IL MERCATO ITALIANO DEI CERTIFICATI BIANCHI: UN'ALTRA
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IL MERCATO ITALIANO DEI CERTIFICATI BIANCHI: UN’ALTRA OPPORTUNITA’ SPRECATA?1 di Antonio C. Vertucci C’è una storia amara che si ripete spesso nel nostro Paese, e dalla quale sembra proprio che non ci si riesca mai a liberare. E’ la storia dell’incapacità di proteggere e valorizzare nel tempo innovazioni di valore, frutto spesso di intuizioni geniali e progettazione straordinaria, ma che finiscono poi per perdere rapidamente la loro forza propulsiva solo per il condizionamento interessato di qualche potente lobby o per il semplice indugio a intervenire da parte di chi invece ha il compito istituzionale di utilizzarle al meglio. Questa storia si è ripetuta tante volte in passato, per marchi o imprese italiane che il mondo ci invidiava, scomparsi poi dal mercato o finiti in mano straniera per semplice miopia imprenditoriale di chi li gestiva. Sta accadendo in questi giorni per imprese simbolo del nostro Paese, che stanno per ammainare definitivamente la bandiera nazionale a causa di decenni di fallimentare gestione. E rischia di ripetersi a breve per una delle più apprezzate e lungimiranti innovazioni di sistema introdotte di recente in Italia: quella del meccanismo dei Certificati Bianchi (CB) per l’incentivazione dell’efficienza energetica negli usi finali. Il mercato dei CB è un grande successo. Anzi, è già al collasso. L’introduzione nel nostro paese del meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE o CB) ha suscitato grande attenzione a livello internazionale. La Commissione europea ne segue da vicino l’evoluzione e ha inserito i TEE tra i possibili strumenti chiave di politica energetica e ambientale comunitaria. Nel luglio 2005 la Francia ha introdotto uno schema molto simile a quello italiano. Nel Regno Unito dal 1994 è in vigore un sistema di obblighi di risparmio energetico negli 1 Desidero esprimere un vivo ringraziamento e grande riconoscenza all’Ing. T. Fanelli (Commissario AEEG), alla Dottoressa M. Pavan (AEEG), al Prof. G. Silvestrini (QualEnergia), al Dr. L. Barra (MSE), al Dr. F. Fabbri (MATTM), al Dr. Alaimo (GME) e al Prof. L. Pagliano (eEEG-Polimi), per avermi aiutato, direttamente attraverso alcuni colloqui e incontri personali, e/o attraverso loro scritti e studi, a farmi un’idea più precisa del funzionamento del mercato dei TEE, a qualificare meglio le mie idee e proposte di policy sul tema e a trovare spunti preziosi per questo intervento. Ovviamente, la responsabilità di tutto quanto qui scritto e proposto resta esclusivamente dell’Autore. 1
usi domestici per i fornitori di elettricità e gas naturale che ha prodotto risultati molto positivi, ma si sta studiando il caso italiano per valutare l’opportunità di creare un mercato dei certificati bianchi. In altri paesi membri della Unione Europea e negli Stati Uniti è in corso un interessante dibattito, sia a livello tecnico sia politico, sull’efficacia di un approccio di questo tipo nel conseguire i benefici connessi all’efficienza energetica negli usi finali. Eppure, a soli due anni dall’introduzione, vi sono segnali inequivocabili che il mercato sta rapidamente andando verso il collasso. Basta guardare innanzitutto la serie storica dei prezzi di borsa, che evidenzia un progressivo calo delle quotazioni, precipitate, nel caso dei titoli di tipo II, di quasi il 20% e di oltre il 45% per i TI, dopo solo pochi mesi di contrattazione. Basta vedere poi i volumi negoziati sul mercato organizzato, così limitati da non superare nemmeno il 30% del volume di tutti i TEE scambiati e rendere di scarsa liquidità l’intero mercato. Basta leggere, infine, i più recenti provvedimenti dell’Autorità per l’energia elettrica e del gas (AEEG), da cui emerge la giusta e forte preoccupazione per la “costante e significativa riduzione del loro [i TEE] valore di mercato”, ad un livello “tale da ridurre sensibilmente il contributo del meccanismo disegnato dai decreti alla remuneratività degli investimenti in interventi di miglioramento dell’efficienza nell’uso dell’energia e, di conseguenza, l’efficacia del meccanismo nel perseguire i benefici economici, ambientali e di sistema” desiderati. Quali dunque i possibili interventi di policy per evitare che un meccanismo estremamente efficace, molto innovativo, ben regolato, avviato e gestito, potenzialmente di grande beneficio per l’intero sistema paese, possa invece rapidamente collassate, e finire con l’avvantaggiare fortemente solo i grandi distributori, mettere in seria difficoltà finanziaria i piccoli e nuovi operatori indipendenti, e ingannare i consumatori? Per cercare di rispondere a questo quesito, sembra utile richiamare brevemente le qualità specifiche dell’intero meccanismo, e sottolineare le cause principali che hanno portato all’attuale stato di rapida implosione. Il meccanismo dei Certificati Bianchi. L’intero meccanismo d’incentivazione dei CB è efficacemente illustrato dai documenti pubblicati sul sito dell’AEEG (www.autorita.energia.it), cui si rinvia per i necessari approfondimenti. Qui è utile ricordarne solo i tratti più qualificanti. Riferimenti normativi. Il meccanismo dei TEE, che costituisce una novità assoluta anche in ambito internazionale, è entrato in vigore in Italia dal gennaio 2005, così come inizialmente previsto 2
e introdotto da due DDMM dell’aprile 2001, seguiti da due successivi DDMM del luglio 2004. Esso è regolato e gestito dall’AEEG, mentre al GME è demandata la gestione del mercato dei TEE. Originalità del meccanismo. La novità del meccanismo risiede innanzitutto nel fatto che la promozione dell’efficienza energetica è perseguita non con l’introduzione di vincoli assoluti alla domanda di energia, come le tradizionali politiche di risparmio energetico, ma cercando di cambiare lo stock di capitale, promuovendo l’efficienza energetica con l’adozione di tecnologie e sistemi a maggiore efficienza e in una logica integrata e coerente con lo sviluppo del mercato liberalizzato. E’ quindi un meccanismo di tipo “pull”, ben diverso dai fallimentari sistemi “push” del passato: diventa protagonista il consumatore finale, e per far ciò vengono coinvolti anche i distributori di energia che li servono. L’intento, infatti, è quello di garantire un contenimento dei consumi a parità di servizio energetico goduto dal consumatore finale: ad esempio temperatura ambiente, grado di illuminazione, livelli produttivi. Un ulteriore elemento di novità è che il meccanismo introdotto in Italia si differenzia in modo netto anche dalle tradizionali politiche di promozione dell’efficienza energetica, basate solo su strumenti di regolamentazione diretta, come ad esempio, l’etichettatura energetica o l’imposizione di standard obbligatori di efficienza energetica per apparecchiature o edifici, oppure su incentivi fiscali, contributi in conto capitale, o di altro tipo. Il meccanismo introdotto in Italia, invece, integra, in modo innovativo ed originale elementi di regolazione diretta (del tipo “imposizione e controllo”), tariffaria e di mercato. L’elemento di regolazione diretta risiede innanzitutto nell’imposizione di obblighi precisi di risparmio energetico a carico dei distributori di elettricità e gas, e nell’attività di controllo che l’AEEG svolge nella certificazione dei risparmi conseguiti e nella verifica del rispetto degli obblighi. La regolazione tariffaria riguarda invece il sistema di contributo riconosciuto in bolletta per la parziale copertura dei costi degli interventi di risparmio energetico. L’elemento di mercato, infine, è costituito dalla creazione di un mercato "artificiale" e regolamentato per il risparmio energetico, noto appunto come "mercato dei titoli di efficienza energetica" o "certificati bianchi", in cui ci si scambia, con logiche e tra operatori di mercato, i TEE. Gli obblighi di risparmio energetico. La domanda di TEE è generata dall’imposizione ai distributori di energia elettrica e di gas naturale di obiettivi vincolanti di risparmio di energia primaria (tep, tonnellate equivalenti di petrolio) da raggiungersi attraverso interventi di efficienza energetica presso i consumatori finali. Il mancato conseguimento degli obiettivi da parte dei distributori viene sanzionato dall’AEEG. I DDMM 20 luglio 2004 fissano, per il quinquennio 2005-2009, degli obiettivi annuali crescenti, con obblighi al 2009, per l’intero sistema nazionale, di 2,9 milioni di tep/anno. Gli obiettivi nazionali sono ripartiti ogni anno dall’AEEG tra i distributori di energia elettrica e di gas 3
naturale di maggiori dimensioni (quelli che al 31 dicembre 2001 servivano più di 100.000 clienti finali), sulla base delle rispettive quote di mercato. Gli interventi realizzati sono sottoposti all’AEEG che ne valuta e certifica i risparmi energetici conseguiti a valle di un complesso processo di verifica sui progetti, e autorizza successivamente il GME ad emettere i CB in quantità pari ai risparmi certificati (per ogni tep risparmiato, viene emesso un CB della durata di 5 anni). I certificati bianchi o TEE. Per dimostrare il conseguimento dei loro obblighi di risparmio energetico e non incorrere nelle sanzioni, i distributori devono consegnare all’AEEG, entro il 31 maggio di ogni anno, un numero di TEE equivalente al loro obiettivo obbligatorio di risparmio per l’anno precedente. Il mercato dei TEE. In alternativa a realizzare in proprio interventi di risparmio energetico presso i consumatori finali, i distributori obbligati possono scegliere di soddisfare gli obblighi a loro carico acquistando, in tutto o in parte, i TEE da altri soggetti che rappresentano il lato dell’offerta dei titoli: distributori di minori dimensioni, per ora non soggetti agli obblighi, società controllate da distributori di energia elettrica o di gas naturale, e società operanti nel settore dei servizi energetici (ESCo). Uno degli intenti del meccanismo, infatti, è quello di favorire la nascita di nuovi operatori indipendenti e competitivi, specializzati nell’offerta di servizi energetici integrati e a grande valore aggiunto per gli utenti finali. La compra-vendita di TEE avviene o attraverso contratti bilaterali, o sul mercato organizzato e gestito dal GME sulla base di regole precise e trasparenti stabilite d’intesa con l’AEEG. Il contributo dalle tariffe. Nei cinque anni di validità dei TEE, ai soli distributori obbligati, viene riconosciuta una parziale copertura degli oneri per la realizzazione dei progetti. L’AEEG determina e aggiorna periodicamente l’entità del contributo economico da erogare ai distributori obbligati. Tale contributo (attualmente pari a 100 Euro per ogni tep risparmiata) è finanziato attraverso un piccolo prelievo dalle tariffe di distribuzione dell’energia elettrica e del gas naturale, stabilito dall’AEEG in modo da garantire che l’aggravio complessivo in bolletta sia sempre considerevolmente inferiore al beneficio economico complessivo derivante dall’attuazione del meccanismo. Il contributo contribuisce dunque alla realizzazione degli interventi presso i consumatori finali riducendone il costo. Interventi che, in assenza di incentivo, non verrebbero altrimenti realizzati a causa di ostacoli e imperfezioni di mercato di varia natura (es.: carenza di informazioni per il consumatore finale sugli interventi possibili per ridurre i propri consumi energetici, mantenendo la qualità e il confort dei servizi goduti, e a costi decisamente inferiori rispetto a quelli della generazione dell’energia risparmiata; difficoltà di accesso al credito per il 4
finanziamento degli investimenti iniziali; pratiche di marketing delle aziende interessate che spingono in direzione di un aumento dei consumi). Un primo bilancio Un quadro dettagliato dei risultati del primo anno di funzionamento del meccanismo dei CB è fornito dal “Primo Rapporto annuale” pubblicato dall'AEEG lo scorso ottobre 2006, cui si rinvia per tutti gli approfondimenti. Qui basta ricordare che dopo oltre 3 anni di intenso lavoro di costruzione delle regole attuative, il meccanismo dimostra, nell’insieme, di funzionare. Anzi, considerando che si tratta di uno schema innovativo ed estremamente complesso, e che le prime fasi di funzionamento di un nuovo meccanismo presentano sempre delle inevitabili difficoltà, i primi risultati sono sicuramente positivi e più che incoraggianti. Benefici diretti. L’avvio del meccanismo ha indubbiamente già contribuito alla crescita di nuovi soggetti imprenditoriali in grado di proporre, a fasce sempre più ampie di consumatori, servizi energetici innovativi e competitivi e opportunità occupazionali per operatori specializzati. Sono, infatti, quasi 600 le ESCo accreditate presso l’AEEG e oltre 160 quelle iscritte nel registro del GME. Inoltre, l’obiettivo definito dai DDMM per i primi due anni è stato ampiamente superato con largo anticipo rispetto alla scadenza, con evidenti benefici per l’intero sistema. Il valore del costo energetico evitato dagli utenti finali varia, infatti, dai 600-800 €/tep per i risparmi di energia elettrica e gas, a circa 1.200 – 1.600 €/tep per i risparmi di combustibili liquidi, valori che superano ampiamente l’entità del rimborso (100 €/tep) riconosciuto ai soli distributori obbligati. A fronte, infatti, di un investimento da parte dei consumatori di appena 290 milioni di euro (100€/tep x 2,9 mni tep) al 2009, il vantaggio economico che il paese registrerà nello stesso periodo in termini di mancati costi di acquisto/produzione di energia è stimabile intorno ad almeno 2 miliardi di euro all’anno, ossia con un rapporto di 1:10 tra costi e benefici economici! Benefici indiretti. Oltre ai benefici economici, il conseguimento di questi obiettivi di risparmio consentirà di contenere il tasso di crescita della domanda di energia a parità di servizi goduti dai consumatori, contribuendo, anche se per un solo 7% alla fine del primo quinquennio, al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 previsti per l'Italia dal Protocollo di Kyoto. Inoltre, il meccanismo ha aumentato la sensibilizzazione e le conoscenze degli operatori, e ha contribuito a cambiare il mercato, attraverso una spinta ad una maggior presenza di prodotti efficienti. 5
I problemi aperti e i possibili interventi di policy. Nonostante gli indubbi benefici di sistema creati dal meccanismo, alcune criticità emerse in questa prima fase di applicazione, se non prontamente risolte, rischiano di far collassare irrimediabilmente il mercato dei TEE, a danno innanzitutto dei piccoli operatori e, nel medio periodo, dell’intera collettività. Non completa assegnazione degli obiettivi. Per un’incongruenza normativa, che prevede l’individuazione di una soglia dimensionale (100.000 clienti al 31.12.2001) al di sotto della quale non si è soggetti agli obblighi e la ripartizione dell’obiettivo nazionale pro-quota in relazione invece all’intero mercato della distribuzione, circa il 22% dell’obiettivo nazionale stabilito dai decreti (in pratica la quota di mercato aggregata di tutti i distributori con meno di 100.000 clienti) non viene assegnato ai soggetti obbligati. Ne consegue da un lato, una pari riduzione della domanda (e, in modo derivato, dei prezzi) dei TEE, e dall’altro, una perdita sensibile per la collettività in termini di minori iniziative di risparmio energetico (pari a circa 1,2 mni di tep, ossia almeno 830 milioni di euro di maggiori costi di energia sul primo quinquennio), e di maggiori emissioni nocive (oltre 3,2 mni di tonnellate di CO2 in più). Ora, se consideriamo che le emissioni di CO2 che emettiamo oggi rimangono in atmosfera per i prossimi 100 anni, il danno all’ambiente creato dalla mancata completa assegnazione degli obiettivi è di gran lunga superiore alla pur ingente perdita economica. Per risolvere questa incomprensibile criticità, una soluzione potrebbe essere quella di estendere l’obbligo a tutti i distributori attivi o prevedere che, individuata la categoria dei soggetti obbligati (ad esempio i distributori con più di 5/10.000 clienti serviti), l’obiettivo nazionale vada interamente ripartito pro-quota tra tutti i componenti di quella categoria. I benefici di un simile rapido e semplice provvedimento sarebbero immediati e rilevanti: un mercato molto più vivace, che eviterebbe il collasso di un meccanismo i cui benefici di sistema sono di gran lunga superiori ai costi connessi alle maggiori attività di gestione e controllo di un eventuale più alto numero di soggetti obbligati da amministrare. Meccanismo sanzionatorio. L’applicazione del meccanismo previsto dai DDMM è risultata essere complessa e viziata da limiti che ne riducono notevolmente la significatività e l’efficacia. Anche qui basterebbe un intervento di immediata attuazione: affidare la comminazione delle sanzioni all’autonomia dell’AEEG che potrebbe correttamente e più efficacemente gestirla secondo quanto previsto dalla sua legge istitutiva e dalla disciplina sulle sanzioni amministrative. Assenza di mercato per i TEE di tipo III. I CB emessi a fronte di risparmi nei consumi dei combustibili liquidi non hanno mercato. Di conseguenza, mentre i soggetti obbligati possono utilmente utilizzare tali titoli per soddisfare gli obblighi, le ESCo e gli altri operatori, non riuscendo 6
invece a venderli, subiscono un’ulteriore sensibile perdita di remunerazione sugli investimenti pari all’intero ammontare di TIII posseduti (circa il 10% sul totale). Speculazione ingiustificata da parte dei soggetti obbligati. Oltre a non poter recuperare il valore dei TIII e a sopportare maggiori costi degli interventi di risparmio energetico rispetto ai grandi distributori, anche per le più svantaggiose condizioni di accesso al credito, le ESCo e gli altri soggetti non obbligati subiscono un’ulteriore grave e ingiustificabile discriminazione: l’impossibilità di accedere direttamente al contributo tariffario, riconosciuto invece esclusivamente ai distributori obbligati. La conseguenza assurda che si è venuta a creare è ben evidente. Le ESCo, pur sopportando tutti gli oneri (tecnologia, logistica e rischio di mercato) per la realizzazione degli interventi, sono costrette a vendere i propri TEE, ammesso che vi riescono, solo in borsa, a valori molto bassi (45€/tep per i TI) per l’assenza di sufficiente domanda. I soggetti obbligati, invece, comprano a valori depressi (45€/tep nell’esempio di prima) e, senza alcuna fatica e alcun rischio, incassando il contributo tariffario di 100€/tep, lucrano un profitto (55€/tep, con un mark-up del 122%) che è ben maggiore dell’intero costo dei TEE. Inoltre, poiché a simili valori dei TEE persino gli interventi più semplici, come l’installazione di lampadine a basso consumo, hanno una redditività degli investimenti negativa, le possibilità di sviluppo e sopravvivenza delle ESCo appaiono irrimediabilmente compromesse. Livello troppo basso degli obblighi. Questa extra rendita percepita dai soggetti obbligati deriva, in essenza, da un livello degli obiettivi che si è dimostrato troppo basso sia rispetto alla capacità di generazione dei TEE, sia con riferimento agli obiettivi di riduzione dei gas serra imposti all’Italia dal protocollo di Kyoto sia, soprattutto, rispetto alla necessità di contenere la forte crescita tendenziale prevista nei consumi di energia per i prossimi anni in Italia. E’ facile stimare che, a fine maggio 2007, ci saranno oltre mezzo milione di TEE in eccesso rispetto agli obblighi 2006, il che corrisponde a dire che l’obiettivo di maggio 2008 è già stato realizzato per oltre l’80% con un anno di anticipo. Anzi, considerando i programmi già annunciati e in corso di realizzazione da parte dei grandi distributori per il solo 2007, già alla fine di quest’anno ci saranno TEE emessi per soddisfare persino gli obblighi del maggio 2009, con un anno e mezzo di anticipo. Se poi si considera la presumibile enorme quantità di TEE che sarà emessa a consuntivo dei “progetti a misura” già presentati, e a seguito del recente decreto che, giustamente, ha previsto un’assegnazione di gran lunga più vantaggiosa di CB alla cogenerazione ad alto rendimento, allora l’eccesso di offerta di TEE a fine 2007 sarà così elevata che, non solo i soggetti non obbligati non riusciranno più a recuperare i propri investimenti già fatti, ma svanirà lo stesso 7
effetto desiderato di incentivo alla cogenerazione, per l’impossibilità appunto di vendere i TEE in portafoglio. Gli obiettivi previsti dai DDMM del 2004 appaiono, inoltre, bassi anche rispetto agli obblighi imposti dal protocollo di Kyoto e, pertanto, inadeguati ad evitare le pesanti sanzioni previste in caso di inadempienza. Come è noto, dopo aver assunto l'impegno di tagliare le emissioni di gas serra del 6,5% entro il 2012, l'Italia ha continuato a far crescere queste emissioni fino a raggiungere, nel 2004, quota 581 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2), ossia 95 milioni di tonnellate di eccedenza annua (+12%) rispetto all’obiettivo Kyoto. Già con questa eccedenza, il conto che il nostro paese pagherà, per aver chiuso gli occhi dinanzi ai disastri ambientali e rinviato le decisioni politiche sull’incentivazione delle rinnovabili e la promozione forte dell’efficienza energetica, sarà molto salato: 10 miliardi di euro, circa 2 miliardi per ciascun anno del quinquennio (2008-2012) in cui inizieranno a scattare le sanzioni. Ma il conto rischia di essere ancor più salato. Nello scenario tendenziale del sistema energetico nazionale presentato all’inizio di aprile dall’ENEA, infatti, i consumi di energia sono previsti in forte crescita: per la sola energia elettrica, l’ENEA prevede che nel 2020 i consumi si attesteranno tra i 416 e i 458 TWh, con un incremento compreso tra il 28 e il 40% rispetto al 2005. L’impatto previsto sulle emissioni di CO2 è impressionante: un aumento al 2020 di oltre 180 milioni di tonnellate annue, pari ad un incremento del 35% rispetto ai valori del 1990, e di oltre 215 Milioni rispetto all’obiettivo Kyoto. Con i valori attuali del prezzo di mercato dei crediti di carbonio, cioè delle misure compensative per annullare gli effetti negativi dell'emissione dei gas serra, un livello così elevato di emissioni costerebbe al nostro paese qualcosa come 42 miliardi di euro l’anno di sanzioni. Ma anche questa impressionante cifra rappresenta una piccola frazione del danno economico aggiuntivo che il nostro paese rischia di subire come conseguenza dei drastici cambiamenti climatici indotti dall’aumento dei gas serra. Come hanno evidenziato, infatti, il recente studio Stern e il nuovo rapporto “Climate Change 2007" dell’autorevole Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), i danni economici che i cambiamenti climatici in atto rischiano di causare a settori chiave come il turismo e l’agricoltura, per la progressiva desertificazione e instabilità climatica, sono incertissimi. Ora, considerando che in Italia il fatturato annuo del turismo vale circa il 12% del PIL e quello dell’agricoltura tra il 14 e il 15%, l’assenza di una forte azione di riduzione delle emissioni di CO2 rischia di creare seri danni economici a settori che valgono qualcosa come 370 miliardi di euro l’anno. 8
Dinanzi ad un rischio economico di tale entità, l’attuale livello degli obiettivi di risparmio energetico che il nostro paese si è dato con i DDMM (2,9 Mtep/anno al 2009, ossia un risparmio del 2% dei consumi di elettricità e un investimento di appena 290 milioni di euro al 2009) appare quindi del tutto inadeguato e ridicolo. Un intervento coraggioso e lungimirante di policy, pertanto, potrebbe essere quello di innalzare il livello degli obiettivi di efficienza energetica, e quindi dei TEE, in modo coerente sia con gli obblighi di riduzione assunti con la ratifica del protocollo di Kyoto (in base alle stime tendenziali ENEA, circa 215 Mt/anno di CO2 da ridurre per il 2020), sia con le recenti prescrizioni della CE in tema di obiettivi minimi di riduzione dei consumi attraverso efficienza energetica (20% al 2020, ossia circa dieci volte gli obiettivi dei DDMM del 2004). Circa la fattibilità di raggiungere obiettivi più ambiziosi di efficienza energetica basta ricordare due semplici riferimenti. Innanzitutto, i casi della Francia e della Gran Bretagna, per non citare l’esperienza di successo della Danimarca, della California, o della Germania e della Spagna, che hanno intrapreso da tempo con determinazione la via delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. La Francia, infatti, ha fissato un obiettivo per il 2009 che è ben 4 volte maggiore di quello italiano (12 Mtep/anno contro i 2,9), pur avendo minor incentivo al risparmio per un costo dell’energia più basso di quello nostrano. La Gran Bretagna, poi, ha addirittura annunciato la volontà di intraprendere una politica di abbattimento delle emissioni di CO2 del 60% entro il 2050. In secondo luogo, le conclusioni dell’ultimo rapporto ENEA e dello studio del centro eERG del Politecnico di Milano per Greenpeace (“La rivoluzione dell’efficienza”), che hanno dimostrato la piena fattibilità di raggiungere obiettivi di efficienza energetica in linea con le prescrizione della Commissione Europea. In particolare, lo studio eERG, basato peraltro su ipotesi ampiamente cautelative sul potenziale di efficienza realizzabile, ha dimostrato la fattibilità di poter facilmente realizzare l’obiettivo di una riduzione al 2020, di oltre 100 TWh/anno, con un risparmio per efficienza di quasi 9 Mtep/anno. Se a questo si aggiunge il risparmio, ancora più consistente, che è possibile realizzare nell’uso del gas metano, e dei consumi di gasolio per riscaldamento, allora un obiettivo minimo nazionale di TEE al maggio 2020 può essere di 20 Mtep/anno. Per realizzare questo obiettivo minimo, si potrebbe ad esempio anticipare al 2008 l’obiettivo già fissato per il 2009, e incrementarlo ogni anno in media di circa 1,5/2,0 Mtep/anno. Tali obblighi, poi, andrebbero considerati come obiettivi minimi da raggiungere. Visti, infatti, gli enormi vantaggi di sistema ed economici connessi al risparmio di energia, e pur considerando i minori margini potenziali dei produttori nazionali di energia per la mancata crescita delle vendite, il nostro Paese 9
avrebbe tutto l’interesse di promuovere quanto più risparmio energetico possibile. Inoltre, promuovendo in modo massiccio il risparmio energetico, si limiterebbero anche i problemi, ambientali e territoriali, connessi alla costruzione di nuove centrali inquinanti. In ogni caso, per assicurare la giusta efficacia al meccanismo dei TEE in uno schema ove gli obblighi sono intesi come obiettivi minimi, va reso possibile il rimborso dei CB ad un prezzo garantito anche in eccesso agli obiettivi/obblighi annuali, al pari di quanto fra l’altro già accade per i Certificati Verdi. In questo modo, verrebbe risolto anche il problema della difficoltà di accesso al mercato finanziario da parte delle ESCo. Entità del contributo tariffario. La cifra di 100€/tep, attualmente prevista come contributo tariffario, può apparire corretta oppure insufficiente a seconda di come si intende utilizzare il meccanismo dell’incentivo. Il rimborso appare corretto se lo si utilizza per “incentivare” interventi di risparmio energetico che sarebbero comunque finanziati in altro modo. Esso risulta, invece, del tutto insufficiente se lo si vuole utilizzare per finanziare completamente gli investimenti utili a produrre nuove TEP di risparmio attraverso progetti strutturati. Infatti, anche se percepiti per 5 anni, 100 euro/TEE coprono solo una percentuale minoritaria degli investimenti medi per risparmiare un TEP/anno di energia elettrica e di gas, che, nella maggioranza dei casi, superano di gran lunga i 500 euro. Un intervento di policy potrebbe essere quindi di innalzare il contributo tariffario almeno a 200€/tep, come fra l’altro previsto nell’iniziale proposta, e, per i progetti più strutturati, estendere il numero e il periodo di validità dei TEE riconosciuti. Incertezza legislativa. A legislazione attuale, la negoziabilità dei titoli dopo il maggio 2010 non è prevista. Ne consegue che se una ESCo presenta un progetto di efficienza energetica nel 2008, avrebbe diritto teoricamente a titoli fino al 2013, ma con lo scenario attuale riuscirebbe a vendere solo i TEE maturati nel 2008 - 2009, poiché, senza un rapido cambio di normativa, dopo il 2009 non vi saranno più compratori obbligati. Quindi, per un progetto eseguito nel 2008, si riuscirebbero a valorizzare un numero di TEE complessivo pari a un quinto rispetto allo stesso tipo di progetto eseguito nel periodo 2004-2005. Questa consapevolezza tenderà a rallentare la crescita degli investimenti atti a produrre TEE, man mano che ci si avvicina al 2009, con grave danno per la collettività. La proposta è quindi di dare certezza assoluta nel medio periodo circa il livello degli obblighi e la bancabilità dei TEE, estendendo l’orizzonte regolamentato sino al 2020, ormai anno di riferimenti di tutte le prescrizioni comunitarie in materia. Scarsa trasparenza ed efficienza del mercato organizzato dei TEE. Se si analizzano le sedute di negoziazione, peraltro pubbliche, è facile rendersi conto di quanto “concordati” e ancora troppo limitati siano gli ordini di acquisto/vendita. Per aumentare trasparenza ed efficacia delle 10
negoziazioni dei TEE, potrebbe essere utile pubblicare in real time i dati sui livelli di offerta aggregata, in modo che il mercato abbia tempestivamente tutte le informazioni necessarie per orientare bene le scelte di investimento. Inoltre, potrebbe essere utile ripartine l’obiettivo annuale in trimestri, per evitare che il mercato si movimenti solo in prossimità della scadenza di maggio degli obblighi annuali. Anche la formazione di “mercati paralleli”, come il meccanismo delle gare al ribasso, andrebbe disincentivato, aiutando il mercato organizzato ad acquisire maggiore vivacità, ad esempio stabilendo di soddisfare almeno la metà degli obblighi con acquisti di TEE sul mercato, e a potenziare la piattaforma di negoziazione per poter gestire anche contratti bilaterali più strutturati. ESCo strangolate. I decreti sulla liberalizzazione del settore dell’energia e le più recenti Direttive CE sull’efficienza energetica riconoscono un ruolo cruciale al sistema delle ESCo, non solo per vivacizzare e rendere più competitivo il mercato, ma anche per l’efficace promozione dell’efficienza energetica. Senza un idoneo meccanismo di incentivi e soggetti indipendenti in grado di offrire servizi energetici integrati, infatti, la promozione dell’efficienza risulterebbe impossibile, per la presenza di numerose barriere e asimmetrie di mercato, e di conflitti di interesse da parte dei grossi oligopolisti. Nell’attuale sistema, le opportunità di sviluppo per le ESCo sono orami compromesse. Insufficiente domanda di TEE, maggiori costi di approvvigionamento rispetto ai grossi oligopolisti, assenza di idonei strumenti finanziari per lo sviluppo, mancata disciplina del meccanismo del Finanziamento Tramite Terzi, assenza di garanzia dei crediti verso i clienti: sono tutti ostacoli allo sviluppo di un sistema di ESCo competitivo e professionalizzato e che andrebbero prontamente rimossi anche con misure di carattere fiscale (ad esempio, detassazione dei TEE), di garanzia finanziaria pubblica (si è parlato ad esempio della Cassa DDPP) e, soprattutto, potenziando con appropriati interventi di policy, il mercato dei TEE. L’efficienza energetica: ultima chance per salvare il nostro pianeta. I rapidi cambiamenti climatici in atto stanno compromettendo non solo le prospettive di sviluppo dell’economia mondiale ma la stessa possibilità di sopravvivenza del genere umano. Occorrono politiche coraggiose, incisive e di altissimo profilo per l’efficienza energetica. In Italia, con i CB, è stato introdotto un meccanismo estremamente innovativo ed efficace per risolvere non solo i danni all’ambiente causati dai consumi di energia, ma anche le problematiche relative alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla riduzione dei costi energetici. L’AEEG sta facendo un lavoro eccezionale, anche in considerazione delle limitate risorse di cui può disporre, per aumentare l’efficacia dei controlli e di un meccanismo dalle grandi potenzialità, ma estremamente 11
complesso. La Delibera 18/07, che ha giustamente eliminato la possibilità di ottenere TEE semplicemente distribuendo buoni di carta, è solo l’ultimo esempio dell’impegno e lavoro dell’AEEG in tale direzione. Anzi, come già sottolineato in altre occasioni, ritengo che vada addirittura estesa la sua applicazione anche ai progetti già conclusi e non solo a quelli futuri. Sorprende, invece, il fiorire di ricorsi per impugnare tale Delibera da parte di chi, a beffa dei consumatori e del lavoro dell’AEEG, si preoccupa di perseguire solo il mero tornaconto di parte. Spetta quindi alla politica intervenire con urgenza e coraggio, per fissare degli obiettivi in linea con le prescrizioni della CE, e per evitare che un meccanismo così innovativo e di grande beneficio per la collettività e l’ambiente possa invece collassate, o risolversi nell’ennesima beffa nazionale, a danno dei consumatori e ad esclusivo vantaggi dei furbi e dei grossi oligopolisti. Tavola 1: Proposte di policy per evitare il collasso del mercato dei TEE Criticità Possibili Azioni Incompleta assegnazione Chiarire che, definita la categoria dei soggetti obbligati, l’intero obiettivo degli Obiettivi nazionali annuale viene ripartito pro-quota tra tutti i soggetti obbligati. Estendere gli obblighi a tutti i distributori, o almeno a quelli con più di Oligopsonio 5.000/10.000 clienti serviti. Sanzioni non operative Affidare all’AEEG la comminazione di severe sanzioni. Estendere anche ai TIII quanto previsto per i TI e TII in tema di contributo Assenza di mercato per i tariffario, e riconoscere all’AEEG anche la competenza regolatoria per il TEE di tipo III gasolio/combustibili liquidi. Anticipare al 2008 gli obblighi già fissati per il 2009 e innalzare gli obiettivi per gli anni fino al 2020 per renderli coerenti con le prescrizioni della CE Carenza di Domanda (20% di riduzione dei consumi per efficienza per il 2020) e del Protocollo di Kyoto: 20 Mtep/anno per il maggio 2020. Speculazione da parte dei Garantire a tutti i possessori di TEE il contributo tariffario o, almeno, un SO prezzo minimo garantito di pari importo. Per incentivare gli interventi più strutturati e l’adozione di tecnologie più Entità del contributo sofisticare, andrebbe significativamente aumentato (almeno 200€/tep) tariffario l’attuale livello del contributo (100€/tep) e il numero di TEE riconosciti per gli interventi efficacia ma più costosi. 12
Ripartire gli obblighi annuali su base trimestrale. Mercato organizzato poco Prevedere che una quota significativa degli obblighi sia soddisfatta con liquido acquisti di TEE sul mercato. Disincentivare il meccanismo delle gare al ribasso. Mercati paralleli Gestire attraverso il GME anche i contratti bilaterali più strutturati. TEE in scadenza Trasformare gli obblighi annuali in obiettivi minimi da raggiungere, e eventualmente invenduti prevedere una tariffa garantita come già previsto per i Certificati Verdi. Prevedere meccanismi di certificazione e formazione professionale, una ESCo qualificate chiara disciplina del Finanziamento Tramite Terzi, la detassazione dei TEE e forme di garanzia e tutela dei crediti delle ESCo. NOTA SULL’AUTORE Antonio C. Vertucci si è laureato summa cum laude in Economia Aziendale all’Università Bocconi, e successivamente si è specializzato in Corporate Finance and International Business Strategy presso The University of Michigan Graduate Business School. Ha ricoperto importanti posizioni di leadership e all’interno di diversi consigli di amministrazione, e come advisor di prestigiose istituzioni. E’ attualmente il Fondatore e CEO di ventonovo, società focalizzata sulla generazione di energia da fonti rinnovabili e sui servizi integrati per la promozione del risparmio energetico e dello sviluppo eco-compatibile. BIBLIOGRAFIA Alaimo, S. (2006). Il Mercato dei Titoli di Efficienza Energetica organizzato dal GME: funzionamento e primi risultati, GME, novembre 2006 DDMM 24 aprile 2001 DDMM 20 luglio 2004 ENEA (2007). Rapporto Energia e Ambiente 2006, 2007 Geller et al. (2005) The experience with energy efficiency policies and programmes in IEA countries Learning from the Critics International Energy Agency Information Paper, Paris 2005 Gracceva et al. (2004) Scenari Energetici Italiani Valutazione di misure di politica energetica ENEA Greenpeace (2007) La rivoluzione dell’efficienza, 2007 Pagliano, L. et al., Decreti per l'efficienza negli usi finali di energia. Costi e benefici per i vari attori coinvolti nel meccanismo, Working Paper eERG-PoliMi Pavan, M., Energia alle strette, La voce.info, 2006 13
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