richiesto alle Amministrazioni locali 48 Investimenti fissi lordi per la protezione sociale delle Amministrazioni locali Milioni di euro Elaborazione dati Istat
Un sistema che va ripensato... 49 1. Tagli agli sprechi, non sul disagio delle persone 2. Sussidiarietà
Dal Welfare State alla Welfare Society 50 Nella welfare society è l’intera società, e non solo lo stato, che deve farsi carico del benessere dei suoi cittadini. Sussidiarietà circolare: interazione tra Stato, mondo economico (imprese) e società civile (con le sue organizzazioni.. volontariato, cooperazione, terzo settore...)
Dal Welfare State alla Welfare Society 51 “L’idea della sussidiarietà circolare è tutta qui: le tre sfere devono poter trovare modi di interazione sistematica (cioè non estemporanea) sia nel momento in cui si progettano gli interventi che si ritiene di porre in campo sia per assicurarne la gestione. Il vantaggio di passare alla welfare society sta nella possibilità di superare le due aporie del welfare state. Innanzitutto, con questo modello sarebbe possibile reperire le risorse necessarie dal mondo delle imprese. Quando si dice “mancano le risorse” ci si sta riferendo a quelle pubbliche, non a quelle private, che al contrario, sono ben presenti. Il punto è che sinora nessuno ha pensato di attingere alle risorse provenienti dal mondo delle imprese for profit per incanalarle verso la fornitura di servizi di welfare. In secondo luogo, la presenza dell’ente pubblico diventa fondamentale all’interno di questo meccanismo, in quanto esso deve vigilare per garantire l’universalismo. Il pericolo dell’esclusione di alcuni gruppi sociali dalla fruizione dei servizi deve essere sempre tenuto presente. Il mondo della società civile o terzo settore occupa un posto speciale nella triangolazione in quanto portatore di conoscenze specifiche.” (Stefano Zamagni)
Dal Welfare State alla Welfare Society 52 Sussidiarietà significa anche corresponsabilizzazione dei cittadini e delle forze della società civile “La Pubblica Amministrazione non può più avere il monopolio decisionale sugli interventi, deve agire invece da regolatore intelligente, guidando sistemi decisionali complessi in cui operatori, e soprattutto cittadini-utenti, sappiano (e debbano) giocare la loro parte: il pubblico deve passare da erogatore dei servizi (diretto od indiretto) ad abilitatore, da programmatore dei servizi a controllore e valutatore, da finanziatore esclusivo e condizionante a moltiplicatore delle risorse private secondo logiche di meritocrazia.” (Marco Nicolai)
Un sistema che va ripensato... 53 1. Tagli agli sprechi, non sul disagio delle persone 2. Sussidiarietà 3. Innovazione del terzo settore: smart city
Innovazione del terzo settore 54 La Commissione Europea ha stimato che "l'economia sociale rappresenta il 10% di tutte le imprese europee, vale a dire 2 milioni di imprese o il 6% dei posti di lavoro totali" In Italia dall’ultimo censimento risulta che il no profit sia raddoppiato passando da circa 235 mila enti del 2001 ai 470 mila del 2011.
Innovazione del terzo settore 55 Per il 2013 come prevede l’andamento delle entrate derivanti da contributi, convenzioni, rapporti con la Pubblica Amministrazione? Campione: 250 cooperative sociali + 250 associazioni Osservatorio Ubibanca su Finanza e Terzo Settore
Innovazione del terzo settore 56 Ritiene che l’ìndebitamento con le banche nei prossimi tre anni: Campione: 250 cooperative sociali + 250 associazioni Osservatorio Ubibanca su Finanza e Terzo Settore
Innovazione del terzo settore 57 Perché è così difficile fare innovazione? Servono Servono idee Servono capitali alleanze Servono professionalità Serve governance Servono persone
Un sistema che va ripensato... 58 1. Tagli agli sprechi, non sul disagio delle persone 2. Sussidiarietà 3. Innovazione del terzo settore: smart city 4. Governance enti locali
Governance e regole 59 Governance e quadro regolatorio degli enti locali devono essere ripensati come condizioni o leve abilitanti l’innovazione anche in campo welfare: regole del Pattodi Stabilità interno organi di vigilanza e di controllo l’ adeguatezza organizzativa e professionale dei soggetti pubblici (attività di funding) problematiche relative alla strutturazione di partnership tra contesto privato e pubblico progettazione di sistemi di supporto alle decisioni (DSS).
Governance e regole 60 Elaborazione di
Un sistema che va ripensato... 61 1. Tagli agli sprechi, non sul disagio delle persone 2. Sussidiarietà 3. Innovazione del terzo settore: smart city 4. Governance enti locali 5. Finanza innovativa
Social Investment Package 62 Nel settore sociale, gli Stati membri non fanno sufficientemente ricorso a formule di finanziamento innovative, anche facendo appello al settore privato e all'ingegneria finanziaria mediante strumenti come la microfinanza, le garanzie sostenute da politiche e alle obbligazioni di investimenti sociali, che dovrebbero permettere di realizzare economie di bilancio. Social Investment Package, COM 2013/83 del 20.02.2013 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2013:0083:FIN:it:PDF
Social Investment Package 63 Stimolare il finanziamento degli investimenti sociali: attraverso i fondi strutturali, in particolare l'FSE, ma potendo essere usati nuovi strumenti di finanziamento che dovrebbero essere sfruttati per facilitare il risanamento di bilancio mediante un maggiore coinvolgimento dei finanziamenti privati Favorire l'accesso delle imprese sociali al finanziamento – I fondi per l'imprenditoria sociale europea: le imprese sociali devono poter accedere più facilmente ai fondi privati, che contribuiscono al finanziamento delle loro attività e permettono loro di svilupparsi Studiare le possibilità di ricorrere a nuovi strumenti finanziari: nel settore degli investimenti sociali, i finanziamenti innovativi provenienti dal settore privato e dal terzo settore sono indispensabili per integrare lo sforzo pubblico Obbligazioni a impatto sociale: le obbligazioni a impatto sociale, che favoriscono la partecipazione di capitali privati al finanziamento di programmi sociali in cambio di vantaggi finanziari ottenuti presso il settore pubblico se il programma ottiene risultati sociali positivi, sono piste da esplorare tra le altre
...dal fondo perduto a prodotti revolving... 64 schemi di partenariato pubblico-privato (PPP) e project finance (PF) imposte di scopo leasing o contratti assimilabili emissioni obbligazionarie di Stato, Regioni, Province e Comuni e/o project bond fondi immobiliari fondi infrastrutturali fondi di private equity microcredito cloud o crowd funding schemi alternativi di utilizzo dei fondi strutturali della Commissione europea (smart city) Social impact bond
Alcuni esempi: PPP in sanità 65 Numero progetti Valore progetti PPP % % PPP Sanità Sanità Regno Unito 190 36,3% 21.242 29,8% Canada 72 13,7% 16.532 23,2% Australia 14 2,7% 6.559 9,2% Italia 77 14,7% 6.162 8,6% Spagna 29 5,5% 3.094 4,3% Svezia 1 0,2% 1.400 2,0% Francia 20 3,8% 1.430 2,0% Altri Paesi 121 23,1% 14.825 20,8% Totale 524 100% 71.244 100% Fonte: elaborazioni su dati Finlombarda, Osservatorio sul project finance in Sanità, XI Rapporto valori in milioni di euro
Alcuni esempi: CrowdFunding 66 Logica bottom-up, con coinvolgimento dei cittadini per il sostegno di progetti a forte valenza sociale per il territorio 4 modelli: donation c.f., reward c.f., lending c.f., equity c.f. A oggi esistono 450 piattaforme di crowdfunding in tutto il mondo, di cui 191 negli Stati Uniti, 44 in UK, oltre 100 nel resto dell’Europa, in Italia 22. Si stima che la raccolta di fondi tramite crowdfunding abbia raggiunto i 3 miliardi di dollari nel 2012 nel mondo. in Italia sono stati proposti circa 30.000 progetti, pubblicati quasi 9.000, di cui il 28% con esito positivo. Il valore dei progetti finanziati si attesta attorno ai 13 milioni di euro.
Alcuni esempi: Venture Philanthropy 67 Elevato coinvolgimento | Creazione di una stretta relazione organizzativa tra ricevente e VP. Rafforzamento delle capacità organizzativa | Garantire una base operativa solida finanziando costi operativi e non singoli progetti. Strumenti finanziari ad-hoc | Ricorrere all’utilizzo di diversi strumenti finanziari, finanziamenti, bandi, capitale di debito o di equity, a seconda della necessità dell’organizzazione. Supporto non-finanziario | Fornire servizi a valore aggiunto come supporto in fase di pianificazione strategica e gestionale. Coinvolgimento all’interno di reti | Agevolare l’accesso a reti che possono rappresentare un valore aggiunto e complementare all’organizzazione. Performance measurement | Promuovere l’adozione di strumenti di business planning, di risultati misurabili, del raggiungimento di traguardi, di contabilità finanziaria e di trasparenza organizzativa. (Buckland et al., 2013)
Alcuni esempi: Social Impact Accelerator 68 SIA è il primo partenariato pubblico-privato paneuropeo a sostegno finanziario delle imprese sociali, lanciato nel maggio del 2013. Nasce su iniziativa di BEI (Banca europea per gli investimenti) e FEI (Fondo europeo per gli investimenti). Si tratta di un’iniziativa pilota che si propone di affrontare il crescente bisogno di disponibilità di capitale per sostenere le imprese sociali. Si configura come un fondo di fondi e si propone di mobilitare un importo iniziale di 60 milioni di euro di capitali per investimenti in fondi di impatto sociale. Crédit Coopératif e Deutsche Bank si sono uniti al gruppo BEI - FEI dando vita a una partnership pubblico-privato nel settore.
Le attività delle Regioni: alcuni esempi VALLE D’AOSTA LOMBARDIA 69 VENETO Prestiti sociali d’onore Fondo Jeremie FSE Fondo capitalizzazione EMILIA ROM. cooperative Fondo rotativo PIEMONTE FonCooper Fondo rotativo MARCHE cooperative Prestito d’onore regionale ABRUZZO LIGURIA Fondo microcredito FSE Prestito sull’onore UMBRIA Fondo microcredito MOLISE TOSCANA European Progress Garanzia Giovani Microfinance Toscana FSE PUGLIA LAZIO NIDI – Nuove iniziative Fondo di impresa microcredito CAMPANIA Fondo BASILICATA microcredito FSE Fondo di sostegno e garanzia FSE SARDEGNA Fondo microcredito FSE SICILIA Microcredito CALABRIA Fondo Garanzia famiglie siciliane Occupazione
...dal fondo perduto a prodotti revolving: punti di forza 70 Garantiscono un effetto di rotatività e quindi la sostenibilità nel medio-lungo periodo Possono essere modulati sulla base di un effetto leva finanziaria più o meno elevato (e quindi di addizionalità di risorse) rispetto alla tipologia di target e di fallimento di mercato Garantiscono un effetto leva professionale mutuando competenze dagli intermediari finanziari
...dal fondo perduto a prodotti revolving: criticità 71 Gap di competenze tecniche e di conoscenza Inadeguata programmazione degli interventi Troppa attenzione all’innovazione dello strumento finanziario invece che all’innovazione dell’iniziativa finanziata Tiraggio finanziario contenuto esito di un matching tra domanda e offerta inadeguato Tempi d’ingaggio dei partner privati lunghi e modalità di contrattualizzazione rigide Risk sharing poco performante Frammentazione e parcellizzazione delle iniziative: diseconomie e perdita delle economie di scala Scarso coordinamento istituzionale tra livello nazionale e livello locale Complessità e poche certezze del quadro regolamentare
Grazie 72 Marco Riva Coordinatore Finanza e Politiche Pubbliche marco.riva@fondazionerosselli.it
Puoi anche leggere