IL TRIDUO PASQUALE 2020 - Associazione di Evangelizzazione ...
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1 IL TRIDUO PASQUALE 2020 nel silenzio della propria casa e in famiglia Cari amici, abbiamo iniziato il nostro cammino quaresimale accompagnati dalla Parola delle 5 domeniche, per giungere preparati a vivere il triduo pasquale con uno spirito gioioso e sereno. Ci siamo invece improvvisamente ritrovati immersi in una tragica e tremenda epidemia che in poco tempo ha coinvolto il mondo intero. Improvvisamente ci ritroviamo costretti a stare chiusi in casa, di fronte a giornate interminabili, con tanto tempo davanti, che non eravamo abituati ad avere né a gestire. Improvvisamente ci siamo ritrovati a dover rinunciare a tanti programmi di evangelizzazione, a due missioni, ai nostri incontri con i gruppi del Vangelo, al Vieni & Vedi, all’incontro degli associati di giugno e tanto altro. Improvvisamente ci siamo ritrovati a non poterci più salutare, stringerci la mano, fino a non poterci più neanche vedere, incontrarci, condividere, per evitare di essere contagiati. Stare a casa! un imperativo per tutti. Amici, chi di noi, di fronte a questo cambiamento totale della nostra vita, di fronte a tanti colpiti dal virus, a tante morti, a tanta solitudine, non si è chiesto: perché, perché Signore? Nessuna risposta ma solo notizie di contagiati in aumento, morti in solitudine, medici e infermieri stremati, strumenti clinici scarsi e insufficienti per tutti. Che voglia di piangere! I messaggi Ws e FB corrono in questi giorni e sono un bel segno per tutti, perché ci si incoraggia e ci si sente vicini. Ma ancora: perché Signore?! No, non possiamo continuare a chiederci perché! La domanda da porci è un'altra: per cosa, cosa fare? Ai nostri legittimi perché risponderà il Signore, noi ora, da credenti, dobbiamo chiederci: cosa fare di questo tempo, di questo silenzio, di questa solitudine forzata? come utilizzare bene questo tempo, come guardare questo evento così terribile e distruttivo? Sono tante le risposte: mettere ordine in noi stessi e nelle cose che ci circondano; leggere libri lasciati in sospeso; progettare cosa fare dopo, come ricominciare; condividere i nostri pensieri, le nostre riflessioni, le nostre emozioni; dialogare con le persone di famiglia e ricolmare quei vuoti che spesso ci sono stati per mancanza di tempo o di voglia, ma adesso tempo ne abbiamo. Ma ciò che occorre soprattutto fare è pregare; non abbiamo avuto mai così tanto tempo per farlo. Pregare, imparare a “pregare con fede, perseveranza, coraggio”. E’ il momento della preghiera insistente, come Abramo, come Mosè, perché “il Signore non delude, prende il suo tempo, ma non delude”(Papa Francesco). E allora se pregare è la nostra forza vogliamo, in questo tempo di solitudine, prepararci insieme alla Pasqua ormai vicina vivendo,in una preghiera comune, il triduo Pasquale. Lo faremo nelle nostre case, con le nostre famiglie. Non potremo partecipare ai riti sacri nelle nostre parrocchie che sicuramente seguiremo attraverso le reti televisive, ma possiamo comunque vivere insieme questi tre giorni condividendo alcuni pensieri, riflessioni e preghiere. La Parola quotidiana delle settimane passate è stata molto forte e piena di speranza. Continuiamo a nutrirci di speranza e il Signore risponderà, perché a Pasqua tutto risorge, tutto sarà nuovo.
2 GIOVEDI’ SANTO “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv. 13,1) Dal Vangelo secondo Giovanni 17, 1-26 [1]Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. [2]Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. [3]Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. [4]Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. [5]E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. [6]Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. [7]Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, [8]perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato .[9]Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. [10]Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. [11]Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. [12]Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. [13]Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. [14]Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [15]Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.[16]Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [17]Consacrali nella verità. La tua parola è verità. [18]Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; [19]per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. [20]Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; [21]perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. [22]E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. [23]Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. [24]Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. [25]Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. [26]E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». Dopo la cena con i suoi, dopo aver condiviso con loro il pane e il vino, dopo aver lavato i loro piedi, dopo aver annunciato loro che tutto stava per compiersi, Gesù sente il bisogno di parlare con suo Padre, quel Padre che lui sta per glorificare. Ma non vuole parlare di sé al Padre ma dei suoi, di quelli che il Padre gli ha affidato e che lui, dopo averli amati e custoditi, ora deve lasciarli, per questo prega per loro. Sono parole che meritano di essere approfondite, nel silenzio, nella riflessione, nella preghiera. E’ la preghiera di Gesù fatta per noi e che noi dovremmo fare per ognuna delle persone che il Signore ci ha affidato. Ripercorriamo le parole di Gesù e facciamole entrare dentro di noi.
3 [1]Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. [2]Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. [3]Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. [4]Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. [5]E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. “Io ti ho glorificato sopra la terra, …” Gesù ha glorificato il Padre facendo fino in fondo la sua volontà, donando completamente se stesso. Qual è la volontà di Dio per noi in questo tempo particolarmente doloroso e pericoloso che stiamo vivendo? Come possiamo anche noi glorificare Dio in questo momento? [6]Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. [7]Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, [8]perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato .[9]Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. [10]Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. [11]Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. “le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte“…” donato, accolto, riconosciuto; in questo giorno solenne in cui tutto si è compiuto, riconosco e accolgo veramente il dono che Gesù è stato per me? Riesco a capire la profonda unità tra il Padre e Gesù e Gesù e me? Mi sento veramente “custodito”? [12]Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. [13]Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. [14]Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [15]Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno . “Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi”… Il maestro custodisce i suoi discepoli; mi sento un discepolo custodito nella scuola del maestro? Il frutto di questa custodia è la gioia? [16]Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. [17]Consacrali nella verità. La tua parola è verità. [18]Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; [19]per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. “Essi non sono del mondo…Consacrali nella verità…” Cosa vuol dire non essere del mondo? Mi sento nel mondo con uno spirito libero? Qual è il mio compito nel mondo? Quale compito il Signore mi ha affidato in questo tempo particolare di isolamento e privazione? [20]Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; [21]perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. [22]E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. [23]Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. “tutti siano una sola cosa…. perché il mondo creda che tu mi hai mandato…” Essere una cosa sola, perfetti nell’unità; mi sento così nella mia comunità? Se non è così cosa posso fare perché questo accada?
4 [24]Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. [25]Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. [26]E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». “io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro». Conoscere non è semplicemente un incontro casuale o superficiale tra due persone che qualche volta si incontrano; conoscere in questo vangelo significa entrare profondamente nella vita dell’altro, significa appartenersi senza riserve e nel pieno dono di sé l’uno per l’altro. E’ questa la conoscenza che noi abbiamo del Signore? E quando lo annunciamo come lo presentiamo perché gli altri possano conoscerlo, amarlo e seguirlo? Lo presentiamo come il Signore della gioia, della verità, dell’unità? PREGHIAMO Signore, in un tempo così difficile, di malattia, di morte, di isolamento, di solitudine, di cambiamenti, tu ci inviti alla preghiera e all’unità. Signore, ci sentiamo tanto provati, impotenti, fragili, indifesi, privati di ogni contatto fisico, privati dei nostri incontri, delle nostre missioni e ora anche dei nostri riti. La settimana più solenne, più sentita, più vissuta dell’anno non può essere condivisa con gli altri, con le nostre comunità, nelle nostre parrocchie. E tu preghi per noi e ci parli di amore, di dono, di unità. Va bene, Signore, vivremo questi giorni soli nelle nostre famiglie ma non vogliamo dimenticare di pregare gli uni per gli altri, in una preghiera universale in cui vogliamo raccogliere tutti e metterli nelle tue mani, come hai fatto tu. Ti preghiamo innanzi tutto per le vittime di questo virus, per le loro famiglie che non hanno potuto accompagnare i loro cari nell’ultima ora, per i medici, il personale sanitario, i volontari che stanno dando la vita per salvarne altre. Ti preghiamo per i nostri governanti che in questo momento hanno un compito ben difficile perché abbiano come obiettivo il bene comune. Ti preghiamo per il Papa, i Vescovi pastori della tua Chiesa, per i nostri sacerdoti che ci accompagnano nelle nostre missioni; oggi è la loro festa, fa che siano fedeli al loro servizio. Ti preghiamo per le persone che stiamo accompagnando nel cammino di fede e che stanno crescendo nell’incontro con la tua Parola. Ti preghiamo per quanti accompagnano noi nella formazione umana e spirituale. Ti preghiamo per i nostri anziani, per quanti nostri fratelli e sorelle hanno problemi di salute e di solitudine, per quanti sono nelle case di riposo e particolarmente provati in questo periodo. Ti preghiamo per tutti gli associati di Alfa Omega perché non si spenga mai il desiderio di essere uniti, di annunciarti, di essere missionari nella Chiesa e nel mondo. Ti preghiamo per le famiglie della nostra comunità perché siano esempio di amore e di unità per i loro figli e per tutti noi. Ti preghiamo perché tutti possiamo imparare, anche durante questa esperienza di malattia e di morte, a creder, sperare, amare. AMEN
5 VENERDI’ SANTO Sulla via della Croce in tempo di pandemia «No, credere a Pasqua non è giusta fede: troppo bello sei a Pasqua! Fede vera è al Venerdì Santo quando Tu non c’eri lassù. Quando non una eco risponde al suo grido e a stento il Nulla dà forma alla Tua assenza». (Turoldo) PRIMA STAZIONE: Gesù è condannato a morte. Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo Dal Vangelo di Matteo, 27, 1-2.26 [1]Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. [2]Poi, messolo in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. [24]Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». [25]E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli».[26]Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Meditando in silenzio, riflettendo sul mistero della croce, ci accorgiamo che nella passione e nella morte Gesù ama l’uomo così com’è, ama l’uomo col suo peccato, con la sua separazione da Dio, con la sua tragedia; l’uomo è amato da Gesù con il suo realismo più aspro, più duro da accettare. E da quest’uomo, così realisticamente amato, Gesù non si ritrae, non fugge, ma attraverso un amore senza limiti cerca di risvegliare in lui, in noi, le più belle energie del pentimento, della conversione, della fede ritrovata. (C. M. Martini) PREGHIAMO Signore, grazie perché ci ami così come siamo, ci ami nella debolezza e solitudine di questi giorni terribili. Anche noi ci sentiamo un po’ condannati da questi eventi misteriosi e sconosciuti che seminano morte. Ma tu vieni incontro al nostro smarrimento, alla nostra debolezza e ci aiuti a non sottrarci a questi momenti come tu non ti sei sottratto dal morire per noi. Signore, aiutaci a capire che non siamo dei condannati ma che alla fine di tutto questo saremo persone nuove, convertite, rinnovate. Amen SECONDA STAZIONE: Gesù è caricato della croce Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Matteo (27, 27-31) [27]Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. [28]Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto [29]e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». [30]E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. [31]Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. La vita cristiana si invera nella sequela di Gesù, crocifisso e risorto. La sua storia è profezia della nostra, anzi la contiene: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Le stigmate, segno di riconoscimento del Risorto, sono anche le gloriose credenziali dell’apostolo simile al suo Signore: Così diventiamo luce del mondo e mostriamo a tutti il senso dell’esistenza: essere figli della luce e non delle tenebre, della gioia e non della tristezza, della vita e non della morte. Sul Calvario già è finito il mondo vecchio e nato quello nuovo. (S. Fausti)
6 PREGHIAMO Signore, ti chiediamo perdono se non sempre siamo capaci di accettare le nostre croci, se ci sentiamo vittime di certe situazioni, se non siamo capaci di guardare nei momenti particolari della nostra vita. La nostra croce di oggi, ma è la croce di tutto il mondo, è questa tremenda pandemia che ci schernisce, ci spoglia, ci annienta. E’ qui che ti dobbiamo riconoscere, che ti dobbiamo incontrare Signore? Aiutaci a vivere questa croce con te, perché con te finisce un mondo vecchio e nasce quello nuovo. Amen TERZA STAZIONE: Gesù cade la prima volta sotto la croce Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal profeta Isaia (53, 4-5) [4]Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato,percosso da Dio e umiliato. [5]Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. La salita al Calvario verso la crocifissione è stata molto dura, mortificante. Pieno di piaghe dolorosissime e di ferite causate dalla flagellazione e dalla corona di rovi, ancor più ferito dagli scherni e dalle voci violente del suo popolo e dei capi, assediato dall’opposizione e dall’indifferenza, Gesù sembra morire lungo la strada. Lui, il Verbo di Dio disceso dal cielo per diventare uomo nel seno di una donna, dopo l’inospitalità di Betlemme, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, l’opposizione dei parenti, l’abbandono dei suoi discepoli, l’ottusità e il misconoscimento di Israele, il popolo per cui era venuto nel mondo, sperimenta ora un’ultima discesa sulla terra: cade e sembra non riuscire più a rialzarsi. E’ sfinito, prostrato sotto i colpi del nostro allontanamento da Dio. Questo allontanamento deve viverlo fino in fondo. (M. Camisasca) PREGHIAMO Signore, anche noi ci sentiamo a terra, sovrastati dal peso di questa malattia che corre veloce, che non guarda in faccia a nessuno, che ferisce e uccide. Sì, Signore ci sentiamo a terra, tristi e impotenti e facciamo fatica a rialzarci. Anche per te è stato così mentre salivi verso il Calvario, sotto il peso della croce, sotto il peso della nostra autosufficienza? Riusciremo mai a rialzarci? Signore, se tu lo hai fatto lo faremo anche noi; avremo tante ferite ma le cureremo, perché siamo certi che tu ti farai carico anche delle nostre ferite e ci aiuterai a rialzarci. Amen QUARTA STAZIONE: Gesù incontra sua madre Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Luca (2, 34-35) [34]Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione[35]perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». L’infanzia di Gesù fu tutta un fiore di ascolto e Maria ascoltava quella voce che giungeva nel cuore di Gesù, una voce flebile e sapiente di un bambino che aveva in sé l’immagine del suo futuro. Maria, la grande ascoltatrice, colei a cui noi possiamo confessare i nostri amori e le nostre disfatte, colei che seduce tutti gli elementi della terra, la grande amatrice, la grande persona che seppe unire in sé le tre voci della Trinità. La Madre, che come me mangiò la terra del manicomio credendola pastura divina, quella che si legò ai piedi del figlio per essere trascinata con lui sulla croce e ne venne sciolta perché continuasse a vivere nel suo dolore. (Alda Merini) PREGHIAMO Signore, in questo tempo di dura prova per noi e per l’intera umanità, aiutaci a saper rimanere in ascolto, come Maria; in ascolto della tua Parola che ci doni ogni giorno, in ascolto del grido dei poveri, dei sofferenti, in ascolto dei bisogni della nostra comunità, della Chiesa e del mondo intero. Ma per ascoltare occorre fare silenzio! Aiutaci a saper fare silenzio! Amen
7 QUINTA STAZIONE: Gesù aiutato dal Cireneo a portare la croce Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Matteo (27,32) Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Simone è un nome giudeo, ma Cirene è una città greca, in qualche parte dell’Africa. Ritornato nella terra dei suoi padri, egli la coltivava. Un contadino robusto, imbrattato di fertile limo, forse gioioso perché gli alberi da frutta sono in fiore. Eccolo alle porte della città, passa e non sa nulla d quanto sta accadendo. L’ufficiale dell’esercito vede che è vigoroso e povero e gli ingiunge di portare di buon passo la croce di Gesù. Egli non è né un discepolo né un amico. Gli apostoli si sono dispersi. Eppure egli non si sottrae e porta la croce, che non gli era destinata. Sono molti coloro che la vita costringe a portare la croce, senza che sappiano che è la croce di Cristo. La portano ogni volta che superano ogni egoismo per nutrire, vestire, accogliere lo sconosciuto. “Non ti conoscevamo”, essi dicono a Gesù, ma egli replica: “l’avete fatto a me”. Simone aveva ancora negli occhi l’albero in fiore, ma sotto il sangue raggrumato egli ha forse intravisto un volto di luce e ha intuito che portava ben più di un albero che presto si sarebbe disseccato: ha intuito che portava il nuovo albero della Vita. (Patriarca Bartolomeos I) PREGHIAMO Signore, sai a chi ci fa pensare Simone di Cirene? Ai medici, agli infermieri, al personale sanitario che in questo momento stanno cercando di salvare vite umane, vittime del coronavirus; cirenei per tanti uomini, donne giovani, anziani che hanno bisogno di loro. Li vediamo ogni giorno, senza limiti di orario, indossare le loro tute ingombranti per seguire i malati, per farsi carico delle loro vite ,mentre spesso perdono anche la loro. Che croce pesante, Signore! quante ansie, quante ore insonni, quante sconfitte di fronte alle morti. Ma che gioia quando riescono a salvare una vita! Non sappiamo se essi ti conoscono ma siamo certi che tu anche a loro dici: “l’avete fatto a me”. Amen SESTA STAZIONE: Veronica asciuga il volto di Gesù. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dalla II lettera ai Corinzi (4, 6) [6]E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Simone di Cirene prese la croce e seguì Gesù, aiutò Gesù a portare la croce. E Veronica? Siamo una Veronica per i nostri poveri? Per coloro che si sentono soli e indesiderati? Siamo lì pronti a cancellare la loro pena? Siamo lì pronti a condividere la loro sofferenza? Siamo presenti? O siamo gli orgogliosi che passano oltre, che guardano e non riescono a vedere? Gesù ha bisogno di voi per rasserenare il loro volto. Lo fate o passate oltre? ( Santa Teresa di Calcutta) PREGHIAMO Quante domande, Signore, di fronte a questa donna che si stacca dalla folla e ,con coraggio, compie un gesto pieno di compassione, rischiando di essere sgridata, perché non è consuetudine asciugare il volto di un condannato. Ma lei non ha avuto paura e non ha guardato da un’altra parte. Signore, di fronte alla nostra mancanza di compassione, quando siamo tentati a passare oltre, ricordaci di Veronica. Amen SETTIMA STAZIONE: Gesù cade la seconda volta Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dalla I lettera di Pietro (2, 21-25) [21]A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: [22]egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, [23]oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma
8 rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. [24]Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; [25]dalle sue piaghe siete stati guariti. Sempre, ma più che mai in questi tempi di crisi violente dell’universo, è nel misterioso santuario dell’anima di alcuni che si gioca, ogni giorno, il destino delle moltitudini. Nell’anima di coloro che dicono: Eccomi, come il Cristo sulla via della croce. Quegli uomini e quelle donne che dicono . eccomi, si rendono disponibili per essere pronti a compiere uno qualunque dei compiti necessari nella comunità, nella ricerca del miglior servizio comune. (Abbé Pierre) PREGHIAMO Signore, Eccomi è la risposta in questi giorni terribili di tutti i medici di varie parti d’Italia che hanno risposto alla richiesta di aiuto della Protezione Civile per collaborare con i medici che, dall’inizio dell’epidemia, non hanno mai smesso di stare in campo. Alcuni sono giovani, appena laureati, forse anche ancora inesperti, ma hanno detto: eccomi, vengo a dare una mano, vengo a fare esperienza, magari pensando ad un futuro migliore, un futuro in cui si torni a stare bene. Eccomi! E noi, Signore? Quanto siamo capaci di dire Eccomi, di fronte al bisogno del nostro fratello, di fronte alla chiamata della nostra comunità? Aiutaci a imparare a dire Eccomi ogni giorno. Amen OTTAVA STAZIONE: Gesù incontra le donne di Gerusalemme Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Luca (23, 27-28) [27]Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. [28]Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Al Golgota si va in corteo, pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture. (don Tonino Bello) PREGHIAMO Signore, stai forse parlando di noi? del nostro stare insieme, del nostro desiderio di camminare insieme? E’ difficile rimanere uniti, arrampicarci insieme, andare avanti insieme. Quante volte ognuno va per la sua strada, va troppo avanti o rimane troppo indietro rispetto all’altro! Quanto è difficile obbedire gli uni agli altri! Ma quando sappiamo fermarci, aspettare l’altro per aiutarlo a camminare più speditamente, quando sappiamo entrare discretamente nella vita dell’altro e gli permettiamo di entrare nella nostra, quando vediamo nell’altro la tua presenza, allora vuol dire che ricominciamo a costruire insieme. Donaci la capacità di non lacerare mai il tessuto della nostra comunione. Amen NONA STAZIONE: Gesù cade la terza volta Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Salmo 24 (3-6) [3]Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? [4]Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna,chi non giura a danno del suo prossimo. [5]Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. [6]Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. Il Signore è stremato e cade per la terza volta. Di caduta in caduta si è umiliato fino a toccare il fondo. Non gli restano che le braccia del Padre, che ancora una volta gli dà la forza di risollevarsi. Ma ci sono altre braccia che sono pronte a inchiodarlo alla croce, perché ormai è arrivato al Golgota, alla meta. In questa caduta noi scorgiamo tanti uomini e donne che non hanno più forza di risollevarsi: giovani che rimangono a terra perché imprigionati dalla violenza e dalla droga,
9 anziani abbandonati che vivono sperando nella morte, donne violate che non hanno più la forza di ricominciare a vivere…e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Per tutta questa gente, per noi, c’è ancora speranza? La terza caduta ci conferma nella speranza quando non ci sono più cose da sperare, perché Dio è un Dio fedele che mantiene la Promessa. (G. Casetta) PREGHIAMO Signore, l’elenco potrebbe veramente continuare a lungo! Quante volte nelle nostre missioni, nei nostri incontri con i gruppi del Vangelo incontriamo situazioni estreme, di cadute e ricadute, situazioni di povertà, di abbandono, di indifferenza verso la vita. E molti rimangono a terra. E noi, Signore? Noi, che grazie all’incontro con te, ci siamo rialzati, siamo capaci di portare speranza? Fa, o Signore, che possiamo essere sempre annunciatori di un Dio fedele alle promesse. Amen DECIMA STAZIONE: Gesù è spogliato delle vesti Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Giovanni (19, 23-24) [23]I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. [24]Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Vi è una certa spogliazione in tutta l’esistenza umana. La crescita della vita presuppone la spogliazione; il fiore che si trasforma in frutto perde i suoi petali; l’amore che cresce si spoglia delle forme precedenti che vengono superati dalla vita stessa. Ogni decisione della nostra libertà ci spoglia di infinite possibilità. E l’impegno totale della nostra vita nell’ascolto dell’Evangelo, la Buona Notizia presente e attiva nel mondo, ci rende molto simili a quel corpo nudo, maltrattato, fragile. Lascia anche noi come lui all’arbitrio della dominazione che struttura l mondo. Di fronte ad essa possiamo opporre solo la dignità e la fermezza della nostra opzione, la nostra solidarietà e la certezza che vale la pena il cammino intrapreso. Vi è inoltre chi è spogliato di fatto: del frutto del proprio lavoro, delle proprie possibilità di giungere ad essere uomo; spogliati delle proprie capacità umane che restano come un residuo inutile, per mancanza di occasioni per esprimersi e svilupparsi. Tutto questo appartiene certo al nostro mondo. Spesso preferiamo non vederlo, per non disperare. Ma è il mondo in cui Gesù ha affondato le sue radici e nel quale ha gettato semi di trasformazione. In esso ci interroghiamo sulla nostra fedeltà al nostro Dio che si rivela a noi spogliato fino all’ultimo lembo della sua intimità. (D.M. Turoldo) PREGHIAMO Spogliato…Signore, ci sentiamo anche noi un po’ “spogliati”in questi giorni; spogliati delle vesti della nostra libertà, del nostro incontrarci, uscire, stare insieme, abbracciarci, parlare guardandoci negli occhi. Si chiama “distanza sociale”. Ma, Signore, noi andiamo di casa in casa per avvicinare la gente e farla incontrare con te! E ora…? Spogliati…C’è un rischio, Signore, che questa privazione ci porti all’isolamento, alla solitudine pesante e, ancora peggio e pericoloso, alla pigrizia, al piacere di non fare nulla o rinviare tutto a dopo. Signore, aiutaci in questi giorni a dare valore al tempo, alle cose pur limitate che possiamo fare, ad apprezzare le cose che finora abbiamo guardato con indifferenza, a mantenere i contatti con gli amici anche se solo col telefono o con messaggi, a guardare i poveri, i sofferenti di questo tempo, che sono i veri spogliati. Fa che nessuna ora vada perduta. Amen UNDICESIMA STAZIONE: Gesù è crocifisso Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Luca (23, 33-34) [33]Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. [34]Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
10 Gesù chiede il perdono per i suoi crocifissori. Con questo amore più grande della morte, rivela che lui è il Figlio, perfetto come il Padre. Nel crocifisso, che perdona senza limiti ai fratelli, si realizza sulla terra il regno del Padre. Questo è il regno che Gesù incarna e offre: la misericordia di Dio aperta ai crocifissori e crocifissi. Il Crocifisso è il libro spalancato della misericordia di Dio, leggibile anche da peccatori e lontani. L’Agnello, immolato dalla nostra violenza e vittorioso per la sua mitezza, apre i sigilli del rotolo che contiene il mistero suo e del mondo. In lui si manifesta corporalmente tutta la pienezza della divinità. (S. Fausti). PREGHIAMO Signore, ti hanno condannato, spogliato, inchiodato alla croce accanto a due malfattori, stai per morire come loro e tu perdoni? Noi, a volte, non perdoniamo per molto meno! Signore, perdona anche noi quando non ci accogliamo gli uni gli altri, quando non ci ascoltiamo, quando conserviamo vecchi rancori, quando siamo indifferenti ai bisogni dell’altro, quando non vediamo le situazioni di povertà intorno a noi. Come per i tuoi persecutori, abbi misericordia di noi perché anche noi possiamo imparare ad avere misericordia. Amen DODICESIMA STAZIONE: Gesù muore in croce Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Matteo (27, 45-49) [45]Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. [46]Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»…e emesso un alto grido, spirò. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”C’è qui tutta a drammaticità di ciò che Gesù vive sulla croce: una lotta travolgente tra la vita e la morte, tra la luce e le tenebre, tra la speranza e la disperazione, tra la riconciliazione e il muro dell’odio. Gesù vive questa lotta portandola fino allo spasimo del suo corpo. Questa preghiera del salmo che Gesù fa sua è un lamento affettuoso, non una contestazione di Dio, è un lamento all’interno di una confidenza che mette in discussione la propria capacità di capire ciò che sta capitando. E’ un nuovo modo, anche se più drammatico e misterioso, di far sentire la vicinanza che Gesù, come Figlio, ha con il Padre. (C.M. Martini) PREGHIAMO “Dio, perché mi hai abbandonato?” Signore, sarà stato forse anche il grido dei tanti morti colpiti dal virus? il grido dei familiari che non li hanno potuti vedere né accompagnare? Per qualcuno sarà stato un grido di abbandono a te, un lamento confidenziale, ma forse per tanti sarà stato un grido di disperazione, di solitudine, di impotenza. Rimane il “perché” dietro quei camion pieni di bare, di quei corpi che attendono una benedizione e una degna sepoltura e un posto dove riposare in pace. Rimangono anche i nostri “perche”di fronte alla morte e ad una morte così. Non sappiamo cosa dire, Signore, se non pregarti di accogliere ognuno di questi fratelli e sorelle nel tuo Regno. E per noi ti chiediamo una fede stabile e forte che sappia vedere, anche nel dolore, ancora una volta il tuo volto di misericordia. Amen TREDICESIMA STAZIONE: Gesù è deposto dalla croce Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal Vangelo di Marco (15,43-46) [43]Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. [44]Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. [45]Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. [46]Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Tutto è rimasto avvolto nel silenzio profondo. I semplici curiosi volgono i loro passi alla quotidianità. Gli altri, Maria e con lei il gruppo di donne, meditano su quanto è accaduto. Gli apostoli si disperdono con il sapore amaro di speranze infrante. E tuttavia la storia degli uomini è
11 stata radicalmente trasformata. La vicinanza del nostro Dio, che fin dagli albori della storia d’Israele si rivelò come il Dio-con-noi, ha raggiunto la sua pienezza. La storia cambia segno, perché l’ha attraversata un amore totale che trasforma in vita tutte le passività degli uomini, perfino la morte. Nel volto di Gesù deposto dalla croce risplende già una luce nuova. Non è il volto di un vinto, ma di un vincitore. Mentre il suo corpo scende dalla croce, tutta l’umanità ascende verso nuove possibilità. I cieli nuovi e la terra nuova emergono dal vecchio mondo. E’ un nuovo orizzonte verso il quale tendere; un orizzonte capace di mobilitare tutte le energie, tutte le speranze. Certamente il discepolo non è da più del Maestro e, in una misura che non spetta a nessuno prestabilire in anticipo, parteciperà al cammino rischioso del Maestro. Il fatto nuovo è che questi ha vinto e ha dato un significato di vita a tutte le negatività del cammino umano. (D.M. Turoldo) PREGHIAMO Signore, anche la nostra storia cambierà dopo questa esperienza di dolore e di morte che stiamo vivendo. Ma quando tutto sarà passato sapremo riconoscere che anche questa storia tremenda è stata attraversata dal tuo amore? Sapremo tirar fuori da questa storia nuove possibilità? sapremo essere migliori, più accoglienti, più capaci di servire?più entusiasti nell’annunciare? Sapremo rinnovare i nostri orizzonti verso le nuove mete che tu vorrai indicarci? Signore, ti preghiamo di dare un senso nuovo a tutto e che anche noi possiamo sentirci non vinti ma vincitori, perché prima di noi hai vinto tu. Amen QUATTORDICESIMA STAZIONE: Gesù è posto nel sepolcro. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo. Perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Dal vangelo di Giovanni (19, 40-42) [40]Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. [41]Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. [42]Là dunque deposero Gesù. Coraggio, a te che credi il Signore ti aiuta a scorgere nella sua crocifissione e resurrezione, un esempio di come sia possibile vivere pienamente e più creativamente la storia. Il mondo sembra impegnato a trasformare Dio in una reliquia del passato, ma tu, mediante l’amore e la purezza della tua vita puoi dimostrare al mondo che Dio è molto attuale, è il vivente. (Santa Teresa di Calcutta) PREGHIAMO Signore, quando la pietra che ha chiuso il tuo sepolcro rotolerà e tu risorgerai, riapri il nostro cuore alla speranza, rendi più forte la nostra fede, ravviva il nostro spirito di solidarietà, consolida il nostro rapporto, facci sentire una comunità unita anche nelle diversità, rafforza il nostro desiderio di camminare insieme, di annunciarti insieme. E se questa brutta storia dovesse ancora continuare a lungo sostienici , perché in nessuno di noi venga meno il coraggio e la certezza della tua presenza e della tua Resurrezione. Amen RESURREZIONE La Risurrezione non farà altro che rivelare la straripante vitalità che è nascosta nella croce di Cristo. Ma tutto questo è possibile perché si tratta della croce di Cristo e non di una croce qualsiasi. Il cristiano, il discepolo di Cristo, riceve dal suo Maestro e Signore lo stesso compito: trasformare la croce dell’uomo in croce di Cristo. La croce dell’uomo è ambigua, è senza speranza, la croce di Cristo è luminosa, ha il nome dell’amore, prepara, nella speranza, la vittoria della vita e della Risurrezione. (C.M. Martini)
12 MARIA, LA MADRE Io che sono vicina alla morte, io che sono lontana dalla morte, io che ho trovato un solco di fiori che ho chiamato vita perché mi ha sorpreso, enormemente sorpreso che da una riva all’altra di disperazione e passione ci fosse un uomo chiamato Gesù. Io che l’ho seguito senza mai parlare e sono diventata una discepola dell’attesa del pianto, io ti posso parlare di lui. Io lo conosco: ha riempito le mie notti con frastuoni orrendi, ha accarezzato le mie viscere, imbiancato i miei capelli per lo stupore. Mi ha resa giovane e vecchia a seconda delle stagioni, mi ha fatto fiorire e morire un’infinità di volte. Ma io so che mi ama e ti dirò, anche se tu non credi, che si preannuncia sempre con una grande frescura in tutte le membra come se tu ricominciassi a vivere e vedessi il mondo per la prima volta. E questa è la fede, e questo è lui, che ti cerca per ogni dove, anche quando tu ti nascondi per non farti vedere. (da “Corpo d’amore”,A. Merini) SABATO SANTO Il grande silenzio dell’attesa. Preghiamo con tutta la Chiesa Lodi mattutine V. O Dio, vieni a salvarmi. Gloria al Padre e al Figlio R. Signore, vieni presto in mio aiuto. e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Inno O Gesù redentore, Dal tuo fianco squarciato immagine del Padre, effondi sull'altare luce d'eterna luce, i misteri pasquali accogli il nostro canto. della nostra salvezza. Per radunare i popoli A te sia lode, o Cristo, nel patto dell'amore, speranza delle genti, distendi le tue braccia al Padre e al Santo Spirito sul legno della croce. nei secoli dei secoli. Amen. 1^ Antifona Canteranno su di lui il lamento, come per un figlio unico: l'innocente, il Signore, è stato ucciso. SALMO 63 Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento, *dal terrore del nemico preserva la mia vita. Proteggimi dalla congiura degli empi, *dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, † scagliano come frecce parole amare * per colpire di nascosto l'innocente; lo colpiscono di sorpresa *e non hanno timore. Si ostinano nel fare il male, † si accordano per nascondere tranelli; * dicono: «Chi li potrà vedere?». Meditano iniquità, attuano le loro trame: *un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso. Ma Dio li colpisce con le sue frecce: * all'improvviso essi sono feriti, la loro stessa lingua li farà cadere; * chiunque, al vederli, scuoterà il capo.
13 Allora tutti saranno presi da timore, † annunzieranno le opere di Dio *e capiranno ciò che egli ha fatto. Il giusto gioirà nel Signore † e riporrà in lui la sua speranza, * i retti di cuore ne trarranno gloria. Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen . 1^ Antifona Canteranno su di lui il lamento, come per un figlio unico: l'innocente, il Signore, è stato ucciso. 2^ Antifona Dal potere delle tenebre libera, Signore, la mia anima. CANTICO Is 38, 10-14. 17-20 Io dicevo: «A metà della mia vita † me ne vado alle porte degli inferi; * sono privato del resto dei miei anni». Dicevo: «Non vedrò più il Signore * sulla terra dei viventi, non vedrò più nessuno * fra gli abitanti di questo mondo. La mia tenda è stata divelta e gettata lontano, * come una tenda di pastori. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, † mi recidi dall'ordito. * In un giorno e una notte mi conduci alla fine». Io ho gridato fino al mattino. * Come un leone, così egli stritola tutte le mie ossa. Pigolo come una rondine, * gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi * di guardare in alto. Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, * perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Poiché non ti lodano gli inferi, * né la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa * nella tua fedeltà non sperano. Il vivente, il vivente ti rende grazie * come io faccio quest'oggi. Il padre farà conoscere ai figli * la fedeltà del tuo amore. Il Signore si è degnato di aiutarmi; † per questo canteremo sulle cetre tutti i giorni della nostra vita, * canteremo nel tempio del Signore. Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen . 2^ Antifona Dal potere delle tenebre libera, Signore, la mia anima. 3^ Antifona Ero morto, ora vivo nei secoli: mie sono le chiavi della morte e dell'inferno SALMO 150 Lodate il Signore nel suo santuario, * lodatelo nel firmamento della sua potenza. Lodatelo per i suoi prodigi, * lodatelo per la sua immensa grandezza. Lodatelo con squilli di tromba, * lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, * lodatelo sulle corde e sui flauti. Lodatelo con cembali sonori, † lodatelo con cembali squillanti; * ogni vivente dia lode al Signore.
14 Gloria al Padre e al Figlio, * e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen . 3^ Antifona Ero morto, ora vivo nei secoli: mie sono le chiavi della morte e dell'inferno Lettura Breve Os 5, 15b-6, 2 Così dice il Signore: Ricorreranno a me nella loro angoscia. Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. Invece del Responsorio Breve si dice l'antifona: Cristo per noi si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte in croce. Per questo Dio lo ha innalzato, e gli ha dato il nome sopra ogni altro nome. Antifona al Benedictus Salvaci, Salvatore del mondo! Sulla croce ci hai redenti con il tuo sangue: aiutaci, Signore nostro Dio. CANTICO DI ZACCARIA Lc 1, 68-79 Il Messia e il suo Precursore Invocazioni Adoriamo e benediciamo il nostro Redentore che patì, morì per noi e fu sepolto, per risorgere a vita immortale. Pieni di riconoscenza e di amore rivolgiamo al Cristo la nostra preghiera: Abbi pietà di noi, Signore. Cristo Salvatore, che hai voluto vicino alla tua croce e al tuo sepolcro la tua Madre addolorata, - fa' che in mezzo alle sofferenze e alle lotte della vita comunichiamo alla tua passione. Cristo Signore, che come il chicco di frumento fosti sepolto nella terra per una sovrabbondante messe di vita eterna, - fa' che, morti definitivamente al peccato, viviamo con te per il Padre. Maestro divino, che nei giorni della sepoltura ti sei nascosto agli occhi di tutti gli uomini, - insegnaci ad amare la vita nascosta con te nel mistero del Padre. Nuovo Adamo, che sei disceso nel regno dei morti per liberare le anime dei giusti prigionieri fin dall'origine del mondo, - fa' che tutti coloro che sono prigionieri del male ascoltino la tua voce e risorgano insieme con te. Cristo, Figlio di Dio, che mediante il battesimo ci hai uniti misticamente a te nella morte e nella sepoltura, - fa' che, configurati alla tua risurrezione, viviamo una vita nuova. Padre nostro. Orazione O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo Unigenito, disceso nelle viscere della terra, fa' che, sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. R. Amen.
15 ORA Nona - Dal Vangelo di MATTEO (27, 51-54) [51]Verso le tre ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, [52]i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. [53]E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. [54]Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Silenzio e meditazione SIGNORE NON LASCIARCI NELLA TEMPESTA «Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre - è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40). Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati. La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.
16 «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» ( Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» ( Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza. Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).
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