IL LEGAME AFFETTIVO TRA CANE E UOMO: UNO STUDIO OSSERVATIVO NELLA "STRANGE SITUATION" THE DOG-HUMAN AFFECTIONAL BOND: AN OBSERVATIONAL STUDY USING ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IL LEGAME AFFETTIVO TRA CANE E UOMO: UNO STUDIO OSSERVATIVO NELLA “STRANGE SITUATION” THE DOG-HUMAN AFFECTIONAL BOND: AN OBSERVATIONAL STUDY USING THE STRANGE SITUATION TEST Emanuela Prato Previde1, Barbara Rotta , Caterina Spiezio, Marco Poli * Istituto di Psicologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano Riassunto La maggior parte degli studi sul rapporto tra uomo e cane (Canis familiaris) hanno considerato il legame affettivo che l’uomo instaura con il cane o gli effetti che questo animale da compagnia ha sul benessere psicofisico della persona. Rare sono invece le ricerche che esaminano la natura di questo rapporto affettivo interspecifico concentrandosi sul legame che il cane instaura con l’uomo. In questo lavoro abbiamo analizzato le caratteristiche del legame tra cane e padrone utilizzando una versione adattata della “Strange Situation” usata per studiare l’attaccamento tra bambino e genitore. Questa procedura consiste in una sequenza predefinita di episodi potenzialmente stressanti, come trovarsi in un ambiente non familiare, interagire con una persona estranea, restare soli o essere separati per un breve periodo dalla figura di attaccamento per poi ricongiungersi ad essa. Sono state studiate 38 coppie cane-padrone e il loro comportamento è stato videoregistrato. Il comportamento dei cani nei diversi episodi è stato analizzato con un metodo di campionamento istantaneo 5 secondi registrando 18 categorie comportamentali simili a quelle rilevate nei bambini e nei piccoli di scimpanzé. Alcune variabili sono state registrate con un campionamento focale continuo come frequenze e durate. I nostri risultati mostrano che la Strange Situation è uno strumento utile per studiare la relazione cane-uomo e che il comportamento dei cani adulti nei confronti del padrone presenta molte somiglianze con quello osservato nei bambini e negli scimpanzé. I dati dimostrano chiaramente che il legame tra cane e padrone è un forte legame affettivo, tuttavia in assenza di un chiaro effetto base-sicura, non consentono di concludere che si tratta di attaccamento. 1
“[...] Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?” “[...] Vuol dire ‘creare legami’[...]”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo”. (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe) Introduzione Il cane (Canis familiaris) è oggi un animale da compagnia molto diffuso in diversi Paesi tra cui anche l’ Italia (Doxa, 2000). La diffusione del cane come animale da compagnia nelle città e la natura spesso simbiotica del suo rapporto con l’ uomo sono riconducibili a diversi fattori tra cui le sue particolari caratteristiche comportamentali che lo rendono un animale d’affezione veramente speciale. Il cane, infatti, è una specie molto sociale con elevate capacità socio-cognitive e comunicative e con una predisposizione a formare legami sociali forti e durevoli con l’uomo (Millott, 1994; Topal et al., 1998). Queste caratteristiche sarebbero state ereditate dal suo progenitore selvatico, il lupo (Canis lupus), e successivamente modellate da un lungo processo di domesticazione iniziato oltre 10000 anni fa (Kretchmer e Fox, 1975; Gisburg e Hienstad, 1992; Serpell, 1995; Clutton-Brock, 1999). La maggior parte delle ricerche recenti sul rapporto tra uomo e cane si sono focalizzate sul legame affettivo che lega l’uomo al cane e sul ruolo che questo animale svolge per il benessere psicofisico della persona (Voith, 1985; Rowan e Beck, 1994; Edenburg, 1995; Hart, 1995; Serpell, 1995; Menanche, 1998; Wilson e Turner, 1998). Alcuni studi hanno anche analizzato come l’interazione con l’uomo possa modificare il comportamento del cane 2
determinando l’insorgenza di problemi comportamentali che compromettono la qualità della relazione (Voith et al., 1992; O’Farrell, 1995; Askew, 1996; Jagoe & Serpell, 1996; Verga, 1997). Secondo alcuni autori per le sue particolari caratteristiche il rapporto tra l’uomo e il cane ha molti aspetti in comune con la relazione genitore-figlio: molto spesso le persone tendono a considerare e a trattare il cane come un membro della famiglia e a vederlo un po’ come un bambino (Voith, 1985; Askew, 1996). Secondo Askew il comportamento dei moderni padroni nei confronti del proprio cane non solo assomiglia a un comportamento parentale, ma è un comportamento parentale diretto però verso un individuo di un’altra specie. Tuttavia, sono ancora molto scarse le ricerche empiriche che hanno preso in considerazione la natura e i processi alla base di questo legame interspecifico, concentrandosi non solo sull’uomo ma sulla relazione nella sua globalità e considerando il tipo di legame che il cane instaura con l’uomo (Topal et. al., 1998). Gli studi sul comportamento sociale e l’ontogenesi delle relazioni sociali indicano che in molte specie animali gli individui formano con i membri del proprio gruppo vari tipi di legami (Harlow e Harlow, 1965; Hinde, 1976, 1991; Wilson, 1975). Tra le diverse tipologie di relazioni sociali, rivestono una particolare importanza per l’individuo le relazioni che si instaurano con le figure verso le quali esiste un legame di tipo affettivo o, più specificamente, un legame di attaccamento (Hinde, 1982; Ainsworth, 1989; Highley et al., 1992; Scott, 1992; Suomi, 1999). Benché sia ampiamente documentato in letteratura che i piccoli di molte specie di vertebrati sociali sviluppano un attaccamento nei confronti dei propri genitori, la natura e lo sviluppo di tale attaccamento è ancora oggetto di discussione (Rajecki et al., 1978). Il modello etologico proposto da Bowlby (1958, 1969/1982) e da Ainsworth (1969, 1972) considera l’ attaccamento in una prospettiva biologica ed evoluzionistica, sottolineandone la funzione adattativa (Cassidy, 1999); per i suoi presupposti teorici questo 3
modello si adatta ad essere esteso anche alle relazioni intraspecifiche esistenti in molte specie di animali sociali. Secondo questa prospettiva gli animali sociali avrebbero evoluto una predisposizione a formare legami di attaccamento, soprattutto i piccoli con i propri genitori. Nella prospettiva etologica l’attaccamento è stato definito come un particolare tipo di legame affettivo, durevole nel tempo, che una persona o un animale forma fra sé ed un altro specifico individuo nel corso della vita (Ainsworth e Bell, 1970; Cohen, 1974). Può essere anche considerato come un sistema comportamentale specie-specifico che ha come risultato la ricerca e il mantenimento da parte di un individuo della vicinanza ad un altro individuo (Bowlby, 1972, 1969/1982). Il sistema comportamentale di attaccamento interagirebbe in modo complesso con gli altri sistemi comportamentali dell’individuo mantenendo con essi un equilibrio dinamico (Cassidy, 1999). Secondo Ainsworth (1989) nel corso della propria vita gli individui possono formare diversi legami affettivi che non sono definibili come attaccamento. In particolare, mentre tutti i legami affettivi sarebbero durevoli nel tempo, relativi a uno specifico individuo ed emotivamente significativi, le caratteristiche tipiche di un legame di attaccamento sarebbero il senso di sicurezza e conforto in presenza dell’altro e la capacità di utilizzare il partner come una “base sicura” da cui allontanarsi per esplorare il mondo e a cui tornare in caso di bisogno (effetto base-sicura). Il concetto di attaccamento, la teoria etologica dell’attaccamento e la procedura nota come “Strange Situation” sono stati inizialmente sviluppati per studiare il legame che si crea nella specie umana tra bambino e genitore (specialmente tra madre e bambino), e analizzare le differenze individuali nell’attaccamento (Ainsworth & Wittig, 1969; Ainsworth et al. 1978). Tuttavia l’ attaccamento e i comportamenti ad esso associati sono stati anche studiati in una prospettiva comparata in altre specie sociali (Hinde e McGinnis, 1977; Rajecki et. al., 1978; 4
Miller et al., 1990). In particolare, alcune ricerche hanno utilizzato proprio la procedura della Strange Situation per analizzare i legami affettivi e l’ attaccamento nell’ambito delle relazioni che si instaurano tra l’uomo e individui appartenenti a una specie diversa (Bard, 1991; Topal et al., 1998). Recentemente Topal e collaboratori (1998) hanno studiato il comportamento di cani adulti nei confronti del proprio padrone e di una persona estranea utilizzando una versione abbreviata della Strange Situation e raccogliendo un numero limitato di comportamenti. Dal loro lavoro è risultato che i cani esploravano e giocavano significativamente di più in presenza del padrone che dell’ estraneo. Inoltre, essi accoglievano e festeggiavano il proprio padrone con maggiore entusiasmo e rimanevano davanti alla porta significativamente più a lungo in assenza del padrone. Sulla base di questi risultati Topal e collaboratori hanno concluso che il legame tra cane e padrone poteva essere definito un legame di attaccamento. Tuttavia, a nostro avviso, questi risultati mostrano l’esistenza di una chiara preferenza per il padrone rispetto all’estraneo, ma non necessariamente quella di un legame di attaccamento, in quanto non evidenziano l’esistenza di un effetto base sicura. Inoltre, questi studiosi si sono focalizzati su un numero limitato di comportamenti di attaccamento senza considerare quelli che evidenziavano stress e protesta alla separazione o una ricerca attiva della figura di attaccamento. Questi comportamenti di protesta e di ricerca, che sono stati descritti nei bambini e nei primati non umani (Ainsworth e Bell, 1970; Ainsworth et al., 1978; Bard, 1991), sono importanti per la comprensione della natura del legame e forniscono informazioni sul livello di stress causato dalla separazione e sul grado di attivazione del sistema comportamentale di attaccamento . In questo lavoro abbiamo studiato il legame che il cane instaura con l’uomo utilizzando la procedura standard della “Strange Situation” usata nelle ricerche condotte sui bambini e gli 5
scimpanzè (Ainsworth e Bell, 1970; Bard, 1991). Questa procedura comprende 8 brevi episodi di 3 minuti ciascuno, che si susseguono secondo un ordine predefinito e riproducono situazioni comuni nella vita quotidiana del bambino che possono essere vissute come emotivamente “stressanti” o pericolose: trovarsi in un ambiente non familiare, interagire con una persona estranea, restare soli o essere essere separati per un breve periodo di tempo dalla figura di attaccamento per poi ricongiungersi ad essa. Tutte queste situazioni si verificano normalmente anche nella vita di un un cane e pertanto le risposte comportamentali esibite dall’animale in tali situazioni possono fornire informazioni preziose sulle caratteristiche del legame affettivo che esso ha con il proprio padrone nonchè sul tipo di relazione che esiste tra i due. A differenza di Topal e collaboratori in questo lavoro abbiamo considerato tutta la gamma di comportamenti riportati negli studi sui bambini e gli scimpanzé, compresi quelli che indicavano stress, protesta e ricerca (vedi Ainsworth e Bell, 1970; Ainsworth et al., 1978, Bard, 1991). Analogamente a quanto effettuato in questi studi, il comportamento dei cani nei vari episodi è stato analizzato separatamente e confrontato, in modo da valutare le differenze comportamentali nei diversi episodi della Strange Situation. Infine, alla procedura standard è stato aggiunto un episodio finale in cui i cani rimanevano soli in presenza di indumenti lasciati dal padrone e dall’estraneo e il cui scopo era valutare se gli oggetti del padrone potessero rappresentare una fonte di conforto per il cane. Materiali e metodi Partecipanti 6
Hanno preso parte alla ricerca 38 coppie padrone-cane contattate personalmente o rintracciate attraverso annunci esposti in Università e presso ambulatori veterinari. I padroni (28 donne e 10 uomini) avevano un’età compresa tra 18 e 74 anni. Il gruppo di cani era costituito da 19 maschi e 19 femmine di età compresa tra 1 e 10 anni, sia di razza (n=20) che incroci o “meticci” (n=18). Nel gruppo vi erano sia soggetti adottati da un Canile Sanitario o da un Canile Rifugio (n=13), sia soggetti allevati nella medesima famiglia fin da cuccioli (n=25). I soggetti di razza erano: 2 Pastori Tedeschi, 3 Labrador Retrievers, 2 Siberian Huskies, 1 Fox Terrier, 1 Bassotto, 2 Boxers, 2 Shih Tzus, 3 Bovari Bernesi, 1 Yorkshire Terrier, 1 Beagle, 1 Dranthaar, e 1 Segugio Italiano. Tutti i cani erano tenuti esclusivamente come animali da compagnia e vivevano in casa con il proprio padrone; nessuno dei soggetti aveva ricevuto un addestramento specifico e tutti erano abituati a interagire con gli estranei. Setting sperimentale Le diadi padrone-cane sono state studiate in un ambiente nuovo, non familiare, il più possibile simile a quello utilizzato nel test della “Strange Situation” da Ainsworth e Bell (1970). L'ambiente nuovo e non familiare era costituito da una stanza rettangolare (3.00 x 5.30 metri) relativamente vuota, suddivisa in cinque aree delimitate da segni sul pavimento. Nella stanza vi erano due sedie uguali, una per il padrone e una per l’estraneo, contrassegnate da una scritta, un set di giochi per cani (bottiglie di plastica vuote, palline di varia grandezza, corde, animaletti squeeze) e una ciotola con l’acqua. Due videocamere fisse dotate di grandangolo (Sony Handycam Video Hi 8) erano posizionate in modo da coprire visivamente 7
l’intera stanza e consentire la videoregistrazione del comportamento; una delle due videocamere era collegata con un monitor posto in una stanza adiacente, in modo da consentire di seguire in tempo reale ciascuna seduta (Figura 1). Figura 1. Rappresentazione schematica della stanza sperimentale Procedura Le diadi cane-padrone sono state studiate utilizzando una versione leggermente modificata della “Strange Situation” e descritta di seguito. Il protocollo sperimentale era articolato in tre fasi consecutive: una fase preliminare, una fase sperimentale/osservativa e una fase conclusiva (Prato Previde et al., 2001). 8
Fase preliminare. Padrone e cane venivano accolti e condotti in una stanza di attesa. Il padrone veniva brevemente informato sulla procedura sperimentale, gli veniva chiesto di firmare il consenso per l’uso dei dati e di iniziare a compilare due questionari: una scheda informativa sul cane e il suo comportamento e un questionario volto a valutare il suo attaccamento nei confronti del cane (Holcomb et al., 1985) Fase sperimentale/osservativa. La fase osservativa aveva una durata complessiva di circa 27 minuti e comprendeva un episodio introduttivo seguito da 8 episodi sperimentali consecutivi, ciascuno della durata di 3 minuti circa. Mentre l’episodio introduttivo e i primi 7 episodi sperimentali erano quelli propri della “Strange Situation”, l’8° episodio è stato aggiunto appositamente per il cane. Episodio introduttivo (circa 30 secondi). Padrone e cane venivano accompagnati nella stanza sperimentale: il proprietario veniva fatto accomodare sulla sedia contrassegnata dalla scritta “padrone”, lo sperimentatore lasciava la stanza portando con sé il guinzaglio del cane. Episodio 1: Cane + Padrone (C+P, 3 min). Il padrone rimaneva seduto, compilava il questionario e, come da istruzioni, interagiva con il cane solo se questo chiedeva insistentemente attenzione. L’episodio iniziava quando lo sperimentatore usciva dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé. Episodio 2: Cane + Padrone+ Estraneo (C+ P+E, 3 min). Una persona estranea entrava nella stanza, restava seduta in silenzio per 1 minuto, conversava con il padrone per 1 minuto, cercava di interagire col cane e lo invitava a giocare nel terzo minuto. Alla fine dell’episodio il padrone lasciava la stanza cercando di non attirare l’attenzione del cane. 9
Episodio 3: Cane + Estraneo (C+E , 3 min, 1° separazione). L’estraneo rimaneva solo con il cane e continuava a giocare se il cane lo consentiva; se il cane diventava inattivo o mostrava segni di stress, l’estraneo prima cercava di distrarlo invitandolo al gioco poi tentava di tranquillizzarlo verbalmente e/o accarezzandolo. Episodio 4: Cane + Padrone (C+P, 3 min, 1° riunione). Il padrone ritornava, sostava brevemente sulla porta, poi festeggiava e coccolava il cane come di solito al rientro a casa. L’estraneo usciva silenziosamente senza interferire con la riunione, padrone e cane erano liberi di interagire. Allo scadere dei 3 minuti il padrone usciva dalla stanza salutando il cane come usualmente prima di uscire di casa. Episodio 5: Cane (C, 3 min, 2° separazione). Il cane restava solo nella stanza per 3 minuti: il padrone seguiva l’episodio sul monitor e poteva decidere di interromperlo se riteneva che il cane fosse sottoposto a uno stress troppo elevato (nessuno dei proprietari ha effettuato questa richiesta). Episodio 6: Cane + Estraneo (C+E, 3 min). Entrava l’estraneo, sostava brevemente sulla porta, poi si comportava come nell’episodio 3. Verso la fine dei 3 minuti, si toglieva le scarpe lasciandole per terra vicino alla sua sedia e lasciava sulla sedia un suo capo di vestiario. Episodio 7: Cane + Padrone (C+P, 3 min, II° riunione). Come nell’episodio 4 il padrone entrava, sostava brevemente sulla porta, poi salutava il cane e poteva interagire liberamente con esso. L’estraneo usciva senza attirare l’attenzione. Verso la fine dei 3 minuti, il padrone si toglieva le scarpe lasciandole per terra vicino alla sua sedia, metteva un suo capo di vestiario sulla sedia e usciva salutando il cane. 10
Episodio 8: Cane + oggetti (C+Ogg, 3 min, III° separazione). Il cane rimaneva da solo per 3 minuti in presenza degli oggetti del padrone e dell’estraneo, poi il padrone ritornava e festeggiava e coccolava il cane. Fase conclusiva. Lo sperimentatore entrava nella stanza sperimentale, spegneva le videocamere e accompagnava padrone e cane nella stanza di attesa dove il padrone poteva terminare di compilare i questionari e, se lo desiderava, chiedere chiarimenti sulla ricerca. Immediatamente prima dell’inizio dell’episodio introduttivo le due videocamere venivano accese e ogni seduta veniva videoregistrata e seguita su un monitor situato in una stanza adiacente. Uno sperimentatore munito di cronometro segnalava al proprietario o all’estraneo il termine di ciascun episodio con un basso trillo del telefono nella stanza sperimentale. Al fine di condurre le osservazioni in modo standardizzato, il ruolo dell’estraneo è stato sempre svolto dalla stessa persona (di sesso femminile), precedentemente “istruita” a comportarsi nello stesso modo con tutti i cani a seconda dell’episodio sperimentale. Il padrone e l’estraneo dovevano sedersi sempre sulle rispettive sedie contrassegnate da un cartello sullo schienale; la stanza sperimentale, la ciotola con l’acqua e i giochi venivano accuratamente lavati con un detergente delicato prima di ci ascuna seduta osservativa. Raccolta e analisi dei dati Il comportamento di ciascun cane nella fase osservativa (ep.1-8) è stato videoregistrato e successivamente analizzato. Dopo un’analisi preliminare delle sedute sperimentali e sulla base dei lavori riportati in letteratura è stato messo a punto un catalogo comportamentale 11
costituito da 18 comportamenti sia mutualmente esclusivi che non mutualmente esclusivi. Le categorie comportamentali e la loro definizione sono riportate nella Tabella 1. Il comportamento dei cani negli 8 episodi è stato analizzato utilizzando un metodo di campionamento istantaneo 5 secondi (Martin e Bateson, 1986; Conte e Renzi, 1996). All’inizio di ciascun episodio veniva attivato un timer che ogni 5 secondi emetteva un segnale acustico e il comportamento esibito dal cane, al segnale, veniva registrato su un’ apposita scheda sulla quale erano riportati i punti campione. Inoltre, otto variabili comportamentali (seguire, avvicinarsi, comportamenti di evitamento, orientato verso la sedia, grattare la porta, contatto con la sedia, contatto con gli oggetti e vocalizzare) che per le loro caratteristiche non si prestavano al campionamento istantaneo sono state misurate anche con una registrazione continua rilevandone il numero totale di occorrenze per episodio. Il comportamento di saluto o “greeting” è stato registrato separatamente considerando solo il primo minuto degli episodi di riunione col padrone (ep. 4, 7) e di ingresso dell’estraneo (ep. 2, 6) e ne sono state misurate la durata in secondi e l’ intensità. Per quanto riguarda l’intensità, se il cane non esibiva alcun comportamento di greeting, gli veniva attribuito un punteggio 0, se esibiva un comportamento di greeting moderato (avvicinamento, scodinzolii, annusate e strofinii leggeri) gli veniva attribuito un punteggio 1 e se manifestava un greeting intenso con vero e proprio contatto fisico con la persona, salti, abbai o uggiolii gli veniva dato un punteggio 2. La concordanza tra gli osservatori è stata valutata tramite la codifica indipendente da parte di 2 osservatori di un campione di sedute scelte a caso (10%) ed espressa come percentuale di accordo: la concordanza sulle frequenze e sul comportamento di greeting sono state valutate separatamente. Il grado di accordo tra gli osservatori è risultato per tutte le misure sempre superiore al 96%. 12
Comportamenti Definizione Mutualmente Esplorazione Tutte le attività dirette verso l’ambiente fisico circostante esclusivi compreso annusare, ispezionare da vicino oggetti ed analizzare visivamente l’ambiente Inattività Stare seduto, in piedi o sdraiato, senza orientarsi verso l’ambiente fisico o sociale Locomozione Camminare, trottare o correre per la stanza ma senza esplorare l’ambiente o giocare Gioco individuale Tutte le attività comportamentali dirette ai giochi in assenza di interazione con il padrone o l’estraneo come masticare, mordere lanciare i giochi in aria e inseguire le palline per la stanza Gioco sociale Tutte le attività comportamentali dirette ai giochi o al partner sociale (padrone o estraneo), come correre, saltare, riportare o inseguire i giochi, contatto fisico attivo con parti del corpo Seguire Seguire il padrone o l’estraneo per la stanza, seguirli alla porta quando se ne vanno Avvicinarsi Avvicinarsi al padrone o all’estraneo spontaneamente o se chiamato Evitamento Evitare l’interazione con il padrone o l’estraneo, allontanandosi, arretrando o girando la testa da un’altra parte Orientato alla porta Guardare fissamente la porta, da vicino o a distanza Orientato alla Essere orientato, guardare il padrone o l’estraneo persona Orientato alla sedia Essere orientato, guardare la sedia vuota del padrone o dell’estraneo Grattare la porta Tutte le attività dirette alla porta, come raspare, saltare contro la porta, sulla maniglia, mordere lo stipite Altro Tutte le altre attività non incluse nel catalogo comportamentale, come bere, grattarsi, auto toelettatura, etc. Non Contatto con la Essere in contatto fisico con il padrone o l’estraneo mutualmente persona esclusivi Contatto con la sedia Essere in contatto fisico con la sedia del padrone o dell’estraneo Contatto con gli Entrare/stare in contatto con gli indumenti del padrone o oggetti dell’estraneo, come annusarli, sedersi/sdraiarsi sopra Vocalizzare Qualunque tipo di vocalizzazione (abbaiare, ringhiare, uggiolare, ululare) Saluto Tutte le manifestazioni di saluto dirette verso il padrone o l’estraneo al momento dell’ingresso nella stanza, come avvicinarsi scodinzolando, fare le feste, saltare addosso etc. Tabella 1. Catalogo comportamentale e descrizione delle categorie comportamentali. 13
L’analisi statistica è stata effettuata con test non parametrici (Siegel e Castellan, 1992; Glanz, 1997) considerando a seconda delle variabili comportamentali la proporzione di punti campione, il numero di eventi, la durata in secondi o il punteggio ottenuto. Risultati Dei 18 comportamenti registrati alcuni si sono verificati molto raramente o sono stati esibiti solo da pochi soggetti: in particolare, solo tre cani su 38 (7,9%) hanno esibito comportamenti di evitamento nei confronti dell’estraneo e nessuno nei confronti del padrone. Solo 4 soggetti (10,5%) hanno giocato da soli (gioco individuale). Il comportamento dei cani nel corso della Strange Situation è variato considerevolmente nei diversi episodi e in particolare a seconda che i soggetti si trovassero in presenza del padrone, in presenza dell’estraneo o da soli. Esplorazione Secondo l’approccio etologico, una figura di attaccamento funziona come una base sicura e promuove nel bambino attività come il gioco e soprattutto l’esplorazione. Come mostra la figura 2, i cani hanno esplorato l’ambiente soprattutto in presenza del padrone e, in modo particolare, nei primi due episodi. Il confronto tra la proporzione totale di punti campione passata a esplorare in presenza del padrone (ep. 1, 4, 7), dell’estraneo (ep. 3, 6) e da soli (ep. 5, 8), ha evidenziato l’esistenza di differenze altamente significative tra queste condizioni (P+C vs. E+C vs. C, χ2 = 32.42, p < 0.0001, test di Friedman). I confronti tra le tre condizioni hanno evidenziato che l’esplorazione è stata maggiore con il padrone che con l’estraneo o da soli (SNK test per confronti multipli : P vs. E: p < 0.05; P vs. C: p < 0.05; E vs.C: p = ns, Glanz, 1997). Come si nota dalla figura 2 l’esplorazione è diminuita significativamente nell’episodio 2 in cui era presente anche l’estraneo (ep. 1 vs. ep. 2: z = 14
4,28; p < 0,0001, test di Wilcoxon a due code). Tuttavia, una diminuzione significativa dell’esplorazione si è verificata tra il primo e il terzo minuto dell’episodio 1, in cui i cani erano con il padrone e alla fine del primo episodio molti cani avevano già praticamente smesso di esplorare (z = 3.078, p = 0.002 test di Wilcoxon a due code). In generale i maschi hanno esplorato più delle femmine, ma solo nel primo episodio sono emerse differenze significative tra i sessi (Ep 1, z = 2. 250, p = 0.024, test di Mann-Whitney a due code). Non sono emerse differenze nell’esplorazione tra soggetti abbandonati e non abbandonati. Figura 2. Proporzione di punti campione passata dai cani a esplorare l’ambiente nei diversi episodi della Strange Situation. 15
Gioco Nei bambini e nei piccoli di scimpanzé la presenza della figura di attaccamento oltre a promuovere l’esplorazione favorisce anche altre attività tra cui il gioco individuale o il gioco con l’estraneo. Solo 4 cani su 38 (10,5%) hanno giocato da soli con i giochi negli episodi 1 e 2 e un solo soggetto lo ha fatto nell’episodio 5. Nell’episodio 2, in cui era presente il padrone, il 66% dei cani ha giocato con la persona sconosciuta, ma solo il 55,3% ha giocato almeno un po’ nel corso della prima separazione (ep. 3) e solo il 39,5 % lo ha fatto durante la seconda separazione (ep. 6). Dal confronto tra la proporzione di punti campione passati a giocare col padrone (ep. 4, 7) e con l’estraneo (ep. 3, 6) è emerso che i cani hanno giocato significativamente di più con il proprio padrone che con l’estraneo (P vs. E: z = 2,08, p = 0,037, test di Wilcoxon a 2 code, Fig. 3). Inoltre, il confronto tra la proporzione di punti campione passati a giocare con l’estraneo nell’episodio 2 (ultimo minuto) e nell’episodio 3 ha evidenziato che il gioco con l’estraneo è diminuito quando il padrone è uscito lasciando il cane solo con l’estraneo (ep. 2 vs. ep. 3: z = 2,072, p = 0,038, test di Wilcoxon a 2 code). I cani hanno giocato significativamente meno nella seconda riunione col padrone e nel secondo incontro con l’estraneo (ep. 3 vs. ep. 6. z = 3,563, p = 0,0004, test di Wilcoxon a 2 code). I cani con esperienza di abbandono hanno giocato meno con l’estraneo di quelli non abbandonati (ep. 3, 6: z=1967, p=0,049, test di Mann-Whitney a due code). Comportamenti passivi e attività locomotoria Come mostra la figura 4, i comportamenti passivi si sono manifestati prevalentemente nei primi due episodi e durante l’isolamento sociale (ep. 5, 8). Mentre negli episodi 1 e 2 i cani sono stati seduti o accucciati prevalentemente vicino al padrone negli episodi 5 e 8 i comportamenti passivi si sono verificati maggiormente in prossimità della porta. Il confronto tra la proporzione totale di punti campione passata stando passivi in presenza del padrone (Ep. 1, 4, 7), dell’estraneo (ep. 3, 6) o da soli (ep. 5, 8) ha evidenziato l’esistenza di differenze 16
significative (P+C vs. E+C vs. C, χ2 = 6.77, p = 0.034, test di Friedman): i cani sono stati più passivi in presenza del padrone e da soli che in presenza dell’estraneo (SNK test per confronti multipli: P vs. E: p < 0,05, E vs. C: p < 0,05; P vs. C: p = ns). Le femmine sono risultate in generale un po’ più passive dei maschi e significativamente più passive nel primo episodio (ep 1, z = 2. 213, p = 0.026, test di Mann-Whitney a 2 code). Non sono invece emerse differenze tra i cani abbandonati e non abbandonati. L’attività locomotoria fine a se stessa, che può essere considerata come un indicatore di stress acuto, si è mantenuta sempre relativamente scarsa e non sono emerse differenze tra le diverse condizioni (Fig. 4). Figura 3. Proporzione di punti campione passata dai cani a giocare con l’estraneo e con il padrone. 17
Figura 4. Proporzione di punti campione trascorsa in attivita locomotoria o in comportamenti passivi. Ricerca di vicinanza (proximity seeking) Seguire: I bambini e i piccoli di scimpanzé rispondono all’allontanarsi della figura di attaccamento seguendola alla porta. Solo 5 dei 38 soggetti (13.2%) non hanno mai seguito il padrone quando usciva dalla stanza: la maggior parte lo ha seguito tutte le volte (36.8%), il 28.9 % lo ha fatto due volte e il 21.1% solo una. Al contrario solo 4 cani hanno seguito l’estraneo verso la porta quando se ne andava e lo hanno fatto una sola volta. Avvicinarsi: I cani si sono avvicinati sia al padrone (ep. 4, 7) che all’estraneo (ep. 3, 6) ma significativamente di più al proprio padrone (ep. 4, 7 vs. Ep. 3, 6; z = 2, 341, p = 0,02, test di Wilcoxon a due code). Durante il secondo incontro con l’estraneo la tendenza ad avvicinarsi è aumentata significativamente (ep. 3 vs. 6: z = 3,071, p = 0,002, test di Wilcoxon a due code). 18
Orientato verso la persona: l’orientamento visivo verso una persona può avere funzioni diverse tra cui quella di monitorare e mantenere la vicinanza. I cani hanno guardato sia il padrone che l’estraneo nei diversi episodi (Fig. 5). Nell’episodio 2, in cui è comparso per la prima volta l’estraneo, la loro attenzione è stata rivolta significativamente di più all’estraneo che al padrone (P vs. E: z = 4,285, p < 0,0001, test di Wilcoxon a due code). Tuttavia, il confronto tra la proporzione di punti campione trascorsa orientati visivamente al padrone (ep. 4, 7) e all’estraneo (ep. 3, 6) ha evidenziato che i cani si sono orientati al padrone significativamente di più che all’estraneo (z = 2, 98, p = 0, 003, test di Wilcoxon a due code). Non sono emerse differenze tra i sessi o tra i cani non abbandonati e abbandonati anche se questi ultimi hanno mostrato una tendenza maggiore a guardare il padrone e l’estraneo. Figura 5. Proporzione di punti campione trascorsa dai cani a guardare verso il padrone e verso l’estraneo nei diversi episodi della Strange Situation. 19
Vocalizzare: Questa categoria comportamentale includeva tutti i tipi di vocalizzazioni (abbaiare, uggiolare, ululare) misurati come bouts (treni di vocalizzazioni). In diverse specie, tra cui l’uomo, il comportamento vocale può svolgere funzioni diverse come segnalare una condizione di stress o promuovere il ripristino o il mantenimento della relazione o della vicinanza fisica con altri individui. Solo 5 cani non hanno mai vocalizzato, mentre i rimanenti (86,84%) hanno vocalizzato nel corso delle sedute sperimentali, anche se in misura diversa. Negli episodi in cui era presente il padrone i vocalizzi sono stati scarsi (13,45%), sono aumentati quando i cani sono rimasti con l’estraneo (ep. 3, 6: 21,35%) raggiungendo il massimo negli episodi di isolamento sociale (ep. 5, 8: 65,2%). Come mostra la figura 6 sono emerse differenze significative nel comportamento vocale dei cani in presenza del padrone (ep. 1, 4, 7), dell’estraneo (ep. 3, 6) e da soli (ep. 5, 8: χ2 = 31,08; p < 0,0001, test di Friedman). In particolare, i soggetti hanno vocalizzato significativamente di più da soli che in presenza del padrone o dell’estraneo (SNK test per confronti multipli: P vs. solo: p < 0,05; E vs. solo: p < 0,05, P vs. E = ns). Le vocalizzazioni sono aumentate, ma non significativamente, durante la seconda interazione con l’estraneo e diminuite significativamente nel secondo episodio di isolamento sociale (ep. 5 vs. 8, z = 2,55; p = 0,01; test di Wilcoxon a due code). Non sono emerse differenze tra i sessi o tra i cani non abbandonati e abbandonati. Comportamenti di ricerca (search behaviours) Orientato verso la porta: restare orientati verso la porta è stato considerato un comportamento di ricerca nei bambini (Ainsworth et al., 1978). La figura 7 mostra la proporzione di punti campione passata dai cani a fissare la porta nei diversi episodi della Strange Situation; come si nota, il tempo trascorso orientati alla porta è variato considerevolmente in presenza e in assenza del padrone. Il confronto tra la proporzione totale di punti campione passati a fissare la porta in presenza del padrone (ep. 1, 4, 7), dell’estraneo (ep. 3, 6) o da soli (ep. 5, 8) ha evidenziato l’esistenza di differenze altamente significative (χ2 = 64,225; p < 0,0001, test di Friedman). I cani sono stati significativamente meno orientati alla porta in presenza del padrone che in presenza dell’estraneo o da soli e più orientati alla porta in presenza dell’estraneo che da soli (SNK test: P vs. E: p < 0,05, P vs. C: p < 0,05; E vs. C: p < 0,05). Il 20
tempo trascorso a fissare la porta è aumentato significativamente nella seconda interazione con l’estraneo (ep. 3 vs. ep. 6: z = 2,286; p = 0,023, test di Wilcoxon a due code) e diminuito nel secondo episodio di isolamento sociale quando erano presenti gli oggetti del padrone (ep. 5 vs. ep. 8: z = 2,241, p = 0,025, test di Wilcoxon a due code). I cani abbandonati sono rimasti più orientati alla porta di quelli non abbandonati soprattutto durante la prima separazione dal padrone (ep. 3: z=1.917, p=0,055, test di Mann-Whitney a due code). Figura 6. Numero medio di vocalizzazioni emesse nei diversi episodi della Strange Situation. 21
Figura 7. Proporzione di punti campione in cui i cani sono rimasti a fissare la porta in presenza del padrone, dell’estraneo e durante l’isolamento sociale. Orientato verso la sedia: Durante gli episodi di separazione i cani hanno guardato verso la sedia vuota del padrone e dell’estraneo: tuttavia, si sono orientati significativamente di più verso quella del proprio padrone (ep. 3, 6: P vs. E: z = 2,084, p = 0,037; ep. 5, 8. P vs. E: z = 2,926, p = 0,003, test di Wilcoxon a due code). La sedia del padrone è stata fissata quasi esclusivamente quando il padrone non era nella stanza (95,5% di tutte le occorrenze) e più spesso quando i cani erano soli nella stanza (E vs. C: z = 3,60, p = 0,0003, test di Wilcoxon a due code); questo comportamento è diminuito la seconda volta che i cani sono rimasti con l’estraneo (ep. 3 vs. ep. 6: z = 3,353, p = 0,0008) e aumentato la seconda volta che sono rimasti soli con gli oggetti. (ep. 5 vs. ep 8: z = 2,10, p = 0,035, test di Wilcoxon a due code). 22
Grattare la porta: Ventiquattro dei trentotto cani (63,2%) hanno grattato e saltato sulla porta durante gli episodi di separazione e soprattutto durante l’isolamento sociale (ep. 3, 6: 36,3% dei bouts; ep. 5, 8: 61,6% dei bouts). I soggetti hanno grattato alla porta significativamente di più quando erano soli (ep. 3, 6 vs. ep. 5, 8, z = 2,170, p = 0,03, test di Wilcoxon a due code); il comportamento è diminuito la seconda volta che i soggetti sono rimasti con l’estraneo o da soli (ep. 3 vs. ep. 6: z = 2,654, p = 0,008; ep. 5 vs. ep. 8: z = 2,825, p = 0,005, test di Wilcoxon a due code). Ricerca di conforto (comfort seeking) Contatto fisico con la persona: I cani hanno cercato e mantenuto il contatto fisico sia col padrone che con l’estraneo: tuttavia il confronto tra la proporzione di punti campione passati in contatto con il padrone (ep. 1, 4, 7) e con l’estraneo (ep. 3, 6) ha evidenziato che il contatto fisico col padrone è stato significativamente maggiore (P vs. E: z = 2,460, p = 0,014, test di Wilcoxon a due code). Negli episodi di separazione i cani hanno accettato, anche se in misura variabile,le coccole e il contatto fisico con l’estraneo e nel secondo incontro con l’estraneo il tempo passato in contatto fisico è aumentato significativamente (ep. 3 vs. ep. 6: z = 4,424, p < 0,0001, test di Wilcoxon a due code). Tuttavia, come mostra la figura 8, durante il contatto fisico con l’estraneo i cani sono rimasti significativamente più orientati alla porta (ep. 3, 6 vs. ep. 4, 7, z = 4,259, p < 0,01, test di Wilcoxon a due code). Non sono emerse differenze tra i sessi o tra i soggetti abbandonati e quelli non abbandonati. Contatto fisico con la sedia: In presenza dell’estraneo (ep. 3, 6) e negli episodi di isolamento (ep. 5, 8) i cani sono stati significativamente di più in contatto fisico con la sedia del proprio 23
padrone che con quella dell’estraneo (ep. 3, 6, P vs. E, z = 3,354, p = 0,0008; ep. 5, 8, P vs. E, z = 2,481, p = 0,013, test di Wilcoxon a due code). Sono stati osservati tre diversi tipi di contatto con la sedia: appoggiare la testa sulla sedia annusandola, sedersi o sdraiarsi con il corpo in contatto con le gambe della sedia, salire sulla sedia rimanendo accucciati sui vestiti. Questi ultimi due tipi di contatto si sono verificati quasi esclusivamente con la sedia del padrone. Figura 8. Proporzione di punti campione in cui i cani sono rimasti in contatto fisico con il padrone e con l’estraneo guardando verso la porta. 24
Contatto con gli oggetti: Il 71% dei cani è entrato in contatto con gli oggetti (scarpe e/o capo di abbigliamento) durante l’episodio 8 e prevalentemente con quelli appartenenti al padrone (65,2% di tutti i contatti). Il contatto con gli oggetti del padrone è stato significativamente maggiore di quello con gli oggetti dell’estraneo (P vs. E: z = 2,267, p = 0,023, test di Wilcoxon a due code). Il tipo di contatto con gli oggetti è variato dal semplice annusarli al restare in contatto fisico con essi: il contatto fisico prolungato si è verificato esclusivamente con gli oggetti del padrone. Comportamento di saluto o greeting: Solo due cani (5,26%), entrambi con esperienza di abbandono, non hanno mai salutato il padrone e l’estraneo; 7 cani (18,42%) hanno salutato esclusivamente il padrone e i rimanenti 29 (76,32%) hanno salutato sia il padrone che l’estraneo, anche se in misura diversa. Il confronto tra la durata totale del greeting nei confronti del padrone (ep. 4, 7) e dell’estraneo (ep. 2, 6) ha evidenziato che il padrone è stato salutato significativamente più a lungo dell’estraneo (P vs. E, z = 2,99; p = 0,002; test di Wilcoxon a due code, fig. 9). Solo il 13% dei cani ha accolto l’estraneo con un greeting intenso nel primo incontro (ep. 2) e il 50% ha fatto un greeting moderato; nel secondo incontro (ep. 6), nonostante l’isolamento precedente, il 47% dei soggetti non ha salutato l’estraneo, il 34% lo ha salutato in modo moderato e il 18% in modo intenso. Nella prima riunione col padrone (ep. 4) il 58% dei cani ha fatto un greeting intenso, il 13% lo ha salutato in modo moderato e il 29% non ha salutato; nella seconda riunione, solo il 16% non ha salutato il padrone, il 42% lo ha accolto con un greeting moderato e il rimanente 42% ha esibito un greeting intenso. Le differenze nell’intensità del saluto al padrone e all’estraneo sono state valutate con il test dei segni, confrontando il punteggio di ciascun soggetto negli 25
episodi 2 e 4 e negli episodi 6 e 7: i cani hanno salutato il padrone più intensamente dell’estraneo sia nel primo incontro che nel secondo (ep. 2 vs. ep. 4: p = 0,03; ep. 6 vs. ep. 7: p = 0,003). Non sono emerse differenze tra i sessi o tra i cani non abbandonati e abbandonati. Figura 9. Durata media del saluto negli episodi di riunione col padrone e di incontro con l’estraneo. Discussione L’esistenza di un forte legame affettivo e in particolare di un legame di attaccamento tra cane e uomo è stata generalmente data per scontata, ma le ricerche sperimentali su questo tema sono ancora scarse. La maggior parte dei lavori riguardano il legame che l’uomo instaura col cane e si basano più sull’uso di questionari che sull’osservazione diretta del 26
comportamento (Barker e Barker, 1988; Cox, 1993; Voith et al., 1992). Lo scopo di questo lavoro era studiare le caratteristiche del legame sociale tra cane e uomo utilizzando una situazione controllata che riproducesse una situazione naturale e valutare se tale legame possa effettivamente essere considerato un legame di attaccamento secondo la definizione data in letteratura. La procedura della Strange Situation, utilizzata nello studio dell’attaccamento nei bambini, ci è apparsa particolarmente adatta in quanto riproduce situazioni che sono caratteristiche anche della vita quotidiana di un cane e che possono essere percepite dall’animale come stressanti o pericolose. La definizione di legame di attaccamento riportata in letteratura (Ainsworth, 1989) sottolinea che tale legame condivide una serie di caratteristiche comuni con gli altri legami affettivi: dura nel tempo, riguarda un individuo specifico non intercambiabile con altri, è emotivamente importante, è caratterizzato dal desiderio di mantenere vicinanza fisica e contatto con l’altro e produce stress nell’individuo quando si verificano separazioni involontarie. Tuttavia, ciò che lo distingue e lo caratterizza sarebbe la ricerca di sicurezza e di conforto nell’altro e la capacità di usarlo come base-sicura (Bowlby, 1969/1982; Ainsworth & Bell, 1970; Ainsworth, 1989; Hinde, 1982; Weiss, 1982). I risultati del nostro studio, in linea con quelli di Topal e collaboratori (1998), mostrano che la Strange Situation è una procedura utile per indagare il legame cane-uomo e può attivare comportamenti di attaccamento nel cane. Nel complesso i nostri dati dimostrano chiaramente che il legame tra cane e padrone può essere definito come un forte legame affettivo ed evidenziano l’esistenza di considerevoli somiglianze con il comportamento esibito dai bambini e dai piccoli di scimpanzé (Ainsworth et al., 1978; Bard, 1991). Tuttavia i nostri risultati forniscono solo un’evidenza parziale dell’effetto base sicura e non consentono quindi di definire il legame tra cane adulto e uomo come un attaccamento. 27
Analogamente a quanto osservato nei bambini e nei piccoli di scimpanzè allevati da esseri umani e in linea con i dati di Topal e coll. (1998) i cani hanno esplorato e giocato di più in presenza del padrone. L’esplorazione si è verificata soprattutto nel primo episodio ed è diminuita significativamente con l’arrivo dell’estraneo (ep. 2) rimanendo poi piuttosto bassa negli episodi successivi (Fig. 2). Questo può suggerire che il padrone sia stato usato come “base sicura” per esplorare l’ambiente e che l’ingresso dell’estraneo abbia avuto un effetto inibitorio sull’esplorazione (vedi Topal et al., 1988), ma può anche essere spiegato in termini di riduzione dell’interesse e della motivazione nel tempo. Il fatto che, nel nostro studio l’attività esplorativa dei cani sia diminuita progressivamente nei 3 minuti del primo episodio e non sia più ripresa sembra confermare questa seconda interpretazione. Pertanto il comportamento esplorativo da solo non dimostra in modo convincente un effetto “base sicura”. Secondo Topal e coll., il fatto che i cani nel loro studio abbiano giocato di più col padrone che con l’estraneo sarebbe da considerare un ulteriore dato a favore dell’effetto base sicura. Anche nel nostro studio i cani hanno giocato significativamente di più col padrone che con l’estraneo (Fig. 3), ma questo potrebbe essere ricondotto a una preferenza per il padrone come partner sociale e non necessariamente a un effetto base sicura. Invece, il fatto che i cani abbiano giocato significativamente di più con l’estraneo in presenza del padrone (ultimo minuto dell’episodio 2) che in sua assenza (ep. 3) sembra effettivamente indicare un effetto base sicura: la presenza del padrone nell’episodio 2 ha dato al cane maggior sicurezza promuovendone il gioco con l’estraneo. In generale i cani non hanno manifestato particolari segni di stress prima della separazione dal padrone: alcuni individui erano così intenti a giocare con l’estraneo nell’ultimo minuto dell’episodio 2 da non accorgersi nemmeno che il padrone se ne stava 28
andando. Tuttavia, appena notata l’assenza del padrone, la maggior parte dei cani ha manifestato segni di stress acuto, interrompendo l’attività di gioco con l’estraneo, protestando attivamente e mettendo in atto una serie di comportamenti di ricerca. Negli episodi di separazione sono stati osservati comportamenti di ricerca molto simili a quelli descritti nei bambini e nei piccoli di scimpanzé, quali seguire il padrone alla porta, grattare la porta con le zampe anteriori, avvicinarsi alla sedia vuota del padrone, restare orientati alla porta o guardare la sedia vuota del padrone (vedi Ainsworth et al. 1978, Bard, 1991). Nei cani la comunicazione vocale rappresenta una modalità importante di comunicazione con l’uomo. Similmente a quanto riportato negli studi sui bambini e gli scimpanzé, i cani hanno vocalizzato poco in presenza del padrone (per richiedere attenzione, invitare al gioco o salutare) mentre hanno abbaiato e uggiolato in assenza del padrone e soprattutto negli episodi di isolamento sociale. Questo suggerisce che separarsi dal padrone restando in presenza di un estraneo sia stato meno stressante che restare completamente soli. La diminuzione delle vocalizzazioni nel secondo incontro con l’estraneo insieme con l’aumento di contatto fisico con esso mostrano che, in generale, l’estraneo non è stato percepito come qualcosa di realmente temibile ed è riuscito a dare un certo conforto al cane. Tuttavia, diversi cani hanno continuato a uggiolare anche mentre erano in contatto fisico con l’estraneo: alcuni hanno accettato le carezze e il conforto ma sono rimasti quasi sempre orientati alla porta, altri hanno smesso di vocalizzare ma continuato ad esibire comportamenti di ricerca (andare alla porta, alla sedia del padrone, guardare la sedia vuota del padrone). Ciò evidenzia che l’estraneo, per quanto amichevole e disponibile, è riuscito solo parzialmente a dare conforto al cane durante la separazione dal padrone. La separazione dal padrone, oltre a causare stress e protesta, ha attivato dei comportamenti di ricerca di contatto e di vicinanza alla riunione. In particolare nelle riunioni 29
col padrone i comportamenti di ricerca/ mantenimento della vicinanza sono stati il comportamento di saluto, l’avvicinarsi al padrone e seguirlo per la stanza. Il saluto diretto al padrone è stato significativamente diverso da quello riservato all’estraneo sia in termini di durata che di intensità e l’estraneo è stato avvicinato significativamente meno del padrone. E’ noto che i cani stabiliscono spesso un contatto visivo con il proprio padrone e trascorrono molto tempo a osservarne i movimenti: secondo Serpell (1986) questo comportamento ha un ruolo determinante nel creare e mantenere la relazione tra le persone e i loro cani. I nostri dati indicano che i cani si sono orientati visivamente sia al padrone che all’estraneo ma nel complesso significativamente di più al padrone. Negli episodi precedenti la separazione, la maggior parte dei cani ha guardato il padrone solo occasionalmente, in genere per chiedere attenzione o per invitarlo a giocare. Nel secondo episodio invece, analogamente a quanto osservato nei bambini e negli scimpanzé, la loro attenzione si è focalizzata prevalentemente sull’estraneo: ciò sembrerebbe riconducibile a una combinazione di curiosità, esplorazione, socievolezza e paura. Infatti, tutti i cani hanno osservato l’estraneo che entrava, ma non tutti lo hanno avvicinato, annusato o salutato; alcuni hanno continuato a fissarlo rimanendo però fermi vicino al padrone senza mai interagire o giocare. Il contatto visivo con il padrone è aumentato significativamente negli episodi di riunione e si è verificato spesso durante il contatto fisico. Al contrario, il contatto visivo con l’estraneo si è verificato prevalentemente durante il gioco o quando l’estraneo cercava di interagire col cane. Questa differenza nel contatto visivo è interessante e suggerice che esso abbia svolto una funzione prevalentemente di socializzazione in presenza dell’estraneo e di ricerca di affetto e di conforto in presenza del padrone. Il comportamento nell’episodio 8, in cui i cani sono rimasti da soli in presenza degli oggetti del padrone e dell’estraneo, sembra indicare che gli oggetti del padrone siano stati 30
fonte di conforto, almeno per un certo numero di soggetti. I cani hanno dimostrato una chiara preferenza per gli oggetti del proprio padrone e sono restati in contatto a lungo solo questi. Il comportamento dei soggetti nell’episodio 8 si è differenziato da quello nell’episodio 5 sotto diversi aspetti. I comportamenti di protesta/stress come abbaiare, uggiolare e grattare alla porta sono diminuiti significativamente, il tempo passato orientati alla porta è diminuito, mentre quello passato orientati alla sedia del padrone è aumentato significativamente. Infine, anche il tempo passato vicino alla sedia del padrone è aumentato significativamente (dal 9% nell’episodio 5 al 26% nell’episodio 8). Un certo numero di cani, specialmente quelli di taglia piccola, sono saliti sulla sedia del padrone restando sdraiati sui suoi vestiti e altri sono rimasti vicino alla sua sedia e alle scarpe seduti o sdraiati. In conclusione, i risultati di questo lavoro mostrano che il comportamento dei cani adulti nella Strange Situation presenta molte somiglianze con quello descritto nelle ricerche sui bambini e i primati non umani e che i cambiamenti comportamentali osservati nel corso della procedura sperimentale rispecchiano le caratteristiche di un intenso legame affettivo (Ainsworth, 1989). Per quanto riguarda l’effetto base sicura, aspetto caratteristico dell’attaccamento infantile, i nostri risultati non sono conclusivi ma solo indicativi: infatti, la nostra unica evidenza di un effetto base sicura è relativa al gioco sociale con l’estraneo in presenza del padrone. E’ possibile che la somiglianza comportamentale tra cani adulti, bambini e piccoli di primati nonumani sia il risultato di oltre 10000 anni di domesticazione, durante i quali la dipendenza del cane è stata aumentata dal processo di selezione artificiale e dalla tendenza degli allevatori a selezionare cani con comportamenti simili ai bambini nelle situazioni sociali (Topal et al 1998). A questo si sommerebbe un processo evolutivo, chiamato neotenia, grazie al quale i cani adulti mantengono le caratteristiche giovanili, assomigliando e comportandosi 31
come dei cuccioli anche da adulti. Secondo Serpell (1995) il cane ha mantenuto un misto di comportamenti adulti e infantili, e questa caratteristica può aver giocato un ruolo importante nel creare un animale così adatto per la domesticazione e per l’attaccamento all’uomo. Del resto, il legame affettivo ed emotivo dell’uomo nel confronti del cane poggia proprio sulle sue caratteristiche infantili e sulla sua dipendenza dall’uomo (Askew, 1996). Come sottolinea Lorenz (1973), il legame del cane adulto al padrone potrebbe essere riconducibile a due fattori biologici fondamentalmente diversi: il legame che il cucciolo selvatico forma con i suoi genitori e quello che lega l’individuo adulto alla figura del capo branco e unisce fra di loro i compagni di branco favorendone la coesione e la cooperazione. Bibliografia Ainsworth M. D. S. 1969. Object relations, dependency and attachment: A theoretical review of the infant-mother relationship. Child Development, 40, 969-1025. Ainsworth M. D. S., 1972. Attachment and dependency: A comparison, in: Gewirtz J. L. (ed.): Attachment and dependency. Washington DC: Winston. Ainsworth M.D.S., 1989. Attachments beyond infancy. American Psychologist, 44, 709-716. Ainsworth M.D.S., Blehar M. C., Waters E. e Wall S., 1978. Patterns of attachment: A psychologycal study of the strange situation. Hillsdale, NJ: Erlbaum. Ainsworth M.D.S. e Wittig B.A., 1969. Attachment and exploratory behavior in one-year olds in a strange situation, in Foss B.M. (ed.), Determinants of infant behavior, 4, pp 111-136. London: Methuen. Ainsworth M.D.S. e Bell S.M., 1970. Attachment, exploration, and separation: illustrated by the behavior of one-year-olds in a strange situation. Child Development, 41, 49-67. Askew H.R., 1996. Treatments of Behaviour Problems in Dog and Cat. A Guide for the Small Animal Veterinarian, Blackwell Science: Oxford. Bard K., 1991. Distribution of attachment classifications in nursery chimpanzees. American Journal of Primatology, 24, 88. Barker S.B. e Barker R.T., 1988. The human-canine bond: Closer than family ties. Journal of Mental health Counselling, 10, 46-56. Bowlby J., 1958. The nature of the child’s tie to his mother. International Journal of Psycho- Analysis, 39, 350-373. 32
Bowlby J., 1972. Attachment. Middlesex, England: Penguin Books. Bowlby J., 1969/1982. Attachment and loss: Vol.1. Attachment. New York: Basic Books. Cassidy J., 1999. The nature of the Child’s Ties, in: Cassidy J. e Shaver P. R. (eds.), Handbook of Attachment: Theory, Research, and Clinical applications, New York, Guilford Press. Cohen L. J., 1974. The operational definition of human attachment. Psychological Bullettin, 81, 207-217. Conte S. e Renzi P., 1996. La quantificazione del comportamento. Tecniche, strumenti e metodologia. Milano: Raffaello Cortina Editore. Cox R. P., 1993. The human/animal bond as a correlate of family functioning. Clinical Nursing Research, 2, 224-231. Clutton-Brock J. 1999. A natural history of domesticated mammals. Cambridge: Cambridge University Press. Doxa, 2000. Cani e gatti in famiglia. Quanti sono e dove vivono: una ricerca Doxa. Il Progresso Veterinario, 1, 500-501. Endenburg N., 1995. The attachment of people to companion animals, Anthrozoös, 8(2), 83- 89. Ginsburg B.E. e Hienstand L., 1992. Humanity’s “best friend”: the origin of our inevitable bond with dogs, in: Davis H. e Balfour D. (eds.), The Inevitable bond. Examining scientist- animal interaction, Cambridge: Cambridge University Press. Glantz S.A., 1997. Primer of Biostatistics, New York: McGraw-Hill. Harlow H.F. e Harlow, M.K., 1965. The affectional systems, in: Schrier H.F., Harlow H.F. e Stollniz (ed.) Behavior of nonhuman primates. Modern research trends, 287-334, New York: Academic Press. Hart L. A., 1995. Dogs as human companions: a review of the relationship, in: Serpell J (ed.) The domestic dog: its evolution, behavior, and interaction with people. Cambridge: Cambridge University Press, 162-178. Higley J. D., Hopkins W.D., Thompson W.W., Byrne E.A., Hirsh R.M. e Suomi, S.J., 1992. Peers as primary attachment sources in yearling Rhesus Monkeys (Macaca mulatta). Developmental Psychology, 28 ,6, 1163-1171. Hinde R.A., 1976. On describing relationships. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 17, 1-19. Hinde R. A., 1982. Attachment: Some conceptual and biological issues, in. Parkes C. M e Stevenson-Hinde J. (eds) The place of attachment in human behavior. New York: Basic Books. Hinde R.A., 1991. Relationships, attachment, and culture: a tribute to John Bowlby. Infant Mental Health Journal, 12,3, 154-163. 33
Puoi anche leggere