Il Lausanne Trilogue Play prenatale: aspetti metodologici della valutazione delle competenze co-genitoriali
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R I C E R C H E Il Lausanne Trilogue Play prenatale: aspetti metodologici della valutazione delle competenze co-genitoriali Alessandra Simonelli (Università di Padova) Mara Bighin (Università di Padova) L’interazione genitore-bambino costituisce un elemento fondante la relazione in quanto mo- mento di scambio sul piano comportamentale, affettivo ed emozionale: tali caratteristiche precoci della co-costruzione delle competenze relazionali del bambino costituiscono il focus dell’interesse nello studio della qualità dei modelli interattivo-relazionali precoci secondo la prospettiva triadica che vede l’interazione madre-padre-bambino come un nucleo di competenze che fondano le loro radici precocemente, anche nel periodo che precede la nascita, ossia durante la gravidanza (Fi- vaz-Depeursinge, 2006): in questa fase i futuri genitori mettono in atto una serie di comporta- menti che vengono considerati i precursori delle loro capacità di cura del bambino e dello stile interattivo che costruiranno con lui. In relazione a tali presupposti il lavoro ha previsto la verifica di un particolare strumento di valutazione delle competenze interattive triadiche in gravidanza, la pro- cedura osservativa del Lausanne Trilogue Play (Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 1999), con lo scopo di verificarne l’applicabilità in ambito italiano ed effettuare un confronto con i dati dello studio originario di validazione (Favez et al., 2006). Alla ricerca hanno partecipato 98 famiglie incontrate al 7o mese di gravidanza alle quali è stata somministrata la procedura LTP nella ver- sione prenatale. I risultati hanno evidenziato: a) buona affidabilità (a = .73) e consistenza interna della procedura LTP (KMO = .79; Bartlett test c2 (N = 70, 10) = 104.09, p < .001) in linea con i dati dello studio di validazione (Carneiro et al., 2006; Favez et al., 2006). La popolazione ita- liana evidenzia una caratteristica distribuzione nella scala di osservazione relativa alla Struttura del Gioco e, in particolare, per ciò che concerne la durata che ha tempi di gioco superiori rispetto a quanto indicato dal sistema di codifica (media 7.13 minuti). In generale la procedura LTP sembra mostrare buone caratteristiche psicometriche sia rispetto alla somministrazione, sia per quanto riguarda il sistema di codifica proposto dagli autori. 1. Co-genitorialità: temi teorici ed empirici Il costrutto di co-parenting deriva dalla teoria di Minuchin (1974) e si riferisce al grado di coordinazione con cui gli adulti svolgono la funzione genitoriale in termini interattivo-relazionali. Tale nozione contribuisce a chiarificare la distinzione, sempre più presente in letteratura e negli studi Psicologia clinica dello sviluppo / a. XVI, n. 3, dicembre 2012 531
A. Simonelli, M. Bighin in quest’ambito, tra «coppia coniugale», che fa riferimento alla relazione tra partner in quanto reciprocamente legati come adulti, e «coppia co- genitoriale» che identifica la relazione tra due partner in virtù del fatto che essi sono genitori del medesimo figlio e condividono quindi una comune genitorialità (Katz e Gottman, 1996; McHale e Cowan, 1996; McHale e Fivaz-Depeursinge, 1999; McHale, 2010). Di fatto, perciò, la co-genito- rialità può essere una funzione attiva anche a fronte di una coniugalità non più presente, come accade nelle coppie di genitori separati, anche se tali piani e livelli individuale, interattivo e relazionale non risultano com- pletamente scissi ma dotati di una certa indipendenza; molte ricerche hanno evidenziato una influenza della qualità della relazione di coppia sul parenting, ossia sullo svolgimento delle cure nei confronti del bambino (Belsky e Kelly, 1994), ma questi dati non escludono una certa quota di indipendenza tra i due costrutti: non sempre, infatti, un basso livello di soddisfazione per la relazione coniugale si ripercuote sullo svolgimento della genitorialità, ma questa può venire mantenuta libera da eventuali conflitti coniugali (Cowan e Cowan, 1992; McHale, Kuersten-Hogan e Rao, 2004). In altre parole, i sottosistemi coniugale e co-genitoriale non sono aree completamente sovrapponibili ma neppure completamente indipen- denti nei loro percorsi evolutivi e nei loro funzionamenti nel ciclo di vita individuale e della famiglia, sono tuttavia caratterizzate da una quota di sovrapposizione e da aspetti di autonomia e di «libertà» che li rendono funzioni solo parzialmente connesse (McHale e Cowan, 1996; Margolin, Gordis e John, 2001). Proprio il rilievo che la co-genitorialità ha assunto a livello teorico e empirico costituisce la base di riferimento degli studi di Fivaz-Depeur- singe e Corboz-Warnery (1999) che si sono focalizzati sull’osservazione del sotto sistema co-genitoriale nell’ambito dell’unità familiare costituita da padre, madre e bambino, utilizzando un metodo di valutazione ideato allo scopo di indagare lo sviluppo delle interazioni familiari precoci, nel primo anno di vita del bambino. Questo è il Lausanne Trilogue Play (LTP) e consiste in una situazione di gioco in cui la triade familiare è chiamata ad interagire liberamente secondo la seguente sequenza di configura- zioni: madre-bambino, padre-bambino, madre-padre e una configurazione di gioco «tre insieme» in cui tutti i componenti della famiglia sono attivi nell’interazione. Nelle tre configurazioni «due più uno» (madre-padre, ma- dre-bambino, padre-bambino) due partner sono attivi nell’interazione men- tre il terzo è presente come osservatore partecipante. La procedura LTP non fornisce solo una valutazione della coordinazione tre i due genitori e delle altre due sub-unità diadiche che compongono il sistema familiare (madre-bambino e padre-bambino), ma anche una misura del grado di coordinazione della famiglia come insieme. L’obiettivo del gioco triadico 532
Il Lausanne Trilogue Play prenatale è, infatti, quello di condividere un’esperienza affettiva positiva laddove possono anche esistere transitori momenti in cui i componenti sperimen- tano stati affettivi negativi, dal momento che la capacità di regolare le emozioni e gli affetti come gruppo costituisce uno dei fondamenti della comunicazione familiare (Carneiro, Corboz-Warnery e Fivaz-Depeursinge, 2006). La procedura LTP consiste anche di un sistema di codifica della qua- lità delle interazioni osservate che, nella sua versione originaria, preve- deva tre livelli fondamentali (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, Carneiro e Wasem, 2002): il livello della partecipazione (ossia il fatto che tutti i componenti del sistema fossero inclusi nell’interazione), il livello dell’orga- nizzazione (che riguarda il fatto che ogni partecipante rispettasse il pro- prio ruolo nell’interazione), il livello dell’attenzione focale (relativo alla con- divisione di un focus attentivo comune tra i partecipanti all’interazione). Quanto più le interazioni familiari sono coordinate tanto più i membri del sistema possono condurre a termine in compito condividendo affetti posi- tivi in una sorta di circolo virtuoso; diversamente, la scarsa coordinazione interattiva sembra condurre a schemi relazionali rigidi in cui appare diffi- cile la condivisione di scambi affettivi positivi e adeguati ai segnali degli individui che compongono il sistema nel suo insieme (Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 1999). Secondo molte verifiche effettuate, la qualità degli schemi interattivi familiari così osservati sembra essere una caratteristica stabile da prima della nascita e nel corso del primo anno di vita del bambino (Favez e Frascarolo, 2002) e fino ai 18 mesi (Weber, 2002). In altre parole, alcune ricerche riscontrano come la qualità dell’interazione dei genitori nella si- tuazione di role play proposta dalla procedura LTP prenatale sia predittiva della qualità degli scambi interattivi con il bambino una volta nato, almeno nel corso del primo anno di vita e fino ai 18 mesi (Favez, Frascarolo, Carneiro, Montfort, Corboz-Warnery e Fivaz-Depeursinge, 2006); inoltre, viene evidenziato un legame tra la qualità della interazioni familiari valu- tate in gravidanza e nel primo anno con gli esiti evolutivi del bambino (Fa- vez et al., 2006), in particolare rispetto all’emergenza di sintomatologie sul versante psico-funzionale, come i disturbi del sonno e della condotta: tali dati enfatizzano il ruolo della componente genitoriale e della qualità delle interazioni familiari nell’influenzare il percorso evolutivo del bambino, a partire dalla gravidanza e nei primi anni di vita. Infatti, la qualità delle interazoni familiari non sembra influire solo sulla dinamica del sistema in sé, ma riverberarsi anche in altri domini, come quello dello sviluppo af- fettivo relazionale del bambino; i dati sulle interazioni triadiche con basso livello di coordinazione rilevano come il bambino si trovi coinvolto in un contesto conflittuale che gli rende difficile, anche a motivo delle sue an- 533
A. Simonelli, M. Bighin cora ridotte competenze, trovare una adeguata collocazione: più spesso si assiste quindi ad una esclusione del piccolo dalle interazioni che può avere conseguenze a breve e lungo termine sul suo adeguato sviluppo di competenze interattive triadiche (Fivaz-Depeursinge, Frascarolo e Corboz- Warnery, 1998). Dato l’interesse e l’importanza di questi dati sullo sviluppo e il funzio- namento delle interazioni familiari precoci, una delle questioni centrali ri- guarda la possibilità di individuare potenziali precursori di tali competenze della famiglia, con particolare riferimento alle basi di queste che si for- mano nel periodo della transizione alla genitorialità. La gravidanza, infatti, è la fase in cui i futuri genitori si preparano psicologicamente a svolgere la propria funzione genitoriale e a costruire la successiva relazione con il bambino. Molti autori hanno descritto questo passaggio nei termini del bambino «nella testa» o «bambino immaginario» (Bydlowsky, 1997) che corrisponde alla creazione graduale da parte degli adulti di quello spazio mentale che accoglierà il bambino reale, una volta nato, ed entro il quale verrà a costruirsi la relazione con lui. Stern (1995) a questo proposito parla di costellazione materna, un insieme di rappresentazioni mentali della madre su se stessa, sul partner e sul bambino che raggiungono il loro culmine di elaborazione intorno al 6° mese di gravidanza per poi declinare successivamente in prossimità del parto. Tale declino o minore chiarezza del mondo rappresentazionale materno sembrerebbe avere una valenza protettiva al servizio dell’incontro con il bambino reale, in tal modo non troppo «inquinato» dalle aspettative e dai desiderata mentali dell’adulto. Gli studi su questo tema sono piuttosto numerosi e articolati, sia a livello nazionale che internazionale: in particolare, è stata indagata la qualità delle rappresentazioni materne in gravidanza e la loro influenza nel post-partum sulla costruzione della relazione madre-bambino (Ammaniti, Candelori, Pola e Tambelli, 1995; Fava Vizziello e Invernizzi, 1997; Sto- leru e Morales, 1985; Zeanah e Barton, 1989), mentre è stato accordato meno spazio all’indagine sugli stessi temi relativamente alle rappresenta- zioni paterne e alla relazione padre-bambino. Inoltre, l’ampia letteratura su questo tema evidenzia spesso un importante gap tra la qualità del mondo rappresentazionale dei genitori indagato e la qualità dell’interazione reale costruita con il bambino una volta nato: in questo senso, le ricerche non arrivano ad ottenere affidabili riscontri di uno stretto legame tra il livello delle rappresentazioni genitoriali e il livello dei comportamenti di cura messi in atto con il piccolo, non fornendo conferme empiriche forti e ve- rificabili agli assunti teorici e ai disegni di ricerca così fondati. Unica ec- cezione riguarda l’ampia letteratura sulla trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento che ha ottenuto riscontri in questa direzione, anche se gli studi non sono sempre omogenei e concordi nei disegni e nei risul- 534
Il Lausanne Trilogue Play prenatale tati ottenuti (van IJzendoorn, 1995; van IJzendoorn e Sagi, 1999). D’altra parte, altre ricerche si sono focalizzate sulla qualità delle rappresenta- zioni triadiche dei genitori prima della nascita del bambino in connessione con la qualità successiva delle interazioni familiari. I lavori di Burgin e von Klitzing (1995) e di McHale, Carleton, Kazan e DeCourcey (2002) hanno riscontrato associazioni significative tra le aspettative dei genitori in gra- vidanza circa le dinamiche ei processi familiari successivi alla nascita del figlio, valutate tramite metodi narrativi, e la qualità delle interazioni triadiche, osservate a 4 mesi del piccolo: il livello delle rappresentazioni familiari genitoriali si associa alle loro capacità co-genitoriali manifestate nell’interazione con il bambino fino all’età prescolare e all’adattamento degli adulti nello svolgimento della co-genitorialità (McHale e Rotman, 2007). In generale, i genitori che esprimono maggiori preoccupazioni relativamente alla qualità futura della loro vita familiare, successiva alla genitorialità, mostrano stile interattivo triadico caratterizzato da minore coordinazione, cooperazione e, in sintesi, un livello meno elevato di com- petenze co-genitoriali. Pur nel loro interesse e nella loro importanza, un limite delle ricerche sopra citate riguarda il fatto che le associazioni emerse tra le valutazioni effettuate con metodi narrativi (le interviste condotte con i genitori nel corso della gravidanza) e quelle condotte con metodi osservativi (per lo più utilizzati dopo la nascita del bambino): in altre parole, gli studi rilevano alcuni aspetti nel mondo rappresentazionale dei genitori in gravidanza per connetterli con le modalità interattive manifestate una volta nato il bam- bino, ma non si spingono mai ad una osservazione dei comportamenti genitoriali effettuata nel corso della gravidanza, momento in cui di fatto anche gli aspetti «comportamentali» della genitorialità sono attivati e in ri- organizzazione, così come le caratteristiche mentali. In questo senso, un vuoto teorico ed empirico riguarda la possibilità di osservare già in gra- vidanza il mondo rappresentazionale dei futuri genitori accanto alle loro competenze in termini di comportamenti di cura presenti a attivi prima della nascita reale del piccolo. Entro questo «spazio» si inserisce la vi- sione di Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery (2001) che sottolinea come la qualità della cooperazione genitoriale sia una funzione che nasce e si evolve già a partire dalla gravidanza, periodo in cui entrambi i partner della coppia sono coinvolti non solo a livello rappresentativo, ma anche a livello interattivo ad anticipare il futuro incontro con il figlio. In questo senso, la proposta consiste nella possibilità di osservare e valutare la qualità delle rappresentazioni agite dai partner, prima della nascita del bambino: il concetto di rappresentazioni agite definisce, quindi, una serie di comportamenti anticipatori che i due partner possono mettere in atto in fasi precedenti alla nascita del figlio e che rispecchiano la loro capacità 535
A. Simonelli, M. Bighin interattiva e di cooperazione una volta divenuti genitori, con il bambino reale. In altre parole, si fa riferimento ad un livello intermedio tra rappre- sentazione e interazione nella valutazione della genitorialità, che riguarda la messa in atto da parte dei futuri genitori (grazie all’attivazione del loro mondo rappresentazionale durante la gravidanza) di comportamenti che, in qualche modo, preparano e anticipano lo stile interattivo co-genitoriale che manifesteranno alla presenza del bambino, entro un approccio tria- dico allo studio della genitorialità. Di fatto non esistono metodi ideati a questo scopo e rispetto ai quali siano già stati condotti ampi studi di verifica; in particolare, i temi cen- trali da indagare appaiono: (a) l’applicabilità, ossia il fatto che la coppia in gravidanza si sottoponga a procedure che implichino la messa in atto di comportamenti interattivi immaginari e immaginati rispetto al bambino che verrà ma soprattutto che tale condizione non sia percepita come eccessi- vamente estranea e fittizia rispetto all’esperienza reale successiva; (b) le caratteristiche psicometriche di strumenti osservativi che, data l’assenza del bambino, implicano la valutazione di comportamenti attuati entro una condizione di gioco dei ruoli connessa con la cura e l’accudimento. In linea con gli interessi descritti e con le carenze metodologiche evidenziate, è stata messa a punto una particolare metodologia di valu- tazione delle competenze genitoriali ideata con l’obiettivo di osservare, a partire dalla gravidanza, la qualità delle rappresentazioni agite dei part- ner, relative alla genitorialità ed alla futura interazione con il bambino; a questo scopo, i partner della coppia in attesa di un figlio vengono posti in una situazione in cui viene chiesto loro di «fare finta» di giocare con il ne- onato: questa condizione consente loro di giocare a «fare i genitori» met- tendo in atto quei comportamenti che vengono considerati alla base delle future competenze interattive con il bambino (Fivaz-Depeursinge, 2000). Chiedere ai partner di giocare il loro incontro con il figlio, in maniera anti- cipatoria, ossia con un bambolotto fornisce, secondo questo approccio, la possibilità di osservare la loro capacità di entrare nel ruolo genitoriale e di mettere in atto, attraverso quelli che vengono definiti i comporta- menti intuitivi genitoriali (Papousek e Papousek, 1987), temi interattivi ed affettivi profondi che concernono la successiva capacità di prendersi cura del bambino (Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 2001). In questo senso, la situazione in cui i due adulti agiscono un’intera- zione di gioco in assenza del bambino reale sembra connessa alla ca- pacità di attivare alcune caratteristiche del loro mondo interno affettivo- relazionale allo scopo di co-costruire sul piano interattivo la messa in atto delle proprie rappresentazioni genitoriali (Fivaz-Depeursinge et al., 1998). tale capacità è influenzata da alcuni fattori, tra cui la storia personale dei partner, la qualità della relazione di coppia, le rappresentazioni del bam- 536
Il Lausanne Trilogue Play prenatale bino e la qualità della relazione reale con il feto, attraverso i movimenti, l’incontro nell’ecografia, ecc. Tale prospettiva apre un nuovo punto di vista sulla valutazione delle competenze genitoriali che riguarda appunto lo spazio tra rappresenta- zione e interazione: questo concerne la scelta di un piano di osservazione che potremmo definire intermedio, ossia quello delle rappresentazioni de- gli adulti, agite nel gioco dei ruoli relativo all’interazione con il bambino. La posizione assunta si colloca quindi in una sorta di interfaccia che vede una focalizzazione dell’interesse per il piano interattivo, quello dei com- portamenti che i due coniugi manifestano, tuttavia in una condizione parti- colare in cui l’interazione viene veicolata dal piano rappresentativo, ossia quello che riguarda il fatto di immaginare un bambino e una relazione con un figlio che ancora non è presente. Questa assunzione comporta precise scelte di natura metodologica che riguardano lo strumento appositamente ideato allo scopo di osservare e valutare la qualità dei comportamenti che i futuri genitori attuano nel gioco della genitorialità, il Lausanne Trilogue Play prenatale (Carneiro, Corboz-Warnery e Fivaz-Depeursinge, 2002). 2. La ricerca In riferimento al modello teorico ed alla metodologia di osservazione proposta dagli autori, il presente lavoro consiste in uno studio esplora- tivo guidato dall’obiettivo di indagare le caratteristiche della procedura del Lausanne Trilogue Play prenatale (LTP; Carneiro et al., 2002) con parti- colare riferimento agli aspetti che definiscono i criteri e le variabili del si- stema di codifica dello strumento. Un nostro precedente lavoro aveva già indagato in modo preliminare questi aspetti ma disponendo di un numero molto limitato di famiglie che ha reso assai circoscritta la portata dei dati raccolti e dei risultati emersi (Simonelli, Fava Vizziello, Bighin e De Palo, 2009). In questo senso il presente lavoro costituisce un ampliamento del primo con l’obiettivo di una più stringente verifica di alcune caratteristi- che psicometriche delle scale che costituiscono lo schema di codifica del materiale raccolto, nonché il confronto con i dati emersi dal primo studio effettuato dagli autori con questo metodo (Carneiro et al., 2006). In al- tre parole, l’obiettivo è stato quello di verificare l’adeguatezza dei criteri di definizione e di codifica delle variabili osservative raccolte, allo scopo di indagare la «tenuta» delle valutazioni con esse effettuate dal momento che la numerosità delle famiglie alle quali è stato applicato nello studio originario non è molto ampia e si necessita di nuovi e più consistenti dati per la verifica dello strumento. Infatti, non si dispone ancora di un numero sufficiente di ricerche e di dati relativi all’applicazione di questo metodo in 537
A. Simonelli, M. Bighin ambito nazionale e internazionale, per cui il lavoro presentato si propone come un contributo all’indagine su alcune delle principali caratteristiche psicometriche delle modalità di codifica e osservazione su cui si basano le variabili individuate e descritte dagli autori. Di fatto, invece, numerosi e ampi studi di verifica dei metodi utilizzati, soprattutto dei metodi osser- vativi, costituiscono una necessità legata all’applicabilità di questi metodi sia a livello interculturale, sia rispetto a differenti tipologie di famiglie, una volta indagata la loro «bontà» nel fornire valutazioni valide e attendibili. La presente ricerca si muove proprio in questa direzione. 2.1. Partecipanti Lo studio ha coinvolto 98 coppie di futuri genitori in attesa del primo figlio, appartenenti ad una popolazione non clinica, che hanno partecipato spontaneamente alla ricerca presentata durante i corsi di profilassi al parto1. Le famiglie hanno aderito ad un ampia ricerca longitudinale sulla transizione alla genitorialità e sullo sviluppo delle interazioni familiari, nel corso del quale sono state sottoposte alla compilazione di questionari, a interviste e a situazioni osservative con il bambino una volta nato. Per lo specifico di questo studio le coppie di futuri genitori sono state contattate e incontrate al 7° mese di gravidanza. In tutti i casi la gravidanza non ha avuto complicazioni medico-ginecologiche e non ci sono rischi per la sa- lute del bambino. Nessuno dei genitori ha una diagnosi psichiatrica. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad un questionario socio-demografico, specificamente ideato per lo studio, che indaga le loro caratteristiche de- mografiche (età, scolarizzazione, salute, ecc.) e sociali (impiego, abita- zione, ecc.) (Simonelli, Bighin e De Palo, 2005). Le madri hanno un’età compresa tra i 26 e i 42 anni (M = 33.2, DS = 3.78); i padri hanno un’età compresa tra i 28 e i 42 anni (M = 35.2, DS = 4.15). I padri hanno un nu- mero medio di anni di scolarizzazione di 14.38 (DS = 3.51, range 8-18) e le madri di 15.26 (DS = 2.84, range 8-18). Il livello socio-economico delle famiglie è medio-alto. Mentre i padri svolgono prevalentemente la libera professione (38.6%), le madri svolgono prevalentemente un lavoro di tipo impiegatizio (48.6%). Le coppie hanno una durata media della loro relazione di 9 anni (DS = 4.80, range 1-17 anni). 1 Il reclutamento delle coppie partecipanti è avvenuto presso i corsi di psicoprofilassi al parto svolti nelle seguenti strutture: Clinica Ostetrica dell’Ospedale Civile di Padova, «Villa Salus» di Mestre, Consultorio Familiare di Abano Terme. A questo proposito si ringra- ziano: Dott.ssa Enrichi, Dott.ssa Drago, Dott.ssa Trivellato, Dott.ssa Sotti, Dott.ssa Fede e Dott.ssa Robbiani. 538
Il Lausanne Trilogue Play prenatale Il gruppo di confronto è composto da 49 coppie svizzere in at- tesa del primo figlio reclutate presso il Centre d’Etude de la Famille di Losanna: i dati relativi alla procedura LTP prenatale sono stati forniti dai ricercatori del gruppo di ricerca di Losanna e sono reperibili nella pubbli- cazione di Carneiro et al. (2006). 2.2. Procedura e codifica Tutte le coppie partecipanti allo studio sono state sottoposte alla procedura del Lausanne Trilogue Play prenatale (LTP; Carneiro et al., 2002; Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 1999): si tratta di una situa- zione semi-standardizzata di role play, costruita sull’impianto metodolo- gico dell’LTP post-natale (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, Carneiro e Wasem, 2002), che coinvolge contemporaneamente madre, padre e un bambolotto, secondo uno schema che prevede quattro parti. La procedura può essere somministrata ai due genitori a partire dal 5o mese di gestazione. Il bambolotto utilizzato ha le caratteristiche di- mensioni e forme di un neonato; inoltre, il suo volto ha lineamenti e tratti «neutri» di un neonato occidentale, non connotati rispetto al sesso e a specifiche dimensioni quali particolari colori di occhi, di pelle e/o di ca- pelli. Tale indeterminatezza somatica dovrebbe favorire nella coppia ge- nitoriale la possibilità di mettere in atto i processi che consentono di ca- larsi nella condizione di gioco dei ruoli: ogni coppia infatti potrà attribuire al bambolotto caratteristiche attese (es. colore degli occhi) o conosciute (es. sesso) del proprio bambino che nascerà, calandosi più agevolmente nella «parte» dei fare il genitore. Lo sperimentatore prepara la coppia al gioco dei ruoli facendo calare i partner nella situazione in cui: il parto è avvenuto ed è andato tutto bene. Il bambino è nato e sta bene, è nell’al- tra stanza e voi genitori lo incontrerete per la prima volta. Sarà un mo- mento molto importante, nel corso del quale vi verrà chiesto di effettuare un gioco che si dovrà dividere in quattro parti: nella prima parte uno dei genitori gioca con il bambolotto mentre l’altro resta semplicemente pre- sente (in posizione di terzo, configurazione 2 + 1), nella seconda parte il genitore che aveva giocato resta semplicemente presente, mentre l’altro gioca con il bambolotto (configurazione 2 + 1), nella terza parte padre, madre e bambolotto giocano insieme (configurazione 3 insieme) e, infine, nella quarta parte potete rimettere il bambolotto a «dormire» e conver- sare tra voi sull’esperienza appena vissuta (configurazione 2 + 1). Il gioco si svolge entro un setting triangolare in cui i genitori sono fatti accomodare su due sedie poste al vertice di un triangolo equila- tero, alla medesima distanza tra loro e con la culletta in cui viene posta 539
A. Simonelli, M. Bighin Telecamera 1 (genitori) Telecamera 2 (bambino) Parte I 2+1 Parte II 2+1 Parte III 3 insieme Parte IV 2+1 Fig. 1. Le quattro parti della procedura del Lausanne Trilogue Play (Fivaz-Depeur- singe e Corboz-Warnery, 1999). la bambola. La durata complessiva del gioco e i passaggi da una fase all’altra non sono determinati a priori dallo sperimentatore, ma la coppia è lasciata libera di organizzare la situazione (fig. 1). Lo sperimentatore invita la coppia a rimanere entro la durata di 5 minuti che, tuttavia, non vengono delimitati durante la procedura. La seduta viene completamente videoregistrata con due telecamere sincronizzate: la prima con un’inquadratura generale e la seconda che in- quadra i volti dei genitori; le immagini vengono poi mixate allo scopo di ottenere un unico video. 540
Il Lausanne Trilogue Play prenatale La procedura LTP prenatale viene codificata applicando uno schema di codifica costituito da 5 scale di valutazione (Carneiro et al., 2002) gra- duate su scala Likert a tre punti (range 0-2). Le prime tre scale sono state elaborate dagli autori specificamente in connessione con l’ideazione dell’LTP prenatale. 1) Scala della Vivacità ludica: valuta la capacità dei futuri genitori di costruire uno spazio di gioco condiviso a cui entrambi possono parteci- pare per la durata della situazione di role play. La coppia riceve un punteg- gio di 2 quando entrambi i genitori mostrano un coinvolgimento affettivo positivo pur sapendo mantenersi ad una certa distanza del compito. Nel corso del role play i partner interpretano liberamente le istruzioni mo- strando consapevolezza di essere nell’ambito di una situazione di gioco e che questa con coincide con la realtà. Esistono diverse condizioni in cui la coppia riceve un punteggio di 0: (a) quando uno dei due genitori si coin- volge nel gioco mentre l’altro lo prende in giro, non riuscendo a condivi- dere il piacere del partner; (b) quanto i genitori aderiscono completamente alle istruzioni non mostrando di avere compreso la distanza tra gioco e realtà; (c) quanto i genitori rimangono bloccati o criticano il compito. Viene attribuito un punteggio di 1 quando i genitori padroneggiano il gioco ma per poco tempo, oppure aderiscono troppo al compito ma senza una ade- guata distanza dal gioco e una chiara indicazione del fatto che sono con- sapevoli che quella è una situazione di gioco, appunto, e non è reale. 2) Scala della Struttura del gioco: valuta la struttura temporale del gioco secondo due dimensioni: la differenziazione del gioco nelle quat- tro parti e la durata (sia dell’intera procedura sia di ciascuna delle parti). La differenziazione nei quattro segmenti riconoscibili viene codificata con un punteggio di 2 quando il codificatore riesce facilmente a distinguere la presenza delle quattro parti del gioco. Nelle due prime parti è chiara- mente identificabile il genitore che sta giocando, nella terza parte i geni- tori si rivolgono insieme al bambino, che viene tenuto in braccio da uno dei due o posto nella culla. Nella quarta parte i genitori parlano tra loro rivolgendosi l’uno verso l’altro. La durata deve essere sufficiente affinché il gioco si sviluppi, ma non troppo lunga, lasciando tempo ad ognuno dei partner: in tal modo, viene attribuito un punteggio di 2 quando l’intera procedura ha una durata di 4-5 minuti, con ognuna della parti della durata di almeno 1 minuto. La coppia riceve un punteggio di 0 quando la du- rata del gioco è troppo scarsa (al di sotto di 2 minuti) oppure troppo ele- vata (superiore ai 9 minuti) o anche quando due o più parti non vengono svolte. Viene attribuito il punteggio di 1 quando la durata del gioco è ap- propriata ma non è chiara la differenziazione nelle quattro parti, oppure quando la scansione delle parti è chiara ma la durata della procedura non è appropriata. 541
A. Simonelli, M. Bighin 3) Scala dei Comportamenti intuitivi genitoriali: valuta la quantità e la qualità dei comportamenti «genitoriali» di ognuno dei partner, ossia di quei comportamenti ritenuti anticipatori dello svolgimento della funzione genitoriale (accarezzare il bambolotto, esplorarlo, svolgere un’interazione faccia a faccia con lui). Queste competenze vengono considerate tipiche della capacità genitoriale di ogni individuo e quindi possono essere agite dall’adulto anche in assenza del bambino reale, come nella situazione di role play. La letteratura descrive sei comportamenti intuitivi che vengono codificati con questa scala: il comportamento di holding, l’orientamento verso il volto del bambino, la distanza di dialogo, il baby talk e/o i sor- risi rivolti al bambino, le carezze e/o i baci, l’esplorazione del corpo del bambino, le preoccupazioni per il benessere del bambino (Papousek e Pa- pousek, 1987). Ognuno di questi comportamenti intuitivi genitoriali viene valutato separatamente (secondo la dicotomia presente/assente) e per ogni genitore: in tal modo, si ottengono due punteggi che vengono suc- cessivamente sommati in un punteggio globale. Quindi, se un genitore ot- tiene un punteggio ottimale e l’altro un punteggio intermedio, il punteggio di coppia risulterà parzialmente appropriato. Viene attribuito il punteggio di 2 quando ognuno dei genitori manifesta almeno 5 comportamenti intu- itivi genitoriali. Il punteggio di 0 viene attribuito quando un genitore mo- stra 2 o meno comportamenti intuitivi e un punteggio di 1 viene attribuito quando un genitore mostra almeno 5 comportamenti intuitivi ma l’altro ne mostra solo 3-4. Le scale successive si basano sul Co-parenting Family Scale (CFRS; McHale, Kuersten-Hogan e Laurenti, 2001). Nella versione originale tali scale sono state utilizzate per la valutazione delle interazioni co-genito- riali: dal momento che queste si focalizzano solo sui genitori e non diret- tamente sul bambino, le scale sono facilmente applicabili senza modifiche alla situazione prenatale che, per definizione, è centrata unicamente sui genitori. 4) Scala della Cooperazione di coppia: valuta il grado di coopera- zione attiva che i due partner raggiungono durante lo svolgimento del gioco. L’assenza di antagonismo o di interferenze non è sufficiente per ottenere un punteggio elevato. Viene attribuito un punteggio di 2 solo quando vi è una chiara indicazione della cooperazione attiva dei due geni- tori, tramite l’uso di gesti e parole che facilitano un gioco congiunto e un supporto reciproco. Viene attribuito un punteggio di 0 quando emergono interferenze tra i partner, critiche e svalutazioni delle azioni dell’altro, cose che impediscono la co-costruzione del gioco. Infine, la coppia riceve un punteggio di 1 quando i genitori cooperano solo in alcuni momenti del gioco, o quando vie è una notevole differenza tra i genitori, con uno solo dei due che si coinvolge nel gioco e coopera. 542
Il Lausanne Trilogue Play prenatale 5) Scala del Clima affettivo: valuta le manifestazioni esplicite d’af- fetto e di tenerezza manifestate e condivise dai partner nel corso della procedura (es. carezze, baci, ecc.): in altre parole, valuta se i genitori manifestano affetto e tenerezza tra loro e nei confronti del «bambino». La coppia riceve un punteggio di 2 quando vi è l’espressione di parole tenere, sorrisi complici e gesti di calore tra i genitori e verso il bambino. All’altro estremo, un punteggio di 0 viene attribuito in assenza di calore e quando emergono espressioni di affetti negativi. Qualche volta viene as- segnato quando uno dei genitori non è in grado di esprimere affetto nei confronti del bambolotto oppure se i partner mostrano freddezza nelle loro interazioni reciproche. Un punteggio di 1 viene attribuito quando i ge- nitori mostrano calore solo in alcuni momenti (per esempio, quando gio- cano con la bambola nella parti 1 e 2 ma mostrano distanza e freddezza nelle due ultime parti del gioco, quando devono interagire tra loro). La somma dei punteggi ottenuti dalla coppia su ogni Scala conduce ad un punteggio complessivo (range 0-10) di Alleanza familiare prenatale (Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 2001). L’Alleanza familiare può es- sere definita come il grado di coordinazione interattiva che la triade rag- giunge nella situazione di gioco: questa costituisce, secondo gli autori, una caratteristica specifica che fornisce una valutazione delle possibilità interattive triadiche dei protagonisti, messe in campo allo scopo di svol- gere il compito proposto (Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery, 1999). Tutti i video della procedura LTP sono stati codificati da due giudici in- dipendenti, formati a tale scopo2, che hanno ottenuto indice di accordo K = .87. Inoltre il valore dell’accordo interosservatore (Inter Class Correla- tion, ICC) è ICC=.85 (p = .00) indicando un buon livello di affidabilità della codifica. 3. Risultati Le prime analisi effettuate hanno riguardato la descrizione e lo scre- ening dei dati rilevati tramite la codifica della procedura LTP: le analisi de- scrittive relative ai punteggi ottenuti sulle scale di valutazione nel gruppo italiano e svizzero sono riportate nella tabella 1. Inoltre, le figure 2 e 3 rappresentano le curve di distribuzione dei punteggi ottenuti dai due gruppi studiati sulle scale del sistema di codi- 2 I giudici indipendenti che hanno codificato la procedura LTP nelle versioni prenatale e post- natale (Dott.ssa Bighin, Dott.ssa De Palo e Dott.ssa Simonelli) hanno partecipato alla forma- zione relativa a tali metodi presso il Centre d’Etude de la Famille di Losanna sotto la supervi- sione della Prof. Fivaz-Depeursinge, della Prof.ssa Frascarolo e del Prof. Favez. 543
A. Simonelli, M. Bighin Tab. 1. S tatistiche descrittive dei punteggi ottenuti dai partecipanti nelle scale e nel totale LTP pre- natale (N = 98) e differenze riscontrate tra i due gruppi Gruppo Padova Gruppo Losanna Mann-Withney (N = 98) (N = 49) Mediana Dist. Interq. Mediana Dist. Interq. Z Sign Attitudine ludica 1.00 1 1.00 1 –3.50 .00 Struttura gioco 2.00 1 2.00 1 –1.81 .07 Comport intuitivi 2.00 2 2.00 1 –1.54 .12 Cooperazione coppia 2.00 1 2.00 1 –2.50 .01 Calore familiare 1.00 1 1.00 1 –.48 .63 Totale Alleanza Fam. 7.00 4 7.00 4 –.98 .33 Gruppo Padova 20 Media = 6,58 Dev. Stand. = 2,58 15 N = 98 Frequenza 10 5 0 0 3 6 9 12 Tot. conv Fig. 2. Distribuzione dei punteggi ottenuti sulle Scale di codifica della procedura LTP prenatale (Car- neiro, Corboz-Warnery, Fivaz-Depeursinge, 2002) dal gruppo italiano. fica (rispettivamente, del gruppo della presente ricerca e del gruppo sviz- zero); come è possibile osservare, si tratta di distribuzioni omogenee ri- spetto alla normale: soprattutto per quanto riguarda i dati del gruppo sviz- zero si osserva come i valori di asimmetria e curtosi siano in linea con una distribuzione normale dei dati osservati (asimmetria = –.321, errore std. = –.34, curtosi = –.65, errore std. = .668); anche la distribuzione del gruppo italiano non si discosta in maniera significativa dalla normale (asimmetria = –.61, errore std. = .24, curtosi = –.44, errore std. = .48). Successivamente, per valutare il grado di omogeneità dello stru- mento è stato calcolato l’indice a di Cronbach. L’indice totale è risultato 544
Il Lausanne Trilogue Play prenatale Gruppo Losanna 10 Media = 6,2041 8 Dev. Stand. = 2,52471 N = 49 6 Frequenza 4 2 0 0 2 4 6 8 10 12 Totale Fig. 3. Distribuzione dei punteggi ottenuti sulle Scale di codifica della procedura LTP prenatale (Car- neiro, Corboz-Warnery e Fivaz-Depeursinge, 2006) dal gruppo svizzero. Tab. 2. A ffidabilità dei punteggi sulle Scale del sistema di codifica della procedura LTP prenatale (Carneiro, Corboz-Warnery e Fivaz-Depeursinge, 2002) nel gruppo italiano e in quello sviz- zero Gruppo Padova (N = 98) Gruppo Losanna (N = 49) Correlazioni totale Alfa di Cronbach Correlazioni totale Alfa di Cronbach scala corretta scala esclusa scala corretta scala esclusa Vivacità ludica .67 .66 .48 .74 Struttura del gioco .21 .80 .57 .71 Comport. Intuitivi .54 .71 .51 .73 Coop. Coppia .64 .67 .53 .73 Calore familiare .59 .69 .60 .69 pari a a = .78. Tale dato risulta in linea con quanto emerso dal primo studio di applicazione e verifica del metodo, in cui gli autori hanno riscon- trato il valore a = .77 (Carneiro et al., 2006). La tabella 2 riporta i risultati relativi alle statistiche di affidabilità applicate anche alle singole scale del sistema di codifica, rispettivamente per il gruppo della presente ricerca e per il gruppo svizzero. Come è possibile osservare, i livelli di alfa si mantengono elevati così come le correlazioni totali tra le scale, considerando di volta in volta l’esclusione di ogni singola scala: questi dati depongono a vantaggio di una buona affidabilità del sistema di codifica della procedura LTP prena- 545
A. Simonelli, M. Bighin Tab. 3. Analisi fattoriale applicata alla procedura LTP prenatale Componente 1 Attitidine ludica .83 Cooperazione di coppia .81 Calore familiare .78 Comportam. Intuitivi .75 Struttura gioco .34 Un solo fattore spiega il 52.82% della varianza totale Componente Autovalori iniziali Pesi dei fattori ruotati totale % varianza % cumulata totale % varianza % cumulata 1 2.64 52.82 52.82 2.64 52.82 52.82 2 .98 19.52 72.34 3 .56 11.18 83.52 4 .45 9.06 92.58 5 .37 7.42 100.00 tale, sia in senso generale, sia per ciò che concerne il contributo di ogni singola scala all’insieme della valutazione. Infatti, per il gruppo italiano, se si osserva la colonna della tabella 2 che riporta l’alpha di Cronbach se la scala è esclusa, eliminando l’apporto fornito da ogni scala, i valori di alpha diminuiscono rispetto al valore di riferimento ottenuto di a = .78. Unica eccezione riguarda la Scala della Struttura del gioco: di fatto que- sta presenta una correlazione con il punteggio totale piuttosto bassa (R = .21) e, se eliminata dall’analisi, ne deriva un aumento dell’indice di affidabilità dello strumento. Dati i confortanti risultati relativi alla verifica delle caratteristiche di affidabilità del metodo di codifica alla base dell’LTP. Un ulteriore appro- fondimento ha riguardato la struttura fattoriale sottostante alle scale del sistema di codifica: per indagare quest’aspetto una analisi fattoriale delle componenti principali con rotazione Varimax è stata applicata ai punteggi ottenuti nelle scale di valutazione dell’LTP. È stata scelta la rotazione Va- rimax in quanto rotazione ortogonale che massimizza la somma delle varianze mantenendo i fattori tra loro non correlati. In quanto tale, essa pone maggiore enfasi nella semplificazione della struttura dei fattori in termini delle variabili e non viceversa, consentendo di amplificare le cor- relazioni più alte di ciascun fattore e di ridurre quelle più basse, agevolan- done, in tal modo l’interpretazione. Come riportato in tabella 3, i risultati hanno evidenziato la presenza di un solo fattore che spiega il 52.87% della varianza totale, inoltre il Test KMO = .78 ed il Test di sfericità di Bartlett c2 (N = 98, 10) = 134.02, p < .001) hanno evidenziato come il 546
Il Lausanne Trilogue Play prenatale Tab. 4. C orrelazioni tra i punteggi ottenuti dai partecipanti nelle Scale di valutazione e nel totale LTP prenatale (N = 98) gruppo italiano Attitudine Struttura Comp. intuit. Cooperaz. Clima Alleanza ludica gioco parentali coppia affettivo totale Attitudine lud. – .24* .55** .57** .52** .80** Struttura gioco – .09 .27** .09 .45** Comp. intuit. par. – .43** .51** .77** Cooperaz. coppia – .55** .78** Clima affettivo – .75** **p < .01; *p < .05. modello fattoriale risulti essere adeguato. Tale risultato evidenzia come tutte le Scale di valutazione della procedura LTP prenatale riconducono in modo omogeneo ed uniforme ad un unico costrutto di base, identificato dal fattore emerso, che è definito dagli autori come la qualità dell’intera- zione co-genitoriale nello svolgere il compito di gioco dei ruoli: in altre parole, i diversi aspetti osservati tramite le scale sembrano ricondurre comunque alla descrizione di un’unica funzione legata alle competenze genitoriali che si declina nelle aree di valutazione osservate tramite le va- riabili del sistema di codifica applicato. Altra verifica della consistenza interna del sistema di codifica dell’LTP prenatale è stata effettuata tramite l’applicazione dell’analisi correlazio- nale di Pearson tra i punteggi ottenuti dalle famiglie in ognuna delle cin- que Scale di valutazione della procedura e tra questi e il punteggio totale (tab. 4). Come è possibile osservare nella tabella 4, le scale correlano tutte positivamente con la Scala del Clima affettivo e con il punteggio totale. L’unica scala che non evidenzia questo tipo di correlazione è quella che descrive la Struttura del gioco, in termini di organizzazione e di durata, che presenta correlazioni statisticamente significative solo con la Scala della Cooperazione di Coppia e con il punteggio totale. Questo dato si discosta in parte con quanto osservato nello studio di Carneiro et al. (2006) in cui tutte le scale del sistema di codifica mostrano correlazioni significative tra di loro e con il punteggio totale (tab. 5). Anche in questo studio, tuttavia maggiori correlazioni si evidenziano tra le diverse scale e quelle del Clima affettivo e del punteggi totale. In tal senso, queste due dimensioni sembrano essere quelle che conferiscono maggior grado di affidabilità alla procedura di codifica applicata. Per poter effettuare un confronto tra i punteggi ottenuti dai due gruppi sulle scale di valutazione del sistema di codifica dell’LTP prenatale è stato effettuato il test di Mann-Withney. I risultati riportati in tabella 1 547
A. Simonelli, M. Bighin Tab. 5. C orrelazioni tra i punteggi ottenuti dai partecipanti nelle Scale di valutazione e nel totale LTP prenatale (N = 49) gruppo svizzero Attitudine Struttura Comp. intuit. Cooperaz. Clima Alleanza ludica gioco parentali coppia affettivo totale Attitudine lud. – .35* .30* .25 .54* .63* Struttura gioco – .39* .49* .42* .74* Comp. intuit. par. – .41* .42* .68* Cooperaz. coppia – .41* .75* Clima affettivo – .77* *P < .01. non mostrano alcuna differenza significativa per la maggior parte delle scale eccezione fatta per la scala della Cooperazione di coppia e la scala dell’Attitudine ludica. Questo risultato evidenzia delle piccole differenze tra i due gruppi relativamente alla modalità interattiva nonostante il test di Mann Withney applicato alla distribuzione del punteggio totale trasformato in ranghi fornisca dei dati che non evidenziano alcuna differenza significa- tiva tra i due gruppi per ciò che concerne il livello di Alleanza prenatale totale (Z = –.981, p = .326, ns.). Dal momento che le verifiche fino ad ora effettuate hanno messo in rilievo alcuni limiti della Scala della Struttura del gioco che, nel gruppo italiano, non correla significativamente con nessuna delle altre, si è ri- tenuto necessario approfondire le analisi relative ai punteggi ottenuti su tale scala per poter effettuare un confronto tra il gruppo studiato e quello svizzero. Le analisi applicate sulla distribuzione dei punteggi ottenuti dalle famiglie hanno evidenziato come il gruppo italiano svolga il gioco triadico impiegando più tempo rispetto a quello impiegato dalla popolazione sviz- zera, per cui in considerazione dei criteri del sistema di codifica riceva punteggi sostanzialmente differenti da questo (fig. 4). Come si osserva nella figura 4, la durata della procedura è piuttosto elevata, con un tempo che si aggira attorno ai 7 minuti e 13 secondi (M = 401.99; DS = 175.08). Questo dato fa riflettere per due motivi prin- cipali: (a) il primo riguarda la composizione della scala della Struttura del gioco. Questa è composta da due sottoscale: organizzazione e durata del gioco. Per quanto riguarda la parte dell’organizzazione, ciò che viene va- lutato è la presenza o assenza di tutte e 4 le parti della procedura pena- lizzando gradualmente la famiglia in relazione a quante parti non vengono svolte. Per quanto riguarda la durata del gioco, il punteggio viene attribu- ito secondo una suddivisione temporale in termini di durata complessiva del gioco (tab. 6); (b) il secondo riguarda la consegna data ai genitori. Prima dell’inizio del gioco ai futuri genitori viene dato un tempo indica- tivo relativo alla durata del gioco di circa 5 minuti ma i partner vengono 548
Il Lausanne Trilogue Play prenatale 12 10 8 Frequenza 6 4 2 0 0 200 400 600 800 1.000 1.200 Durata totale sec Fig. 4. Andamento della durata del Lausanne Trilogue Play prenatale. Tab. 6. Distribuzione della misura del tempo nel gruppo svizzero Inferiore a 2 minuti inappropriato Dai 2 minuti ai 2 minuti e 30” parzialmente appropriato Tra 2 minuti e 30” e 6 minuti e 30” appropriato Tra 6 minuti e 30” e 9 minuti parzialmente appropriato Superiore a 9 minuti inappropriato Tab. 7. Distribuzione della misura del tempo nel gruppo di Padova Inferiore a 4 minuti inappropriato Dai 4 minuti ai 5 minuti e 18” 25o percentile parzialmente appropriato Tra 5 minuti e 18” e 6 minuti e 28” 50o percentile appropriato Tra 6 minuti e 28” e 8 minutie 18” 70o percentile parzialmente appropriato Superiore a 8 minuti e 18” inappropriato lasciati liberi di decidere quando iniziare e terminare il gioco. Entrambi questi aspetti incidono fortemente sul punteggio ottenuto in fase di codi- fica e sono alla radice dei risultati ottenuti rispetto alle caratteristiche del gruppo italiano: in particolare, le coppie qui studiate, impiegano un tempo più lungo per svolgere la procedura, a tal punto da ricevere in fase di codifica una «penalizzazione» nel punteggio ottenuto che le differenzia si- gnificativamente dal gruppo di controllo. Osservando la tabella 7 relativa alla suddivisione temporale della du- rata del gioco proposta dagli autori ciò che appare chiaro è che nella attribuzione del punteggio nella scala della struttura del gioco, le famiglie 549
A. Simonelli, M. Bighin italiane ottengano un punteggio molto basso rispetto a quelle svizzere proprio per il fattore della durata, che pare in eccesso rispetto ai criteri e alle direttive delineate nel processo di codifica. Osservando la distribu- zione del tempo impiegato dal gruppo italiano nel portare a termine la procedura (tab. 7) la proposta potrebbe riguardare la necessità di riconsi- derare i tempi impiegati dalle famiglie italiane durante lo svolgimento del gioco triadico e cercare di proporre una nuova tabella sulla base della distribuzione del tempo nelle famiglie italiane. 4. Discussione e conclusioni La ricerca psicologica dinamica ed evolutiva da sempre evidenzia la necessità di dotarsi di metodi e strumenti adatti alla valutazione dei co- strutti complessi che ne caratterizzano gli interessi e che occorre definire accuratamente a livello teorico e operazionalizzare in comportamenti os- servabili e, quindi, valutabili. In particolare, la valutazione della genitoria- lità e delle competenze genitoriali pone una serie di problemi di costrutto e relativamente alle variabili scelte per la misurazione. Per questo motivo tale studio si è proposto di applicare in ambito italiano una particolare metodologia che fornisce una specifica definizione della genitorialità, in termini di qualità della cooperazione co-genitoriale, e che identifica una specifica situazione e una serie di comportamenti la cui osservazione viene considerata dagli autori come una valutazione delle competenze genitoriali manifestate dalla coppia prima della nascita del bambino. Un nostro precedente lavoro aveva era già andato nella medesima direzione con il limite di fondarsi su un numero esiguo di famiglie e di vedere quindi assai circoscritta la portata dei dati raccolti e dei risultati emersi (Simo- nelli et al., 2009): sappiamo infatti che l’applicazione e la verifica di nuovi strumenti necessita di numerose «prove» il più possibile estese ad una numerosità campionaria di qualche rilievo, proprio per la difficoltà di te- stare le misure e di comprenderne i limiti e le risorse. Obiettivo del lavoro è stato quello di verificare l’applicabilità della pro- cedura del Lausanne Trilogue Play prenatale (LTP; Carneiro et al., 2002) in ambito italiano, in riferimento all’utilizzo del sistema di codifica ideato dagli autori: in altre parole, ci si era chiesti se le scale definite per la valutazione della qualità dell’interazione della coppia nel «gioco della geni- torialità» potessero essere utilizzate nell’ambito della popolazione italiana ottenendo risultati analoghi o, per lo meno, confrontabili con quelli indivi- duati negli studi originari di Carneiro et al. (2006). Come è emerso dai dati presentati, le analisi statistiche applicate sembrano procedere in questa direzione evidenziando un buon livello di 550
Il Lausanne Trilogue Play prenatale affidabilità interna alle scale del sistema di codifica che evidenziano distri- buzioni analoghe alla normale e correlazioni significative tra i punteggi di queste e il punteggio totale. Inoltre, l’analisi fattoriale applicata alle scale evidenzia la loro appartenenza ad un unico costrutto di base, identificato dal fattore emerso, che è definito dagli autori come la qualità dell’intera- zione co-genitoriale nello svolgere il compito di gioco dei ruoli: in altre parole, i diversi aspetti osservati tramite le scale sembrano ricondurre comunque alla descrizione di un’unica funzione legata alle competenze genitoriali che si declina nelle aree di valutazione osservate tramite le va- riabili del sistema di codifica applicato. Nel contempo, non sono emerse differenze significative tra i dati ottenuti nel gruppo del presente studio e quelli dello studio di validazione di Carneiro et al. (2002): le distribuzioni dei due gruppi mostrano un elevato grado di omogeneità. Le uniche ecce- zioni riguardano le differenze tra emerse relativamente alle scale della Co- operazione di coppia (punteggi ottenuti dal gruppo italiano sono maggiori rispetto ai punteggi ottenuti dal gruppo svizzero) e dell’Attitudine ludica co-genitoriale nei quali il gruppo italiano ottiene punteggi inferiori a quelli ottenuti dal gruppo svizzero. In linea generale, quindi, potremmo conclu- dere identificando nella procedura LTP prenatale un metodo che, qualora applicato, conduce alla valutazione di una specifica capacità della coppia di agire competenze genitoriali entro una condizione di «finzione» (il gioco dei ruoli): questa appare utilizzabile adeguatamente e codificabile entro contesti culturali diversi senza l’emergere di «errori» legati ai processi di somministrazione e/o di codifica. Unico aspetto critico che emerge in parte disconfermando la coe- renza dei dati fin qui discussi, riguarda la Scala della Struttura del gioco che differenzia il nostro gruppo da quello svizzero non correlando con le altre scale e con il punteggio totale: in generale, questa scala si compone di alcune variabili che riguardano l’organizzazione e la durata del gioco messo in atto dai partner nella condizione di role-play con il bambolotto. Proprio la durata sembra essere una caratteristica che dif- ferenzia i due gruppi indagati: le analisi effettuate evidenziano infatti una maggiore durata dei tempi di gioco da parte delle coppie italiane, carat- teristica che nel sistema di codifica riceve l’attribuzione di un punteggio specifico. In altre parole, gli autori descrivono la variabile di durata del gioco identificando un tempo medio adeguato alla situazione proposta (range di tempo: 2-9 min.): coppie che eccedano o, al contrario, che ren- dano troppo veloce la procedura vengono penalizzate dal punteggio attri- buito. In tal senso, la mancanza di correlazioni riscontrata da tale scala sembra essere riconducibile proprio a questo aspetto, per cui la mag- giore durata rispetto all’intervallo della variabile, considerato adeguato nel sistema di codifica, conduce le coppie italiane ad ottenere punteggi 551
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