IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...

Pagina creata da Marco Iorio
 
CONTINUA A LEGGERE
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME
STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO
     INFANTILE E NELLE FORME DI
          DEMENZA SENILE
             «Montessori - Alzheimer
    un patto per la lettura intergenerazionale»

                                                      Gloria Gagliardi, PhD
                               Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
Età evolutiva…

■   L’input linguistico e lo stile comunicativo dei genitori rivestono un ruolo cruciale nello
    sviluppo delle abilità comunicative e linguistiche dei figli [Girolametto & Weitzman,
    2006; Suskind et al., 2016]
      – Stile «direttivo» [Bonifacio e Hvastja Stefani, 2010]
■   L’aumento della frequenza e della qualità della lettura incidono sullo sviluppo delle
    capacità di attenzione e concentrazione del bambino [Fletcher & Reese, 2005; Adrian et
    al., 2005]
■   LETTURA DIALOGICA del libro è un mezzo efficace di stimolazione del linguaggio [Dunst,
    Trivette & Hamby, 2007], non soltanto nei bambini normotipo, ma anche nei late talker e
    nei bambini con DL [Huebner, 2000; Huebner & Meltzoff, 2005; Crain-Thoreson & Dale,
    1999; Crowe, Norris & Hoffman, 2004; Pile et al., 2010; Buschman et al., 2009; Tsybina
    & Eriks Brophy, 2010]
      – Il genitore prende spunto dagli interessi del bambino e incoraggia la partecipazione
          attiva
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
«Oltre il libro»

■ Intervento terapeutico tempestivo nei disturbi del
  neurosviluppo (es. Disturbo Primario del linguaggio,
  dell’apprendimento, dell’attenzione, della regolazione…)
■ Es. Programma «OLTRE IL LIBRO» [Girolametto et al., 2017]
   – Intervento di prevenzione e promozione dello sviluppo
       del linguaggio (età: 2-3 anni) per bambini con ritardo
       del linguaggio espressivo non associato a fragilità nei
       domini non linguistici, o «LATE TALKER»
         ■   Rappresentano il 10-20% dei bambini sotto i 3 anni di
             età
         ■   20-30% di essi riceveranno una diagnosi di «Disturbo
             Primario di Linguaggio» [Rescorla, 2013]
    – «Parent coaching»: intervento «ecologico» e indiretto
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
… età involutiva
«RISERVA COGNITIVA»
■   Costrutto teorico che descrive “l’insieme di abilità cognitive, capacità strategiche e
    conoscenze acquisite che, nell’arco della vita, le esperienze vissute hanno permesso di
    accumulare” [Mondini, 2013]
■   Determina una maggior resilienza del cervello al danno neurologico
■   Proposto nell’ambito delle patologie dementigene per rendere conto della discrepanza
    tra il grado di degenerazione corticale e la sua manifestazione clinica [Katzman et al.
    1988; Stern, 2009]
■   Postula che le differenze individuali nei processi cognitivi, e quindi nei sottostanti
    network neurali, conseguenti alle diverse esperienze a cui il soggetto è stato esposto (es.
    educazione, occupazione lavorativa e attività ricreative intellettualmente stimolanti),
    consentano ad alcuni pazienti di fronteggiare meglio modificazioni cerebrali strutturali e
    funzionali, costituendo dunque un fattore protettivo per il decadimento cognitivo
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
La «riserva»

■ Celebre articolo di Katzman e collaboratori [1988]:
   – gli autori dello studio, conducendo un’analisi post-mortem del cervello di 137
      anziani, avevano riscontrato in 10 di essi la presenza di chiari segni di
      demenza di Alzheimer a livello neuroanatomico, in assenza però di manifesti
      sintomi cognitivi
■ Numerosi studi longitudinali prospettici hanno, in seguito, replicato questo risultato
  (ad esempio Mortimer, 1997; Davis et al. 1999; Goldman et al., 2001; Ince et al.,
  2001; Bennet et al., 2003; Dufouil, Alpérovitch & Tzourio, 2003; Mortimer, Snowdon
  & Markesbery, 2003)
■ Il concetto euristico di “riserva” è stato introdotto per rendere conto di tali
  discrepanze tra modificazioni neuropatologiche a livello corticale e la loro
  espressione sintomatologica
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
[…] Neuroimaging tools have the potential to detect
              pathological changes when only slight impairment is
              indicated by neuropsychological testing, particularly in
              individuals with high cognitive reserve who maintain
              cognitive functioning for an extended period of time.
              For example, at a given level of clinical severity in
              patients with Alzheimer’s disease, higher levels of
              education are associated with more severe disease-
              related changes on PET scans than seen for those with
              lower levels of education. […]

              […] In patients matched for clinical severity, an inverse
              relation was found between resting regional cerebral
              blood flow and years of education. Higher level of
              education was associated with greater depletion of
              blood flow in the parietotemporal area (figure 3), where
              PET changes are seen in patients with Alzheimer’s
              disease. This observation provided an initial indication
              that patients with higher cognitive reserve had more
              Alzheimer’s disease pathology than those with lower
              cognitive reserve even though they appeared clinically
              similar. Similar associations have been shown for
              occupational attainment and leisure activities. […]

Stern, 2012
IL LINGUAGGIO E LA LETTURA COME STRUMENTI CHIAVE NELLO SVILUPPO INFANTILE E NELLE FORME DI DEMENZA SENILE - "Montessori - Alzheimer un patto per ...
«[…] Decline is seen later in
              individuals with high cognitive
              reserve because pathology is
              tolerated longer than by people
              with low cognitive reserve.»

Stern, 2012
Perché dovrebbe funzionare anche nei
pazienti già affetti da Demenza/MCI?
■ Il contesto esercita un effetto sullo stato
  cognitivo anche sostenendo meccanismi di
  neuroprotezione: studi condotti su animali
  hanno evidenziato che non solo l’interazione
  con un ambiente arricchito favorisce la
  neurogenesi e la sinaptogenesi [Churchill et
  al., 2002], ma contribuisce in maniera
  determinate al rallentamento della
  deposizione di Aβ nella Demenza di Alzheimer
  [Arenaza-Urquijo, Wirth, Chételat, 2015;
  Bennet et al., 2014]
Perché proprio il linguaggio e la lettura?

                                                                 Vigneau et al., 2006
                   “Sagittal projection map of the 730 activation peaks.
                   Each activation peak is color-coded according to its contrast category: phonology
                   (blue), semantic (red), and syntax (green).”
e se non bastasse…

■ COMORBILITA’ PATOLOGIE DEMENTIGENE E DEPRESSIONE/DISTURBI DEL TONO
  DELL’UMORE [Raskind, 1998; Padovani, Caratozzolo & Cocchi, 2018]
   – Prevalenza: 30-60% [Rozzini et al., 2011]

■ La depressione costituisce un fattore che aggrava la prognosi di malattie somatiche
  ed è considerata uno dei principali fattori di rischio di fragilità/disabilità
   – Nell’anziano la relazione fra malattia somatica e depressione è bidirezionale
       [Amore et al., 2007]
Sintomi cognitivi della depressione

■ Anche se spesso non gli si attribuisce sufficiente importanza, i deficit cognitivi sono
  parte integrante del quadro clinico della depressione non soltanto nell’anziano! [Di
  Sciascio, Furio & Palumbo, 2015]
■ Aree maggiormente interessate: Memoria e Funzione Esecutive
   – sintomi cognitivi lamentati: deficit della memoria, difficoltà di concentrazione e
       di pensare lucidamente
■ La compromissione delle abilità cognitive è una delle principali cause di ridotto
  funzionamento psico-sociale dei pazienti depressi. I deficit cognitivi:
    – sono osservati già nel primo episodio depressivo
    – persistono alla remissione dei sintomi depressivi
attività che
 comportano
      alta
  attivazione
   cognitiva
  ("training")
                 miglioramento
                        del
                 funzionamento
                  psico-sociale
                   del paziente
   attività
emotivamente
 coinvolgenti
r i a ! C  h i  le g g e
                                                                                   l a   v  i t a : l a prop ndo Renzo
                                                               u to   u n a s o i s e A b e l e , qu a
                                    a n n i  a  v rà   v i s s
                                                                      C a i n o   u   cc                       h é  l a  l e t tu ra è
            l e g g e  ,  a 70               ’ e r a q  u  ando                    f i n i to   …   perc
          n
«Chi no uto 5000 anni:                    c                       i rava l   ’ i n
                                                  rd i  a  m  m
avrà viss ia, quando Leopa.»                                                                                              n o la  n o
                                                                                                            ri allunga , 2 giugno 1991
                                                                                                                                      s tra vita»
      s ò Lu  c                       d i e t ro                                                     i li b
 sp o                   it à a ll’ in                                                      e rc h é                       o
           m  o r t a l                                                  U. E c o , « P                     L’espress
 u n a im
Bibliografia
Adrian J.E., Clemente R.A., Villanueva L. & Rieffe C. (2005). Parent-child picture-book reading, mothers’ mental state language
  and children’s theory of mind, Journal of Child Language, 32(3): 673-686.
Amore M., Tagariello P., Laterza C. & Savoia E.M. (2007) Subtypes of depression in dementia. Archives of Gerontology and
  Geriatrics. 44 Suppl 1:23-33.
Arenaza-Urquijo E.D., Wurth M. & Chételat G., (2015) Cognitive reserve and lifestyle: moving towards preclinical Alzheimer’s
  disease. Frontiers in Aging Neuroscience, 7:1–12.
Bennet D.A., Arnold S.E., Valenzuela M.J., Brayne C. & Schneider J., (2014) Cognitive and social lifestyle: links with
  neuropathology and cognition in late life. Acta Neuropathologica, 127(1):137–150.
Bennet D.A., Wilson R.S., Schneider J.A., Evans D.A., Mendes De Leon C.F., Arnold S.E., Barnes L.L. & Bienia J.L. (2003).
  Education modifies the relation of AD pathology to level of cognitive function in older persons. Neurology, 60(12).
Bonifacio S. & Hvastja Stefani L. (2010). L’intervento precoce nel ritardo del linguaggio: il modello INTERACT per il bambino
  parlatore tardivo. Milano: Franco Angeli.
Buschman A., Joos B., Rupp A., Feldhusen F., Pietz J. & Philippi H. (2009). Parent based language intervention for 2-years-old
  children with specific language delay: a randomized controlled trial. Archives of disease in Childhood, 94: 110-116.
Corsi G., Gagliardi G. (in stampa). La Riserva Cognitiva in ambito afasiologico: potenzialità e limiti. In: M.Cruciani & F. Gagliardi
  (eds.) Medicina, Filosofia e Cognizione, collana La mente e i sistemi cognitivi, Roma: Aracne.
Churchil J.D., Galvez R., Colcombe S., Swain R.A., Kramer A.F. & Greenough W.T., (2001) Exercise, experience and the aging
  brain. Neurobiology of Aging, 23:941– 955.
Crain-Thoreson C. & Dale P.S. (1999). Enhancing linguistic performance: parents and teachers as book recasts in language
  intervention: a systematic review and meta-analysis. American Journal of Speech-Language Pathology, 24(2): 237-255.
Crowe L.K., Norris J.A. & Hoffman P.R. (2004). Training caregivers to facilitate communicative participation of preschool
  children with language impairment during storybook reading. Journal of Communication Disorder, 37(2): 177-196.
Di Sciascio G., Furio M.A. & Palumbo C. (2015). Deficit cognitivi nella malattia depressiva: quanti e quali strumenti per
  identificarli? Rivista di psichiatria, 50(3):110-117
Davis D.G., Schmitt F.A., Wekstein D.R. & Markesbery W.R., (1999) Alzheimer neuropathologic alterations in aged cognitively
  normal subjects. Journal of neuropathology and experimental neurology, 58(4):376–388.
Dufouil C., Alprovitch A., Tzourio C., (2003) Influence of education on the relationship between white matter lesions and
  cognition. Neurology, 60(5):831–836.
Dunst C.J., Trivette C.M. & Hamby D.W. (2007). Meta-analysis of family-centered help giving practices research. Mental
  retardation and developmental disabilities research reviews, 13(4): 370-378.
Fletcher K.L. & Reese E. (2005). Picture book reading with young children: A conceptual framework. Developmental Review,
   25(1): 64-103.
Girolametto L., Bello A., Onofrio D., Remi L. & Caselli M.C. (2017). Parent-coaching per l'intervento precoce sul linguaggio:
  Percorsi di lettura dialogica nel programma "Oltre il libro”. Trento: Erikson.
Girolametto L. & Weitzman E. (2006). It takes two to talk- The Hanen Program for parents: early language intervention through
  caregiver training. In R.McCauley & M. Fey (eds.) Treatment of language disorders in children. Baltimore, MD: Brookes, pp.
  77-103.
Goldman W.P., Price J.L., Storandt M., Grant E.A., McKeel D.W., Rubin E.H. & Morris J.C., (2001) Absence of cognitive
  impairment or decline in preclinical Alzheimers disease. Neurology, 56(3).
Huebner, C.E. (2000). Promoting Toddlers' Language Development Through Community-Based Intervention. Journal of Applied
  Developmental Psychology. 21(5): 513-535.
Huebner C.E. & Meltzoff A.N. (2005). Intervention to change parent–child reading style: A comparison of instructional
  methods. Journal of Applied Developmental Psychology 26(3): 296-313.
Ince P.G. & Neuropathology Group of the Medical Research Council Cognitive Function and Ageing Study (2001) Pathological
  correlates of late-onset dementia in a multicenter community-based population in England and Wales. Lancet, 357:169–
  175.
Katzman R., Terry R., Deteresa R., Brown T., Davies P., Fuld P., Renbing X. & Peck A., (1988) Clinical, pathological, and
  neurochemical changes in demen-tia: A subgroup with preserved mental status and numerous neocortical plaques. Annals
  of Neurology, 23:138–144.

Mondini S., (2013) La riserva cognitiva: concetti e meto-dologie di indagine, in: Bianchi C. (eds). L’esame neuropsicologico
 dell’adulto. Applicazioni cliniche e forensi. Firenze: Giunti O. S., pp. 123–129.

Mortimer J.A. (1997). Brain reserve and the clinical expression of Alzheimers disease. Geriatrics, 52(Suppl.2): S50–S53.

Mortimer J.A., Snowdon D.A. & Markesbery W.R., (2003) Head circumference, education and risk of de-mentia: findings from
 the Nun study. Journal of Clinical and Experimental Neuropsychology, 25:671–679.

Padovani A., Caratozzolo S. & Cocchi S. (2018). Lo spettro dei disturbi depressivi nella malattia di Alzheimer e nella demenza:
  dall’epidemiologia alla gestione. Focus on brain, 2(4).

Pile E. J.S., Girolametto L., Johnson C.J., Chen X. & Cleave P. L. (2010). Shared Book Reading Intervention for Children with
   Language Impairment: Using Parents-as-aides in Language Intervention. Canadian Journal of Speech-Language Pathology
   and Audiology, 34(2): 96-109.

Raskind MA. (1998). The clinical interface of depression and dementia. Journal of Clinical Psychiatry, 59 Suppl 10:9-12.

Rescorla L. (2013). Longitudinal outocmes: a fifteen-year follow-up of late-talking toddlers. In L. Rescorla & P.S. Dale (eds.),
  Late talkers: from research to practice. Baltimore, MD: Brookes Publishing.

Rozzini L., Chilovi B.V., Riva M., Trabucchi M. & Padovani A. (2011). Depressive disorders in dementia. International Journal of
  Geriatric Psychiatry, 26(6):657-658.
Stern Y. (2009) Cognitive Reserve. Neuropsychologia, 47(10):2015–2028.

Stern Y. (2012), Cognitive reserve in ageing and Alzheimer’s disease. Lancet Neurology, 11: 1006-1012.

Suskind D.L., Leffel K.R., Graf E., Hernandez M.W., Gunderson E.A., Sapolich S.G., Suskind E., Leininger L., Goldin-Meadow S.
  & Levine S.C. (2016). A parent-directed language intervention for children of low socioeconomic status: a randomized
  controlled pilot study. Journal of Child Language, 43(2):366-406.

Tsybina I. & Eriks Brophy A. (2010). Bilingual dialogic book-reading intervention for preschoolers with slow expressive
  vocabulary development. Journal of Communication Disorders, 43(6): 538-556.

Vigneau M., Beaucousin V., Hervé P., Duffau H., Crivello F., Houdé O., Mazoyer B. & Tzourio-Mazoyer N. (2006), Meta-analyzing
   left hemisphere language areas: Phonology, semantics, and sentence processing, NeuroImage, 30: 1414-1432.

Vigneau M., Beaucousin V., Hervé P.Y., Jobard G., Petit L., Crivello F. & Tzourio-Mazoyer N. (2011), What is right-hemisphere
   contribution to phonological, lexico-semantic, and sentence processing? Insights from a meta-analysis. NeuroImage, 54(1):
   577-593.
Puoi anche leggere