Il nuovo bando per la sicurezza sismica e la detrazione Sisma Bonus - Sisma Bonus

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Il nuovo bando per la sicurezza sismica e la detrazione Sisma Bonus - Sisma Bonus
Il nuovo bando per la sicurezza sismica e
la detrazione Sisma Bonus

… Sisma Bonus …

Arch. Giuseppe Tarsitano
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Nuovo Sisma bonus: a partire dal 1° gennaio e fino al 31 dicembre 2021, le famiglie e le imprese, che
effettuano interventi di riduzione di rischio sismico di immobili ricadenti nelle zone 1, 2 e 3, di cui
all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003, pubblicata nel
supplemento ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell'8 maggio 2003, spetta:

- Sisma bonus con detrazione spese al 70%: se c'è il passaggio ad una classe inferiore di rischio terremoto;
- Sisma bonus con detrazione all'80% se i lavori determinano la riduzione di 2 classi di rischio.

Sisma bonus condomini: fino 31 dicembre 2021, per gli interventi di riduzione rischio sismico effettuati
sulle parti comuni dei condomini e intero edificio, spetta:

- Sisma bonus con detrazione del 75% se gli interventi portano al passaggio di una classe inferiore;
- Sisma bonus con detrazione fino all'85% se il passaggio è di due classi.
Come funziona il sisma bonus 2018:

Innanzitutto va detto che per fruire della nuova detrazione fiscale che fa salire lo sconto Irpef dal 50% al
70 e 80% per le case e al 75% e all’80% per i condomini, occorre che:

- I lavori di adeguamento sismico devono essere effettuati tra il 1° gennaio 2017 ed il 31 dicembre
  2021;

- I lavori eseguiti devono determinare una riduzione di rischio sismico di 1 classe o 2 classi;

- Gli interventi antisismici devono essere eseguiti su: case private, per cui prime e seconde case,
immobili adibiti ad attività produttiva e condomini.
- Gli immobili oggetto di intervento e detrazione, devono essere ubicati nelle zone 1, 2 e 3 di cui
all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, pubblicata nel
supplemento ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell'8 maggio 2003.
Zone a rischio sismico:

Con l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, si è poi provveduto a raggruppare in 4
categorie diverse, il rischio sismico dei comuni italiani, sulla base non solo della frequenza e della violenza dei terremoti ma
anche del cd. PGA, ovvero, il picco di accelerazione al suolo [g], usato per valutare l’ampiezza del moto sismico.
In base a tale provvedimento, pertanto, ecco quali sono le zone 1, 2 e 3 a rischio sismico:

Zona 1 - Sismicità alta: è quella a più alta pericolosità sismica, dove cioè si possono verificare forti terremoti e comprende
708 comuni, tra cui quelli dove si sono registrati gli ultimi terremoti più forti (Abruzzo, Friuli, Campania, Calabria, Marche,
Lazio) [PGA oltre 0,25g.]

Zona 2 - Sismicità media [PGA fra 0,15 e 0,25g], vi rientrano 2.345 Comuni in cui potrebbero verificarsi terremoti abbastanza
forti;

Zona 3 - Sismicità bassa [PGA fra 0,05 e 0,15g], vi rientrano i Comuni che potrebbero essere soggetti a terremoti modesti.

Zona 4 - Sismicità molto bassa [PGA inferiore a 0,05g], è la meno esposta al verificarsi di eventi sismici.
Interventi locali – Interventi di miglioramento – Interventi di adeguamento:

Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 17 gennaio 2018, le cui novità più significative riguardano il paragrafo
8.4 relativo alla Classificazione degli interventi.
La classificazione degli interventi sull'esistente ricalca quella delle precedenti norme tecniche (D.M. 16/01/1996, punto C9, D.M.
14/09/2005, capitolo 9, D.M. 14/01/2008, capitolo 8), con qualche piccolo ma significativo distinguo nelle definizioni che nel corso degli
anni sono state leggermente modificate.
Entrando nel dettaglio, gli interventi sugli edifici esistenti vengono classificati nelle seguenti categorie:
   interventi di riparazione o locali: interventi che interessino singoli elementi strutturali e che, comunque, non riducano le
    condizioni di sicurezza preesistenti;
   interventi di miglioramento: interventi atti ad aumentare la sicurezza strutturale preesistente, senza necessariamente
    raggiungere i livelli di sicurezza fissati dalla norma;
•   interventi di adeguamento: interventi atti ad aumentare la sicurezza strutturale preesistente, conseguendo i livelli di sicurezza
    fissati dalla norma.
Interventi di adeguamento:

a) sopraelevare la costruzione;

b) ampliare la costruzione mediante opere ad essa strutturalmente connesse e tali da alterarne significativamente la risposta;

c) apportare variazioni di destinazione d’uso che comportino incrementi dei carichi globali verticali in fondazione superiori al 10%,
valutati secondo la combinazione caratteristica di cui alla equazione 2.5.2 del § 2.5.3, includendo i soli carichi gravitazionali. Resta
comunque fermo l’obbligo di procedere alla verifica locale delle singole parti e/o elementi della struttura, anche se interessano porzioni
limitate della costruzione;

d) effettuare interventi strutturali volti a trasformare la costruzione mediante un insieme sistematico di opere che portino ad un sistema
strutturale diverso dal precedente; nel caso degli edifici, effettuare interventi strutturali che trasformano il sistema strutturale mediante
l’impiego di nuovi elementi verticali portanti su cui grava almeno il 50% dei carichi gravitazionali complessivi riferiti ai singoli piani;

e) apportare modifiche di classe d’uso che conducano a costruzioni di classe III ad uso scolastico o di classe IV.
Interventi di adeguamento:

In ogni caso, il progetto dovrà essere riferito all’intera costruzione e dovrà riportare le verifiche dell’intera struttura
post-intervento. Nel caso di adeguamento sismico il coefficiente ζE, dipende dalla tipologia di intervento:
   per gli interventi di cui alle lettere a), b) e d), per la verifica della struttura, si deve avere ζE ≥ 1,0;
   per gli interventi di cui alle lettere c) ed e) si può assumere ζE ≥ 0,80.
Rischio sismico e vulnerabilità: quali differenze?

Il rischio sismico è un indicatore che ci permette di valutare l’insieme dei possibili effetti in termini di danni attesi che un terremoto
può produrre in un determinato intervallo di tempo, in una determinata area, in relazione alla sua probabilità di accadimento ed al
relativo grado di intensità (severità del terremoto). Esso è il risultato dell’interazione tra l’evento naturale (terremoto) e le principali
caratteristiche di beni e vite esposte.

La vulnerabilità sismica è la predisposizione di una costruzione a subire danneggiamenti e crolli.
Rischio sismico e vulnerabilità: quali differenze?

La procedura di valutazione della sicurezza degli edifici esistenti proposta dalle Norme Tecniche ha proprio lo
scopo di stimare la vulnerabilità di strutture esistenti e studiare gli interventi di ripristino più opportuni.
Una volta individuata la vulnerabilità sismica sarà possibile definire l’entità delle perdite economiche dirette e indirette
e procedere così alla Classificazione del Rischio Sismico degli Edifici.
Rischio sismico e vulnerabilità: quali differenze?

La classe di rischio sismico è quindi un parametro tecnico/economico; i passaggi che portano alla determinazione
della classe sono i seguenti:
• analisi di pericolosità
• analisi strutturale
• analisi di vulnerabilità
• analisi di esposizione
Il risultato di queste analisi è un indicatore EAL (Expected Annual Loss) che esprime le perdite economiche in
percentuale del Costo stimato di Ricostruzione RC.
EAL
VULNERABILITA’ SISMICA

In termini tecnici la vulnerabilità sismica di una struttura è rappresentata da un indicatore che mette in relazione la
capacità di resistenza della struttura e la richiesta in termini di resistenza e/o spostamento del sisma.
Iter progettuale per la valutazione della vulnerabilità sismica
La stima dell’indice di vulnerabilità sismica di un edificio segue l’iter progettuale di ‘Valutazione della sicurezza‘ di cui al paragrafo 8.5
delle NTC che può essere riassunto nei seguenti passaggi.
1. Indagine conoscitiva: si definisce lo stato attuale della costruzione mediante rilievi plano-altimetrici, strutturali e dello stato di
danno e deformativo della struttura.
2. Analisi storico-critica: è lo strumento che guida il progettista nella ricostruzione dello stato di sollecitazione attuale alla luce delle
modifiche e degli eventi che hanno interessato l’edificio nel tempo.
3. Caratterizzazione meccanica dei materiali: valutazione della capacità di resistenza dei materiali mediante indagini svolte in sito o
in laboratorio.
4. Definizione dei livelli di conoscenza e dei conseguenti Fattori di Confidenza: si definiscono coefficienti riduttivi delle proprietà
meccaniche dei materiali via via minori al crescere del grado di approfondimento delle indagini; si va dal Livello di Conoscenza 1
(LC1), il minimo consentito, al livello di Conoscenza 3 (LC3), il massimo consentito.
5. Analisi strutturale e determinazione della Vulnerabilità del sistema strutturale esistente;
6. Proposta di eventuali Interventi di adeguamento e valutazione del rapporto costi/benefici ottimale.
I passaggi più delicati dell’iter progettuale proposto sono generalmente due: la definizione di un modello di calcolo semplificato ma
sufficientemente rappresentativo del comportamento reale della struttura e la scelta del metodo di analisi più appropriato. Fatte
queste scelte, la determinazione della vulnerabilità della struttura può essere facilmente conseguita.
INTERVENTI SULLE STRUTTURE IN MURATURA:
CUCI SCUCI:
CUCI SCUCI:
CUCI SCUCI:
INSERIMENTO CORDOLI:
INSERIMENTO CORDOLI:
INSERIMENTO CORDOLI:
TIRANTATURE METALLICHE:
TIRANTATURE METALLICHE:
TIRANTATURE METALLICHE:
TIRANTATURE METALLICHE:
TIRANTATURE METALLICHE:
INIEZIONI ARMATE:
INIEZIONI ARMATE:
INIEZIONI ARMATE:
INTONACO ARMATO:
INTONACO ARMATO:
INTONACO ARMATO (FIBRA IN VETRO):
INTONACO ARMATO:
INIEZIONI DI MISCELE LEGANTI:
FRP:
SISTEMA CAM:
SISTEMA CAM:
INTERVENTI SULLE STRUTTURE IN C.A:
CONTROVENTI DISSIPATIVI:
CONTROVENTI DISSIPATIVI:
CONTROVENTI DISSIPATIVI:
CONTROVENTI DISSIPATIVI:
INCAMICIATURA:
INCAMICIATURA:
INCAMICIATURA:
CALASTRELLATURA:
CALASTRELLATURA:
FRP:
GRAZIE PER L’ATTENZIONE

                    Arch. Giuseppe Tarsitano
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